Serenità, visibility e antica saggezza

i-chingUn capo è al suo meglio quando la gente appena si accorge che esiste. Non tanto bene quando la gente gli obbedisce e lo acclama. Peggio quando lo disprezzano. Ma con un buon capo, che parla poco, quando il suo lavoro è compiuto e i suoi scopi realizzati, diranno: “L’abbiamo fatto da soli.”

“La regola celeste, 49.” – Lao-Tzu (604 a.C. – 531 a.C.), filosofo Cinese e fondatore del Taoismo

Certo in un mondo come quello di oggi, dove domina il concetto di visibility, del mettersi in mostra ad ogni costo, di “anche male, purché se ne parli”, sentenze come queste suonano un po’ anacronistiche, non è vero? 😐 D’altronde tutta la nostra società si basa sulla differenza tra “profilo alto” e “profilo basso”, tra stress e pace, vivere per lavorare o lavorare per vivere. Molti di noi diranno “ah, quanto è vero! Quanto siamo stufi di gente che cerca solo di mettersi in mostra! Di un sistema dove l’unico modo per essere sicuri è quello di risultare indispensabili”. Eppure molti di noi, in un modo o nell’altro, nel lavoro piuttosto che negli hobby, mettono nel mettersi in mostra una buona fetta della propria ragione di vita 😐 Si dice che cerchiamo solo di realizzarci, di esprimere noi stessi, ma è davvero così? Davvero agiamo così, cercando di primeggiare nel nostro piccolo, solo per il piacere di farlo, o stiamo in realtà cercando un modo di sentirci importanti, superiori agli altri? 😐 Ed è davvero questo il metodo migliore di vivere? 😐
Forse oggi non è più possibile essere capi nel modo che Lao-Tzu descrive. Non in tutti i settori.
Allora preferisco non esserlo.

In genere ci viene detto che nella vita abbiamo una scelta tra due sole strade: lottare con tutte le nostre forze per arrivare in cima e avere successo, o riunirci all’esercito dei “nessuno”.
Invece esiste una terza via, amico, puoi farti da parte e cominciare ad essere la persona che vuoi essere.
Non sei obbligato a fare il loro gioco: sono gli altri che hanno bisogno di te non tu di loro.

S. Bambaren

serenità

Il successo nella vita

“Ha raggiunto il successo chi ha vissuto bene, ha riso spesso ed ha molto amato; chi si è conquistato il rispetto delle persone intelligenti e l’amore dei bambini piccoli; chi ha riempito il suo spazio e ha adempiuto ai suoi doveri; chi ha lasciato il mondo meglio di come l’abbia trovato, sia per mezzo di una pianta più curata, una perfetta poesia, od un’anima riscattata; chi non ha mai mancato di apprezzare le bellezze della terra o evitato di esprimerlo; chi ha sempre cercato il meglio negli altri e ha dato loro il meglio che aveva; colui la cui vita è stata un’inspirazione; la cui memoria è una benedizione.”
Mrs. Stanley
Lincoln Sentinel, 30 Nov. 1905

E così abbiamo salutato l’alba di un nuovo anno, il 2011! 🙂 Pensateci un attimo… non sembra quasi una data da vecchio libro o film di fantascienza? 😐 Sembrava così lontana nel… secolo scorso (gulp! :-P), è invece ci siamo arrivati 🙂
Gli auguri di inizio d’anno, così come i famosi “buoni propositi” del medesimo periodo, assomigliano tanto ai nostri sogni di bambino, non trovate? 😉 Vero, forse sono un poco meno “grandi”, ma a volte, almeno per numero, sono altrettanto irrealistici 😀

Mi sono chiesto spesso quale sia il significato della parola “successo”, intendo al di là del suo significato più ovvio di “riuscita in ciò che si fa”. Cos’è che ci fa sentire persone “di successo”? 😐 Per alcuni è la notorietà, l’esser famosi. Per altri è il denaro. Per altri ancora è il potere. Soprattutto penso sia la prima, la notorietà. Perché in fondo i più cercano di aver denaro o potere per poter poi “apparire”, per essere… additati dagli altri. Non è così? 😐 Certo, poi ci sono altri motivi, come la sicurezza o il benessere, ma credo che il desiderio di “spiccare” in mezzo agli altri sia quallo che la “faccia da padrone”, almeno fino ad una certa età.
Il desiderio di notorietà è piuttosto subdolo, variano molto i mezzi attraverso cui attuarlo. Si va dai veri e proprio atti illegali fino alle opere di bene. Molti infatti, seppure nel loro piccolo, usano un altruismo di facciata per sentirsi dei benefattori, per ricevere i riconoscimenti altrui.
Poi ci sono altre strade. C’è lo sport, la scienza, la medicina. La spiritualità perfino, con tutti coloro che si servono dei loro insegnamenti al fine di sentirsi al centro dell’attenzione, di sentirsi dei “santoni”, degli “illuminati”, più che aiutare davvero gli altri ad elevarsi ed a soffrire meno grazie alla conoscenza.
Sì, probabilmente il desiderio di notorietà è qualcosa che, almeno in parte, è insito nell’uomo.

Ma cos’è per voi il successo? O meglio, cos’è che vale la pena di inseguire e ottenere? Credo che la risposta vari molto da persona a persona, ma anche a seconda dei vari periodi ed età che una stessa persona attraversa.
Io mi trovo ormai in sintonia con buona parte del pensiero espresso da Mrs. Stanley, nel citato articolo del Sentinel, anche se non proprio con tutto.
Forse possiamo pensare che solo lasciando tracce clamorose e indelebili, avremo vissuto davvero con successo. Solo lasciando pezzi come quelli di Wagner, o scoperte clamorose come quelle di Newton, o trionfi militari come Giulio Cesare, o “numeri” di conquiste come quelli di Casanova, saremo ricordati e così potremo, in fin di vita, pensare di aver vissuto una “buona vita”. Ma… io credo che si ricordino le gesta, non le persone.
Sappiamo cosa ha fatto Cesare, ma conosciamo davvero chi era Cesare? Per quanto i libri ci parlino di Wagner, possiamo davvero dire di ricordarci di lui perfino non avendolo mai conosciuto personalmente? No. Noi ci ricordiamo di un nome e di eventi legati a quel nome. Ma del vero Wagner, di Newton, di Cesare o di Casanova nessuno ricorda qualcosa, perchè nessuno – oggi – può veramente dire di conoscerli.
Allora forse non è poi così importante lasciare del proprio passaggio qualche segno che finisca nei libri di storia. Tanto al massimo verranno ricordate quelle gesta, e non noi.

Bé, per me “successo” nella vita è “andarsene” con la sensazione di aver vissuto davvero, il non essersi “nascosti” per timore di sbagliare o di fallire, il sapere di esserci stato quando si poteva fare qualcosa per qualcuno, l’aver agito quando si doveva e poteva. Perfino se sappiamo che presto o tardi chi abbiamo aiutato, o chi avrà comunque tratto giovamento dal nostro lavoro, non si ricorderà più di noi, e forse nemmeno noi ci ricorderemo di lui e di ciò che abbiamo fatto.

Certo, ognuno commette errori, siamo esseri umani. Sicuramente non dobbiamo colpevolizzarci se qualche volta non abbiamo fatto ciò che potevamo o dovevamo fare. Ma qui parlo più di una “tendenza” che di singoli eventi.
Successo è… un atteggiamento, un modo di vivere, piuttosto che un risultato o l’ottenimento di un obiettivo. E’ lottare finché è ragionevole farlo, senza tirarsi indietro o risparmiarsi, al di là del risultato reale che poi si otterrà.

Davvero, come dice lo Zen, la strada è la ricompensa. Perché in fondo nella vita non c’è un fine, se non la vita stessa.

vittoria

100.000 visite – Quando vinci, festeggia! :D

festeggiamentoEccociiii! 😀 In realta’ le 100.000 visite sono state superate da un paio di giorni ma i fatti accaduti in Sicilia mi hanno spinto a posticipare i festeggiamenti 😦 Comunque alla fine eccoci qua! 🙂 Come d’uopo, un ringraziamento a tutti coloro che sono passati di qua, che siano “amici di blog”, commentatori abituali o sporadici, visitatori “muti” (so comunque che siete in tanti, viste le visite e le e-mail o pvt che mi mandate) e anche semplici curiosi da “toccata e fuga” 😉

Non so se sia vero che i blog siano in declino per l’avvento di Facebook e altri social network, come dice la cara Anneheche (ANNEHECHE VS FACEBOOK), ma anche fosse, proprio perche’ so che “l’uomo saggio riconosce la caducita’ delle cose piu’ salde”… bisogna imparare a festeggiare anche i piccoli, apparentemente insignificanti successi. E non lo dico solo io… 😉

 


QUANDO VINCI, FESTEGGIA

di Paulo Coelho

 

Quando vinci, commemora: un rito di passaggio è importante. Questa vittoria è costata momenti difficili, notti di dubbio, interminabili giorni di attesa. Fin dai tempi dell’antichità, celebrare un trionfo faceva parte del rituale stesso della vita. La commemorazione segna il raggiungimento di una tappa. Se la evitiamo – per quanto sembri incredibile, molta gente la evita per paura di una delusione, di attirare il «malocchio» eccetera -, non possiamo beneficiare del miglior dono che la vittoria ci dà: la fiducia. Celebra oggi le tue piccole vittorie di ieri, per quanto insignificanti esse sembrino. Una nuova lotta già si avvicina, e richiederà tutta la tua attenzione e il tuo impegno: il ricordo di una vittoria aiuta sempre a vincere la battaglia successiva.

 


E adesso… guardate chi ho invitato per celebrare le 100.000 visite! 😛

Qualcuno… di Ralph Marston

QUALCUNO…
di
Ralph Marston

Ghepardi in agguatoQualcuno prenderà quella grande idea che tu hai sempre avuto, e la realizzerà. Qualcuno afferrerà l’enorme possibilità che stai vedendo e ne trarrà il massimo.
Qualcuno farà una fortuna utilizzando conoscenze che sono molto simili alle conoscenze che tu già possiedi.
Qualcuno raggiungerà un successo sorprendente utilizzando delle capacita’ proprio come le tue.
Qualcuno intraprenderà le azioni necessarie per portare le migliori opportunità nella propria vita.
Qualcuno lo farà, e quel qualcuno potresti essere tu.
Anche se le circostanze sono meno che perfette, qualcuno vedrà che quelle circostanze sono il luogo perfetto da cui partire.
Qualcuno farà quel passo e ci metterà l’impegno nel vederlo realizzato.
E quando il successo sicuramente arriverà, altri diranno che quel qualcuno e’ stato fortunato, perché era nel posto giusto al momento giusto. Tuttavia quel qualcuno saprà che l’azione e la perseveranza furono ciò che ha reso possibile il tutto.
Qualcuno inizierà da questo preciso momento e continuerà per tutto il percorso fino ad uno spettacolare successo nel compiere cioè che ha scelto di fare.
Guarda chiaramente le irresistibili possibilità dell’oggi, e quel qualcuno sarai tu.

Ralph Marston



Già… qualcuno eviterà di usare la scusa di non essere perfetto o nelle condizioni perfette, di non essere ancora pronto o di non essere all’altezza, per continuare ad evitare di muoversi. Quel qualcuno arriverà laddove avremo voluto essere noi, e noi diremo “è stata fortuna”. Ma non è così.
Che sia dovuto all’inerzia, alla paura o alla pigrizia, l’immobilismo non porta da nessuna parte.
E come una volta, ormai tempo fa, qualcuno scrisse proprio sul mio blog: “l’immobilismo diventa colpevolezza”.
Ergo: ognuno è libero di non muoversi… ma dopo ci pensi due volte prima di lamentarsi di come stanno le cose.
Distinguetevi da coloro che si lamentano ma non fanno mai nulla per cambiare.

cavalli al galoppo

 

Il potere della scelta

bivioMettere impegno nella decisione
di Paolo Coelho

Carlos Castañeda dice: “Il grande potere dell’essere umano sta nella sua capacità di prendere decisioni.” Ogni decisione che prendiamo ci permette di modificare il futuro e il passato.
Scegliere, però, significa impegnarsi. Quando si compie una scelta, ci si deve ricordare che il cammino da percorrere sarà molto diverso da quello immaginato. Scegliere significa dire: “Bene, io so dove voglio arrivare.” Da quel momento in poi, bisogna prestare attenzione al mondo, perché una decisione scatena una serie di eventi inaspettati.
Impegnati con la tua decisione, sia essa nel campo affettivo, professionale o spirituale. Tutto ciò di cui la tua decisione ha bisogno è la tua volontà di andare avanti. Del resto, essa stessa ti prenderà per mano e ti mostrerà il cammino migliore.



Commento di Wolfghost: Abbiamo parlato dell’importanza di scegliere un buon obiettivo, esso deve essere raggiungibile, non deve creare danni a se’ stessi o ad altri (persone care soprattutto), deve essere “importante”, stimolante. Abbiamo detto che poi occorre determinazione per raggiungerlo, o almeno per provare seriamente a farlo. Ma… manca ancora l’anello di congiunzione, quello che, se la scelta dell’obiettivo e’ la meta e la determinazione e’ la benzina, potrebbe definirsi come la chiave del motorino d’avviamento. Perche’ quello e’ spesso il momento in cui ci perdiamo. La differenza tra i classici “buoni propositi” e il successo (o almeno l’avventura per raggiungerlo), sta proprio qua: partire per davvero.

Bisogna prendere l’abitudine a perseguire l’obiettivo scelto, a tenere fede alla decisione presa.
Possiamo pensarci quanto vogliamo, sceglierlo con cura, ma quando alla fine prendiamo la nostra decisione, abbiamo preso un impegno con noi stessi e la vita. E’ di fondamentale importanza non sgarrare, altrimenti cadremo in un circolo vizioso senza fine fatto di “buoni propositi”… e sappiamo tutti come essi vanno a finire, non e’ vero?

riunioneChe la nostra vita sia un buon governo, con le camere che si ritirano per compiere la loro scelta, con una legge nella quale quella decisione viene trasformata, con un controllo perfino severo perche’ quella legge venga seguita.
Poi un giorno, se proprio si rivelera’ un errore, il nostro parlamento potra’ tornare a riunirsi e decidere di porvi fine, ma fino ad allora ogni reticenza per pigrizia o timore, non dovra’ piu’ esistere.

Vi sembra troppo rigido? Messa cosi’ forse, ma seppure senza bisogno di uno “schema figurato” di questo tipo, e’ cosi’ che si muove chi “vince”: esso sa che nel momento in cui prende una decisione, deve muoversi affinche’ quella decisione venga davvero perseguita. Anzi, non ha nemmeno bisogno di pensarci: lo fa e basta. Ma chi non e’ abituato, ha spesso bisogno di “regole figurate” per riuscire a partire.

Poche cose hanno piu’ potere sulla nostra mente, sulle nostre convinzioni, sulla fiducia che nutriamo sui nostri mezzi, sulla nostra autostima, che il notare che diamo seguito alle nostre decisioni. E’ un processo che si autorafforza, dandoci ancora piu’ spinta a prendere altre decisioni che saranno frenate da inerzie e timori sempre meno forti, sempre piu’ facili da superare.

Il successo, di qualunque campo si stia parlando, e’ fatto di abitudine a seguire le decisioni prese.

… perche’ non creare un vero e proprio “quaderno delle decisioni”? Un quaderno dove cio’ che viene scritto verra’ inderogabilmente seguito, inderogabilmente! Ma, dobbiamo essere coscienti che se decideremo di usarlo, sara’ un’autentica sfida a noi stessi: dovremo pensarci bene prima di scrivere su di esso una intenzione, perche’ poi… indietro non si deve tornare 😉

Chi vuol provare? 🙂  Un consiglio: iniziate con qualcosa di semplice, di facilmente raggiungibile, e poi, via via, crescete in “importanza della decisione”. Questo perche’ “il successo genera il successo”: e’ un modo per accrescere la fiducia nella vostra capacita’ di tenere fede alle decisioni prese, preparandovi alle sfide piu’ importanti 😉
Rendetevi forti nella vostra autostima, prima di affrontare le onde piu’ alte.

block notes

 

L’importanza dell’obiettivo

Amerigo Vespucci“If you want to build a ship, don’t drum up people together to collect wood and don’t assign them tasks and work, but rather teach them to long for the endless immensity of the sea”

 

“Se vuoi costruire una nave, non radunare gli uomini per raccogliere il legno e distribuire i compiti e i lavori, piuttosto insegna loro ad anelare all’infinita immensità del mare”

Antoine de Saint-Exupéry

 

… ovvero, “su uno dei motivi per cui falliamo”.

Abbiamo la conoscenza e le capacità per raggiungere i nostri obiettivi eppure ci areniamo miseramente. Perché? Di volta in volta la causa è attribuita all’incostanza, alla mancanza di determinazione, alla scarsa convinzione nel nostro potenziale. Si sa solo che un giorno ci si sveglia e ci si rende conto che l’ennesimo obiettivo per il quale ci si era armati e preparati si è perso nel nulla. E ogni volta che abbandoniamo un obiettivo, insegniamo un po’ di più al nostro subcosciente che non fa nulla se non raggiungiamo ciò che ci eravamo prefissati, col risultato che esso lascerà con sempre più facilità il campo all’inerzia.

Tempesta sul mare di Galilea - RembrandtMi sono nel tempo convinto che la causa spesso risiede nella reale “appetibilità” dell’obiettivo: se esso non genera entusiasmo, se non fa sognare, se non fa venire l’acquolina in bocca al solo pensarci… allora non avrà sufficiente forza per spazzare via la nostra inerzia, e il nostro viaggio si arenerà nei fondali della pigrizia e al vento contrario degli alibi.

Anthony Robbins dice “non ho mai visto nessuno arrivare al successo arrancando”: ci vuole la carica dell’entusiasmo, l’energia del desiderio. Per questo si dice che bisogna “sognare in grande”: il vento di un piccolo sogno non ha la forza di gonfiare le vele della nostra nave. E’ giusto poi spezzare il percorso in tratte più brevi, in sotto-obiettivi più facilmente raggiungibili e misurabili, per avere percezione che il nostro veleggiare sta dando i frutti sperati. Perché il successo genera successo e “sentire” che stiamo riuscendo ci da nuova e più forte linfa. Ma la meta finale deve essere grande.

Perché i giovani sono più pronti a gettarsi in grandi imprese? Non perché sono più incoscienti, ma perché non hanno ancora smesso di sognare in grande.

Colombo

 

Inizia ad essere ciò che vuoi essere

Quello che vuoi essere
di Paulo Coelho

 

puzzleLe condizioni ideali che tu ricerchi non esistono. Certi difetti non riusciranno mai a essere eliminati. Il trucco consiste nell’essere consapevole che, malgrado tutti i difetti, sei una persona straordinaria.
Sì, tu ti conosci molto bene, ma cerca di oltrepassare i limiti ai quali sei abituato. Sii – per dieci minuti al giorno – quella persona che hai sempre desiderato essere. Se il problema è l’inibizione, sforzati di parlare. Se il problema è la colpa, sentiti approvato. Se la difficoltà è sentire il rifiuto del mondo, cerca consapevolmente di attirare tutti gli sguardi. Ti troverai in qualche situazione difficile, ma ne vale la pena.
Chi, per dieci minuti al giorno, riesce a essere ciò che ha sognato, sta già facendo un grande progresso.

 

 



Commento di Wolfghost: Dobbiamo fare con ciò che abbiamo a disposizione. Se aspettiamo di essere perfetti o di essere nelle condizioni ideali per fare il primo passo verso la realizzazione di qualcosa di grande o verso la nostra stessa realizzazione, quel primo passo non lo faremo mai. Nessuno dice di buttarsi allo sbaraglio, ma “Non sono ancora abbastanza [forte, preparato, pronto, …]” non deve essere una scusa per rimandare ad oltranza. Il suggerimento di Coelho è ottimo: il successo genera successo, cosi come l’insuccesso genera insuccesso, ecco perché iniziare con quel primo, piccolo passo – essere ciò che si vuole essere anche solo dieci minuti al giorno – è decisivo, è un messaggio alla nostra mente e alla nostra anima che “sì, allora è possibile, allora ci posso riuscire!”. E quei dieci minuti diverranno venti, e poi mezz’ora, poi un’ora… E’ un nutrire la fiducia che abbiamo in noi stessi e nelle nostre possibilità.
Chi credete che abbia più successo nella vita? Un uomo intelligente ma sfiduciato, o uno normale ma che ha grande fiducia in sé stesso? Provate a indovinare…

ghepardo

 

L’esperienza del teatro

Ieri ho partecipato ad una dimostrazione teatrale tenuta dalla compagnia “Waltersteiner” (http://www.waltersteiner.it) in pubblico.
Non sono un attore, ne’ ho le conoscenze del settore che sarebbero necessarie per esprimermi “tecnicamente” sul lavoro fatto; sto solo seguendo, per scopi di crescita personale, uno dei corsi che ciclicamente tengono e che chiamano “laboratori di ricerca”.

waltersteiner Cio’ che mi preme, e’ rilevare l’aspetto psicologico e umano di tale esperienza, valida proprio perche’ arriva da un “principiante”; spesso, chi e’ dentro le cose da tempo, chi e’ cresciuto dentro di esse a poco a poco, perde la visione dello sforzo e dei risultati che sta’ ottenendo, sforzo e risultati che appaiono invece evidenti a chi li segue da poco tempo.

Premetto che ho probabilmente sentito meno l’emozione rispetto a molti degli altri “allievi” (termine che mi fa’ un po’ sorridere, ma non ne trovo altri :-)) grazie al fatto che, per motivi di lavoro, ho gia’ dovuto tenere diverse presentazioni tecniche – tra l’altro in lingua diversa dalla mia – davanti a platee anche numerose (100 e piu’ invitati da tutto il mondo); esperienza ovviamente molto diversa, ma che comunque serve “a formarsi” nell’impatto col pubblico. In particolare riporto la frase di un’altra allieva che, alla fine di una delle performance, ha esclamato con evidente piacere “Oh! I primi applausi della mia vita!” 😉

teatro Intanto una premessa: perche’ alcuni mesi fa’ scelsi di fare questo corso? Be’… volevo investire su qualcosa che ampliasse i miei orizzonti, sia in termini di nuove conoscenze che di crescita personale, per cui mi “guardai attorno” e, insieme ad altre possibilita’, trovai e valutai questo corso.
Avendone saltato la presentazione, chiesi ed ottenni di poter assistere al primo giorno in qualita’ di osservatore, proprio al fine di decidere se iscrivermi o meno. Bastarono 5 minuti per farmi propendere per il “si”. Trovai e trovo tuttora affascinante quanto questo lavoro peschi nell’animo umano, lavorando sulla consapevolezza dei gesti, del respiro, sull’apertura e la fiducia nelle altre persone, sul necessario lavoro di destrutturazione di quelle immense “sovrastrutture mentali” che in ognuno di noi si formano e aumentano via via che gli anni passano. Rimasi colpito da quanto pertinente fosse questo lavoro con certi concetti di consapevolezza e attenzione che avevo gia’ trovato in pratiche come lo Yoga, la Meditazione o nelle moderne forme di psicologia come la PNL, sia da un punto di vista mentale che fisico (perche’, guardate… tornare a “svincolare” i muscoli dalla stretta mentale e’ tutt’altro che facile!).

Il gruppo della Waltersteiner e’ molto compatto, c’e’ un grande spirito d’unione tra di loro. Soprattutto colpisce la professionalita’ unita alla grande passione verso questo lavoro, che, tra l’altro, e’ necessariamente un “secondo” lavoro (tra virgolette perche’ in termini di impegno e’ probabilmente il “primo” per molti di loro). In prossimita’ delle loro performance e spettacoli, non esistono sere, non esistono domeniche, ma non c’e’ un vero “sacrificio” – non nei termini di “sofferente impegno” con cui di solito lo si intende – perche’ fanno cio’ che amano fare.
Tanto per citare un episodio, ieri mi hanno colpito le parole di una delle attrici, Elena, che raccontava di quanto fosse dispiaciuta per non aver potuto partecipare alla dimostrazione a causa di un lieve infortunio nelle prove della settimana precedente e di come fosse gia’ protesa e ansiosa di recuperare il prima possibile per essere presente nella seguente. Non sono state tanto le parole (“questa e’ la mia vita”, diceva con grande partecipazione), quanto l’atteggiamento, a dimostrarne con evidenza la veridicita’.

Io spesso parlo di determinazione, amo citare le parole di Anthony Robbins quando sostiene che non ha mai visto nessuno arrivare al successo trascinandosi stancamente (di qualunque campo si stia parlando). E non parlo di successo in termini di fama, quanto piuttosto di successo nel riuscire a fare, a vivere, cio’ che si vuol fare e vivere. Quanti di noi dicono “mi piacerebbe…” ma poi concretamente non fanno nulla per trasformare le proprie aspirazioni in realta’?

clementedavid La determinazione e la passione – unita, e guardate che e’ rarissimo da trovare quando c’e’ passione, alla mancanza di competizione tra loro – sono proprio cio’ che piu’ del resto mi ha colpito nel loro gruppo, a partire dai fondatori del gruppo – Clemente e David (nelle due foto qua a lato) – che nel 2001 decisero di provare a realizzare quello che per loro era solo un’idea o, forse, un sogno.

Per ora mi fermo qua, perche’ ognuno di loro ha personalita’ e caratteristiche cosi’ peculiari che dovrei perlarne per pagine e pagine…

Personalmente, a parte la lezione del loro impegno che e’ poi cio’ che mi ha colpito principalmente, sto traendo da questa esperienza l’opportunita’ di mettere in pratica conoscenze che altrimenti sarebbero forse rimaste al solo livello teorico, nonche’, ovviamente, impararne di nuove. Mettersi in gioco, in qualche modo, e’ sempre importante, altrimenti non si potra’ mai davvero sapere qualcosa di concreto su se’ stessi, poiche’ solo dall’obiettivita’ dell’esperienza si puo’ avere un’idea oggettiva di come siamo fatti. Nell’isolamento della nostra mente possiamo raccontarci tutto e il contrario di tutto senza tema di essere smentiti, potendo arrivare infine a crederci molto diversi da come siamo in realta’ .
E’ solo “portandosi fuori da se’ stessi”, mettendosi in gioco, che si puo’ davvero conoscere il proprio valore e continuare a crescere.

foto del gruppo degli attori della Walter Steiner
I persiani