Te’ nel deserto – Un racconto di Bettarm37

Te’ nel Deserto
by bettarm37
Blog: casida della rosa

vista su casa-Mi chiedi se ho amato: sì.
E’ una storia singolare e dolorosa, e, pur essendo ormai vecchio, oso a malapena smuovere le ceneri del ricordo.-

Il suo viso era asciugato dagli anni e segnato dal sole, lo sguardo lontano; versai altro tè per non distoglierlo dai suoi pensieri.
Prese la tazza e la portò alle labbra, piegando lievemente la testa: assaporava ricordi che le sue rughe sembravano descrivere, come pagine da leggere.

-Raccontami di quest’amore, se puoi.-

Annuì con un cenno del capo e io mi acciambellai fra i cuscini che coprivano i tappeti.

-Te lo racconterò, fratello, affinché la sua storia sopravviva al tempo ora che il mio sta per concludersi.-

In silenzio attesi, mentre quell’uomo, di cui non conoscevo nemmeno il nome, raccoglieva le parole.

-Lei era bellissima. Luna Lucente era il suo nome: Aijiaruc.
Aveva capelli neri, lunghi e luminosi come fili di seta, gli occhi ambrati, profondi e un corpo possente e pieno come di donna guerriero.
E questo era: un guerriero.
Era la figlia del re Caidu.
Il padre la voleva sposa, ma lei, incapace di amare e affascinata dal sangue delle battaglie e dal furore della lotta, non volle piegarsi al suo rango di figlia di re.
Strinse un patto con lui: sarebbe stata solo di colui che l’avrebbe battuta nella lotta.
Solo un uomo capace di schiacciare la sua schiena sulla terra l’avrebbe avuta; in caso contrario sarebbe rimasta libera e avrebbe preteso in dono cento cavalli.
La sua bellezza era nota e in tanti provarono a vincerla, senza riuscirvi.
Possedeva più di diecimila cavalli quando arrivai io.-

Affascinato dalla storia e percependo dolore nella sua voce bassa, non feci domande
e attesi il seguito del racconto.
Notai che nulla tradiva il suo tormento se non i silenzi e il viso segnato che sembrava muoversi in accordo con le parole.

-Anch’io ero figlio di re- riprese – di bell’aspetto e allenato all’arte della guerra e della lotta.
Nessuno nelle mie terre avrebbe potuto battermi tanto agili e sapienti erano i miei movimenti.
Andai dal re suo padre portando mille cavalli, sicuro di me e certo del risultato: sarebbe stato un gioco battere una donna guerriero.
Ma tutto cambiò quando, al cospetto del re Caidu, la vidi.
In abiti succinti da battaglia, notai solo le sue gambe di donna e i suoi occhi.
Mentre parlavo, sentivo il suo sguardo e lo cercavo.
Anche il re si accorse di noi, e in seguito seppi che in segreto aveva pregato la figlia di lasciarsi superare, di perdere per divenire mia sposa.
Lei non aveva accettato: orgogliosa, si sarebbe battuta.
Non avrebbe mai potuto amare un uomo a cui aveva permesso di vincere.
Mancavano solo due giorni a quello decisivo e cercai d’incontrarla.
La prima volta fu di notte.
La luna illuminava l’erba arsa che circondava il palazzo e Aijiaruc, alta, possente e aggraziata, che si dedicava al kata.
Sembrava danzare sotto i suoi raggi, lei, Luna lucente, che scalza ruotava concentrata, lieve in movimenti potenti, tornando leggera al punto di partenza, perfetta e bellissima.
Fu la prima volta che sentii il suono della sua voce, negli urli perfetti che come ellissi accompagnavano le posizioni e morivano lentamente nel silenzio.
Quando mi vide s’inchinò da guerriera, ma avvicinandomi sentii il suo respiro di donna.
Lo sguardo preoccupato, non disse nulla e si allontanò.

Cercai ancora d’incontrarla, la sera prima del nostro combattimento.
Tornai dove l’avevo vista la prima volta e il trovarla fu una conferma: mi aspettava.
Questa volta non si allontanò subito e rimanemmo in silenzio.
Il mio sguardo era sicuro: l’avrei avuta; il suo sofferente e impaurito.
Senza sfiorarci, sapevo che mi amava come io amavo lei.
Cercai di rassicurarla, sicuro della mia arte, guardandola come uomo che già possiede la sua donna.
Lei tremava, sorpresa dalla fragilità scoperta ma consapevole della sua forza.
Si allontanò, il capo chino per qualche passo e poi di nuovo dritto, lo sguardo in avanti, fiera nel suo Destino.-

-Non poteva rinunciare alla sfida?- trovai il coraggio di chiedere.

-Un’altra donna sì, ma non Aijiaruc.
Era figlia di re, era libera, era guerriera.
Quale donna oserebbe vestirsi da uomo e combattere in battaglia? Conosci bene le nostre tradizioni, fratello, e nessuna donna arriverebbe nemmeno a desiderare un Destino simile.
Niente l’avrebbe addomesticata: la volontà del padre e i costumi del tempo non avevano valore per lei. E nemmeno l’amore, una volta sancito un patto:
Luna Lucente era un guerriero, nel cuore e nella mente.
Non avrebbe potuto, anche volendo, cambiare il suo Destino: poteva solo farlo scorrere fino al suo compimento.-

-Cosa accadde il giorno del combattimento?- chiesi.

-La vidi arrivare, alta, bellissima, le gambe muscolose ma affusolate, le braccia lungo i fianchi, i capelli legati a lasciare scoperto il viso.
Gli occhi erano fissi, senza vita e determinati.
Tutti attendevano, in silenzio, senza parteggiare: quella sfida era diversa dalle precedenti.
Iniziammo.
Nel suo inchino percepii la sua ricerca di quella concentrazione che solo l’unità fra mente e cuore può dare.
Prima di attaccarmi, respirò profondamente e fece un insolito passo indietro, come un leone che si piega, tre zampe avanti ed una dietro, a raccogliere le energie prima di afferrare la preda.
E proprio come una leonessa combatté.
Ci allontanavamo e ci avvicinavamo, girando in un cerchio immaginario; io cercavo i suoi occhi, lei sfuggiva i miei.
Era agile e la sua concentrazione riusciva a sfiancare la mia forza, superiore alla sua.
Combattemmo a lungo: nessuno dei due sembrava avere la meglio su l’altro.
Smise di evitare i miei occhi e il suo sguardo si trasformò in supplica: m’implorava di vincerla.
Lottò ancora più ferocemente, il dolore nella voce, negli urli che per
guerrierafetti accompagnavano le rapide mosse; quando mi spinse con le spalle a terra, mi accompagnarono le sue lacrime: aveva vinto.
In pochi minuti avevo perso l’unica donna che avrei amato e la mia dignità di figlio di re: non sarei potuto tornare al mio palazzo. Battuto per la prima volta e da una donna, avevo disonorato la mia famiglia.
Avevo perso tutto.
Nello sconcerto generale e contro ogni convenzione, mi tese la mano per aiutarmi.
Non lo fece per umiliarmi, come in molti pensarono, ma per darci l’occasione di sfiorarci, almeno una volta.
Poi c’inchinammo, uno di fronte all’altra, nel saluto finale. Piangeva.
Ci guardammo per l’ultima volta, si girò e s’allontanò, sciogliendosi i capelli.-

-E cosa accadde, poi?- chiesi, commosso.

-Seppi solo che non volle più altre sfide e che accompagnò suo padre nelle guerre che seguirono.
Lottava come un falco e così morì: combattendo.
Quanto a me, seguii il mio Destino divenendo ciò che vedi: un vecchio Maestro senza fissa dimora.-

Si portò la tazza alle labbra per l’ultimo sorso di tè; poi la posò sul vassoio.
Io osservavo in silenzio, ancora pensieroso per la triste storia che avevo ascoltato.
Si alzò e mi appoggiò la mano sulla spalla, stringendola.

-E’ tempo di andare, fratello.
Vai, e racconta di Luna lucente. Fai che viva, che il nostro amore viva, anche dopo di me.-

E si allontanò, con passo sicuro e dignitoso, diretto chissà dove.

 


Affido il commento allo scambio che ho avuto con Betta – sicuro che lei non ne abbia a male (la sua delucidazione era un pvt) – proprio per dimostrare come un racconto, a seconda dell’angolazione con cui lo si guarda, può assumere significati diversi e molto distanti. Non c’è un punto di vista “giusto” e uno “sbagliato”, ma solo la personale sensazione che il racconto evoca a seconda della propria esperienza e del proprio “sentire”.

Wolf: “molto bello questo racconto. Una storia che forse oggi rivive in chi si batte nella carriera a discapito della vita sentimentale, e, in ogni tempo, a chi non fa dell’amore il suo primo ideale e non è capace di trovare un compromesso. Ma l’impressione, in questa storia, è prima di tutto di cieco orgoglio, che può rovinare una vita… anzi due.”

Betta: “E’ un racconto molto “orientale”, ambientato nel 1280 (Aijiaruc è davvero esistita)e non è un caso che io parli di Destino, non volendo dire karma.
Non è orgoglio, ma rispetto delle proprie nature, assoluta reciprocità, che nel loro caso mancava, e accettazione non rassegnata degli eventi. E’ impregnato di un punto di vista che è un po’ lontano dal nostro, occidentale.
Ha un senso se inserito nel contesto storico e religioso di allora e in oriente (Cadau era un re tartaro).
Quanto alle tue considerazioni mi trovi d’accordo.
Bello vedere come quando si scrive le cose assumino tanti significati a seconda di chi legge…”

… e io sono assolutamente d’accordo 🙂

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0 pensieri su “Te’ nel deserto – Un racconto di Bettarm37

  1. sono davvero lusingata di essere tua ospite!
    sto bene, qui, da te, e se un tuo gatto verrà ad acciambellarsi sulle mie gambe sarò ancora più felice!
    mi fa anche piacere che tu abbia pubblicato il nostro scambio, anche se devo correggermi: non è cadau, ma caidu. al solito, quando scrivo in fretta commetto errori…
    grazie ancora, caro wolf.
    Elisabetta

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  2. Confesso la mia colpa: l’avevo già letto a casa dell’autrice!
    Devo pagare pegno?

    Sapete, mentre leggevo pensavo tra me e me: fallo vincere, se lo ami fallo vincere no? In fondo se vince lui vincerete entrambi…
    Poi ho pensato che magari lei non potesse farlo vincere di proposito e che solo la di lui vittoria meritata e guadagnata le avrebbe “comunicato” in maniera sicura che lui era l’uomo per lei. Insomma se era destino che si amassero avrebbe vinto lui e forse lei aveva bisogno di questa conferma di grado “superiore”.
    E allora ho cominciato a sperare che lui vincesse… dai, dai!
    E poi lo struggimento finale credo sia comune a tutti.

    Questo è stato il mio modo di recepire e vivere questo straordinario racconto. Molto intenso. Spero si capisca quello che volevo dire… l’ora è tarda e la mente offuscata…

    Bacioni a entrambi e ai miei due cuccioli adottivi a distanza.
    Posso vero?

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  3. Bella questa storia, assomiglia a quella della ninfa Atalanta (ricordi vero maestro ? Scusa il messaggio rivolto ad altri…), però il finale è diverso, perchè l’eroina greca cede per amore (le mele d’oro).
    Sai una cosa che ho notato: quando leggiamo delle storie ci aspettiamo sempre che l’amore trionfi. Anch’io come Sophia ho sperato fino all’ultimo che lui potesse vincere, ma non è l’Amore che vince in questa storia, bensì il Destino, e credo sia così nella cultura orientale.
    Lei era l’essenza di un guerriero, una donna guerriero, e non poteva tradirla, e neppure il Destino poteva farlo.
    Non so se la mia interpretazione si discosta molto dalle vostre, e soprattutto da quella dell’autrice.
    Un abbraccio e grazie per questo racconto affascinante (complimenti a Betta)
    PS Un bacio speciale ai due micetti satolli che ora staranno dormendo (lo spero per te, visto l’orario)

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  4. sarà pure ambientata nel 1200…..ma è sempre sciocco orgoglio quello, quello che rovina ogni cosa, come dice il buon wolf….anche questo racconto, poteva infondere felicità nei nostri cuori…invece ha lasciato tristezza….solo tristezza….Buona notte.

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  5. La mitica Betta!!
    Avevo letto questo splendido racconto nel suo blog. Una storia ricca di sentimenti, amore, orgoglio, dignità, tristezza. Diversi fattori incidono sulla figura femminile, portandola a compiere i suoi gesti, le sue scelte ed i suoi comportamenti.
    Un racconto suscita pareri, idee e conclusioni diverse, ed è questo che lo rende splendido.

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  6. Colazione e racconto in Internet da Wolf prima di iniziare la mia giornata.
    Racconto che certo lascia largo spazio all’immaginazione fervida di ogni donna. In questo caso, la scelta di Luna Lucente fa parte
    di un preciso contesto storico…
    ma anche di una punta di orgoglio.
    E’ una storia triste, ma che coinvolge fino all’ultima parola..e dentro me, speravo in un finale diverso, insomma un lieto fine: con i 2 innamorati insieme.
    Tuttavia la Donna, guerriera ha privilegiato i suoi principi, rinunciando all’amore x un uomo.
    E senza allontanarci tanto dal racconto, potrebbe rispecchiare ad un’attuale realtà, dv la donna oggi
    spesso antepone la carriera, la propria indipendenza.
    Ecco Wolf, sai una cosa …fino a 10 anni fa sul mio posto di lavoro
    si contavano solo uomini al potere.
    Da 7 anni invece si è ribaltato tutto.
    Ci ritroviamo cn responsabili donne(mie ex-colleghe) ed una manager donna…E ce ne fosse una cn una relazione stabile?!!!!!!!!!!!
    Probabilmente sn scelte di vita dv i valori assumono importanze diverse.
    E rispetto sempre e cmq le scelte di ogni donna che io conosca.
    Il significato di questa bellissima storia da te narrata…e commentata,
    però sul finale mi lascia cn un’ombra di dubbio. Ma se la donna sentiva così tanto trasporto verso l’uomo guerriero cn il quale ha combattuto,
    non avrebbe potuto x una volta andare contro le canoniche abitudine dell’epoca…e x una volta essere perdente in una lotta, in cambio di un amore che chissa’ l’avrebbe resa ancor + affascinante al fianco di un uomo che l’avrebbe amata e seguita???!!!!!!!!
    Ostinazione ed ancora orgoglio, oltre che attitudini.
    Questo tanto…x dirla tutta …sn x le romanticherie, x l’amore tra 2 persone che si cercano e si trovano.
    Bacione Wolf. Buona settimana.
    VIOLET

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  7. x Elisabetta: grazie a te per avermi dato il permesso di raccontare questa bella storia 🙂 E, per l’errore, dovresti vedere cosa riesco a scrivere io!! ;D

    x Sofia: Io sono per non lasciare certe scelte ad un destino che forse manco esiste. E se un giorno scoprissimo che davvero gran parte della nostra vita e’ dipesa soltanto dalle nostre scelte? Quanti rimpianti potremmo avere?
    Certo, stasera daro’ un bacione ad entrambi da parte tua 😉 Sempre che Sissi non sia riuscita a far fuori il povero Julius, naturalmente! :-/

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  8. Ma lei gli ha dato la possibilità di vincere lasciando che i suoi occhi annegassero in quelli di lui..era come una sorta di resa …come se si fosse disarmata di qualcosa …ma forse lui non l’ha voluta veramente.
    In fondo c’è chi pensa che solo gli amori desiderati e non consumati vivano per sempre…

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  9. x Laura: la scelta di onorare fino in fondo i propri ideali la capisco, naturalmente. Ma… diciamo che io sono per la mediazione 🙂 Nella fattispecie, non credo che se lei avesse accettato la proposta di lui, evitando il combattimento, e rimanere comunque guerriera, sarebbe stato un venire meno al proprio ideale. Piuttosto l’avrei ritenuto segno di intelligenza e buon senso.
    Un ideale non e’ “legge”, non e’ il nostro padrone; siamo sempre noi i padroni di noi stessi, ideali inclusi.

    mmm… non so se i mici dormivano a quell’ora, io senz’altro si! 😀

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  10. sono molto contenta dello scambio suscitato dal tema del mio racconto e di questo ringrazio ancora wolf. è vero che quando si scrive qualcosa poi appartiene a chi la legge, ma vorrei provare a spiegare le mie intenzioni, solo per difendere luna lucente, alla quale sono affezionata.

    luna lucente va oltre le tradizioni ed i costumi dell’epoca: già il suo essere guerreria e donna era impensabile.
    il destino, in oriente, non proviene “dall’alto”, ma è l’insieme delle cause che ognuno mette nella propria vita con pensieri, parole ed azioni: la vita, con i suoi accadimenti, è l’insieme degli effetti di quelle cause. sono le persone, quindi, a crearlo in base a chi sono profondamente.
    luna lucente non rinuncia all’amore per orgoglio o, se vogliamo fare un parallelo con i tempi attuali, per la carriera: lo fa perchè non può prescindere da se stessa, da chi è e dalla sua natura.
    l’amore più difficile da trovare, ma è solo la mia opinione, è quello che accoglie l’altro, accettandolo in toto per quello che è, ed è reciproco se si è amati così.
    se avesse perso per scelta sarebbe andata contro la sua natura, e mi chiedo se sia amore un sentimento che si basi su questo tipo di rinuncia.
    è chiaro che raccontando di una lotta la rinuncia sembra meno profonda, ma quello era lei.
    l’amore, secondo me, deve espandere, non limitare.

    oggi l’amore è diventato complicato: sono tanti gli elementi che lo rendono tale, sia per gli uomini e sia per le donne.
    ma, e sono forse troppo romantica in questo, per me rimane l’esperienza più piena da vivere e a tuttotondo: amore per se stessi, per la vita, per gli uomini, gli animali…
    ma resto dell’idea che in una coppia l’accettazione ed il rispetto di chi si è profondamente sia la base sulla quale costruire: i compromessi non possono riguardare questo.
    quindi non pensate male di luna lucente che ha rinunciato all’uomo che amava per non tradire se stessa e per non umiliarlo facendosi battere: non credo che sarebbero state buone basi per un sentimento duraturo, e con dolore ne ha dovuto tenere conto.
    non sono pochi gli amori che si perdono perchè amiamo “ombre ingannevoli” prima di trovare, sempre se accade, la persona che naturalmente ed armoniosamente completa la famosa metà mancante.
    se così non fosse, forse amare sarebbe più facile, ma meno appagante e coinvolgente.

    ancora grazie a tutti e scusa, caro wolf, il “commentone”.
    buona giornata
    Betta

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  11. x ilmiomaestro: come ho appena scritto a Laura, io concordo in linea di massima con le tue parole. Un ideale e’ un ideale, viene da noi scelto: siamo sempre noi i padroni, l’ideale non deve mai finire per divenire padrone nostro 🙂

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  12. Nemmeno io lascerei certe scelte al destino… ma noi non siamo lei…

    Oggi è il primo giorno che passeranno tutto intero da soli? magari quando torni li trovi che si stanno facendo le coccole…

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  13. x Fly: si, si, concordo: la pluralita’ di visioni serve a far capire come il vissuto di ognuno incida sulle interpretazioni. Naturalmente se l’oggetto del contendere merita, e questo racconto merita senz’altro 🙂

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  14. x Violet: credo che tutti sperassimo in un finale diverso, ma… probabilmente il racconto non sarebbe stato altrettanto interessante e foriero di discussioni, non e’ cosi’? 🙂
    Personalmente concordo con te: anche io vedo, o dico che ci si puo’ vedere, qualcosa che accade anche ai nostri giorni. Per fortuna ho anche l’esempio di donne in carriera che pero’ sono anche mogli e madri modello.
    Credo che noi dobbiamo essere padroni dei nostri ideali, non loro schiavi, e dobbiamo avere la liberta’, se vogliamo, di cambiarli incuranti di chi voglia considerarci come banderuole al vento. Perche’ la flessibilita’, come sostengo da molto tempo ormai, ha un valore almeno pari alla determinazione ed e’ segno di coraggio e intelligenza.
    Ma… si puo’ anche scegliere di non cambiare, di restare fedeli ai propri ideali, ma non bisogna poi dimenticarsi che e’ stata una nostra precisa scelta.
    Ecco il famoso “Ognuno e’ artefice del proprio destino”.
    Bacione e buona settimana a te 🙂

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  15. x Dora: gliel’avevo gia’ fatti, ma mi riunisco volentieri ai tuoi complimenti all’autrice 🙂
    Bacio e buona settimana anche a te!

    x tanax: uhm… no, io non credo a questa interpretazione, credo che non ci possa aspettare che l’altro ci “prenda con la forza” (anche se in senso lato). Credo che, se puo’ essere giusto che l’uomo faccia il primo passo (anche se oggi non vedo male che succeda anche il contrario), un segnale deve venire anche dalla donna. E “l’affogare negli occhi altrui” non e’ sufficiente, perche’ puo’ non esserne univoca l’interpretazione 🙂

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  16. x Betta: il tuo racconto non poteva non suscitare dibattito, mia cara 😉 Tocca corde molto profonde in ognuno di noi.
    Ma… vedi, se ho ben capito il personaggio, e’ vero che non sarebbe stato ammissibile per luna lucente perdere “apposta”: semplicemente quella lotta non avrebbe dovuto esserci.
    La grande persona e’ colei che accetta di cambiare se’ stessa e le proprie regole per cio’ per cui vale la pena cambiare: non e’ schiava di se’ stessa; anzi, non e’ schiava di colei che un tempo stabili’ quelle regole.
    Te stessa scrivi “il destino, in oriente, non proviene “dall’alto”, ma è l’insieme delle cause che ognuno mette nella propria vita con pensieri, parole ed azioni: la vita, con i suoi accadimenti, è l’insieme degli effetti di quelle cause. sono le persone, quindi, a crearlo in base a chi sono profondamente.”; proprio per questo, aggiungo, siamo noi a fare il nostro destino, e questa percezione assume forza solo nel momento in cui capiamo che se il destino che avevamo scelto non ci piace piu’… possiamo cambiarlo.
    Altrimenti… che differenza c’e’ tra questo destino e un povero fatalismo? Ne saremmo comunque schiavi.

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  17. x Sofia: no, no, non e’ il primo giorno. Diciamo che oggi saranno un paio d’ore in piu’ di quanto gia’ successo la scorsa settimana 🙂
    Di solito quando rientro Sissi accorre per prima, addirittura cerca di aiutarmi ad aprire la porta con la zampina! (Giuro!! 😀 ) Invece Julius arriva dopo, spesso evidentemente assonnato 🙂 Temo che quando non ci sono io, lui stia rintanato da qualche parte, mentre lei controlla il territorio… probabilmente dall’alto del divano! 🙂
    Insomma… ti ringrazio per la previsione, ma e’ molto poco probabile 😦

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  18. vi leggo e sono d’accordo con voi. questo mi porta a soffermarmi su quanto io abbia ancora da imparare nello scrivere! non che non ne fossi consapevole, ma ora ancora di più!:-)

    mi rendo conto, però, che nel descrivere il personaggio, io corro su un filo sottile: quello che separa comportamento, carattere, ideali, pensieri dalla natura profonda, quel nocciolo duro che ci caratterizza come unici e diversi dagli altri e che rende coerente persino la direzione di un cambiamento.
    tutto può essere trasformato, fatto evolvere tranne quel nocciolo duro che io chiamo natura profonda.
    questo è un racconto, e la natura di luna lucente era l’essere guerriera. mica era tanto facile andare contro ogni convenzione, ai quei tempi, e soprattutto per una donna e figlia di re! mi chiedo come sia vissuta nella realtà: si sa così poco di lei…
    a me è piaciuto immaginarla così, pensando proprio alla realtà attuale.
    che ideali e pensieri vadano vissuti attivamente e non subiti, che per me il destino o fato non esista lo riaffermo. ma queste stesse parole, passive in occidente, assumono un significato attivo in oriente e coerente con quel nocciolo di cui tanto parlo e dal quale non si può prescindere.
    ma, evidentemente, non sono riuscita a spiegarmi bene.
    ancora grazie.
    Betta

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  19. Quando l’ho letto,nel blog di Betta,le avevo lasciato un commento che suona più o meno così:”ho combattuto anch’io,leggendolo.Contro l’emozione delle lacrime.Ho perso.”
    E’ un bellissimo racconto,e davvero si presta al confronto tra le varie opinioni dei lettori.
    L’ho riletto,insieme ai commenti,qui da te,Wolf.
    E ci aggiungo il mio pensiero,lupescamente contorto,ma tanto ormai,lo sanno tutti come sono fatta.
    Nessuno dei due protagonisti poteva andare contro la propria essenza,questo è giusto.Potevano però combattere,dopo,uniti:contro l’ottusità di certe tradizioni,quando queste si arrogano il diritto di diventare destino.
    Perché non hanno parlato?Perchè non c’è stato dialogo?
    Lei poteva dirgli che lo aveva battuto,sì,ma non lo amava di meno,per questo.
    E lui ammettere che aveva perso,ma questo non lo sminuiva come uomo.E probabilmente il re sarebbe stato d’accordo.
    Nessuno dei due ha avuto il vero coraggio di lottare per il reciproco amore:ed hanno perso entrambi.
    E dopo questa “proiezione”lupesca,permettimi un post-scriptum:
    Eh,Wolf caro…pure la lupa è stata “tradita da un’onda”,più che altro,ingannata…solo che il mare non era agitato,anzi…mai stato più tranquillo e…sorridente.
    Ma la pelliccia…è salva.Forse ho imparato pure a nuotare.
    Un abbraccio.Anche ai micetti.

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  20. @bettarm37: no no… credo tu ti sia spiegata benissimo. Hai delineato bene il personaggio, così bene che anche io (diversa da lei) ho “sentito” che non poteva fare altrimenti. L’ho capita e ho capito la sua lotta interiore. E credo di capire l’interpretazione attiva degli ideali e del destino…

    Poi magari nei commenti ti sembra che il personaggio non sia stato colto perché ognuno, leggendo, proietta su luna lucente le proprie emozioni, i propri modi di essere e pensare… occidentali, moderni, etc…

    Credo accada sempre: i personaggi cui si da vita, passando per gli occhi dei lettori, finiscono per diventare anche altro da quello che intendevamo scrivendo.
    E questo è positivo in qualche modo, perché un personaggio che vive è un personaggio riuscito.
    Ti rinnovo quindi i complimenti, sperando di essere stata capace di far arrivare quello che realmente intendevo.

    Scusa Wolf se mi sono rivolta direttamente a bettarm.
    Baciottoli.

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  21. x Betta: Sai cosa? Una persona che decida coerentemente – coerentemente col cuore e l’anima, non con la testa – di essere fedele ad una scelta fatta anni addietro… riprende il suo percorso dimenticando in breve il tormento di quella scelta rinnovata. Perche’ sa che quella e’ la sua strada (perche’ l’ha scelta e la sente sua).
    Invece la protagonista del racconto sembra portarsi dietro il fantasma di… un errore, di un qualcosa che “avrebbe potuto essere ma non e’ stato”.
    Chi e’ convinto delle proprie scelte, crede in cio’ che ha fatto e non reca segni di malinconia.
    Il fatto di non aver piu’ voluto altre sfide, appare invece… una resa incondizionata, e la determinazione a battersi in battaglia, un disperato tentativo di dimostrare a se’ stessa che la sua scelta fu giusta.
    Ma naturalmente questo e’ solo cio’ che e’ “apparso” ai miei occhi nel momento in cui l’ho letto. Potrei ovviamente sbagliarmi in pieno! 😉

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  22. x riyueren: Be’, piu’ o meno arriviamo alle stesse conclusioni, seppure attraverso strade diverse: io avrei evitato il combattimento a priori, dando proprio segno di forza e intelligenza andando contro regole che, seppure io stesso avevo creato in passato, ora avevano un buon motivo non per essere “cancellate”, ma perlomeno modificate 🙂

    Certi mari sono tranquilli solo in superficie cara 🙂

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  23. x Sofia: assolutamente, Sofia! Concordo pienamente sulle tue parole a Betta, anzi ci pensavo proprio qualche minuto fa: difficilmente uno scritto lungo appassiona il lettore e lo stimola al dibattito, se quello di Betta l’ha fatto e’ stato proprio grazie alla precisione con cui ha reso situazione e personaggi.
    Tutt’altro che facile!

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  24. Io resto della mia idea, che poi è la stessa che ha espresso Betta, Luna lucente è un guerriero e non può andare contro alla sua essenza.
    E’ un racconto ed è difficile nella realtà incontrare persone che sono così tanto l’essenza di qualcosa, perchè siamo sempre un miscuglio di molte cose, ma a volte succede.
    E cmq anche per noi che siamo una mescola di più essenze, non possiamo andare contro a quello che siamo per amore. Io credo che questo sia quello che ci dice il racconto nella sua essenza.
    Mille soluzioni si potevano trovare, ma il messaggio del racconto è che dobbiamo essere coerenti con noi stessi, se no l’amore non sopravviverebbe.
    Ti faccio un esempio diverso su cui però difficilmente non sarete d’accordo con me: io sono una persona molto onesta, non potrei accettare di rubare per amore, perchè successivamente non potrei amare. Vi sembra diverso ? No, il concetto è uguale, per me è l’essenza dell’onestà, per lei è l’essenza dell’essere guerriero.
    Solo che abbiamo regole e codici diversi di lettura tra il nostro mondo e il mondo del racconto, e solo che questa è la realtà e quello è appunto un racconto.
    Ma il concetto è uguale (è questo Betta che scrivevi ?)
    Un abbraccio a tutti

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  25. Lottare per l’Amore,qualsiasi tipo di Amore ,è cio’ che di piu’ bello ci possa offrire la vita.Luna Lucente aveva un’animo da guerriera e come tale ha saputo amare.
    Amava L’Amore,amava la lotta,amava sè stessa ,amava la vita e l’ha affrontata a muso duro e appassionatamente allo stesso tempo.
    Questo puo’ essere un racconto senza tempo,poichè mi ricorda la vita di tante donne che lottano seguendo i loro principi e andando contro ogni convenzione.
    Purtroppo Amare non sempre vuol dire abbandonarsi all’amore ,ma il piu’ delle volte Amare significa rinunciare all’amore stesso toccando cosi’ il momento piu’ elevato di questo sentimento.
    Un caro saluto.
    Red

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  26. caro wolf, il fatto che non abbia accettato sfide dipende dall’accettazione della propria essenza. ogni cosa ha un prezzo: anche essere.

    Riyueren, cara, se avessi ambientato il racconto in tempi meno lontani avrei inserito il dialogo e non la lotta; nel 1280, cosa vuoi che potessero fare?! le battaglie contro le insulse regole presuppongono anche una evoluzione culturale e credo che luna lucente ne avesse già fatte abbastanza per vivere chi era.

    Sophia e Wolf: grazie di cuore per i vostri complimenti! incoraggiano tanto…

    LauraEtain: grazie! hai colto in pieno quello in cui credo.
    sicuramente se avessi scritto un racconto su questo tema ma ambientato nei nostri giorni sarebbe stato più comprensibile: l’oriente complica un po’ le cose per alcune sfumature diametralmente opposte a come le intendiamo noi occidentali.
    tu hai colto in pieno: ancora grazie!
    mi stavo chiedendo quanta responsabilità avessi nel mio essere single, e tu mi hai rassicurata!! :-)))

    Betta

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  27. x Laura: La diversita’ sta nella scelta a priori: “poiche’ l’amore non sopravviverebbe allora non lo faccio nascere a priori’. Questo e’ proprio cio’ contro cui io mi sono sempre battuto: “Chi non prova, ha gia’ perso”, dico.
    Dove sta scritto che amore e l’essere guerriero non possano coesistere? Non credo che se lei fosse stata battuta, allora avrebbe rinunciato alla sua essenza guerriera per fare la… massaia ;D
    E’ la prova che non condivido. Una prova che affoga una possibilita’ senza ragione plausibile.

    … tuttavia… vi piacera’ questo: Il lupo e il cane

    La differenza e’ essenzialmente nell’istintualita’ dell’azione: il lupo non puo’ non essere lupo, e cio’ e’ riassunto nell’aforisma finale: “E’ inutile dar da mangiare ad un lupo: continuera’ a guardare verso la foresta”. (anonimo)
    In un certo senso il lupo non ha scelta e, sono sicuro, da quel giorno non si e’ mai “voltato indietro”…

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  28. x red: “Amare significa rinunciare all’amore stesso” io trovo molto pericolosa questa affermazione 🙂 Richiama un certo tipo di amore romantico “maledetto” che trova la sua massima espressione nella “rinuncia per amore nonostante l’amore”.
    I casi in cui si deve davvero rinunciare all’amore per amore, sono per me estremamente rari. Gli altri casi sono qualcosa in cui la persona trova modo di proclamare a se’ stessa il potere della sua correttezza attraverso il dolore di una rinuncia che potrebbe evitare.

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  29. concordo, red.
    anche se più che di rinuncia all’amore o di amore per l’amore, io parlerei di tanti tipi di amore quanto diverse sono le persone.
    bello sognare, ma poi, nella realtà, senza il rispetto per se stessi e l’altro, mi chiedo quanto duri…
    gli amori non finiscono mai per caso.
    B

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  30. x Betta: anche se il racconto e’ tuo… io non concordo 😀 Perche’ rinunciare alla sfide solo dopo? Perche’ allora non l’ha fatto prima? Anzi… perche’ quelle sfide? Chi decide ed e’ sicuro della propria decisione, non ha bisogno di prove. Nella speranza della sconfitta, insita nel racconto, Betta, c’e’ la mia sicurezza in quanto affermo. Perche’ combattere e rischiare di perdere, essendo cosi’ costretti a rinunciare alla propria “presunta essenza”, quando si puo’ semplicemente evitare il combattimento e dunque la sconfitta? Nessuno le imponeva di combattere o di prendere marito. Nemmeno il re, visto che le ha concesso successivamente di rinunciare alle sfide. Perche’ dunque dare a qualcuno la possibilita’ di diventarlo? Perche’ c’era la speranza di essere sconfitti, conquistati, e dunque cambiare vita arrendendosi all’amore.

    Pero’, ripeto: il racconto e’ bello proprio, o meglio anche, perche’ rimane aperto a diverse interpretazioni 🙂

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  31. x Betta e Red: “gli amori non finiscono mai per caso”, e’ vero, ma quanti amori si perdono dando per scontato che non potrebbero sbocciare? Il rispetto per se’ stessi e gli altri e’ altra cosa. Dov’e’ il rispetto (verso se’ stessi e verso l’altro) di concedersi attraverso una prova?

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  32. caro wolf, mi sta bene che tu non concordi, ma forse ci stiamo solo incartando andando più in là di dove il racconto porti.
    se vuoi sapere come la penso, io sono di quelle che seguono il cuore anche a rischio di fare la fine del moschino che punta un parabrezza.
    ma non mi batte il cuore per tutti, e in questo un motivo ci sarà…
    con l’aforisma dell’anonimo mi hai dato ragione: non si può prescindere da chi si è!
    e sul racconto, ricordo che il 1280 e le terre dei khan m’imponevano delle rigidità che un tempo attuale non avrebbe avuto.
    B

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  33. Vedi Wolf,
    è vero quello che tu affermi, è vero che molti amori si perdono dando per scontato che non potrebbero sbocciare.
    Ma non è il caso di Luna Lucente. Tornando al racconto qui la vita l’ha messa di fronte a delle scelte precise e purtroppo la coincidenza o il caso o il destino chiamalo come vuoi,si è espresso in tutti i tipi di Amore alla nostra “guerriera” nello stesso momento.L’amore per un uomo, forse l’unico che avrebbe potuto amare nella sua vita, l’amore per la battaglia, l’amore per se stessa.Qui entrano in gioco ,le priorità che ognuno di noi si è creato nella scala dei proprii valori.
    Luna Lucente non avrebbe piu’ potuto amare appassionatamente, se vesse rinunciato all’amore per sè stessa e all’amore per la lotta ,per le battaglie:la vittoria finale a costo della morte.Quello era il suo unico modo di amare. Perchè per amare gli altri veramente prima di tutto bisogna amare sè stessi e saper lottare per i proprii principi.
    Ora Wolf, mi fermo.
    Grazie per questo post a te e a Bettarm 37
    Un bacio a tutte e due.
    Red

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  34. gli ideali nelle persone, che sia l’anno 1000 o l’anno 2000, in realtà dovrebbero essere fondamentali
    anche se per rispettarli il prezzo che si paga è altissimo

    è anacronistico oggi, accettare che il rispetto dei propri ideali preveda dei sacrifici dolorosissimi, che sia per amore, per la propria idea politica, per il posto di lavoro ecc.. solitamente la natura umana prevede la una facile quasi spontanea propensione al compromesso….

    oggi è impensabile, per chiunque e soprattutto nelle cosiddette civiltà occidentali, comprendere che possano esistere individui che per perseguire i propri ideali evitino compromessi, abbiamo moltissimi esempi in tal senso…

    luna lucente ed il suo avversario seguono questo e lo seguono perché ci credono fino in fondo

    forse se il quotidiano di chiunque fosse animato dal perseverare il rispetto dei valori e degli ideali, quali che essi siano, se capissimo che in moltissimi casi il compromesso è una sorta di piaga che non ha cura, forse questo pazzo mondo sarebbe più giusto e migliore

    baci
    e ancora complimenti a betta
    Max

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  35. x Betta, Red e Max (a proposito Max, benvenuto! 🙂 ).
    Forse Betta ha ragione, forse stiamo andando un po’ “oltre”, ma credo che cio’ sia dovuto al fatto che abbiamo toccato due estremi che sono importanti e determinanti nella vita di ciascuno di noi: gli ideali e l’amore.
    Adesso… parliamo di “valori”, d’accordo? Un ideale e’ un valore, l’amore e’ un valore, ogni cosa che contribuisce a farci formare uno stile di vita ed a compiere scelte, e’ un valore.
    Ognuno di noi ha la sua scala di valori, io posso avere ad esempio come primo valore la “liberta’”, come secondo la “dignita’”, come terzo “l’amore”, poi il “rispetto”, e cosi’ via (e’ solo un esempio).
    Questi valori non sono immutabili, col passare degli anni tutti in realta’ cambiamo la nostra personalissima scala: ben pochi a 40 anni hanno la stessa identica scala di valori che avevano a 16. E le varie scelte che prendiamo o lo stile di vita che conduciamo sono un misto di essi, difficilmente siamo degli “orgogliosi puri”, o facciamo sempre e solo tutto in nome dell’amore: le situazioni della vita a volte collimano con i piu’ importanti dei nostri valori, ma altre volte – spesso per le scelte piu’ importanti – creano occasioni di conflittualita’.
    Ecco, tutto questo lungo prologo per dire che… non credo nell’essere “duri e puri”, nel “non scendere mai a patti”, nella “cieca determinazione” dettata dal voler seguire ad ogni costo cio’ che era stato scelto anni prima.
    La vita stessa e’ cambiamento e la determinazione senza flessibilita’ puo’ essere devastante come e piu’ della mancanza della determinazione stessa.
    Insomma… Max dice che “il compromesso e’ in moltissimi casi una sorta di piaga”; io dico invece che non solo e’ invece sintomo di buon senso, ma addirittura a volte e’ necessario e permette di evitare di cadere nella costrizione di dover essere sempre coerenti con il se’ stesso che si e’ stati, ma che forse non si e’ piu’, o non e’ piu’ giusto essere.
    Ora, nessuno, forse neppure Betta, che il racconto l’ha scritto, sa cosa davvero frullasse nella mente dell’eroina del racconto, ovvero se realmente per lei contava solo rimanere fedele per sempre al suo status di guerriera, o se in realta’ di quello status era ormai diventata triste prigioniera.
    Io dico solo che… chi crede fortemente di aver fatto la scelta giusta, non se ne rammarica… mai.
    Ognuno naturalmente e’ libero di immaginare, visto che non e’ scritto, lo stato d’animo che pervade’ Luna Lucente dopo quello scontro e per il resto dei suoi giorni.
    La mia sensazione e’ che… la malinconia vinse 🙂 Ma questo e’ solo il personalissimo finale che ho dipinto io nella mia mente.
    Questo e’ l’ago della bilancia: chi sa di aver compiuto la scelta giusta, presto o tardi esce per sempre dalla malinconia.

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  36. wolf, ti do una notizia: l’incontro dei due e lo scontro e il suo esito è il seguito è frutto della mia fantasia!
    è colpa mia!

    tutto è relativo a chi si è, amico mio. da quello non si può prescindere.
    e la sua non fu una scelta fatta anni prima, ma uno stratagemma escogitato per sfuggire a quello che avrebbe dovuto fare in quanto figlia di re. il resto è tutta colpa mia!
    lei stessa si stupisce del sentimento che le fa tremare il cuore. sono accennati nel racconto,
    ma volevo descrivere anche la fragilità di questa donna. ed in alcuni gesti, il capo chino e poi dritto, lei che si allontana sciogliendosi i capelli, ho cercato di farlo. non è così dura, lei…
    e la malinconia è nostra: loro lo hanno accettato senza dimenticare.
    questo è l’effetto che l’amore ha su di noi: smuove davvero tutto!

    un saluto e ancora grazie a te per questo “pandemonio” che non pensavo il mio racconto scatenasse, e un bacetto ai pelosi.
    B

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  37. il compromesso, vorrei confermare il mio pensiero e magari spiegarlo un pò meglio, spero di riuscire, rimane in moltissimi

    casi una piaga….

    ma non mi riferisco al compromesso del quotidiano nel vivere civile o alla pura mediazione che restano comportamenti

    nobili e auspicabili e che sono sintomi di intelligenza
    diceva Pessoa “vivere significa fare

    ma a quello che accade a molti, purtroppo a troppi, quando si intuisce che disattendendo i propri ideali, i valori, alcuni

    dei quali perfino oggettivi [partendo dal presupposto che se ne abbiano], si ottiene un qualcosa che ha poco a che fare

    che il mantenimento degli ideali e dei valori stessi

    per questo è una piaga… è un sottile modus vivendi a cui troppi, purtroppo, si adeguano

    basti vedere all’opera moltissimi politici, che per cause corruttive, buttano via ideali politici [anche qui partendo dal

    presupposto che li abbiano avuti],
    quello che accade in troppe famiglie dove tutto va a rotoli e i valori che sono alla base della famiglia stessa vengono

    ampiamente disattesi, ecc…

    non mi dilungo oltre, ho già abusato dello spazio concessomi
    spero di essere stato un pò più chiaro e grazie della pazienza a tutti voi

    un abbraccio
    max

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  38. Ciao Wolf…..che lotta fra te e Betta per l’interpretazione del racconto scritto e ideato da Betta! 😀
    Wolf, perché non rinunci alla tua essenza di lottatore e lasci che il racconto sia fedele agli intenti dell’autrice. 😀
    Concordo con te, Betta e anche con te, Red (hai estremizzato il concetto per rendere il senso e ci sei riuscita).
    Wolf, ho capito il tuo punto di vista: tu sostieni che la protagonista del racconto si sia condannata a un destino di infelicità per non aver saputo rimodularsi in base ai suoi nuovi desideri: amare ed essere amata.
    Credo però che nello spirito del racconto si parli non di ideali, di scelte di vita che possano essere equiparate in tempi moderni alla scelta della carriera, ma di “identità” personale e forse — questo lo aggiungo io — di identità di ruolo all’interno della coppia. La protagonista, secondo me, non è malinconica perché non è stata capace di assumere un ruolo diverso da quello che si era prefisso, ma è triste perché neppure lui era l’uomo giusto per lei. Certamente nella rinuncia c’è anche la tristezza della difficoltà per una donna così forte di trovare un uomo adatto a lei. Si può cambiare la priorità nella scelta dei valori ma non si può cambiare l’essenza di se stessi senza morire.
    Forse una domanda interessante è perché Aijiaruc avesse bisogno di essere battuta proprio in ciò in cui lei eccelleva. Forse voleva sentirsi protetta?
    Comunque, al di là delle interpretazioni, più o meno ermeneutiche o fedeli, il racconto è molto bello.
    La mia sensazione leggendo il racconto è stata di fierezza per la scelta della protagonista, fierezza per non aver barattato, semmai, il suo ideale di amore (quello per cui l’altro è l’altra metà) con un amore di compromesso per non rimanere sola.
    Certo il racconto si presta a una duplice interpretazione sostanzialmente per due motivi:
    1) L’uomo che racconta la storia parla di Luna Lucente come di un amore mancato (questo ad avallo dell’interpretazione di Wolf).
    2) Lei rinuncia, da quel momento, ad altre possibili sfide (anche questo ad avallo dell’interpretazione di Wolf).
    Ma forse i racconti non dovrebbero essere così scandagliati! Sono come le barzellette, in un certo senso, non si spiegano. 😀
    Leggendo il racconto nello spirito del racconto stesso, privilegiando l’intenzione dell’autrice rispetto alle potenzialità della storia di vivere di vita propria, credo invece che Aijiaruc abbia continuato a fare scelte coraggiose e in controtendenza. Credo che a lei fosse piaciuto il suo ultimo spasimante, ma credo anche che fosse triste perché non era lui l’uomo del suo destino. Lei lo avrebbe voluto, ma così non è stato. Aijiaruc, sciogliendosi i capelli dopo la lotta, riafferma la propria femminilità, il proprio essere donna nonostante non abbia trovato un uomo capace di essere “uomo” al suo fianco. (Sì, forse Luna Lucente ha scambiato l’amore per la competizione, ma anche questo rientra nel suo modo di essere).
    Certo è solo un racconto….potremmo chiederci tanti perché e immaginarci tanti finali diversi.
    Questa storia mi ha ricordato quella della principessa Turandot, principessa gelida, principessa di morte che, non volendo sposarsi, proponeva ai suoi spasimanti (che venivano da ogni parte del regno attirati dalla fama della sua bellezza) tre indovinelli pena la decapitazione. Era una vera e propria carneficina! Il principe Calaf non solo riesce a risolvere gli indovinelli ma gliene propone a sua volta uno chiedendole di indovinare il suo nome.
    Calaf rischia di morire una seconda volta: si salverà solo se lei non riuscirà a indovinare il suo nome. Analizziamo i due rispettivi indovinelli. A mio avviso c’è la consapevolezza che l’amore vero sia quello capace di amare l’altro per quello che si è.
    Nell’indovinello proposto da Turandot le soluzioni sono sangue, speranza e Turandot, quasi una sorta di itinerario in cui per arrivare a lei bisogna credere nell’amore ed essere pronti a morire per amore. Se gli spasimanti sapranno leggere nel suo cuore troveranno la soluzione agli indovinelli. Ciò sarà il segno che gli spasimanti amano proprio lei e non l’idea dell’amore o il suo corpo. Nell’indovinello proposto da lui (indovinare il suo nome) può leggersi ancora una volta il richiamo all’identità (identità non vista in modo assoluto ma identità all’interno della dinamica di coppia).
    Perché tutto questo?
    Pare che Turandot avesse un’ideale d’amore annichilente e che temesse di perdere la propria identità nel ruolo di donna, madre e sposa. Turandot concependo l’amore come morte (Eros e Thanatos) teme per la propria vita.
    Turandot perde due volte la sfida con Calaf e dirà al suo popolo: “ho conosciuto il nome dello straniero: il suo nome è Amor”.
    Morale della favola?
    Luna Lucente rinuncia all’amore della sua vita perché non è capace a riproporsi in modo diverso in linea con i suoi nuovi propositi d’amore o semplicemente vive la delusione di non aver trovato, ancora una volta, l’uomo giusto per lei, l’altra metà, l’altro essere imperfetto come lei che però la completa, l’essere per cui lei non deve rinunciare alla sua “essenza” ma che anzi la completa e la amplifica. L’amore non è compromesso. L’amore è amore.

    P.S. Spero di non essermi confusa con i nomi non ho il tempo di rivedere. A domani!

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  39. x Betta: ma non è una colpa la tua, anzi, è un merito! 🙂 Avrai senz’altro visto che spesso uso racconti di altri blogger oppure di scrittori come Coelho per prendere spunto per i miei post e discussioni, il tuo scritto è stato… perfetto! ;)))) Non ricordo infatti qual è stato l’ultimo post partito in un solo giorno con così numerosi commenti! 😉
    Che fosse perlomeno romanzato credo che l’abbiano capito tutti, non preoccuparti, ma questo non ne sminuisce il merito! 🙂

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  40. x ocramasil: ahahah guarda… sono certo che una bella cicatrice ce l’ha su quel bicipite! ;D

    x Max: Capisco quello che vuoi dire, e… guarda… condivido! 🙂 Ma non ci vedo il contenuto del racconto in quanto dici. L’amore non può essere considerato in antitesi con un altro valore, può entrare in conflitto, è vero, ma certamente non essere considerato un valore di “serie B” che rovina i valori di chi va in crisi per esso.
    Ricambio l’abbraccio 🙂

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