Siate come animali, come gatti, come gabbiani.
Avete mai visto lo spettacolo offerto da un gabbiano (foto a lato non mia) che vola controvento? A volte, se il vento è forte, sembra percorrere solo pochi metri a fronte di uno sforzo immane, tanto da far sorgere a chi lo guarda stupefatto la domanda "ma chi glielo fa’ fare?". Con un affascinante, imperioso e silenzioso sbattere di ali, incurante di chi lo sta’ a guardare, il gabbiano arriva d’istinto dove sa’ dover arrivare, e la’ puo’ finalmente cogliere il frutto del suo sforzo, lasciandosi improvvisamente trasportare e cullare dal vento, facendosi accompagnare senza più fatica alcuna, ma mantenendo sempre grande attenzione perché qualche piccola variazione puo’ essere necessaria.
Il gabbiano non vuole premi o ricompense, non chiede il prezzo del biglietto, né si lascia distrarre da chi assiste affascinato al suo volo. Non gli importa di avere o meno ammiratori.
Sa’ cosa deve fare. E lo fa’, semplicemente.
Avete mai osservato attentamente un gatto? Osservato davvero? Quello sguardo attento, un momento addormentato, il momento dopo pronto al gioco o alla guerra… L’espressività a volte sorprendente del muso e del corpo già non avrebbero necessità di suono, ma i loro variegati miagolii completano la capacità di farsi capire. Un gatto puo’ essere spaventato, incuriosito, divertito, addormentato, riflessivo perfino, ma anche quando si nasconde per compiere un agguato, la sua espressione non finge mai: gli occhi sono lo specchio delle sue intenzioni.
I gatti, perfino i nostri mici casalinghi, non "nascondono" nulla, sono sempre sé stessi, accada quel che accada. Vivono sempre, anche negli ultimi mesi della loro vita; quando noi, terrorizzati, abbiamo già smesso di vivere, loro continuano a farlo, incuranti, ignoranti forse di cio’ che li attende.
Non si fanno domande, non cercano risposte.
Fanno cio’ che possono. Sempre e comunque.
Il gatto in foto è la mia Sissi. Nella prima foto aveva pochi mesi; io stavo facendo colazione, lei salto’ sulla sedia a fianco e mi guardo’ come dire "Che fai?" 😛 La seconda è uno scatto curioso: stava guardando, stupita (e si vede! ;-)), il passaggio di un elicottero.
Io amo immensamente i gatti.
E vedere le tue foto mi commuove, perché me ne sono morti tanti ed ogni volta è stato uno strazio.
Mi piace la loro indipendenza, il fatto che non siano “scondinzolanti” come i cani. Decidono sempre loro quando hanno voglia di coccole.
Poi, sono silenziosi, flemmatici, quasi sempre in meditazione scintoista, ma allo stesso tempo pronti a scattare e a tirare fuori le unghie.
Davvero, abbiamo molto da imparare.
Notte, Wolf.
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Ah!Che bell’argomento hai trovato:gli animali e i gatti in particolare,i miei preferiti.
Esseri affascinanti,enigmatici e magnetici ai quali non potrei mai piu rinunciare.
Hanno un solo,unicissimo e per me atroce difetto anche se involontario da parte loro…il carnivorismo,l’istinto atavico della caccia.
Il loro sguardo intimidisce e incuriosisce allo stesso tempo;la fissità penetrante e insondabile che sembra leggerti dentro senza alcun ritegno impedendoti la menzogna o l’imbroglio.Difficile reggere lo sguardo di un gatto…specchio ieratico e sereno dotato di saggezza remota che gli conferisce una certa sacralità e un grande potere misterioso e indecifrabile che forse mai capiremo.
Sissi è bellissima ma chissà perchè la immaginavo tutta bianca…
Ciao
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Dimenticavo,sono Amaltea!
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Per GanJo: Ho avuto solo un gatto prima di Sissi; si chiamava Kit. Era un tigrato europeo, come Sissi, con una deliziosa piccola deformazione in fondo alla coda che gliela rendeva tipo “cavatappi” 🙂 Si ammalo’ per un male ad una zampa, lo facemmo operare e visse un anno con tre zampe sole; era un gatto “di appartamento”, viveva tranquillamente con tre zampe sole. Quando la sua malattia lo riprese, se ne ando’ nel giro di un mese. Era ridotto molto male, mi viene ancora il magone a ricordarlo. Io vivevo per conto mio, e il fatto di essere stato lontano nella sua malattia, mi e’ sempre pesato. Un po’ come se l’avessi tradito.
Sissi l’ho presa quando mori’ mio padre, volevo che mia madre non sentisse troppo la solitudine. Mia madre visse ancora 3 anni; lei, Sissi, divenne subito il suo “adorato animaletto” tenendole compagnia negli ultimi anni della sua vita… Ho un debito verso questo piccolo animale, un debito del quale sicuramente lei non e’ nemmeno consapevole 🙂
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Per Amaltea: gia’, in effetti io, essendo vegetariano, vado in macelleria solo per lei! 🙂 Ma vedi… loro sono carnivori, non hanno scelta. Si’, certo, possono anche magiare altro, ma in aggiunta, non in alternativa.
Io trovo meravigliosamente affascinante la loro… crudelta’! 🙂 Ovvero quando massacrano letteralmente piccoli animali (che io cerco inutilmente di salvare!) che nemmeno poi mangiano; oppure quando “finiscono” un gatto gia’ piu’ debole e sfortunato… lo fanno per istinto, non per quella che noi chiamiamo “cattiveria”. Quella che noi chiamiamo “crudelta’” e’ in realta’ un aspetto della Natura. E’ parte della selezione naturale, dell’evoluzione della specie, anche se comprende il sacrificio di altre.
La farfallina che viene sacrificata, serve al gatto per raffinare le sue tattiche, i suoi movimenti. Piu’ che “crudele gioco”, il suo istinto e’ “allenamento”…
La Natura, come ho scritto da qualche altra parte, non conosce “pieta’”, ha le sue regole; regole talvolta tremende… ma che in fondo ci hanno permesso adesso di essere qua.
Se poi davvero noi abbiamo la capacita’ di crearci una “morale” nostra, una morale che sembra pensare oltre la normale sopravvivenza di noi stessi e della specie… chissa’, forse anche questo passaggio e’ previsto nel disegno dell’evoluzione.
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Non ho mai pensato che un’animale potesse essere cattivo o crudele,questo orrendo difetto appartiene purtroppo alla sola razza umana che ne da tristemente la dimostrazione da sempre.
Il gatto si allena cacciando,giocando con la sua preda,inconsapevole e innocente perchè la sua natura l’ha creato cosi,fine stratega,osservatore paziente e emerito sportivo equilibrista.
Vero che le regole imposte dalla natura possano sembrarci spietate e che l’istinto di predazione permette l’equilibrio della fauna,ma comunque è difficile non sentirsi toccati dalla sofferenza della povera vittima,pur essendo coscienti dell’utilità del suo sacrificio e tentare di salvarle dalle grinfie di un gatto particolarmente attivo,forse ci rende crudeli rispetto a lui,visto che in tal caso lo priviamo di un gioco divertente e necessario al suo sviluppo o al suo benessere….
Che dilemma!
Amaltea
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eheh 🙂 In effetti non appare molto contenta quando le viene sottratta la sua vittima… 😉 Una volta, nel tentativo di salvare una farfalla che si era nascosta tra le pieghe di una coperta e che Sissi aveva perso di vista, anche se continuava a cercarla, cercai di catturarla, ma non ci riuscii’… anzi, ottenni il risultato che Sissi si accorse di dov’era la povera bestiolina e… 😦
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sissi cornamusa con le zampeeeeeeeeeeee;-P
hihi
kisse
G.
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io non so cosa sono.
Spesso mi viene rimproverato di essere molto superficiale, non organizzo la mia vita, non faccio progetti a lungo termine, il mio futuro più lontano arriva a sette giorni… il resto … l’ottavo giorno è già troppo, rischio di sconcentrarmi da quelli precedenti.
Inizio a pensare che mi lascio vivere, che prendo tutto quello che posso, che butto tutto ciò che non serve più… senza rimpianti, senza rimorsi.
La persona che ero ha creato un mostro, quello che sono ora.
Ricordi lo scrittore di sabato ? buttato anche lui, nonostante mi piacesse molto….
Credo di aver scritto una marea di stupidaggini
Dammi un bel 2, sono andata fuori tema.
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Be’, mica tanto… hai mai visto un gatto o un gabbiano pianificare qualcosa che vada oltre il suo quotidiano? 😉 E’ nel momento della scelta che “pianifichiamo” il nostro futuro, anche se in quel momento preferiamo parlare di “decisione”, anziche’ di “progettazione”. Ogni azione (anche la mancanza di azione, talvolta) ha ripercussioni sul nostro futuro. Chiamalo karma se vuoi, in realta’ basta solo un po’ di filosofia spicciola per capirlo.
Operando queste scelte, tu determini il tuo futuro allo stesso modo di chi passa le sue giornate costruendo la sua tabella di marcia.
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Io qc settimana fa ho fatto un post sui gabbiani!
http://lidia69.splinder.com/post/13672985#comment
Ciao!
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Uffffffff!! Io odio mettere foto non mie, quella del gabbiano sopra non lo e’… Giorni fa’ ho avuto l’occasione di fotografarne qualcuno, ma avevo la macchina digitale piena… quando mi e’ apparso “memoria piena, cancellare qualche contenuto” mi e’ venuto un motto di stizza!! Ho cancellato subito qualcosa, ma dei gabbiani non c’era piu’ nemmeno l’ombra 😀
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Intendo dire che quella tua foto te la invidioooooo!! :))))
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che bella la tua riflessione sugli animali e in particolare sui gatti…io ne ho ben 4 e li amo follemenete come delr esto tutte lse donne della mia famiglia…mi ha colpito molto una frase…sanno quello che devono fare e lo fanno. Beati loro…
bello il tuo blog..sei una bella persona. già lo sapevo ma questo forum ..bhe rafforza la mia convinzione.
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e il risultato fu la fine della povera farfalla!!!
Mi dicevo che nonostante le grandi similitudini che ci uniscono al mondo animale,del quale del resto facciamo parte volenti e piu spesso nolenti,non condividiamo affatto la loro natura fatta di spontaneità e di sinceri impeti che definiamo quasi brutali e troppo espansivi.Un cane che manifesta la gioia di ritrovare colui o colei che ama,scodinzolando allegramente e esprimendo la propria contentezza,intenerisce e rende accogliente il rientro a casa ma ben presto il suo entusiasmo invadente e le richieste di carezze rassicuranti dovute alla paura vissuta durante l’assenza,rendono queste sue manifestazioni affettive,fastidiose e esagerate,inopportune e troppo esuberanti rispetto al nostro concetto egoista di “spazio personale”gestito secondo i criteri che piu ci soddisfano escludendo cio che meno troviamo gradevole.
Siamo ipocriti e opportunisti e approfittiamo di tutti gli aspetti che ci procurano piacere,riconoscenza e gratificazioni diverse….mentre gli animali amano sinceramente,in maniera pura e incondizionata,gratuitamente,senza pretese di un reciproco amore.
Chi è capace di darsi totalmente con tale abnegazione ed essendo talmente fiducioso?
Noi “umani”,rinnegando l’animalità che ci appartiene nonostante il desiderio d’evoluzione al quale aspiriamo,diveniamo ibridi e incompleti,mutanti e alterati dalla negazione di noi stessi e dall’origine comune alla specie animale che in tutti i modi tentiamo di cancellare.
Se osservassimo meglio gli animali ci accorgeremmo forse che loro,molto meglio di noi,rispettano le leggi gerarchiche , territoriali o sociali che noi,poveri esseri incivili e arroganti siamo incapaci di seguire nonostante la nostra “immensa superiorità”….
Amaltea
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Intanto ringrazio l’utente anonimo per il bel complimento che mi ha lasciato, peccato non si sia “firmato”… 🙂
x Amaltea: spesso ci siamo trovati in civile disaccordo io e te, ma in questo caso non posso fare altro che approvare completamente il tuo intervento.
L’uomo ha fatto enormi passi in avanti grazie alla sua intelligenza, alla superiorità e flessibilità del suo cervello.
Ma il potere che deriva da ogni cosa deve essere usato sempre saggiamente; l’intelligenza che l’evoluzione ci ha donato non siamo invece stati capaci di usarla bene, per aggiungere solo cose e stati d’animo costruttivi a quelli che già avevamo… eppure avevamo il potere di farlo: ci derivava dalla consapevolezza che quell’intelligenza ci aveva fornito.
Non siamo stati capaci di evitare le armi di distruzione di massa; non siamo stati capaci di aggiungere pace e amore a quanto già avevamo; abbiamo lasciato che lo spirito di possesso avvelenasse la libertà della nostra mente, aggiungendo bramosia, invidia, orgoglio (ben diverso dalla dignità!), desiderio folle di primeggiare e dolore immenso, spesso follia, per la coscienza di essere caduci, mortali…
Il vero peccato originale per me è questo: la consapevolezza che un giorno non ci saremo più. Ma invece di usare tale consapevolezza per comprendere la debolezza dell’essere umano, per perdonarlo e perdonarci, l’abbiamo usata solo nello spirito di “avere e godere quanto più possibile nel poco tempo a disposizione”.
D’altronde, la più grande differenza tra un gatto e un uomo, è quasi sempre la sofferenza causata dal sapere di starsi, più o meno lentamente, dirigendo verso il declivio che porta alla morte.
Ecco perché gli animali vivono davvero fino in fondo e non passano il tempo a tormentarsi per le cose che non sono riusciti ad ottenere nella loro vita.
E’ pazzesco pensare che l’uomo non si lamenta solitamente per il fatto di dover morire. Lo fa’ per le cose che nella sua caduca vita non è riuscito ad ottenere e… portare nella tomba con sé.
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ciao Wolf
mi ha fatto sorridere”il civile disaccordo”di cui parli..
la tua poesia è molto bella ma anche terribilmente triste.La sorte ineluttabile che attende gli “animali da carne”li condanna già dalla nascita alla prigionia e la loro pagina bianca,quella che ciascuno di noi dovrebbe riempire personalmente secondo le proprie scelte, le proprie esperienze, i propri sogni,ebbene loro,come molti di noi ne sono privi perchè qualcuno dall’alto del suo statuto se ne attribuisce la piena proprietà.
Nascere ci rende mortali e le scelte,se decidiamo di vivere socialmente e nel rispetto delle leggi morali e civili,ci limitano, frenando gli impulsi creativi,ludici e spontanei che ci animavano durante l’infanzia e che rappresentavano una quasi idea di libertà che probabilmente non ritroveremo crescendo.
La maturità dovrebbe renderci saggi…ma quante restrizioni incontreremo e quante frustrazioni prima di poter apprezzare tale improbabile saggezza.
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La nostra civilta’ di per se’, pur essendo piena di regole e di limiti, offre anche buoni margini di movimento e di espressione. E’ piu’ un certo tipo di morale “antiquata”, unita ad una spinta consumistica che non si limita agli oggetti ma coinvolge anche le persone e le relazioni, a renderci ciechi, alla continua ricerca di obiettivi di poco conto che spesso infatti lasciano il vuoto non appena raggiunti, cosi’ da richiedere un nuovo obiettivo da inseguire in una perenne rincorsa senza sosta.
La poesia si riferisce proprio a quelle persone che non credono di poter perseguire alti ideali, alti obiettivi, perche’ li giudicano al di fuori della loro portata, e questo solo perche’ qualcuno o qualcosa, ha detto loro quali sarebbero gli angusti spazi nei quali avrebbe senso spostarsi.
L’abitudine, l’inerzia, creano un equilibrio che solo la determinazione in qualcosa che si percepisce essere raggiungibile, puo’ rompere. Altrimenti ci si sente svogliati, senza forze; si crede che non valga la pena di fare uno sforzo simile perche’ esso non condurrebbe da nessuna parte.
Per fortuna, personaggi come Edison, Galileo, Gandhi e tutti coloro che hanno avuto il coraggio di sfidare il pensiero ad essi corrente per amore del loro obiettivo – nel quale credevano fortemente – hanno dimostrato che talvolta basta non arrendersi alle limitazioni che altri, o i primi tentativi non andati in porto, per arrivare al “successo”, qualunque esso sia.
Ed anche se quel successo non dovesse arrivare… forse sara’ stato meglio passare una vita intera nell’avventura di inseguirlo, che vivere la classica realta’ fatta troppo spesso di quieta disperazione.
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Da Amaltea(prima che diventi un utente anonimo).
Concordo pienamente;il consumismo a oltranza,la decadenza desolante,la precarietà nella quale viviamo senza alcuna garanzia di svolta positiva futura ci portano alla “facilità esistenziale”e all’inerzia fisica e morale.
Ma parlando di scelte individuali e possibili in quella che tu definisci “società che da margini di movimento e di espressione”,ammetterai credo che in certi paesi non considerati come particolarmente retrogradi o antiquati,esistano leggi o tradizioni vetuste che lasciano un minimo spazio all’espressionismo e alla libertà di parola.
Penso che l’unica vera scelta,la sola alla quale possiamo ricorrere e che ci sia assolutamente personale,sia avere il coraggio delle proprie azioni assumendone le conseguenze senza cadere nel vittimismo e nella delazione se confrontati a problemi ulteriori.
I grandi dissidenti che citi hanno agito ribellandosi e non aggregandosi al pensiero comune proprio perchè i loro ideali e la determinazione tenace mostrata all’estremo,li spingevano ad affrontare fino in fondo lo sforzo immane al quale credevano nonostante i diversi ostacoli incontrati durante le loro battaglie.
L’unica scelta che avevano era quella di seguire il loro istinto consapevoli dei rischi possibili e sicuramente inevitabili;per me si tratta di coraggio,una qualità che diventa sempre piu rara per quanto riguarda il genere umano….
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Dipende da quale obiettivo una persona si pone. Un obiettivo puo’ essere individuale, puo’ essere ottenuto all’interno della societa’ nella quale ci si trova perfino senza stravolgerla, servendosi, anzi, dei mezzi che essa mette a disposizione.
Cio’ che conta e’ la consapovolezza di starlo facendo. Se io “seguo il gregge” perche’ mi sono lasciato convincere che cio’ che fa’ il gregge e’ l’unico modo giusto di vivere, e’ un conto; se invece “mi servo del gregge”, mi muovo con esso e con le sue regole, senza pormi in una opposizione che finirebbe per ostacolarmi, per emarginarmi, e riesco nel contempo a perseguire i miei obiettivi, allora avro’ davvero agito da “vero architetto”.
Ti faccio un esempio. Se io voglio pervenire all’illuminazione (bum! Si fa’ per dire! 😀 ), rendendomi conto che essa non va’ d’accordo con il consumismo, potrei decidere di allontanarmi da una societa’ su di esso basata, di ritirarmi in una baita di montagna priva di ogni comodita’. Ma posso anche rimanere dove sono, essendo semplicemente consapevole di star seguendo le leggi logiche – seppure non adatte al mio scopo – della societa’ nella quale sono inserito, potendo cosi’ sfruttare tutte le possibilita’ che essa e’ in grado di dare: liberta’ di movimento, documentazione reperibile (anche via internet), scambi con persone che magari possono fornirmi “pezzetti” di conoscenza importanti e che altrimenti non avrei mai potuto conoscere.
Il trucco sta’ nel non dimenticarsi chi si e’ e cosa si sta’ perseguendo, senza lasciarsi imporre obiettivi non propri; avendo in altre parole, buona coscienza che si “e’ nel mondo ma non del mondo”.
Io credo fortemente nell’essere “profeti in patria”; credo che “andare altrove” non metta necessariamente in posizione migliore per la propria ricerca. Seppure le condizioni al contorno hanno la loro importanza, e’ sempre lo spirito che conta.
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io non penso che “l’altrove” ci permetta di sentirci piu liberi e indipendenti,credo al contrario e come te,che le mutazioni che ci sembrano necessarie debbano essere tentate laddove le riteniamo utili,che si tratti del nostro paese d’origine o quello in cui ci si è stabiliti per diverse ragioni;l’importante penso che sia il fatto di agire, naturalmente non solamente per se stessi e la ricerca del proprio benessere,ma al contrario agire cercando miglioramenti e soluzioni convenienti e piu o meno soddisfacenti per tutti(si lo so,missione quasi impossibile).
Quanto al fatto di vivere in una società che ti permette di sfruttarne certi vantaggi utili ai tuoi futuri disegni d’architetto e ai tuoi progetti,non posso che confermare….ma certi problemi di coscienza intervengono allora.E qui interviene l’aspetto ipocrita di cui parlavo precedentemente;come si puo vivere in un mondo basato su valori fasulli,superficiali,meschini e via dicendo,approfittando dei mezzi offerti,anche se per fini nobili,senza sentirsi corrotti o perlomeno opportunisti?
Potresti rispondere dicendo che in tal caso l’unica possibilità di scampo sarebbe quella di vivere nella piu completa autarchia e penso che avresti totalmente ragione,ma mi chiedo se fra questi due estremi limiti non esista una terza possibilità….
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Utente non anonimo…sono ancora io,Amaltea
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Il significato puo’ esserci eccome. Qualcuno ha detto che prima di cambiare il mondo, se deve cambiare se’ stessi, e – aggiungo – nel momento in cui cambi te stesso anche cio’ che hai intorno a te cambia. Senza scomodare teorie metafisiche, non e’ forse l’esempio la lezione migliore?
E non e’ forse questo un ottimo motivo? 🙂
p.s.: Potresti registrarti a questo punto, Amaltea, che ne dici? 😉
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Hai ragione,niente da aggiungere….
e si,mi sono registrata ma d’ora in poi saro “Malteaa”.
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E poi alla fine hanno la meglio loro…se vai nel mio blog leggi come è andata a finire la storia dei gabbiani!:-)
Un caro saluto
Lidia
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Eh, poveri… infastiditi meno dalle barche che dagli umani? ;D
I gabbiani sono tra i miei animali preferiti, sai? Rimango spesso affascianato dal loro volo… Una volta ho avuto la fortuna di vederne uno, come descritto dal mio post iniziale, “combattere” contro il vento a pochi metri da me… da restare a bocca aperta 🙂 Soprattutto a lasciarmi affascinato era che a lui che ci fosse gente a guardarlo ammirata, non importava proprio nulla 😉
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Io due sere fa, era il tramonto, e chacchieravo con un’amica fuori al mio balcone, ho visto un gabbiano!
Una cosa molto rara perchè io abito a 5/6 km dal mare.
Ho richiamato l’attenzione della mia amica (che è una persona che risente molto dello stress della vita quotidiana) e anche lei è rimasta piacevolemente sorpresa.
E’ stato per entrambe, un attimo rubato, o meglio un attimo che io le ho regalato
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Nonostante che abiti in Liguria, uno dei momenti più belli di quest’estate l’ho avuto nella piscina all’aperto sulla terrazza della palestra dove vado: era stracolma di gente, di bambini rumorosi, di chiacchiere e fragore.
Entrai nella piscina e dopo qualche minuto, mi misi nella posizione del morto. La orecchie scesero sotto il livello dell’acqua cosicché improvvisamente il fragore si attuttì quasi completamente… mi accorsi che il cielo lassù era pieno di gabbiani e delle loro bellissime e variegate traiettorie… Fui istantaneamente trasportato, per qualche minuto, nel loro magico mondo, fatto di silenzio e aria pura… su una terrazza rumorosa all’interno di una città 🙂
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La tua Sissi è proprio bellissima! Condivido a pieno quello che dici dei gatti soprattutto quando dici: “I gatti, perfino i nostri mici casalinghi, non “nascondono” nulla, sono sempre sé stessi, accada quel che accada. Vivono sempre, anche negli ultimi mesi della loro vita; quando noi, terrorizzati, abbiamo già smesso di vivere, loro continuano a farlo, incuranti, ignoranti forse di cio’ che li attende”. Dico sempre che io imparo dagli animali, sono così dolci, rispettosi della vita e soprattutto non perdono tempo in cose futili. Loro la vita se la godono…
Lands
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Be’… non so’ se definirli “dolci” o “rispettosi della vita” in generale, talvolta anche gli animali sanno essere terribili… Non so nemmeno se si possa dire che non perdono tempo o che si godono la vita… L’unica cosa di cui sono davvero sicuro e’ che… loro sono la vita stessa; non hanno la dicotomia “vita” contro “morte”, “noi” contro “nulla”.
In fondo gli animali sono come tanti Epicuro, che osservava “La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c’è, quando c’è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né per i morti. Per i vivi non c’è, i morti non sono più.” 🙂
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Ti sarai sicuramente accorto visitando il mio blog, che amo gli animali…Sai quante volte ho seguito con lo sguardo i voli dei gabbiani e quante volte li ho ‘invidiati’? Liberi liberi liberi.
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Sì, anche io, la loro forza, la loro libertà, il loro fare senza dover per forza stabilire un “piano a tovolino” 😉
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mi pare se non ricordo male che fu leonardo da vinci a dire che Dio ha creato i gatti per permettere a noi umani di accarezzare una tigre.
anche se non fosse stato lui l’autore della frase, la frase è gran bella!
ciao Wolf, a presto. Stefano.
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ahahah sì, me la ricordo quella massima! E’ bellissima! E ti dico che quando vedo le leonesse nei documentari, e poi vedo la mia Sissi… bé, cavolo… ne concludo che Fernand Méry (facendo una ricerca su internet ho trovato che ne era lui l’autore) aveva proprio ragione! ;D
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Due tuoi commenti (uno dei due è il 10) mi avevano fatto pensare che fossi buddista, altri invece no… 😛 Comunque condivido diverse cose che sono state scritte sia da te che dai tuoi numerosi commentatori… 🙂 Mi è piaciuto il dibattito che ne è nato…
Premesso che io non potrei mai diventare vegetariana (:D), e che adoro i gatti, e premesso che la tua Sissi è davvero bella, aggiungo che mi spiace molto per le perdite che hai avuto (mi riferisco a tua mamma e tuo papà), e comprendo a pieno il debito che senti verso Sissi… La mia Gargattina negli 8 anni e mezzo che ha vissuto assieme a me è stata TUTTO per me: dalla migliore amica e confidente, a colei che mi ha supportata nei momenti più bui e grazie alla quale posso dire di essere ancora qui oggi, perché lei aveva bisogno di me e senza di me sarebbe morta, mentre il resto del mondo avrebbe potuto tranquillamente continuare a vivere (pensavo io), è stata mia figlia e mia madre, è stata TUTTO… Queste creaturine pelose e affascinanti ci sanno amare e coccolare come nessun’altra al mondo, dall’alto della loro enorme dignità… Posso solo amarli! 🙂 Anche quando sono casinomani come Gattomatto, o psicolabili come Cicciopanza… 🙂
Grazie ancora della visita… 🙂
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Però… Ho dimenticato di commentare riguardo effettivamente il senso del post… 🙂
Devo dire che in me spesso e volentieri prevale più la razionalità dell’istinto, ahimé… Ahimé perché a volte odio la mia razionalità, e magari ho perso qualcosa nel vivere troppo col freno a mano tirato, come mi diceva il mio secondo fidanzato storico (l’unico che, ritengo, abbia mai amato…)… Ma in realtà nella mia vita ha anche tanto prevalso la mia passionalità… E questo mi ha salvata… Come si può essere razionali e passionali allo stesso modo? Forse è un controsenso ma io sono un po’ così….
Perché quando perdo la testa la perdo in maniera sana, insomma… un taglio netto, ahahahah… 😀
Almeno la posso riattaccare se serve… 😉
Insomma, non mi metterei mai alla guida ubriaca, non metterei mai in pericolo la vita degli altri, se ho preso un impegno e mi propongono qualcosa di più divertente prima di dire di sì irrazionalmente vedo se posso dire di no al primo impegno senza ferire nessuno…
Ecco la mia razionalità che mi ha fatto forse perdere qualcosa nella mia vita, qualche divertimento in più… Ma a modo mio me la sono goduta lo stesso, la vita che ho vissuto finora… E seguo molto i miei istinti… perché la mia razionalità è un istinto, e se la mia razionalità mi fa SENTIRE che non vado per la strada giusta, non la percorro… Così mi sono salvata dal mio ultimo rapporto, ad esempio, con un ragazzo che aveva tutte le carte in regola per essere il mio uomo ideale ma io non l’ho mai amato solo per quello, non l’ho mai amato e basta. E devo dire che col senno del poi, ho fatto proprio bene a seguire il mio istinto e la mia razionalità che mi facevano sentire che mi mancava proprio qualcosa con lui… ed era L’AMORE… La passione c’era, ma l’amore no… E se manca l’amore manca tutto… no? 🙂
W i gabbiani e soprattutto W i gatti, eheheheh…
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ahahah Gargattina! Mi fai morire quando parli dei tuoi gatti! Come puoi chiamare Cicciopanza “psicolabile”, pora bestiulin? 😀
Bé… nella vita c’è spazio e tempo per ogni cosa, Gargattina, per l’istinto e la razionalità, anzi… dovrebbero (e potrebbero) collaborare attivamente anziché scontrarsi. La razionalità deve lasciare posto alla creatività dell’istinto, e l’istinto non deve cadere negli eccessi grazie alla razionalità. Se ci riusciamo, allora siamo perfino un passo più in là dei nostri adorati amici animali…
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E’ quel SE che ci frega! 😀
Comunque grazie… ahahahah… 😀 Il problema è che Ciccio E’ uno psicolabile!
Avresti dovuto vederlo quando mi picchiava Momy quando la trovava in giardino sola e indifesa, talvolta persino in casa e sotto al mio naso, e lei si scontrava con lui all’ultimo momento (purtroppo nonostante fosse cieca non aveva un buon olfatto… :() e poi lui la picchiava a sangue, fino a staccarle ciocche intere di pelo (fortuna che lei aveva un pelo fantastico, direi quasi multistrato, e alla fine NON le rimanevano i buchi…!), mentre lei urlava come una pazza (e io quando avevo la fortuna di esserci urlavo ancora di più) e arrivava persino a farle i bisogni addosso per sfregio… 😦
E poi magari lui andava in giro per casa o nel piccolo giardino che ho miagolando come se io lo stessi picchiando… quando invece ero lontana decine di metri…
Penso sempre che la colpa sia della morte violenta di suo fratello, che trovai morto proprio il giorno che portai a casa Momy dopo averla presa in un terreno vicino casa di mio padre, e il povero Holly era stato avvelenato da qualche vicino poco umano… 😦 Ho sempre pensato che Ciccio l’abbia visto e ne sia rimasto traumatizzato, fatto sta che da quel giorno non è stato più lo stesso e questa cosa di miagolare come se lo stessero scuoiando vivo è iniziata lì…
Comunque da quando è morta Momy è diventato un agnellino… Sto bastardo… 😀 No, in realtà gli voglio un gran bene lo stesso… purtroppo… Forse anche perché è figlio dei mitici Missy e Tombolino…
Però se ci pensi questa è l’animalità che non sopporto degli animali e di cui tu parlavi nel tuo post… In fondo lui la aggrediva forte della sua normalità (se un gatto di 9 kg e passa si può dire normale! :D) e della cecità di lei… Fosse stata una micia normale, con la capacità di vederlo per tempo e poter scappare a zampe levate (!), e un olfatto naturalmente sviluppato come quello di tantissimi gatti, voglio vedere io se avrebbe avuto il coraggio… o quantomeno lei avrebbe corso molto più di lui, essendo magrolina contro un obeso! Oh! 🙂
Vabé…
Buonanotte di nuovo… 🙂
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Storia davvero particolare quella che racconti. Sicuramente anche gli animali hanno le loro “turbe”, leggi questa interessante storia: La rabbia e la colpa
Tuttavia che la Natura non sia “benigna” nel senso che intendiamo noi, e’ per me un dato di fatto: la Natura si occupa dei suoi “disegni”, ovvero dell’evoluzione generale e delle specie, ma del singolo… non se ne cura granche’! :-}
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Già… E poi appunto, la legge del più forte sul più debole vale sempre… nella natura, come spesso nella vita degli umani… 😦
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mmm…
ho letto il link che mi hai dato… Non me le far leggere ste cose…
Io i documentari non li riesco a vedere perché la Natura è troppo spietata per il mio pancino (a proposito di ciò che scrive la ragazza… Io sarei sicuramente sfociata in un attacco di colite se avessi visto quel documentario, altro che demoni “distratti”…), e per la mia cervicale… Non le posso vedere né sentire queste cose… :((((
… La prossima volta avverti! 😉
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ahahah ok… terrò presente! 😉 Però… potevi fermarti nel leggere, no? 🙂
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sì, sì.. mica mi hai puntato una pistola alla tempia… 😀
Speravo di trovare un senso a quello che c’era scritto, ma vedo che neanche nel documentario evidentemente hanno dato una spiegazione logica (al di là della legge della giungla) al comportamento della leonessa… 🙂
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“Legge della jungla”? Quella legge e’ la legge del piu’ forte, una legge di natura affinche’ la specie si evolva. Qui non c’entra nulla. Le spiegazioni possibili sono solo due: o la leonessa e’ semplicemente impazzita, oppure aveva motivi che a noi non e’ dato di capire. Ma in ogni caso, alla Natura non importa un granche’ delle spiegazioni, siamo noi che cerchiamo sempre di trovarle…
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Sta natura egoista… 🙂
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La Natura è… sé stessa 🙂 Anche “altruismo” ed “egoismo” sono termini che abbiamo ideato noi umani 🙂
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più conosco le persone e più mi rendo conto di quanto valgano gli animali…di quanto siano in grado di offrirci i sentimenti più puri, di come sappiano trarre il massimo dalla loro vita, mentre noi umani siamo troppo presi da ciò che ci allontana dalla vera conoscenza di noi stessi. L’anima pura di un uomo non la si trova facilmente…
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Sì, diciamo che gli animali “vivono”; noi spesso pensiamo di vivere 🙂
Gli animali offrono ciò che sono, perché non potrebbero nemmeno concepire di offrire qualcosa di diverso; noi offriamo quasi sempre maschere, e non solo agli altri, perfino a noi stessi.
Grazie per l’intervento 🙂
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ci parli di due bellissimi animali Wolfghost, e rifletterci sopra non è difficile.
IL GABBIANO:
a parte il fatto che ci sono cresciuta con i gabbiani, sei stato a Stoccolma e avrai visto quante ce ne sono? Sui davanzali e sul balcone di mia madre, si affacciavano sempre, e dove io lavoro, volano i gabbiani. A volte si affacciano alle finestre dell’ufficio, pensa proprio l’altra settimana si sono avvicinati due. Forse cercavano i creckers che io e alcuni colleghi posano sul davanzale. Erano talmente vicini che un po’ mi hanno pure intimorita, perché poi non sono così piccoli come la piccolarondine 😉
E poi un’altra cosa riguardo a chi scrive poesia: vorrei sapere qual’è il poeta che non ha almeno una volta nella vita scritto qualcosa sul gabbiano. E’ una ottima metafora, oltre un bellissimo volatile qual’è. A me fa pensare alla libertà e alla solitudine, ma non quella triste, quella solitudine in cui sei grado di abbracciare l’universo intero. Non so come spiegarti, ma questa è la sensazione.
IL GATTO:
prima di prendere Mirò, avevo la predilezione per il cane. Solo dopo ho capito, avendo un gatto in casa, che non si può fare un confronto tra i due animali.
Mirò, che ora è diventato un gattone tanto è che è più grande del Cavalier King, è un giuggiole. Quando si sveglia al mattino vuole le coccole e pretende un po’ di attenzione. Tengo a distanza i cani, specialmente il boxer che vuole sempre giocare con Mirò, ma certe volte è troppo esuberante.
Mi piace osservare Mirò quando attacca Fiona. Non le fa male, ma quando proprio Fiona diventa insopportabile, le salta sul collo e lo morde. Credo che sia un suo avvertimento. E’ bene che Fiona impari e perciò non intervengo, perché se il gatto davvero volesse fare male al cane, attaccherebbe i suoi occhi e saprebbe come fare. A volte invece dormono perfino insieme sul divano.
Questo gatto mi segue come un cane, miagiola quando vuole comunicarmi qualche cosa, insomma è una meraviglia.
Domenica mi ha portato il suo terzo trofeo: ho trovato un passerotto morto sullo zerbino davanti alle porte finestre della cucina.
Ovviamente, mi è dispiaciuto molto per l’uccellino, ma natura è natura, e certo non ho rimproverato il gatto. Credo che tornando dalla caccia mi abbia voluto in qualche modo dimostrare che anche lui contribuisce in casa. 🙂
Non trovo difficile la convivenza tra cani e gatti e il mio poco tempo visto che sono fuori tutto il giorno, anzi, ti dirò che si fanno compagnia. Lo spazio ce l’hanno per giocare e appena torno la sera i primi a mangiare sono loro.
Mia figlia dice che li vizio. Io ci parlo con loro, ci facciamo certi discorsi…., oppure sono monologhi? Beh, il fatto sta che mi ascoltano, pure quando borbotto…
Trovo curioso che il gatto sappia l’ora esatta quando torno.
Verso le ore 20.00 sta sul muretto della villa, che mi miagola il suo benvenuto a casa e poi aspetta il suo cibo, e infine va a dormire.
Oddio, ho scritto un Poema, vabbe’ tra animali si può fare.
Grazie!
Rondine :))
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come al solito mi sono dimenticato del tema che proponevi: siate come animali.
Già, che a furia di essere razionali, ci siamo persi il gusto dell’istinto e di seguire le leggi della Natura. L’ingenuità e la genuinità e la semplicità. Il saper ascoltare la sua voce.
Finito, giuro!
Rondine
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