Il perdono

Da sempre si dibatte sull’utilità del perdono. C’è chi sostiene di perdonare quasi istantaneamente, e chi invece dice – quasi con vanto – che mai perdona e mai perdonerebbe.

cellaIo sono convinto che il perdono serva, sempre. Nel migliore dei casi esso ha il potere di liberare due persone da una prigione, ma anche quando non è possibile una riconciliazione (la persona che ci ha fatto del male non c’è più, ad esempio) e perfino se l’altro non ammette di dover essere perdonato o se ne infischia del nostro perdono, esso ne libera sempre almeno una: chi il perdono lo concede. Perché da quel momento sara’ libero da quel sentimento che divora l’anima giorno dopo giorno e che va’ sotto il nome di  rancore.

Sì, io credo che si possa perdonare, sempre. Lo hanno fatto i prigionieri dei campi di concentramento, non dite “No, come è possibile perdonare questo? Mai!”: il perdono non è “assoluzione”, non confondetelo con l’annullamento della colpa; se c’è una pena da scontare, essa va’ scontata. Se qualcuno ci danneggia, è giusto prendere contromisure e, se è il caso, allontanarsi od allontanare.
Il perdono non è “subire” e nemmeno necessariamente “tornare indietro”.
Semplicemente… non c’è bisogno di covare risentimento per staccare, quando è necessario farlo.
Pensate ad una tigre: se la vedete scappate, vi mettete in salvo, la rinchiudete dove non possa far male o nuocere ancora. Ma non pensereste che la tigre è “cattiva” o “crudele”, non è vero? Pensereste solo che è pericolosa. Si potrebbe ribattere che la tigre agisce per istinto. Eppure anche l’uomo, nelle sue azioni piu’ immediate, e’ spinto molto piu’ dai suoi moti inconsci e irrazionali – che solitamente affondano le radici in un passato distante – piuttosto che sulla base della fredda logica.

Sì, si puo’ perdonare chiunque. Ma c’è un tempo per il perdono, un tempo che non puo’ essere affrettato, o sarà un perdono a parole, ma falso nei fatti e nel proprio sentire, che è poi cio’ che davvero conta. Non si deve soffocare il motto di ribellione quando si subisce un sopruso, questo non è “perdonare”. Anche l’ira e la rabbia, se ci sono state date, hanno una loro funzione: esse servono a staccare più facilmente da situazioni o da persone dalle quali altrimenti non riusciremmo – a freddo – ad allontanarci, fisicamente o mentalmente che sia. Talvolta la forza della rabbia ha letteralmente salvato vite.
Tuttavia anche l’ira e la rabbia, come il perdono, hanno un loro giusto tempo. Molto tempo fa’ lessi su un libro di Yoga che esistono tre tipi di ira: c’è l’ira d’acqua che, come arriva, subito sparisce; l’ira di sabbia, quella più comune, che arriva e perdura finché il vento non ha compiuto il suo lavoro; e c’è l’ira di pietra, che mai passa, che sarà un eterno macigno nel nostro cuore e nella nostra anima…

Ci vuole solo tempo e comprensione. Non si è “cattivi” o “incapaci” perché ancora non si è riusciti a perdonare. Peggio sarebbe, aver concesso un falso perdono: il risentimento che cova sotto la superficie della coscienza, farebbe presto o tardi capolino, rovinando tutto.
Come perdonare? Il perdono passa da una solo cosa: la comprensione. Comprensione che l’essere umano è fallace, che quasi sempre chi si comporta male con qualcuno, è la prima persona ad avere dei problemi, ad aver avuto insegnanti di vita incapaci che l’hanno portato ad essere così. Esso va’ allontanato, punito, rinchiuso per sempre affinché altre persone non debbano soffrire per colpa sua, forse. Ma puo’ essere perdonato. Quasi sempre non c’è vera “cattiveria d’animo”, ma solo povera ignoranza.
Ricordatevi della tigre…

 

Sissi in gabbia

foto mia: Sissi in “gabbia”

0 pensieri su “Il perdono

  1. caro wolf,
    da quando sei apparso nel mio percorso passo spesso da te, perchè mi pare di stare in un posto tranquillo dove la mente può spaziare e posso capire tante cose.
    mi chiedevo se hai mai scritto qualcosa sull’ascolto…
    io temo di saper ascoltare poco..
    spesso l’ansia mi gioca questo brutto scherzo, parlo molto di me, metto avanti le mie esigenze…e ascolto poco. In questo modo non accolgo l’altro, e lo riempio di me.
    Non lo faccio per cattiveria ma per insicurezza. Però, visto che sto un po’ meglio, vorrei imparare ad ascoltare. Non so se tu hai qualche storia a riguardo, tra le tante che conosci…
    un abbraccio

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  2. Domanda: ci possono essere degli argomenti o dei comportamenti che sono, COMUNQUE, imperdonabili?
    Oppure, si riesce a perdonare anche l’imperdonabile dimostrando che, in fin dei conti, si è più forti di chi ci ha arrecato sofferenza e dolore?

    Da rifletterci sopra…

    Ciao 🙂

    O.

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  3. Grazie Pallyna, e’ un bel riconoscimento 🙂
    Non mi sembri il tipo da “non ascolto”, gia’ l’attenzione che poni nella lettura di scritti anche lunghi lo dimostra. Direi piuttosto che stai attraversando una fase di… confusione, una fase nella quale i tuoi pensieri corrono a mille e non appena ti viene dato il la’ ne approfitti per esteriorizzarli raccontandoli. Ma non credo sia una tua caratteristica abituale…
    Non so’ se ho mai scritto qualcosa sull’ascolto, certamente non qua’, ma si puo’ sempre fare… 🙂

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  4. Un flash riportato da una raccolta di concetti per l’uomo moderno…io mi pregio di essere nominato antico, ecco quà:

    La natura dell’uomo è cattiva; la sua bontà è soltanto un fattore acquisito. (Hsun Tzu) da taoista

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  5. x O.: No, io credo che con la comprensione della natura umana si possa sempre arrivare a perdonare chiunque, pur, riscrivo, avendo l’accortezza di rendendolo inoffensivo. Come ho scritto, il perdono serve soprattutto a chi perdona, in particolare quando – come mi pare di capire si delinei nel caso che fai – a chi il perdono dovrebbe riceverlo, non gli importa proprio nulla di ottenrlo o pensa perfino di non avere niente da farsi perdonare.
    Non e’ un discorso di “essere piu’ forti” di chi si perdona, questa sarebbe arroganza. Qualcuno ha detto “chi e’ senza peccato scagli la prima pietra”, ed io credo che valga anche per il perdono: chi non ha mai avuto nulla da farsi perdonare? E allora perche’ dovrebbe sentirsi piu’ forte di chi perdona per il fatto di perdonarlo? E non e’ nemmeno un discorso di “dovere spirituale”, cosa che porterebbe facilmente ad un falso perdono, un perdono di facciata.
    E’ piuttosto una questione di “convenienza”: se perdona, sara’ esso stesso il primo a trarne giovamento.

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  6. Ciao Wolf,

    sotto l’aspetto squisitamente filosofico posso essere d’accordo con te. Soprattutto per la valenza liberatoria che ha il perdono per chi perdona, come giustamente fai notare.
    Sull’esempio della tigre non sono d’accordo. La tigre non ha mai avuto altre scelte. Non possiede un intelletto raziocinante ma solo un istinto promordiale che forse “Qualcuno” ha voluto così. La tigre non è né buona né cattiva. E’ semplicemente pericolosa per sua stessa natura come dici anche tu.
    L’uomo però può scegliere. Non ci sono scuse. Le aberrazioni della mente forse. Ma quante volte ci sono veramente o vengono invocate alla ricerca di attenuanti?
    Concludendo. Sono d’accordo con il perdono ma gli uomini, con la loro cosciente consapevolezza, non sono mai innocenti, anzi, sono quasi sempre tutti colpevoli…

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  7. x Nuovo: e’ la “natura umana” che cito nella risposta a Camosciobianco (commento #5) ad esempio. Hsun Tzu parla di “natura cattiva” e bonta’, ma lui sa’ benissimo che la natura dell’uomo e’ natura e basta. Non esiste “buono” o “cattivo” in natura; condanneresti un leone perche’ sbrana una gazzella, o un gatto che – apparentemente per puro divertimento – finisce un animaletto indifeso tormentandolo fino alla morte? Sono cose “terribili”, no? Eppure sono cose naturali. Sono terribili per noi perche’ abbiamo via via stabilito cos’e’ “buono” e cosa non lo e’. Hsun Tzu “misura” la bonta’ con questo metro, non con un metro assoluto che non esiste.
    Ecco, e’ proprio conoscendo la natura dell’uomo che possiamo comprenderne la fallacita’. E, comprendendola, perdonarla.

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  8. Ciao Dubert 🙂 Come ho scritto nel post originale “Si potrebbe ribattere che la tigre agisce per istinto. Eppure anche l’uomo, nelle sue azioni piu’ immediate, e’ spinto molto piu’ dai suoi moti inconsci e irrazionali – che solitamente affondano le radici in un passato distante – piuttosto che sulla base della fredda logica.”.
    Cosa voglio dire con cio’? Che certamente noi abbiamo via via appreso ad essere in qualche misura “consapevoli” delle nostre azioni, cosa che forse un animale non fa’. Eppure… non e’ forse la consapevolezza il fine ultimo di ogni ricerca spirituale e, infine, dell’evoluzione stessa? E se e’ cosi’… evidentemente non e’ cosi’ banale ne’ facile da ottenere, non e’ vero? Pensa alla meditazione, che e’ esercizio principe di consapevolezza. Quanto tempo una persona “media”, che non abbia particolare pratica, riesce a rimanere in stato meditativo? Qualche minuto? mmmm… Forse una manciata di secondi e’ corretta.
    Ecco, io non ho detto che l’uomo deve lasciarsi andare ad ogni aberrazione che gli passa per l’anticamera del cervello, bensi’ che si puo’ ben capire come esso, spinto dai quei moti irrazionali che ne animano l’inconscio, possa essere fallace, possa sbagliare. Ed e’ proprio nella comprensione di tale fallacita’, che risiede il perdono.
    Se fossimo macchine, automi perfetti, allora certamente non avremmo nulla da farci perdonare.

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  9. Ma si può imparare a perdonare..? penso di si… imparando anche dagli altri, lavorando su se stessi.
    Tema interessante, come sempre. Complimenti! Sono proprio contenta di averti incrociato:-)

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  10. L’uomo non è un essere perfetto,per cui è portato a sbagliare.
    Sbagliando può ferire di più o di meno con volontà o incoscientemente.
    Se è un carattere mite ed ha ricevuto una giusta educazione,e se il suo animo è gentile è disposto anche a perdonare perchè sa che tutti si può sbagliare.
    Poi a volte ci dobbiamo mettere nei panni degli altri e dobbiamo cercare di capirli.
    Io sono x il perdono.

    Baci vany

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  11. interessante questa riflessione… parlando del perdono ad un’amica, che era passata a trovarmi in seguito all’incidente, lei mi disse che quando proprio è incapace di perdonare, si concede un distacco (fisico) dalla persona o dall’evento che l’ha ferita. Il tempo del distacco fa nascere il perdono..
    non so se è l’approccio giusto, io ce la metto tutta, ma certe cose faccio fatica a comprenderle e quindi a perdonarle…

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  12. La mia opinione é : l’uomo essendo cattivo di suo, a differenza degli animale , che non cacciano per sport ma per la sopravvivenza,facendo molta attenzione a fare una saggia selezione, uccidendo l’anello debole del branco predato; l’uomo si comporta emotivamente e quindi uccide per sua natura… per il gusto e la prepotenza di marcare la sua supremazia su tutti gli esseri viventi
    si evince che Hsun-Tzu, abbia visto giusto dicendo che la bontà é un prodotto dell’educazione sociale in cui vive…basta riflettere sulla povertà degli altri, sulla richiesta di ospitalità di masse sempre più crescenti in stato di disagnio…in definitive la condizione umana oggi viene misurata con l’egoismo, l’individualismo, ecc.e sopratutto con la ricchezza accumulata…un saluto da taoista

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  13. Ciao Sonoluce 🙂 Credo che imparare a perdonare faccia parte integrante di un processo di risveglio alla consapevolezza ed alla comprensione. Quando si giunge a percepire la natura umana per quello che e’, fallace e debole, diviene piu’ facile perdonare ed anzi, talvolta, si arriva perfino a capire che in realta’ non c’e’ nulla che deve essere perdonato, ma solo compreso e lasciato andare.
    Ho scritto “talvolta’ ” pero’… 🙂

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  14. Ciao Tyn 🙂 Diciamo che quello suggerito dalla tua amica e’ un metodo applicabile ad un sottoinsieme di casi. Infatti non sempre il distacco fisico e’ possibile (pensa ad una situazione lavorativa, ad esempio), ne’ talvolta necessario (la persona da perdonare potrebbe non far parte della nostra vita).
    Guarda, se hanno procurato ferite profonde, le persone non sono mai facile da perdonare… talvolta occorre davvero tanto tempo.

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  15. Si dovrebbe perdonare sempre..Però posso comprendere che in certi casi ci vuole tempo.
    Perdonare fa bene a noi. Io ho provato questa sensazione bellissima, ho riconquistato la mia serenità e recuperato un’amicizia che sembrava perduta.
    Bellissimo post. ^_^
    Un abbraccio.

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  16. x Nuovo: grazie per la tua opinione. Io non ho detto che Hsun-Tzu sbaglia, semplicemente che va’ interpretato, capito nell’insieme del contesto – anche storico – nel quale scriveva.
    Non e’ corretto dire che l’uomo e’ “cattivo” mentre l’animale non lo e’, la massima di Hsun-Tzu non fa’ alcun riferimento agli animali infatti. Che differenza c’e’ tra un bimbo che insegue un piccione e un micio che tortura – per apparente divertimento, non per caccia a scopo di cibo! – un povero animaletto indifeso? E il gatto e’ solo un esempio, la natura non e’ affatto benevola con le sue creature. La natura ha un suo disegno, che e’ quello della evoluzione delle specie, ma non si cura piu’ di tanto del singolo. Tutti sappiamo cosa succede ai maschi che si accoppiano con la mantide religiosa. Tutti abbiamo visto gatti, cani e tanti altri animali azzuffarsi o perfino uccidersi tra di loro, e non per cibo, ma per la supremazia nel gruppo o contro altri gruppi rivali. O perfino – apparentemente – per puro divertimento (di nuovo: pensa al gatto). Esattamente come fanno gli uomini.
    L’uomo non e’ cattivo mentre gli animali non lo sono, Nuovo; la differenza e’ che l’uomo – a differenza dell’animale – ha, grazie alla sua consapevolezza, l’opportunita’ di non esserlo, ha l’opportunita’ di distaccarsi da quest’ottica diventando “bonario”, e lo puo’ fare per educazione acquisita. Questo e’ per me il significato della frase di Hsun-Tzu.
    Non demonizziamo l’uomo piu’ di quanto esso gia’ non sia.

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  17. credo sia un discorso molto ampio che tocca molte sfere emotive. Spesso non siamo in grado di perdonare perché accecati dall’ira e dalla rabbia e questi sentimenti ci danno una visione distorta delle cose, ci vela gli occhi come ho amato sempre definire questo momento particolare.
    Perdonare è la cosa più semplice del mondo se si sta bene con se stessi e se si ha la capacità di perdonarsi in primis, ma spesso è con noi stessi che non stiamo bene e riflettiamo questo nostro malessere sugli altri o sulle azioni altrui. Giudichiamo e puntiamo il dito, facciamo azioni indegne di noi e ci comportiamo o vestiamo di una maschera per mostrarci come non siamo pur di dimostrare le nostre ragioni.
    “Conosci te stesso!”, esortava Socrate. E, conoscendo te stesso, conoscerai il mondo.
    Sembra semplice, ma non lo è per noi che siamo abituati ogni mattina, quasi senza accorgercene, ad indossare la nostra “maschera” e usciamo. Abitudini, lavoro quotidiano, ruoli da svolgere, aspettative degli altri, autoconvinzioni, ci portano gradualmente a consolidare, sul nucleo centrale del nostro Io cosciente. E’ come se, all’interno della nostra psiche, ci fosse un piccolo teatro con tanti attori con ruoli diversi. Uno di loro sarà il primo attore, la nostra “maschera” consapevole, l’identità che accettiamo, le altre saranno in secondo piano, ma pur sempre vive e desiderose di attirare l’attenzione.
    Tornando a ciò che dice Socrate basterebbe provare a togliercele, a guardarci così come siamo veramente, per riscoprire il piacere di parlare, muoverci, giocare e amare spontaneamente, senza censure e dissimulazioni. Eppure non è così difficile…basta volerlo

    Le due bestie affamate

    Un eremita viene interrogato da un giovane neofita sul perché l’umanità riesca in alcuni casi ad essere tanto malvagia e in altri, invece, estremamente buona e generosa.
    — Abitano in noi — risponde l’eremita — due bestie affamate: una feroce e l’altra mansueta.
    — E quale delle due prevarrà in me Maestro?, domanda allora l’alunno incuriosito.
    — Quella che da te verrà nutrita.

    Beh questa storiella la dice lunga: Dentro di noi due dualità che convivono e vivono le stesse identiche cose, noi tiriamo fuori la bestia o l’angelo secondo i momenti e da ciò che stentiamo.
    Lavoriamo in noi dentro noi, poi saremmo capaci di perdonare e come tu stesso ammetti saper perdonare è una liberazione e fa bene in primis a noi che abbiamo raggiunto un altro gradino di illuminazione di consapevolezza.
    Perdona la lunghezza ma è una riflessione questa tua che merita attenzine.

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  18. Grazie Katherjne per il tuo bello ed esaustivo intervento. Esaustivo per modo di dire, perche’, come te stessa fai notare, ci sarebbe da scrivere un trattato sull’argomento (e infatti interi libri sul perdono sono stati pubblicati in passato).

    Andiamo con ordine…

    Certamente non si puo’ perdonare quando si e’ ancora in stato d’ira; non solo sarebbe un’impresa improba ma sarebbe anche innaturale, forzato, falso e – in definitiva – sbagliato, perche’, come ho scritto nel post originale, se c’e’ ira una ragione ci deve essere e l’ira, spesso, serve ad affrontare tale ragione: non e’ giusto soffocarla dicendosi “no… devi essere “buono!”, darebbe luogo a frustrazione, divenendo sul lungo periodo controproducente.

    Molto bella la storiella delle due bestie affamate, mi trova pienamente d’accordo: e’ nostro dovere scegliere accuratamente cio’ di cui cibiamo la nostra mente. Come succede per il nostro corpo quando ingurgitiamo schifezze, non possiamo aspettarci di essere equilibrati e sereni se diamo in pasto alla nostra mente fonti piene di negativita’.

    La massima di Socrate l’ho sempre trovata interessante nella sua semplicita’. Certamente e’ basilare conoscere se’ stessi e tuttavia… spesso la conoscenza di se’ stessi arriva anche per confronto con gli altri e, in generale, con l’esterno.
    E’ illuminante da questo punto di vista il pensiero di Hermann Hesse “Niente e’ fuori, niente e’ dentro, perche’ cio’ che e’ fuori e’ dentro” che, se vogliamo, ricorda un po’ l’inizio della famosa tavola smeraldina di Ermete Trismegisto. Conosci un atomo, direbbe la fisica quantistica, e conoscerai l’universo intero…

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  19. io con il tempo perdono…ma le ferite non si rimarginano mai….
    9 mesi fà ho litigato con una mia ex amica….io non riesco a perdonarla….provo molto rancore nei suoi confronti e non sò se in questo caso la perdonerò….
    Però ogni tuo post che leggo mi fà sempre riflettere….ed è per questo che passo sempre da queste parti…
    ciao
    buona notte…

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  20. Ciao, wolf, sempre interessanti i tuoi post e i dialoghi che ne seguono… Non vorrei ripetermi… mi ritrovo in molti commenti… Mi piace l’intervento sulla dualità, e sul prevalere della parte che più nutriamo…
    Un’osservazione forse non è ancora stata detta… è l’importanza di perdonare innanzittutto se stessi…
    a volte anche noi stessi abbiamo bisogno del nostro perdono… la nostra parte buona si deve riconciliare con l’altra parte… e solo con la consapevolazza di questo conflitto interiore… a cui sappiamo guardare con un occhio più indulgente che ritroviamo equilibrio e serenità… e capacità di perdonare gli altri…
    Spesso quello che più facciamo fatica a perdonare agli altri è la parte di noi che neghiamo e non accettiamo.

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  21. Non sapevo delle tre Ire e sono felice di leggerle perchè a volte non capisco come posso avere vari comportamenti, ultimamente c’è qualcuno che mi ha chiesto pedrdono, ed io in cuor mio l’ho già perdonato, anche se è stato molto cattivo con me, ma forse hai ragione è ignorante, cmq perdonato, ma cacciato, per la mia felicità…..
    saluto

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  22. Dafne… non avere fretta… Com’è questa tua amica? Perché ha agito così? Cosa si nasconde nel suo animo per arrivare a tradire la tua fiducia? Cerca di comprendere cosa la fa’ essere ed agire così. Sono certo che troverai abbastanza per comprendere le sue debolezze e perdonare il male che ti ha fatto, seppure, se è il caso, prendendo il largo da lei…

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  23. DarumaFly… giusta la tua osservazione, è proprio così. Perdonare e comprendere sé stessi, è importante forse più che perdonare e comprendere gli altri.
    Grazie per il tuo saggio intervento 😉

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  24. ….ho difficoltà a perdonare, mi rendo conto che la rabbia il dolore per essere stata ferita da persone che ritenevo amiche mi fa male e non riesco…ad andare al di là con il perdono…ci vuole tempo’ sì… naturalmente dipende anche dalla gravità del fatto…le piccole cose lasciano un graffio che guarisce in fretta, la pugnalata alla schiena è più difficile da sanare pur tuttavia penso che il tempo aiuta se non a dimenticare, almeno a diventare indifferente…

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  25. Pdesideria… Hai riconosciuto parte del testo vero? 😉 Te l’avevo scritto in pvt 🙂
    Non avere fretta: se lo vuoi, perdonerai. Un giorno ti sveglierai e scoprirai di aver compreso la debolezza di chi ti ha tradito. Ma adesso è evidentemente troppo presto…
    Dimenticare è il passo successivo al perdono, non si puo’ dimenticare senza aver perdonato. Sì puo’ rimuovere, questo sì. Ma la rimozione è un mostro che cresce nel subconscio…
    Tu perdonerai, e uscirai dalla gabbia del rancore.
    Scommettiamo? 🙂

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  26. …perdonare: dipende dalla situazione
    ho sentito persone che hanno subito danni veri….come l’omicidio di un figlio…e hanno scoperto la pace, ed allontanato la rabbia e la vendetta, guardando con pena l’omicida, come vittima di sé stesso e del male che prima di tutto faceva soffrire lui stesso…..è un’impresa eroica, ma ho visto che gente c’è riuscita: uno lo fa prima di tutto per sé, per trovare pace, perché il rancore ed il sentimento di vendetta rende la vita un inferno.
    per quanto riguarda le nostre piccole esperienze di relazione con gli altri, io penso che non bisogna mai puntare l’attenzione sull’altro: per buddha non c’è mai un motivo per arrabbiarsi….dobbiamo capire qual’è il nostro punto debole che l’altro è andato a colpire anche inconsapevolmente magari:
    di solito la nostra sofferenza è sempre un problema nostro, l’altro di solito non agisce mai con volontà di fare il male, è spesso un suo modo di essere….che su di noi provoca sofferenza…..perché noi siamo fatti così, magari su un altro terreno non farebbe danno
    non so se mi sono spiegata, parlo pensando ad esperienze mie, ma è difficile senza esempi……

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  27. Ti sei spiegata benissimo 🙂 A parte sull’essere sicuri che nessuno faccia mai “male apposta”, mi trovi completamente d’accordo con la tua analisi. Nelle relazioni che finiscono, in genere, è automatico cercare le colpe nell’ormai ex partner. E’ normale che funzioni così: provando rabbia, si riesce a staccare prima. E’ molto più difficile staccare essendo “buonisti”, provare per credere 😉 Ma successivamente, a poco a poco la verità riemerge: quasi mai c’è una vera colpa e un colpevole, c’è solo una coppia che non funziona.
    In un film che cito spesso (Il Genio ribelle) Robin Williams dice al suo studente in crisi sentimentale: “Ricordati che non importa quanto tu sei perfetto o quanto lei sia perfetta, conta solo quanto siete perfetti assieme”.

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  28. Io non riesco a perdonare, anzi non voglio perdonare, chi mi ferisce nel profondo dei miei sentimenti, soprattutto se questa persona ha avuto da me considerazione ed amicizia. (Ritorno al discorso del male fatto coscientemente)
    La cancello dalla mia vita. Non esiste più. Punto!

    Intransigente? Molto.

    buona giornata

    dora

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  29. Caro Wolfghost,
    sono del tutto d’accordo con te, così non mi resta che aggiungere un solo commento: cos’è per me il perdono (concetto su cui si basa più o meno tutta la mia vita…)
    Perdonare per me significa lasciare andare, come il vento e l’acqua vanno. Lasciar scorrere via. Abbandonarsi a qualcosa di più forte del rancore, dell’ira e della vendetta (che erodono o sfibrano solo noi che le proviamo): l’accettazione che tutto passa, e che è giusto così.
    In altre parole: perdonare per me equivale a riconoscere un ordine superiore, obbedire ad una legge che come risultato vuole la quiete.
    Il perdono è abbandonare la sciocca vanità umana che si crede onnipotente. E’ un sorriso misurato che si perde tra le folate di vento di una giornata assolata – ad occhi chiusi.
    V

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  30. P.S.: Quasi dimenticavo! Ghost, credi davvero che la massima socratica “Conosci te stesso” sia “semplice” – come l’hai definita tu qualche risposta fa?
    Dai, ammettilo che ti è scivolato dai polpastrelli, ma non lo pensi affatto! 😉
    Il conosci te stesso credo sia l’imperativo, la legge, il consiglio o il dogma (chiamalo come vuoi) più difficile, lungo, estenuante e complicato che l’uomo abbia mai cercato di realizzare…
    Il conosci te stesso è il punto di fuga a cui dovrebbe tendere tutta la vita… ma, come sai, i punti di fuga hanno la brutta abitudine di non farsi mai catturare…
    Un abbraccio
    V

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  31. x Dora: non perdonare e’ un tuo diritto 😉 Comunque perdonare non significa “annullare la pena”, non vuol dire “riprendere in casa chi ne e’ voluto uscire”, soprattutto se si teme possa rifarlo. Ammesso che non fosse una mossa propagandistica, Giovanni Paolo II perdono’ Ali Agca, ma non e’ che questo usci’ di prigione bellamente 🙂

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  32. x Valentina: mi piace quanto hai scritto, anche se a parole come “accettazione” preferisco quelle che parlano di “comprensione”… anzi, a ben vedere, l’accettazione e’ il passo successivo, la conseguenza, della comprensione.

    Riguardo la massima socratica, diciamo che e’ “semplice” il concetto, non il suo perseguimento ;D

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  33. “Ricordati che non importa quanto tu sei perfetto o quanto lei sia perfetta, conta solo quanto siete perfetti assieme”.

    E luogo comune dire che si è in cerca dell’anima gemella ma, da tempo, ritengo che sia più appropriato parlare di anime complementari.
    A me non interessa trovare un clone mio, che abbia i miei difetti e pregi o che pensi allo stesso modo. Il confronto costruttivo nasce dalla diversità e non dall’identità.

    Ciao

    O.

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  34. Certo, la perfezione di cui parla la frase non si riferisce all’identita’ di vedute, quanto piuttosto alla globalita’ della coppia… mi viene in mente il simbolo del Tao: perfetto Tao nella sua globalita’, ma costituito da due parti complementari che sono si’ opposte, ma con una nota di… comprensione dell’altro, celata dentro di loro. Perche’ non c’e’ vera opposizione se c’e’ comprensione, perfino nella diversita’…

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  35. Il perdonare mi ha certamente liberata dal rancore ma ci sono voluti tempi anche lunghissimi. La voglia soprattutto di fare piccole vendette o ripicche ci ha messo molto a passarmi. Si perdona tutto certo però non permetterei mai a chi mi ha offesa o lesa di ripetere la cosa.

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  36. eccomi… arrivo di corsa… di urgenza! provvedi subito a liberare la povera Sissi? ma che ti salta in mente!!!!!!!

    oh non ti si può lasciare solo un istante!!! Che c’entra Sissi in quelle condizioni con tutti i discorsi che fai sul perdono?

    Comunque hai ragione non bisogna coltivare dentro di se per lungo tempo sentimenti negativi… chi lo fa è schiavo/a di se stesso. Certo ci sono persone che ci hanno veramente fatto del male…tanto che alla fine sono diventati nostri nemici!

    ma ecco qui alcune massime:

    • Non saremo abbastanza santi da amare i nostri nemici ma, per amore della nostra stessa salute e della nostra felicità, facciamo almeno in modo di perdonarli e dimenticarli.

    • Essere ingannati e derubati non è nulla se non insistiamo a ricordarcene.
    (Confucio)

    • Una delle vie più sicure per perdonare e dimenticare i nostri nemici è quella di concentrarsi su qualche causa infinitamente più grande di loro.
    (D. Carnagie)

    Odiando i nostri nemici, mettiamo un’arma nelle loro mani: un’arma che si rivolge contro il nostro stesso sonno, il nostro appetito, la nostra pressione arteriosa, la nostra salute e la nostra felicità.
    (Dale Carnagie)

    • Per i nemici non riscaldate tanto la fornace da bruciare voi stessi.
    (W. Shakespeare)

    In quanto al perdono da accordare a chi si ama…certo quello è sacrosanto! Non siamo esseri perfetti e a volte ci capita di comportarci sconsideratamente ma in buona fede.

    Comunque fammi la cortesia di levare Sissi da quella situazione, con le sbarre davanti e quel serpente…mah!

    muoviti, please! Lands

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  37. caro wolfi..
    condivo molto ciò che hai scritto.

    Vero il fatto che non sempre perdonare è facile, come non lo è perdonarsi…

    ma comprendere è avvicinarsi e abbracciare…

    ci sono cose che si fa fatica a perdonare e ovviamente non mi riferisco alle scaramucce..
    ma c’è un tempo e anche quello ha il “diritto” di essere preso…

    affrettarlo non è bene, ogni cosa deve maturare..l’acerbo a lungo andare crea problemi di fegato…

    un sorriso grande

    m.

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