Quando ogni cosa è vissuta fino in fondo
non c’e’ morte ne’ rimpianto,
e neppure una falsa primavera.
Ogni orizzonte vissuto spalanca un orizzonte
più grande, più vasto,
dal quale non c’e’ scampo
se non vivendo.
(Henry Miller)
Mi colpisce sempre questo aforisma di Miller, credo davvero che sia come lui scrive, sia nelle piccole cose che in quelle grandi, inclusa la piu’ grande di tutte: la vita.
La fine arriva in ogni atto, in ogni azione, per ogni pensiero perfino. Dalla morte, nostra e dei nostri cari, non possiamo sfuggire, possiamo solo cercare – ma con risultati che mancano di certezza – di allontanarla il piu’ a lungo possibile.
Un tempo pensavo che in fondo fosse questa la cosa importante: vivere il piu’ a lungo possibile. Eppure a ben vedere ci sono vite centenarie che hanno lasciato poco e vite stroncate nel fiore degli anni che ognuno, o almeno qualcuno, ricordera’ finche’ e’ in vita. Ci sono personaggi trapassati presto che hanno cambiato il mondo, che hanno dato speranza a tanta gente, che hanno lasciato qualcosa che restera’ per sempre. Ci sono persone che sanno di aver vissuto e che se ne vanno senza rimpianto, non importa l’eta’ che hanno. E per le azioni e’ lo stesso: non tutte vanno a buon fine portando i risultati che avevamo sperato, ma se sapremo di aver fatto quanto possibile perche’ riuscissero, non avremo nulla da rimpiangere e cio’ che abbiamo appreso ci servira’ per altri tentativi, magari in settori diversi.
D’altronde la vita continua, va avanti, noi possiamo solo scegliere di avere in essa una parte attiva o passiva, o, come dice Miller, se viverla con spirito di avventura, o trascinarci stancamente in essa.












In questo periodo, stiamo leggendo un interessante libro scritto da Valerie O’Farrell, studiosa di una psicologia un po’ particolare: quella canina 😛 Il libro si intitola “Cani ribelli” ed è interessante non solo perché ci aiuta a capire un po’ di più il nostro Tom facendoci scoprire cose sorprendenti, ma anche per le numerose analogie e richiami alla psicologia nostra, quella umana. Anche se, si badi bene, tentare di capire i cani sul metro nostro è uno degli errori più frequenti: ci sono molte differenze ma… anche alcune analogie 😉 Tra queste ce n’è una che parla delle fobie. Ve ne riporto un estratto.
Nel deserto, i frutti erano rari. Dio allora chiamò uno dei suoi profeti, e disse: “Ogni persona può mangiare solo un frutto al giorno”. Il costume fu rispettato per generazioni, e l’ecologia del posto venne preservata. Siccome gli altri frutti davano i semi, nacquero numerosi alberi. Ben presto, tutta quella regione si trasformò in un suolo fertile, invidiato dalle altre città.
Gorilla, immagine WWF (www.wwf.it)