Colgo l’occasione datami da un’altra bellissima recensione di giuba47, sul suo blog saper vedere, per parlare di intelligenza e emozioni. Il libro recensito da Giuba è Nel labirinto dell’intelligenza, di Hans Magnus Enzensberger. Vi invito a leggerne la recensione di Giuba, comunque sostanzialmente lo scrittore esprime in tale libro i suoi dubbi sulla vericidità e utilità del Q.I., il quoziente di intelligenza.
Come ho scritto nel commento al post di Giuba, questo argomento mi porta indietro di alcuni anni quando anche io mi interrogavo sul medesimo argomento.
Anni or sono sono stato iscritto al mensa, l’associazione internazionale che raggruppa le persone che avrebbero Q.I. – misurato con uno specifico test – superiore al 98% della popolazione, eppure per certi versi nella mia vita sono stato un autentico disastro! 😛 Non solo, ho ben presente gente che è riuscita perfino a fare peggio di me! 😀
Come si spiega questa disparità?
Ebbene, secondo me non si spiega, perché non c’è disparità: essa è solo un equivoco.
A mio avviso il Q.I. indica solo uno degli aspetti della mente umana: la sua capacità logica. Che la capacità logica esista è indubbio, come è indubbio che esistano dei test che possono misurarla. Le mie obiezioni non nascono quindi dalla reale esistenza di tale capacità mentale né dalla validità di questi test, ma piuttosto dall’utilità che l’intelligenza da essi misurata può avere nella nostra vita.
Nello specifico i miei dubbi sono due:
1) la logica ha un impatto limitato sulla globalità della vita di una persona e spesso viene sopraffatta da reazioni emotive che ne riducono l’utilità o addirittura l’annullano.
E’ inutile saper risolvere problemi logici quando l’emotività ci gioca un brutto tiro e andiamo nel pallone: qualunque sia il Q.I. non saremo in grado di risolvere granché. Non a caso libri e teorie come “l’intelligenza emotiva” di Daniel Goleman, hanno avuto grande successo in un recente passato: un elevato Q.I., a fronte di una scarsa capacità di controllo emotivo, non serve a nulla o quasi.
Il Q.I. dovrebbe essere visto come un semplice strumento che, al pari di altri, è al servizio del – per chiamarlo romanticamente – nostro cuore, di cui l’intelligenza emotiva è il primo esponente.
Se l’intelligenza emotiva è scadente, ovvero se restiamo spesso preda delle nostre reazioni emotive, l’intelligenza logica non solo non è utilizzabile, ma può addirittura ritorcersi contro di noi esattamente come l’impugnare un coltello… dalla parte sbagliata.
2) si dice che il Q.I. sia innato e non dipenda dalla cultura. Bé, anche su questo ho grossi dubbi. Sono pressoché certo che non solo la cultura, ma perfino le abitudini lo modifichino. Se siamo abituati a cimentarci, per hobby o per lavoro, con problemi logici, saremo portati ad avere Q.I. più elevati; inoltre, anche se vorrei vedere dati statistici validi, mi aspetto di verificare che il Q.I. medio di oggi sia più alto di quello, poniamo, dello scorso secolo, poiché oggi le persone hanno a che fare più spesso con questo genere di problemi (pensiamo all’informatica, ai computer, alla tecnologia…).
Concludendo, il Q.I. serve, la logica è uno strumento che, se utilizzato correttamente, può darci una mano a risolvere problematiche piccole e grandi, ma non dobbiamo dimenticarci che ha portata limitata, non possiamo affidarci ad essa, e inoltre non può prescindere da una corretta “gestione emotiva”.
Quante persone di grande intelligenza, anche a me care, ho visto letteralmente rovinarsi la vita con la proprie mani perché non erano in grado di mantenere il benché minimo controllo sul proprio stato emotivo!
E’ questo l’aspetto che dovremmo principalmente curare.
Ci sono intricate maglie energetiche che ci attraversano… ti consiglio una lettura utilissima… so che ti interesserà ( se già non ce l’hai 😉 ):
Come aprire il terzo occhio
di Harold Wessbecher …
che non è il solito libro sulla metafisica…
contiene dei concetti importanti che vale la pena di integrare nelle nostre conoscenze, per una riflessione più profonda…
…Poi cominci anche tu a vederti le gambe in costume d’epoca…ahahah ( dai che scherzo :))))…
Comunque se ti capita in libreria dagli un’occhiata, specie alla prima parte…
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Sul “terzo occhio” avevo letto il libro di Lobsang Rampa, ma molti anni fa. Questo… uhm… non so, non lo ricordo… se e’ recente certamente non l’ho letto 🙂 Se mi capitera’ gli daro’ un’occhiata e poi ti faro’ sapere il mio pensiero al riguardo 😉
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