Un po’ di Wolf… i miei animali: gli scoiattoli giapponesi

Ho già parlato dei miei gatti, di Kit in particolare, ma tornerò sull’argomento con nuove foto dei miei gatti attuali: Sissi e Julius 🙂 A partire da questo post però voglio iniziare a parlare di tanto in tanto degli altri animali che hanno allietato la mia vita 😉 Chissà che un giorno non decida di fare lo stesso con le “mie donne”…  ahahah scherzo :-D!

Andiamo ad iniziare… Premetto che ci sono animali dei quali non parlerò, poiché la loro presenza è troppo antica nella mia memoria e poco ricordo di loro. C’è stato Nereo, l’unico cane, di lui ricordo solo quanto mi raccontava mia madre, ovvero che quando mi avvicinavo troppo alla finestra, mi veniva a tirare per i pantaloni per farmene allontanare  😉 e che ad un certo punto fu affidato ad una famiglia che viveva vicino alla casa in campagna nella quale andavamo in vacanza poiché i miei sostenevano che l’appartamento era troppo piccolo per lui. Ci sono stati pesci, rossi e non. Uccellini, me ne ricordo uno in particolare: era tutto nero ed a un certo punto finì nella boccia del pesce rosso. Il poverino si dibatteva per uscirne, ma io, che ero un bambino piccolo, non lo riconobbi, e andai a cercare mia madre per dirle che c’era un mostro nella vasca del pesce!!! 😮 Ovviamente quando mia madre arrivò, era troppo tardi, e lo sfortunato giaceva privo di vita sull’acqua 😦 Ci sono stati criceti ed una gallina perfino! 😛 E poi… altro, di cui parlerò in qualche prossimo post 🙂

TamiaMa parliamo dei Tamia, gli scoiattoli giapponesi 🙂 (le foto sono tratte da Internet, i siti di provenienza sono riportati sotto le foto nel catalogo Multimedia).
Tutto iniziò con Cip e Ciop (che fantasia, eh?) due scoiattoli che mio padre comprò (non alla fiera dell’est! O chissà… forse sì! :-P). Essi generarono altri scoiattoli, e così via. Alla fine ne avevamo 14 😀 Le gabbie via via diventavano sempre più grandi, l’ultima era enorme, pienamente popolata! ahahah
Il bello è che ogni scoiattolo aveva un nome che lo rispecchiava: c’era Zampetta, che aveva una malformazione che lo faceva zoppiccare, Briscola, Morsicone! ahahah Morsicone era simpaticissimo: lo scopo della sua vita era riuscire ad arrampicarsi e correre lungo le gambe, il corpo e le braccia del malcapitato per mordergli le dita! 😮 Che male e che sangue! 😀
Una volta mio padre perse le staffe (probabilmente Morsicone stava attaccando qualche altro scoiattolo), ficcò la mano con l’intero braccio nella gabbia, prese Morsicone e gli urlò “Vuoi mordere? E mordi allora! Mordi!!”… Secondo voi cosa fece Morsicone? 😉 ahahahahahah 😀
Dovete sapere che mio padre era proprietario di una delle uniche due scuole per parrucchieri di Genova e la nostra casa era divisa in due: appartamento e scuola, con vari saloni, il principale particolarmente grande. Nel fine settimana, la scuola era libera e noi figli, io ero il più piccolo, ci divertivamo a lasciare liberi gli scoiattoli che scorazzavano in lungo e in largo 🙂 A volte inventavamo giochi scemi, ad esempio costruivamo con dei libretti di favole (ne avevamo più di cento) un vero e proprio labirinto con due sole uscite e lo coprivamo con delle riviste. Poi lasciavamo a turno due scoiattoli da un lato e dall’altro del labirinto 😉 I due sparivano al suo interno, correndo come pazzi. Quando però si incontravano, anche se erano scoiattoli che fuori andavano d’accordo, evidentemente non si riconoscevano, perché se le suonavano tanto da far venire giù l’intero labirinto! 😀 Sì, forse eravamo un po’ crudeli, ma io ero piccolo piccolo eh! 🙂

I nativi dell’ultima cucciolata smisero di riprodursi o, se lo facevano, divoravano i piccoli appena nati 😦 Non so, forse perché erano la terza o quarta generazione proveniente da consaguinei, o forse perché istintivamente pensavano che lo spazio non fosse sufficiente e il cibo potesse iniziare a scarseggiare. Alla fine si estinsero letteralmente.

Chissà come Sissi e Julius accoglierebbero qualcuno di loro… mmm… no, eh? :_)

tamia

 

Con un gatto in braccio…

festeggiamento

ULTIMA ORA: E’ ARRIVATO IL RISULTATO DEL TEST ANTI-FELV: JULIUS E’ SANOOOOOO!!! 😀 😛 😀

… è davvero difficile scrivere e concentrarsi, anche quando questo dorme 🙂
Julius dormeSpero domani (anzi… ormai oggi!) di avere buone notizie e che finalmente riesca a fare avvicinare i due mici in modo da… avere un po’ di respiro io! 😉

E’ una storia complessa. Per chi non la conoscesse, Sissi era la gatta di mia madre, io gliela presi quando morì mio padre per tenerle compagnia, compito che svolse egregiamente per tre anni (ora ne ha 5). Ha avuto problemi di dissenteria a lungo, al punto di aver temuto qualcosa di grave; poi si è ripresa, con una lunga cura e un’alimentazione apposita, ma oggi – dopo un mese che non ne aveva più – ha avuto una ricaduta e appare visibilmente infastidita.

Sissi caldoJulius sarebbe arrivato proprio per lei: per tenere compagnia a questa gattona quando io non ci sono, soprattutto quando dovrò (a breve) tornare a viaggiare all’estero per lavoro; ma… questo micino di neanche 3 mesi è arrivato con la febbre alta, perciò sono scattati gli esami anti-felv (l’AIDS felino) per proteggere Sissi da un eventuale contagio. Così Julius è stato tenuto rigorosamente separato: da ormai 8 giorni è chiuso in un piccolo bagno diviso da una rete da giardino dal salotto quando la porta aperta (cioé quando l’ho sotto occhio), con ovvi problemi logistici.

Non so nemmeno se, se i risultati saranno negativi, Sissi lo accetterà davvero, oppure tenterà di farne carna tritata di micino D.O.C. 😐
So solo che… per stare dietro a loro mi sarò bruciato le ferie, forse per nulla! 😦

Sissi e pupazzoJuliusMa quando vedo gli occhi di questa gattona, un po’ sofferente, e quelli di questo micino, che ormai scalpita per essere membro effettivo della famiglia con diritto di… rovesciare la casa da capo a piedi, capisco che in ogni caso è stato giusto tentare 🙂

Questo post è un po’ strano, lo so, ma… accettatelo così: come dicevo, fare di meglio con un gatto che ti si addormenta sulle gambe… è davvero difficile! 😀

Julius dorme2

 

Un po’ di Wolf… Kit: incontro con la morte.

Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come su uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me ne andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

Eugenio Montale, Ossi di Seppia

Il gatto e la lunaKit era un bel gattone, un tigrato europeo classico. Aveva una carinissima coda che finiva a “cavaturaccioli” per un difetto probabilmente congenito. Nacque in una cucciolata nel bar vicino a dove mia madre aveva il suo negozietto di parrucchiera, in un piccolo quartiere di Genova, dove, come tutti i piccoli quartieri, tutti conoscono tutti. Purtroppo non ho sue foto qua con me, quelle che vedete, sono foto “da internet” (tranne le ultime).

Kit visse 11 anni, accompagnandomi lungo la mia adolescenza. Non era il “mio” gatto, ma ero quello che… preferiva 🙂 Aveva con me un rapporto diverso che con gli altri componenti della famiglia.

Pensate che una notte, sarà stata prima mattinata, mi svegliai in preda all’angoscia… Avevo sognato di essere in bilico sul davanzale della mia camera, con la finestra chiusa alle mie spalle! 😐 Mi alzai, di solito Kit mi correva incontro, ma quella mattina non lo fece. Lo cercammo ovunque, ma, semplicemente, sembrava sparito… Andai a cercarlo anche sul terrazzo e, infine, lo vidi: si era spinto sul bordo del tetto che dava in parte sul terrazzo, ben al di là del terrazzo stesso, su quattro piani di vuoto… Aveva paura e non riusciva a rientrare… Credo sia difficile non pensare ad un caso di telepatia tra animale domestico e padrone 😮

A 10 anni si ammalò di tumore alla zampa posteriore destra. Io e i miei fratelli lo facemmo operare con i nostri pochi risparmi e contro il parere di nostro padre, che avrebbe voluto farlo sopprimere. Il veterinario spiegò che un gatto “casalingo” poteva vivere bene anche con sole tre zampe, mentre all’aperto gli altri gatti lo avrebbero massacrato (questa è la legge spietata e crudele della Natura). Così fece Kit, vivendo con tre zampe per un anno. Presto ci abituammo, era perfino simpatico il suo nuovo modo di zampettare per casa  😛

gatto neroNon ricordo se io all’epoca vivevo per conto mio – non andavo proprio d’accordo con mio padre e, soprattutto, le sue idee vecchio stampo – o se me ne andai proprio in quel periodo… Ad ogni modo, un anno dopo Kit ebbe probabilmente una ricaduta della malattia: nel giro di poche settimane invecchiò di colpo: era diventato magrissimo e non riusciva nemmeno più a masticare. Gli facevamo pezzettini di cibo piccoli piccoli e lo imboccavamo, sperando inutilmente che riprendesse le forze. Faceva una pena tremenda vederlo così, quasi immobile, con quegli occhietti sempre lucidi che sembravano piangere.

Un giorno andai a casa dai miei e… non c’era più: uno dei miei fratelli l’aveva portato dal veterinario, per l’ultimo viaggio 😦

Sentii di averlo tradito. E’ vero, a rigore non era il “mio” gatto, ma… nel momento della sua sofferenza, della sua malattia, del suo ultimo viaggio, io non c’ero… e non sono mai riuscito a dimenticarlo e perdonarmi veramente. E sono passati 15 e più anni!

Ognuno di noi, nel corso della sua vita, perde presto o tardi l’innocenza o, se preferite, l’ignoranza. Improvvisamente tutto il peso del peccato originale, del maledetto frutto dell’albero della conoscenza, si fa strada nella coscienza, e ciò che prima era solo teoria, viene compreso in tutta la sua terribile e devastante ineluttabilità. E ci accompagna, solo sommerso dalle difficoltà della vita quotidiana, o nascosto dai periodi delle gioie e degli amori, per tutta la vita. Lo neghiamo, lo affoghiamo, giriamo ad esso le spalle, ma lui è lì, come un’ombra dietro o dentro di noi; un’ombra che non vediamo, ma sappiamo esserci. Da quel giorno tutto è diverso, tutto non sorprende più. Quando non diventa, addirittura, terribile attesa.

Come spesso succede non volevo più sentirne parlare di animali. Iniziarono a farmi pena perfino i pesci dell’acquario di una mia amica, quando vedevo che “non ce la facevano più” o che, semplicemente… erano scomparsi da un giorno all’altro. Per non parlare dello sguardo atterrito dei vecchi piccioni, rintanati nei portoni, ormai impossibilitati a prendere il volo…

SissiMa poi, alla morte di mio padre, decisi di prendere un animaletto che tenesse compagnia a mia madre, e così… arrivo’ Sissi (foto a lato, aveva pochi mesi), che svolse egregiamente e diligentemente il compito assegnatole negli ultimi anni di lei. Era diventata il suo “animaletto adorato” 🙂 … Che ricordi…

Ora Sissi è qua, vicina a me, sul divano. Sta facendo la nanna :-)… mmm… a guardarla bene sembra davvero una “cornamusa con le zampe” 😮 come – con poco rispetto – la chiama una mia amica 😛

Dovro’ davvero metterla a dieta, prima o poi…

 

Sissi oggiSissi oggi  😉

 

gatto2
P.S.: Voglio chiudere questo lungo post con un’ultima foto, spero ben augurante: è un gattino di 3 mesi, ancora senza nome (al momento si chiama “gatto2” :-D); se tutto va bene (c’è qualche problema logistico), al termine delle visite mediche verrà a tenere compagnia a Sissi che è sempre sola tutto il giorno e che a breve dovrà tornare a sopportare le mie assenze per i viaggi di lavoro all’estero… non mi va che sia sempre sola! Speriamo vadano d’accordo!!! 😉

 

FUORI DALL’INCUBO!!!!

Colomba e libertà
Arriva un momento nella vita

in cui non rimane altro da fare

che percorrere la propria strada fino in fondo.

Quello è il momento d'inseguire i propri sogni,

quello è il momento di prendere il largo,

forti delle proprie convinzioni.

(Sergio Bambarén)

Per voi, cari amici di web, soprattutto per chi è a conoscenza del momento che STAVO passando… da ieri, venerdì 4 Aprile 2008, una data che rimarrà indelebile nella mia memoria, sono fuori da quell’angosciosa situazione!!! Ora mi aspetta un periodo lungo e difficile, ma molto più sereno e con più tempo, anche per voi e i vostri blog… Peccato che, al momento, non abbia la connessione internet 😦  Sto aspettando la chiavetta Vodafone, sperando che funzioni e che si sbrighino! Ora sono in un internet point. Avevo pensato nel frattempo di connettermi usando il cellulare come modem, ma qualcosa non funziona… Così, scusate la latitanza in questi giorni…
Vi abbraccio tutti e… vi esorto a fare, ognuno con le proprie possibilità, della vostra vita un capovaloro! Potete farlo! Non vi arrendete, non abbandonate i vostri sogni se davvero sono per voi importanti e se avete anche solo un possibilità di realizzarli! Combattete!!! 😉
A presto…
Wolfghost

Un po’ di Wolf… 2006: mia madre

Olivetta San MicheleMia madre nacque in un paesino al confine con la Francia nel 1928 (prime due foto).

Era una bella donna, intraprendente anche 🙂

Da ragazzina fu corteggiata da un calciatore spagnolo del Genoa, ma sua madre, conoscendo la fama di Don Giovanni che ne circondava il nome, la tenne in pratica “sotto chiave”  😛 finche’ lui non cambio’ maglia. Venni a conoscenza di questa storia quando un giorno, lasciandomi esterrefatto, inizio’ come nulla fosse a parlarmi in spagnolo – lingua che credevo non conoscesse per nulla 😮

Per un certo periodo intraprese la carriera di cantante. Citava spesso i suoi viaggi, in particolare in Persia (a quei tempi non si chiamava ancora Iran), paese di cui decantava la bellezza. Cesso’ la carriera perche’, gia’ a quei tempi, per andare avanti, avrebbe dovuto sottostare a “certe regole”… che rifiuto’.

Olivetta San Michele - ponte anticoAl contrario di mio padre, legatissimo alla sua famiglia di origine, mia madre seppe separarsi senza traumi dalla sua. Viveva distante da essa e non vedeva frequentemente ne’ i genitori ne’ i fratelli. Sua madre mori’ pochi mesi dopo la mia nascita; suo padre – ne ricordo l’amore per il “Pastis”, un forte liquore a base di anice 🙂 – molto piu’ tardi. Era ricoverato in un centro per anziani (non pensate a parole brutte come “ospizio”, era davvero un bel posto), nei pressi del suo paese natio. La notizia della sua morte, datagli per telefono, la colpi’ profondamente perche’ non era riuscita ad andare a trovarlo nonostante gliel’avesse promesso. L’infermiera che lo seguiva, le riporto’ che ogni volta che la porta della sua camera si apriva, lui guardava con ansia, sperando di vederla entrare…

Quello che più mi piace ricordare di mia madre e’ la sua umanita’, il suo essere rimasta fino alla fine a fianco di mio padre che, burbero come si conveniva agli uomini della generazione della guerra, era uno di quelli che pensava bastasse assicurare i beni materiali alla famiglia per dimostrare il suo amore verso di essa. Mia madre ha subito per lunghi anni, sopportando, per quieto vivere, il suo carattere litigioso. Quando avevo 18 anni la accompagnai dall’avvocato perche’, giunta al limite della sopportazione, voleva separarsi. Ma poi, resasi conto che mio padre da solo sarebbe stato “perso”, rinuncio’.

Sbaglio’? Fece bene? Chi puo’ dirlo?

So solo che questa fu la sua decisione, una decisione dettata dal cuore, che – al di la’ di cosa ne pensassi io – ho sempre rispettato per il grande coraggio e determinazione che dimostro’ nel portarla fino in fondo. Certamente, se si fosse separata, la sua vita sarebbe stata ben diversa…

 

Come ho scritto nel post su mio padre (Era mio padre), la notte in cui lui mori’, nel 2003, la chiamo’, le chiese di non chiamarmi, di non avvisare neanche l’ospedale. Era stanco di ricoveri, voleva andarsene in casa sua. Si sedettero’ insieme sul letto e si presero’ per mano… finché lui non se ne ando’.

Niente mi toglie dalla testa che mia madre inizio’ ad ammalarsi quel giorno, perché – non essendoci piu’ lui – non aveva piu’ una ragione per vivere.

Scoprimmo la sua malattia nell’aprile del 2005 in seguito ad una frattura spontanea dell’omero. Fu l’inizio di uno dei periodi piu’ devastanti della mia vita. Nel giro di pochi giorni, la paura, prima ancora della malattia, si impossesso’ di mia madre togliendole la lucidita’ mentale. La persona che era stata fino ad allora, non l’avrei mai piu’ rivista.

Mia madre, a cui furono dati pochi mesi di vita, visse ancora quasi un anno e mezzo, stupendo tutti per la sua capacita’ di ripresa. Ma non me. Quando anche i parenti e gli amici piu’ stretti mi dicevano di lasciarla morire in pace, io protestavo, perche’ sapevo che era soprattutto la paura che la stava uccidendo, e che, se l’avesse superata, avrebbe potuto vivere ancora a lungo; “tecnicamente” infatti, il suo era – a quell’eta’ – un male lento, avrebbe potuto essere tenuto sotto controllo con cure non invasive per anni. Venni a sapere che, in occasione della riabilitazione per una seconda frattura spontanea, stavolta del femore, il medico che la seguiva in casa disse alla fisioterapista “tanto lo sai che questa donna non si rialzera’ piu’”. E invece, ancora una volta, si rialzo’. Prima col girello, poi col bastone, poi senza aiuto alcuno.

Solo un ictus se la porto’ via in poche settimane. Ricordo con strazio il suo “ho tanto mal di testa”.

Mori’, come voleva, in casa sua, con i suoi figli attorno. Ormai in coma da giorni, sembrava resistere ad oltranza, come se si preoccupasse per noi. In un momento in cui rimasi da solo nella sua camera, mi avvicinai a lei e le sussurai dolcemente “Vai mamma, vai… tuo marito ti sta aspettando, non preoccuparti per noi…”.

Poche decine di minuti dopo, mia madre se ne ando’, ed io venni pervaso da una sorta di sensazione di pace, come se cio’ che doveva essere, fosse stato compiuto…

 

A parte il devastante potere della paura, l’insegnamento principale che mia madre mi ha lasciato è stato che il corpo, la mente, i beni di ogni genere, scompaiono tutti, spesso molto prima della vera fine.

L’ultima cosa che rimane, e’ anche la più importante: l’amore e l’affetto che hai dato, e quello di chi hai ancora intorno a te.

La notte della Befana 2007, sfogliando a caso un’agendina di quand’ero militare, almeno 17 anni prima, trovai con sorpresa una dedica di mia madre che diceva pressapoco “Al mio bellissimo figlio, a cui voglio tanto bene. Tornero’ presto a trovarti. E’ una promessa.” La dedica era scritta con mano molto tremante, come da una persona malata di Parkinson. Mia madre aveva il Parkinson, e’ vero, ma non certo all’epoca in cui quella dedica avrebbe dovuto essere stata scritta. Misteri… Quando il giorno dopo lo raccontai ad una cara amica, molto credente, non mostro’ affatto segni di sorpresa; mi disse tranquillamente: “E’ normale: la notte della Befana e’ la notte dei bambini, e te, per tua mamma, sei ancora il suo bambino…”

arcobaleno

Un po’ di Wolf… 2003: Era mio padre

Qualche post fa’ ho pubblicato la teoria della Johari window secondo la quale rendere pubblico qualcosa di sé contribuisce a vivere meglio. Autoconvintomi :-D, ho deciso di raccontare – ogni tanto – qualcosa della mia vita, a cominciare da questo post su mio padre…



Forza d Mio padre – unico maschio di 5 figli, ariete, proprio come me e i miei due fratelli (uno di loro nato addirittura il suo stesso giorno) – nacque alla fine degli anni ’20 in un paesino della Sicilia noto per essere stato scelto da Francis Ford Coppola per alcune scene dei film della serie “Il Padrino” (a voi scoprire qual è il paese ;-)).  Rischiò di morire appena nato, io infatti porto il nome del santo a cui venne attribuita la sua sopravvivenza (che scoop eh?? ;-)).

Venne via dalla Sicilia con la sua famiglia quando aveva solo pochi mesi. Non so’ o non ricordo molto di cosa mi racconto’ di quei difficili anni, salvo che per alcuni di essi, durante la seconda guerra mondiale, vissero in Francia per stabilirsi successivamente a Genova.

La sua non fu’ un’infanzia facile, così come non lo era la sua famiglia. I miei nonni erano persone semplici, molto religiose ma – mi permetto di dire – forse proprio per questo, piuttosto severe. Da loro, immagino, mio padre ereditò un carattere burbero e irascibile, un carattere che lo portò ad un passo dalla separazione con mia madre… ma questa è una storia che racconterò in un’altra occasione.

lunaparkA proposito di mia madre, mi piace raccontare di come la conquistò 🙂
Mia madre era molto bella, sembrava un’attrice anni ’50 ;-), mio padre invece era… normale, secondo me fu’ il primo a stupirsi della conquista :-D. Restandone colpito, organizzò un “complotto” coinvolgendo un’amica di mia madre: le fece dare un appuntamento al Luna Park (ancora oggi, sotto le vacanze di Natale, il Luna Park  – che e’ il piu’ grande luna park mobile d’Europa – si ferma puntualmente nella stessa zona), e si fece trovare lì al posto della sua amica… 😉

Mio padre sfondo’ nel suo campo, sposo’ la donna che amava e creo’ la sua famiglia. Si realizzo’ insomma, e questo probabilmente servì a contenere un po’ il suo carattere, che era tutt’altro che facile.
Era il classico uomo di altri tempi, cresciuto nelle difficoltà e nel mito che “l’uomo vero” non mostra debolezze o inutili romanticismi, e che, per dimostrare il proprio amore verso la famiglia, sia sufficiente non farle mancare i beni materiali. Non fu’ un uomo avaro di denaro (anzi, era uno spendaccione! ;-)) ma lo era nelle dimostrazioni d’affetto. Non si deve vergognare mio padre di questo, ne’ io gliene faccio una colpa: in quella generazione molti uomini erano così; così era stato insegnato loro ad essere; così era l’ambiente a quel tempo. Anche se senz’altro il suo modo di essere creo’ a tutta la famiglia molte difficoltà.

Andato in pensione ebbe un rapido declino: la trovata sedentarietà (nel suo lavoro era sempre in piedi) lo porto’ ad ingrassare rapidamente, contribuì a fargli salire il diabete, aveva una forma di Parkinson che gli paralizzò le gambe negli ultimi anni della sua vita (con gravose difficoltà per noi; mia madre in primis, ma anche io decisi di tornare a casa per seguirne il decorso) nonché problemi cardiocircolatori.

Il primo gennaio 2003, alle 7 del mattino (io ero rientrato a casa da neanche due ore) fui costretto a ricoverarlo. Quella data segno’ una svolta nella vita di tutti noi, una serie di anni difficili…

Doveva essere una banale influenza, ma i medici sbagliarono (un’infermiera disse la verità a mia madre dopo qualche tempo): nel tentativo di abbassargli la febbre che non decideva ad andarsene, gli iniettarono un “farmaco bomba”; pochi minuti dopo mio padre ebbe le convulsioni. Quando arrivai in ospedale sembrava in fin di vita. Il primario mi fece chiamare e, senza che io avessi il tempo di aprire bocca, allargò le braccia dicendo che mio padre era già arrivato in ospedale in condizioni disperate 😮 e che loro non c’entravano nulla…

Ma quella volta mio padre si riprese insperatamente e torno’ a casa.
Nei mesi successivi pero’ ebbe un infarto, un edema polmonare e, infine, un altro attacco di cuore.

Una notte di agosto della maledetta estate bollente del 2003, proprio quando ormai sembrava che la calura stesse lasciando la città, mio padre chiamò mia madre. Lo faceva spesso: cercando di alzarsi da solo (frequentemente capita che le persone anziane non si rendano conto del loro stato di disabilita’) cadeva dal letto e così chiamava lei che poi, a sua volta, chiamava me. Ormai era una prassi.
A lungo la sua voce che chiamava mia madre e quella – preoccupata – di lei che mi svegliava, hanno popolato i miei incubi notturni.

Ma quella notte non la chiamo’ perche’ era caduto, la chiamo’ perché sentiva di nuovo che il suo cuore era in difficolta’. Mia madre voleva chiamarmi, ma lui, sapendo che avrei immediatamente chiamato l’ambulanza, le chiese di non farlo. Era stanco di ospedali e ricoveri. Voleva andarsene nella quiete della sua casa, con la persona che – a modo suo – aveva amato per oltre 40 anni della sua vita.

Le disse di sedersi vicino a lui, le prese la mano e, dopo qualche minuto, rovesciatosi sul letto, spiro’…

 
mare

Una persona normale…

Riporto qui, come nuovo post, un commento dove parlo di me stesso che avevo usato “dialogando” con DarumaFly. Perché lo faccio? Non so… forse perché odio l’ipocrisia. Sono una persona normale, che ha commesso i suoi errori ed ha preso i suoi pali. Come tutti. Non sono un illuminato, un eroe, tantomeno un santo. Sono solo un essere umano, come tutti voi che mi leggete…

Tempesta sul mare di Galilea - RembrandtIn realtà la mia vita non è nulla di speciale. Non ho condotto la mia nave con determinazione, ho lasciato che le onde della quotidianità e il vento del destino la portassero un po’ dove volevano.

Se ho un merito, è quello di essermi rialzato molte volte, aver guardato dritto in faccia il futuro dicendogli “Vieni avanti, non mi fai paura!”. Ma la mancanza di determinazione e di “polso”, hanno sempre finito per deviarmi dalla “giusta rotta”.

Talvolta mi sento come una nave che era attrezzata per attraversare l’oceano, e invece non è mai andata oltre le colonne d’Ercole.

Ricordo una canzone italiana, in voga uno o due anni fa’, che diceva (non letteralmente): L’unica cosa che davvero puo’ suggerire un uomo è “Non fate come me”. Ecco… spesso in realtà, cio’ che vi suggerisco, e che suggerisco a me stesso, è di non fare come io stesso ho fatto in passato…

p.s.: i prossimi giorni saro’ di nuovo in viaggio, spero di poter “essere presente”; in ogni caso rispondero’ senz’altro, se non altro al mio ritorno.

Eccomi qua…

Dopo anni di peregrinazione su siti vari e, soprattutto, forum, Wolfghost prova l’avventura del blog.

Il desiderio di esprimere cio’ che e’ dentro di me in una cornice mia, senza gli spazi angusti di un forum, forse senza la sua visibilita’, ma nemmeno la sensazione di disordine e, spesso, mancanza assoluta di controllo, e’ la molla che mi spinge in questa mia esperienza di blogger.

Sono stato per lunghi anni, da quando ne avevo 18 fino ai 37, un "ricercatore dell’anima", incuriosito tanto dall’esoterismo quanto dalla psicologia del profondo, affascinato in particolar modo quando scoprivo in essi percorsi paralleli, ma sempre con un nocciolo scettico che mi impediva di cadere preda di facili entusiasmi.
In seguito a disavventure sentimentali, lutti e momenti difficili, ho avuto la mia pausa, durata quasi 4 anni.

Adesso, a poco a poco, quella sete di conoscenza, quella voglia di chiudere il cerchio, si stanno di nuovo facendo strada…

Spero di non perdere gli amici che, via via, mi sono fatto da altre parti e che, almeno alcuni tra loro, siano pronti ad accompagnarmi, magari assieme a nuovi, in questa avventura.

Wolfghost