Vivere fino in fondo

Quando ogni cosa è vissuta fino in  fondo

non c’e’ morte ne’ rimpianto,

e neppure una falsa  primavera.

Ogni orizzonte vissuto spalanca un  orizzonte

più grande, più vasto,

dal quale non c’e’  scampo

se non vivendo.

(Henry Miller)

 

Mi colpisce sempre questo aforisma di Miller, credo davvero che sia come lui scrive, sia nelle piccole cose che in quelle grandi, inclusa la piu’ grande di tutte: la vita.

La fine arriva in ogni atto, in ogni azione, per ogni pensiero perfino. Dalla morte, nostra e dei nostri cari, non possiamo sfuggire, possiamo solo cercare – ma con risultati che mancano di certezza – di allontanarla il piu’ a lungo possibile.

Un tempo pensavo che in fondo fosse questa la cosa importante: vivere il piu’ a lungo possibile. Eppure a ben vedere ci sono vite centenarie che hanno lasciato poco e vite stroncate nel fiore degli anni che ognuno, o almeno qualcuno, ricordera’ finche’ e’ in vita. Ci sono personaggi trapassati presto che hanno cambiato il mondo, che hanno dato speranza a tanta gente, che hanno lasciato qualcosa che restera’ per sempre. Ci sono persone che sanno di aver vissuto e che se ne vanno senza rimpianto, non importa l’eta’ che hanno. E per le azioni e’ lo stesso: non tutte vanno a buon fine portando i risultati che avevamo sperato, ma se sapremo di aver fatto quanto possibile perche’ riuscissero, non avremo nulla da rimpiangere e cio’ che abbiamo appreso ci servira’ per altri tentativi, magari in settori diversi.

D’altronde la vita continua, va avanti, noi possiamo solo scegliere di avere in essa una parte attiva o passiva, o, come dice Miller, se viverla con spirito di avventura, o trascinarci stancamente in essa.

 

La mente che corre, elogio alla lentezza

Una storiella zen racconta di un uomo su un cavallo: il cavallo galoppa veloce, e pare che l’uomo debba andare in qualche posto importante. Un tale, lungo la strada, gli grida: “Dove stai andando?” e il cavaliere risponde: “Non so! Chiedi al cavallo!”.

Ho citato questa storiella zen altre due volte sul mio blog ma… che vi devo dire? E’ davvero azzeccata! 😉 Io funziono spesso così: la mia mente tende a prendere sempre più velocità e io a perderne sempre più il controllo 😦

Poi un giorno mi accorgo di essere spesso stressato, irascibile, di fare di un sassolino una montagna, di ammalarmi con più facilità. Mi accorgo di commettere errori stupidi, ingenuità, di rischiare incidenti perfino. Così, improvvisamente, capisco di non avere più il controllo della mia mente, di non riuscire a fermarla: salta di palo in frasca, se la prende per nulla, ragiona su tutto con una continuità ossessiva…

E’ il momento di rallentare, di rispolverare vecchie arti, come la meditazione, la pacata lettura di un libro o l’ascolto di qualche brano di musica rilassante. E… la lentezza. Sì, la lentezza. Perché è inutile, ad esempio, uscire per andare a fare una bella passeggiata e compierla poi con passo accelerato. Non serve a nulla.Vi siete accorti che molti di noi “corrono” anche quando non hanno nulla di importante da fare?

Volete mettere passeggiare con “leggerezza”, osservando il verde e gli animali attorno a noi, respirando in profondità l’aria fresca… Quanti colori, quante cose belle si notano che non si avevano notato prima! 🙂

Difficile poi sarà mantenere lo stato raggiunto a lungo, presi come siamo dalle incombenze lavorative o quotidiane. Forse no, non saremo in grado di essere sempre così, pacati e tranquilli, di avere sempre il controllo del nostro pensiero, ma… almeno sapremo di avere un porto nel quale riposarci e ritemprarci, dove ricaricare le pile ogni volta che lo vogliamo 🙂

 

Disuguaglianza sociale

Sono sempre stato fiero di essere Italiano, sapete? 🙂 Ultimamente pero’, non vi nascondo che un’ideina sul buttare un occhio all’estero fa capolino… 😮

Immaginerete che tale sentimento nasca dalla difficile situazione economica e sociale che notoriamente stiamo attraversando, e invece no, non direttamente almeno. Cio’ che mi infastidisce e indigna e’ piuttosto come i nostri cari politici e le classi agiate credano di potercela fare sotto gli occhi… e in fondo lo fanno, visto che incassiamo (non soldi purtroppo) ad oltranza facendo spallucce. Il caso delle 400 auto blu (e parliamo di una goccia nel mare, eh!) e’ solo l’ultimo. Non mi ha infastidito tanto il caso, quanto il fatto che se non fosse stato per un’interrogazione parlamentare tutto sarebbe passato senza un fiato.

La maggioranza tira sempre di piu’ la cinghia, e potremmo anche capirlo e condividerlo, visto il difficile momento mondiale e europeo in particolare, se non fosse che tutto sembra non sfiorare minimamente una risicata minoranza che non solo continua a godere impunemente dei propri privilegi ma non si preoccupa nemmeno di evitare di ostentarceli sotto il naso.

Il fatto e’ che loro sono ormai abituati alle nostre flebili lamentele, sanno che  dopo pochi giorni tutto torna come prima. Probabilmente ognuno di noi sente di non poter far nulla da solo, per cui alza una debole protesta e poi torna a tacere…

Cosa succederebbe pero’ se emergesse una figura forte ed autoritaria che avesse il coraggio e la trasparenza di mettersi realmente contro i poteri forti, costi quel che costi? Be’… potrebbe succedere che la gente gli andrebbe dietro.

… questo non ricorda nulla di certe vicende dei primi decenni europei del ‘900? 😐

Gia’ settimane fa’ in un supermercato udi’ a pochi minuti di distanza una persona che inneggiava a “lui” (no, non Dio… inizia sempre con la “d” pero’…) seguita da un’altra che faceva lo stesso per le brigate rosse. E guardate che non scherzavano ed erano seriamente coscienti di quel che sostenevano.

Fino a pochi anni fa’ sostenevo che gli italiani fossero ormai un popolo troppo spento per azioni di forza, casomai paventando la facilita’ con cui un invasore straniero, di un paese di piccole dimensioni perfino, avrebbe potuto “suonarcele” con facilita’. Ma adesso non sono piu’ cosi’ sicuro… La rabbia delle gente sta aumentando e la rabbia porta pericolosamente a chiudere gli occhi ed affidarsi a chiunque abbia la capacita’ di raccontarla bene.

E quello che mi stupisce e che chi sta la’ in alto (sui… monti? :-P) sembra non capire che, per citare Churchill, si puo’ prendere in giro qualcuno per una volta, ma non si puo’ prendere in giro tutti per sempre.

Speriamo di non rivedere certe scene…

L’arma della parola

L’arma della parola

di Paulo Coelho

Fra tutte le potenti armi di distruzione che l’uomo è stato capace di inventare, la più terribile — e la più codarda — è la parola. I pugnali e le armi da fuoco lasciano tracce di sangue. Le bombe distruggono edifici e strade. I veleni finiscono per essere individuati.

Ma la parola distruttiva — questa riesce a risvegliare il Male senza lasciare traccia. I bambini vengono condizionati per anni dai genitori, gli artisti sono impietosamente criticati, le donne sono sistematicamente massacrate dai commenti dei mariti, i fedeli sono tenuti lontani dalla religione da coloro che si giudicano capaci di interpretare la voce di Dio. Cerca di vedere se stai usando male quest’arma. Cerca di vedere se la stanno usando su di te. E non permettere nessuna di queste due cose.

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Commento di Wolfghost: credo che tutti siamo d’accordo con lo scritto di Coelho, le parole sono tanto imprecise quanto potenti: se usate male possono ferire o danneggiare gravemente. Certo, non si puo’ vivere pesando ogni singola parola che si dice, sarebbe una vita troppo controllata e pesante. Tuttavia tutti abbiamo la capacita’, se vogliamo, di capire quando dobbiamo porre la massima attenzione alle nostre parole e quando la leggerezza della situazione e il feeling con il nostro interlocutore (o i nostri interlocutori) ci permettono invece di “lasciarci andare”. Non e’ possibile applicare lo stesso metro a tutti e ad ogni situazione.

 

Mici nella notte! :-)

Ieri pomeriggio siamo tornati dall classica due-giorni pasquale (dal sabato al lunedi’ pomeriggio) con visita parentale in  quel di Merano, cosi’ abbiamo anche provato la nuova pandina sul percoso lungo con risultati piu’ che soddisfacenti 😉

Stavolta non abbiamo chiamato la cat-sitter per star dietro ai gatti, abbiamo messo due bei e semplicissimi distributori di acqua e di crocchette, raddoppiato la lettiera mettendone una seconda e… attivato un sistema di videosorveglianza a basso costo monitorabile da un qualunque PC o smartphone remoti connessi a Internet 😉

In pratica si tratta di tre videocamerine IP connesse al router-modem ADSL di casa (il PC puo’ anche stare spento, serve solo per la configurazione iniziale). Queste videocamerine possono essere ruotate orizzontalmente e verticalmente sempre da PC remoto e hanno la vista a infrarossi per la visione notturna. Nonostante il loro basso costo (in seguito ad offerta speciale) la qualita’ e’ sufficiente per una utilizzazione simil-sistema di sorveglianza, infatti in teoria sarebbero anche capaci di mandare una e-mail o un sms in caso di rilevamento di movimento, ma noi tale funzione non l’abbiamo impostata.

Lo scopo era, visto che sarebbero stati due notti e tre giorni da soli, verificare che i gatti non avessero impellenti necessita’, tipo mancanza d’acqua per distributore rovesciato o simili. Inoltre serve anche per quando Tom, il cane, e’ solo a casa quando lavoriamo entrambi.

Mi ci son picchiato per un mese buono per riuscire a farle funzionare quelle benedette videocamere! Un po’ perche’ io di router non ne capivo granche’, un po’ perche’ poi ho scoperto che il software fornito con le videocamere non funzionava da remoto; cambiato quello e’ andato faticosamente tutto a posto. Pero’ adesso siamo soddisfatti del risultato! 😀

Abbiamo potuto vedere che i gatti sono, come ci aspettavamo, molto piu’ attivi nelle ore serali, mentre in quelle pomeridiane dormono o, come nel caso di Numa, spariscono letteralmente (in realta’ sappiamo che va a dormire nell’armadio ;-)). Inoltre non e’ vero che non gliene importa nulla dei padroni: gli abbiamo beccati spesso a guardare per lunghi minuti ed apparente apprensione la porta di casa, come a vedere se rientravamo o no, soprattutto nella fascia di orario nella quale normalmente torniamo a casa 🙂 Ci facevano una tenerezza! 😦

Comunque eccoli qua, in qualche fotogramma anche in notturna 😛 E in fondo c’e’ anche Tom, in un fotogramma di pochi minuti fa. Lui, poverino, sta quasi sempre accanto alla porta, in attesa del nostro rientro 😦

Sissi e Julius (che fa il pane sul maglione! ;-))

La simpatica Numetta spunta da dietro i cuscini

Gatti fantasma!! 😀 Sissi sul divano, Julius sul tavolo, Numa dalla porta

Tom all’ingresso di casa, in paziente attesa del nostro rientro…

 

Mura

L’uomo si guardò attorno ancora una volta: niente, niente di niente! Le pareti erano dure e solide. Aveva provato a fare breccia con tutto cio’ che aveva a disposizione ma non era riuscito ad ottenere altro che inutili scalfiture di pochi centimetri. Temeva che la luce che illuminava la camera potesse spegnersi da un momento all’altro lasciandolo completamente al buio. Sentiva i morsi della fame e della stanchezza. Iniziava ad avere la sensazione che perfino l’ossigeno iniziasse a scarseggiare. La disperazione, la paura e lo sconforto stavano ormai entrando nella sua anima. Ormai quella stanza, un tempo piena di promesse, era diventata la sua trappola, la sua ossessione, la sua tortura. Non ne poteva più e si mise ad urlare con tutto il fiato che aveva in corpo. Poi si lasciò cadere sulle ginocchia chiedendosi come avesse potuto ritrovarsi in una situazione del genere.

Alla fine si stufò. Trasse un profondo respiro, spazzò i suoi dubbi e i suoi sensi di colpa, si alzò, aprì la porta e uscì al sole e all’aria aperta, mandando al diavolo quella camera e chi ce l’aveva fatto entrare!

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Commento: Come l’uomo del racconto, anche noi ci ritroviamo spesso tra mura che tentiamo in tutti i modi di abbattere senza riuscirci. Mura che abbiamo costruito noi stessi o che, forse, altri ci hanno proposto ad arte facendoci credere che sarebbero state necessarie o perlomeno desiderabili. Finiamo per credere che abbattere quelle mura, vincerle, dimostrarci più forti di loro, sia l’unico modo di liberarsene. Finché un giorno ci rendiamo conto che possiamo infischiarcene delle mura e possiamo uscire dalla stessa porta dalla quale eravamo entrati, la porta che non vedevamo più nella convinzione che indietro non si torna, che la battaglia non si abbandona.

Quella che molti chiamano resa, per altri è libertà. E la sua porta è sempre lì, semplice da aprire, semplice da varcare. A patto di decidere di farlo.

 

Un saluto… alle nostre automobili! :-)

Questo e’ un post strano perche’ e’ dedicato a… due automobili che hanno servito per tutta la loro vita (almeno quella che va dal 2005 fino adesso) me e mia moglie e che domani ci saluteranno 😦 Infatti abbiamo deciso di prendere una unica auto al posto di entrambe, visto che ormai hanno raggiunto i 110 mila chilometri e che in pratica si contano sulle dita di una mano le volte che le abbiamo usate in contemporanea. Ho calcolato che, con un auto sola, viaggiamo sui 2.000 euro di risparmio all’anno… non so per voi, ma a noi non sembrano pochi 😮

Purtroppo, nonostante le nostre simpatie per il distacco buddhista, ha gia’ iniziato a piangerci il cuore all’idea che domani le saluteremo per l’ultima volta 😦 C’e’ un pezzo di storia di tutti e due, prima singolarmente e poi assieme, su quelle auto. In particolare hanno visto nascere la nostra storia, la mia ha conosciuto anche mia madre prima che lasciasse questa terra, entrambe sono state fedeli compagne dei nostri viaggi.

Lo so, lo so, sono comunque oggetti inanimati e dispiacersi per doverle lasciare non ha senso, ma… fatecele salutare un’ultima volte e… speriamo che i loro prossimi proprietari le trattino bene e facciano fare loro ancora tanti e tanti chilometri… Sono nate per questo in fondo 🙂

Eccole qua: la blu e’ (ormai quasi “era”) la mia, quella grigia subito dietro, di mia moglie.

Ciao care, e grazie per i 220 mila chilometri complessivi di strada fatta assieme! 🙂

Aggiornamento di sabato 24 Marzo: Ed ecco qua sotto la nuova arrivata! 😛 Questa foto è stata fatta dal concessionario (in provincia di Varese) dal quale nel giro di un’oretta e mezza è uscita assieme a noi per compiere i suoi primi 200 e rotti chilometri fino alla sua nuova città 😉

E’ stato triste abbandonare là le nostre due auto, anche se almeno l’abbiamo lasciate in un parcheggio in mezzo al verde e in una bella giornata di sole 🙂 Già mi ero immaginato un oscuro parcheggio sotterraneo 😐

Comunque adesso… benvenuta Pandina! 😀

 

Le fobie, la paura della paura

In questo periodo, stiamo leggendo un interessante libro scritto da Valerie O’Farrell, studiosa di una psicologia un po’ particolare: quella canina 😛 Il libro si intitola “Cani ribelli” ed è interessante non solo perché ci aiuta a capire un po’ di più il nostro Tom facendoci scoprire cose sorprendenti, ma anche per le numerose analogie e richiami alla psicologia nostra, quella umana. Anche se, si badi bene, tentare di capire i cani sul metro nostro è uno degli errori più frequenti: ci sono molte differenze ma… anche alcune analogie 😉 Tra queste ce n’è una che parla delle fobie. Ve ne riporto un estratto.

“[…] Nella vita reale è spesso difficile spiegare i fatti con il “senso comune”. Sia nei cani che nell’uomo, le fobie sono di rado il risultato di una singola esperienza traumatica […] La maggior parte delle fobie non sembra infatti che sorgano in conseguenza di un evento traumatico. Alcuni, ad esempio, hanno paura di volare dopo un incidente aereo mancato per un soffio, ma la maggior parte di coloro che si aggrappano al sedile e guardano fisso nel vuoto al momento del decollo non hanno mai vissuto una situazione reale di pericolo su un aeroplano. Da dove nasce il loro timore? Secondo la teoria del senso comune, se ci si ritrova nella situazione che ci ha spaventati e si scopre che non c’è nulla da temere, la paura dovrebbe scomparire ma molti di coloro che hanno paura di prendere l’aereo hanno alle spalle almeno una dozzina di viaggi conclusasi felicemente: questi viaggi non hanno fatto altro che alimentare la loro paura. Sembra che accada questo: l’esperienza della paura in sé è talmente spiacevole (stomaco contratto, batticuore, immagini mentali di disastri) che non è necessario il verificarsi di alcun evento negativo nella realtà esterna, perché la situazione diventi traumatica. La realtà interna è sufficiente. Il fenomeno potrebbe essere descritto come “paura della paura”. Di solito la gente utilizza questa espressione per incoraggiare i timorosi, per indurli a superare le proprie fobie, ma il processo non è basato sulla logica consapevole e pertanto non è qualcosa che si possa superare.”

Avevo già espresso un concetto simile qualche anno fa, proprio qua sul mio blog. Spesso abbiamo reazioni di paura o di panico violente perfino se attorno a noi non c’è nulla di davvero pericoloso. A volte cio’ che ci spaventa non è un evento in sé, ma il ricordo di quanto siamo stati male provando la paura profonda che un altro evento, forse nemmeno tanto simile ma con solo qualche lontana attinenza a quello attuale, ha scatenato. Quella paura della paura che abbiamo dentro è lì, pronta a ributtarci nello sconforto e nell’angoscia, e noi cerchiamo in tutti i modi di tenerla il più lontano possibile. Ma invece di lottare contro il vero nemico, la paura, puntiamo il dito contro eventi inesisteni, di scarsa entità, o che comunque non giustificano simili reazioni di panico.

Come dice l’autrice del libro “Cani ribelli” tuttavia, anche quando ci si rende conto di quanto sopra, spesso non si riesce a recedere dalla paura, che così prende il sopravvento e attecchisce ancora di più dentro di noi. Solo un lungo lavoro sul controllo dell’emotività, che permetta di bloccare agli albori l’insorgere della paura, puo’ avere successo. Perché una volta che l’attacco è scatenato non si puo’ far altro che “sedersi ed aspettare che passi”.

 

Dogmi che cambiano

LA LEGGE E I FRUTTI, di Paulo Coelho

Nel deserto, i frutti erano rari. Dio allora chiamò uno dei suoi profeti, e disse: “Ogni persona può mangiare solo un frutto al giorno”. Il costume fu rispettato per generazioni, e l’ecologia del posto venne preservata. Siccome gli altri frutti davano i semi, nacquero numerosi alberi. Ben presto, tutta quella regione si trasformò in un suolo fertile, invidiato dalle altre città.

Il popolo, però, continuava a mangiare un solo frutto al giorno, fedele alla raccomandazione che un antico profeta aveva trasmesso ai loro antenati. Oltre tutto, non permetteva che gli abitanti degli altri paesi godessero del ricco raccolto che si produceva tutti gli anni. Il risultato era uno solo: i frutti marcivano per terra. Dio chiamò un nuovo profeta e disse: “Lascia che mangino tutti i frutti che vogliono. E chiedi loro di dividere quest’abbondanza con i vicini”.

Il profeta giunse in città con il nuovo messaggio. Ma finì per essere lapidato, giacché il costume era radicato nel cuore e nella mente di ogni abitante. Con il tempo, i giovani del paese cominciarono a discutere quel costume barbaro. Ma, siccome la tradizione dei più vecchi era inviolabile, decisero di allontanarsi dalla religione. Così potevano mangiare tutti i frutti che volevano, e dare il resto a coloro che avevano bisogno di cibo.

Nella chiesa locale rimasero solo coloro che si ritenevano santi. In verità, erano solo persone incapaci di intravvedere che il mondo si trasforma e che dobbiamo trasformarci insieme a esso.

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Commento di Wolfghost: Be’, “dedicare” questo racconto di Coelho alla Chiesa Cattolica sarebbe fin troppo facile; in realta’ credo sia adatto a tutte le religioni, e, ancora piu’ in generale, a tutte quelle regole odierne che hanno ormai perso significato, il motivo della loro origine e esistenza, nella notte dei tempi. Cosi’, non ricordandosi piu’ perche’ fu creata, una regola diventa dogma.

Credo che dogmi e regole non nascano per caso ma per esigenze del particolarmente momento in cui vengono alla luce. Ogni tanto pero’ sarebbe bene metterli in discussione, per verificare che la loro iniziale utilita’ sia ancora di attualita’.

… e guardate che ognuno di noi ha i propri “dogmi” di cui a volte nemmeno ha consapevolezza. Segue pedissequamente antiche convinzioni personali che ormai, per mutate condizioni, avrebbe dovuto dismettere da tempo.

 

Rieccomi, e con la segnalazione di una campagna WWF :-)

Dopo quasi una settimana di impossibilita’ ad aggiornare il blog e quattro giorni di black out completo, pare che i grandi lavori di aggiornamento siano terminati e che adesso fili tutto liscio. Mi scuso con tutti quelli che hanno provato ad entrare sul blog in questo periodo, il black out non e’ ovviamente dipeso dalla mia volonta’.

Va bene, nel ridare il benvenuto a chiunque passi di qua, vi segnalo una campagna del WWF in difesa dei gorilla: https://wwf.it/client/render.aspx?content=0&root=4179

Le campagne WWF e animaliste in generale sono tantissime, come potete immaginare, ma quasta, non so perche’, mi ha colpito particolarmente… che sia stato un gorilla in qualche vita precedente? 😉

Gorilla, immagine WWF (www.wwf.it)