Illusione e realtà – Sulle filosofie orientali

Castello di sabbiaPare un assurdo,

eppure è esattamente vero che,

essendo tutto il reale un nulla,

non v’è altro di reale né di sostanza al mondo

che le illusioni.

(Giacomo Leopardi)

Quando lessi per la prima volta queste parole, pensai che fossero del “solito” Buddha o di qualche santone Indù, fui sorpreso invece di constatare che erano di un poeta tutto nostrano 🙂

Sono parole forti e importanti, perché mettono il dito proprio su quella che in occidente è sentito essere il punto oscuro del buddismo, dell’induismo e, in generale, delle correnti spirituali orientali (taoismo incluso): il loro presunto nichilismo.

La teoria dell’impermanenza buddista, quella induista (per chi non lo sapesse, il buddismo deriva dall’induismo, in contrapposizione con le tre grandi religioni che derivano dalla Bibbia: ebraismo, cristianesimo, islamismo) che parla di maya, ovvero dell’illusione che ci circonda, appaiono all’occhio di chi si avvicina per la prima volta a queste “filosofie”, francamente un po’ deludenti. “Tutto è illusione”, “niente è reale”, “tutto finisce”, “nulla dura per sempre”… in una cultura dove siamo stati portati a cercare la sicurezza, ad avere punti fermi o – come canterebbe Battiato – un centro di gravità permanente, pensieri come questi appaiono inaccettabili.

angelo e diavolo sexyNemmeno l’aldilà “aiuta”: il concetto di aldilà definitivo, alla fine del ciclo (molto lungo eh!! ;-)) di morti e rinascite, che hanno questi insegnamenti, non suona così apprezzabile per noi: raggiungiamo il Nirvana, cioé… il nulla 😮 o, al massimo, l’annullamento totale del nostro “io” con “l’annegamento” nell’Uno primordiale (che insomma… non suona poi come una grande consolazione, visto che la nostra personalità, la nostra “coscienza”, non c’è più, e allora… chi ci sarebbe a godere di questa riunione con “Dio”?). La leggenda dice che il Buddha “storico”, quello realmente vissuto, non rispose mai alle domande che riguardavano la vita dopo la morte: che esistesse o meno, era per lui ininfluente, dato che era la “liberazione totale” quella a cui mirava, non un’eventuale rinascita. Le preoccupazioni dei suoi fedeli al riguardo dell’eventuale sopravvivenza dell’anima o rinascita del corpo, erano solo… distrazioni da evitare 😐

Mi tenterebbe quasi di più il paradiso musulmano, con le 7 (erano 7 o sbaglio?) vergini ad attendermi ;-), o almeno quello cristiano dove non solo l’Io risorge, ma perfino il corpo fisico.

Eppure è proprio nel riconoscimento dell’illusorietà di ciò che ci circonda che si trova il fascino e l’attrattiva di tali “filosofie”: se si riconosce che tutto è sì illusione, ma che non esiste altra realtà all’infuori dell’illusione stessa… allora siamo liberi. Liberi davvero.

Liberi dalla paura, perché non abbiamo nulla da perdere, dato che tutto ciò che abbiamo è illusione, perfino la vita. Mentre molte grandi religioni invece, anche se non dal principio, usano proprio la paura (dell’inferno e della morte) per “guidare” i loro fedeli. O, forse, per controllarli.

Liberi di essere ciò che vogliamo, dato che qualunque cosa scegliamo di essere è… vera o falsa esattamente allo stesso modo di qualunque altra possibile scelta. Per non parlare “della fine fisica”, che in ogni caso ci aspetta tutti e cancella tutto.

Perché dunque non essere ciò che vogliamo essere? Perché dunque la paura?

Perfino la vita e la morte assumono un significato diverso: esse non esistono, non sono mai esistite. Come tutto il resto. Perché averne timore?

La libertà è la vera conquista di queste “filosofie”.

“Che pensiero meraviglioso una vita senza paura! Superare la paura: questa è la beatitudine, questa la redenzione.

Si ha paura di migliaia di cose, del dolore, dei giudizi, del proprio cuore; si ha paura del sonno, del risveglio, paura della solitudine, del freddo, della follia, della morte. Specialmente di quest’ultima, della morte. Ma sono tutte maschere, travestimenti.

In realtà c’è una sola paura: quella di lasciarsi cadere, di fare quel passo verso l’ignoto lontano da ogni sicurezza possibile… c’è una sola arte, una sola dottrina, un solo mistero: lasciarsi cadere, non opporsi recalcitrando alla volontà di Dio, non aggrapparsi a niente, né al bene né al male. Allora si è redenti, liberi dalla sofferenza, liberi dalla paura.”

Hermann Hesse, “Aforismi”

nel cielo

0 pensieri su “Illusione e realtà – Sulle filosofie orientali

  1. Ma lasciarsi andare a tutto?alla fine arriva sempre un limite,è impossibile non avere timore di niente perchè ci sono molte cose che possono farci veramente del male.
    Lasciarsi andare verso l’altro ..quello sì vorrei farlo ancora di più di quello che sto facendo ora,senza maschere,essendo veramente IO,senza la paura di non essere capita…
    Ma sono a buon punto anche se l’insicurezza non è facile da cancellare….

    "Mi piace"

  2. questo post mi fa venire in mente due cose, non so perché proprio queste:
    la canzone di Jovanotti “Io penso positivo perché son vivo perché son vivo….”.
    e una domanda che feci all’età di 5 anni a mia mamma: “ma noi esistiamo veramente o è solo un sogno?”. ricordo perfettamente la scena.
    non ricordo la sua risposta…
    non so, l’illusione a me dà un senso d’inutilità. preferirei sentirmi libera e reale allo stesso tempo.

    "Mi piace"

  3. La realtà è tutta un’illusione: amori, dolore, amicizia, malattia, affetto e angosce sono solo granelli di zucchero o gocce di aceto, ponti di legno tra sogni d’aria, flussi di brezza che allontanano o avvicinano pian piano la dissolvenza dell’illusione, la fine d’ogni sogno… Però, l’importante è carpire ogni piccolo bacello della vita, ogni gemma preziosa, e viverla, succhiarne la linfa vitale, senza pensare che è tutto un’immagine sfocata, un’illusione ottica, e vivere la vita senza pensare al momento in cui smetteremo di sognare… Ciao.
    Giulio
    P.S. Come siamo filosofici questa mattina, eh?

    "Mi piace"

  4. x tanax: “lasciarsi andare” significa sostanzialmente smettere di preoccuparsi inutilmente, ma non divenire inattivi e disattenti. Perche’ abbiamo bisogno della preoccupazione e della paura? Perche’ non siamo capaci di muoverci se non quando siamo spinti dalla preoccupazione e dalla paura. Ma se noi imparassimo a vincere le nostre inerzie e darci da fare in accordo a quelle che sono le esigenze del momento, non ci sarebbe bisogno di essere preoccupati. In linea di massima cio’ vale per tutto, perfino per cose estreme, come la vita o la morte, ma e’ piu’ accettabile su livelli piu’ “quotidiani”.
    La tua paura di non essere capita, che effetto ha? Che non provi nemmeno ad esprimerti, a farti capire (estremizzo, probabilmente non arrivi a questo, almeno non la maggior parte delle volte), e questo non e’ in fondo il peggiore dei risultati? Non e’ proprio quel mio famoso “Chi non prova ha gia’ perso”?
    Cosa puo’ accadere di cosi’ terribile nel caso tu non venga capita? E’ davvero cosi’ drammatico?

    "Mi piace"

  5. x grillo: e’ questo cio’ che sostiene Leopardi 🙂 La sostanza e’ comprendere che e’ vero da ambo i lati, ovvero che anche la realta’ e’ solo illusione, in modo da poterle dare il giusto peso.

    x Giulia: e’ un processo al quale noi non siamo abituati 🙂 Per noi esiste solo “il risultato”, cio’ che e’ e’ “solo percorso” non lo comprendiamo facilmente 😉

    "Mi piace"

  6. x Fiore: noi diamo alla parola “illusione” una valenza totalmente negativa. “Illusione” per noi e’ quasi sinonimo di “vacuita’”, per cui riconoscere che la nostra realta’ e’ illusione, ci spiazza e sgomenta. Induismo e buddismo (e taoismo, ma non solo, anche nella tradizione occidentale abbiamo avuto correnti di pensiero di questo tipo) invece utilizzano il riconoscimento dell’illusorieta’ a fini di liberazione: cos’e’ che pesa di piu’, che spaventa di piu’, che preoccupa di piu’, che costringe di piu’ nella propria galera, una realta’ concreta e immutabile o un’illusione che, proprio perche’ non reale, puoi mutare?
    Riconoscere l’illusione non significa doversi mandatoriamente disfarsi del mondo, solo avere coscienza della sostanza di cui e’ fatto.

    "Mi piace"

  7. x Giulio: sono d’accordo, tranne che sul “pero'”: cogliere l’attimo, succhiare il midollo della vita, non vuol dire non aver presente che e’ un’illusione. Anzi… quasi quasi mi sa che te la godi anche di piu’… perche’ non ne temi la fine.
    Prova a pensarci 😉

    "Mi piace"

  8. Nel mio modo di sentire il relativismo di ciò che mi appare (o sogno o vivo) è evidente e forse necessario.
    Così il più profondo benessere è quello che ho provato in cui il mio essere singolare si è sentito parte infinitesima, quindi granello insignificante di un tutto infinitamente più importante e magnificamente esteso di me.
    Sensazioni simili mi hanno suggerito anche alcuni dei miei famigerati aforismi 🙂
    La morte è tra le poche cose certe di questa vita, inevitabile, forse scritta già da qualche parte. Ma partendo da ciò non ne faccio un motivo per lasciarmi andare ad un pessimismo cosmico. Sono parte di un tutto, sono particlella d’energia nell’energia del mondo. Tanto più non val la pena di temere e di vivere nel timore: ma ne deriva la necessità di vivere, assaporare, sognare, donare, essere partecipi alle vite degli altri e di quanto ci circonda. Essere parte e partecipare all’Anima del Mondo.
    Un bacio e buona giornata,lupacchiotto.
    Paola

    "Mi piace"

  9. x Paola: infatti, Paola! 🙂 Proprio partendo dal destino comune e tragico di ogni essere, il Dalai Lama invita ad essere partecipi e compassionevoli verso tutte le creature, ma non in uno spirito di pessimismo cosmico, come giustamente lo chiami tu 😉 : chi conosce anche solo un pochino il Dalai Lama e in generale ha avuto a che fare con Lama tibetani (non peruviani, quelli sbavano 😀 ) sa quanto gioviali e assolutamente non-drammatici essi siano 🙂
    Buona giornata a te, carissima! 🙂

    "Mi piace"

  10. Forse era per la fame dell’orsa di pranzo ma nel commento mi son mangiata ( o “me so’ magnata” alla Trilussa) un “nei momenti” nel bel mezzo del discorso (“quello che ho provato**** in cui il mio essere singolare “). Vabbé il senso è rimasto.
    Non ho mai approfondito la religione buddista pur sentendo assonanze con il mio modo di vivere la vita, dopo che Essa mi ha posto di fronte a prove importanti.
    Per la foto nel multiblog anche io non capivo il titolo “sad world”, datole dall’autore, in quanto l’ho scelta proprio perché mi faceva vedere il cielo come fossi anche io una di quelle margherite…felice d’esserlo, piccoo essere vivente carezzato dal vento.
    Ululatino di saluto 🙂

    "Mi piace"

  11. ahahah sai che non l’avevo nemmeno notata quella “s” in piu’?? Se fossi stata zitta non mi sarei accorto dell’errore! eheheh
    Io non sono buddista, non conosco il buddismo “bene”, addirittura rimasi un po’ deluso nello scoprire che – d’altronde comprensibilmente visto che e’ una religione nata mezzo millennio prima del cristianesimo – anche il buddismo ha molti riti e credenze spesso evidentemente frutto piu’ di costume che di sostanza. Anche se poi, “andando a fondo”, un po’ tutto si spiega (lo stesso si puo’ dire di molti nostri riti apparentemente folkloristici).
    Semplicemente trovo affascinanti le basi sulle quali si poggia.

    "Mi piace"

  12. La tendenza asintotica al “perfezionismo” ahimé,pur se mitigata dall’esperienza, di tanto in tanto riaffiora e mi fa arrabbiare di brutto quando scrvo cose risibili nel bel mezzo d’un discorso che mi interessa. Anche io son stata delusa dalla ripetitività di certi rituali visti da alcuni amici buddisti a Firenze, non certo dalla filosofia orientale in genere che sento molto profonda. Io non sopporto il ritualismo in genere (anche come tendenza compulsivo ossessiva eheh) tanto meno certi atteggiamenti che ritrovi in tutte le pratiche religiose…sembrano appunto dei rituali per abbassare soglie d’ansia più che qualcosa di profondo…

    "Mi piace"

  13. Dawero profondo il commento lasciatomi! Cmq sappi che ho sempre gradito i commenti fiume: un modo come un altro per condividere un po’ del tuo tempo e dei tuoi pensieri… 🙂
    Buon w.e.
    Aicha

    "Mi piace"

  14. vorrei dirti… ho imparato qualcosa stasera leggendoti, ho uno spunto in più per riflettere, svariati motvi per cui mi arrovellerò il cervello… questo tuo post è il coltello nella mia piaga…vorrei liberarmi di tutto e da tutti, vorrei cadere, cadere, cadere…

    "Mi piace"

  15. Sai cosa penso…penso che la relatà non ci appartiene mai del tutto…ci appartiene invece molto di più la vita, la vita spirituale
    Forse il mio è un discorso complicato e sottile allo stesso tempo…è vero anche che le filosifie indiane, sono filosifie profonde, così come anche le religioni..è diffiile sintetizzarle in un post, persino un solo aspetto. Credo comunque che dovremmo riprenderci la visione di noi stessi, come spiriti liberi che vivono da sempre al di là dello spazio e del tempo…qui stiamo solo a vivere una fantastica esperienza di nome vita in un bellissimo pianeta a 3000 anni luce dal centro della galassia. Dopo la morte c’è solo altra vita energetica…eterna. Liberiamoci da paure inutili !!. Ciao

    "Mi piace"

  16. La paura è legata alla nostra vita terrena, senza di essa non esisterebbe neanche la vita! Le ali della libertà qui dove siamo non ci appartengono!
    Se l’uomo smettesse di sognare allora regnerebbe il nulla!
    Ciao un abbraccione!!!

    "Mi piace"

  17. x AnnA: grazie cara, gliele darò 😉

    x flame: vedi, i riti di per se hanno una funziona importante: come sosteneva Paracelso infatti, il rito è essenziale in ogni “magia”. Perché? Perché, per suggestione, ci permette di accedere a nostre aree mentali inconsce alle quali solitamente non abbiamo accesso. Tutti abbiamo sicuramente avuto dimostrazioni di cosa la suggestione sia in grado di fare, e i riti riescono a accenderla.
    Ma i riti, a mio parere, perdono totalmente il loro effetto non appena divengono “continuativi”, abitudinari. Come può, ad esempio, un rito ripetuto incessantemente ogni domenica conservare la carica di mistero capace di accendere il desiderio di entrare in contatto con Dio?
    Ebbene questo è ciò che mi colpì un po’ negativamente nel buddismo tibetano (che è comunque la forma religiosa che mi piace maggiormente): il ritrovarvi riti, le schiere di angeli e demoni, anche se, certo, chiamate in modo diverso. Ognuno di questi riti, di queste figure mistiche, ha in realtà una funzione ben precisa, servono ad aiutare a manifestare qualcosa che abbiamo in noi. Ma sono riti e figure che, almeno in un occidente abituato a… effetti speciali, pur avendo un certo fascino non hanno l’impatto suggestivo che certamente devono aver avuto nell’estremo oriente di un tempo.

    "Mi piace"

  18. x Aicha: quello riguardante l’idea di costituire un comitato di protesta, intendi? 😀 Scherzo…
    Grazie care, buon weekend anche a te 🙂

    x iovolevo: in fondo credo che sia proprio questo che attira in questo genere di “filosofie”: la sensazione – se preferisci la “promessa” – di liberarsi di tutte le illusioni, con la possibilità quindi, tramite la consapevolezza acquisita, di… scegliersi da soli quali di esse adottare 🙂 E’ questo aspetto in fondo ad essere forse il meno colto e il più affascinante tra quelli che la “liberazione” reca.

    "Mi piace"

  19. x Dark: l’aspetto che sottolinei te, quello della fede nella vita dopo la morte in una forma “diversa”, energetica, è quella in fondo più corrente tra le moderni teorie della cosiddetta New Age, e in effetti molte di queste teorie non hanno inventato in realtà nulla di nuovo.
    Il fatto è che… che la nostra energia, dopo la morte, si riunisca con il Tutto, è una delle credenze più ricorrenti tra le “filosofie” orientali, ma non solo: anche in occidente abbiamo avuto in un passato sia remoto che recente correnti spirituali che promulgavano questo credo: noi non saremmo altro che energia “pesante”, “caduta”, che da forma alla materia, ma pur sempre energia che, dopo la morte, liberatasi dalla pesantezza della vita terrena, torna ad essere indistinta nel tutto. In fondo perfino la moderna fisica lo sostiene: siamo fatti di energia già adesso che “sembriamo” materia. Ma… c’è quella parolina che accompagna “energia”: “indistinta”… appunto, è questo in fondo che fa paura, non è vero? Chi vuol essere “indistinto”? Un qualcosa che per quanto “stia bene” non ha coscienza di sé stesso? La verità è che in fondo, se le cose stessero così, “tu” non ci saresti più, anche se la tua energia fosse riunita in “Dio”, tutto della tua vita è svanito… Tutto ciò per cui hai vissuto, di cui hai fatto esperienza, le persone che hai amato…
    Ecco perché ho scritto che in fondo questa ipotesi non è che esalti molto. Ma, se ce ne sono altre, non devono essere consolatorie. Io non ho bisogno di essere consolato, sarebbe solo un’altra illusione.

    "Mi piace"

  20. x Ronto: Come mi è capitato di scrivere spesso, carissima, la paura “oggettiva”, quella che ci salva la vita di fronte ad un pericolo reale, è ovviamente fuori discussione e non è tirata in causa. Le paure da eliminare sono certamente altre 🙂
    Sui sogni secondo me bisogna andarci cauti, amo citare questo aforisma di Ayrton Senna: “Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario, anche se nel sogno va intravista la realtà.
    Per me è uno dei principi fondamentali.”
    Ovvio che la “realtà” di cui parla Senna, è su un piano diverso, più attinente alla vita di ogni giorno e a ciò che possiamo ottenere in e da essa, piuttosto che avere il significato più filosofico che le attribuisco nel post.
    Ciò che vuol dire Senna, è che sognare si deve, ogni conquista nasce con un sogno; tuttavia, sognare sempre ad occhi aperti qualcosa che non ha possibilità di essere realizzata, una chimera, porterebbe solo a disperdere la vita stessa.
    Un abbraccione anche a te! 🙂

    "Mi piace"

  21. Carissimo Wolf,
    hai fatto un post che per me è veramente attuale.Con infinito coraggio ho voluto e dovuto sciogliere dei nodi che mi bloccavano.
    Mi sono lasciata cadere con la stessa paura che ha un paracadutista al suo primo lancio.
    Mi sto ancora librando nell’aria e la sensazione di libertà è bellissima.
    Prego Dio che non mi abbandoni piu’.
    “c’è una sola arte, una sola dottrina, un solo mistero: lasciarsi cadere, non opporsi recalcitrando alla volontà di Dio, non aggrapparsi a niente, né al bene né al male”come dice il buon caro vecchio Hermann Hesse.

    "Mi piace"

  22. E sì! Devi sapere quella frase mi colpì molto già tanti anni fa. Avrò avuto… non più di 25 o 26 anni e l’aforisma che ho riportato è ancora scritto su un biglietto celato nel mio portafogli, anche se ormai è usurato dal tempo e dagli altri “fogli” (se no non si chiamerebbe “portafogli”, no? 😀 ) che sono casualmente attorno a lui. Avevo già scritto un post, proprio poco tempo l’arrivo su Splinder, solo per riportare questo aforisma (Che pensiero meraviglioso una vita senza paura!). L’avevo copiato dal libro degli aforismi di Hesse e messo su internet da un’altra parte, poi a poco poco, iniziai a vederlo circolare per la rete e… mi piacque 🙂 Perché sono contento quando i pensieri che valgono (almeno secondo la mia opinione) raggiungono tante persone diverse…
    Non devi pregare Dio, devi piuttosto non distrarti dalla scelta che hai fatto e che stai portando avanti 🙂

    "Mi piace"

  23. Sono d’accordo con te, in tutto quello che dici. E’ vero le filosofie orientali sono dure da assimilare per noi occidentali, ci paiono inutili (parlo di filosofia apposta), difficili e ci trasmettono il senso dell’inoperosità della passività. Ma non è così… io stessa sono spesso in bilico. Non so se ti ricordi il mio post del “lasciar andare” in cui cercavo una mediazione adattabile a me. Scrivevo:

    Lasciarsi andare non vuol dire accettare passivamente quello che ti accade, essere privo di volontà, di capacità di scelta, vuol dire smettere di voler controllare tutto con la ragione, vuol dire smettere di valutare i rischi, le conseguenze di tutto…vuol dire lasciare andare la mente libera, ricettiva, in modo che l’intuito, le emozioni, facciano da guida. Vuol dire non mettere paletti, non avere pregiudizi e non aspettarsi che qualcosa accada per forza come tu l’hai immaginata… insomma vuol dire avere meno paura e più fiducia.
    Lasciar andare e consapevolezza: credo che questo sia il giusto equilibrio.
    Lasciar andare per non rimanere prigionieri delle ansie e delle paure, e consapevolezza perché questa ci permette di porci in un atteggiamento di apertura e disponibilità, senza diventare fantocci in balia degli eventi.

    L’equilibrio tra queste due cose ognuno deve trovarlo da sè e per sè.

    E’ un post molto bello che mi porta ancora una volta a riflettere su questo tema a me molto caro.

    Un abbraccio insonnolito.

    "Mi piace"

  24. Ciao Sofia 🙂 Sono pienamente d’accordo 🙂 Sono andato a cercare il tuo post che citi per vedere cosa avevo risposto ;D Avevo fatto solo una precisazione (rivelatasi poiininfluente alla luce del contro-commento che poi hai aggiunto), ma già lì mi dicevo infatti d’accordo 😉
    E’ un tema caro anche a me, come senz’altro ti sarai già accorta 🙂
    Abbraccio altrettanto ad occhi quasi chiusi! *-)

    "Mi piace"

  25. x yasmine: grazie cara, altrettanto a te! 🙂

    x aphrodite: è già la ricerca della libertà ad essere essa stessa un richiamo naturale: è normale desiderarla, è spontaneo cercarla… soprattutto quando senti che ti è stata tolta (anche se spesso ce la siamo tolta da soli, permettendo ad altri di farlo) 🙂
    Grazie, ricambio il sorriso 🙂

    "Mi piace"

  26. x AnnA: ma appunto… voi donne siete misteriose nella vostra complessità, no? 🙂
    Anche se spesso anche noi uomini non siamo da meno 😉
    ahahah no, l’immagine va benissimo 🙂 Così lì piove? Qui il tempo è così-così…

    "Mi piace"

  27. Non si tratta di cercare – da perfetti occidentali – una equivalenza fisica o oggettiva alle parole di saggezza di queste filosofie. Al buddha non importava una minchia la sopravvivenza o la scomparsa effettiva e totale di qualcosa “legato a sè”, tangibile. Non è new-age, quello: l’energia che si trasforma ma non si disfa. Io penso invece che la spiritualità intrinseca di questa saggezza, anche in Leopardi, è: tu sei tutto ciò che ti occorre. Tutto il mondo, e l’universo, è in te. Scoprilo. E scopri come scoprirlo.

    "Mi piace"

  28. x Stella: eheheh 🙂 … e chi può dirlo? Ci sono delle correnti del Buddismo – come lo Zen – che sostengono che la “illuminazione” può anche essere ottenuta improvvisamente, grazie a qualcosa o a qualcuno che ti… accende la lampadina 😀 Infatti, ad esempio, loro usano i “koan”, brevissimi racconti che devono essere colti con l’intuito, piuttosto che con la razionalità, e che addirittura possono portare da soli all’illuminazione 🙂

    "Mi piace"

  29. x messier: la tua è una buona precisazione, io credo che sia vero anche un altro aforisma dello stesso Hesse, molto più “criptico” se vogliamo, e che dice “Nulla è dentro, nulla è fuori, perché ciò che è fuori è dentro”. Detto questo… se conosci davvero te stesso, allora conosci tutto il mondo. D’altronde anche la fisica moderna si muove in questa direzione, quando dice che un singolo atomo è lo specchio dell’intero universo (sarà per questo che il Big Bang… eheheh ok, evitiamo l’argomento ;D). E in fondo, anche se con parole diverse, qualcosa di simile lo disse anche un certo “signore” quasi 2000 anni fa’ 😉
    Una cosa da considerare però, che spesso sfugge, è un’altra famosa legge esoterica (che dico con parole mie): ciò che conosce, può essere conosciuto; quindi, anche “conoscendo l’universo”… finiamo per conoscere noi stessi (per questo la fisica e la spiritualità, almeno apparentemente, finiscono per convergere).
    E d’altronde questa reciprocità era conosciuta e contenuta già nella famosa tavola di smeraldo di Ermete Trismegisto (“Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una”).
    Tutto questo non è “New Age”, ma la New Age pesca molto da esso.

    "Mi piace"

  30. Io non temo la fine, mai temuta (la mia) e mai ho temuto di giudizi di nessuno. Potessi raccontare quante volte nella vita mi sono lanciata verso l’ignoto, Hermann Hesse potrei essere io :-). Ho iniziato a conoscere la paura dopo esser diventata mamma e non me la sono più scrollata di dosso quella paura la. Ma x me continuo a non averne e sai perché? Perché io e me siamo molto amici e stiamo bene anche soli. Questo è ancora una volta un italiano fatto in casa, spero riesci a capire cosa intendo…… Buona domenica…….

    "Mi piace"

Scrivi una risposta a sophia75 Cancella risposta