L’album di Sissi, Julius e… Tom! :-D

TomQuesto è un veloce post interlocutorio solo per dirvi che ho una mezza idea di provare a buttarmi in un racconto un po’ più lungo del solito 😛 L’idea di massima c’è, vediamo se avrò tempo e voglia di lanciarmici 😉

Nel frattempo vi segnalo che “L’album di Sissi e Julius” è diventato “L’album di Sissi, Julius e Tom”! 😛 L’ho aggiornato ieri, se volete dare un’occhiata il link è questo (comunque il banner nella colonna sinistra del blog funziona ancora, anche se dovrò modificare l’immagine ;-)): Sissi, Julius e Tom

Inoltre vi invito sempre a dare un’occhiata anche al sito www.adottauncucciolo.net: se siete interessati ad adottare un animale o conoscete qualcuno che ne cerca uno… dateci un’occhiata! 😉

A presto! 🙂

Legge Orsi sulla caccia: petizione on-line

Cari blogger, sono rientrato da poco da un weekend “fuori-porta” per cui non ho avuto ancora modo di raccogliere gli inviti di alcuni di voi di visitare il proprio blog; lo farò certamente nei prossimi giorni.

Stasera voglio solo dare voce a questa petizione che mi è stata segnalata da Demetrablu.

Devo dire che venire a conoscenza di questo disegno di legge mi ha deluso molto, perché al di là delle proprie convinzioni politiche, il governo in carica, e in particolare l’onorevole Martini, avevano in precenza fatto cose positive a favore dei nostri amici animali. Ma… si sa, la forza degli interessi di “portafoglio” (leggi: favori alle lobby della caccia e dei produttori di armi) spesso superano purtroppo quelli di singoli elementi volenterosi che cercano di migliorare davvero qualcosa nel nostro paese.

Per questo vi invito a considerare il seguente appello.

L’articolo 38 prevede la cancellazione degli attuali limiti massimi della stagione venatoria e dunque permetterà, se approvato, l’estensione della caccia anche oltre i già lunghi 5 mesi attuali, con l’ennesima strage di animali selvatici. Cosa che danneggerebbe l’intero ecosistema. L’emendamento all’articolo 38 è stato approvato in Senato e deve tornare alla Camera prima della definitiva approvazione che avverrà venerdì prossimo, il 5 febbraio. Partecipa alla petizione per dire No al disegno di legge Orsi qui:
http://www.wwf.it/client/ricerca.aspx?root=23203&content=1

 

Che cos’è un cane… – “Il Perdono di Dio” di Paolo Frani

Questo è un racconto riportato da orchismoria nel suo blog Era l’anno del cane. Quando l’ho letto mi ha colpito come un pugno nello stomaco, ho sperato che fosse solo un racconto di fantasia, purtroppo però ci sono versioni che iniziano con le righe che ho aggiunto al post di orchismoria, in caratteri corsivi…

 



Premessa:
questa non è una favola, questa è un esperienza che è stata in grado, da sola, di infondere la fede in Dio ad un bambino. Un bambino che, per colpa sua o forse delle catechiste, non riusciva a capire il significato della Prima Comunione che si apprestava a ricevere. Dedico queste righe a tutti i cani del mondo.

cane

 

Il Perdono di Dio
Paolo Frani


Avevo sette anni. In tutta la provincia di Bergamo, il mio,era l’unico paese ad avere una Prima Comunione con bambini di soli 7 anni.
Dicevano, di noi, che era troppo presto, che non eravamo in grado di capire il significato del perdono di Dio.
Non avevano torto, infatti.
Per quel che mi riguardava, l’unico pensiero che mi passava per la testa in quei giorni era di correre a giocare con un grosso e vecchio cane, nero come il carbone, affettuoso come un cucciolo.
Il cane apparteneva ad un anziano signore, ormai vedovo, che abitava nella sua stalla a pochi metri da casa mia. Dietro la nostra casa, un prato saliva fino a formare una piccola collina, verde, con un sentiero che si arrampicava fino a scomparire dietro la cima.
Rochi, il suo nome.
Era davvero enorme, col pelo raso, la testa grossa e massiccia…sembrava un lupo, gli volevo un bene incredibile. Lui era come mi sentivo io, evitato per via dell’incomprensione, ma, in fondo, anche il mio caratteraccio era solo un modo per attirare attenzione, purtroppo nessuno capiva.
E la stessa cosa succedeva a lui. Evitato perchè nero e grosso, ma quella non era una sua colpa.
Purtroppo aveva il vizio di cacciare galline, e il suo padrone non poteva più sopportare il fatto che tutto il paese l’additasse come ladro di pollame.
Un giorno venne da me, mentre giocavo col mio unico amico, il suo cane, e disse:
” mi spiace, ma domani lo porto via, non posso più tenerlo, quindi stai a casa tua, domani, perchè lo porto via.”
La sua voce era incerta e mi spaventava.
L’indomani volevo almeno salutare quel cane così importante per me, dunque avevo deciso di andare a salutarlo a tutti i costi.
Mentre mi incamminavo, vidi il mio simpatico amico salire la collinetta, dietro casa mia, accompagnato dal suo padrone, che in mano teneva un grosso martello. L’avevo rincorso, ma non avevo fatto in tempo a raggiungerlo ed erano spariti dietro la collina.
Forse sarei riuscito a digli almeno addio.
Poco dopo sentii il rumore, un botto, il più terribile del mondo. In un silenzio surreale uno stormo di uccelli si era levato da un albero li vicino…il cuore cominciava a battere sempre più forte.
Avevo capito dove era stato portato il mio Rochi, e avevo compreso, in quel momento, di aver perso l’unico amico che avevo.
Poco dopo, il padrone del cane comparve dalla cima della collina e si incamminò verso di me, io lo aspettavo.
Quando mi raggiuse, mi disse che era l’unica maniera, che non aveva sentito niente, che aveva fatto la cosa giusta…una lacrima gli rigava il volto ormai arso dalla vecchiaia. Guardai il martello, sporco di sangue…il sangue di Rochi.
Ci incamminammo insieme verso la sua stalla, il vento scompigliava i capelli grigi dell’anziano signore che si era tolto il cappello, forse in rispetto del suo cane. L’erba mi solleticava le gambe e le mie lacrime scivolavano via fino a finire nel vento.
Un respiro, alle mie spalle, fermò il mio cuore per un attimo. Quando mi voltai, e il signore al mio fianco si voltò con me, una sagoma nera ci seguiva tranquilla.
Lo guardai. Quello che era stato il suo padrone si inginocchiò al suolo, distrutto dal rimorso a colpito dal terrore che il cane volesse punirlo.
In silenzio, rimasi a guardare come, un cane vecchio, stanco e tradito, si avvicinava con la testa bassa e sanguignolenta, la coda agitata come una bandiera e andava a leccare la faccia del suo amato padrone, quasi come se gli stesse chiedendo scusa di averlo spinto sino a quel gesto di punizione. Il signore esplose in un pianto, un pianto da bambino e abbracciava il suo cane, ormai sfinito ed incapace di reggersi sulle zampe.
E io vedevo.
Vedevo il perdono di un essere vivente che, dopo essere stato colpito a morte dalla persona più amata, si accingeva a farle il regalo più bello, immenso e meraviglioso che un uomo pentito potesse ricevere, il Perdono.
Quello fu, per il bambino che ero, la visione del perdono di Dio.
A lungo piansi vicino al corpo dell’amico più caro, ormai esanime, stretto forte dalle braccia di quello che fu il suo padrone.
Quando ci fu la riunione prima della cerimonia della prima comunione, la catechista ricominciò il suo discorso copiato da qualche volume trovato chissà dove, che recitava come l’uomo ricevette il perdono di Dio.
Allora, piangendo gli chiesi:”…ci hai parlato tanto di quel perdono, ma Dio ci perdona tutti i giorni…tu ti sei mai accorta quando succede?…”

Questa storia è per te, per te che abbandoni il tuo cane per andare in ferie, per te che non ti rendi conto e forse non ti interessa nemmeno di quello che il cane proverà mentre ruote di macchine costruite dall’uomo strazieranno il suo corpo. Facendolo agonizzare sull’asfalto fino alla fine.
Questa storia è per te, che non te ne frega di lasciarlo legato ad una catena tutto il gorno senza nemmeno la possibilità di correre, giocare, o anche solo dissetarsi.
Questa, è per te, che non ti rendi conto di quello che lui arriverebbe a fare pur di non abbandonarti.

E ricorda, quando sarai in chiesa e il prete narrerà il tradimento di Giuda, che stanno parlando anche di te, che quest’estate sacrificherai la vita di un cane per le tue ferie.

 



Commento di Wolfghost: I cani, gli animali, non “perdonano”, non nel senso che diamo noi al termine, poiché loro non hanno bisogno di perdonare. Siamo noi ad aver bisogno del perdono per abbandonare l’ira e l’odio verso chi ci ha fatto del male; gli animali non odiano, mai, nemmeno per un solo secondo, perfino chi si macchiasse di crimini orrendi nei loro confronti, di veri e propri tradimenti, come quello descritto nel post.
Il desiderio di perdonare nasce dal senso di colpa, dalla consapevolezza di essersi macchiati di un crimine, legalmente punibile o non punibile che sia, grande o piccolo, che sarà scoperto oppure no.
E’ mia convinzione che il senso di colpa nasca dalle sovrastrutture mentali tipiche dell’uomo, così come i crimini “innaturali” dei quali esso si macchia. Gli animali agiscono per istinto, uccidono per istinto; ciò che fanno non è una vera e propria scelta. Possiamo dire che anche la loro è crudeltà, ma solo perché vestiamo i loro gesti di significati umani, non naturali.
La scelta l’abbiamo noi, con la nostra ragione. Purtroppo spesso, invece di applicare tale ragione in senso positivo e costruttivo, lo facciamo in senso negativo e distruttivo.
La dimostrazione di questo, la indica la stessa Orchismoria, che, rispondendo al mio commento sul suo post, dice “non mi sentirei di escludere la realtà della vicenda, purtroppo è anche tutta una mentalità “vecchia” che, in alcuni, magari sia pure solo inconsciamente, perdura ancora. Per quanto ci sia affetto, il pensiero di fondo resta ‘è “solo” un’animale’….. Questo ci insegna anche un altro indigesto aspetto della realtà e cioè che non è vero che i sentimenti sono “liberi” in realtà. Vengono sperimentati secondo i codici dell’epoca, della cultura, dell’educazione e delle esperienze vissute precedentemente.” – ecco, questa mutabilità dell’uomo e dei suoi sentimenti in accordo alla “cultura” e all’epoca storica, sono la dimostrazione che l’istinto e la naturalezza – che invece sono la base, sostanzialmente immutabile, nell’animale – c’entrano poco. Non è un caso che anche gli animali, perdono in parte i loro istinti naturali proprio quando sono in “cattività” (già il termine è indicativo, no?), ovvero in un contesto non naturale.
Gli animali rispettano la Natura, perfino quando diciamo che sono crudeli, poiché loro stessi sono la Natura.
Noi abbiamo voluto porci, nel corso dei secoli, fuori dal contesto naturale e, identificando Dio con la Natura (se questo vi disturba potete pensare il contrario, la sostanza non cambia), facendo così, ci siamo allontanati anche da Dio.
Non è un caso che il risveglio spirituale coincida – se preferite comprenda – l’amore per la Natura.

E dopo il crudo racconto, qualcosa che faccia sorridere, sempre dal blog Era l’anno del cane 🙂

S.O.S ANIMALI: PULCINI MASCHI TRITURATI VIVI!!!!!!!!!!!!!

(dal blog dell’amica mylandscape: mylandscape.splinder.com/)

Cari amici di Landscape, purtroppo è con questa bruttissima notizia vista ieri sul TG1 che devo aprire il mio blog al ritorno delle vacanze, e dirvi che mentre vedevo quel servizio piangevo è dir poco! Inanzitutto, mi domando come può un telegiornale dare notizie di questo genere con una nonchalance unica. Mi dispiace ma il contesto non mi è piaciuto affatto. Come se la triturazione dei pucini maschi vivi fosse una cosa che può ricadere nella normalità: 1) Prima si fa vedere un video sconcertante (solo alcune parti per fortuna), dove queste povere piccole bestie passavano da mani anonime e assassine in un tritatutto come se fossero dei rifiuti da riciclare. 2) Poi è intervenuta una tizia del wwf che con un tono secco e normalizzante dava qualche consiglio al consumatore.

E NO!!!!!!!!!!!! ATTENZIONE! FINIAMOLA DI FAR PASSARE LE TORTURE DEGLI ANIMALI COME QUALCOSA ORMAI ACQUISITA. PER FAVORE PAPA BENEDETTO XVI INTERVENGA: NON SE NE PUO’ PIU’ ANCHE I PULCINI MASCHI SONO ESSERI VIVENTI COME NOI UOMINI E NON ESSERI VIVENTI DI SERIE B.

Cari amici di Landscape, se passate di qui, per favore sappiate che dobbiamo fare tutti la nostra parte. Avete un blog? riprendete questa notizia e scrivete tutto quello che vi suscita: sgomento, orrore, indignazione. Se vi dicessi diventiamo tutti vegetariani, di punto in bianco, forse non tutti mi seguireste, ma mettiamoci tutti sulla strada giusta:

 – Soprattutto se avete più di quarant’anni, ricordate che l’alimentazione può essere semplice. Non c’è bisogno di mangiare tutti i giorni carne.

– Non comprate la carne al supermercato! Non comprate i prodotti industriali a base di carne. – Avete delle fattorie vicino casa? Posti dove è possibile comprare prodotti direttamente da coloro che hanno le galline, i polli, i tacchini per conto proprio? E allora è lì che dovete andare.

– Se proprio volete comprare le uova al supermercato, comprate quelle dove è scritto: da galline allevate a terra

ORMAI E’ CHIARO A TUTTI: L’INDUSTRIA PASSA COME UN RULLO COMPRESSORE SULLA VITA DI TUTTI (UMANI INCLUSI).

NOI SIAMO I CONSUMATORI E NOI POSSIAMO FERMARLA

 

A MORTE TUTTI QUELLI CHE LAVORANO NELLO STABILIMENTO HY-LINE INTERNATIONAL A SPENCER IN IOWA COLPEVOLE DI TRITURARE VIVI 150 MILA PULCINI MASCHI OGNI GIORNO

LUNGA VITA A TUTTI
I PULCINI MASCHI DEL MONDO!!!

pulcini

L’ORRIBILE NOTIZIA QUI

 

Wolfghost: Purtroppo ancora una volta devo interrompere la scaletta dei post che avevo in mente per un’altra notizia di “efferatezza legale” contro gli animali.

Vedete… Lands è una persona serissima ed equilibrata, ma non ci deve stupire di leggere dichiarazioni come “A MORTE TUTTI QUELLI CHE LAVORANO NELLO STABILIMENTO HY-LINE INTERNATIONAL”: sono certo che nemmeno lei lo pensa, e tuttavia è uno sfogo verbale comprensibile.

Ancora una volta una parte dell’umanità dimostra di non credere nella vita ma solo in sé stessa, nei propri comodi, nel proprio lucro, con l’arroganza e la strafottenza di chi crede di potere tutto, di chi si arroga il diritto di decidere per la sorte di milioni di esseri viventi… e lo fa in maniera degna del peggiore film horror. E non stiamo parlando della Cina o della Corea, stiamo parlando del paese che vorrebbe ergersi a modello di umanità nei confronti del mondo. 

E in quanto all’appello al Papa… bé, questo è quanto ho risposto: “Mi dispiace dire che non credo proprio che Benedetto XVI pensi anche solo minimamente a intervenire. Umani da salvaguardare, animali… fatene quel che volete, sembra essere la parola d’ordine della chiesa che troppo spesso finge di dimenticare gli esempi dati dai suoi stessi santi (come San Francesco D’Assisi).
Come stupirsi poi se tra tanti animalisti “civili” ne compare anche qualcuno che predica lo sterminio della razza umana?
Satana in persona non si prenderebbe la briga di triturare dei pulcini appena nati.
Davvero indegno di una specie che si fregia del titolo di ‘specie eletta’.”

In passato, pur essendo stato io stesso vegetariano stretto a lungo (adesso sono ancora vegetariano, ma mi capita di mangiare derivati da latte e uova), non capivo perché tale posizione si legasse alla protezione degli animali, la mia era una scelta salutistica. Purtroppo poi ho capito: lo sfruttamento degli animali da “allevamento” è davvero cosa indegna. E questo ne è purtroppo un terribile esempio. Come scrive Lands stessa in un suo commento al suo post originale: “sai perchè lo fanno? Hai presente la produzione industriale? Come quando mandano al macero migliaia di agrumi perchè il mercato non li assorbe in nome dei profitti? Così per queste piccole creaturine! Non servono, non sanno che farsene, non portano guadagni. E così li selezionano: pulcini femmine si, diventeranno galline, faranno le uova; pulcini maschi? sono troppi, trituriamoli. Bastardi! L’industria che passa come un rullo compressore su tutto!”

Allora… non dico di diventare tutti vegani (molti di noi tra l’altro hanno anche animali che sono carnivori e che non hanno tale scelta), ma almeno cerchiamo di seguire per quanto possibile i consigli di base che sono espressi nel post di Lands.

 

Un po’ di Wolf: Sabato, 2 Gennaio… 1993!

Da una pagina di un mio vecchio diario. Versione integrale: ho copiato esattamente… anche gli strafalcioni di grammatica e sintassi! 😛



Sabato, 2 Gennaio [1993, n.d.r.] (10:09)

Frammento di un sogno notturno:
Io sono a letto, probabilmente è mattina e mi sono appena svegliato. C’è mio padre nella stanza, sta controllando la dimensione del tumore alla zampa posteriore destra del nostro gatto [l’abbiamo scoperto da poco] che è adagiato sull’altro letto. Gli dice con tono affettuoso “Bé, non è cresciuto, è sempre uguale”. Poi si avvicina a me e parlando di un qualche argomento che non ricordo, controlla, ad una ad una, lo stato di pulizia delle unghia delle mie mani!



Il mio gatto, il distacco, l’emozione [Riflessioni] (22:00)

Due giorni fa, il 31 Dicembre 1992, come degna fine di un anno da dimenticare (ma ne ho poi almeno uno da ricordare?) siamo finiti io dal mio medico e il mio gatto [Kit, ho già parlato di lui: Un po’ di Wolf… Kit: incontro con la morte., n.d.r] dal veterinario. Io accusavo qualche disturbo gastro-intestinale che pensavo potesse essere dovuto ad una appendicite, invece era solo una colite, già quasi dimenticata. Il gatto invece non se l’è cavata altrettanto bene; sembra sicura infatti la presenza di un tumore in fase avanzata alla zampa posteriore destra con probabile necessità di amputazione totale dell’arto e ridotta longevità per il ripresentarsi della malattia nel giro di pochi mesi od anni. Kit, questo è il suo nome, è un maschio di undici anni, vissuti tutti con noi (tranne che per i primi mesi dello svezzamento). Essendo castrato non ha nemmeno la consolazione di avere una qualche prosecuzione in quelli che sarebbero stati i suoi successori [sic!!! n.d.r.]. Solo chi ha avuto un singolo animale da casa per molti anni può capire la preoccupazione che desti nei padroni la sua probabile futura morte. Solo chi ci ha giocato insieme, arrivando a farsi volontariamente graffiare nel corso delle ‘zuffe simulate’, chi ha pensato a nutrirlo per anni, chi veniva svegliato da lui affettuosamente al mattino, chi ne ‘sopportava’ la presenza ai piedi del letto e ne ascoltava incuriosito i mugolii notturni e il pronto e buffo ronfare ad ogni singola carezza, chi adesso, pur senza sentirlo lamentare (come è giusto, in quello strano coraggio che tutto arriva a sopportare tipico della mancanza di autocoscienza e cioè di autocompiacimento e paura, che hanno gli animali), chi vede come gli sia difficile e penoso il non riuscire a cambiare lato d’appoggio nemmeno durante il riposo, solo queste persone possono capire il dolore di certi padroni nel perdere un solo, piccolo, ‘inutile’ animale.
Eppure, quando ancora il veterinario non aveva presentato a me e a mio fratello l’ipotesi dell’amputazione ma solo quella dell’eutanasia non appena il dolore fosse stato troppo forte, eccomi di nuovo a quella inconcepibile scelta: distacco totale o emozione?
Non so se esista una via di mezzo, dato che il semplice controllo delle emozioni forse non è solo molto difficile ma piuttosto impossibile.
Ciò che so è che non è la prima volta che mi si presenta una simile scelta; anche al matrimonio di mio fratello, per esempio, ne ebbi chiara la percezione.
Ci si può lasciar coinvolgere, soffrire fisicamente, mentalmente, emozionalmente e forse anche spiritualmente oppure si può dire di no, distaccarsi, non provare nulla, sapere ciò che si deve fare e farlo ma senza penare. La scelta c’è, ne ho sentito chiara la presenza e chissà quante volte, inconsciamente, ho già scelto! Ma se sembra una scelta banale, non lo è.
Si conosce ciò che ci è sempre stato detto sulla ‘necessità’ del provare dolore non solo religiosamente (ci sono religioni che lo negano) ma anche e forse in maniera più forte socialmente. Sei un uomo o una donna! Devi provare partecipazione, soffrire, commuoverti o non sei più umano. Non lo senti più solo dagli altri, lo senti venire da dentro: ma che razza di uomo sei? Commuoviti! Soffri!
Ma non è solo questo, non esistono l’uno e l’opposto, e la verità non sta nel mezzo come tanti credono; l’uno e l’opposto coesistono sempre e il ‘mezzo’ lo si scambia spesso per tale coesistenza, anche in questo caso. Non ci si libera solo da dolore, sofferenza, oppressione e odio ma anche da piacere, gioia, libertà e amore giacché la paura di perdere i secondi contribuisce a formare i primi ed anzi ne fa già parte. Ecco perché esito, perché fino ad ora il distacco ha, alla fine, almeno consciamente, sempre perso: perché finché lo vedrò come esilio non potrà mai coesistere con la speranza, e la speranza, si sa, è l’ultima a morire.

diario

 

No all’abbandono!

Quando ho visto questo video dall’amica passatorcortese (sulle sue idee politiche si può essere o meno d’accordo, ma sul suo impegno animalista non si può discutere) sul suo blog Osservatori romani, ho capito che non potevo non pubblicarlo anche io a “blog unificati” (qua e su www.adottauncucciolo.net). Purtroppo siamo entrati nel periodo caldo per gli abbandoni dei nostri piccoli amici: anche nel nuovo canile di Genova sono già entrati tanti sfortunati cani… Sfortunati, sì, per aver incontrato l’unico vero animale degno di essere chiamato “bastardo”: chi lo ha abbandonato. Per queste “persone” ho una sola parola: vergogna!
In questo video poi si vedono solo cani, ma non dimentichiamoci dei gatti, forse ancora più sfortunati perché più facili da abbandonare.
Auspico non solo pene ancora più severe, ma soprattutto che venga fatto tutto il possibile per frenare questo vergognoso costume, indegno di un paese che si vuol chiamare “civile”.

 

 

Comunicazione di servizio: www.adottauncucciolo.net è pronto! :-)

Ha preso il posto di http://www.adottauncucciolo.splinder.com, anche se chi vuole può arrivarci anche dall’indirizzo Splinder, naturalmente. Conseguentemente è cambiato anche il banner, lo vedete qua sotto e nel solito posto: la colonna di sinistra 😉

Sicuramente sarà più facile ricordarlo per le persone alle quali viene detto 🙂

E se qualcuno ha qualche annuncio o appello che vuole mettere… adesso c’è anche l’indirizzo di posta specifico: posta@adottauncucciolo.net. Lo verificheremo frequentemente, in tre: io, Leatitti e Finadel 😉

La dama bianca, quinta e ultima parte – racconto

S. Giorgio che lotta col drago - 1505 - Raffaele SanzioKey ebbe il tempo di chiamare teneramente Jelly e di stringerlo a se’ per un attimo, prima di accorgersi della scritta che accampava sullo schermo del PC…

Sei sicuro di voler cancellare permanentemente il file DSC00051.JPG?

La domanda si riferiva proprio al file contenente la foto originale della presunta strega, o Antico, che dir si voglia. Jelly, passando sulla tastiera del PC, doveva aver premuto il tasto “cancella”.

Key lavorava molto con le immagini: per il suo lavoro doveva visionarne innumerevoli e scartarne tante, cosi’ aveva configurato il PC in modo tale da non mandare quelle cancellate nel cestino bensi’ eliminarle subito, all’accettazione del comando di “cancella”. Lo ricordava bene… e cio’  la mando’ nel panico, facendole fare proprio l’unica cosa che non voleva fare: invece di premere “Esc” o la freccetta di selezione, premette “invia”: il file originale era perso per sempre.
Key era convinta che se c’era una soluzione, questa dovesse celarsi proprio nell’originale della foto. Cosi’, fuori di se’, si mise ad urlare…
“Jelly!!!! Maledetto!!!!!”.
Jelly, che era sempre stato trattato con amore dalla padroncina, spaventato scappo’ sotto la libreria.
Key, si mise a piangere disperata, e continuo’ a piangere e singhiozzare per lungo tempo con la testa tra le mani. L’ultima speranza era scomparsa con quella foto. O almeno cosi’ lei credeva…

Erano le 7:55, come ogni mattina, per abitudine, Key si sveglio’: esausta, si era addormentata al tavolo. Stordita, si riprese a poco a poco, realizzando cosa era successo la sera prima. Si sentiva svuotata, arresa, disarmata, poteva ormai capitare qualunque cosa: a lei non importava piu’ nulla.
Con un gesto automatico accese la TV, aspettandosi di vedere la diretta degli ormai quotidiani resoconti di disastri e vittime. Inaspettatamente c’era invece la fine di una pubblicita’ e subito dopo la sigla del telegiornale delle 8.
Key ne fu sorpresa, penso’ per un attimo che la gente si abitua proprio a tutto, forse nel tentativo di ritornare ad una impossibile normalita’. La sorpresa pero’ si tramuto’ in stupore quando vide che la prima notizia del telegiornale era dedicata alla finale del Superbowl americano, giocata la sera prima. Attonita, aspetto’ le notizie della “epidemia”, ma la seconda notizia riguardava i dati della borsa. Via via passarono altre notizie, inclusa quella di una capo di govero straniero forse coinvolto in uno scandalo con minorenni. Della “epidemia”, nessuna traccia. Key torno’ al PC e diede un’occhiata alle testate giornalistiche online: nulla di nulla.
“Ma sono tutti impazziti?” penso’ Key, poi capi’: l’originale della foto era la prima porta e, cancellandola, era stata chiusa per sempre. Key si alzo’ di scatto, ando’ a prendere Jelly, ancora rintanato sotto la libreria, e lo strinse a se’, roteando su se’ stessa e riempiendolo di baci. Poi… un dubbio, o meglio una speranza. Prese il telefono e compose il numero. Aspetto’ qualche istante prima di dare l’invio alla chiamata, temeva la risposta, o meglio la non-risposta che poteva ottenere. Ma alla fine si decise…
“tuuu… tuuu…. tuuu… Pronto?”
“Vic!!!!! Oh Vic!!!!!”
“Ehiiiii! Che bello sentire questa accoglienza!” rispose Vic ridendo. Poi, sentendo che Key stava piangendo, chiese allarmato “Ehi… ma che succede? Piccola… stai bene?”
“Si’, Vic… solo un brutto sogno…”
“Key… te lo dico sempre di mangiare poco la sera!” disse Vic tornando a ridere.
I due parlarono qualche minuto, poi Key, con un po’ di imbarazzo, chiese “Vic, tu… credi negli universi paralleli? Nelle altre dimensioni? Credi che diversi futuri e presenti possano esistere contemporaneamente?”
“… Key… mi sa che sei stata da sola troppo a lungo, prendo il primo aereo e torno da te!”
“Si, Vic…”

 



Castello di Tantallon, Edimburgo, Scozia. Visita notturna al castello.
“Papa’, papa’! Guarda!”
“Dai, fammi finire di ascoltare la guida!”
“Ma papa’! Guarda che strana foto ho fatto col cellulare!!! C’e’ qualcuno a questa finestra!!”

In quel momento Bliz, il beagle di famiglia, saltando urta la mano del bambino e il cellulare, cadendone, si perde tra le grate del castello…
“Bliz!!! Idiota di un cane! Ma cosa diavolo combini?!”
“Woff! Woff!! Auuuuum!”

A volte gli angeli, nella loro eterna lotta contro le forze del male e nel tentativo di proteggerci restando celati, assumono aspetti impensabili… eppure molto famigliari.
Ricordatevelo la prossima volta, prima di rimproverare il vostro animaletto pasticcione! 😉

cuccioli

Il leone e i cacciatori – racconto di Anneheche e Wolfghost

In realta’ di mio c’e’ poco, solo il pezzetto tra la chiusura del racconto e la citazione della leggenda indiana 😀 Il resto e’ di anneheche, che sicuramente conoscete gia’… altrimenti non potete perdervi i suoi racconti: anneheche blog 😉

 

Buona lettura 🙂


cacciatoreIl leone e i cacciatori

Il leone era inquieto. Aveva fiutato l’usta di due uomini e stava valutando se attaccarli o tornare al suo rifugio. I cacciatori gli si erano avvicinati sottovento, ma il leone aveva compiuto un lungo giro portandosi alle loro spalle; da quella posizione era in grado di sentire il loro odore. Un misto di tabacco, cuoio e sudore che lo disgustava, e gli ricordava esperienze molto spiacevoli. Da sempre associava il pericolo a quel particolare afrore; in tempi recenti aveva perso la sua compagna ad opera di quegli irriducibili nemici.
Era un grosso felino di quasi duecentotrenta chili, ormai anziano: aveva perso molta della sua forza e della sua agilità, acquisendo in compenso esperienza e sagacia. Abbandonò il luogo dove si trovava per seguire il percorso degli uomini, continuando a rimanere sottovento. Sapeva che non avrebbero smesso di dargli la caccia, almeno fino a quando la luce del giorno fosse stata loro alleata. Se li avesse tenuti a distanza sino al tramonto, sarebbe riuscito a sopravvivere; durante la notte avrebbe cambiato zona, lasciando anche il rifugio che adesso non considerava più tanto sicuro. Era certo, infatti, che prima o poi sarebbero risaliti sin lì, conosceva troppo bene la loro ostinazione, che era seconda soltanto alla crudeltà innata. Il leone era stanco. Quella mattina aveva dato inutilmente la caccia a un’antilope, bruciando energie preziose; inoltre si sentiva debole dato che non mangiava da molto tempo. La soluzione migliore era decisamente quella di evitare la lotta e di aspettare le tenebre. Mentre procedeva, l’odore si fece più intenso, più vicino. Era una giornata caldissima, il sole batteva implacabile, non spirava un filo di vento e i cacciatori stavano sudando in abbondanza…o il cacciatore?
Improvvisamente uno stormo di uccelli si levò in volo. Il leone si appiattì, allarmato.
Si erano separati, e adesso uno dei due poteva essere sottovento. Guardò in quella direzione e gli parve di scorgere un’ombra che si faceva strada in mezzo a un gruppo di rocce. Doveva prendere una decisione immediata, altrimenti sarebbe rimasto intrappolato fra due fuochi. Sapeva di essere molto più veloce di loro, tuttavia non ignorava che disponevano di terribili strumenti di morte, gli stessi che avevano ucciso la sua compagna.
Sul profilo dell’orizzonte alcune giraffe si muovevano aggraziate, un branco di kudu brucava l’erba. Un babbuino fece risuonare il suo verso stridulo. Era un suono che il leone non sopportava; forse fu quello a deciderlo. Corse verso una boscaglia che distava circa mezzo miglio dal punto in cui si trovava.
Risuonò uno sparo. Il dolore fu inaspettato e lancinante.
Il felino tuttavia non cadde, scartò di lato evitando la seconda pallottola. Poi cercò di raggiungere comunque il riparo degli alberi. Il secondo cacciatore emerse da una sterpaglia, sbarrandogli la strada. Nel frattempo, l’altro uomo lo inseguiva da dietro. Non ci voleva molto a capire che quella era la sua fine, la fine di un vita lunga e avventurosa, a volte felice, in altri momenti rattristata dalla pervicacia con cui gli uomini avevano dato la caccia a lui e ai suoi simili. Era l’ultimo sopravvissuto di un branco che un tempo contava dodici leoni.
Questo perchè era il più forte, e il più astuto.
Fu raggiunto da un altro proiettile. Ruggì di dolore e di rabbia. Se era impossibile mettersi in salvo, poteva però vendicarsi; il ricordo della compagna agonizzante era ancora impresso nella sua memoria. Puntò sull’uomo davanti a lui, gli fu sopra con un grande balzo e gli sfondò il cranio con i canini. Abbandonò il cadavere per voltarsi a fronteggiare il secondo nemico. Comprese che ora aveva paura. Si lanciò nella sua direzione. L’uomo lasciò cadere a terra il fucile, raggiunse un albero e incominciò a salire agilmente, convinto di mettersi al sicuro. Evidentemente non era un professionista. Il leone si arrampicò a sua volta sull’albero.
C’era ancora tempo prima di morire.

 

… quella notte il leone si risvegliò. Attorno a lui prati in fiore, alberi maestosi, un ruscello di acqua fresca che scorreva lì vicino. Si accorse, con sorpresa, di non sentire più dolore, le ferite erano incredibilmente scomparse. Si sentiva in forze come non gli accadeva da anni, come fosse ringiovanito.
Aveva ancora un’espressione stupita in quegli occhioni felini, quando alcuni ruggiti alle sue spalle richiamarono la sua attenzione. Si voltò… la sua leonessa e i suoi due piccoli cuccioli, morti di stenti a pochi mesi di vita in un’estate di carestia, stavano correndogli incontro…
Si rese conto allora di essere sul quel Ponte dell’Arcobaleno di cui tanto aveva sentito parlare…

 

“Dall’altra parte dell’arcobaleno esiste un posto chiamato Ponte dell’Arcobaleno.
Quando un animale che è stato particolarmente vicino a qualcuno muore, egli va al Ponte dell’Arcobaleno.
Lì ci sono prati e colline per tutti i nostri amici speciali, cosicché essi possono correre e giocare insieme.
C’è tanto cibo, acqua ed il sole splende e i nostri amici stanno bene e al caldo.
Tutti gli animali che erano malati o vecchi riprendono salute e vigore, così come quelli a cui è stato fatto del male o che si sono feriti si sono rimessi in sesto, proprio come noi ce li ricordiamo nei nostri sogni di tempi e giorni ormai passati.
Gli animali sono felici e contenti, eccetto che per una piccola cosa: tutti provano nostalgia verso qualcuno davvero speciale che hanno dovuto lasciarsi alle spalle.
Tutti corrono e giocano insieme ma viene il giorno in cui uno si ferma improvvisamente e guarda all’orizzonte. I suoi occhi scintillanti sono attenti, il suo agile corpo freme. All’improvviso comincia a correre fuori dal gruppo, volando sopra l’erba verde; le sue gambe lo spingono sempre più veloce.
Sei stato avvistato e quando tu ed il tuo amico speciale finalmente vi incontrate, tutto è gioia e non vi separerete mai più.
La pioggia di baci felici sul tuo viso, le tue mani che accarezzano nuovamente l’amata testolina, tu che puoi guardare ancora negli occhi sinceri del tuo animale che da tanto se ne era uscito dalla tua vita ma che mai era stato assente dal tuo cuore.
Ora attraversate insieme il Ponte dell’Arcobaleno …”
(Leggenda del Ponte dell’Arcobaleno, Autore Ignoto; si dice sia stata tramandata per secoli tra gli Indiani d’America)

leone con cucciolo

La storia di Christian il leone :)

Questa storia (vera) e il relativo video girano gia’ da un po’ di tempo su Internet ma io li ho scoperti solo recentemente grazie a buchinerinluce ed al suo omonimo blog buchinerinluce.splinder.com/ e… davvero non posso non riportarla anche qua :-), pazienza se non saro’ originale 😀

Ho scelto, oltre al testo scritto, la versione decisamente piu’ lunga e con doppiaggio in Italiano (anche se piu’ o meno c’e’ quanto riportato nello scritto) perche’ ci sono anche le foto del cucciolotto da piccolo 😀

Per coloro che hanno poco tempo, guardate almeno i primi due minuti e 20 secondi del video.
Buona lettura e buona visione! 😉


Altri tempi, allora. La storia di Christian comincia nel 1969. Se volevi un cucciolo di leone. lo compravi al negozio di animali: e te lo davano senza andare troppo per il sottile. Fu così che il leoncino Christian finì a casa di John Rendall e Ace Bourke, due ragazzi australiani che abitavano a Londra. Accudito e coccolato, placido e benvoluto. Christian abitava in un negozio di mobili a Kings Road. Faceva pipì nella cassettina, come un gatto: pulitissimo. Il giardino della chiesa era a sua disposizione per giocare e fare un po’ di sano movimento. Però Christian era un leone, non un micio. Il tempo passava. Il cucciolo ormai stava diventando adulto. Un giorno capitarono nel negozio di mobili alcuni degli attori che avevano girato “Nata libera”, la storia di una leonessa allevata in cattività e poi restituita faticosamente dai suoi padroni alla vita selvaggia in Africa. Erano i primi, pionieristici tentativi di quel genere. Fu deciso di provare anche con Christian. Si sapeva che sarebbe stato difficile e rischioso. Quante possibilità aveva un leone londinese di imparare a cacciare e a sfamarsi? Christian venne accompagnato in Kenya dai suoi padroni e consegnato nel 1972 al naturalista George Adamson. Il suo lavoro e le sue esperienze erano stati alla base di “Nata libera”. Poco per volta il leone Christian imparò a cavarsela sul serio e riconquistò la libertà. Nel 1974 aveva ormai un suo territorio ed era a capo di un branco. A quel punto John Rendall e Ace Bourke decisero di andarlo a trovare. Rischiate di sprecare tempo e soldi, furono avvertiti: Christian è un leone ormai selvaggio, sono nove mesi che nessuno lo vede. Probabilmente non vi riconoscerà nemmeno, se anche lo trovate potrebbe addirittura essere pericoloso. Però incredibilmente il leone Christian riapparve con il suo branco nei pressi del luogo in cui viveva e lavorava George Adamson giusto il giorno prima dell’arrivo dei suoi ex padroni. Il resto, il momento dell’incontro, è mostrato dalle immagini. E non servono altre parole. Christian accompagnò al campo i suoi ex padroni. Rimase con loro la notte, e poi se ne andò. Non fu mai più visto, nessuno sa che fine ha fatto.