Ho già parlato dei miei gatti, di Kit in particolare, ma tornerò sull’argomento con nuove foto dei miei gatti attuali: Sissi e Julius 🙂 A partire da questo post però voglio iniziare a parlare di tanto in tanto degli altri animali che hanno allietato la mia vita 😉 Chissà che un giorno non decida di fare lo stesso con le “mie donne”… ahahah scherzo :-D!
Andiamo ad iniziare… Premetto che ci sono animali dei quali non parlerò, poiché la loro presenza è troppo antica nella mia memoria e poco ricordo di loro. C’è stato Nereo, l’unico cane, di lui ricordo solo quanto mi raccontava mia madre, ovvero che quando mi avvicinavo troppo alla finestra, mi veniva a tirare per i pantaloni per farmene allontanare 😉 e che ad un certo punto fu affidato ad una famiglia che viveva vicino alla casa in campagna nella quale andavamo in vacanza poiché i miei sostenevano che l’appartamento era troppo piccolo per lui. Ci sono stati pesci, rossi e non. Uccellini, me ne ricordo uno in particolare: era tutto nero ed a un certo punto finì nella boccia del pesce rosso. Il poverino si dibatteva per uscirne, ma io, che ero un bambino piccolo, non lo riconobbi, e andai a cercare mia madre per dirle che c’era un mostro nella vasca del pesce!!! 😮 Ovviamente quando mia madre arrivò, era troppo tardi, e lo sfortunato giaceva privo di vita sull’acqua 😦 Ci sono stati criceti ed una gallina perfino! 😛 E poi… altro, di cui parlerò in qualche prossimo post 🙂
Ma parliamo dei Tamia, gli scoiattoli giapponesi 🙂 (le foto sono tratte da Internet, i siti di provenienza sono riportati sotto le foto nel catalogo Multimedia).
Tutto iniziò con Cip e Ciop (che fantasia, eh?) due scoiattoli che mio padre comprò (non alla fiera dell’est! O chissà… forse sì! :-P). Essi generarono altri scoiattoli, e così via. Alla fine ne avevamo 14 😀 Le gabbie via via diventavano sempre più grandi, l’ultima era enorme, pienamente popolata! ahahah
Il bello è che ogni scoiattolo aveva un nome che lo rispecchiava: c’era Zampetta, che aveva una malformazione che lo faceva zoppiccare, Briscola, Morsicone! ahahah Morsicone era simpaticissimo: lo scopo della sua vita era riuscire ad arrampicarsi e correre lungo le gambe, il corpo e le braccia del malcapitato per mordergli le dita! 😮 Che male e che sangue! 😀
Una volta mio padre perse le staffe (probabilmente Morsicone stava attaccando qualche altro scoiattolo), ficcò la mano con l’intero braccio nella gabbia, prese Morsicone e gli urlò “Vuoi mordere? E mordi allora! Mordi!!”… Secondo voi cosa fece Morsicone? 😉 ahahahahahah 😀
Dovete sapere che mio padre era proprietario di una delle uniche due scuole per parrucchieri di Genova e la nostra casa era divisa in due: appartamento e scuola, con vari saloni, il principale particolarmente grande. Nel fine settimana, la scuola era libera e noi figli, io ero il più piccolo, ci divertivamo a lasciare liberi gli scoiattoli che scorazzavano in lungo e in largo 🙂 A volte inventavamo giochi scemi, ad esempio costruivamo con dei libretti di favole (ne avevamo più di cento) un vero e proprio labirinto con due sole uscite e lo coprivamo con delle riviste. Poi lasciavamo a turno due scoiattoli da un lato e dall’altro del labirinto 😉 I due sparivano al suo interno, correndo come pazzi. Quando però si incontravano, anche se erano scoiattoli che fuori andavano d’accordo, evidentemente non si riconoscevano, perché se le suonavano tanto da far venire giù l’intero labirinto! 😀 Sì, forse eravamo un po’ crudeli, ma io ero piccolo piccolo eh! 🙂
I nativi dell’ultima cucciolata smisero di riprodursi o, se lo facevano, divoravano i piccoli appena nati 😦 Non so, forse perché erano la terza o quarta generazione proveniente da consaguinei, o forse perché istintivamente pensavano che lo spazio non fosse sufficiente e il cibo potesse iniziare a scarseggiare. Alla fine si estinsero letteralmente.
Chissà come Sissi e Julius accoglierebbero qualcuno di loro… mmm… no, eh? :_)


Spero domani (anzi… ormai oggi!) di avere buone notizie e che finalmente riesca a fare avvicinare i due mici in modo da… avere un po’ di respiro io! 😉

Ma quando vedo gli occhi di questa gattona, un po’ sofferente, e quelli di questo micino, che ormai scalpita per essere membro effettivo della famiglia con diritto di… rovesciare la casa da capo a piedi, capisco che in ogni caso è stato giusto tentare 🙂
Kit era un bel gattone, un tigrato europeo classico. Aveva una carinissima coda che finiva a “cavaturaccioli” per un difetto probabilmente congenito. Nacque in una cucciolata nel bar vicino a dove mia madre aveva il suo negozietto di parrucchiera, in un piccolo quartiere di Genova, dove, come tutti i piccoli quartieri, tutti conoscono tutti. Purtroppo non ho sue foto qua con me, quelle che vedete, sono foto “da internet” (tranne le ultime).
Non ricordo se io all’epoca vivevo per conto mio – non andavo proprio d’accordo con mio padre e, soprattutto, le sue idee vecchio stampo – o se me ne andai proprio in quel periodo… Ad ogni modo, un anno dopo Kit ebbe probabilmente una ricaduta della malattia: nel giro di poche settimane invecchiò di colpo: era diventato magrissimo e non riusciva nemmeno più a masticare. Gli facevamo pezzettini di cibo piccoli piccoli e lo imboccavamo, sperando inutilmente che riprendesse le forze. Faceva una pena tremenda vederlo così, quasi immobile, con quegli occhietti sempre lucidi che sembravano piangere.
Ma poi, alla morte di mio padre, decisi di prendere un animaletto che tenesse compagnia a mia madre, e così… arrivo’ Sissi (foto a lato, aveva pochi mesi), che svolse egregiamente e diligentemente il compito assegnatole negli ultimi anni di lei. Era diventata il suo “animaletto adorato” 🙂 … Che ricordi…
Sissi oggi 😉


Al contrario di mio padre, legatissimo alla sua famiglia di origine, mia madre seppe separarsi senza traumi dalla sua. Viveva distante da essa e non vedeva frequentemente ne’ i genitori ne’ i fratelli. Sua madre mori’ pochi mesi dopo la mia nascita; suo padre – ne ricordo l’amore per il “Pastis”, un forte liquore a base di anice 🙂 – molto piu’ tardi. Era ricoverato in un centro per anziani (non pensate a parole brutte come “ospizio”, era davvero un bel posto), nei pressi del suo paese natio. La notizia della sua morte, datagli per telefono, la colpi’ profondamente perche’ non era riuscita ad andare a trovarlo nonostante gliel’avesse promesso. L’infermiera che lo seguiva, le riporto’ che ogni volta che la porta della sua camera si apriva, lui guardava con ansia, sperando di vederla entrare…
Mio padre – unico maschio di 5 figli, ariete, proprio come me e i miei due fratelli (uno di loro nato addirittura il suo stesso giorno) – nacque alla fine degli anni ’20 in un paesino della Sicilia noto per essere stato scelto da Francis Ford Coppola per alcune scene dei film della serie “Il Padrino” (a voi scoprire qual è il paese ;-)). Rischiò di morire appena nato, io infatti porto il nome del santo a cui venne attribuita la sua sopravvivenza (che scoop eh?? ;-)).
A proposito di mia madre, mi piace raccontare di come la conquistò 🙂
In realtà la mia vita non è nulla di speciale. Non ho condotto la mia nave con determinazione, ho lasciato che le onde della quotidianità e il vento del destino la portassero un po’ dove volevano.