Scene da un matrimonio – Recensione e commento di Rigirandola

Scene da un matrimonio
Recensione e commento di rigirandola
Blog: rigirandola

locandina_scene_da_un_matrimonioHo deciso di inerpicarmi su per una salita impervia, diciamo anche che non mi rimane altra scelta se voglio provare a parlare di me.
Esistono dei periodi nella propria vita-se si puo’ effettuare una scansione così geometrica-che ci pongono dinanzi a dei veri e propri cambiamenti, guardando a ritroso mi rendo conto che non è così semplice identificarli e che spesso, presi dal mare della vita, dai suoi flussi agitati, non ci rendiamo conto della forza insita in essi e di quanto ci segneranno fino a modificarci profondamente nell’intimo.
Non si è gli stessi sempre, esiste un nucleo fisso al quale io amo pensare e quel nucleo rappresenta la parte piu’ nascosta del sè, l’essenziale, essenziale del quale vado alla ricerca e che ricercano le persone che entrano in intimo contatto con me, così come avviene a me quando mi accosto ad altri/e.
Il modo migliore per parlare di questo cambiamento, anche se sò a priori che sfiorerò solo leggermente l’obiettivo che mi sono posta, è quello di cercare di commentare un film che mi ha stupita per la sua complessità e per le verità che contiene, tra l’altro scopro sempre di piu’ la grandezza di quest’artista, Ingmar_Bergmanparlo di Ingmar Bergman.
Il film in questione è “Scene da un matrimonio”.
Inizialmente i sentimenti che mi suscitavano i due personaggi non erano dei migliori. L’intero film si svolge sulla storia matrimoniale di una coppia di estrazione borghese del nord Europa agli inizi degli anni 60.
La sensazione che provavo inizialmente nel guardare la vita conformista dei due era una sensazione molto sgradevole, quasi di noia.
I due personaggi sembrano legati piu’ che da un amore passionale, da una sorta di convenzione alla quale si sono adattati in modo consapevole e consensuale, non c’è una prevalenza del genere maschile su quello femminile, ma sono ben distinte le due identità.
Forse il grande pregio di questo film è proprio quello di aver saputo caratterizzare così precisamente i tratti salienti delle due diverse identità sessuali, al di là di fatti culturali e storici.
I due sposati da anni conducono una vita piatta e prestabilita in tutto il tempo quotidiano: lavoro, figli, visite di amici, visite domenicali alle famiglie di origine, entrambi, tuttavia, ne sono pienamente consapevoli e tentano anche a tratti di ribellarsi a questi ritmi così schematici, la donna sembra soffrire di piu’ per questa situazione ed effettua dei lievi tentativi per modificare lo stato di fatto, lui sembra anche accompagnarla in questo cammino e, in seguito al fallimento di uno di questi tentativi di rottura con la famiglia di origine, sembra affiancarla amorevolmente senza giudicarla.
Ciò che manca e che sin dall’inizio è evidente è la mancanza di una fisicità tra i due, anzi una mancanza di spessore e di fisicità di ognuno dei due  con sé stessi, come se la maschera perfettamente costruitasi con il tempo fosse divenuta una rigida gabbia dalla quale non si riesce ad uscire neanche per un attimo.
A differenza dell’uomo, noto nel movimento sentimentale della donna nei confronti del marito un maggiore moto di amore e sensualità, salvo poi tirarsi indietro al momento dell’unione dei corpi fino a negarsi quasi sempre al marito.
Verso la metà del film il marito le rimprovera anche di aver utilizzato il suo organo come uno strumento di ricatto e la accusa di aver mercificato il matrimonio fino a appellarla come “puttana”.
Tra i due ed anche nei confronti di sé stessi è assente qualsiasi contatto forte con i sentimenti, uno dei pochi a cui si assiste verso la metà del film è una esplosione, sempre, però, contenuta, di rabbia del marito quando non riceve degli apprezzamenti da un’amica per delle poesie che aveva scritto.
Tutto sembra procedere nello stesso identico modo, svolgersi nella stessa identica routine caratterizzata, però, da un reale tentativo di amicizia tra i due, infatti entrambi parlano con disinvoltura dei loro dubbi esistenziali, tanto che, apparentemente, sembra esserci un ottimo rapporto di amicizia tra i due. In realtà la donna si mostra sempre piu’ comunicativa rispetto all’uomo, ma anche lei si ferma quando ci si avvicina al nodo della questione, quando, cioè, si sfiora la possibilità di “sentirsi”, fino a quando l’uomo le rivela a bruciapelo di essersi innamorato di una donna piu’ giovane e che, in seguito a quest’evento, ha deciso di andare via di casa, ma non di organizzare una separazione, bensì di andare via l’indomani con la nuova donna.
Questo ritratto della coppia a letto, mentre si svela questa tragedia, è meraviglioso:
i loro moti dell’anima, come l’uno e l’altro non riescono, in realtà, a staccarsi, pur rendendosi conto dell’ineluttabilità di quanto sta avvenendo, lei vive una vera e propria rivoluzione interiore tanto che lo pregherà di non andare via, tanto che si abbandonerà al pianto, ma per la prima volta cominciano a parlare realmente di sé, di quello che provano.
La limitatezza dei due è evidente, balza all’occhio, tanto che si vorrebbe entrare nel film per suggerire ad uno dei due, a caso, cosa fare, come muoversi.
In realtà la vita è la loro e spetta a loro l’esperire, il soffrire per dare spazio al cambiamento.
Lei, infine, sceglie di andare incontro al marito, di non attaccarlo, di non aggredirlo, tranne che al momento dell’addio, sceglie la strada del rispetto “apparente”.
Dopo sei mesi lui torna dal viaggio e va da lei, fanno l’amore, lei si dichiara ancora innamorata, ma lui va via.
Torna alla sua vita e sceglie di non ricominciare. Lei è ancora molto legata al marito, ma evidenti sono i segno del cambiamento interiore avviato, tanto che appare molto piu’ bella e sciolta, molto piu’ a contatto con i suoi sentimenti reali.
Passa il tempo, passano gli anni, forse sette ed eccoli di nuovo insieme, incontrarsi come due amanti in una splendida giornata di sole, entrambi sono risposati, ma rinati, entrambi continuano ad essere legati, a cercarsi, a sentire di amarsi, ma entrambi sono molto migliorati nell’esterno e nell’interno.
Un moto di vitalità li muove ad ognuno singolarmente ed incontrano nuovamente le proprie unicità, singolarità. Spelndido. Ora sono loro a tradire i partner ufficiali. Splendido poiché il loro cambiamento non li ha portati verso una morale piatta,  ma verso il proprio sé piu’ autentico. Ora si incontrano due libertà, limitate, ma pure sempre due libertà in divenire.
La scena finale è straziante nella sua bellezza, quest’artista sembra racchiudere in una scena, in dialoghi di pochi minuti, le verità sui due sessi.
La verità che io colgo piu’ di tutte è nell’incontro tra le due diversità e la mancanza assoluta di quel senso di presunzione che spesso contraddistingue i dialoghi all’interno di una coppia.
Entrambi hanno percorso un cammino per ritrovarsi piu’ vicini a sé stessi.
Lui ha scoperto la sua fragilità e non lotta piu’ per sentirsi diverso, ma accetta la sua identità e lei, nel contempo, ha scoperto la sua grande forza, forza generatrice, forza di colei che non ha bisogno di un senso, di un progetto da realizzare poiché contiene in sé la vita e nel godere di sé, nell’ascoltare i suoi moti interiori, conosce di volta in volta le verità.
Ma dopo l’amore sereno e dopo un sonno che li vede addormentati mano nella mano come due bambini, il risveglio è scosso da una violenta crisi di lei, la crisi dell’essere umano che cerca un approdo, una certezza, infatti lei dirà: forse io non sono mai stata amata, forse non ho mai amato e lui, dopo averle detto che forse in quel suo mondo perfetto c’è qualche elemento che le è sfuggito, dopo questa constatazione amara che, però non ha il tono del rimprovero, dopo di ciò le fa notare che lui è ancora lì ad abbracciarla, a tenerle la mano.

 


Commento di Wolfghost (è l’intervento nel post originale di Rigirandola): Io lo chiamerei il lento scivolamento nelle sabbie mobili della stagnazione emotiva. Tutta l’espressività sentimentale di cui siamo potenzialmente capaci non e’ andato perso, ma e’ sprofondato nell’abitudine emotiva; magari un tempo la sua presenza era evidente, magari non e’ mai comparsa, ma certamente c’era e c’è ancora… perché nessuno nasce emotivamente cieco.
Il trauma della fine di un rapporto puo’ svelare la realtà, rendendoci più vulnerabili ma anche capaci di vedere ed esperire veramente. E’ un modo violento e doloroso, se vogliamo, di rompere gli schemi… un tema, come sapete, a me caro  🙂
Meglio pero’ sarebbe non doverci arrivare, imparando a sciogliere i nostri nodi in una maniera più dolce… anche perché non sempre si riesce a riparare i danni di un trauma del genere cosi’ come invece riesce ai protagonisti del film che brillantemente Rigirandola racconta e recensisce.

 

0 pensieri su “Scene da un matrimonio – Recensione e commento di Rigirandola

  1. I danni che provoca interiormente questo tipo di “eventi” ho il serio dubbio che qualcuno riesca a “ripararli”. Certo aprono le porte di quel che sopiva interiormente nella coppia, di quel che veramente si ha dentro, senza maschere, di dialoghi finalmente veri. Ma disintegrano ogni certezza e, mentre in un rapporto vitale ma libero, il dubbio e anche la gelosia possono motivare ancor più, nella coppia stabilizzata e legata ormai ad un andamento “lento” e “organizzato” questi evento hanno l’effetto deflagrante e disintegrante: perchè l’aspetto di crescita reciproco di solito è stato messo in secondo piano rispetto alla ricerca di illusorie certezze.
    Un film di Bergman che mi colpì moltissimo come pure il Settimo sigillo.
    Salutoni lupeschi.

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  2. rompere un rapporto significa che non è più possibile seguire un percorso comune di costruzione perchè la vicinanza distrugge e crea solo conflitto.
    Io ho interrotto sempre i miei rapporti perchè ho capito che era l’unico modo per evitare la degenerazione del rapporto stesso,,come una rosa che va colta prima che muioia in modo tale che possa essere ricordata perfetta nel tempo,,,
    E’ difficile mantenere nel tempo un rapporto perchè cambiamo e se manca la volontà di cambiare insieme è finita, proprio come accade al 99% dei matrimoni.

    un saluto
    Isaac

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  3. x flame: no, io parlo proprio di quell’aspetto invece: la crescita personale dovuta al fatto di aver, seppur dolorosamente, aperto gli occhi su una relazione che ormai si era fossilizzata nell’abitudine e nell’apparenza (verso l’esterno). Questo e’ un trauma che puo’ servire, per chi e’ pronto a recepirne la lezione, che i rapporti non vivono di vita loro se ognuno dei due componenti non ci mette del suo. Certo, hai ragione sul fatto che nella coppia, dopo un evento simile, la fiducia reciproca non c’e’ piu’ ed e’ davvero difficile ristabilirla; ognuno dei due si sentira’ a rischio, interpretera’ segni di nessuna importanza come annuncianti la prossima ripetizione del trauma, inizieranno comportamenti dubbiosi, cacce alle streghe… Certamente ci vuole il tempo affinche’ la fiducia nell’altro, vedendo che le cose funzionano, torni.
    Il lupo risponde al saluto 😀

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  4. x Isaac: sono d’accordo naturalmente. Anche io, in linea di massima, sono contrario alle “lente agonie”: non fanno bene a nessuno. Tuttavia e’ importante essere certi, se ci si tiene, di aver fatto davvero quanto possibile per salvare il rapporto. Una volta raggiunta questa certezza, allora si’, proseguire non ha piu’ senso.
    Un saluto anche a te 🙂

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  5. Alcune persone nel matrimonio danno tutto per scontato,è quando uno dei due,quello che magari si guarda più dentro,ha una crisi che l’altro tante volte vede finalmente la realtà.
    Così mio marito ha capito che non mi voleva perdere solo quando mi ha visto fuggire da lui…
    Niente è valso prima,nessun tentativo di far capire lo stato d’animo in cui ero,fino a quando
    si è aperta quella ferita fra di noi…
    Sono alla fine ferite che difficilmente guariscono e anche fosse ,resta una cicatrice a ricordo.
    Poi nulla è più come prima,e lui ora mi guarda con occhi diversi..
    Perchè di solito è quando stiamo perdendo qualcosa o qualcuno,che lo desideriamo di più.

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  6. x perijulka: interessante argomento! ahahah
    Grazie 🙂

    x tanax: Infatti e’ proprio in quel “di solito” la chiave della faccenda: non dovrebbe essere cosi’. Nel tuo caso, tuo marito non avrebbe dovuto permettere alla situazione di farsi cosi’ seria sottovalutando grandemente i segnali di allarme che mandavi.
    Il fatto che “di solito” le cose vadano cosi’ non deve essere una giustificazione per tenere gli occhi chiusi. Fare orecchie da mercante, aspettandosi che le cose si aggiustino da sole… e’ molto pericoloso.

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  7. Com’è il detto? “in amor vince chi fugge”.?..io credo che chi scappa invece lo fa perchè ha già perso tutto.
    In amore vince la comprensione,nemmeno il dialogo,perchè non sempre ascoltare vuol dire comprendere.
    E paga anche la complicità e il riuscire sempre in qualche modo a sorprendere,perchè l’entusiasmo dei primi tempi non venga del tutto offuscato da quotidiano,che c’è e ci deve essere.

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  8. x flame: “di solito”, “quasi” regola… vuol dire che uno spazio di liberta’ in fondo c’e’, no? 🙂 Non sara’ anche che diamo per scontato che cosi’ non sia?

    x tanax: sono d’accordo. Fugge chi e’ disinteressato, solitamente. Chi invece e’ interessato e lo fa apposta per farsi correre dietro, consciamente o inconsciamente che sia… be’, gioca col fuoco, e’ bene che lo sappia: poi non avra’ il diritto di mettersi a piangere se le cose non andranno cosi’ come sperava.

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  9. Trascinare le cose di sicuro serve unicamente a far soffrire di più chi è ancora innamorato, ma non più ricambiato… in ogni caso quando in un rapporto subentrano eventi molto pesanti, che minano la fiducia per sempre, come nel caso del tradimento, la frattura che si viene a creare nella coppia, non può essere rimarginata, se lo si fa è solo una cosa momentanea, perché prima o poi si riapre, devastando ogni cosa…
    un abbraccio

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  10. Sono d’accordo con il tuo commento. E sono fermamente convinta che non ci sia necessariamente bisogno di grandi traumi per riscoprirsi, a volte basta meno. Basta farsi capire con forza e volontà. A me è bastato almeno.

    Bacio.

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  11. x flame: appunto 🙂 Questo vuol dire che ciò che è ritenuto “solito” non è detto divenga “inevitabile” 😉

    x dalloway: questo è il pericolo, è vero. Infatti a chi si allontana perché non si sente apprezzato, sperando che l’altro lo insegua mettendosi in ginocchio e chiedendone il perdono… dico sempre che si deve tenere conto del rischio, ovvero che non lo faccia. Insomma, quella è davvero l’ultima carta da giocare, quando ormai non si può fare altro. In questo caso è solo un… precorrere ciò che comunque è inevitabile. Quindi… nulla da perdere. Ma altrimenti il rischio è proprio quello che dici tu: aprire una ferita che non è affatto facile sanare. Troppa insicurezza e sfiducia si instillerebbero nel rapporto, e il dubbio che l’evento possa ripetersi regnerebbe sovrano, rendendo facilmente l’aria irrespirabile alla prima, magari stupida, incomprensione.
    Però a volte capita che funzioni… come per i due protagonisti del film, no? Bé… io ho sempre pensato che in situazioni ormai insostenibili sia meglio allontanarsi. Poi… chissà, senza sperarci, ma può essere che i due, rincontrandosi ormai in una veste diversa, possano superare le loro discordie e riprendere un qualche tipo di rapporto. In fondo è proprio quello che succede nel film.
    Abbraccione! 🙂

    p.s.: ovviamente mi unisco ai complimenti alla bravissima Rigi! 😉

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  12. x Cri: ho visto altri disegni del genere, ho perfino un libro che ne parla 🙂 Sono affascinanti, vero? 🙂
    Abbraccio! 🙂

    x fiore: davvero??? Ma che bravo! Complimenti! 😉 In quella trasmissione ne sottolineavano tutti i vantaggi per la salute, ed era un elenco lungo! 🙂 Sai che in nordafrica li mangiano frantumandone il contenuto e poi, aprendo un foro nella buccia, bevendolo?? 😉

    p.s.: benvenuto! 🙂

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  13. x Emme: grazie cara, glielo darò! 🙂

    x rossoscarlatto: è una bella definizione quella di “rinascita continua”, Violet… E’ vero, la fiamma va tenuta accesa; a volte lo fa da sola, ma qualche accorgimento può senz’altro aiutare 😉

    x Marco: ahahah il fatto è che non lo trovo… dello stesso livello, diciamo 🙂 Ma poi… come finiva? Si rimettevano insieme? Non me lo ricordo… Spero di no, dai! Sarebbe davvero un finale dozzinale 😉

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  14. x Sofia: … e sono contento di leggerlo 🙂
    Non dico che il trauma sia necessario, né che succeda sempre. Dico solo che a volte può servire. Ma… appunto, meglio sarebbe farne a meno 😉
    Brava te a riuscirci 🙂
    Bacio :*

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  15. Lo zoomare sui particolari è caratteristica spietata [e afascinante] di Bergman. Ci riusciamo sempre quando si tratta di noi? Non credo. Se non dopo, molto dopo. Difficile rinunciare a speranze e progetti riposti in un rapporto. Che troppo spesso ci si dimntica di confrontare con l’altro. E’ che si tende a dare per scontate siuazioni che non lo sono. Si rinuncia a progettare in sincronia. Si rinuncia ad un’evoluzione condivisa. e ci si ritrova a percorrere strade impossibili da condividere.

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  16. Buongiorno….
    quanti commenti….
    grazie alle persone che si sono complimentate, tra tutti i commenti quelli che sento piu’ vicino è quello di Tanaxtutti e condivido pienamente i commenti ai commenti di Wolf.
    Un saluto a tutti.
    😉

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  17. Film bello e difficile come tanti , tutti, di bergman anche per il ritmo lento della maggior parte delle pellicole.

    Quando si arriva alla decisione , spesso, sofferta, di un rapporto significa che non c’è più nulla da salvare se non la civiltà

    buon pomeriggio, Wolf;))

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  18. Si dovrebbe essere consapevoli che il matrimonio non é un punto d’arrivo, ma un punto di partenza. Il rapporto va continuamente curato e nutrito come una pianta, altrimenti non farà più fiori e giorno dopo giorno andrà lentamente agonizzando. Un saluto a te e ai micetti. Ho guardato l’album di Julius e Sissi…davvero bellissimo!
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  19. Tu sai quanto odio passare e non leggere fino in fondo i post, oggi però devo andare a letto presto perchè sono due notti che dormo pochissimo e sono praticamente stravolta! Indi per cui non avendo letto fino in fondo non posso commentare appropriatamente, lo farò nel fine settimana promesso, ma volevo comunque lasciarti un augurio di buon week-end!
    Baci :))

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  20. x arabapernice: bé, anche perché forse una vera condivisione di obiettivi manca fin dall’inizio, e io credo che ciò si possa spesso – anche se non sempre – notare. Il problema è che si preferisce, si sceglie, di non essere obiettivi, e questo può avvenire fin dall’inizio o in “corso d’opera”: si spera insomma che il treno che sta deragliando si rimetta sui binari da solo, temendo che intervenendo lo possa far uscire dai binari. Ma il treno mal guidato e lasciato a sé stesso… prima o poi deraglia comunque. Meglio intervenire 🙂

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  21. x fiore: mmm… mi fai venire voglia… ma mi sa che qui non li trovo! 😦

    x Yasmine: wow! E che abbraccio! 😀

    x Rigi: Eh, ma mica è finita qui! Ripassa nei prossimi giorni! :)))

    x Irene: oh! Che visita gradita! 🙂 Si, sono d’accordo, anche perché tutt’altro che dozzinale, non è vero? 🙂

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  22. x ilavia: Ciao Dora 🙂 Sono d’accordo con entrambe le sentenze 🙂
    Forse pero’ il difficile è rendersi conto, oppure accettare, che davvero non c’è più nulla da salvare…
    Buona notte! 🙂

    x glicine: davvero l’hai visto? 😀 Ma quale? Quello qua sopra o… ? 🙂
    Comunque sono d’accordo: l’amore nasce spontaneo, non si può “voler amare” una persona, ma una volta che c’è… bé, si deve curare quotidianamente 🙂

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  23. x Aicha: mmm… vedremo… ahahah

    x Stella: già già già… si sottovaluta molto la ragazza! 🙂

    x Dupont: guarda… capita anche a me! Solo da poco prima della mezzanotte, ad esempio, sono riuscito a collegarmi, oggi!
    Buon WE e un bacione anche a te 🙂

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  24. Forse il cammino a due è un percorso molto difficile, perché non si deve badare solo alla propria crescita/trasformazione, ma si deve tenere conto anche del cambiamento del partner e, inoltre, avere cura che il loro cammino non sia difergente.

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  25. x yasmine: grazie cara, buon weekend e bacioni anche a te 🙂
    p.s.: la modella nell’immagine… è una tua amica per caso? ahahah

    x happy: certamente! Forse non è sufficiente, ma sicuramente è necessario. Infatti anche al concetto che il partner non ci deve cambiare, va preso con buon senso: è ovvio che qualunque rapporto richiede un minimo di compromesso, ma non è una resa, è un venirsi incontro, un “perdere” qualcosa per guadagnare molto di più…

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  26. Avevo qualche difficoltà a intervenire sull’argomento e l’ho fatto a mio modo, sdrammatizzando, col mio post di oggi. Perchè le relazioni stabili, e più ancora la convivenza, mi hanno sempre portato all’insofferenza e alla fuga.
    Domanda: può essere che ci siano persone che non sono fatte per questo genere di esperienza? Per le quali va bene una vita con tanti affetti, relazioni, ma assolutamente indipendente?

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  27. x Stella: non credo che ci sia una componente innata, no. Ma, seppure ce ne può essere senz’altro una psicologica che – forse a causa di eventi passati – si è andata radicando, credo che molto spesso cerchiamo solo delle spiegazioni al perché si è stabilita una determinata situazione.
    Un tempo la pressione sui single affinché trovassero un partner e una vita di coppia era molto forte e poteva spingere a compiere passi affrettati o a continuare un rapporto ormai senza più benzina. Oggi non è più così, non almeno ai livelli di un tempo, e seppure ogni single in fondo desidera trovare “una scarpa giusta per il suo piede”, è più facile che non sia disposto a iniziare e soprattutto a continuare un rapporto quando questo con evidenza non funziona. In fondo non è detto che ciò che appare a prima vista una disdetta non ci stia in realtà preservando da un futuro ancora più difficile.

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