Psicologia: la Johari window, ampliare la nostra parte pubblica

Un mesetto fa’ partecipai ad un corso di comunicazione interpersonale. Fu’ un corso breve, solo un paio di giorni, ma comunque molto interessante. In realtà sapevo già gran parte di ciò che fu spiegato, ma come minimo fu’ un utile ripasso. Si parlò di PNL, di rispecchiamento e tante altre cose.

Una cosa però non la conoscevo e mi colpì particolarmente: la finestra di Johari.

Chi era Johari? … nessuno! 😀 In realtà “johari” è un acronimo formato dalle iniziali degli autori di tale “finestra”. Se volete, fate una piccola ricerca su un motore di ricerca: troverete tanti siti che parlano di essa.

Johari Window 1Di che si tratta? Guardate la finestra (appunto) a fianco: essa è divisa in quattro aree, rappresentanti il grado di conoscenza che noi stessi e gli altri abbiamo sulla nostra persona:
Area Pubblica: è ciò che di noi è conosciuto sia da noi stessi che dagli altri.
Area Privata: è ciò che noi conosciamo di noi stessi ma preferiamo tenere nascosto agli altri.
Area Cieca: è ciò che noi non conosciamo di noi stessi ma gli altri vedono. Com’è possibile? Bé… pensate alla vostra nuca o alla vostra voce ad esempio: voi non le conoscete, non potete vedere la vostra nuca così come la vedono gli altri, non potete sentire la vostra voce nello stesso modo in cui la odono gli altri. Vi siete mai visti in un filmato o avete mai ascoltato la vostra voce registrata? Non è vero che siete quasi irriconoscibili da come credevate di essere? 😉 Ma la cosa non si ferma all’aspetto fisico: con noi stessi spesso non riusciamo ad essere obiettivi, non accettiamo o proprio non ci accorgiamo di nostre pecche o caratteristiche. Pecche e caratteristiche che altre persone, da fuori, vedono chiaramente e oggettivamente.
Area Ignota: è l’area dell’inconscio, ignota a noi stessi ed agli altri.

Queste aree non sono uguali come mostrato nella prima finestra che ho disegnato, sono variabili da persona a persona e perfino per una stessa persona in momenti diversi della propria vita.

Voi direte: bene, e allora?

Johari Window 2Allora la cosa che mi sorprese è che, secondo gli autori della teoria – ampiamente riconosciuta, pensate che risale agli anni ’50! – più la parte pubblica è ampia e… meglio si vive e ci si sente!

Ciò mi colpì perché io, come penso la maggior parte di voi, avevo sempre teso ad avere non solo molti segreti, ma in generale ad essere riservato ed attento, ostico alle “intrusioni altrui”. Avevo sempre pensato che meno gli altri sapevano di me, e meno avrei avuto da temere da loro.

E invece, secondo questa teoria, mi sbagliavo! 😮

La cosa mi fece riflettere parecchio, soprattutto mi ricordai di esperienze avute precedentemente, internet compreso. Alla fine capii che gli autori della Johari Window avevano ragione.

Pensateci: cos’è che vi fa’ più paura che essere “messi in piazza”? Che i vostri segreti siano scoperti e divulgati? Che qualcuno vi minacci dicendo che andrà a raccontare qualcosa di voi che tenete nascosto?
Bene… la stragrande maggioranza di cosa ciascuno di noi tiene celato… è assolutamente banale, sono cose che moltissime persone fanno o dicono. Cose normali. Eppure ci mettiamo nella condizione di avere paura che vengano divulgate. Possiamo arrivare ad avere paura perfino se, a rigore, non abbiamo nulla da nascondere.

colomba stilizzataChi è “pubblico”, invece, non ha paura di “venire scoperto”, poiché non ci sono cose che teme essere rivelate. Non solo, ma si è abituato a rintuzzare attacchi e critiche. E’ diventato abile a difendersi e non va’ più in paranoia, nemmeno di fronte alla più agguerrita minaccia di svelamento della sua privacy. Pensate ai tentativi di estorsione basati sulle minacce di rivelare qualcosa di voi. Pensate a come sarebbe bello replicare facendo “spallucce” dicendo “racconta pure, non ho nulla da nascondere”.

Ci sono persone che sono abili manipolatrici. Persone che riescono a far credere che ciò che facciamo è terribile e che, se sarà dato in pasto al pubblico, ne saremo distrutti. Ma se ci riflettiamo bene, ci accorgeremo che le cose così terribili da dover davvero essere tenute nascoste, sono davvero poche. Forse nessuna.

Non sto’ naturalmente parlando di mettere su internet i vostri dati biografici corredati di indirizzo e numero di telefono (anche se c’è chi lo fa’… molti liberi professionisti ad esempio). Ma semplicemente di aprirvi un po’ di più verso l’esterno. Di allargare la parte pubblica della Johari Window insomma.

Vi accorgerete ben presto della differenza.

Per completezza, chiudo dicendo che non solo l’area privata può essere ridotta a vantaggio dell’area pubblica, ma anche quella cieca, chiedendo agli altri un feedback su come ci vedono o facendo esercizio di osservazione distaccata nei nostri stessi confronti (più difficile ma, se si riesce, più preciso, poiché gli altri potrebbero farsi riserve a parlarci apertamente) e perfino quella ignota, cercando di portare alla luce – col tempo – qualche pezzetto di inconscio.

Conosci e… fai conoscere te stesso, insomma! 😉

0 pensieri su “Psicologia: la Johari window, ampliare la nostra parte pubblica

  1. Sono molto d’accordo su questa linea,infatti con tutte le mie imperfezioni ho il coraggio di mostrare le mie debolezze….basta maschere fasulle,queste donne tutte perfette e patinate ma senza cuore ed anima….il risveglio della vera essenza sull’apparenza….Deb

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  2. Credo anch’io in questa teoria, forse perché, senza saperlo, l’ho in parte sperimentata attraverso il blog, soprattutto scrivendo i post intimisti, da quel momento infatti inserisco sempre qualcosa di mio, anche quando parlo di letteratura…
    un abbraccio

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  3. uhm.. interessante argomento ma anche un pò difficile.. almeno per me che effettivamente, non ho chissà che robe da nascondere ma sono per “natura” molto riservata.. non solo riguardo me stessa ma anche nei confronti degli altri. Ad esempio non apprezzo l’invadenza. E non sono particolarmente curiosa della privacy altrui. Se faccio domande solitamente non esagero; capto quasi sempre il limite dell’altro.. e così pure, a mia volta non eccedo a rivelarmi se non trovo che vi sia una certa empatia (almeno minima). Ma non credo si tratti di nascondersi o di mostrarsi perfetti..(uh..ma chi lo è?!). Io lo vedo più come una forma di rispetto. ;P

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  4. Spettacolo di post, Wolf! Forse, un giorno non troppo lontano, ti ruberò l’idea e ne scriverò anche io, a mio modo. 😉

    Vedi, W., l’apparenza o l’essenza, quello che diciamo o tacciamo, nascondersi o svelarsi… tutto giusto, tutto in tema. Ma c’è dell’altro, nella finestra di Johari, un “altro” che dice molto su noi stessi – sull’uomo, in generale. Anzi, ci dice due cose:
    1. Ci dice che tutti sono un incastro complesso e, in alcuni aspetti indiscernibile, di istanze diverse. Che ciò che siamo non si limita all’ormai consunto dualismo di matrice cartesiana dentro-fuori, destra-sinistra, giusto-sbagliato, chiaro-scuro, come semplicisticamente siamo ormai abituati (per pigrizia mentale) a pensare… Marcuse aveva scritto L’uomo a una dimensione; qui noi potremmo scrivere, invece, che l’uomo ha 4 dimensioni, è oltre il tridimensionale, oltre lo sferico, oltre il conosciuto… L’uomo, appunto, è mistero. E, pensa, solo affacciandoci alla finestra di Johari riusciamo a vedere tutto questo!

    2. La finestra di Johari ci dice anche che il monito socratico “Conosci stesso” (abusato, misconosciuto e banalizzato) torna ad essere – a distanza di millenni – la suprema verità dell’individuo. E che, come ogni verità, è ardua, non immediatamente riconoscibile, difficile da raggiungere e complicata da percorrere.

    Per brevità (e per risparmiarti il supplizio di questo papiro sempre più lungo…) non proseguo con la seconda parte del tuo post, ovvero la teoria del “Più area pubblica, più felicità!”, benché mi frullino per la testa un paio di idee.
    Magari dopo, vediamo…
    V

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  5. Non so se centro il post, spesso me ne vado per conto mio 😉 ma credo sia una conseguenza naturale che l’area pubblica sia più grande, ovvero se sono me stessa sempre è ovvio che l’altro mi veda come sono, credo che nella mia vita sia piccolissima proprio l’area cieca ma sarebbe interessante verificare! Piccolissima perchè non credo che gli altri possano sapere più di me come sono fatta, può accadere che mi si dica “tu sei così” ma anche se mi illudo di non avere trasmesso questa parte di me non posso certo sorprendermi perchè lo so benissimo come sono, capisci cosa intendo? Quella che mi interessa di più è l’area ignota … tocca che la sviluppiamo 😉 e man mano che lo facciamo finisce tutto nell’area pubblica almeno per quanto mi riguarda! Un abbraccio Wolf e buon fine settimana :)))
    Elena

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  6. La mia opinione é: Tutte le teorie hanno una parte di applicabiltà, una parte di criticità, una di verità, che sia sociologia ?…mi chiedo: Se l’uomo é se stesso ora, e quì, segue gli eventi della che si succedono e senza interferire su di essi…chissà cosa l’uomo si inventerebbe per stare (lo stesso) male e vivere nell’illusione di nuove teorie.grazie per avermi ospitato,taoista

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  7. …sulle prime, credevo fosse una tecnica per carpire l’attenzione di una vasta platea. (ridi pure!!! …..:-D :-D) Poi, arrivato alla descrizione dell’area privata…ho capito il misundestanding (mio….).

    Me lo rileggerò con estrema calma; anzi, questo è un post che va letto più volte, per delineare al meglio le informazione in esso contenute.

    Ciao 🙂

    O

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  8. A volte succedono cose strane, un incontro, un sospiro, un alito di vento che suggerisce nuove avventure della mente e del cuore
    il resto arriva da solo nell’intimita’ dei misteri del mondo!

    ALDA MERINI

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  9. Mmmmm… eh no, questa volta in parte dissento!! (strano…). In realtà credo che la mia parte pubblica sia stata fin troppo pubblica… sono stata fin troppo esplicita in certi casi e non so quante volte avrei voluto rimangiarmi quello che ho detto/fatto, perchè il fatto che in tanto sapessero certe cose mi ha dato non pochi fastidi! Così sto imparando ad essere più riservata e ti diro’ che mi sento molto meglio!^^
    Forse, ancora una volta, la soluzione sta nel trovare quella famosa ed equilibrata *via di mezzo*… ci sono cose che sono belle perchè sono tue e basta. Per altre, invece, è più bello lasciarsi andare e condividerle!
    Ti abbraccio
    Nuvola*

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  10. La gif va a fagiolo:)) Che sintonia!!

    Dunque .
    In linea teorica si potrebbe essere daccordo. Quanto più si sa meno si può essere attaccati.

    E io in linea di massima sono o meglio ero così , soprattutto con persone che mi ispiravano fiducia.
    Ma (ormai da un po’ di tempo sono scettica e molto attenta). E sai come lo sono diventata? Sul blog!!!

    Persone che si erano mostrate come amiche, che venivano da me a chiedere consigli, che si mostravano dolci, affettuose ecceccecc…alla fine si sono rivelate infide, ipocrite, opportuniste, bugiarde.E la loro area pubblica è falsa

    Allora la domanda è?

    Chi mi assicura che anche l’altro/a con cui mi rapporto ha la mia stessa sincerità??

    Ci vuole molto tempo per conoscere una persona. E mai fino in fondo
    Nel frattempo ho imparato che, tranne le cose essenziali (es, faccio la prof, mi chiamo Dora…) la mia area pubblica sarà molto lmitata e quella privta serrata a doppia mandata. E faccio spallucce lo stesso!!!
    L’area cieca?? Hai ragione per quel che riguarda la voce, la nuca, ecc…
    Per il resto gli altri vedano pure quel che vogliono.

    L’area inconscia?? per quella non c’è soluzione….

    Buona domenica

    dora

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  11. GRANDE Wolf.. come al solito…
    credo proprio che inoltrerò il tuo post all’essere di cui parlo spesso:-) perchè ha sempre paura che ciò che dice possa essere usato contro di lui.. manco fossi un avvocato:-)
    sai quante volte ho impedito a qualcuno di “minacciarmi” proprio dicendo che non ho nulla da nascondere?? anche senza conoscere la finestra di Johari!
    penso proprio che più si è aperti verso gli altri più cresciamo noi come persone!!
    un caro abbraccio
    Viv

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  12. Credo che molti di noi mostrino agli altri solo parte di se stessi, perche’ la paura del giudizio altrui ci inibisce, e perche’ credo anche che certe cose e’ meglio che siano solo nostre, e scusami se lo dico, tu ne sei l’esempio, riservato, ed essenziale, non ti mostri mai del tutto! Ma mi piaci…Maria

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  13. x deborah: bé, le penso anche io così 🙂 Quando poi si viene apprezzati, almeno è per ciò che si è, piuttosto che per come si appare.
    Poi… che si cerchi sempre di mostrare il meglio di sé, è umano, ma c’è differenza tra il “mettere in luce i punti di forza” e lo “occultare le debolezze”…

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  14. x Dalloway: come scrivevo nel post, è stato lo stesso per me. Non solo tramite internet, ma anche grazie alle esperienze fatte lì sopra, ho capito la vericidità di quanto asserito dal “gruppo Johari”…

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  15. x morgelyn: curiosamente c’è differenza tra rispettare la privacy altrui e mostrare la nostra. Infatti, se sono d’accordo che il rispetto è sempre cosa buona e giusta, non è altresì detto che l’essere riservati sia la tattica più giusta. Io credo che, almeno nel momento in cui vuoi stabilire un vero contatto verso l’esterno… ti debba scoprire.

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  16. A me logico questo modello. E’ ovvio che, quando la nostra energia vitale viene occupata per una parte (incoscientemente) dal tenere nascosti certi nostri lati,ci priviamo di della potentialità creativa anche nel rapportarci col mondo fuori. Qui vedo qualche comunanze con la terapia di gestalt di Fritz Perls.

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  17. x V: 4 dimensioni e molte più di 4, direi 😉 La finestra di Johari si interessa solo dell’aspetto “quanto conosce chi”, ma chissà quante altre aree si potrebbero indagare! 😉 Hermann Hesse diceva “nulla è fuori, nulla è dentro, perché ciò che è fuori è dentro”.
    Sul tuo punto 2, pensa che io è ormai da tempo che penso che – almeno fino ad un certo punto – sia più facile conoscere un altro piuttosto che conoscere sé stessi, perché davvero essere obiettivi con sé stessi è molto arduo!

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  18. x Elena: bé, io di me non oserei dirlo… troppe volte ho notato di come sia facile “raccontarsela”… Però tu non sei me e la tua “trasparenza” può essere reale. In questo caso ti faccio senz’altro i miei complimenti…

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  19. x affabile: appunto… scriverai anche tanto di te, ma se sono cose che non nasconderesti comunque… non capisco il problema. Può essere usato contro di te solo ciò che tu temi possa essere scoperto, ma se non c’è nulla che tu vuoi nascondere…

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  20. Grazie Nam 🙂 Ricambio 😉

    x Nuovo: le teorie, anzi tutta la psicologia e, in fondo, l’esoterismo, servono per recuperare la “pagina bianca” che eravamo. E’ evidente che se non avessimo “scarabocchi” su di noi, non avremmo bisogno delle teorie psicologiche, né di quelle esoteriche, taoiste comprese.
    Perché all’acqua non spieghi come è fatta l’acqua.

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  21. x Vany: grazie! WE faticoso… ma costruttivo 🙂

    x O.: ahahah chissà che cos’era che avevi pensato! :)))

    x Rose: come fai a conoscerti? Una cosa è sicura: non senza difficoltà! 😀 Un pezzettino per volta, con il coraggio di vedere ed accettare anche le debolezze e i lati oscuri…

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  22. x nonnalibera: “il resto arriva da solo”, certo… in teoria dovrebbe essere così. Ma – come canta Ligabue – “l’amore conta e conta gli anni a chi non è mai stato pronto”: se non sei pronto, il “resto” può arrivare quando vuole… non te ne accorgerai nemmeno o comunque non saprai coglierlo…

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  23. Ho compreso perfettamente ciò che dici perchè a scuola, ho partecipato ad un corso di aggiornamento su questa famosa finestra…,poi cn il tempo ho verificato sulla mia pelle quanto avevo appreso…; sono sempre stata una persona estroversa e cn grande bisogno di comunicare, dicendo sempre e cmq ciò che penso ma ultimamente sto dando proprio il meglio di me…poi se gli altri nn condividono è un problema loro..io sono convinta delle mie azioni e della loro genuinità..il problema è loro!! Grazie per avermi rispolverato alla memoria tutto questo…b.notte..e spero a presto!! :))

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  24. ahahah Dora! E’ vero: la gif cade a fagiolo! 😀

    Mi ricordo quelle tavolette che i nostri nonni tenevano appese in casa, quelle che dicevano “Fai il bene, e poi scordalo”. Perché al bene non interessa la contropartita, altrimenti non è vero bene.
    La domanda, cara Dora, è: che ti importa se gli altri sono veri o falsi se tu – trasparentemente – non racconti altro che la verità, altro di cui nulla hai da vergognarti?
    Prendo la massima di Gibran “Se riveli al vento i tuoi segreti, non devi poi rimproverare al vento di rivelarli agli alberi” e ti chiedo: dov’è l’errore? Nel fatto di raccontarli, oppure nel fatto di avere dei segreti?
    Se non si ha nulla da nascondere… perché temere l’insincerità altrui riguardo a ciò che dici? Se volessero colpirti, potrebbero comunque inventarsi una verità di sana pianta, non è vero?

    A te è successo qua. A me successe su un forum. Scoprivo che “dietro le quinte” serpeggiavano le invenzioni più assurde e deliranti sul mio conto… Ma se – e dico “se” – mi hanno ferito, sarebbe solo perché io stesso sentivo – a torto o a ragione – di avere qualcosa da nascondere.
    Altrimenti me ne sarei infischiato.

    La verità era che io non avevo realmente nulla da nascondere; ma è la “percezione” che conta. Ecco perché conoscere queste trappole è così importante… non ci cadi più.

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  25. x Maria: mentre leggevo la prima tua riga facevo ripetutamente segno di “sì” con la testa 🙂
    Sulla seconda… bé, ho qualche dubbio, ma posso essere d’accordo. Non dico che si debba proprio rivelare tutto, l’area Privata può essere piccola, ma proprio nulla non ce l’ha nessuno credo…
    Le ultime righe invece mi hanno stupito… Se sai leggere tra le righe, scrivo più io di me stesso che tante persone che raccontano cosa fanno ogni giorno…
    Comunque nei miei piani, c’è anche l’intenzione di raccontare qualche pezzo della mia vita. Ogni cosa a suo tempo…

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  26. x BettyBlau: ho vaghi ricordi della Gestalt, solo qualche metodo (come quello usato per chiarire i sogni, ad esempio).
    Probabilmente a te pare logico con immediatezza proprio perché hai una infarinatura proveniente da una teoria attigua che, guarda caso, risale all’incirca allo stesso periodo in cui fu’ elaborata la Johari window…

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  27. dici: Io credo che, almeno nel momento in cui vuoi stabilire un vero contatto verso l’esterno… ti debba scoprire.

    rispondo: bisogna comprendere bene cosa intendiamo per “stabilire un vero contatto con l’esterno” . aprirci agli altri significa aprire loro il nostro cuore o semplicemente raccontare di noi?
    se è per il “primo” allora si, concordo abbastanza con te. per il “secondo”, non credo che il “primo” sia sempre necessario. chiaro no? 🙂 ad ogni modo, secondo me un sincero contatto con tutti-tutti non si può stabilire, nonostante le buone intenzioni. non sempre dipende da te. a volte i “muri esterni” sono troppo alti non sempre riesci a scavalcarli. non sempre ci puoi fare qualcosa, allora dico io il rispetto sta li, nel non insistere stare al “tuo posto” e rispettare i muri altrui che non desiderano abbassarsi a te. non possono piacerti sempre tutti, così come tu puoi non piacere a tutti. i sentimenti non vanno sempre pari passo cn la ragione. sono istintivi per fortuna. la ragione aiuta certo, ma spesso blocca la spontaneità dei sentimenti. ovviamente questo è solo un parere. punti di vista opinabili ma credimi rispetto i tuoi.
    un sorriso ;)*

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  28. @Wolf
    La domanda, cara Dora, è: che ti importa se gli altri sono veri o falsi se tu – trasparentemente – non racconti altro che la verità, altro di cui nulla hai da vergognarti?
    Se non si ha nulla da nascondere… perché temere l’insincerità altrui riguardo a ciò che dici? Se volessero colpirti, potrebbero comunque inventarsi una verità di sana pianta, non è vero?

    Il problema, caro F. , è proprio nell’insincerità altrui.
    Io ti parlo apertamente e tu no, il rapporto è squilibrato.
    Tu avrai di me conoscenze vere che io non ho di te.
    Tu potrai colpirmi quanto e quando vuoi , io mi rapporto con un “fantasma”.

    L’altro potrà servirsi di ciò che sa di me per agire contro di me per propri scopi che a me risultano oscuri e il problema si pone ancor di più se in un rapporto sono coinvolte altre persone.
    La cosa diventa complicata.
    Non so se sono riuscita a spiegarmi.

    Parlo per esperienza:))

    dora

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  29. Buongiorno wolf, molto interessante questa teoria. Trovo, estremamente veritieri gli esempio da te riportati, ma credi realmente che “mettendo in piazza” la nostra parte privata potremmo vivere meglio?…..E’ vero a volte ci nascondiamo per paura di venire “ricatattati”, derisi, giudicate…Paure a volte infondate, maa volte reali…. Parlo di me e per me e ti faccio un esempio prendendo spunto dal tuo….avevo prima un altro blog, dove raccontavo di alcune mie esperienze molto più dettagliatamente, non mettendo le mie generalità, ma semplicemente raccontando della mia vita…rintracciata da alcuni conoscenti e ricattata, termine duro ma che fa capire il senso, sono stata costretta a chiuderlo e aprirne un altro molto più impersonale o cmq nn dettagiato. dirai…allora avevi cmq delle cose da nascondere e la mia teoria è giusto.
    non è così…trovo che ognuno di noi ha una parte privata divisa in tante piccole parti, condivise con gruppi di persone di verse che fanno quella piccola aerera di privato a loro toccata pubblica….
    non riesco a spiegarmi scusami…
    Per es, tu potresti conoscere una parte della mia parte privata, e un altra persona un altra….ciò rende quelle mie parti in qualche sensso pubbliche se immaginiamo che un considerato numero di persone le conosce….e allora ti chiedo è veramente giusto “aprirci” totalmente o è meglio scegliere chi far entrare da una porta e chi da un altra? (considera che nella mia aerea privata ci sono tante porticine)….ogni persona che entra viene a conoscenza di un qualcosa ed “allarga” l’area cieca….dove se noi vi entriamo senza barriera possiamo imparare realmente qualcosa di noi stessi e vivere meglio…facendo diminuire a suo volta l’rea ignota… più ci mostrariamo sogetti alle opinioni degli altri su noi stessi e più riusciamo a capire qualcosa di noi….ma credo che questa catena non debba necessariamente essere singola….immagiamo una catena formata da un milione di catene….

    wolf è difficle da spiegare…ma molto bello il tuo post….di grande riflessione…buona domenica

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  30. Si penso che questa teoria corrisponda a verita’ pero’ per me ci dovrebbe essere una quinta area, quella di tutto cio che sai c’ e’ dentro di te ma non riesci ad affrontare mandi giu’, e a un certo punto ” dimentichi “, ma c’e’ sempre ed anela ad arrivare in superfice
    Ciao e buona domenica
    Antonella

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  31. Ciao Wolf, bellissimo post! Sono daccordo completamente con quanto scrivi e sono certa che la *via* da seguire sia proprio questa.
    Non conoscevo nello specifico questa teoria e neppure i loro inventori (ma come vedi l’Universo è corso subito ai ripari, grazie a te!!!) ma in qualche modo quello che espone (anche se non in questi termini, ovviamente) è una cosa che ho sempre “intuito” essere vera!

    Sicuramente è un post su cui riflettere, specie per chi solitamente non è uso a farlo! Sto seriamente pensando di fare un post per linkarlo… ti faccio sapere!

    Namastè!
    SitaRam

    PS: grazie per la citazione sull’EFT! ;)) Tecnica sicuramente stupenda, utile e facile…. da usare!!!!

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  32. x Morgelyn: la mia opinione è che, se non è certamente necessario “aprire il proprio cuore” a tutti, tuttavia è ben difficile farlo se non si racconta di noi.
    In altre parole, raccontare di noi non significa necessariamente parlare con tutti delle nostre aspirazioni più elevate, a quei punti ci arrivi – giustamente – solo con chi davvero senti affine e fidabile. Io li vedo come due passi, nella stessa direzione, ma distinti: puoi sempre fare il primo, il secondo invece lo riservi per le persone più care.
    Ovvio poi che, se qualcuno non è interessato, non solo al secondo passo ma nemmeno al primo, non avrebbe senso insistere.
    Un sorriso a te 🙂

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  33. x Dora: colpirti? E colpirti in che modo? Se tu non hai timore di esporti, cosa puo’ colpirti se non il fatto in sé di scoprire che chi credevi essere una persona amica non lo è?
    Certo, in quel caso ci rimani male, ma se non fossi andata a “scoprirla”, avresti perso l’occasione di conoscerla. E allora, cos’è peggio? Rimanere deluso da A ma aver magari trovato in B una persona meravigliosa, oppure – nel timore di scoprirsi – perdere entrambe?
    Infine, chi credi che ci perda tra te – che hai avuto un atteggiamento aperto e veritiero e perdi una persona falsa – e una persona falsa che, infine, perde te?
    Io sono per un… “rischio calcolato”, ovvero per prendere le distanze da chi, con evidenza, è inaffidabile, ma non rinunciare a scoprire e scoprirsi, con una persona che – necessariamente – occorre tempo e “aperture” per conoscere veramente.

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  34. x Betty: capisco cosa vuoi dire, seppure per motivi diversi la tua obiezione è simile a quella di Dora, qua sopra. Come ho scritto a Maria, nel commento #35, “non dico che si debba proprio rivelare tutto, l’area Privata può essere piccola, ma proprio vuota non ce l’ha nessuno credo”.
    Comunque il tuo è un discorso complicato; bisognerebbe capire a cosa ti riferisci. Su uno dei siti dove parlano della Johari, fanno l’esempio dei costumi sessuali, dicendo che ovviamente andare a rivelare ad A ciò che nell’intimità fai con B, potrebbe essere una… apertura esagerata. Più in generale, è chiaro che l’intimità di due persone, coinvolgendo soggetti diversi e non solo te stessa, è più delicata. Perché io so cosa non fa’ paura a me e posso rivelare, ma non posso sapere se la cosa vale anche per l’altro…
    Ho risposto alla tua osservazione?

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