Serenità, visibility e antica saggezza

i-chingUn capo è al suo meglio quando la gente appena si accorge che esiste. Non tanto bene quando la gente gli obbedisce e lo acclama. Peggio quando lo disprezzano. Ma con un buon capo, che parla poco, quando il suo lavoro è compiuto e i suoi scopi realizzati, diranno: “L’abbiamo fatto da soli.”

“La regola celeste, 49.” – Lao-Tzu (604 a.C. – 531 a.C.), filosofo Cinese e fondatore del Taoismo

Certo in un mondo come quello di oggi, dove domina il concetto di visibility, del mettersi in mostra ad ogni costo, di “anche male, purché se ne parli”, sentenze come queste suonano un po’ anacronistiche, non è vero? 😐 D’altronde tutta la nostra società si basa sulla differenza tra “profilo alto” e “profilo basso”, tra stress e pace, vivere per lavorare o lavorare per vivere. Molti di noi diranno “ah, quanto è vero! Quanto siamo stufi di gente che cerca solo di mettersi in mostra! Di un sistema dove l’unico modo per essere sicuri è quello di risultare indispensabili”. Eppure molti di noi, in un modo o nell’altro, nel lavoro piuttosto che negli hobby, mettono nel mettersi in mostra una buona fetta della propria ragione di vita 😐 Si dice che cerchiamo solo di realizzarci, di esprimere noi stessi, ma è davvero così? Davvero agiamo così, cercando di primeggiare nel nostro piccolo, solo per il piacere di farlo, o stiamo in realtà cercando un modo di sentirci importanti, superiori agli altri? 😐 Ed è davvero questo il metodo migliore di vivere? 😐
Forse oggi non è più possibile essere capi nel modo che Lao-Tzu descrive. Non in tutti i settori.
Allora preferisco non esserlo.

In genere ci viene detto che nella vita abbiamo una scelta tra due sole strade: lottare con tutte le nostre forze per arrivare in cima e avere successo, o riunirci all’esercito dei “nessuno”.
Invece esiste una terza via, amico, puoi farti da parte e cominciare ad essere la persona che vuoi essere.
Non sei obbligato a fare il loro gioco: sono gli altri che hanno bisogno di te non tu di loro.

S. Bambaren

serenità

65 pensieri su “Serenità, visibility e antica saggezza

  1. il mio capo (donna)  è del tipo che neanche ci accorgiamo che c'è, in compenso una mia collega , fortunatamente ora ex collega, un disastro , del tipo : so tutto, faccio tutto io, come me non c'è nessuno ecc. ecc. ,  grazie capo che l'hai mandata in un altro ufficio , dove è già ,neanche a dirlo , la prima della classe!

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  2. mi piace la citazione di Bambaren. mai come in questo periodo la sento vera!
    fino a maggio dell'anno scorso ho lavorato con persone per le quali il  concetto visibility era la bibbia… 5 anni così… non dormivo nemmeno più la notte… ero strapippata senza uso di sostanze… e tra l'altro una guerra continua per eventuali e mai arrivati aumenti di stipendio.
    poi me ne sono andata. ora è un ambiente più piccolo, sano, le persone sono persone e vengono valorizzate per il loro lavoro.
    e vuoi sapere una cosa?? i vecchi capi ora mi cercano e offrono cifre che fino a un anno fa nemmeno immaginavo………………
    siamo noi che serviamo a loro… ma a me è andata bene…. non ho dovuto cercare un altro lavoro, sono stata contattata immediatamente….
    chi fa i salti mortali per un lavoro… si adatta… urca se si adatta!!

    oddio… mi stavo rileggendo… spero di essere stata chiara… perchè io non c'ho capito molto di quello che ho scritto….. è la domenica sera…..

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  3. Come ha ragione Barbarem …. 
    D'altra parte un Maestro che ottiene il meglio di che cavolo si deve lamentare… l'intelligenza a volte paga…. mi piace quel abbiamo fatto tutto da soli …. 

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  4. E' ancora vero: il buon capo, il buon governo, sono quelli che quasi non ti accorgi che esistono.
    E, aggiungo, che sbrogliano tutte l grane che gli arrivano senza farle cascare addosso ai sottoposti.
    Ad esempio sai che in una scuola c'è un dirigente bravo quando, a domanda "Com'è il/la preside?" il collega ci pensa un attimo e poi dice "…mah, … normale".

    (Sì, al momento il mio dirigente è visibilissimo. E starnazza che nemmeno un branco di oche al Campidoglio quando arrivavano i nemici)

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  5. Flettiti e resterai integro,
    piegati e ti raddrizzerai,
    svuotati e sarai colmato,
    consumati e ti rinnoverai,
    abbi poco e riceverai molto,
    avendo molto sarai confuso.
    Perciò il saggio abbraccia l'Uno
    ed è di esempio al mondo.
    Non si mette in mostra e perciò risplende,
    non si giustifica e perciò viene riconosciuto,
    non si vanta e perciò emerge,
    non si identifica con le sue opere e perciò dura.
    E' perché non compete
    che nessuno può competere con lui.
     (Lao-Tzu, La regola celeste)

    Diciamo che l'ho sempre pensata così anche quando persino ignoravo l'esistenza della "regola celeste"…..mi accorgo però che ,spesso,in alcuni settori ,certamente nel lavoro, il diaframma fra visibilità a tutti i costi e necessità di una visibilità può essere molto sottile,per cui,se ad una persona non piace mettersi in mostra,il prezzo da pagare,in termini lavorativi (o sarebbe più esatto dire  non-lavorativi ) può essere altissimo.

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  6. x Divinacallas: eheheh che fortuna le sue nuove colleghe, eh?

    x LaLupa: sei stata chiarissima E' vero, è una strapippata. Pochi dopo un po' ci credono, la maggioranza fa finta di crederci, ma dentro di se sa bene che si sta adattando, sta solo fingendo. A volte, quando ancora non si ha alternative, è necessario fare così, ma pesa… Non è così?

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  7. x Zeroschemi: oh… che bello leggere l'entusiasmo della tua testimonianza Grazie

    x Jouy: vero. Io non disprezzo il "gioco di squadra", ma quando ha senso e quando è "alla pari". Non quando solo qualcuno ci guadagna mentre molti si beccano una pacca sulla spalla… e spesso nemmeno quella

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  8. x Murasaki: ahahah conosco il tipo! Vero, dovrebbe essere come dici te, e probabilmente in un certo genere di impiego e di aziende puo' essere ancora vero. In altre, private e che fanno della competitività l'unico motivo di esistere, è difficile che cio' possa verificarsi. Va avanti solo chi… starnazza

    x Orchis: esatto, perfetto… Il tuo riassunto è proprio il fulcro della faccenda Leggi anche il mio commento precedente a Murasaki

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  9. io non mi sento per nulla un capo… però di contro anche quelli che vogliono fare i capi con me non li sento per niente tali.
    cerco di capire dov'è il bene e nel mio piccolo mi muovo verso quello, sicuramente non perchè me lo dice un capo o altro.
     sì, lavorativamente ci ho rimesso molto ma quello che mi mettevano davanti prospettandomi carriera e vita facile se avessi scelto quella linea di pensiero, nell'anima mi avrebbe ucciso… e a me piace sentirmi viva 

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  10. Lupo …. un Capo intelligente allontana diplomaticamente i ruffiani/ne. 
    Da tener conto che lui stesso, il Capo, a volte sta a quel posto perchè ruffiano. Insomma se al serpentello fai notare che c'è una punta di codino appetibile lui se la morde. Non ho mai cercato di far le scarpe a nessuno, può darsi che qualcuno ABBIA cercato di farmele …. prevenivo sempre e ci uscivo alla grande. Un esempio?

    concorso interno, unica persona in regola per vincerlo anche se potevano accedere alla selezione altri. Venuta a conoscenza di un "calcetto" pronto per una collega di fuori, sai cosa ho fatto? Sono andata dalla signorina e le ho detto

    So che parteciperai al concorso.Stai tranquilla lo vincerai di certo perchè io non ho intenzione di presentarmi.

    Così fu …. dopo un annetto dovettero trasferirla a causa dei danni che nessuno, manco il mediano destro, poteva coprire.

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  11. quoto l'anacronismo del detto cinese,ormai è un correre "a chi può far meglio e di più"sappiano o non sappiano fare…!
    triste realtà,ma vera……!
    un abbraccio.^^
    giulia*

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  12. Grande!!! Bisogna essere qualcuno a tutti i costi, questo è l'imperativo e questo mi hanno fatto credere per tanto tempo, voler primeggiare, anche sacrificarsi pur di apparire o essere utile, l'importante è far parlare di sè, ora c'è anche la ricchezza ed il successo che divide…ma se ci ascoltiamo o leggiamo dentro di noi tutto questo sentiamo che è falso. E' difficile non essere trascinati, anche perchè capita. come  è capitato a me, di essere considerata "strana" . Però ho sempre detto ai miei figli che non conta il successo, la ricchezza, la fama, ma solo l'essere felici e in pace con se stessi, di cercare di essere quello che si sentono di essere. E' chiaro che in un mondo così come il nostro ed anche con l'educazione che ci portiano dietro questo non è semplice, però già è abbastanza il cercare di ascoltarsi e rimanere coerenti.  Bellissimo quello che hai scritto, fà riflettere e questo è molto importante, un carissimo saluto   Fulvia

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  13. Essendomi sempre comportato come insegna Lao-Tzu e avendo seguito la terza strada, mi trovo a guadagnare la metà di quello che guadagnano gli altri, che hanno seguito altre strade. Ho l’impressione che in Italia il Tao non ci faciliti la vita. Qui da noi il successo è lotta, sopraffazione e spesso imbroglio: non darà la felicità, né la serenità, ma il benessere certamente sì.

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  14. x Ivy: il tuo e' un bel modo di pensare; certo, oggi conta anche sapersi vendere… ma solo se uno e' disposto a pagare un determinato prezzo in fatto di "umanità"…

    x Jouy: be', a volte i capi intelligenti si servono dei ruffiani, senza pero' premiarli, cosa che farebbe molto alterare chi ruffiano non lo e'.
    Grazie per il gustoso aneddoto

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  15. x Giulia: esatto, a meno di scegliere un basso profilo che ti… permette di meno ma ti offre di piu' (in termini di serenita' e umanita' ).
    Abbraccio!

    x Fulvia: be', io credo che sia una cosa che si capisce con il trascorrere del tempo, con l'esperienza e, ahime', l'eta' Mi sa che c'e' qualcosa di davvero fisiologico, forse non vedrei nemmeno bene un giovane che lo capisse troppo presto…

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  16. Un capo è al suo meglio quando la gente appena si accorge che esiste. 
    Non mi sembra una frase corretta, nel senso che forse la gente non è pienamente consapevole di stare perseguendo un certo obiettivo perché si trova in sintonia con il capo. Poi anche la conclusione "L'abbiamo fatto da soli" questo dovrebbe appagare anche il capo? E il suo giusto e meritato riconoscimento quando avviene? Solo dentro di lui. Non mi sembra sufficiente… Sono invece completamente d'accordo sull'esistenza della terza via.

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  17. sulla prima parte mi permetto di aggiungere in causa quel sentimento di "senstirsi migliori" ( e non solo legato alla visibilità) che viene esaltato in un capo, almeno in Italia. E' come se la persona che è in alto è tale solo se può far sentire inferiori gli altri e chi non si sente effettivamente inferiore ecco che viene "emarginato". . . . tutte le mie esperienze raccontano di questo! spero TANTO  ma dico TANTO di essere smentito un giorno. 

    sul fatto che abbiamo tre scelte non saprei, le prime due le comprendo perchè come te le vivo quotidianamente … sulla terza ci sarebbe da "approfondire"…

    ma apparte tutto come sta andando la ricerca di lavoro caro wolf ?

    un saluto
    Isaac 

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  18. x Violetta: mi piace trovare voci "fuori dal coro", si ha più da "scambiare" con queste che con le altre
    Vedi, è vero quel che dici, ma allorché il capo ha bisogno di "farsi sentire" perché cio' avvenga, allora c'è già qualcosa che non sta funzionando IL miglior risultato si ottiene infatti quando, facendo le cose per bene, con una corretta trasmissione delle informazioni e la capacità di creare un ambiente che sia di sprone già di per se stesso, non c'è bisogno di intervenire.
    Di nuovo, il buon capo è auto-referente, sa quando lavora bene, non gli servono riconoscimenti (o biasimi) altrui.
    Chiaro che questa figura è una capo ideale, e forse un po'… ultraterreno Ma lo scritto non è infatti del primo arrivato, Lao-Tzu fu uno dei "filosofi" più apprezzati dell'estremo oriente… e non solo

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  19. x Isaac: eheheh vero, caro Isaac Ed anche quando non è così, bisogna capirne il motivo: conosco molti manager che amano fare grandi "comizi" all'americana, peccato che ad un buon ascoltatore pare subito evidente che essi stanno in realtà dicendo quello che sanno essere apprezzato, piuttosto di cio' che è vero. In realtà cercano solo consenso o, peggio, cercano di indorare la pillola per… farla ingoiare meglio e di sorpresa
    Il lavoro… al momento aspetto, si tratta di avere qualche settimana di pazienza…
    Un salutone

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  20. "…Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare, l'autorità riposa, prima di tutto, sulla ragione. Se tu ordini al tuo popolo di andare a gettarsi in mare, farà la rivoluzione. Ho il diritto di esigere l'ubbidienza perché i miei ordini sono ragionevoli"
    Il piccolo principe – Antoine de Saint-Exupéry

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  21. ..interessante la tua riflessione,  interessante come le altre del resto. Come tutto ciò che sappiamo e ri-diciamo da sempre, eppure a volte dirlo un poco più lentamente fermandosi pure a prenderlo in considerazione beh sembra che "la cosa" muti….

    Io credo che non sia abbiamo "solo" due o tre scelte, ma se ne hanno diverse ogni volta che ti trovi di fronte al momento di "scegliere"… poi ci sono situazioni in cui non ti è data possibilità…però ti è concesso il modo di approciarti a quella scelta. Ok…che il capo ha sempre ragione, ma io posso dentro di me trovare via per ovviare a questa clava sopra la capoccia…

    la positività innata dell'individuo è il suo primo mezzo per la salvezza in qualsiasi situazione esso si trovi!!

    …poi si sentono tanti di quei messaggi, lasciano passare tante "indietrologie"… che a farne i conti non basta la calcolatrice algoritmica!!

    ..ci sono modi possibili per venirne fuori, spesso schiacciando qualche interruttore fermando l'immagine innaturale per guardare quella naturale…

    mi son dilungata, azzzzzz
    sorry me!!!!

    baciobacetto…

    moni

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  22. x Violetta: con eccezione di coloro che non si vogliono adeguare a principi "ragionevoli", quando il… proprio regno e' impostato su tali principi, non ritengo sia necessario "esigere" nulla, poiche' i doveri di ciascuno, cosi' come i suoi diritti, sono chiari a tutti
    Un esempio potrebbero esserne le tasse. L'Italia, si sa, ha uno tra i piu' alti tassi d'evasione fiscale del mondo. Cosa viene fatto? Una politica basata sulla repressione della frode fiscale, la quale, lo vediamo tutti, da risultati parziali e piuttosto modesti. In teoria, se invece si fosse impostata la soluzione del problema su una educazione alla coscienza sociale, anziche' sulla repressione, i risultati sarebbero con ogni probabilita' stati molto migliori, cosi' come dimostrano i paesi che una tale politica hanno adottato.
    Tutto al condizionale perche' non abbiamo riprova che cosi' sarebbe davvero Certamente e' piu' facile e immediata una politica repressiva che una educativa che richiederebbe molti anni prima di dare i suoi frutti, forse perfino una o due generazioni. Ma cio' e' proprio frutto di errori commessi nel passato.

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  23. x Moni: in realta' la "terza strada" non e' una vera scelta, e' piuttosto il rifiuto di aderire aprioristicamente ad una delle prime due: io sono me stesso, dunque posso decidere di volta in volta se aderire a cosa mi viene richiesto, se respingerlo in toto, o se "fare del mio meglio" senza compromettere la qualita' del resto della mia vita. Insomma, e' una strada che e' semplicemente la consapevolezza di essere, per quanto possibile, padrone del mio destino Di fatto, non ritengo a priori l'anticonformismo migliore del conformismo.

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  24. E' un discorso molto, molto complesso. In linea di massima, concordo; tuttavia esistono – come sempre, del resto – eccezioni. Che dire, ad esempio, di Mourinho? Chi si sa mettersi in mostra più di lui? Eppure, i risultati parlano chiaro, e non solo quelli. Pochi giorni fa, in un'intervista, Ibra ha detto che per lui avrebbe anche ucciso, tanto sapeva motivarlo.
    C'è poi un'altra questione, legata alla società di oggi, che dà più importanza all'apparire che all'essere.
    Ciò detto, sto con Lao-Tzu!
    Un caro saluto, lupo
    E complimenti per i tuoi post, sempre straordinari 🙂

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  25. Caro amico….decisi di essere me stessa molti anni fa ed ora posso dirti, con assoluta certezza, che è stata la cosa più saggia che abbia mai deciso di fare. Ti lascio un saluto come era solito per me fare quando queste strade mi erano più familiari….ora pochi punti di riferimento ma sempre presenti.
    Giò

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  26. ciao amico mio,
    il tuo post potrebbe perfettamente integrarsi con il mio penultimo, che tu stesso hai commentato e te ne ringrazio.
    tu chiedi, e ti chiedi qual'é il "modo migliore di vivere".
    io ho coniato un motto "vivere in povertà".
    per la carità, non sono di certo io il primo nella storia ad averlo detto. ma vale la pena rammentarlo.
    non è un richiamo ai principi "francescani".
    si può vivere in povertà anche indossando giacca e cravatta, essere dirigenti di azienda o grandi manager pubblici.
    vivere in povertà significa non eccedere le nostre possibilità. significa non farsi èprendere dagli isterismi degli stili di vita dominanti.
    significa accontentarsi di ciò che rientra in quello che sono le nostre dimensioni di vita possibili.
    significa combattere gli sprechi, consapevoli che ciò che consumiamo oggi non lo ritroveremo domani.
    significa non gettare nei rifiuti il cibo che avanza. non lasciare inutilmente le luci accese in casa. significa che quando fai la doccia e ti insaponi, fermi il flusso dell'acqua, salvo poi riattivarlo nella fase di risciacquo.
    significa che fare colazione a casa, piuttosto che al bar, in fondo non è poi così degradante.
    significa preservare la propria salute, innanzitutto per noi stessi, poi anche onde evitare inutili spese sanitarie.
    e, credimi, farancesco. mi fermo qui per ragioni di brevità.
    questa è la chiave per il raggiungimento della reale libertà. libertà dai bisogni. allora si che primeggiamo e ci sentiamo importanti. ed è su questo che possiamo realmente "metterci in mostra".
    e tutto questo non è necessario che ce lo insegni un "capo".
    un caro abbraccio.
    mauro 

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  27. x Anne: assolutamente, cara Anne Infatti, chi piu' di Mourinho fa parte di questa societa' o, forse meglio, la usa a proprio vantaggio? Questo non vuol dire pero' che sia un modello da copiare, dipende sempre da cio' che si vuole divenire. Per usare il… "modello a tre facce" proposto da Bambaren, Mourinho e' uno di quelli che ha scelto di "lottare con tutte le nostre forze per arrivare in cima e avere successo", e in cio' ha avuto indubbiamente successo (se effimero, ovvero legato a qualche anno piuttosto che ad un lungo periodo, si vedra'). Poi ci sara' chi si e' unito "all'esercito dei "nessuno". Cio' che qui si sostiene e' capire cosa si vuole e scegliere consapevolmente se si e' disposti a pagarne il prezzo. Spesso la gente agisce in base a "motivazioni indotte", quasi sempre senza pensare alle possibili alternative che esistono.
    Mourinho e' piaciuto a quelli che sognano, nel loro piccolo, di essere "spocchiosi" come lui (ed esserlo e' un'arte! ). Ma… tu non avresti preferito qualcuno che ottenesse gli stessi risultati senza dover ricorrere alle sceneggiate che ha fatto lui? Davvero non sarebbe stato possibile? Io non penso. Abbiamo avuto allenatori campioni del mondo che erano molto piu' umili (non Lippi forse, eheheh ) e… perfino la Sampdoria ha vinto uno scudetto (miracolo! ) con un allenatore che era l'antitesi di Mourinho (Boskov).
    Un caro saluto

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  28. x Sistercesy: il discorso dei figli e' ovviamente un'altra faccenda Cosi' come ogni cosa che, in coscienza, va fatta Anche se c'e' chi non la fa lo stesso!
    Grazie a te! Un abbraccione

    x Gio': e la tua, cara Gio, e' una testimonianza molto importante e ben accolta!
    E riguardo alla presenza… ogni cosa ha il suo tempo, si sa!

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  29. x Mauro: bravo Mauro, approvo totalmente il tuo splendido commento Anche se qualche barista potrebbe preoccuparsi e risentirsi…
    Un caro abbraccio anche a te

    x Grizabella: eheheh vedo che piace molto anche a te!

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  30. L' ideale sarebbe la terza soluzione ma mai come oggi, viste le acque nelle quali si naviga,dobbiamo adattarci e fare anche tutto da soli…
    Riguardo chi ne fa del primeggiare uno scopo di vita, ho conosciuto solo gente tanto frustrata da aver bisogno di far vedere agli altri che esisteva.
    Certo averli come colleghi o come capi non è certo facile e lì per sopravvivere fai buon viso ….e li lasci stare almeno finchè la pazienza dura  
    Un abbraccione e tanti cari saluti a tutti …truppa compresa.
    Bacio speciale a quel delinquente           

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  31. Wolf caro – questo è il post che condivido più di tutti gli altri e non è un caso se qui sono raggioluminoso … che non è un nome e nemmeno un cognome… E qui mi piace rimanere un po' invisibile … però sono esuberante e … forse mi dovevo scegliere un nick che rieccheggiasse il buio? Ma chissà? Però odio chi sgomita, mi piace la solidarietà – insieme si cresce e soli si muore – questo è il mio pensiero, ma, come dici tu, il fare nel mondo è diverso.

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  32. x Donnaflora: bé, adattarci a fare tutto da soli assomiglia molto alla "terza soluzione", in effetti
    eheheh ok, abbracci per tutti e bacio speciale al delinquente, come comandi!

    x Raggio: essere esuberanti, come dici tu, non ha nulla a che vedere con lo sgomitare ai danni di altri Continua così, cara

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  33. D'accordo: cerchiamo di essere le persone che volgiamo essere. Ma seìiamo sicuri che le persone che siamo o vogliamo essere siano persone che non hanno uno stramaledetto bisogno di essere VISTE?
    Si ha bisogno di essere compresi e riconosciuti, ascoltati e cosa altro ci puo' dimostrare che quello che pensiamo sia corretto se non avere dei riscontri piccoli o grandi nelle azioni che compiamo coerenti con il nostro essere noi? il desiderio di sentirsi amabili trova il proprio riscontro nell'essre amati e il desiderio di essere intelligenti non trova forse riscontro nel fatto che ci siano persone che riconoscono la tua intelligenza e che approvano e seguono quello che fai?
    Un abbraccio.
    Il tuo blog è sempre pieno di spunti molto interessanti.

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  34. Bella la terza via, essere ciò che vogliamo… A volte però mi capita di "invidiare" le persone che sanno con chiarezza quello che vogliono, perché io ho sempre dubbi… Lo so che "dubito ergo sum", però a lungo andare è stressante….

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  35. x G.: quale migliore forma di comando potrebbe esserci che riuscire ad ottenere cio' che si vuole senza comandarlo?
    Abbracciogiorno!

    x Egle: … ed io sono d'accordo. Ma devi ammettere che si possa pensare che un buon capo sia scevro dai bisogni di cui parli. Soprattutto se si e' Lau-Tzu!

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  36. x Happy: eh, se per le persone di cui parli sapere cio' che si vuole equivale ad essere cio' che sono, non c'e' contrasto in loro! Altrimenti, se sapere quello che si vuole porta a non essere cio' che si e'… io non credo siano da invidiare

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  37. Sono per la terza via proposta da Bambaren, il mio carattere cozzerebbe troppo con smania di successo, potere, arrivismo e cose del genere, le trovo cose superficiali.
    Per il mondo del lavoro credo che si viva più serenamente senza avere la presunzione di voler essere i più bravi o scavalcare colleghi, semplicemente svolgendo la propria mansione con serietà e responsabilità.

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  38. è bello questo post. e mi piace molto l'ultimo pensiero, anche se non condivido l'ultimissima frase, suona un po' a minaccia, ricatto… può darsi che gli altri non abbiano affatto bisogno di noi, se non facciamo il loro gioco potremmo essere fuori.
    ma essere noi stessi potrebbe voler dire anche questo, e dobbiamo essere in grado di sopportare una nuova condizione che potrebbe scaturire proprio dalla nostra scelta di non stare al loro gioco. e questa nuova condizione potrebbe essere: essere soli e diversi da tutti gli altri. e mi chiedo: non è che per vivere nella società in cui siamo non possiamo camminare da soli? è proprio impossibile intendo? è solo una domanda eh… 
    scusa se il mio italiano è quello che è, ho un gran mal di testa… ciao ciao

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  39. x Musicadentro : ahah se non avessi sottolineato l'errore, manco me ne sarei accorto! Proprio vero che la nostra mente vede cosa si aspetta di vedere

    x Demetra: vero? Che poi cio' non vuol dire non provare soddisfazione quando ci si rende conto di aver fatto un buon lavoro, cosa che e' legittima Quel poco che ho ottenuto io in ambito aziendale (e che ormai risale ad un po' di tempo fa eheheh ), e' arrivato da solo, quasi inaspettato: io lavoravo e basta. E' stata una doppia, piacevole, sorpresa dunque

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  40. x Bradirunner: allora, la tua precisazione sulla frase conclusiva dell'aforisma di Bambaren, che e' poi stata segnalata anche da Aliseys subito dopo di te, e' esattamente la stessa che fece storcere il naso anche a me Anche io la trovai arrogante (piu' che narcisistica, come scrive Aliseys). Tuttavia e' probabile che Bambaren si riferisse al fatto che una societa' non esiste senza i suoi componenti: essi possono sempre uscirne, anche se cio' comporta un notevole sforzo, mentre la societa' non puo' fare a meno delle persone, altrimenti che societa' sarebbe? Pero' se vediamo la "Societa' " come l'insieme delle persone che ne fanno parte, la maggioranza diciamo, be'… che qualcuno ne stia individualmente fuori, ad essa frega assai, come dimostra la massa di senza-dimora e senza-lavoro che esiste senza che la "societa' " ne sia granche' disturbata
    Venendo al tuo dubbio, trovo che sia il dubbio di molti, e di fronte al quale molti risultano spaventati evitando cosi' di rifiutare "condizioni imposte".
    E' un po' la differenza che c'e' tra conformismo e anticonformismo: se lo si prende alla lettera, questo e' un dualismo che non risolve nulla poiche' se uno e' "anticonformista a priori", si auto-condizione quanto chi e' conformista, anzi forse perfino di piu' (non e' semplice trovare sempre il modo di non adattarsi ).
    In realta' la "terza via" e' avere la consapevolezza di poter scegliere di volta in volta che strada prendere: se percorre la via indicata, non percorrerla, o percorrerla perche' conviene anche se non si e' d'accordo (pero' con consapevolezza di cio' che si sta facendo).
    Cito spesso il dialogo che ebbi molti anni fa con un mio amico che non voleva mettere piede nelle discoteche perche' avrebbe dovuto vestire in modo "conforme". Io gli dissi che viviamo in una societa' che ha regole scritte e non scritte, e che se vogliamo usufruirne dei vantaggi, come divertirci e fare conoscenze in un locale pubblico, dobbiamo anche pagare il prezzo di seguire quelle regole.
    Non si puo' avere la botte piena e la moglie ubriaca.

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