Sogyal Rinpoche, maestro buddhista tibetano, è tra i miei autori preferiti. Sul mio blog ho già presentato uno dei suoi libri: Vivere e morire – Il libro tibetano del vivere e del morire, per me autentico capolavoro. Purtroppo, pur essendo molto attivo in tutto il mondo – ha avuto una parte perfino nel film di Bertolucci “Il piccolo Buddha” – non ha scritto molto, altri soli due libri a parte il precedente (che però da solo ne vale cento); “Riflessioni quotidiane sul vivere e sul morire” è uno di questi.
Normalmente non mi piacciono le raccolte di aforismi o pensieri e questo è proprio uno di quei libri “un pensiero al giorno” con tanto di data.
Tuttavia gli aforismi sono davvero pochi e sempre a tema, gli altri sono tutti brevi pensieri di Sogyal Rinpoche con un numero percentualmente elevato di essi che merita davvero riflessione attenta.
E poi… non è forse estate? Cosa c’è di meglio di un breve pensiero prima di addormentarsi o qua e là nel corso della giornata, magari in una sosta su qualche sasso con vista monti o su uno scoglio in riva al mare? E “Riflessioni quotidiane sul vivere e sul morire” si presta bene, visto che è anche tascabile 😉
Comunque nel seguito vi proporrò qualche pensiero tratto dal libro, anzi inizio proprio dal primo che ci aiuta a capire quanto questa filosofia sia distante dalla nostra società occidentale: provate in giro a dire che vi state preparando alla morte… sentirete i commenti! Come minimo vi sentirete dire il classico “Ma vivi e non pensarci!”, come se questo nascondere la testa sotto la sabbia allontanasse l’ineluttabile problema. Il punto è che pochi in Occidente accettano davvero di pensare alla morte: sanno solo, a livello “scolastico”, che accadrà, ma dentro di sé c’è una rimozione completa della faccenda. Ma affrontare la morte significa non solo svuotarla dal terrore che essa apporta ma anche vivere molto più pienamente che facendo finta che essa non ci riguardi.
“Secondo la saggezza del Buddha, noi possiamo utilizzare la vita per prepararci alla morte. Non dobbiamo aspettare che la morte dolorosa di una persona cara o una malattia terminale ci costringano finalmente a considerare la nostra vita. E neppure siamo condannati ad affrontare la morte a mani vuote, andando incontro all’ignoto. Possiamo incominciare qui e ora a trovare un significato nella nostra vita. Possiamo trasformare ogni momento in un’occasione per cambiare e per prepararci, con sincerità, accuratezza e pace mentale, alla morte e all’eternità.”
