Blog e curiosità: l’evoluzione dei miei contatti

Questo apparirà come un post interlocutorio, prendetela come… una curiosità, in pochi giorni inserirò un nuovo post 🙂

Come la maggior parte di voi che leggete, io sono un ex splinderiano. Per chi invece non venisse da lì, “Splinder” era una piattaforma di blog alla quale si rivolgeva la grande maggioranza dei blogger italiani e che chiuse i battenti circa due anni e mezzo fa.

Tralasciando chi decise che era l’occasione di lasciare perdere il mondo dei blog per ridirezionarsi sui più immediati Social Network (scelta che io paragono come il passaggio da un ristorante ad un fast food… niente di male, eh, sono solo diversi) e che furono tutt’altro che pochi, ci fu una diaspora di utenti che si riversò sulle altre piattaforme in circolazione: io scelsi una piattaforma neonata, Logga.me, la maggioranza si spalmò su WordPress, Blogspot e, in particolare, iobloggo che diventò un po’ l’erede naturale di Splinder per la facilità della transizione (che però a me diede un sacco di problemi e allora ci rinunciai). Non ho i numeri di allora, ma diciamo che tutti i “transitati” su altre piattaforme messi assieme (non solo quelle citate) non arrivavano neanche alla metà di quelli andati su iobloggo.

Allo scopo di non perdere i contatti, mi creai una pagina excel con i nuovi indirizzi dei blog-amici convinto che sarei rimasto in contatto con loro nonostante la diversità della piattaforma. In fondo Internet è “libertà” per definizione, no? E poi anche su Splinder avevo già diversi contatti che arrivavano da “altrove” (anche gente che un blog non l’aveva proprio).

Nel tempo i miei contatti sono scesi molto di numero, anche per via dei Social Network, della mia stessa pigrizia, e del fatto che in fondo i blog non sono più granché di moda (troppa fatica rispetto ad altri mezzi). All’epoca di Splinder ero arrivato a superare i mille contatti, con ovvi problemi di “gestione”, nel senso che anche volendo mi era impossibile visitarli tutti. Ora sono circa 120 e stimo che tra non molto arriveranno ad un centinaio. A quel punto dovrebbero essere stabili o in leggera crescita.

In particolare ho notato che i miei contatti in iobloggo stanno calando molto più in fretta degli altri; stimo che molto a breve ci sarà il sorpasso degli utenti in WordPress, mentre quelli in Blogspot si avvicineranno alla parità. Sostanzialmente le tre piattaforme maggiori adesso si equivalgono, e il mio blog è un po’… cittadino del mondo 😀

Perché i contatti di iobloggo sono calati molto? Bé, credo che molti dei nuovi suoi utenti lo usino un po’ come usavano Splinder: non escono volentieri dalla piattaforma. Ricordo che nei primi tempi qualcuno si scusò perfino, dicendomi che “non riusciva a trovarmi”… In fondo un po’ me l’aspettavo: avevo notato che molti fuori-usciti da Splinder, in procinto di chiudere, avevano trovato momentanea nuova spinta dalla nuova avventura… per poi spegnersi definitivamente. E a livello globale iobloggo non può competere con gli altri colossi: esaurita la spinta splinderiana, sta rientrando in un più “normale” conteggio numerico (visto da “fuori”, eh! Chi c’è dentro magari non nota nulla…).

La buona notizia è che ormai quasi tutti i miei contatti, da qualunque piattaforma provengano,  sono contatti “veri”, gente che legge veramente ciò che trova sugli altri blog e che non fa’, non solo almeno, visite per “proselitismo”.

Ecco… curiosità terminata! 🙂

La carota – storia Zen

Bene, inseriamo un’altra storiella Zen 🙂

Per il prossimo post sono indeciso… non so se tornare ad un breve racconto (è tanto che non ne scrivo e avrei una certa trametta in mente ;-)) oppure se… tentare nientemeno che una mia autobiografia, necessariamente in più puntate, che partirebbe dalla mia infanzia… Il problema è che mi porterebbe via tanto tempo e non vorrei poi doverla lasciare in sospeso… Voi che suggerite? 🙂

E ora la storiella…

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Un tempo, in Giappone, per macinare il grano i contadini usavano una mola che un cavallo faceva ruotare. Il cavallo girava in tondo incessantemente, lungo tutto l’arco del giorno, cercando di afferrare una carota che gli pendeva davanti; solo al calar della sera l’animale riusciva a mangiar la carota.

E’, questa, l’immagine fedele della nostra civiltà.

da “La Tazza e il Bastone, Storie Zen”

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Commento di Wolfghost: non c’è molto da commentare a riguardo di questa storiella, anche noi abbiamo una nota massima che richiama la “carota” per cui il significato ci è evidente. Però… non lasciamolo passare senza soffermarcisi sopra perché ci sembra banale, ragioniamoci un po’. Passiamo tutta la vita a inseguire qualcosa che crediamo essere fondamentale, possono essere i soldi, una bella casa di proprietà, una famiglia “di rango”, un’auto di lusso, una vacanza esotica all’anno, una posizione, ma non ci rendiamo conto che quasi tutte queste nostre mire sono qualcosa a cui siamo stati indirizzati dalla società perché esse fanno parte del “sistema” e, inseguendole, entriamo di fatto a far parte del sistema stesso. Cosa accadrebbe se iniziassimo a non inseguire queste cose e ci soffermassimo invece su valori come la spiritualità, l’amicizia, l’amore vero (non l’attaccamento), la conoscenza, la natura? Succederebbe che noi saremmo probabilmente più sereni e anche più “realizzati”, poiché ognuna delle cose elencate prima, una volta raggiunte, non ci danno più nulla e dobbiamo sempre ripartire ad inseguire qualcos’altro, queste cose invece sono un processo in divenire che ci “riempie” già nel momento in cui le inseguiamo. E il “sistema”? Bé… se ne avrebbe certamente “a male”, ci chiamerebbe emarginati, folli, utopisti, sognatori, perché se fossimo in tanti ad essere così… lui vacillerebbe e, alla fine, probabilmente collasserebbe su sé stesso.

Gustavo Rol

Su Gustavo Rol (Torino 1903 – 1994) si è detto e scritto molto: ne parlano innumerevoli libri, articoli giornalistici, siti web. E’ una figura difficile da catalogare, sicuramente la maggior parte di noi lo chiamerebbe “sensitivo” ma questo termine è riduttivo per chi lo conosceva bene, fasullo (come d’altronde ogni presunto fenomeno paranormale) per chi lo osteggiava.

Rol è conosciuto in particolare per gli esperimenti, così li chiamava lui, che faceva soprattutto in casa sua davanti ad ospiti che selezionava; per lo più si trattava di amici e conoscenti,  ma a volte accettava anche prestigiatori (come Tony Binarelli e Alexander), prelati, giornalisti. Si dice che tra i suoi ospiti ci siano stati, tra gli altri, Mussolini – al quale aveva predetto che la guerra sarebbe stata persa – J.F. Kennedy, Einstein, Fermi, Picasso, Dalì, D’Annunzio, la regina Elisabetta II (a Londra), oltre ai vari Fellini – di cui era grande amico – Pitigrilli, Giovanni Agnelli, Enzo Biagi. Gli esperimenti spaziavano dai “giochi” di materializzazione/smaterializzazione di carte alla lettura di libri chiusi, dalla scrittura e pittura diretti (che vuol dire che nessuno scriveva o dipingeva: scritti e dipinti apparivano da soli) agli apporti (oggetti che apparivano dal nulla), dagli eventi medianici (“spiriti intelligenti”, come li chiamava Rol, che parlavano attraverso di lui) alla chiaroveggenza e preveggenza, per finire con la precisa “lettura” dello stato di salute altrui (anche per strada a volte fermava qualcuno suggerendogli di fare uno specifico controllo) e, secondo alcuni, perfino a casi di bilocazione (giuravano di incontrarlo in un’altra città mentre era nella sua casa di Torino). A quanto pare ricevette anche un telegramma di ringraziamento da parte di Ronald Reagan per l’aiuto ricevuto per l’identificazione del luogo ove era detenuto il generale americano Dozier – sequestrato dalle Brigate Rosse – e successiva liberazione delle forze speciali.

Spesso gli esperimenti di Rol erano tra loro collegati: ad esempio si usavano le carte (mai toccate da Rol) per stabilire i numeri casuali che definivano libro, pagina e riga in cui si trovava una frase che si verificava poi già essere scritta in quello che era stato un foglio bianco messo in tasca da uno presenti a inizio esperimento, oppure come tema di un dipinto che apparirà – senza evidente pittore – davanti ai presenti in una stanza in penombra (non completamente buia, quindi) ad opera di uno “spirito intelligente”.

La definizione di “spirito intelligente” è centrale nel pensiero di Rol. Secondo lui infatti nell’uomo esistono anima e spirito.  Al momento del trapasso l’anima torna  a Dio mentre lo spirito resta – operante – nel mondo ed è grazie ad esso che è possibile avere testimonianze ed azioni. Da notare che lo spirito è, ovviamente, già attivo nell’uomo ancora in vita, così che alcuni fenomeni prodotti tramite Rol sarebbero appartenuti non allo spirito di defunti ma di persone ancora vive, addirittura magari presenti all’esperimento stesso.

Tra gli oppositori di Rol il più famoso è Piero Angela che, invitato, poté assistere per due volte ai suoi esperimenti. Per chi non lo sapesse, Piero Angela è tra i soci fondatori del CICAP, un ente che avrebbe la funzione di controllare la vericidità delle dichiarazioni riguardanti presunti fenomeni paranormali. Pur essendo teoricamente una funzione assolutamente gradita, il CICAP è spesso osteggiato in quanto a volte appare di parte forzando spiegazioni pseudoscientifiche più curiose e difficili da credere di quelle paranormali o, in altre occasioni, rifiutandosi semplicemente di prendere in considerazione presunti fenomeni paranormali perché ritenuti… impossibili (ma non dovrebbero proprio essere questi i casi principe da considerare?). Gli oppositori del CICAP sostengono che il loro modo principale di agire è presentare solo le prove a loro favorevoli nascondendo  quelle che non lo sono. Il caso classico è quello del rabdomante (è solo un esempio) che chiede di essere verificato perché sicuro del proprio operato; avviene (è avvenuto veramente) che entrambe le parti sostenessero poi che non c’era stato riscontro della controparte per far avvenire l’incontro: il CICAP dice che il rabdomante si è rifiutato, il rabdomante mostra le prove delle sue richieste di incontro al quale il CICAP non ha dato seguito.

Tornando a Rol, pare che Angela sia uscito dai suoi incontri piuttosto scosso ma che poi, trovando assicurazioni da parte di prestigiatori professionisti sul fatto che anche loro sarebbero stati in grado di replicare i fenomeni di Rol, decise che anche Rol era solo un prestigiatore, anche se molto abile, e pubblicò il suo resoconto in un libro. Poiché Rol era all’epoca molto conosciuto (parliamo dei tardi anni ’70), queste dichiarazioni ebbero ampio risalto sulla stampa dell’epoca con botta e risposta di vari “esperti” e testimoni. Anche Rol replicò, pur senza citare espressamente Angela, dicendo che quanto dichiarato in un “recente libro” era falso, che erano state riportate cose inesatte e incomplete, e rifiutando pertanto inviti ulteriori a sottoporsi ad ulteriori controlli poiché ormai scettico sulla “scienza” ufficiale, colpevole di essere di parte e di non saper guardare con occhi aperti a ciò che non conosce. In una sua frase “La scienza non può ancora analizzare lo spirito”. Questa frase venne usata dal CICAP a dimostrazione della volontà di Rol di non far analizzare i propri esperimenti.

Anche i prestigiatori dell’epoca si divisero. Sylvan (lo ricordate, vero?) sfidò Rol in una dimostrazione pubblica che Rol (ovviamente viene da dire, visti i precedenti) rifiutò, e replicò – secondo lui – l’esperimento di lettura di un libro chiuso in diretta TV. Un altro prestigiatore meno conosciuto scrisse addirittura un libro per screditare Rol, pur non avendo mai assistito ai suoi esperimenti. Altri prestigiatori invece assistetterò ai suoi esperimenti e dichiararono che non vi era ombra di prestidigitazione o altri trucchi e che nessun prestigiatore sarebbe stato in grado di replicare integralmente i suoi esperimenti. Uno in particolare disse che, nel tentativo di “fregare” Rol, strappò le pagine di mezzo libro rimpiazzandole con quelle di un altro testo e aspettandosi che Rol avrebbe citato – erroneamente – quelle del libro originale… ma Rol lesse correttamente le nuove pagine senza sbagliare, cosa questa impossibile, secondo questa persona, perfino per il più abile dei prestigiatori.

Anche i giochi di carte non erano giochi di prestigio usuali, in quanto Rol non toccava mai le carte né si serviva di terze persone che operassero per lui. Una volta, di nuovo nel tentativo di “fregarlo”, alla domanda come voleva che fossero disposte le carte in una confezione appena comprata, sigillata e incelophanata, l’intelocutore rispose… stracciate! Rol sorrise è dopo qualche attimo disse “fatto!”. La confezione fu aperta e le carte trovate tutte stracciate. Ognuno di noi sa quanto sia difficile già stracciare una singola carta. Rol diceva di usare le carte in quanto sistema immediato di intermediazione verso l’interlocutore: tutti conoscono le carte. Tuttavia il solo fatto di usare un sistema comunemente utilizzato dei prestigiatori fu citato come prova a dimostrazione che anche Rol fosse semplicemente un altro illusionista.

Come potrete facilmente intuire da quanto scritto finora, le attenzioni su Rol si accentrarono sui suoi presunti fenomeni paranormali lasciando perdere, con grande disappunto di Rol stesso, quanto egli faceva per le persone in difficoltà e sofferenti, nonché il significato stesso di quanto cercava di dimostrare tramite i suoi esperimenti.

Rol andava spesso negli ospedali per dare sollievo ai malati, soprattutto quelli terminali, diceva di non poterli guarire ma almeno dava loro sollievo: pare infatti che dopo le sue visite, per diverse ore, i malati non avvertissero più sofferenza. La presenza di Rol fu anche richiesta perfino durante alcuni difficili interventi chirugici, e non dal malato o dai suoi famigliari… ma dai primari stessi.

Venendo al significato degli esperimenti di Rol, essi non erano fini a sé stessi o aventi scopo di lucro o di prestigio, ma avevano lo scopo di dimostrare che esiste una realtà più vasta di quella che normalmente riusciamo a percepire, che Dio esiste ed opera nel mondo concretamente, Rol sosteneva infatti di essere solo un mezzo, a volte perfino inconsapevole, della manifestazione del Divino, e che, se solo accettasse di rinunciare alla brama di ricchezza, potere, lussuria, egoismo, ognuno di noi potrebbe avere “se non visione, almeno intuizione” di una realtà enormemente più grande di quanto i nostri cinque sensi possono testimoniare, eliminando così anche il “terrore della morte”.

Esistono tanti video su Rol in Internet, intere trasmissioni TV, testimonianze (ad esempio ho appena visto quella di Alexander), interviste pro e contro, preferisco chiudere questo post con le sue stesse parole. Poi, se vorrete, potrete approfondire da voi stessi…

Iperprotettività: Devozione Filiale, da “la Tazza e il Bastone”

sul sentiero verso Castel Gavone

Bene, direi che è ora di fare una pausa nei post “pesanti” che, tra l’altro, non è che riscuotano un grande successo (ma nel mondo “fast food” di Internet la cosa non mi sorprende affatto 😉 ). Comunque li riprenderò sicuramente 🙂

Oggi io, Lady Wolf e il buon Tom (“buon” si fa per dire, anche oggi è stato autore di alcune notevoli e simpatiche “esternazioni” nei confronti di altri cani :-D), siamo andati a fare una piccola escursione nei pressi dell’incantevole paese di Finalborgo, sopra Finale Ligure dove poi abbiamo terminato il pomeriggio nella spiaggia locale. Le foto che vedete sono riferite proprio a questa gitarella 🙂

 

esausti all’aperitivo a Finalborgo

Ora veniamo al tema del post con la breve storia Zen “Devozione Filiale”…

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C’era una volta un brav’uomo che aveva un figlio. Entrambi erano un po’ sempliciotti. Il figlio era onestissimo e devotissimo al padre: le seguiva ovunque egli andasse.

Un giorno d’estate, in montagna, mentre i due dormivano distesi sull’erba della foresta, una zanzara si posò sulla testa del padre. Il figlio si svegliò. Sollecito com’era nei confronti del genitore, prese un bastone e assestò un gran colpo per schiacciare la zanzara. La zanzara volò via, ma il padre era morto.

Questa storia è un koan.

sopra il mare di Finale Ligure

da “la Tazza e il Bastone – Storie Zen”, narrate dal maestro Taisen Deshimaru

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Commento di Wolfghost: l’amore filiale è qui usato come esempio di amore che si vorrebbe idealmente assoluto, al posto però del rapporto “figlio – genitore” si può utilizzare qualunque altro rapporto d’affetto. Il koan, a mio avviso, punta l’indice contro l’iperprotettività, che spesso vediamo esercitata anche nella nostra società odierna. L’esempio più evidente è il comportamento di molti genitori che, tentando di difendere i figli da qualsivoglia pericolo, o cercando di evitargli gli errori che magari loro stessi hanno fatto nel corso della loro vita, li proteggono eccessivamente e spesso inutilmente: a parte infatti che certe lezioni si imparano veramente solo se ci si “scotta” sulla propria pelle, l’iperprotettività finisce per creare un clima di proibizionismo che spesso sortisce l’effetto opposto a quello che i genitori desiderano, ovvero i figli – per reazione – vanno a cercare proprio quello che viene loro impedito… e magari se la squagliano da casa non appena possibile.

divertirsi in spiaggia a Finale Ligure

La sopravvivenza della coscienza di sé dopo la morte

Al momento di scrivere il titolo di questo post avevo pensato di mettere il sottotitolo “Quando si capisce che tra scettici e credenti non ci può essere incontro”… capirete il perché 🙂

Qualche tempo fa’ lessi un interessante articolo riguardante gli esperimenti che Sam Parnia, primario di Terapia Intensiva allo Stony Brook University Hospital di New York (quindi non stiamo parlando di un hippy new age :-D), stava conducendo per capire se la coscienza continuava dopo la morte. Il suo interesse nacque dall’osservazione del noto fenomeno chiamato “Near Death Experience”, ovvero dal fatto che una percentuale compresa tra il 10 e il 20% dei pazienti che, in seguito ad attacco cardiaco o altra causa di morte imminente, vengono salvati all’ultimo istante – o tecnicamente perfino dopo l’ultimo istante, cioé quando ne è stata decretata la morte clinica – riportano di aver continuato ad essere coscienti, con visioni o altre forme di percezione (suoni, odori, …), quando in teoria, secondo la scienza, il loro cervello era troppo compromesso per permettere tale stato di coscienza.

I fenomeni NDE, conosciuti in particolare per la visione del famoso tunnel con una luce e un calore meravigliosi e rassicuranti al termine dello stesso, spesso con parenti o altre entità che accolgono e accompagnano in quella che sembra essere l’inizio di una nuova esistenza, sono conosciuti e discussi ormai da decenni (in realtà da migliaia di anni, ma limitiamoci all’epoca moderna) e le teorie che dovrebbero spiegarle sono varie e molto controverse: i credenti parlano, ovviamente, di testimonianze di una vita dopo la morte, gli scettici di fenomeni legati ad allucinazioni del cervello dovute ad essenza di ossigeno o al rilascio di particolari sostanze da parte del corpo umano aventi lo scopo di… addolcire la pillola. Da entrambi i lati ci sono state repliche e contro-repliche tendenti a smontare le teorie contrarie.

Sam Parnia si imbatté, nel suo lavoro, in questi racconti dei suoi pazienti e, incuriosito, iniziò a cercare una spiegazione scientifica. Prima di tutto verificò che la percentuale dei casi non era trascurabile, ovvero non si trattava di casi isolati, e che non riguardavano tutti i pazienti “riportati in vita”, cosa importante poiché escludeva potenzialmente le cause biologiche quale l’assenza di ossigeno (leggi: tutti avrebbero dovuto avere la stessa esperienza, e non solo una bassa – ma sensibile – percentuale di essi).

Tuttavia l’ipotesi allucinazione restava in carica ma non sembrava spiegare tutti i casi. Infatti alcuni pazienti riportavano in maniera dettagliata cosa accadeva attorno a loro – o addirittura in altre stanze o luoghi – in quei momenti di “pre-morte”, di solito da prospettive diverse, come guardassero dall’alto della stanza o – ancora più strano – da un luogo non precisato, ovvero da tutti i luoghi contemporaneamente, come fossero liberi da vincoli spaziali.

Anche per questi casi comunque gli scettici avevano una loro spiegazione: il cervello non era stato completamente “spento” in quei momenti, almeno non in tutti, ed aveva recepito qualche parola o altra sensazione che gli aveva permesso di ricostruire a livello inconscio una visione di cosa stesse succedendo. O addirittura era successo lo stesso ascoltando pezzi di racconto o frasi concitate di medici, infermieri e famigliari, dopo essersi risvegliato…

Per smentire l’ipotesi allucinazione o ricostruzione mentale, Sam Parnia ebbe l’idea di installare alcuni pannelli con disegni in punti della camera non visibili dal letto del paziente, in modo da verificare poi se esso fosse stato in grado di vederli in modo… diverso, ovvero fuori dal proprio corpo. Al momento, da quel che so, le sue dichiarazioni sono che tali pannelli non sono stati visti, ma che eppure diversi casi di testimonianze troppo dettagliate per essere allucinazioni o ricostruzioni mentali sono stati riportati. Già qua, sia gli scettici che i credenti hanno cantato vittoria (in un momento così travagliato come quello del trapasso, non è poi così strano che l’attenzione cosciente non si rivolga a dei disegni su alcuni pannelli di controllo piuttosto che a ben altri avvenimenti come lo strazio dei parenti o la concitazione di medici e infermieri).

E’ da poco uscito un nuovo libro di Sam Parnia – non credo ancora tradotto in italiano – intitolato Erasing Death (cancellare la morte). Questo libro non si occupa però di cosa c’è dopo o se un dopo c’è, ma affronta solo il tema del momento della morte da un rigoroso punto di vista scientifico. Sostanzialmente Sam Parnia ha verificato che molte cellule del corpo umano continuano a vivere anche parecchie ore dopo che è stata dichiarata la morte clinica del paziente e questo permette, con tecniche di raffreddamento particolari, tese a ridurre al minimo il rischio di danni fisici e cerebrali, di riportare in vita il paziente molto più avanti di quanto ritenuto dalla scienza fino a poco tempo fa’. Non a caso i pronto soccorso americani hanno già oggi circa il doppio di percentuale di successo di rianimazione di pazienti colti da infarto rispetto agli omologhi tedeschi o inglesi, e Sam Parnia “semplicemente” cerca con questo libro di dare indicazioni su come salvare ancora più vite umane, senza addentrarsi in “terreni minati”.

Secondo lui la morte non è un processo istantaneo come a lungo si è creduto, ma un processo che dura diverse ore. E quando è possibile riportare in vita il corpo di chi era dichiarato morto, la coscienza… ritorna anch’essa.

Su questo punto si accentra la nuova diatriba tra scettici e credenti. Basta fare un giretto per siti e forum per trovare punti di vista sorprendentemente opposti: gli scettici enfaticamente dicono “Finalmente Parnia ha dimostrato che le NDE sono semplicemente dovute al fatto che le cellule cerebrali non sono ancora morte!”, i credenti “… che la coscienza non si estingue con la morte: essa è ancora viva e, eventualmente, rientra nel corpo se questo viene riportato in vita”.

Sam Parnia, per ovvi motivi, si mantiene cauto riportando solo i dati raccolti riguardanti l’effettivo momento della morte, evitando conclusioni sul fatto che un “dopo” esista o meno. L’unica dichiarazione a cui si è lasciato andare è: «Cosa succede quando il cuore smette di battere? Esternamente è come se la mente, ciò che chiamiamo io o anima, svanisse. Però è lì. Quanto a lungo continui, non lo so. Ma so che, almeno per qualche ora, il periodo di tempo che impieghiamo per riportare indietro una persona, la coscienza di sé continua a esistere».

Nonostante Sam Parnia abbia finito per ricevere critiche da una parte e dall’altra, credo che il suo operato sia – almeno fino a questo momento – un fulgido esempio di come si dovrebbe muovere ed esprimere uno scienziato: senza preclusioni né proclami. Senza esprimere conclusioni a cui non è giunto. Lui sa fin dove è arrivato e cosa può dimostrare. Non afferma, ne nega, ciò che resta fuori dalla sua portata. Anche se magari una sua idea ce l’ha.

P.S. (e O.T.): colgo l’occasione per fare gli auguroni a Julius che in questo periodo compie 5 anni! 😛 Eccolo qua, il ciccionetto, che se la dormiva ieri sera sulla mensola sopra il calorifero 😉

Beyond the Scole Experiment, domande e risposte

Continuando a cercare aggiornamenti sul tema del post precedente, ovvero sugli esperimenti del “Gruppo di Scole”, ho trovato che esiste un gruppo, a grandi linee

formato dagli stessi componenti del precedente, che ha ripreso il lavoro, è il “Gruppo di Norfolk” che ha creato anche una pagina facebook che si chiama “Beyond The Scole Experiment” e che trovate qua: https://www.facebook.com/beyondthescoleexperiment?ref=stream

Nella pagina trovate descritta la nuova procedura di sperimentazione che, secondo i componenti del gruppo, è stata suggerita dai “contatti” delle altre dimensioni. Si tratta di fotografie scattate ad un cristallo sotteso ad una luce con una determinata angolatura,

nella quali compaiono volti umani e non umani.

Dovreste trovarne qualche esempio nel corso del post. Dico “dovreste” perché non so se, essendo linkate a facebook, riuscirete a vederle senza essere ad esso connessi.

Ahimé, io non sono un gran fan di facebook, così ho fatto parecchio casino per riuscire a porre qualche semplice domanda, ma alla fine ci sono riuscito ottenendo le risposte di Grant Solomon, co-autore del libro del post precedente.

Nel seguito trovate la versione inglese e la mia traduzione in italiano.

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Wolfghost

Hi there! 🙂 I read your book in Italian language (the title is “Le prove scientifiche della vita dopo la morte”) and saw the relevant documentary of “the afterlife investigations” series. I also published a post on your job: http://www.wolfghost.com/2013/04/07/le-prove-scientifiche-della-vita-dopo-la-morte-il-gruppo-di-scole/ … Unfortunately it is in Italian 😉

I discovered you were continuing your job in another group only after the post publishing; I was really happy for that!

I have some questions for you:

1) Also in the new “Norfolk group” there are some people acting as mediums, right? Have you ever obtained any result without any medium?

2) Why do spirits or other-dimension entities find often easier to show images through crystals, mirrors, films, radio or video equipment rather than, let’s say, explicitely?

3) What do you think about “orbs” phenomena? Do you think at least some of the orbs can be tied to spirits or “entities”? I ask this because Orbs are the only phenomena we (my wife and I) got up to now (not through photo images but through infrared cameras).

4) In the end of your book, it was written that the sudden stop of Scole experiments avoided you to state definitely if the achieved phenomenas were due to afterlife’s spirits or rather to medium extraordinary mind capacities. Have you achieved any further results to solve this dilemma?

5 – and last) Does anyone know if there is any group in Italy following similar experiments?

Thank you for your attention and for all your important job!

Francesco

Beyond The Scole Experiment

Hi Francesco,

Thanks for your comments.

My name is Grant Solomon, co-author of the book, ‘The Scole Experiment: Scientific Evidence for Life After Death’ which you refer to (i.e. the Italian language version) in your comments.

I will try to answer your questions.

1) All the phenomena that occurred during The Sco

le Experiment appeared to require the presence of two mediums, a married couple, Alan Bennett and Diana Bennett. They are the two mediums who are now carrying on the new work in The Norfolk Experiment. Alan and Diana were ‘inspired’ to set up the Crystal Photographic Experiments in 2005 and we reported on their early results, with new images, in the updated 2006 version of our book. So, the ‘Norfolk Group’ is four people: Alan and Diana Bennett plus the two authors of The Scole Experiment book, Jane Solomon and Grant Solomon. Lots of people who are experienced in physical mediumship say that to have one or more mediums seems to be required for phenomena to occur. Many also say that it is possible to develop the skills/talents of mediumship by practice so that people who start experiments then become mediums.

2) The aim of physical paranormal phenomena experiments is to show everybody that something has happened. To provide physical evidence requires crystal, mirrors, films and the other things you mention. There are plenty of examples of ‘mental’ mediums who provide evidence that ‘communicators’ are communicating but that is a different thing.

3) Orbs are an interesting phenomenon reported by many people but it may be better to ask people with more knowledge than our group.

4) There was a lot of material in the book, ‘The Scole Experiment’, and also in the scholarly ‘Scole Report’ – written by the scientists who attended Scole sessions – in which many of the the ‘communicators’ tried to provide evidence that they had once lived a life on Earth, died, and found themselves in ‘another place’ or ‘realm of existence’. It is for readers to decide how good that evidence in the book and in the report is. A very interesting part of the Scole experiments for our new Norfolk Group is that many of the communicators said they had not had a life on Earth. They are alive now, in another dimension or realm of existence. The Norfolk Experiment is in part concerned with opening up communication channels for these communicators as well as those who say they once lived a life on Earth. Some readers may decide that the evidence shows that both your suggestions (and more) are involved. In other words, the experimental results seem to indicate that the mediums have extraordinary mind capacities (that all of us may have if we can tap into them) AND that communicators who are experiencing an ‘afterlife’ are producing the phenomena AND that communicators who are in ‘other realms’ of time and space are producing the phenomena. Some readers may find it interesting to remember that, during The Scole Experiment, there were a number of examples where the ‘afterlife’ team seemed to be working WITH the ‘other realms’ team to produce the phenomena.

5) Perhaps readers of this Facebook Page could contact you in regard to other groups in Italy?

You may like to view the crystal photographic experiment image we’re going to upload today, 13 April 2013, and some of the other images previously uploaded, to see if you agree that some of the communicators appear to of ‘non-human’ appearance.

Hope that helps and kind regards,

Grant Solomon

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Traduzione

Wolfghost

Ciao a tutti! 🙂 Ho letto il vostro libro in lingua italiana (il titolo è “Le prove scientifiche della vita dopo la morte”) e visto il relativo documentario della serie “The afterlife investigations”. Ho anche pubblicato un post sul vostro lavoro: http://www.wolfghost.com/2013/04/07/le-prove-scientifiche-della-vita-dopo-la-morte-il-gruppo-di-scole/ … Sfortunatamente è in italiano 😉

Ho scoperto che stavate continuando il vostro lavoro in un altro gruppo solo dopo aver pubblicato il post; sono stato davvero contento per questo!

Ho alcune domande per voi:

1) Anche nel “Gruppo di Norfolk” ci sono alcune persone che agiscono da medium, vero? Avete mai ottenuto risultati senza alcun medium?

2) Perché gli spiriti o le entità di altre dimensioni trovano che sia spesso più facile mostrare immagini attraverso cristalli, specchi, filmati, trasmissioni radiofoniche o televisive piuttosto che, diciamo, esplicitamente?

3) Cosa pensate a proposito del fenomeno ORBS? Pensate che almeno alcuni degli orbs possono essere legati a spiriti o “entità”? Chiedo questo perché gli orbs sono i soli fenomeni che abbiamo (io e mia moglie) ottenuto fino adesso (non attraverso fotografie ma con videocamere a infrarossi).

4) In chiusura del vostro libro, è scritto che l’improvviso stop degli esperimenti di Scole vi hanno impedito di dire definitivamente se i fenomeni ottenuti erano dovuti a spiriti dell’aldilà o piuttosto a capacità mentali straordinarie dei medium. Avete ottenuto qualche altro risultato per risolvere questo dubbio?

5 – e ultimo) Qualcuno sa se c’è qualche gruppo in Italia che segue esperimenti similari?

Grazie per la vostra attenzione e per il vostro importante lavoro!

Beyond The Scole Experiment

Ciao Francesco,

Grazie per i tuoi commenti.

Mi chiamo Grant Solomon, coautore del libro, “The Scole Experiment: Scientific Evidence for Life After Death” al quale ti riferisci (nella versione italiana) nel tuo commento.

Cercherò di rispondere alle tue domande.

1) Tutti i fenomeni accaduti durante l’esperimento di Scole sembrarono richiedere la presenza di due medium, una coppia sposata, Alan Bennett e Diana Bennett. Sono due medium che adesso stanno portando avanti il lavoro nel nuovo Esperimento di Norfolk. Alan e Diana sono stati “ispirati” a preparare gli esperimenti fotografici con i cristalli nel 2005 e noi abbiamo riportato i loro primi risultati, con nuove immagini, nella versione aggiornata del 2006 del nostro libro. Quindi il “Gruppo di Norfolk” è fatto di quattro persone: Alan e Diana Bennett più i due autori del libro “The Scole Experiment”, Jane Solomon e Grant Solomon. Molta gente che ha esperienza in di medianità fisica dice che avere uno o più medium sembra essere necessario affinché i fenomeni si presentino. Molti anche dicono che è possibile sviluppare le conoscenze e i talenti da medium attraverso la pratica così che gente che inizia a sperimentare diventa poi medium.

2) Lo scopo degli esperimenti dei fenomeni paranormali fisici è di dimostrare a tutti che qualcosa è accaduto. Per fornire evidenza fisica sono richiesti cristalli, specchi, filmati e ogni altra cosa che hai menzionato. Ci sono un sacco di esempi di medium “mentali” che danno evidenza che i “comunicatori” stanno comunicando, ma questa è una cosa differente.

3) Gli Orbs sono un fenomeno interessante riportato da tanta gente ma è meglio chiedere a gente che ha più conoscenze di noi.

4) C’è un sacco di material nel libro, “The Scole Experiment”, e anche nel documento “Scole Report” – scritto da scienziati che parteciparono alle sessioni di Scole – in cui molti dei “comunicatori” cercarono di dare evidenza di aver vissuto una vita sulla terra, di essere morti, e di essersi ritrovati in un “altro posto” o “regni di esistenza”. Sta ai lettori decidere quanto buona sia l’evidenza riportata nel libro e nel report. Una parte molto interessante degli esperimenti di Scole per il nostro nuovo Gruppo di Norfolk è che molti dei comunicatori dicono di non aver avuto una esistenza sulla terra. Essi vivono adesso, in un’altra dimensione o regno di esistenza. L’esperimento di Norfolk in parte riguarda l’apertura di canali di comunicazione per questi comunicatori così come per quelli che dicono che una volta vivevano sulla Terra. Alcuni lettori possono decidere che l’evidenza mostra che tutti i tuoi suggerimenti (e ancora di più) sono coinvolti. In altre parole, i risultati sperimentali sembrano indicare che i medium hanno straordinarie capacità mentali (che tutti noi magari avremmo se noi sapessimo usarle) E che i comunicatori che stanno vivendo in un’aldilà stanno producendo fenomeni E che comunicatori che sono in “altri regni” di tempo e spazio stanno producendo fenomeni. Alcuni lettori possono trovare interessante che, durante l’esperimento di Scole, c’è stato un buon numero di esempi dove il “team dell’aldilà” sembravano collaborare CON i “team di altri regni” allo scopo di produrre i fenomeni.

5) Forse qualche lettore di questa pagina facebook puoò contattarti a riguardo di altri gruppi in Italia…

Ti potrebbe interessare guardare l’immagine dell’esperimento fotografico sul cristallo che abbiamo intenzione di caricare oggi, 13 Aprile 2013, e alcune delle altre immagini precedentemente caricate, per vedere se sei d’accordo che alcuni dei comunicatori appaiono avere apparenza “non umana”.

Spero che queste risposte aiutino, cordiali saluti,

Grant Solomon

 

Le prove scientifiche della vita dopo la morte – Il gruppo di Scole

Con questo titolo impegnativo inizia il libro-documentario di Grant e Jane Solomon sul lavoro del gruppo di Scole: persone, tra cui due medium, che si sono date appuntamento due volte la settimana per cinque anni nella cittadina inglese di Scole con lo scopo di provare, davanti a testimoni e scienziati, che la nostra coscienza sopravvive alla morte fisica. Il lavoro venne svolto prevalentemente nella cantina, adattata a prova di luce, di una di queste persone, ma non solo lì, anche a casa di ospiti scettici che volevano evitare il più possibile il rischio di frodi.

I medium contattavano, o meglio venivano contattati, da un gruppo di entità di altre dimensioni – non solo “trapassati” – che avevano anche essi l’obiettivo di dimostrare agli esseri umani ancora incarnati che la morte fisica è solo un passaggio. Anche tra di esse c’erano alcuni scienziati, persone che da vive erano state tali e che, in qualche modo, avevano conservato la curiosità, le conoscenze e lo spirito per tentare di aiutare gli esperti dello… “aldiquà”, chiamiamolo così, ad ottenere prove che non potessero essere messe in dubbio perfino dallo scettico più incallito.

Le prove furono le “solite” testimonianze di defunti ai loro cari – cose che solo loro avrebbero potuto sapere – ma anche apporti (ovvero oggetti fisici apparsi – e rimasti – nella stanza durante le sedute), “voci dirette” (che non arrivano dai medium ma da punti della stanza dove non ci sono persone), luci”intelligenti” fluttuanti per la sala (intelligenti perché “rispondevano” a ciò che veniva loro chiesto), immagini e frasi impresse su pellicole fotografiche sigillate, immagini apparse su video, registrazioni audio… e probabilmente dimentico qualcosa 🙂

Esiste anche un film documentario su questi avvenimenti che includo in chiusura di questo post. Sfortunatamente è in inglese, però è un inglese molto “pulito”: se ne masticate anche solo un poco dovreste riuscire a comprenderlo.

Devo dire che il lavoro svolto da questo gruppo e le prove da esso portate sono molto convincenti, anche se, va da sé, un conto è leggerne il libro-testimonianza o vedere il film ad esso dedicato (che riporta tra l’altro anche l’incontro tra il gruppo di Scole e un noto medium italiano – Marcello Bacci – che usava soprattutto la metafonia diretta, ovvero l’ascolto di voci di defunti provenienti da una vecchia radio) un altro deve essere stato presenziare ai loro esperimenti. E’ sempre molto difficile credere, magari cambiando le proprie convinzioni, ad argomenti delicati e di fondamentale importanza come questo solo grazie a racconti di terzi.

Personalmente l’unica cosa che ho ottenuto è la visione di qualche cosiddetto “orbs” tramite l’uso di telecamere ad infrarossi. Gli “orbs” sono luci statiche che compaiono sulle foto di camere digitali – ovviamente in punti dove non dovrebbero esserci – ma anche luci, seguite o meno da scie, che passano davanti a telecamere agli infrarossi in uno stato di oscurità più o meno spinta. Ovviamente l’interpretazione di cosa siano davvero gli Orbs cambia da persona a persona e da esperto ad esperto. Gli scettici le bollano come riflessi o pulviscolo, o addirittura come malfunzionamenti della circuiteria delle telecamere. Io non posso dire cosa siano, ma escludo che siano sempre riflessi o pulviscolo, poiché a volte si muovono sullo schermo con moto irregolare, cambiando spesso direzione, in un modo che esclude polvere e riflessi nelle condizioni in cui le ho osservate. Sul possibile malfunzionamento, bé, mi domando se sia possibile che tutti coloro a cui accadono di vedere cose come queste abbiano problemi con le loro apparecchiature 🙂 Ma chissà… Tuttavia, ripeto, mi guardo bene dal gridare “all’entità” per questo, è troppo poco, ed altro non ho ottenuto, anche se, a dire il vero, ho provato troppo raramente e non faccio attualmente testo. Se siete interessati a saperne di più sugli orbs, anche l’amica di blog Demetrablu ne ha parlato nel suo blog qualche tempo fa, ecco il suo articolo: Orbs a casa mia. Tra l’altro, se leggete tra i commenti, troverete che ero piuttosto scettico, pur lasciando – sempre – la “porta aperta”.

Tornando e concludendo sul gruppo di Scole, ciò che mi ha lasciato perplesso è stato il modo – frettoloso – con cui si conclusero, mi pare nel ’99, gli esperimenti. Ufficialmente furono le entità delle altre dimensioni a chiederlo perché, a loro dire (a mezzo medium), un’altra entità – dal futuro – aveva trovato il modo di inserirsi nella “porta” tra le dimensioni che era stata aperta, e ciò poteva essere molto pericoloso. Di fatto, tutto venne bruscamente interrotto. Una persona scettica potrebbe pensare che… forse le attività erano ormai così di dominio pubblico da richiamare attenzioni così alte da rischiare che qualcosa che non doveva essere visto venisse scoperto. Peccato, perché fino a quel punto il lavoro prometteva davvero bene…

Al di là di credere o meno, di essere o meno interessati, una cosa mi lascia perplesso: le presunte prove sono davvero tante e piuttosto difficili da smontare; come mai l’eco di questi esperimenti è stato così basso? Come mai quasi nessuno ne ha parlato? Sono cose che comunque avrebbero per lo meno meritato ben’altra attenzione, invece sono passate in sordina. E non è la prima volta che capita. Davvero la maggior parte della gente non è interessata e preferisce guardare “Il Grande Fratello” (con tutto il rispetto per chi lo guarda, eh!)? Forse si ha timore di passare per sciocchi creduloni anche solo a parlarne? O forse ci sono interessi a che tutto questo passi il più possibile inosservato?

Vi lascio al film. Per chi è interessato e vuole sfidare l’inglese… buona visione! 🙂

In fondo siamo sempre gli stessi :-)

Grazie ad un interessante scambio con Dupont, la mia mente è riandata ad un tema che ciclicamente si riaffaccia nella mia testa: il fatto che, in fondo, la nostra essenza non cambia poi molto nel passare del tempo. Questo è ciò che ho commentato sul suo blog:

[…] sento spesso persone anche molto anziane che sostengono che, seppure il loro corpo sia ormai logoro, la loro mente è – almeno a tratti – come quella di quando erano giovani. E io ricordo anche il contrario: in fondo la mia “essenza” da bambino non era poi tanto diversa da quella di adesso; certo, è cambiata la parte logica, arricchita dall’esperienza, ma il nocciolo è più o meno quello. Ecco… questo aspetto è uno di quelli che mi mette il dubbio su credenze come la reincarnazione, poiché sembriamo fatti di qualcosa che – materia a parte – alla fine non aggiunge tanto in una singola vita, eppure sembra partire già ricco di per sé…

Cambia – ahimé – il corpo, aumentano gli acciacchi, magari si inizia ad essere anche molto stanchi, ma allorché ci si riesce ad astrarre un attimo dalle proprie costrizioni, ecco che si ritrova quel nocciolo di noi che, in fondo, è sempre lì, e lì è sempre stato. Certo, a volte è difficile e può non essere evidente perché ci si può sentire anche svuotati mentalmente, e allora si pensa “bé, ma trent’anni fa’ non ero mentalmente così”, ma riflettendoci bene di solito questo accade perché vi sono influenze negative quali preoccupazioni, frustrazioni, malesseri, per arrivare a malanni organici. Quando si riesce a ritrovare serenità, allora si compie il miracolo di ritrovare sé stessi la’ dove lo si era lasciato, ovvero sempre dentro di noi.

E più o meno è sempre uguale.

Vuole questo dire che allora davvero la nostra è un’anima immortale che semplicemente sta facendo un viaggio all’interno di quell’involucro che è il corpo?

Ovviamente non può essere una certezza, forse è solo una speranza, ma c’è comunque qualcosa che parrebbe indicarlo…

Acquari e… carattere :-D

Aggiornamento: come da richiesta, ho aggiunto all’immagine i nomi dei pesci 😀

Bene, con l’introduzione dei pesci non da fondo, l’acquario può dirsi completato 🙂

In totale i suoi abitanti sono adesso 13 (14 con la lumachina, per i più superstiziosi :-D):

(immagini da Internet)

Ovviamente mi sono già tirato dietro l’ira di alcuni esperti che sostengono che l’acquario (90 litri) è troppo piccolo, soprattutto per gli scalari, ma non tutti la pensano così, anche in questo campo ci sono pareri molto discordanti…

Comunque il tema del post si riferisce al fatto che perfino questi piccoletti hanno ognuno la propria indole che differesce, a volte grandemente, perfino tra pesci della stessa identica specie.

Ad esempio, i Trichogaster (tipo quello in foto) sono pesci conosciuti per essere tranquilli e facilmente gestibili, ma uno dei nostri si è rivelato, almeno per ora, un “seccaballe” (definizione cara alla nonna 92enne di Lady Wolf :-D) al punto che a volte è lui a prendersela con i molto più temuti (di fama) Scalari, anche se a dire il vero la sua vittima preferita è l’altro Trichogaster che insegue e “becca” spesso e volentieri 😦

Al di là che spero che c’entri, almeno in parte, la fase di ambientamento (già ieri sembrava più tranquillo), questo mi fa pensare a come siamo portati a catalogare per indole e carattere persone e animali quando, perfino in creature cerebralmente molto più semplici di noi (credo :-D), è evidente che l’individualità rende difficilmente predicibile i comportamenti altrui…

Addio Up! :-(

“Addio…  :…(”

Con questo toccante MMS (foto a lato) Lady Wolf ha salutato uno dei nostri primi quattro pesciolini dell’acquario ad arrivare… e il primo ad andarsene 😦 Ho tirato fuori dall’acqua il cadaverino appoggiato sul fondo della vasca ieri sera 😦

Adesso il povero Clean (il morto e’ Up) e’ rimasto solo e temiamo non ce la faccia neanche lui. Questi sono infatti pesci pulitori (si mangiano soprattutto le alghe) da branco, sono timidi e delicati e da soli si deprimono 😦 Se tutto va bene, ovvero se sopravvive, sabato gli prenderemo almeno un paio di amichetti.

Il sospetto e’ che, anche se va detto che questi pesciolini (Otocinclus affinis) sono delicati di loro, la presenza dei gatti – visibilmente eccitati per la nuova vita comparsa nell’acquario dopo mesi di sole piante – il povero Up sia stato un po’ stressato dai loro attacchi…

Questa a lato e’ Numa, che e’ stata la prima ad accorgersi della presenza dei pesciolini ed e’ rimasta a osservarli (si fa per dire) per ore, probabilmente anche la notte, visto che al mattino appariva stravolta.

Poi, con 24 ore di ritardo, si e’ accorto dei nuovi ospiti anche Julius e si e’ ripetuta la stessa “performance”. Julius e’ meno… insistente, tuttavia, essendo molto piu’ pesante e grosso, probabilmente e’ molto piu’ visibile per i poveri pesciolotti.

Sissi per fortuna e’ un po’ fuori dai giochi, forse non le interessano o forse non se ne e’ neppure accorta. Come sapete la sua vita si svolge prevalentemente sul divano di casa 😀

Comunque col passare dei giorni i gatti sembrano via via abituarsi ed essere meno “presenti”. Certo… non oso pensare a quando arriveranno pesci piu’ grandi e colorati, ma insomma… non credo siamo gli unici possessori di pesci e gatti 😀

Spick e Span, coppia di Corydoras, sembrano essere meno sensibili alla incombente presenza dei gatti e appaiono ambientarsi sempre di piu’… Speriamo bene 🙂

… intanto questa mi e’ appena arrivata da Lady Wolf con il messaggio “Non possiamo farcela… :-(” 😛