Il fascino del Male e la sete di Potere

E’ indubbio che il Male attrae molte persone: ha fascino, trasmette potenza, sia in chi lo produce che, talvolta, perfino in chi lo riceve. Basti pensare ai rapporti sadomasochisti, che vanno spesso ben al di là del sesso e, a volte, che col sesso non hanno nulla a che fare. Forse avrete sentito parlare della “Sindrome di Stoccolma”, “condizione psicologica nella quale una persona vittima di un sequestro può manifestare sentimenti positivi (in alcuni casi anche fino all’innamoramento) nei confronti del proprio rapitore” [fonte: Wikipedia], certamente tutti sappiamo con quale godimento certi personaggi (pensiamo ai lager nazisti o ai gulag sovietici, ma anche alle “bestie di Satana”) arrivino a infliggere tormenti e morte alle loro vittime.

Senza arrivare a questi estremi, cosa spinge una persona a danneggiare volutamente qualcuno, a volte perfino qualcuno a cui sostiene di volere bene, solo per il “gusto” del dolore che infligge? E cosa spinge – cosa ancora più strana, in quanto credo assente nel regno animale, a differenza del precedente comportamento – la vittima ad accettare e a volte addirittura a ricercare, il dolore e l’aguzzino?

Per la presenza di fenomeni di questo tipo a ogni livello (perfino nel regno animale), rifiuto di fermarmi alla catalogazione del “fascino del male” in “disturbo patologico della personalità”.

Ebbene io credo che il fascino del male sia in realtà un sottoprodotto di un’altra “attrattiva”, qualcosa che – più del sesso, che anzi talvolta diviene anch’esso sua manifestazione – domina il mondo, ovvero la “sete di Potere”.

07La sete di Potere è presente ovunque, la sua base a ben vedere non è nemmeno “patologica”: è la Natura stessa, nei suoi disegni, ad esprimerlo. Pensiamo alle lotte intestine, e spesso molto crudeli, tra animali dello stesso gruppo, al fine di assicurarsene il predominio. Per la Natura, è semplicemente una opportunità in più per l’evoluzione della specie: l’animale più forte, ha più possibilità di riprodursi e rafforzare la razza. Pensiamo al pacifico micio di casa, che si improvvisa aguzzino, torturatore, di ogni povera bestiola che gli capita a tiro.

 

L’uomo probabilmente è solo un passo più in là. La sua capacità di applicare la logica e l’intelligenza anche a fini “malefici” e distruttivi, l’ha portato ad amplificarli e distorcerli. Fino ad arrivare, adesso sì, alla patologia. Ma tutto, a mio avviso, parte da lì: un bisogno non raggiunto di esprime potere, di sentirsi in qualche modo superiori agli altri, di avere ciò che, essi credono, gli altri vorrebbero e non hanno.

 

Ralph FiennesParadossalmente, se raggiungessero lo stesso scopo facendo del bene, allora potrebbero esprimere il loro desiderio di potere attraverso di esso anziché usare il male. A questo, ad esempio, mirava il protagonista di “Schindler’s List” quando astutamente fece sentire quanto la sensazione di potere potesse esprimersi anche attraverso il perdono, ad Amon Goeth, l’ufficiale nazista. Purtroppo lo stratagemma durò poco, perché quella sensazione, in una persona assetata di potere, non era forte come quella di sentire di poter togliere la vita ad un altro essere umano.

 

La lotta a cui oggi assistiamo è in qualche modo un tentativo non solo di tornare allo stato originale, ovvero eliminare gli eccessi malefici dell’uomo d’oggi, ma addirittura sovvertirne lo stato naturale di ricerca del potere. Di fatto, basta vedere come pratiche ritenute assolutamente normali nei popoli che hanno mantenuto la propria primitività, siano percepite come disgustose dai popoli civilizzati.

 

FungoAtomicoLa speranza e la motivazione della parte di umanità che muove questa lotta, peraltro giustificata già solo dalla pericolosità che l’intelligenza umana, attraverso la tecnologia, sta assumendo, è che tale redenzione sia in realtà anch’essa naturale, ovvero che l’Evoluzione dell’umanità passi, giunti a questo punto, attraverso la sua evoluzione spirituale, distaccandosi perciò dai naturali istinti primordiali.

L’altra possibilità è che, giunti ad un certo stadio di evoluzione, la specie dominante semplicemente si autodistrugga o venga distrutta, lasciando spazio alle altre specie. Guardate che è già successo: qualunque cosa abbia portato i dinosauri all’estinzione, ha distrutto le specie dominanti, ma non quelle più piccole e con maggiore possibilità di adattamento. Ovvero quelle da cui poi è discesa anche la nostra.

E voi… per quale possibilità parteggiate? 🙂

 

Colomba in volo

 

0 pensieri su “Il fascino del Male e la sete di Potere

  1. Argomento interessante, complicato e con mille sfaccettature. Andrebbe analizzato a più livelli, come tu hai in qualche modo fatto, e così commentato.
    Io non riesco a figurarmi il male come una unità strutturata e a sè stante e faccio fatica a credere che qualcuno sia completamente votato al male appunto. Ma mi rendo conto che a volte è così… le motivazioni non sono certo analizzabili qui e da me. Mi chiedo solo se in queste persone vi sia una naturale inclinazione al male che la vita risveglierà comunque prima o poi o se solo determinate e specifiche circostanze possono far diventare così.

    Le altre cose che mi vengono in mente le metto nei prox commenti. Questo post scatena mille riflessioni.

    Bacione.

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  2. i primi commenti che mi vengono..

    l’ estinzione ha coinvolto specie di tutte le taglie.. noi ci ricordiamo dei dinosauri come t-rex e brachiosauri; tnti erano davvero piccoli.. le dimensioni non c’ entrano niente, solo l’ adattamento, che è svincolato dalle taglie..
    l’ ingresso delle angiosperme nel cretaceo ha portato ad una variazione del famosa catena alimentare.. chi si è adatto è sopravvissuto.. l’ aggressività o meno non c’ entra..

    così come i poveri gatti O_O
    i gatti se lo mangiano, il topo.
    quelli domestici ormai abituati alle scatolette, non lo fanno più..
    l’ unico e solo animale che fa male ad un altro per puro divertimento, è l’ uomo.
    ed è l’ unica bestia.

    come la penso ?
    credo che arriveremo prima o poi, ad una situazione di pace, una situazione in cui avremo superato il concetto di conflitto..
    ma non prima di aver preso una seria seria seria batosta, visto che la tendenza bellicosa della specie umana è abbastanza priva di memoria..
    la gente fa le guerre, e dopo poco non si ricorda + di come “si stava male”..
    scanniamoci ancora..
    quando arriveremo al limite. torneremo indietro.
    spero, prima che sia troppo tardi.

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  3. Non vorrei sembrare estremista, ma sono per la totale distruzione dell’umanità. C’è troppo male e troppa cattiveria ormai in questo mondo. Certo, non siamo tutti così, ma il male ormai è molto ma molto superiore al bene che, mi da l’impressione, stia piano piano scomparendo del tutto!
    Ciao un abbraccio!

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  4. x sistercesy: E’ certamente difficile per chi è votato al bene, perlomeno nel senso che la nostra civiltà intende, pensare che ci sia chi cerca il male, eppure la storia dimostra che ci sono e che non lo cercano per necessità, per “mors tue, vita mea”, ma per… altro.
    Carezza a te 🙂

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  5. x Sofia: in generale è vero, sono d’accordo: non esiste un “male assoluto”, ciò che è male per qualcuno, può essere un bene per altri. Ma è necessario contestualizzare: se la mia teoria è esatta, la sete di potere si placa ottenendo ciò che è importante per la società in cui si vive, di conseguenza anche l’idea di male e bene assumono i significati di quella, di questa, società.
    Bacione a te 🙂

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  6. x Ecate: in parte ti devo contestare 😀
    L’estinzione che io sappia, ha coinvolto tutti i grandi dinosauri. E’ vero: ha coinvolto anche tanti di quelli piccoli, ma tra quelli sopravvissuti quelli “dominanti” non ci sono.
    I gatti… ma tu ne hai in casa? 😀 Io la vedo la mia Sissi: cattura, gioca, e uccide portandoli ad “esaurimento vitale”, ogni animaletto che gli capita a tiro, non solo quelli che mangia. Anzi… pensa al classico gesto “d’amore” verso i proprietari: lasciare la classica bestiola morta ai suoi piedi. Pensaci: non è equivalente ai “sacrifici” del nostro passato?

    Sulla tua conclusione però, che poi è il punto più importante, non dico nulla perché spero che tu abbia ragione. Il tuo ragionamento “fila” 🙂

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  7. x Dupont: ahahah bé, si, forse sei un poco dura 🙂 Io credo che i “cattivi”, come le brutte notizie, facciano più notizia, ma… ci sono anche tante notizie belle e persone buone 🙂
    Speriamo vincano loro.
    Ricambio l’abbraccio 🙂

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  8. cercavo nell’inconscio e le parole chiave mi hanno portato a te.
    E’ stata una risposta a quello che cercavo. Anch’io da una vita cerco l’anima. E credo nei segni. E sono di Genova ….

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  9. cioè, o trionfa il bene o trionfa il male? ho capito bene?
    uhm…come hai sottolineato tu, ad un certo punto quello che probabilmente nasce come un istinto primordiale per poi modificarsi in patologia, resterà tale e non porterà alla distruzione…il male, la sete di potere e i ‘cattivi’ ci sono sempre stati, così come tutta la distruzione che si sono portati dietro, ma sono sempre una minoranza rispetto ai ‘buoni’ e tale situazione credo rimarrà…insomma, non la vedo così apocalittica in fondo…

    oddio, forse l’ho detta un po’ contorta…anche questa…!
    🙂

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  10. x l’utente anonimo: Benvenuto concittadino 😉 Spero ti troverai bene qui! 🙂 Scoprirai che io… non so se credere nei segni. Un tempo ci credevo ciecamente, ora… non so. Diciamo che tendenzialmente ci credo ancora, ma credo ancor di più che la prima e più importante mossa debba arrivare da noi stessi.
    Pericoloso affidarsi ai segni: spesso vogliamo vederli dove non ci sono, e preferiamo non vederli, o non riusciamo a vederli, dove invece – probabilmente – ci sono.

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  11. molto interessante l’argomento e come lo presenti…troppo da riflettere
    avrei qualche spunto, qualche riflessione propria; ci si potrebbe chiedere quale categoria si nasconde dietro “la sete del potere”.
    Buonanotte wolf

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  12. x 4ever: no, no, sei chiara invece. Sai cos’è? Che un tempo certe armi non c’erano… Non sono gli istinti primordiali ad essere cambiati, è l’intelligenza logica, tutta umana, ad avergli dato gli strumenti per essere più pericolosa.

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  13. non riesco razionalmente a seguire una delle due ipotesi da te proposte perchè se da una parte capisco le lotte e gli istinti che muovono il regno animale e che a volte sembrano a noi cosi crudeli… dall’altra mi sfugge ancor di piu’ quella ricerca compulsiva del male che ha mosso spesso il mondo soprattutto in momenti storici. Credo che a differenza del mondo animale che si muove per puro bisogno,ma bisogno vero e tangibile come la fame ad esempio, l’uomo invece lo faccia per mille altri motivi uno piu’ futile dell’altro… per questo non capisco… anche se forse ragionando mentre scrivo,quello dell’autodistruzione della “specie dominante” sarà piu’ plausibile come… causa-effetto.

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  14. x Betty: bene, andiamo ai primordi allora 🙂 Seconda me… è la Natura stessa e il suo disegno evolutivo. Il potere, per gli animali, è sopravvivenza stessa della specie.
    Casomai la domanda è: quanto, noi umani, abbiamo ancora di naturale in noi?

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  15. vedere i segni è lasciare spazio a una parte di sé uccisa ogni giorno dalle costrizioni e dai doveri. Credo che una dimensione ‘altra’ appartenga a tutti noi e parli senza sovrastrutture. Il segno è un modo di riconoscere la nostra voce inascoltata. Grazie per la tua voce

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  16. x cuoredaliante: ma non è proprio così, sai? Noi tendiamo a vedere gli animali con occhi bonari, ma gli animali sanno essere terribili. Ci sono madri che divorano i loro cuccioli anche se non sono affamate; i gatti non uccidono solo ciò che mangiano, e a volte uccidono torturando letteralmente le loro vittime. Potrei andare avanti a lungo citando altri terribili esempi. La differenza non sta tanto nel “movente”, che è comunque riconducibile al “potere”, ma nel fatto che l’uomo ha a disposizione qualcosa in più, qualcosa che la natura stessa gli ha fornito: l’intelligenza logica.
    Proprio dal fatto che quell’intelligenza sia essa stessa un prodotto dell’evoluzione, nasce l’idea che una possibile autodistruzione dell’uomo sia davvero nei piani della natura.
    Resta da vedere la parte che avrà la spiritualità in tutto questo.

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  17. x Carlyssima: grazie 🙂 Mi piacerebbe sapere di più su pensiero di Axelrod… ?

    x l’utente anonimo: è vero, ma è molto rischioso basarsi solo su essi. Vedi, spesso vediamo segni dove non ci sono perché “abbiamo bisogno di vederli”; li seguiamo e scopriamo che non ci portano da nessuna parte. Discernere un vero segno dalla “proiezione di un desiderio”, non è facile.
    Anche se c’è chi sostiene che si può apprendere a farlo.

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  18. Il mio pensiero in questo periodo per quello che sto vivendo è che la società attuale è molto esigente fin dai primi anni di vita di un bambino. Non c’è più l’infanzia serena dei nostri tempi a causa degli impegni e agli obblighi di doveri a cui sono obbligati i nostri bambini. Anche l’essere adolescente è difficile, chi è emotivo e sensibile viene facilmente sopraffatto dallo stile di vita, dal sistema tritasassi della società moderna.
    Che ci sia qualcosa di malefico in tutto questo?? Si credo di si…sono dei processi che difficilmente puoi fermare.
    Certo che se non riusciamo a proteggere i nostri figli siamo sull’orlo del fallimento!!
    Baci

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  19. x AnnA: grazie, buon inizio settimana anche a te e… allora aspetto le tue riflessioni 🙂

    x yasmine: in parte e’ vero, ma parlando di societa’, e’ necessario contestualizzare anche “bene” e “male” perche’ cio’ che percepiamo e’ cio’ che e’ per noi vero. Quindi, se e’ vero che cio’ che e’ bene per qualcuno, puo’ essere male per qualcun altro (o perfino per noi stessi in momenti diversi della nostra vita), e’ indiscutibile che certe azioni sono percepite universalmente come “maligne”.
    Abbraccione ricambiato 🙂

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  20. x Evelyn: non e’ cosi’ facile da dire… A inizio ‘900 i ragazzini lavoravano nelle fabbriche (e in alcune parti del mondo ci lavorano ancora). Piu’ che pretendere qualcosa di pratico, a loro viene inculcato uno spirito competitivo che li porta a voler primeggiare sugli altri, non piu’ – di solito – con l’uso della forza, cosa che forse avveniva di piu’ un tempo (non nascondiamoci: le risse fuori dalle scuole erano molto piu’ comuni ai nostri tempi, quasi storia di ogni giorno direi), ma con una posizione di presunta superiorita’ data da oggetti, conoscenze nozionistiche e capacita’ di “vendersi”. E cos’e’ questo se non un instillare sete di potere?
    Ancora, io volutamente non do a questa sete di potere una connotazione negativa o positiva, anche perche’ penso che essa abbia davvero stimolato la crescita dell’umanita’ in alcuni settori (pensiamo alla ricerca ad esempio, che in America soprattutto (ma non solo) e’ basata sulla competizione economica tra case farmaceutiche), purtroppo pero’ a scapito di altri.
    Come, forse, la capacita’ di interagire “umanamente” con il prossimo.

    Ho solo… lanciato il sasso 🙂

    Baci a te :*

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  21. La sete di potere mi fa pensare all’interpretazione profonda del “Signore degli Anelli”: Frodo, creatura tra le più semplici e genuine, amante delle cose semplici e dal cuore puro che alla fine cede alla corruzione della sete di potere!
    Ma poi qualcosa lo salva, salva tutti! Qualcosa per mano un essere che è un’altra grande metafora!!! 🙂
    Finirà così!

    Mi è venuto in mente e te l’ho scritto!

    Buon pome e tanti baci!

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  22. la bibliografia sul masochismo desiderao e perfino agognato
    che imperversò durante gli anni del Terzo Reich
    come di certo sai
    è sterminata.

    qualora non l’avessi ancora letto mi permetto di proporti “la moglie dell’ufficiale nazista”.
    Edith Hahn ( in Italia con Garzanti) dopo 50 anni decide di raccontare la sua storia…una storia vera naturalmente.come altre migliaia analoghe.
    Nella sua cronaca a mo’ di romanzo
    fa di tutto per presentarsi come una sorta di Anna Frank…un’eroina.
    leggendo con attenzione tra le righe
    si avverte molto di più di quanto ella stessa voglia dare ad intendere.

    il discorso che hai proposto è complesso ed articolato.
    e perifno attuale.
    Si pensi alla vita degli Harem. delle donne che passano la loro intera vita a desiderare di servire il loro padrone.
    E non è solo questo.

    se ci ritornerai
    e se avrai piacere sarò lieto di dialogare con te e con i tuoi amici di queste solo apparentemente anomalie qualificate come perverse.
    forse c’è in alcuni casi perfino della patologia.
    mi soffermerei per ora sul topic.

    il tuo blog propone argomenti degni di riflessione( a mio parere).

    per ora grazie di questa lettura.
    tempo permettendo e naturalmente col tuo benevolo placet
    vorrò tornarci.
    un caro saluto
    e complimenti.
    😉

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  23. x Sofia: grande! ;)))) Infatti questa interpretazione era venuta in mente anche a me quando vidi il film. E in particolare – un po’ controcorrente – il secondo episodio, con la rivolta contro il male perfino della natura (nella fattispecie rappresentata dagli alberi).

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  24. Ent!!! Non alberi!

    Cmq sì, vero!
    Controcorrente nel senso che in genere la natura appare indifferente alle vicende umane? Ed è, a volte, crudele?

    Beh, ci aveva pensato anche il signor Tolkien. Infatti nel libro si capisce di + questo aspetto!

    Lieta che piaccia anche a lei sign. Wolf!

    A presto.

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  25. Einstein disse che la terza guerra mondiale, se mai ci si fosse arrivati, sarebbe stata combattuta con la fionda. Credo sia ancora vero. O costruiamo la pace o prepariamo la fine.
    (sul tuo commento da me… ogni tanto mi piace sbeffeggiare le frasi melense )

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  26. mi scuso per il commento lungo. Ho cercato di sintetizzare , per quanto possibile;))

    Nel 1961 Hannah Arendt seguì le 120 sedute del processo Eichmann (il famigerato criminale nazista) come inviata del settimanale New Yorker a Gerusalemme. Otto Adolf Eichmann (nato nel 1906), era stato responsabile della sezione IV-B-4 (competente sugli affari concernenti gli ebrei) dell’ufficio centrale per la sicurezza del Reich (RSHA), organo nato dalla fusione, voluta da Himmler, del servizio di sicurezza delle SS con la polizia di sicurezza dello stato, inclusa la polizia segreta o Gestapo. Eichmann non era mai andato oltre il grado di tenente-colonnello, ma, per l’ufficio ricoperto, aveva svolto una funzione importante, su scala europea nella politica del regime nazista: aveva coordinato l’organizzazione dei trasferimenti degli ebrei verso i vari campi di concentramento e di sterminio. Nel maggio 1960 agenti israeliani lo catturarono in Argentina, dove si era rifugiato, e lo portarono a Gerusalemme. Processato da un tribunale israeliano, nella sua difesa tenne a precisare che, in fondo, si era occupato “soltanto di trasporti”. Fu condannato a morte mediante impiccagione e la sentenza fu eseguita il 31 maggio del 1962. Il resoconto di quel processo e le considerazioni che lo concludevano furono pubblicate nel1963 nel libro “La banalità del male” (Eichmann a Gerusalemme).

    In questo libro la Arendt analizza i modi in cui la facoltà di pensare può evitare le azioni malvagie

    La prima reazione della Arendt alla vista di Eichmann è più che sinistra. Lei sostenne che “le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, ne demoniaco ne mostruoso”.

    La percezione dell’autrice di Eichmann sembra essere quella di un uomo comune, caratterizzato dalla sua superficialità e mediocrità che la lasciarono stupita nel considerare il male commesso da lui, che consiste, nell’organizzare la deportazione di milioni di ebrei nei campi di concentramento.

    Ciò che la Arendt scorgeva in Eichmann non era neppure stupidità ma qualcosa di completamente negativo: l’incapacità di pensare. Eichmann ha sempre agito all’interno dei ristretti limiti permessi dalle leggi e dagli ordini.

    Questi atteggiamenti sono la componente fondamentale di quella che può essere vista come una cieca obbedienza.
    Dietro questa “terribile normalità” della massa burocratica, che era capace di commettere le più grandi atrocità che il mondo avesse mai visto, la Arendt rintraccia la questione della “banalità del male”.

    Questa “normalità” fa sì che alcuni atteggiamenti comunemente ripudiati dalla società – in questo caso i programmi della Germania nazista – trova luogo di manifestazione nel cittadino comune, che non riflette sul contenuto delle regole ma le applica incondizionatamente . Eichmann ha introdotto il pericolo estremo della irriflessività. Ma il guaio del caso Eichmann era che di uomini come lui ce n’erano tanti e che quei tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali.

    E questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme, poiché implica – come fu detto e ripetuto a Norimberga dagli imputati e dai loro patroni – che questo nuovo tipo di criminale, realmente “hostis generis humani”, “commette i suoi crimini in circostanze che quasi gli impediscono di accorgersi o di sentire che agisce male. “.

    A questo proposito la Arendt si è chiesta se la facoltà di pensare, nella sua natura e nei suoi attributi intrinseci, coinvolge la possibilità di evitare di “fare il male”.

    La Arendt si domanda se la dimensione di male è una condizione necessaria di “fare il male”.

    In altre parole “Il fenomeno del male ha necessariamente una radice desiderata?” Assistendo al processo Eichmann la Arendt disse: .” mi sono sentita scioccata perché tutto questo contraddice le nostre teorie di male”. La perplessità davanti ad un fenomeno che ha contraddetto le teorie note di male, e la relazione chiara tra il problema di male e la facoltà di pensare, era quello che la Arendt ha espresso con la frase “la banalità del male”.

    Un accenno alle sue tesi sulla banalità sono presenti ne “Le Origini di Totalitarismo” (1951), il suo primo libro, nel quale sosteneva che l’aumento di totalitarismo era dovuto all’esistenza di un nuovo genere di male, il male assoluto, che, “non poteva essere a lungo spiegato e capito con malvagie ragioni di egoismo, avidità, bramosia, risentimento, sete per potere, e codardia”.

    L’incapacità di pensare non è stupidità: può essere presente nella gente più intelligente e la malvagità non è la sua causa, ma è necessaria per causare grande male. Dunque l’uso del pensiero previene il male.

    Una delle questioni principali della Arendt è il fatto che un’intera società può sottostare ad un totale cambiamento degli standard morali senza che i suoi cittadini emettano alcun giudizio circa ciò che sta accadendo.. La banalità del male che appare attraverso Eichmann rende evidente come il fenomeno del male può mostrare la sua faccia. In un trattato scritto per un dibattito su “Eichmann a Gerusalemme” nel Collegio Hofstra nel 1964, la Arendt ha affermato che banalità significa ‘senza radici’, non radicato nei ‘motivi cattivi’ o ‘impulso’ o forza di ‘tentazione’. La Arendt afferma inoltre: “la mia opinione è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né la profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce in superficie come un fungo. Esso sfida come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, andare a radici, ed nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua “banalità”… solo il bene ha profondità e può essere integrale.”

    dora

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  27. Questo post mette in evidenza parecchi punti che andrebbero analizzati.
    1) La definizione di male, in primis
    Il concetto di male non è univoco, ma polisemico, relativo a una serie di considerazioni

    Il male non è legato solo alla trasgressione, alla disobbedienza, ad una legge o norma, ma sembra strutturale rispetto alla natura umana.

    La teologia più che parlare di male morale, parla di peccato capitale, come forma di violenza dell’uomo su di sè e sugli altri, riconoscendone l’aspetto ossessivo, chiuso e istintuale. Filosofia e teologia ci insegnano che l’uomo è capace di oltrepassare i limiti della creatura non solo nella affermazione dello spirituale, ma anche nella degenerazione.

    il male, da Agostino a Kant, è concepito dalla filosofia occidentale come meno, come non-essere: esso non è nè una cosa, nè un individuo ma un’azione e ciò lo rende imperdonabile.Si può perdonare la persona, ma non il factum.

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  28. Ciao Wolf,
    hai fatto un’analisi chiara e dettagliata, ma altrettanto spietata.
    So che è inutile nascondersi la verità e che in ognuno di noi esiste sia il bene che il male, ed è anche vero che alcuni preferiscono portare avanti l’uno più dell’altro.
    Non mi scandalizza di certo chi fa una scelta differente dalla mia. Ne abbiamo sempre discusso:siamo maggiorenni e vaccinati ed ognuno è libero di scegliere quello che più gli aggrada.
    Personalmente quello che mi spaventa e scandalizza più di tutto è la cattiveria gratuita. Quella posta in essere per il semplice scopo di godere dell’altrui sofferenza.
    La trovo terribilmente distante dal mio modo di essere e sentire la vita.
    Posso razionalmente comprendere i giochi di potere e le strategie che vi stanno dietro, ma sino a questo punto davvero no.
    Poco realista? Forse ma preferisco così.
    Un saluto.
    Giò

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  29. x Sofia: Ent!!!! E va beneeee!! 😀 Il senso e’ lo stesso 🙂 Be’, la Natura e’ sensibile alla specie, alla sua evoluzione, ma non si cura granche’ del singolo. Siamo ancora ad uno dei temi del post: se l’evoluzione dell’umanita’ nella direzione che ha preso, e’ naturale, allora la Natura non avrebbe nulla da… eccepire e reagire. Se non lo e’… allora, a modo suo, reagira’.

    Si’, certo, non ho letto i libri, ma i film, soprattutto, ripeto, il secondo, mi sono piaciuti molto. Il secondo, piu’ che gli altri, l’ho trovato pregno di significati evidenti e/o nascosti 😉

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  30. Non lo è!!!

    Cmq si sono d’accordo. In quei libri ci si può trovare di tutto, anche questa tema della natura e del male.
    Ti consiglio di leggere il libro: il secondo è abbastanza diverso dal film e questi temi si capiscono meglio.

    Il mio episodio preferito è il primo!

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  31. x messier: in realta’ e’ una riflessione che affonda le sue radici un po’ di tempo fa, quando, in qualche modo, sfiorai realta’ a me estranee; estranee non nelle sue “basi teoriche” forse, ma trovarsi di fronte una realta’ che “si conosce in teoria” e’ davvero diverso che conoscerla appunto solo “sulla carta”: permette di focalizzare una serie di “pensieri profondi ma indistinti” che si erano sedimentati col passare degli anni e delle esperienze.
    Comunque, come potrai intuire, anche io mi sono dovuto… “contrarre” nell’esposizione.

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  32. x saganne: ciao e benvenuto (o benvenuta, ancora non l’ho capito… :)). Grazie della segnalazione, me la appunto 😉
    Il tuo esempio dell’harem ovvero della volontaria (?) sottomissione di un essere umano ad un altro, apre anch’esso un sottocapitolo, qualcosa che sfiora, o meglio interseca, la Dipendenza Affettiva, qualcosa che e’ molto piu’ comune di quanto, ancora oggi che abbiamo molti meno problemi a parlarne, crediamo. Avevo riportato una parte di articolo, molto interessante, su questo argomento: Dipendenze Affettive

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  33. x Attimi: Be’, che dire? … Se l’ha detto Albert… 😉 Si’: un tempo dalla lotta tra bene e male dipendevano le sorti, al massimo, di qualche stato. Arriveremo ad un punto di conoscenza tecnologica tale, nel quale in un attimo si potra’ decidere delle sorti dell’umanita’ in toto.
    Sara’ bene arrivarci con “basi” ben salde! 😉

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  34. cavoli che thread a TEMA: STO LEGGENDO IL MEIN KAMPF!!! (assolutamente nessuna inclinazione politica nè idealistica, solo curiosita’).
    Il male… Ma la controparte che ruoli ha oggi? Potremmo parlare dei fenomeni piu’ svariati: prendi le sette sataniche ad esempio. C’e’, da parte di qualsiasi istituzione (parlo della chiesa) o modello una reale OPPOSIZIONE (in termini di offerta di valori)? La propensione verso il male è, sovente, frutto dell’attrazione verso cio’ che “il male offre”(lo intendo nel senso materialistico del termine) che ideali abbiamo a contrasto? Le masse si muovono secondo delle traiettorie abbastanza definite, verso cio’ che gli è imposto di scegliere nella illusione della loro totale liberta’ (questo fin dal capitalismo). Beh, cosa si propone in senso opposto? Interessante una intervista fatta ad Umberto Galimberti in merito al tema… Se la trovo la posto.

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  35. x Dora: “Il sonno della ragione [che si può leggere anche come incapacità di pensare] genera mostri”, insomma 🙂
    Bé, si… ma anche no! 😀 E’ vero che ci sono persone che appaiono davvero commettere cose atroci perché semplicemente “non ci pensano su”, come fossero incapaci di sentire “il sapore amaro” di ciò che fanno. Poco tempo fa ho visto una trasmissione su un famoso serial killer americano e… bé, assomiglia molto all’Eichmann descritto da Hannah Arendt. Dopo un’infanzia terribile e una serie di piccoli episodi di delinquenza, uccise… e poi, semplicemente, non si è più fermato. Ammazzava chiunque, perfino chi semplicemente lo “guardava storto”, con la stessa facilità con cui apriva un sacchetto di patatine. Ma la cosa che più mi ha colpito, è stata che, in qualche modo, attirò non solo la paura e l’odio dei più, ma anche, seppure per una minoranza di americani, ammirazione!
    Ma, al di là che la condizione mentale può “spiegare” ma non servire da giustificazione (spero che su questo siamo tutti d’accordo, intendo dire che comunque è una persona che deve essere messa in condizione di non poter più danneggiare nessuno), non credo siano tutti così. C’è chi il male lo concepisce e mette in atto con “cosciente profondità”, sapendo cosa sta facendo, avendo ben presente il dolore e la morte che infligge alle sue vittime.

    Sulla definizione di “male”, ti riporto qua quanto già scritto a Sophia (commento #6): “In generale è vero, sono d’accordo: non esiste un “male assoluto”, ciò che è male per qualcuno, può essere un bene per altri. Ma è necessario contestualizzare: se la mia teoria è esatta, la sete di potere si placa ottenendo ciò che è importante per la società in cui si vive, di conseguenza anche l’idea di male e bene assumono i significati di quella, di questa, società.” e ancora, come scritto a yasmine (commento #23), “ma parlando di societa’, e’ necessario contestualizzare anche “bene” e “male” perche’ cio’ che percepiamo e’ cio’ che e’ per noi vero. Quindi, se e’ vero che cio’ che e’ bene per qualcuno, puo’ essere male per qualcun altro (o perfino per noi stessi in momenti diversi della nostra vita), e’ indiscutibile che certe azioni sono percepite universalmente come “maligne”.”

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  36. x Giò: io credo che la conoscenza non sia mai negativa, anzi serve, e molto, a prevenire. La cattiveria gratuita esiste, e saperlo, e – potendo – capirne i meccanismi, può preservarci da essa.
    Io sono stato a lungo un buonista, senza sapere di esserlo. Ingenuamente pensavo che nessuno commette il male volutamente, che sì, il male esiste, ma sempre a causa di errori, incomprensioni. Non riuscivo a pensare ad un male “gratuito”. Eppure esiste, e quasi sempre serve a chi lo attua ad affermare sé stesso, seppure in maniera distorta. E’ insomma una forma di dimostrazione di potere.
    Saperlo, non mi fa dimenticare che c’è anche tanta brava gente, anzi casomai me le fa apprezzare ancora di più.
    Ciao 🙂

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  37. x Legolas: sono d’accordo con te 🙂 Un estremo si annulla con il suo opposto. Se io provo fascino verso il male, allora qualcuno deve farmi sentire che anche il bene ha almeno lo stesso fascino. E su cosa è basata invece la religione, almeno superficialmente, per quello che viene colto dalle masse? Sul castigo. Ben che veda sull’allontanamento dalla sofferenza, dal dolore, dalla morte, ma sempre in forma “negativa”: “se sei “buono” eviterai di bruciare tra le fiamme!”. Avevo pubblicato Pensiero positivo: l’inganno del ‘non’: “allontanarsi da” non avrà mai la stessa forza di “andare verso”, per questo diverse persone, per quanto sembri strano a dirlo, trovano più… appetitoso il male, nessuno ha mai insegnato loro cosa significa il bene, ma solo cosa devono fare per evitare di… finire male! In ogni caso, nota, la parola “male” è sempre in evidenza.

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  38. In parte, perché hanno più la funzione di custodi, guide. Quindi è come se venisse da una natura “superiore” la ribellione. Però mi rendo conto che questa “finezza” nel film non è espressa, quindi attenendomi solo a quello sono d’accordo con te, sì!

    Serena notte tessssssssssoro!
    😉

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  39. la libertà che ha l’uomo è inconcepibile.
    può fare strumenti per lavorare, invece fa armi, può amare ma si sente più potente se odia.
    non può dare la vita, ma può toglierla, perchè un uomo in guerra è un eroe e in pace è un assassino?

    soffochiamo la nostra coscienza, chi ascoltiamo?

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