Qual è il vostro cruccio – rimorso o rimpianto – più grande?

Un mesetto or sono, per partecipare a modo mio al Liebster Award, scrissi che le mie dieci domande ve le avrei poste nel tempo. La prima ve la feci allora (cosa vorresti fosse diverso nella tua vita?); la seconda, che vi faccio oggi, è “qual è il vostro cruccio più grande?”, ovvero qual è quel rimpianto, o più facilmente rimorso, che ancora vi portate dentro, che nonostante tutta la vostra saggezza che vi dice che è inutile rimuginare sul passato, fa ancora capolino?

Ovvio che adesso cortesia impone che vi dica il mio, o meglio i miei.

Non sono uno che da peso al passato, o meglio, so che come siamo oggi è inevitabilmente frutto del passato, o almeno anche di quello, come so che un giorno, se avrò la fortuna di invecchiare, il passato sarà quasi tutto ciò che mi rimarrà, tuttavia sono sempre stato per il “ciò che è stato è stato”. Eppure, se mi guardo indietro, qualche rimorso per un comportamento che oggi non avrei più… compare.

Quello forse più importante è stato l’essermi fatto “calpestare”, quand’ero giovane, in alcune occasioni, dimostrando scarso rispetto di me stesso; una cosa che adesso non permetterei più, costi quel che costi. Ancora adesso, so che può non farmi onore, ogni tanto vorrei tornare indietro e… mandare “dove si conviene” chi meritava di esserci mandato. Spesso non lo facciamo perché crediamo che sia sempre sbagliato arrivare allo scontro e alla rottura, tuttavia non solo non farlo, quando dignità lo imporrebbe, non porta comunque alcun vantaggio, ma anche la controparte finirebbe per apprezzarlo quasi sempre di più rispetto ad un atteggiamento passivo e remissivo. E’ questo è vero quasi sempre, che si tratti di lavoro, di relazioni, di amicizia. Il rispetto di noi stessi ci porta il rispetto degli altri.

Altri rimorsi li ho nei confronti di due animali. Il primo è Kit, il mio primo gatto. Lo lasciai a casa dei miei genitori la prima volta che andai a vivere da solo. Morì lì, consumato da un tumore, avendomi lontano. Vero che non era davvero il mio gatto, era il gatto di famiglia, ma io ero il suo preferito. Ancora oggi, quando ci ripenso, non posso non sentire il dolore per averlo abbandonato. L’altro animale… non so nemmeno cos’era. Un giorno, passando vicino ad un bidone della spazzatura, sentì qualcosa che ci si dibatteva dentro. Il mio primo pensiero fu che fosse un topo, e mi allontanai con ribrezzo. Ma poteva essere qualunque cosa, un gatto, un cucciolo, un piccione… Era mattina, spero che quell’animale, qualunque cosa fosse, abbia resistito fino a quando qualcun altro, magari un operatore ecologico, sentendolo dibattersi disperatamente, l’abbia liberato. Ma non lo saprò mai. Tra l’altro quest’ultimo è un ricordo che avevo proprio rimosso, non saprei nemmeno dire con certezza a quanti anni fa risale, probabilmente una ventina. Solo ultimamente, chissà perché, ha fatto capolino dal mio inconscio…

2. Qual è il vostro cruccio più grande?

Wolf e la sua giornata tipo

Mi rendo conto che il mio povero blog è un po’ ai suoi minimi storici, purtroppo ho cambiato impiego, pur restando nella medesima azienda, e di tempo me ne resta solo qualche minuto la sera… quando però sono davvero stanco. Allora ho pensato di unire l’utile e il dilettevole: mettere sia un nuovo post, che adesso manca da un po’, e raccontarvi al contempo quella che è la mia giornata tipo 😀

Sveglia alle 7 usando il cellulare di mia moglie, dato che la suoneria del mio è davvero insopportabile e non riesco a cambiarla. Poiché Lady Wolf lavora al pomeriggio, la lascio poltrire ancora un po’ e mi dedico alle “attività di apertura”: pappa ai gatti (umido e stecchini), pulizia lettiera, preparazione colazione che servo a letto 😀 , un po’ di stretching anti mal-di schiena, infine preparazione all’uscita. Dovete sapere che nella preparazione le parti sono invertite: ci metto più io a prepararmi, tra barba, cremine dopobarba e per la pelle (mi si screpola di inverno 😦 ), spazzolino e varie ci impiego un’ora buona 😀

Finalmente, alle 8,30 circa esco di casa e mi butto nel traffico cittadino per recarmi al lavoro (a proposito, quello dell’immagine non sono io… ma solo perché non porto giacca cravatta e… bé, per i capelli! :-D).

In ufficio vengo fagocitato dal lavoro. Io che sono sempre stato un lavoratore seriale, che affronta le cose una alla volta, mi trovo attualmente con… lasciatemi controllare… 29 attività parallele, tutte da seguire e la grande maggioranza a scadenza da rispettare 😦 In più per molte mi tocca inseguire risposte e collaborazioni, a volte con risultati disarmanti…

La mensa per fortuna è nuova e devo dire che non è male, certo, mangiare in fretta e furia perché poi la sera non voglio uscire tardi non è la miglior cosa per una buona digestione, ma tant’é…

Due o tre sere alla settimana, traffico permettendo, all’uscita dell’ufficio vado a prendere Lady Wolf che lavora ancora più in centro di me e che altrimenti si affida (si fa per dire, poiché di affidabile in essi c’è ben poco) ai mezzi pubblici. Andiamo a recuperare Super-Tomino (il canetto di casa, per chi non lo sapesse) a casa e poi a fare la passeggiata serale, non importa se con tuoni e fulmini. Ovviamente prima di ciò c’è da sistemare la solita lettiera dei gatti con eventuale pulizia del pavimento, dare a loro e a Tom lo spuntino (stecchini per tutti), pappa ai pesci dell’acquario.

Il modello alternativo dell’uscita dall’ufficio è la corsa a dar crocchette ai miei-amici-gatti-del-parco, li dovreste vedere quando il primo di loro si accorge che entro nel parco: escono tutti, uno dopo l’altro, e mi corrono incontro a zampette levate 😀 E’ uno spasso vederli! Peccato che nei mesi invernali il parco chiuda presto e a volte, poiché non tutti i gatti sono nelle immediate vicinanze del cancello, rimango chiuso dentro e mi tocca fare un giro assurdo per riuscire ad uscirne 😀

Già che ci sono, in queste serate, ne approfitto per le commissioni infrasettimanali: un minimo di spesa, una capatina in farmacia, altre faccenduole. Dopodiché vado a casa a fare da solo quanto descritto prima (recupero Tomino, sistemazione casetta, gatti e pesci…) e poi fare la passeggiata con Tom. Quindi alla stazione ad attendere Lady Wolf e di nuovo a casa dove Tom è atteso da pulizia zampette o doccia e dalla pappa.

Poi cena per noi. Mentre Lady Wolf prepara io mi metto un poco al computer (finalmente per fatti non di ufficio) ed è lì che in genere riesco ad essere presente sul blog, anche se – vi dico sinceramente – spesso non vedo l’ora di staccare…

Tre volte circa la settimana, dopo una salutare attesa post-cena, faccio un po’ di ginnastica nell’angolo palestra: una camera che ho attrezzato con panca, rotex (una specie di cyclette che si fa in piedi e usando anche le braccia), pesi e tappetino per lo stretching. A volte, doccia compresa, finisco oltre le undici di sera 😦

Prima di andare a letto, al pari delle “attività di apertura” del mattino, ci sono le “operazioni di chiusura”: Lady Wolf pensa alla pappa dei gatti e alla sostituzione delle varie scodelle dell’acqua sparse per la casa (con un cane e tre gatti…), mentre io mi dedico al mini-cambio d’acqua dell’acquario (preferisco così che fare il mega-cambio una volta al mese che, tra l’altro, per me è molto più stressante per i pesciolotti) e alla spazzolatura dei gatti (loro sono contenti e noi abbiamo molti meno peli per casa).

Infine qualcosa in TV (film se c’è tempo, altrimenti un epis0dio di una serie TV o un documentario pescato su Internet) – in genere mente faccio qualche posizione Yoga per allontanare le contratture della giornata (se non ho fatto ginnastica), qualche pagina di un libro, l’amico Sonny (il sonnifero) e via, verso nuove avventure oniriche… A proposito, quasi tutti i sogni che mi capita di ricordare non sono piacevoli… sarà lo stress? 😦

Cosa vorresti fosse diverso nella tua vita?

L’amica Dupont (http://dupont651.wordpress.com/) ha assegnato un “premio” (anche) al mio blog. Ora, notoriamente a me non piacciono i “premi” sui blog, li trovo una perdita di tempo con l’unico merito di far conoscere qualche blog magari interessante. Però questo ha una formula interessante, o perlomeno che può essere resa interessante ponendo domande interessanti 😛 L’unica cosa che onestamente cambierei è il nome “premio”… magari “iniziativa”, che dite? 😀 In ogni caso la formula prevede, come di rito, di nominare il blogger che ha “premiato” e nominare a propria volta altri blog e blogger. Inoltre di solito viene chiesto qualcos’altro, che è poi la parte che può essere interessante. In questo caso si tratta di rispondere a 10 domande e farne 10 a propria volta (non le stesse, o almeno non necessariamente!).

Ecco… salto a piè pari tutto il resto e semplicemente porrò a chi legge dieci domande, dopo aver risposto a quelle che mi sono state poste (bé, almeno questo lo devo ;-)). Ci penserò un pò, in modo di non farvi domande scontate e che incuriosiscano per primo me stesso. Tuttavia, poiché saranno domande “pesanti”, almeno così io credo, ve le porrò una per volta dilazionandole nel tempo.

Intanto queste sono le mie risposte alle domande di Dupont.

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1 – C’è un blog che ti piace in modo particolare? (quale?)

Bé, questa non è una domanda che mi piace, perché di blog interessanti ne conosco molti e nominarne uno vorrebbe dire fare torto agli altri. In questo momento ho 84 blog che seguo (anni fa avevo superato i mille, ma era davvero troppo dispersivo); di questi, oltre il 40% li ritengo davvero interessanti. Ecco perché non mi sembra il caso di nominarne uno in particolare 🙂

2 – A cosa non rinunceresti per niente al mondo?

Alla mia famiglia. Lady Wolf, il fido Tom, il pacioccone e testardo Julius (non che Tom in quanto a testardaggine sia da meno), la simpaticissima e tenera Numa, la decana Sissi (Tom è un cane, gli altri tre sono gatti) e i pesci tutti 😀

3 – Hai un sogno nel cassetto, se sì, puoi dirmi quale?

Immagino che tu voglia intendere qualcosa di concreto da realizzare, altrimenti ti direi poter invecchiare con mia moglie (notoriamente sono un po’ pessimista sul fatto di arrivare alla vecchiaia :-P). Una casa vicino a boschi e mare con un lavoro che permetta sia a me che a Lady Wolf di vivere dignitosamente passando più tempo assieme, sia tra noi due che con i nostri adorati animaletti 🙂

4 – Dove sei nata/o?

In casa 🙂 Esattamente nella cucina (almeno così mi disse mia madre) dell’appartamento di un palazzo che da’ sulla piazza principale di Sestri Ponente, una delle più popolose delegazioni di Genova.

5 – In quale città abiti?

In un paesino sempre in provincia di Genova, distante davvero pochi chilometri.

6 – C’è un viaggio che desidereresti intensamente fare?

Immagino tu intenda viaggi di piacere… Non particolarmente. Avendo cane e gatti (e pesci), allontanarsi tanto o per tanti giorni non si può. Mi piacerebbe comunque riuscire a vedere i posti natali di mio papà (in Sicilia, dove non sono mai stato), e poi tanti altri viaggetti brevi, parchi dell’Abruzzo, tornare sulle colline toscane, o nei grandi laghi del nord… ad esempio Lady Wolf deve ancora vedere quello di Como 😉

7 – Cosa non perdoneresti mai ad un’amica/o?

Oh, bé… se un amico cercasse di mettermi i bastoni tra le ruote in famiglia… oltre che a smettere di essere mio amico rischierebbe qualcosa di più eheheh 😀

8 – Quando hai aperto il blog lo hai fatto per un motivo particolare?

Sì, venivo da anni di forum dove ero molto “gettonato” – ogni nuovo thread (lì i post si chiamano così) raccoglieva sempre centinaia di commenti – ma dove avevo avuto qualche “scontro” di troppo ed avevo anche un po’ esaurito l’originalità di argomenti e risposte, per cui cercavo uno spazio mio e che non fosse limitato alle parole.

9 – Hai mai dovuto bloccare qualcuno dei tuoi commentatori perché offensivo o volgare?

“Bloccare” no, rarissime volte ho cancellato qualche commento, mai il suo commentatore. Ma di solito non faccio nemmeno questo.

10 – Sei felice?

Ragionevolmente o, meglio, “compatibilmente” 🙂 Con cosa? Bé, col fatto di avere un lavoro tiranno (e vale sia per me che per Lady Wolf) che mi costringe a non poter stare in famiglia quanto vorrei.

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Ed ora ecco la prima delle mie dieci domande per chiunque voglia rispondere 🙂 Le prossime ve le porrò nel tempo inframmezzandole con gli altri post.

1. Cosa vorresti fosse diverso nella tua vita e cosa servirebbe affinché ciò avvenisse?

 

Data astrale 17.440

Oggi sono rientrato al lavoro. Grandi cambiamenti: un incarico diverso (e “sfidante”, come oggi amano dire invece di “adesso sono tutti c… tuoi!”) e desiderio ricorrente di cambiare vita. Adesso che ci penso… forse le due cose non sono poi così slegate tra loro 😉

Quante volte io e Lady Wolf ci siamo interrogati sul significato di una vita passata per lo più in ufficio, lontano da posti, persone, animali del cuore. Vero, il lavoro dovrebbe servire a pagarsi vitto, alloggio e qualche piccolo agio, ma… a quale prezzo a volte? Allora ogni tanto ci lanciamo l’un l’altra qualche idea per una futura “exit strategy” che ci permetta di spendere più tempo tutti assieme 🙂

Certo, lavorare, ma in un modo diverso, in un posto diverso. Con più rischi? Può darsi. O forse no… con l’aria che tira nelle aziende…

Quando sono andato in ferie, prima di Natale, ho promesso a Tomino che sarei stato due settimane con lui, credo sia stato contento 🙂 O magari si è stancato tanto che oggi pomeriggio, quando è uscita anche Lady Wolf, ha fatto festa! Peccato che non abbiamo acceso le telecamerine! 😀 Quest’anno va per i dieci anni, inizia ad essere una bella età per un cane, anche se quelli di piccola taglia vivono più a lungo. Diciamo che arriverà per Luglio all’equivalente dei 56 umani 😉 In questa foto comunque non si trova a casa ma in Corsica, un po’ di anni fa’… dite che gli piacerebbe tornarci? 🙂

Ai gatti abbiamo fatto un bel regalo di Natale, un nuovo tiragraffi gigante, o, come lo chiamano adesso, una palestra per gatti 🙂 Certo… Sissi non ci và, non che non potrebbe visto che Julius pesa solo un paio di chili in meno, ma ormai non è più abituata a saltare… se non sul suo adorato divano o sulla poltrona. Lei quest’anno va per gli undici anni… l’equivalente, se ricordo bene, dei 61 umani… che strano pensare che sia già una over 60 😛

Julius andrà per i 6, l’equivalente di 41 umani, e Numetta 5, ovvero 37 equivalenti… supererà Lady Wolf, anche se solo verso fine anno, che così sarà la più giovane della casa… pesci esclusi naturalmente 😉 Io invece arriverò a 48 (almeno spero :-P)… siamo tutti piuttosto coetanei insomma, o forse mi piace pensarlo 😉

Wolfghost (il blog) andrebbe alle elementari…

Mi sono ricordato proprio in questi giorni che il mio blog “Wolfghost” il mese scorso ha compiuto sei anni, dunque sarebbe pronto, se fosse un bambino, per iniziare le elementari 😀

Il primo post, la piattaforma era Splinder, è datato 7 settembre 2007 e, con grande sforzo di fantasia, si chiama “Eccomi qua…”. Siccome è breve, vediamo che diceva…

“Dopo anni di peregrinazione su siti vari e, soprattutto, forum, Wolfghost prova l’avventura del blog.

Il desiderio di esprimere cio’ che e’ dentro di me in una cornice mia, senza gli spazi angusti di un forum, forse senza la sua visibilita’, ma nemmeno la sensazione di disordine e, spesso, mancanza assoluta di controllo, e’ la molla che mi spinge in questa mia esperienza di blogger.

Sono stato per lunghi anni, da quando ne avevo 18 fino ai 37, un “ricercatore dell’anima”, incuriosito tanto dall’esoterismo quanto dalla psicologia del profondo, affascinato in particolar modo quando scoprivo in essi percorsi paralleli, ma sempre con un nocciolo scettico che mi impediva di cadere preda di facili entusiasmi.

In seguito a disavventure sentimentali, lutti e momenti difficili, ho avuto la mia pausa, durata quasi 4 anni.

Adesso, a poco a poco, quella sete di conoscenza, quella voglia di chiudere il cerchio, si stanno di nuovo facendo strada…

Spero di non perdere gli amici che, via via, mi sono fatto da altre parti e che, almeno alcuni tra loro, siano pronti ad accompagnarmi, magari assieme a nuovi, in questa avventura.

Wolfghost”

Purtroppo gli amici ai quali mi riferivo si sono via via persi, tutti tranne uno che, anche se ha cambiato nickname, ha ancora un suo blog. Tuttavia sei anni su Internet sono un’eternità, il ricambio è quasi scontato, fisiologico direi. Alcuni blogger che ho conosciuto in questi anni sono anche scomparsi… è terribile pensarci, anche se è vero che fa parte della vita ed anzi, e anche questo è incredibile da pensare, se i nostri blog vivranno abbastanza a lungo, a poco a poco i sopravvissuti inizieranno a piangere quelli che via via scompariranno, fino a restare pochi pochi. Avete mai provato a pensarci? 😐 Per parafrasare le parole del buddhismo tibetano sul principio dell’impermanenza: “Vedete tutti questi blogger? Tra cento anni non ce ne sarà più neanche uno” 😦

Per quanto riguarda la “sete di conoscenza”, ho certamente fatto più esperienza e appreso nuove nozioni, o almeno ho rielaborato nozioni che già sapevo. Tuttavia… non sono arrivato a nulla, questa è la verità, anche se è da stabilire se davvero qualcosa da raggiungere c’è o se tutta la vita è solo un processo in divenire, senza una fine, senza un traguardo. “La strada è la ricompensa” direbbe lo Zen.

A dirla tutta… a volte mi accorgo ancora di brancolare nel buio. Ad esempio, ora come allora, non ho la minima certezza sul fatto che la vita continui o meno dopo la morte fisica. Un giorno propendo più da un lato, quello dopo più dall’altro. E lo stesso dicasi di tanti altri argomenti. Tuttavia mi diverte, mi incuriosisce, vedere il cambiamento di pensiero che in questi anni ho fatto e, se ne aggiungo qualcuno in più, includendo solo pochi anni prima del 2007, il divario diventa ancora maggiore. Alcuni post che avevo scritto, ad esempio, erano per me la “bibbia”, ci credevo ciecamente. Rileggendoli adesso… molti mi sembrano aria fritta. Non “falsi” o “errati”, ma valevoli solo in un certo periodo della vita, dopodiché… diventano inutili. A volte mi suonano perfino sciocchi.

Credo che così sia la vita: fatta a fasi. E’ chiaro che un giovane non può, non deve, pensarla come un uomo di mezza età, e immagino che un uomo di mezza età non può, non deve, pensarla come una persona ormai vecchia. Le cose cambiano e ciò che aveva valore e senso una volta, poi smette di averne, o comunque ne ha molto meno.

Bé… comunque mi accorgo che anche la platea di Wolfghost è estremamente cambiata, sul blog e ancora di più rispetto ai forum su cui scrivevo in precedenza. L’età si è alzata, e ovviamente con essa anche gli interessi che i miei lettori e io abbiamo. Però alcuni vecchi post sono ancora validi, almeno per me, quindi ho deciso che quelli che “sento ancora” li ripubblicherò saltuariamente, perché se è vero che li potete comunque trovare tutti tramite la colonna laterale, è anche vero che la grande maggioranza dei blogger raramente va indietro nei post di un blog, mi piace perciò pensare di condividere alcuni di essi con chi – oggi – è lettore del mio blog.

Un caro saluto a tutti 🙂

Un piccolo sondaggio sulla qualità del blog :-D

Visto che siamo tormentati dai sondaggi – chi non ha mai ricevuto almeno una richiesta a risponderne uno? – e che a volte l’andamento dei commenti ai miei post è piuttosto sospetto, oltre alcune esplicite “denunce” di malfunzionamenti momentanei, ho pensato di proporvi un piccolissimo sondaggio sulla qualità del blog “Wolfghost” (qualità tecnica, più che di contenuti… poiché so che a una domanda su questi ultimi in pochissimi risponderebbero sinceramente :-D). Ciò che voglio capire è se e quali difficoltà riscontrate, in modo poi da indirizzare i vostri commenti ai gentilissimi e solerti manutentori di questa giovane piattaforma per vedere se, eventualmente, riescono a porvi rimedio. Sono tra l’altro certo che anche loro apprezzeranno poiché servirà a, eventualmente, migliorare la piattaforma (sempre che non sia io a sbagliare qualcosa nelle impostazioni…).

E’ essenziale, ovviamente, che rispondiate sinceramente, altrimenti non serve a nulla e non mi aiutate! 😉

 

Ecco le, poche, domande:

1) avete difficoltà di caricamento della pagina? Per una risposta oggettiva confrontate il tempo del caricamento della pagina con altri blog simili;

2) dovete ogni volta ricaricare la pagina per essere sicuri che sia aggiornata? Credo di sì, poiché perfino io lo devo fare… ad ogni modo lascio a voi la risposta;

3) vedete comparire messaggi di richiesta di scaricamento file o qualunque altra cosa che non c’entri con il blog?

4) riuscite a commentare facilmente? Altrimenti, che difficoltà riscontrate?

5) con che frequenza il blog è fuori servizio?

6) con che frequenza è talmente lento da disincentivarvi nel commentare?

7) c’è qualche altra segnalazione che volete aggiungere?

 

Grazie a chi vorrà rispondere 🙂 Per agevolarvi… copiate la numerazione qua sotto in un commento e poi aggiungete le risposte 😉

1)

2)

3)

4)

5)

6)

7)

Un po’ di Wolf: autobiografia – II

Bene, in questo periodo di fiacca per il mondo dei blog e per il mio in particolare, avrei ben tre post in mente 😉 E’ però pieno agosto, un mese ferale per la mia famiglia: sia mia madre (4 agosto 2006) che mio padre (20 agosto 2003) se ne sono andati in questo mese, inoltre il 15 era nostro costume festeggiare l’onomastico di mia madre. Colgo perciò l’occasione per ricordarli entrambi pubblicando il secondo “capitolo” della mia biografia e dedicandolo, appunto, ai miei genitori. Per farlo recupero due vecchi post. Non so quanti tra i miei odierni lettori (pochi e in gran parte diversi da quelli che avevo all’epoca – gennaio e fabbraio 2008) li abbiano già letti, mi scuso eventualmente con loro per la ripetizione.

Papà, mamma, un abbraccione ovunque voi siate, forse solo nella mia memoria…

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Forza dMio padre – unico maschio di 5 figli, ariete, proprio come me e i miei due fratelli (uno di loro nato addirittura il suo stesso giorno) – nacque alla fine degli anni ’20 in un paesino della Sicilia noto per essere stato scelto da Francis Ford Coppola per alcune scene dei film della serie “Il Padrino” (a voi scoprire qual è il paese ;-)). Rischiò di morire appena nato, io infatti porto il nome del santo a cui venne attribuita la sua sopravvivenza (che scoop eh?? ;-)).

Venne via dalla Sicilia con la sua famiglia quando aveva solo pochi mesi. Non so’ o non ricordo molto di cosa mi racconto’ di quei difficili anni, salvo che per alcuni di essi, durante la seconda guerra mondiale, vissero in Francia per stabilirsi successivamente a Genova.

La sua non fu’ un’infanzia facile, così come non lo era la sua famiglia. I miei nonni erano persone semplici, molto religiose ma – mi permetto di dire – forse proprio per questo, piuttosto severe. Da loro, immagino, mio padre ereditò un carattere burbero e irascibile, un carattere che lo portò ad un passo dalla separazione con mia madre… ma questa è una storia che racconterò in un’altra occasione.

lunaparkA proposito di mia madre, mi piace raccontare di come la conquistò 🙂
Mia madre era molto bella, sembrava un’attrice anni ’50 ;-), mio padre invece era… normale, secondo me fu’ il primo a stupirsi della conquista :-D. Restandone colpito, organizzò un “complotto” coinvolgendo un’amica di mia madre: le fece dare un appuntamento al Luna Park (ancora oggi, sotto le vacanze di Natale, il Luna Park – che e’ il piu’ grande luna park mobile d’Europa – si ferma puntualmente nella stessa zona), e si fece trovare lì al posto della sua amica… 😉

Mio padre sfondo’ nel suo campo, sposo’ la donna che amava e creo’ la sua famiglia. Si realizzo’ insomma, e questo probabilmente servì a contenere un po’ il suo carattere, che era tutt’altro che facile.
Era il classico uomo di altri tempi, cresciuto nelle difficoltà e nel mito che “l’uomo vero” non mostra debolezze o inutili romanticismi, e che, per dimostrare il proprio amore verso la famiglia, sia sufficiente non farle mancare i beni materiali. Non fu’ un uomo avaro di denaro (anzi, era uno spendaccione! ;-)) ma lo era nelle dimostrazioni d’affetto. Non si deve vergognare mio padre di questo, ne’ io gliene faccio una colpa: in quella generazione molti uomini erano così; così era stato insegnato loro ad essere; così era l’ambiente a quel tempo. Anche se senz’altro il suo modo di essere creo’ a tutta la famiglia molte difficoltà.

Andato in pensione ebbe un rapido declino: la trovata sedentarietà (nel suo lavoro era sempre in piedi) lo porto’ ad ingrassare rapidamente, contribuì a fargli salire il diabete, aveva una forma di Parkinson che gli paralizzò le gambe negli ultimi anni della sua vita (con gravose difficoltà per noi; mia madre in primis, ma anche io decisi di tornare a casa per seguirne il decorso) nonché problemi cardiocircolatori.

Il primo gennaio 2003, alle 7 del mattino (io ero rientrato a casa da neanche due ore) fui costretto a ricoverarlo. Quella data segno’ una svolta nella vita di tutti noi, una serie di anni difficili…

Doveva essere una banale influenza, ma i medici sbagliarono (un’infermiera disse la verità a mia madre dopo qualche tempo): nel tentativo di abbassargli la febbre che non decideva ad andarsene, gli iniettarono un “farmaco bomba”; pochi minuti dopo mio padre ebbe le convulsioni. Quando arrivai in ospedale sembrava in fin di vita. Il primario mi fece chiamare e, senza che io avessi il tempo di aprire bocca, allargò le braccia dicendo che mio padre era già arrivato in ospedale in condizioni disperate 😮 e che loro non c’entravano nulla…

Ma quella volta mio padre si riprese insperatamente e torno’ a casa.
Nei mesi successivi pero’ ebbe un infarto, un edema polmonare e, infine, un altro attacco di cuore.

Una notte di agosto della maledetta estate bollente del 2003, proprio quando ormai sembrava che la calura stesse lasciando la città, mio padre chiamò mia madre. Lo faceva spesso: cercando di alzarsi da solo (frequentemente capita che le persone anziane non si rendano conto del loro stato di disabilita’) cadeva dal letto e così chiamava lei che poi, a sua volta, chiamava me. Ormai era una prassi.
A lungo la sua voce che chiamava mia madre e quella – preoccupata – di lei che mi svegliava, hanno popolato i miei incubi notturni.

Ma quella notte non la chiamo’ perche’ era caduto, la chiamo’ perché sentiva di nuovo che il suo cuore era in difficolta’. Mia madre voleva chiamarmi, ma lui, sapendo che avrei immediatamente chiamato l’ambulanza, le chiese di non farlo. Era stanco di ospedali e ricoveri. Voleva andarsene nella quiete della sua casa, con la persona che – a modo suo – aveva amato per oltre 40 anni della sua vita.

Le disse di sedersi vicino a lui, le prese la mano e, dopo qualche minuto, rovesciatosi sul letto, spiro’…

mare

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Olivetta San MicheleMia madre nacque in un paesino al confine con la Francia nel 1928 (prime due foto).

Era una bella donna, intraprendente anche 🙂

Da ragazzina fu corteggiata da un calciatore spagnolo del Genoa, ma sua madre, conoscendo la fama di Don Giovanni che ne circondava il nome, la tenne in pratica “sotto chiave”  😛 finche’ lui non cambio’ maglia. Venni a conoscenza di questa storia quando un giorno, lasciandomi esterrefatto, inizio’ come nulla fosse a parlarmi in spagnolo – lingua che credevo non conoscesse per nulla 😮

Per un certo periodo intraprese la carriera di cantante. Citava spesso i suoi viaggi, in particolare in Persia (a quei tempi non si chiamava ancora Iran), paese di cui decantava la bellezza. Cesso’ la carriera perche’, gia’ a quei tempi, per andare avanti, avrebbe dovuto sottostare a “certe regole”… che rifiuto’.

Olivetta San Michele - ponte anticoAl contrario di mio padre, legatissimo alla sua famiglia di origine, mia madre seppe separarsi senza traumi dalla sua. Viveva distante da essa e non vedeva frequentemente ne’ i genitori ne’ i fratelli. Sua madre mori’ pochi mesi dopo la mia nascita; suo padre – ne ricordo l’amore per il “Pastis”, un forte liquore a base di anice 🙂 – molto piu’ tardi. Era ricoverato in un centro per anziani (non pensate a parole brutte come “ospizio”, era davvero un bel posto), nei pressi del suo paese natio. La notizia della sua morte, datagli per telefono, la colpi’ profondamente perche’ non era riuscita ad andare a trovarlo nonostante gliel’avesse promesso. L’infermiera che lo seguiva, le riporto’ che ogni volta che la porta della sua camera si apriva, lui guardava con ansia, sperando di vederla entrare…

Quello che più mi piace ricordare di mia madre e’ la sua umanita’, il suo essere rimasta fino alla fine a fianco di mio padre che, burbero come si conveniva agli uomini della generazione della guerra, era uno di quelli che pensava bastasse assicurare i beni materiali alla famiglia per dimostrare il suo amore verso di essa. Mia madre ha subito per lunghi anni, sopportando, per quieto vivere, il suo carattere litigioso. Quando avevo 18 anni la accompagnai dall’avvocato perche’, giunta al limite della sopportazione, voleva separarsi. Ma poi, resasi conto che mio padre da solo sarebbe stato “perso”, rinuncio’.

Sbaglio’? Fece bene? Chi puo’ dirlo?

So solo che questa fu la sua decisione, una decisione dettata dal cuore, che – al di la’ di cosa ne pensassi io – ho sempre rispettato per il grande coraggio e determinazione che dimostro’ nel portarla fino in fondo. Certamente, se si fosse separata, la sua vita sarebbe stata ben diversa…

Come ho scritto nel post su mio padre, la notte in cui lui mori’, nel 2003, la chiamo’, le chiese di non chiamarmi, di non avvisare neanche l’ospedale. Era stanco di ricoveri, voleva andarsene in casa sua. Si sedettero’ insieme sul letto e si presero’ per mano… finché lui non se ne ando’.

Niente mi toglie dalla testa che mia madre inizio’ ad ammalarsi quel giorno, perché – non essendoci piu’ lui – non aveva piu’ una ragione per vivere.

Scoprimmo la sua malattia nell’aprile del 2005 in seguito ad una frattura spontanea dell’omero. Fu l’inizio di uno dei periodi piu’ devastanti della mia vita. Nel giro di pochi giorni, la paura, prima ancora della malattia, si impossesso’ di mia madre togliendole la lucidita’ mentale. La persona che era stata fino ad allora, non l’avrei mai piu’ rivista.

Mia madre, a cui furono dati pochi mesi di vita, visse ancora quasi un anno e mezzo, stupendo tutti per la sua capacita’ di ripresa. Ma non me. Quando anche i parenti e gli amici piu’ stretti mi dicevano di lasciarla morire in pace, io protestavo, perche’ sapevo che era soprattutto la paura che la stava uccidendo, e che, se l’avesse superata, avrebbe potuto vivere ancora a lungo; “tecnicamente” infatti, il suo era – a quell’eta’ – un male lento, avrebbe potuto essere tenuto sotto controllo con cure non invasive per anni. Venni a sapere che, in occasione della riabilitazione per una seconda frattura spontanea, stavolta del femore, il medico che la seguiva in casa disse alla fisioterapista “tanto lo sai che questa donna non si rialzera’ piu’”. E invece, ancora una volta, si rialzo’. Prima col girello, poi col bastone, poi senza aiuto alcuno.

Solo un ictus se la porto’ via in poche settimane. Ricordo con strazio il suo “ho tanto mal di testa”.

Mori’, come voleva, in casa sua, con i suoi figli attorno. Ormai in coma da giorni, sembrava resistere ad oltranza, come se si preoccupasse per noi. In un momento in cui rimasi da solo nella sua camera, mi avvicinai a lei e le sussurai dolcemente “Vai mamma, vai… tuo marito ti sta aspettando, non preoccuparti per noi…”.

Poche decine di minuti dopo, mia madre se ne ando’, ed io venni pervaso da una sorta di sensazione di pace, come se cio’ che doveva essere, fosse stato compiuto…

A parte il devastante potere della paura, l’insegnamento principale che mia madre mi ha lasciato è stato che il corpo, la mente, i beni di ogni genere, scompaiono tutti, spesso molto prima della vera fine.

L’ultima cosa che rimane, e’ anche la più importante: l’amore e l’affetto che hai dato, e quello di chi hai ancora intorno a te.

La notte della Befana 2007, sfogliando a caso un’agendina di quand’ero militare, almeno 17 anni prima, trovai con sorpresa una dedica di mia madre che diceva pressapoco “Al mio bellissimo figlio, a cui voglio tanto bene. Tornero’ presto a trovarti. E’ una promessa.” La dedica era scritta con mano molto tremante, come da una persona malata di Parkinson. Mia madre aveva il Parkinson, e’ vero, ma non certo all’epoca in cui quella dedica avrebbe dovuto essere stata scritta. Misteri… Quando il giorno dopo lo raccontai ad una cara amica, molto credente, non mostro’ affatto segni di sorpresa; mi disse tranquillamente: “E’ normale: la notte della Befana e’ la notte dei bambini, e te, per tua mamma, sei ancora il suo bambino…”

 arcobaleno

prec.: autobiografia – I

Se si sono estinti i dinosauri…

… mi posso estinguere anche io 😉

Certo, sarebbe bello riuscire a prenderla così sportivamente, eppure è proprio così che bisognerebbe pensarla.

Ebbene sì, sto proprio invecchiando. Se tenessi un calendario con i miei acciacchi, davvero difficilmente ci sarebbe un giorno libero 😀 E va bene che, sinora, non è mai stato nulla di serio.

Fino a non molti anni fa mi era raro avere disturbi, così raro che mi preoccupavo subito poiché non ero uso ad averne. Poi… ci si abitua, ed è brutto ammetterlo. Tra l’altro ricordo di aver letto non molto tempo fa’, che il vero calo fisico si ha proprio tra i 40 e i 50. D’altronde basterebbe vedere quando gli sportivi terminano la loro attività, almeno quella agonistica, per rendersene conto.

Gli scorsi due giorni, dopo dieci giorni di riposo per un dolore forte e persistente alla spalla sinistra – già disastrata per un incidente occorsomi dieci anni fa’ – ho ripreso a fare un po’ di attività fisica (yoga a parte, almeno quello spero di continuare a farlo ancora a lungo).Quando sono arrivato alle “aperture laterali” con i manubri (si sta in piedi e si sollevano le braccia lateralmente tenendo in mano dei pesi – i “manubri”, appunto) ho dovuto togliere tutti i dischi e usare i supporti “vuoti”… insomma, diciamo 2 chili per parte. Venti giorni fa’ usavo 8+2 chili per parte. Ovvero dieci 🙂

Ciò non è importante, va da sé, però va’ tutto di pari passo 😉

Comunque, tornando ai dinosauri, tutti noi pensando a loro li immaginiamo come creature enormi ma “scadenti”, un passo indietro nell’evoluzione, per questo si sono estinti.

Invece no. I dinosauri rappresentavano all’epoca il top del regno animale. Erano molto evoluti e certamente molto più potenti di noi. Se non fosse stato per la meteora che casualmente colpì la terra, saremmo riusciti ad evolverci a spese loro? … non credo. Anche se non posso averne la riprova.

I dinosauri erano i dominatori indiscussi del pianeta e l’uomo, che si è da sempre creduto così superiore, la specie eletta, sarebbe stata con ogni probabilità una comparsa secondaria.

Ognuno di noi difficilmente riesce a pensare ad un mondo senza di lui… ma se si sono estinti perfino i dinosauri… 😉

 

Un po’ di Wolf: autobiografia – I

Come forse qualcuno si ricorderà, tra i miei “progetti blogghistici” c’è quello di pubblicare, a puntate, una mia biografia. In realtà forse la scriverei più per me stesso e per Lady Wolf che per voi e mi piacerebbe farla perciò il più possibile completa (“il più possibile” perché tutto non si può proprio dire, un po’ per non buttare in piazza troppi fatti e dati personali, un po’ perché finirei per annoiare me stesso :-D); dunque, poiché per farla così ci vorrebbe tanto tempo e concentrazione… dubito fortemente che andrò più in là di qualche puntata! 😀 Sicuramente come minimo le intervallerò pesantemente con altri post 😉
Comunque ecco la prima puntata. Per la seconda… chissà! 😛

Sono nato nel 1966 in quel di Genova, all’ultimo piano di un antico palazzo del ’700 che da’ sulla piazza principale di una delle sue maggiori delegazioni (Sestri Ponente). Mia madre raccontava che ero uno degli ultimi bambini nati in casa, esattamente sul tavolo della cucina. Sono l’ultimo di tre fratelli, con una distanza anagrafica di, rispettivamente, tre e cinque anni.

Riporto qua un estratto di un post di un paio di anni fa’ dove parlavo dei miei nonni. Qualcuno di voi l’ha già letto ma, grazie alla dinamicità di Internet, molti di voi sono relativamente nuovi, sicché… 😉

Iniziamo con i nonni da parte di madre, entrambi nativi della provincia imperiese, vicino alla Francia.

fantasmaMia nonna mori’, dopo alcuni mesi di coma in seguito ad un ictus, quando avevo solo pochi mesi, nell’ormai lontano 1966. So che veniva affettuosamente chiamata “Nonna Babau”, perche’ amava giocare a nascondino la sera al buio con i miei fratelli (io avevo ancora da nascere :-P) e mentre li cercava faceva finta di essere un fantasma 😉 Pur in pratica non potendo essere ricordi reali, visto l’incompatibilita’ delle date, giurerei di ricordarmela proprio mentre giocavamo a nascondino… E’ probabile che continuammo quel gioco in famiglia con qualcun altro (forse mia madre, forse uno dei fratelli) a fare la sua parte e, venendo in seguito a conoscenza di questo gioco che lei conduceva, la mente fece come a volte succede un… “due piu’ due sbagliato” 😀 Comunque come io possa ricordarmi di lei resta un piccolo e affascinante mistero 🙂

sigaroMio nonno alla morte della moglie resto’ ad abitare distante, al confine con la Francia. Lui si’ che l’ho conosciuto da bambino, pero’ non lo incontravamo spesso 😐 Ricordo poco, solo che amava il Pastis (mi pare si chiami cosi’, e’ un liquore forte al gusto di anice), che fumava come un turco – anche per questo ebbe un rapporto difficile con mio padre che non voleva fumasse in casa nostra quelle poche volte che veniva a trovarci (in realta’ fumava anche mio padre, ma non in presenza dei figli) – e che gli ultimi tempi venne ricoverato in una struttura per anziani. Lo ricordo come un uomo alto e magro, ma essendo allora un bambino non posso giurare che alto lo fosse davvero 😉 Ricordo fin troppo bene pero’ il dolore di mia madre quando mori’: era tempo che voleva andare a trovarlo, ma per un motivo o per l’altro (temo anche l’ostilita’ che si era creata tra il nonno e mio padre) era sempre stata constretta a rimandare. Quando venne avvisata della morte del padre, l’infermiera che lo seguiva e che le diede la notizia per telefono, le disse che negli ultimi tempi ogni volta che si apriva la porta della sua camera lui si girava di scatto, speranzoso di vederla entrare… invece non fece in tempo a rivederla. Posso immaginare che senso di colpa che deve aver avuto mia madre per questo! 😦

scarpeE adesso andiamo a quelli da parte di mio padre, erano residenti a Genova ma provenivano dalla lontana Sicilia 🙂

Il nonno, che era un calzolaio, era molto schivo. Devo dire che mio padre in vecchiaia assomigliava molto a quello che era stato suo papa’ alla stessa eta’ 😐 Il che mi lascia pensare che sara’ facile che anche io vada nella stessa direzione 😀

madonnaMia nonna invece era una donna molto forte, probabilmente anche molto severa. Di lei mio papa’, che – mi viene da dire “ovviamente” 😀 – la considerava una santa, diceva che era stata miracolata (un paio di infarti a cui sopravvisse da sola, pare…) perche’ aveva chiesto alla Vergine Maria di poter andarsene dopo il marito che altrimenti non sarebbe stato in grado di badare da solo a se’ stesso. In effetti mori’ dopo di lui, a pochi giorni di distanza (mi pare una settimana esatta). Il posto accanto alla fossa di sepoltura di mio nonno era ancora vuoto (potete immaginare: e’ il cimitero principale di Genova, di solito qualcuno arriva ogni giorno) cosi’ vennero sepolti fianco a fianco 🙂

Di ritorno dal funerale di mio nonno, nell’imminenza del Natale, trovammo una colomba sulla porta di casa, mio padre lo prese come un segno e cosi’ la prendemmo con noi A lei, Natalina, e’ dedicato anche un post: Un po’ di Wolf… i miei animali: Natalina 🙂

colomba
succ.: autobiografia – II

Auguroni alla decana Sissi! :-D

Bene, bene 🙂 In questo periodo la nostra Sissi è arrivata all’importante traguardo di 10 anni tondi tondi, che fanno, in scala umana, circa 57 dei nostri! 😀

La mamma di Sissi, Pippi, è la gatta di una mia amica, ed è tigrata come lei, anche se un po’ più piccola (non è difficile, Sissi pesa almeno 12 chili ed è proprio di stazza grossa; Julius, che ne pesa 3 o 4 di meno, sembra più ciccione di lei poiché dotato di una notevole pancetta che Sissi non ha :-D).

E’ l’unico altro animale in casa mia ad aver conosciuto mia madre, infatti la addottai nel lontano 2003 per tenere compagnia a lei quando suo marito, mio padre, morì. Visse con lei fino alla sua morte, per tre anni. Adesso è con me, Lady Wolf (mia moglie), Tom (il cane), Julius e Numa (gli altri gatti della famiglia).

A volte mi chiedo se si ricorda ancora di mia madre… io penso di sì, ma chissà…

Nel 2008 Sissi mi seguì quando traslocai dalla casa dove avevano vissuto i miei genitori in un mini appartamento dove aveva solo una porta-finestra con vista all’esterno. Passava lì tutto il giorno o quasi 🙂 Siccome viaggiavo parecchio all’epoca, decisi di prenderle un gattino per tenerle compagnia, Julius. Bé… non fecero mai amicizia e ancora adesso a volte se le suonano di gusto 😛

Nel 2009 Sissi e Julius conobbero Tom che, seguendo la sua padroncina che poi divenne mia moglie, iniziò a farci visita sempre più spesso, fino a traslocare con noi definitivamente nel Gennaio del 2010.

Non vi nascondo che la prima visita di Tom mi preoccupò parecchio, lui era abituato ai gatti, ma Sissi e Julius non erano abituati ai cani 😀 Addirittura iniziai ad informarmi sugli alberghi della zona nel caso di… guai 😉 Invece andò tutto bene: Sissi restò indifferente, Julius, pur soffrendo di insonnia (nel senso che non chiudeva occhio per guardare Tom) ed arrivando ad essere piuttosto stravolto, non diede comunque problemi 🙂

Infine, a maggio 201o, si aggiunse anche Numa, Numetta per gli amici, una gattina proveniente da un gattile di Genova 🙂

Numa è molto socievole e simpatica e, incredibilmente – anche se ci ha messo anni – è recentemente riuscita ad “interagire” con Sissi che in precedenza è sempre stata sulle sue con tutti gli altri animali. E’ davvero sorprendente vedere ‘sta gattona di oltre dodici chili cercare di lanciarsi all’inseguimento di una gattina sguizzante come Numa 😀

Ecco qua il trio gattesco al completo, da sinistra a destra: Sissi, Julius e Numetta.

Insomma, posso dire a buona ragione che Sissi ha visto una parte importante della mia vita… quante cose potrebbe raccontarvi! 😀 Comunque… buon decimo compleanno, miciona! 😉