Liberi dall’ansia: costanza nella pratica

Qualche giorno fa ho ricevuto una e-mail da una persona che chiedeva suggerimenti per calmare gli stati ansiosi dei quali e’ spesso vittima, soprattutto a riguardo del futuro.
Siccome l’argomento e’ interessante e credo che tocchi molti di noi, voglio riproporre la mia risposta anche qua, solo un poco rielaborata. Ringrazio S. per la fiducia dimostratami e per avermi dato l’occasione di riflettere ancora una volta sull’argomento.

scaredOggigiorno per affrontare ansia e paure esistono molti possibili metodi alternativi e/o complementari. Si puo’ cercare aiuto in persone esterne, come psicologi, consuelor, terapeuti di diverse discipline, sia singolarmente che in gruppo, cercando magari sostegno anche dagli altri partecipanti.
Si puo’ scegliere una strada piu’ autodidatta, c’è ormai facile accessibilita’ a tanta informazione senza necessità di spendere una fortuna: libri, siti internet, CD e DVD. Sull’argomento ho letto molto in passato, libri come “Libertà dalla Paura”, che hanno fatto epoca nel loro tempo. Oggi ce ne sono tanti altri, altrettanto validi. Basta andare in una libreria e farsi “guidare dall’istinto”.
Attualmente
, come penso si sara’ accorto chi segue il mio blog da tempo, tendo ad essere affascinato dalla filosofia e dalle pratiche del buddhismo tibetano. Scorrendo il blog si possono trovare le “recensioni” di diversi testi che ho letto ed apprezzato.

Una cosa e’ certa: la libertà dalla paura è un percorso lungo, un percorso forse senza fine, ma che, per chi è ansioso, vale la pena di intraprendere con serietà e determinazione, soprattutto quando paure ed ansie finiscono per minare la serenita’ della vita. La vita e’ fragile e caduca, lo sappiamo tutti, prima o poi arrivera’ il momento in cui ognuno di noi dovra’ affrontare qualcosa che non avrebbe mai voluto affrontare… ma non riuscire a godersi i giorni che passano, le persone e tutte le cose belle che abbiamo intorno a noi perche’ anche quando stiamo bene siamo preoccupati dal futuro, e’ un vero peccato. Un collega una volta mi disse: “io so solo che alla morte ci si arriva vivi” (nel senso che e’ bene arrivarci avendo vissuto davvero, apprezzando cio’ che abbiamo avuto la fortuna di poter esperire).

Il problema a mio avviso non e’ essere ansiosi, dire “e’ cosi’, non so come ci sono arrivato ma e’ chiaro che sono una persona ansiosa e non posso farci nulla” e’ una brutta autolimitazione di cui bisogna disfarsi. Il passato e’ passato, cambiare si puo’, ma… occorre mettersi in testa che esistono si’ tante ricette, ma nessuna, se e’ seria, e’ facile: puo’ essere semplice da essere spiegata, ma deve necessariamente ricevere grande applicazione. E’ troppo facile entusiasmarsi per un libro, una seduta, la direttiva di un esperto, bisogna assolutamente dargli seguito. La strada puo’ essere indicata ma poi ognuno deve percorrerla con le proprie gambe. Ci vuole tempo, applicazione, pazienza. Non bisogna lasciarsi abbattere da eventuali inciampi, e’ fondamentale insistere.
Guardate, io mi sono imbattuto in tante e tante strade… la cosa curiosa è che adesso ho imparato che paradossalmente piu’ della strada conta la costanza nel seguirla.
Bisogna portarla nella vita di tutti i giorni, altrimenti non serve a nulla.

Siamo troppo pigri, vogliamo soluzioni facili, la pappa pronta. Questo e’ il vero problema. Partiamo con le migliori intenzioni, per poi perderci per un niente.

gatto spaventato

61 pensieri su “Liberi dall’ansia: costanza nella pratica

  1. non trovo altro da dire rispetto a ciò che hai  già detto!!….confermo che all''entusiasmo  di consigli vari  che possiamo apprendere deve seguire necessariamente la perseveranza sul campo, nella vita quotidiana, è lì che agiamo volontariamente sull'ansia è lì che sentiamo quanto siamo in grado di scrollare di dosso ciò che ci frena nel vivere appieno il momento presente.

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  2. E' piaciuta molto anche a me la storia che ha scritto Giada e poi ho riletto quello che avevi scritto tempo fà sull'accettazione che non è resa.  Volevo dirti che ho sempre vissuto tenendo la speranza stretta a me, me ne sono capitate di cose tristi (come a tutti) ma non mi sono mai fermata su quel momento ho sempre pensato oltre, che tutto si sarebbe risolto bene ed i risultati mi hanno dato ragione,  nutrivo sempre la speranza e non l'abbandonavo mai, anche perchè, come dici te, fermarsi a quel momento tragico è morire. Con il passare del tempo succede la stessa cosa di quel guerriero che combatte una battaglia dietro l'altra, arriva la stanchezza, cominciano i dubbi e la necessità un attimo di recuperare le energie, di fermarsi a riordinare le idee, anche perchè le ultime battaglie non stanno portando a niente anzi sono controproducenti e ciò significa che c'è qualcosa che non va e bisogna rivedere il tutto. Bisogna prepararsi ad una nuova tecnica che forse non sarà piu' una battaglia, ma accettazione, preghiera con il mio pensiero sempre presente verso chi sta iniziando a sua volta le battaglie della vita.  Un carissimo saluto Wolf,    Fulvia

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  3. x Almerighi: eheheh ti capisco… capirai: con tre gatti e un cane di piccola taglia…

    x Zeroschemi: gia', altrimenti qualcosa lo interiorizzeremo comunque, ma sara' lo stesso un'occasione sprecata

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  4. x Perladilabuan: noooo, tranquilla! Per te un buon pomeriggio e una buona serata!

    x Fulvia: concordo pienamente, cara Fulvia, in particolare mi e' piaciuto il passaggio 'bisogna prepararsi ad una nuova tecnica che forse non sarà piu' una battaglia, ma accettazione'. Puo' essere dura, molto dura, ma credo davvero valga la pena di provarci.
    Un carissimo saluto anche per te

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  5. parlare per esperienza è sempre meglio… ho capito il tuo discorso ma non è proprio così quando lo si prova sulla propria pelle. Parlo del panico, della tachicardia, del respiro che ti manca… è una cosa brutta da passare e non sempre ci sono gruppi di sostegno, libri o amici.
    Quando è successo a me tanti anni fa ho pensato di morire. Pensavo fosse infarto. Invece era un attacco di ansia. Ero troppo perfettina e quando non sono riuscita a far passare tutto liscio nella mia perfezione allora ho fatto tilt. Non capivo nemmeno cosa mi stava succedendo, solo che ero ridotta ad un vegetale. I miei genitori mi sono stati vicino e anche le pasticche che ho preso per anni, ovvero fino a quando ho capito quale era la causa scatenante e ho imparato a controllarla. Quando a volte mi capita adesso in momenti di assoluto panico in confronto alla vita, reagisco respirando in un certo modo e pensando che sono sola a reagire a questo mio panico e sono l'unica che può guarirlo. Ma sarei un'ipocrita a dire che le medicine non mi hanno aiutato. Se adesso le ho smesse e sono comunque sempre dentro un cassetto per ogni evenienza, è perchè ho saputo reagire, dopo tanti psicologi e tanti anni di terapia. Non è facile, è un lavoro duro… e a volte sai, vorresti davvero avere una fatina con una bacchetta magica!!

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  6. Non mi è mai capitato niente di simile, ma cerco di capire che chi si sente in certe situazioni  di disagio fa fatica a immaginare la possibilità di  liberarsi da ciò che ci opprime. Credo che valga assolutamente ciò che tu
    affermi: occorre tanta fatica e aggiungo forse un  tantino di ottimismo per riuscire a superare momenti di grave disagio.
    I tuoi post sono sempre di grande intelligenza, quella che capisce e cerca di dare  una mano per chiarire le situazioni. Ciao 🙂 

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  7. x Leggerevolare: oh, anche io ho avuto qualche attacco di panico, pochi ma li ho avuti E' assolutamente vero: quando ci si è dentro controllarsi è quasi impossibile. Una volta un'amica, anche lei passata per gli attacchi di panico, mi disse che il suo metodo era… avvisare chi aveva attorno e poi aspettare che passassero sapendo che l'avrebbero fatto, non c'era altro – diceva – che potesse fare e per quanto terribili fossero, alla fine passavano sempre. Per questo dico che, soprattutto chi sa di poter essere preda di attacchi di panico o anche "solo" ansia, deve prepararsi per tempo; tu in fondo lo hai fatto no? Io non sto dicendo che all'uso non si debbano prendere medicine, io stesso uso sonnifero sebbene normalmente in quantità "omeopatiche". La bacchetta magica non c'è, è vero, ma dobbiamo cercare di limitare i danni, se non è possibile eliminarli. E i metodi ci sono. Questo dico, anche se, guarda, sono il primo che fatica a farlo
    Ciao cara, un salutone!

    x Happy: certo che lo penso cara! Ne sono convinto!

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  8. x l'utente anonimo #58: grazie per i complimenti al blog e per aver scritto L'ottimismo non fa male, e quando davvero non ci sono i presupposti per essere ottimisti, bisognerebbe, con consapevolezza, assumere un atteggiamento di accettazione. E' difficile? In certe situazioni rasenta l'impossibile, eppure c'è chi l'ha fatto e chi lo fa. Queste persone sono un esempio e ci danno un grande messaggio di serenità… nonostante tutto.
    Un saluto

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