Serenità, visibility e antica saggezza

i-chingUn capo è al suo meglio quando la gente appena si accorge che esiste. Non tanto bene quando la gente gli obbedisce e lo acclama. Peggio quando lo disprezzano. Ma con un buon capo, che parla poco, quando il suo lavoro è compiuto e i suoi scopi realizzati, diranno: “L’abbiamo fatto da soli.”

“La regola celeste, 49.” – Lao-Tzu (604 a.C. – 531 a.C.), filosofo Cinese e fondatore del Taoismo

Certo in un mondo come quello di oggi, dove domina il concetto di visibility, del mettersi in mostra ad ogni costo, di “anche male, purché se ne parli”, sentenze come queste suonano un po’ anacronistiche, non è vero? 😐 D’altronde tutta la nostra società si basa sulla differenza tra “profilo alto” e “profilo basso”, tra stress e pace, vivere per lavorare o lavorare per vivere. Molti di noi diranno “ah, quanto è vero! Quanto siamo stufi di gente che cerca solo di mettersi in mostra! Di un sistema dove l’unico modo per essere sicuri è quello di risultare indispensabili”. Eppure molti di noi, in un modo o nell’altro, nel lavoro piuttosto che negli hobby, mettono nel mettersi in mostra una buona fetta della propria ragione di vita 😐 Si dice che cerchiamo solo di realizzarci, di esprimere noi stessi, ma è davvero così? Davvero agiamo così, cercando di primeggiare nel nostro piccolo, solo per il piacere di farlo, o stiamo in realtà cercando un modo di sentirci importanti, superiori agli altri? 😐 Ed è davvero questo il metodo migliore di vivere? 😐
Forse oggi non è più possibile essere capi nel modo che Lao-Tzu descrive. Non in tutti i settori.
Allora preferisco non esserlo.

In genere ci viene detto che nella vita abbiamo una scelta tra due sole strade: lottare con tutte le nostre forze per arrivare in cima e avere successo, o riunirci all’esercito dei “nessuno”.
Invece esiste una terza via, amico, puoi farti da parte e cominciare ad essere la persona che vuoi essere.
Non sei obbligato a fare il loro gioco: sono gli altri che hanno bisogno di te non tu di loro.

S. Bambaren

serenità

Società, conformismo e anticonformismo

In genere ci viene detto
che nella vita abbiamo una scelta
tra due sole strade:
lottare con tutte le nostre forze
per arrivare in cima e avere successo,
o riunirci all’esercito dei “nessuno”.
Invece esiste una terza via, amico,
puoi farti da parte e cominciare
ad essere la persona che vuoi essere.
Non sei obbligato a fare il loro gioco:
sono gli altri che hanno bisogno
di te non tu di loro.
(S. Bambaren)

Spesso è proprio così che si agisce: o si difende la società ed i suoi mirti, o la si affossa e osteggia. A parte che in genere è un anticonformismo un po’ ipocrito, visto che si continuano ad usarne i mezzi: cellulari, TV, auto… tutto va bene, tranne la “signora Società” contro la quale ci si scaglia indicandola come il male di ogni nostro problema. Però… quasi nessuno se ne allontana, se non per le feste 😉
Bambaren spezza questa dicotomia, dicendo che l’importante è essere sé stessi: la società è solo un sistema nel quale si è immersi, null’altro; non ha perciò senso né annullarsi in essa, né viverci facendo finta di esserne fuori, nutrendo verso di essa astio, rancore, invidia e livore.
La società è solo un mezzo, da usare quando conviene usarla, da rispettare perché altri, come noi, ne fanno parte, ma… da non vedere come arcigno padrone.

La società è… il cavallo, noi siamo il fantino 🙂 E se ogni tanto veniamo disarcionati… e vabbé, si risale e ci si rimette a trottare 🙂

cavaliere