Affrontare con serenita’ l’ultimo viaggio – gli Hospice

Nell’ultimo post abbiamo parlato di persone che se ne vanno. C’e’ chi mi ha ringraziato per aver affrontato l’argomento, dato che, in genere, si cerca di rimuovere la morte dalla nostra vita quotidiana, eppure essa c’e’ e, anzi, e’ inevitabile per ognuno di noi. In realta’ io penso a questo tema fin da bambino 😀 Festeggio non piu’ ogni singolo compleanno, ma ormai anche ogni singolo mese perche’ lo considero un dono che altri, purtroppo, non sono giunti ad avere. C’e’ chi lo riterra’ un comportamento esagerato, ma io penso invece che sia un prendere coscienza di qualcosa che c’e’, esiste, e la cui consapevolezza possa servire non gia’ ad averne terrore, ma al contrario a vivere pienamente cio’ che ci e’ concesso vivere, dando il giusto peso a tutto cio’ che ci accade, perche’, di fronte alla morte, tutto e’ davvero piccola cosa. Tutto, salvo l’amore e la serenita’.
Come scrissi in occasione del post su mia madre (
Un po’ di Wolf… 2006: mia madre, qui invece quello dedicato a mio padre: Un po’ di Wolf… 2003: Era mio padre), ho imparato che tutto se ne va presto o tardi. Pensiamo di solito che il fisico ci lasci prima della mente, ma non e’ sempre cosi’, e in fondo puo’ anche essere una fortuna. Quando arriviamo in fondo non abbiamo piu’ nulla, non portiamo piu’ nulla con noi, niente denaro, tanto meno salute, nemmeno la posizione che ci siamo costruiti. L’unica cosa che conta e’ lo stato d’animo con cui a quel viaggio ci avviciniamo.
Ho visto persone avvicinarsi alla morte con una angoscia, una disperazione tali, che il solo pensarci mi spaventa piu’ del dolore e della morte stessa. Ma so anche di persone che ci sono arrivate con il desiderio – incredibile a pensarci – di imparare anche nell’ultimo periodo della loro vita, di ritrovare la serenita’, la pace, di andarsene con un sorriso, lasciando chi vegliava su di loro in uno stato di rassegnazione si’, ma rassegnazione serena. Forse perfino di stupore. Uno stato che li accompagna poi per tutta la vita. Cosi’ per come succede a chi resta segnato, per sempre, dalla visione di una persona cara che se ne va con il terrore negli occhi.
Per questo ho voluto dar spazio all’articolo di un’amica, che ha preferito restare anonima, in cui vengono presentati gli “Hospice”, strutture… no, ambienti, dove il malato viene accompagnato per mano, sostenuto fino alla fine. Un ambiente dove, di nuovo incredibile, sono a volte i malati ad insegnare qualcosa di importante a chi li accompagna, piuttosto che il contrario. Testimonianza palese di quanta serenita’ abbiano ricevuto.
Non tutti arrivano a tanto, certamente. Ma anche un solo passo che nella direzione della serenita’ venga compiuto, e’ un grande, enorme successo.

Per amor di verita’, personalmente non ho mai visitato un hospice. Esso fu proposto a mia madre, ma poi non ci fu il tempo materiale di operare il suo trasferimento. Mia madre, come mio padre, se ne ando’ in casa sua. Di solito i malati preferiscono cosi’, andarsene in casa propria, tra mura amiche che conoscono bene, ma a volte cio’ non e’ possibile, o comunque problematico, sia per le cure che il malato necessita, sia per la difficolta’ oggettiva di una continua assistenza da parte dei famigliari che magari hanno l’esigenza di dover continuare a lavorare e non possono permettersi qualcuno che sia sempre accanto al malato.

Credo che il mio sogno piu’ grande sia lavorare affinche’, un giorno, quando il tempo verra’, possa avvicinarmi all’ultimo viaggio serenamente, senza quel terrore, quello sgomento, che troppe volte ho visto nelle persone care e che, sono convinto, e’ peggiore della morte stessa.
Sono convinto che chi abbatte la paura della morte, abbatte il timore della vita e di ogni sua sorpresa.
Qualcuno ha detto “Ricordati che per una buona vita ci sono solo due cose di cui ricordarsi. La prima e’  non preoccuparsi delle piccole cose. La seconda e’ che [di fronte alla morte] esistono solo piccole cose”.


Avete mai sentito parlare di Hospice?
L’Hospice è una struttura sanitaria residenziale per malati terminali. E’ un luogo d’accoglienza e ricovero temporaneo dove il paziente viene accompagnato nelle ultime fasi della sua vita con un appropriato sostegno medico, psicologico e spirituale affinché le viva con dignità nel modo meno traumatico e doloroso possibile.
Intesa come una sorta di prolungamento e integrazione della propria dimora, l’Hospice include pure il sostegno psicologico e sociale delle persone che sono particolarmente legate al paziente (partner, familiari, amici), per cui si può parlare dell’Hospice come di un approccio sanitario olistico che vada oltre all’aspetto puramente medico della cura, intesa non tanto come finalizzata alla guarigione fisica, non più possibile ma letteralmente al ‘”prendersi cura’” della persona nel suo insieme.
L’Hospice è struttura che dona dignità a coloro che si trovano nelle condizioni di non poter ambire più alla qualità della vita. L’Hospice, di fatto, rappresenta una famiglia allargata, un luogo in cui si riscoprono sentimenti che si pensavano irritrovabili nel vivere un dolore forte: serenità, dolcezza, amore, comprensione e tranquillità. Un luogo in cui si accompagnano i propri cari accuditi nel migliore dei modi. Un luogo in cui i pazienti sono rispettati proprio in qualità di persone e non nominati in base al loro numero di letto e/o di stanza.
La capacità del personale tutto è quella di donare la serenità indispensabile a chi vive questi momenti drammatici, la loro paura è attenuata ed i pazienti riescono a vivere momenti di serenità che in altre strutture, persino nelle loro stesse case, non potrebbero vivere. Un luogo in cui ci si sente protetti sempre e in cui tutti gli operatori, nessuno escluso, sono persone disponibili e con il sorriso sulle labbra.
Spesso, infatti, con i malati terminali si riscontrano problematicità che la famiglia non riesce a risolvere. In strutture di questo tipo, tutti i confort sono a portata di mano, i desideri dei pazienti esauditi, nel limite entro cui è consentito dallo stato di salute di ognuno. Il cibo… appetitoso e gustoso e non quello solito per cui le persone malate sono veramente invogliate a mangiare. I pazienti possono ricevere la visita anche dei loro animaletti per ricreare il calore famigliare a tutto tondo. Tutte le culture sono rispettate.
In un Hospice si parla di cure palliative: esse affermano la vita e considerano la morte come un evento naturale; non accelerano né ritardano la morte; provvedono al sollievo del dolore e degli altri sintomi; integrano gli aspetti psicologici, sociali e spirituali dell’assistenza; offrono un sistema di supporto per aiutare la famiglia durante la malattia del paziente e durante il lutto.
L’ Hospice è composto da un numero molto ristretto di stanze singole dotate di una poltrona-letto che permette la presenza continuativa di un familiare o di un amico che desideri soggiornare con il paziente, cui è garantito anche il ristoro giornaliero, da condividere con il proprio parente e/o amico.
Le camere sono spaziose, di solito munite di televisore, radio, connessione per il computer, un piccolo frigorifero, dotate di servizi igienici che rispondono alle esigenze di persone non autosufficienti. Ogni paziente può portare nella propria stanza gli oggetti personali che ritiene più utili. In alcuni Hospice c’è la cucina anche all’interno della camera.
Ritengo che tali strutture dovrebbero essere maggiormente diffuse sul territorio nazionale, dovrebbero avere il massimo della publicizzazione poiché indispensabili a pazienti e famigliari.
Nessuno vorrebbe sentir parlare di malattie che non possono avere soluzione (tali argomenti vengono bellamente evitati), ma poi, quando inevitabilmente capita la situazione di emergenza, nessuno sa a chi rivolgersi.
Ecco qui un elenco di Hospice presenti sul territorio nazionale
http://www.fedcp.org/hospice_italia/index.htm

mani e farfalla

81 pensieri su “Affrontare con serenita’ l’ultimo viaggio – gli Hospice

  1. Wolf non posso dire che questo sia uno splendido tuo post perchè tu di splendidi pensieri ne hai liberati tanti e molti hanno scaldato, fatto compagnia e persino aiutato a pensare meglio chi passa da te e per questo mi piace dirti grazie e oggi prendo l'occasione per non dirtelo magari con un pvt. – la morte non mi ha mai davvero spaventata perchè convinta v'è un oltre ma di sicuro mi ha fatto male là dove mi ha tolto e non portato con sè, ho visto gente davvero pregare che arrivasse presto per liberarli dal dolore e persino chi non ha saputo reggere a certe cose e ha deciso di andarsela a prendere, con grande attenzione ho quindi letto te e persino con grande interesse la tua amica, tutto mi ha colpito e le ultime righe poi mi han fatto arrivare un calore enorme al cuore, perchè è vero che si cerca sempre di non pensare a certe cose e per quello se ti capitano spesso non sai cosa fare, a chi rivolgerti e magari nemmeno che esistono o come funzionano, di solito poi dire cose così costa persino fatica perchè sembra essere quasi "il gufo" della situazione, quindi eccomi a dirvi grazie doppiamente. un bacio ad entrambi con tutto l'amore che posso: Lupa

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  2. Vero, cara Lupa. L'informazione non serve fino a quando non si ha bisogno di essa.
    Certamente chi ha ferma fede in un aldila' ha meno paura della morte e del distacco, o almeno cosi' dovrebbe logicamente essere. Per questo la loro parola e' cosi' importante, forse non saranno creduti da tutti, ma anche fossero pochi, coloro che ad essi crederanno avranno un vantaggio enorme.
    Al di la' poi che la vita continui davvero oppure no.
    Un caro saluto

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  3. Ho vissuto accanto a mia madre, che aveva voluto la mia presenza, il suo ultimo mese nell'hospice di Nepi.
    Devo dire che, a parte qualche "stortura" inevitabile anche nelle migliori struttur (e famiglie…) dovuta a scarsa professionalità di alcuni singoli, quest'ambiente mi ha permesso di assisterla e sostenerla fino all'ultimo, cosa che non mi sarebbe stato possibile in casa vista la gravità della situazione e le cure necessarie.
    Non credo che ci sia qualcuno che, costretto ad andarsene via senza la sua volontà, lo faccia davvero volentieri, ma l'unica consolazione è stata che la rabbia dimostratan inizialmente da mia madre è andata via via un poco divenendo accettazione, forse  anche illusione di farcela comunque.
    Quel periodo ed i pensieri di lunghe notti da sola con lei mi hanno mutato profondamente e hann cambiato i miei criteri di valutazione sulla vita, le scale d' importanza almeno quanto il periodo in cui mi son dovuta trovare ad assistere mio figlio per circa due anni assai difficili.
    E mi ha aiutato a comprendere che l'egoismo di sentirsi i soli "colpiti" dalla sfortuna immeritata è la più stupida delle miopie dell'anima, perchè è nel dolore che si dovrebbe sapere d'essere uguali a tanti altri, molto più che nella gioia.
    Un abbraccio, caro Francesco.

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  4. Ho apprezzato molto questo tuo post e il mio pensiero va anche a chi vi lavora…non penso sia facile vivere così accanto alla " morte ".
    Sicuramente hanno il dono della vocazione…una sorta di umano credo.
    Grazie wolf a te e alla tua amica.
    Un caldo saluto  a tutti.           

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  5. x Flame: si', credo che la reazione iniziale di tua madre sarebbe stata la medesima della mia, se l'avessimo effettivamente mandata all'Hospice. Credo sarebbe la reazione della maggior parte delle persone che, non avendo mai sentito parlarne prima, penserebbero ad un "addolcimento" di una pillola gia' di per se' immensamente amara. Poi probabilmente, il fatto di vedersi seguiti, di sentirsi piu' "sicuri" perche' c'e' sempre qualcuno, di vedere che non si viene abbandonati, puo' far cambiare mentalita', assieme allo spirito di accettazione che, si spera, col tempo inevitabilmente arrivi.
    Sono cose che ti cambiano, assolutamente, ed e' vero: il primo ostacolo e' superare la rabbia di sentirsi scelti immeritatamente da un destino maligno.
    Un abbraccio anche per te, cara Paola

    x Donnaflora: si, infatti credo che sia necessario essere persone particolari, o di grande forza e integrita', o con una spessa corazza. Io non credo potrei lavorarci.
    Un caro saluto anche per te!

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  6. x Anne: be', a me il desiderio in questo senso… manca ancora! Ma posso capire che in determinate situazioni possa venire eccome. L'importante e' che, finche' si ha scelta, si resista ad esso.
    Ciao cara

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  7. profondo questo post. io ho un'amica che lavora in una struttura di quelle… è molto pesante avere a che fare con la morte ogni giorno, non ce la sta facendo e cambierà spero presto… ma la morte fa parte della vita… bello questo post…

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  8. Pensa un po' che mio marito medico ha il terrore della morte… se può preferisce evitare le constatazioni di morte che a volte gli sono capitate per lavoro… evita di vedere i suoi cari per l'ultimo saluto, mio padre in coma per due mesi e mezzo per lui era già spacciato ed era inutile stargli vicino, secondo lui. Io gli dico, che come per i sentimenti, che lui si impedisce di provare, non accettare la morte significa non accettare di vivere e di amare… non riesce a capirlo è più forte di lui. Ma io intendo vivere ogni giorno ed ogni attimo seguendo il più possibile il mio istinto, per essere sicura, anzi sperare di andarmene serenamente e con tutta la fede possibile, quando arriverà il mio momento. Mio padre credo se ne sia andato con rassegnazione, stanco e deluso dalla vita…

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  9. x Bradirunner: eh, sì! Infatti come ho scritto in un altro commento, io non credo potrei farcela…

    x Violetta: sì, è nello stesso senso che vorrei lavorare, per riuscire a compiere quell'avvicinamento con la stessa serenità di cui parli. La fede… no, quella è difficile "sceglierla"…

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  10. penso che la morte sia una delle cose che più mi spaventa. E' troppo affine con l'abbandono, con il vuoto, con il tormento dell'accettazione che una persona non c'è più e non ci sarà più, i rimorsi e i sensi di colpa. 

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  11. … soprattutto perche', a parte credere in un eventuale aldila', dalla morte non c'e' ritorno. In tutti gli altri casi da te citati, si puo' sempre pensare di ripartire, in questo… no.

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  12. "In realta' io penso a questo tema fin da bambino"
    Ti sembrerà strano ma anche a me succedeva, mi svegliavo improvvisamente di notte con un senso di angoscia tremendo ma non ho mai capito l'origine di questo pensiero ricorrente.
    Per ciò che riguarda l'hospice, penso che in linea generale rimanere a casa propria sia la soluzione migliore, ma nei casi in cui non sia possibile gestire in casa un malato ben vengano strutture di questo tipo. Grazie per aver affrontato questo argomento in modo così sincero e delicato.

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  13. p.s scusa se i caratteri sono azzurri come il post e molto grandi, non volevo essere invadente, è solo che ho usato in copia incolla per citare  la tua frase e automaticamente sono venuti anche nel resto…

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  14. ahah si', si', avevo capito cara, non preoccuparti
    Io penso che una paura precoce, gia' nella fanciullezza, non possa che ricondursi alla paura trasmessa da qualche figura vicina, probabilmente un famigliare con la stessa "fobia".
    Un caro saluto

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  15. Sempre interessanti i tuoi post Wolf,
    che leggo sempre con molta attenzione e interesse.
    In quanto , le tematiche che tratti sono sempre sulla vita,
    sulla fede, sugli esempi ,e come migliorare la qualità della vita.
    Per certi versi ci assomigliamo ,perchè come te amo la vita in tutte le sue sfaccettature…e quando si parla di morte ,
    non sono mai spaventata.
    In quanto devo ringraziare il buon Dio,
    che finora mi ha dato la salute.
    il buon umore..la voglia di rinnovarmi sempre.
    L'unica cosa che conta  è a questo mondo ,
    e' lo stato d'animo con cui ci avviciniamo alle cose, ai viaggi,
    compreso l'ultimo ,
    a quel viaggio che ci avviciniamo,
    guardandolo con serenità,e non con timore.
    Grazie sempre dei tuoi post.
    Un abbraccio
    .Dora.

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  16. Sempre interessanti i tuoi post Wolf,
    che leggo sempre con molta attenzione e interesse.
    In quanto , le tematiche che tratti sono sempre sulla vita,
    sulla fede, sugli esempi ,e come migliorare la qualità della vita.
    Per certi versi ci assomigliamo ,perchè come te amo la vita in tutte le sue sfaccettature…e quando si parla di morte ,
    non sono mai spaventata.
    In quanto devo ringraziare il buon Dio, che finora mi ha dato la salute.
    il buon umore..la voglia di rinnovarmi sempre.
    L'unica cosa che conta  è a questo mondo ,
    e' lo stato d'animo con cui ci avviciniamo alle cose, ai viaggi,compreso l'ultimo ,a quel viaggio che ci avviciniamo,
    guardandolo con serenità,e non con timore.
    Grazie sempre dei tuoi post.
    Un abbraccio.Dora.

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  17. Wolf il saggio – mi piace molto questo post e ti ringrazio per le informazioni che sempre ci doni.
    Gli Hospice sono strutture poco conosciute, di solito sono sempre i familgliari a doverle proporre – e non sono da confondersi con strutture come Lungo-degenza e/o RSA.

    Negli Hospice non vengono ammessi pazienti con poche ore di vita, il personale vuole sempre creare un contatto con loro e a loro vengono dedicate cure e attenzioni particolari.
    Inoltre il rapporto è di 3 infermieri ogni 7/10 pazienti e non 3 ogni cinquanta o più e già si capisce la diversa qualità di cura.
    Ovviamente racconto quello che è la mia esperienza in queste strutture.

    Ai pazienti vengono fatti massaggi particolari, a loro tutte le attenzioni – spesso la pulizia quotidiana dura un'ora ognuno, ci sono anche volontari che si intrattengono con loro e il personale istruisce anche i famigliari e li aiuta nel loro percorso.
    Neglio Hospice vengono accolte tutte le richieste che possono essere esaudimento di desideri e nulla è lasciato al caso.

    Ognuno viene trattato con la dignità propria di persona. Molto e molto ci sarebbe da dire. Un argomento senza fine e molta serenità.

    Chi lavora con queste persone deve avere una serenità particolare ed è anche vero che spesso i dottori (e Violetta ha ben espresso il concetto) cercanop di essere distaccati da questa problematica – questo il fare di coloro che vivono in "reparti normali" dove la morte è una semplice conclusione di un capitolo e la fine di un libro. Negli Hospice non è così – e non importa credere o no nell'aldilà o in un Dio – no perchè la vita passa anche attraverso il ricordo.

    La cosa più importante di queste struttutre è che non si affronta la malattia – non c'è comunque nulla da fare per certe situaizoni –  ma si lavora sulla paura e sulla condizione psicologica di pazienti e famiglia.

    Grazie per questo Wolf il saggio – informazioni che andrebbero tenute in gran conto.

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  18. Il tuo scrivere è molto assennato e consolatorio quasi. E importante quello che dici, poi tra il dire e il fare….io vorrei riuscire ad essere sempre consapevole, so che è il modo giusto per vivere ogni giorno come deve essere vissuto.
    Le strutture Hospice sono fantastiche e dovrebbero moltiplicarsi. Io ho avuto un'esperienza faticosa e dolorosa a Milano. So che che per tutti è doloroso staccarsi dalle mura in cui si è sempre abitato, ma per coloro che devono curare e vivere questa cosa, ogni secondo della loro giornata e improvvisarsi psicologi, infermieri non basta. Inoltre io sono convinta che dell'esistenza di queste strutture tanti non sappiano nulla. Bisognerebbe pubblicizzarle di più.
    Un caro saluto.

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  19. Non vevo mai sentito parlare di questi Hospice, è proprio vero che vengono pubblicizzati troppo poco, bisognerebbe parlarne di più, perché sono luoghi così utili per alleviare la sofferenza e il terrore di chi sta arrivando al capolinea e l'angoscia dei familiari e di quelli che li amano e sono impotenti di fronte a questo dolore.

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  20. Sono pochi perchè costano tanto. I soldi sempre i soldi. Qui si parla di ultima assistenza la più serena possibile, per i Bambini oncologici, alcune associazioni  genitori di figli già morti o salvati, tenta ed in alcuni casi sono riusciti a creare piccoli monolocali vicino all'ospedale per dare la possibilità a babbi e mamme di accudire i loro figli. Penso a chi sa di morire e si adatta a vivere questi suoi giorni con serenità, io impazzirei.

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  21. x Dora: intanto grazie per gli splendidi dipinti!
    Bé, una differenza c'è pero': tu dici di non aver paura della morte; io, pur ringraziando per ogni giorno che ho la fortuna di vivere, sono ancora lontano dall'aver superato il timore dell'avvicinamento a quell'ultimo viaggio
    Grazie a te, un abbraccio!

    x Jouy: infatti Jouy, è questo è proprio il mio terrore: il terrore del terrore, e dell'angoscia. Ancora più di quello della morte. Per questo cerco di "lavorare" per superare queste paure, che sono ataviche… eppure qualcuno che le ha superate c'è.

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  22. x Raggio: grazie a te Raggio, per queste importantissime informazioni che hai aggiunto e che completano, seppure mai del tutto (non sarebbe possibile) l'argomento.
    Un caro abbraccio!

    x Egle: concordo su tutta la linea. Pubblicizzarle, ma soprattutto trovare il modo di finanziarle e moltiplicarle. Perché inevitabilmente costano.
    Un caro saluto anche per te

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  23. x Happy: a dire il vero credo che, almeno qualche anno fa, fossero poco pubblicizzati perché erano pochi ed avevano pochi posti. E' triste sentirsi rifiutare accoglienza, perfino in quell'ultima estrema situazione, perché non c'è posto. Spero che ora le cose siano un po' cambiate…

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  24. Ciao Wolf, come stai? Tornerò a leggere con calma i tuoi ultimi post che, come sempre, sono intressanti e richiedono attenzione.
    Volevo però lasciarti un saluto: CIAOOOOO e un abbraccione
    Come stanno le bestiole?

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  25. Io non conoscevo gli Hospice, bel post caro lupo, utile e interessante l' articolo che ha trattato la tua amica. Sembrano strutture confortevoli per i malati. 
    Io la morte la temo un po, anche se fin da piccola sono cresciuta in una famiglia dove tutti credevano che la morte non fosse la fine di tutto, ora lo credo anche io ma un po di paura rimane, forse più che della morte, della sofferenza.
    Un abbraccio

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  26. Qui nella mia città c'è sicuramente un centro che rassomiglia a un Hospice. Dico assomiglia perchè non è privato.  Io ci sono andata a trovare una zia malata terminale di cancro. Il posto è molto tranquillo e la persona è ben assistita e sta in una stanza singola. Qui, quando qualcuno viene trasferito alla "Pineta del Carso" sa che non c'è speranza. Il posto è distante dalla città e dai suoi ospedali..i poveri parenti devono farsi un bel tragitto ogni giorno..questi malati hanno bisogno di qualcuno, sempre. Devo dire che ho trovato questo posto molto tranquillo e silenzioso. Qui i parenti almeno vivono gli ultimi tempi più tranquilli senza la confusione che regna in ospedale.
    Sarebbe bello potessero morire in casa..con la dovuta assistenza domiciliare, che è scarsissima.
    La morte dovrebbe esserci più familiare di quello che è..di lei non ci libereremo mai, meglio conviverci nel modo più degno e realistico possibile.
    Mia nonna dice ancora oggi..(lei vorrebbe morire in casa) che la morte una volta era naturale. Il nonnino/a morivano in casa, c'erano le grandi famiglie, i bambini che non si spaventavano, ma vivevano con naturalezza questo evento. Si piangeva il morto si, ma si sperava di rivederlo un giorno, quando sarebbe arrivato  il proprio turno.
    Io vedo che oggi i bambini vengono tenuti lontani da parenti malati, dai funerali..La morte non deve esistere..poi quando arriva vicina, inaspettata e così sconosciuta, sono dolori.
    Buonanotte e grazie per farci riflettere su temi così importanti. ^_^

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  27. Certo che hai scatenato un grande e interessante dibattito Wolf.
    Vorrei solo precisare una cosa: gli Hospice sono sia strutture che fanno capo alla sanità che strutture private che sono convenzionate (di solito si tratta di associazioni e/o fondazioni). Queste ultime vivono di volontariato  ed è vero anche che, siano esse private convenzionate o dipendenti dalla sanità, sono spesso vicino o all'interno stesso degli ospedali.

    Anche gli arredi e i colori delle pareti sono studiati per dare il più possibile "accoglienza" e davvero dentro, si respira la vita.
    Una precisazione ancora: in alcuni di essi, non necessariamente il paziente deve essere agli ultimi giorni di vita, anzi, queste strutture nascono anche per "dare sollievo" alle famiglie che si prendono cura di famigliari che vivono condizioni particolari. Possono quindi essere ricoverati negli Hospice e poi dimessi – in questo caso – dopo la dimissione, il personale dell'Hospice segue comunque i pazienti in riferimento alla loro salute.

    Insomma mi pare che questo post abbia sollevato un sacco di interesse ed è davvero utile ciò che il territorio offre, in tutti i sensi.
    Ilvolontariato e il terzo settore, in genere, va proprio a colmare i vuoti che lo stato non riesce a colmare e senza l'attività dei volontari – davvero sarebbe tutto più difficile – e, come detto, anche molti Hospice sono di natura associativa.

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  28. x Nikiya: e' un periodo particolare cara… diciamo che certamente non mi annoio! ahahah Le bestiole tutte bene
    A presto allora

    x Demetra: si', capisco cara Nella mia scala delle paure, credo che la prima sia quella di… aver paura della paura, dell'angoscia. Per questo vorrei lavorare su me stesso in questa direzione: superare la paura della morte in modo tale da potermi avvicinare ad essa, quando il tempo verra', in maniera serena. Ci sono persone che lo fanno spontaneamente, ma io al momento non credo sarei in grado…
    Un abbraccione!

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  29. x Dolcelei: E' vero, c'e' stato un tentativo di esorcizzare la morte. Cosa comprensibile in fondo, ma sbagliata nel modo: la rimozione, si sa, non porta a nulla. Anzi…
    Un caro saluto

    x Raggio: si', infatti stupirebbe un po' anche me (positivamente) scoprire che tutti gli Hospice sono cosi' come li descrivi. Probabilmente c'e' Hospice e Hospice, proprio perche' essendo spesso poggiati sui volontari, si fa quel che si puo'. Ma in ogni caso e' bene che ci siano. Questo spero non sia messo in dubbio da nessuno. Anzi, speriamo che siano sempre di piu' e con capacita' ricettiva sufficiente per tutti coloro che, purtroppo, ne hanno bisogno.
    Grazie per le tue preziose puntualizzazioni

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  30. x Glicine: grazie cara Sai, la pantera rosa assomiglia un po' alla nostra gattina (Numa, colore a parte ovviamente ). Julius invece e' l'incarnazione di Garfield (sempre colore a parte)

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  31. Quest'argomento tocca molto anche me,  ma soprattutto quello che mi lascia angosciata è proprio il terrore e questa paura davanti alla morte.Non siamo abituati a pensare alla morte, vedo mio padre che, nonostante i suoi 93 anni prende pillole continuamente, anche quelle che non dovrebbe, tanta è la paura, e questo mi spaventa. Forse tutto sta nel cercare di essere in pace con se stessi e nel sentirsi parte di un Tutto, non dipende da noi la Vita. Ma anch'io sono attaccata a tutto quello che è vita e non vorrei lasciarla questa terra perchè vorrei continuare ad avere un'emozione dietro l'altra, quello che c'è oltre non so cos'è…ma come si nasce così si muore come succede alla Natura che è intorno a noi, vorrei non aver paura…                

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  32. In realta' non so quanto si possa essere "abituati" a pensare alla morte. In fondo molti, me compreso, invidiano gli animali poiche' paiono non avere consapevolezza della morte: loro non e' che hanno superato la paura della morte, piuttosto… semplicemente non ci pensano, forse non sanno nemmeno che prima o poi tocchera' anche loro. Noi abbiamo invece questa tragica conoscenza, per cui non possiamo pretendere di essere come loro, vorrebbe dire fingere. Quello che possiamo tentare di fare invece, e' accettare che la morte c'e', ineluttabile, e che percio', pur ragionevolmente allontanandola fino a quando possibile, e' inutile averne paura. Pero' questo non suono davvero un processo naturale. E' come se noi avessimo paura della morte perche' non siamo piu' nella Natura. L'aver colto la mela dall'albero della conoscenza, il peccato originale, e' secondo me proprio questo: abbiamo preso coscienza, grande cosa, ma che ha comportato la "maledizione" di conoscere il nostro inevitabile destino.
    Ora dobbiamo cercare di porre rimedio a tale situazione, e secondo me l'unico modo e'… accettarla. E per farlo non occorre nemmeno avere fede in un'aldila' o nella consolazione di "essere parte del tutto" (che onestamente non mi consola granche'… ).
    Ma e' tutt'altro che facile.

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  33. Carissimo, purtroppo e per fortuna ne ho sentito parlare e anzi ne ho visitato uno di Milano: il Redaelli.
    Ha trascorso l'ultimo mese di vita in questa struttura la mia mamma, morta quattro anni fa di tumore al pancreas.
    Gli hospice sono gestiti in una maniera a dir poco fantastica, da persone competenti e ricche di umanita' e gentilezza.
    Nonostante l'aspettativa di vita della mia mamma fosse davvero limitata ( questo tipo di timore non ti lascia via di scampo)
    e' stata assistita in maniera davvero encommiabile, come se dovesse uscire da quella struttura, guarita, il giorno dopo.
    Bagni, massaggi, coccole, parole dolci e perfino la pedicure.
    Non ringraziero' mai abbastanza i medici e gli infermieri che si sono dedicati con cosi' amorevoli cure alla mia mamma e non li dimentichero' mai!
    GRAZIE, GRAZIE e ancora un milione di volte GRAZIE!!!

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  34. Penso che l'unico modo per affrontare la morte senza alcun timore sia rinunciare a qualsiasi senso di attaccamento per tutto ciò che è materiale, compreso il nostro corpo; non per niente chi è supportato da una profonda fede religiosa, di solito, arriva psicologicamente meglio al momento del passaggio.
    Un saluto e buon fine settimana.

    Mr.Loto

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  35. x Claudai: grazie per la tua fantastica (anche se purtroppo triste) testimonianza!

    x Mr. Loto: d'accordissimo con la prima e la seconda parte del tuo commento, e' meno evidente il fatto che siano legate 
    Credo che il distacco da cio' che e' "materiale" non comporti necessariamente l'abbracciamento di una fede religiosa. Perfino chi e' ateo puo' distaccarsi, grazie all'accettazione della natura caduca dell'uomo e della vita, dal proprio corpo e dalla "materia". Anzi a volte chi ha una fede religiosa puo' non avere un vero distacco dalla materia, perche' la sopperisce con la fiducia nella rinascita in un'aldila'. Ha insomma la possibilita' di avere un appiglio consolatorio che l'ateo non ha.
    Un caro saluto e buon fine settimana anche a te

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  36. Ed è vero quello che dice Claudiamercury – gli Hospice sono insostituibili e oltre a tutto quello che ha detto lei io aggiungo anche che vengono soddisfatti anche tutti i "cappricetti di gola"

    Io penso che ci sia una piccolissima soluzione che possa abbattere la paura: la lettura di libri che trattano la tematica di ciò che succede negli Hospice.

    Grazie anche a te Wolf per queste note divulgative. E' importantissimo conoscere le possibilità che esistono nei momenti di bisogno.

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  37. Ciao Wolf, ricordo una frase, non so più di chi a dire il vero…che dice: " Quando c'é la morte non ci siamo noi e quando ci siamo noi, non c'é lei"…
    La consapevolezza della morte é sempre stato e sempre sarà il dramma interiore di ogni essere umano. E' proprio questa consapevolezza che dovrebbe in realtà avere la funzione di farci imparare a vivere pienamente ed amare la vita anche nei momenti più difficili. In un certo qual modo, sapere di morire, dovrebbe farci riflettere sul senso ultimo della nostra vita, in modo di evitare di sprecare inutilmente il tempo che ci é concesso. Capire che é importante cercare la pace interiore e realizzare la nostra natura autentica su un percorso di evoluzione spirituale che dà senso ai nostri giorni. A me più che la morte in sé, fa paura il fatto di trovarmi nella situazione di dover dipendere per tutto dagli altri…so benissimo (perché purtroppo due anni fa, per l'incidente, ho passato giorni senza poter muovermi dal letto), che  non sopporterei questa pena a lungo, penso nemmeno con le più amorevoli e complete cure. Spero tanto, che quando sarà il mio momento di andarmene in silenzio e con dignità, senza quasi che nessuno se ne accorga…senza disturbare e pesare su nessuno…insomma una cosa rapida…senza inutili sofferenze… ( penso che questo sia più o meno il desiderio di tutti).Hai fatto bene comunque a parlare di questi luoghi, dove i malati terminali vengono seguiti con umanità e rispetto. 
    Un caro saluto e buon fine settimana

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  38. Non solo il tuo post ma anche i commenti son tutti pieni di spunti interessanti.
    Dovremmo imparare a considerare la morte parte della vita e accoglierla con serenità.
    Mi piace che San Francesco nel cantico delle creature la chiama 'Sorella Morte'.
    Anche la morte di Bergman nel settimo sigillo (visto?) non è cattiva, fa semplicemente il suo dovere.

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  39. Sempre post intensi ed interessanti!
    Sarò franca:questi "hospice" mi sembrano un dolciastro tentativo di addomesticare la morte e poi…io la sento una faccenda squisitamente privata,condivido appieno l'indole di certi cani che,quando sentono l'approsimarsi della fine ,si allontanano da tutti,ancora una volta gli animali ci danno una lezione di dignità e coraggio.
    La vita è un allenamento alla morte,se non lo si è capito ,non ci si può attendere,con hospice o senza,di affrontarla serenamente e,forse,non si potrà mai affrontarla serenamente fino a quando la vita ci parrà un assoluto e se fosse,invece,solo una parentesi percettiva? ,…..la morte sarebbe solo un altra sfumatura del prisma :una fra le tante.

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  40. A dire il vero non è la morte in sé che mi spaventa, ma il come si muore, d'altra parte è l'altra facciata, il lato B della vita… senza il contrario delle cose il nostro pensiero limitato non riuscirebbe a metterle a fuoco, perciò senza il male non si capirebbe il bene, senza l'oscurità non si apprezzerebbe la luce e senza la morte non si avrebbe coscienza della vita… purtroppo abbiamo impostato la nostra esistenza basandoci sul sommare anziché sottrarre, infatti accumuliamo anni per il compleanno, ma quello che ci sembra un anno in più, in realtà è un anno in meno, già trascorso e andato… e insomma tutto è strutturato per vivere in eterno, ma sappiamo bene che non è così che funziona e arriva il momento in cui bisogna fare i conti con la realtà…
    Da quando ho letto il trattato giapponese Hagakure tengo sempre presente la frase: Morite col pensiero ogni mattina e non avrete più paura di morire.

    Interessante e importantissima l'informazione su questi Hospice, ma perché nessuno parla di eutanasia? Naturalmente i credenti sarebbero liberi di scegliere di non praticarla, ma perché agli altri, medici e pazienti, dev'essere negata una morte dignitosa?
    un abbraccio

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  41. Noi occidentali abbiamo bisogno di una morte dignitosa, altrove sarebbero felici di una vita dignitosa, o almeno decente. Il tuo post e i commenti che ne sono derivati, sono estremamente interessanti. Certo per caso siamo nati nel mondo occidentale e non in Africa e di questo già sono grata, così  come sono grata di vivere in un paese, che nonostante tutto, ha ancora un sistema sanitario pubblico ed un'attenzione ai malati terminali attraverso strutture come gli hospice.
    il punto fermo del tuo post e dei commenti è uno, la morte, unica certezza della vita che per vivere dobbiamo rimuovere necessariamente e credere o fingere nella nostra eternità. Purtroppo sia per lavoro, che non sono stata molte, troppe, volte accanto a persone in fase terminale e una cosa ho riscontrato che il terrore era più in chi non era malato, nei parenti e negli amici, così come nei medici, che per professione "devono" curare e guarire: la morte è il "fallimento" della loro professione e assieme una ferita narcisistica molto forte al loro senso di onnipotenza (non è una critica, il senso di onnipotenza è spesso riconosciuto dagli stessi medici, così come non è automatico essere completamente distaccati, anche se è impossibile essere troppo coinvolti, lo dico perchè ho dovuto smettere il mio lavoro d'infermiera proprio perché mi facevo coinvolgere troppo e crollare alla presenza di una persona che ha bisogno di te, forte e professionale non fa bene a nessuno). In questo paese l'eutanasia passiva è praticata, come molti ben sanno, le "cure palliative" tese a diminuire l'angoscia di morte, che ad un certo punto della malattia terminale c'è (non alla fine, per quanto mi è stato dato osservare, ripeto), che per diminuire il dolore, accellerano la morte, la morfina usata spesso è un inibitore dei centri del respiro, ma essendo un paese cattolico il termine non deve essere neppure pronunciato, però sono anche convinta, sempre per esperienza sul campo che la richiesta di eutanasia viene fatta da chi non è in fase terminale, mai ho sentito da un/una paziente, o amica e amico chiedere esplicitamente la morte. Quello che ho scritto è la mia esperienza e non vuole essere un assoluto, ci mancherebbe. E a proposito degli animali non credo non abbiano coscienza della morte penso che non avendo sovrastruture mentali, l'accettino, se di accettazione si può parlare come fatto naturale, i gatti ad esempio si vanno a nascondere per morire, i cani, da tanto addomesticati dagli esseri umani non so, solitamente sono i loro proprietari a decidere di sopprimerli per non farli soffrire.
    Concordo nell'opinione epicurea che quando c'è la morte non ci siamo "noi" e che quando ci siamo non ci sia la morte.
    In ogni caso, come hai fatto, è giusto fare conoscere l'esistenza degli hospice e di chi vi lavora, sono strutture fondamentali e necessarie in ogni paese civile, occidentale…
    Un carissimo saluto
    cris

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  42. @utente anonimo – saranno pure dolciastri gli Hospice – ma sempre meglio che l'anonimato di un reparto dove viene persa l'identità, e spesso tolta la dignità, dove, per mancanza di personale non ci sono le cure giuste e dove… chi muore …. ma non vorrei entrare in particolari troppo desolanti.
    Fra l'amaro dell'ospedale e il dolciastro dell'Hospice… preferisco l'hospice – penso che solo chi è a contatto con queste esperienze possa discernere …
    E non dimentico il tipo di supporto psicologico che viene dato – cosa che in altri posti è impensabile – poi a tutti il diritto di scegliere, ma almeno sapere è importante.

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