Il “no” in amore

Oggi torno un po’ all’antico. Chi mi conosce da più tempo, sa’ che quello dell’amore e delle sue afflizioni è un tema a me caro, forse perché capisco che nulla, come l’amore, ha implicazioni così profonde nell’animo e nella mente umana. Esso investe tutte le sfere: l’emotività, l’intelligenza, la fisicità, l’ego…

disperazioneIl passato, presente e futuro spesso dipendono da un "no" in amore o, meglio, da come si reagisce ad esso.

Ho sempre trovato, a mente lucida, incredibile, quasi folle, come per molte persone sia difficile accettare un "no" in amore. E’ come se sopraggiungesse un vero e proprio blackout delle facoltà intellettive: non si riesce a prendere quel "no" per quello che è, ovvero un "normale" rifiuto; non possiamo piacere a tutti in fondo, non è vero? Nessuno sarebbe solo al mondo, anzi si creerebbero conflitti parossistici: ad ogni angolo si incontrerebbero persone che si vorrebbero come partner, con buona pace del precedente!

Tutti sappiamo che l’amore, quello vero, se non è un miracolo, è comunque difficile: è tutt’altro che facile "incontrarsi". Eppure… quel "no" diventa un trauma ed un dramma. Non rappresenta solo, dicevo, un rifiuto normale, che puo’ anche starci in fondo, diventa il metro di una presunta inadeguatezza, come se ci venisse detto "tu non vali niente", "tu non sei nulla". Forse si rivive in quel momento la paura dell’abbandono o del rifiuto da parte dei genitori nell’infanzia, paura che più gente di quel che si pensa ha provato: basta l’allontanamento dei genitori, magari semplicemente per motivi di lavoro, per creare nel bambino l’ansia di essere stato da essi (anche da uno solo) abbandonato, di non essere voluto. Il bimbo infatti, fino ad una certa età, non è in grado di capire che il genitore si è allontanato solo momentaneamente e che tornerà; esso puo’ viverlo ogni volta come un abbandono. Pare che la reiterazione di questo "piccolo trauma" possa alla lunga diventare più dannoso di un grande, evidente, trauma.

Quale che sia la ragione scatenante, ecco allora che si inventano le più disparate supposizioni ai motivi di quel "no", perché l’idea che quella persona semplicemente non ci ama è del tutto – e incomprensibilmente – inaccettabile. Di volta in volta "non sa’ amare", "ha un blocco", "ha problemi in famiglia", "c’è una terza persona", "è gay", … Si potrebbe continuare a lungo. Quanto tempo ed energia sprecate per evitare di ammettere che siamo normali esseri umani, che possono essere amati, non amati o amati da chi magari non amiamo noi.

Eppure… quanti "no" in amore abbiamo detto noi? Magari più di quelli ricevuti. Ma non ci fermiamo quasi mai a riflettere sul perché abbiamo detto un "no": che ragione c’è? Sappiamo benissimo che semplicemente quella persona non "ci prende". Viceversa, quelli ricevuti… no, quelli devono avere qualche ragione recondita, perché noi meritiamo senz’altro di essere amati, anche da quella persona alla quale evidentemente la cosa non interessa…

0 pensieri su “Il “no” in amore

  1. Ricordo ..che in passato ho sofferto moltissimo proprio per i motivi che tu hai detto (tutti lo abbiamo fatto)… ma il mio tormento più grande, non sò per gli altri, ma il mio .. non era il fatto che lui non mi volesse, ma il fatto di non avergli lasciato un pezzettino di me dentro il suo cuore, amata o no, il fatto di non aver contato assolutamente nulla.. di non avergli lasciato niente di niente… ecco, questo era più grave per me!
    Ed è la stessa cosa che provo nelle amicizie, insomma, tutte le persone che io ho conosciuto, buone o cattive… amiche e meno amiche, tutte mi hanno lasciato qualcosa dentro, che ricorderò sempre con affetto… e a volte mi chiedo..
    è una domanda che mi pongo spesso: “Gli avrò lasciato qualcosa di bello con cui ricordarmi??”
    Spero tanto di si!

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  2. Ma vedi Fragolina, non è tanto questione di “donatore”, quanto di “recettore”: ci sono persone alle quali, apparentemente, nessuno lascia traccia del loro passaggio, sono come persone “d’acqua”: infili una mano, la ritrai, e – a parte qualche onda di riflusso che presto scompare – tutto torna com’era prima in pochi istanti. Ci sono invece le persone per le quali ogni gesto è come un segno lasciato sulla roccia: rimane per molto tempo, forse per sempre.
    Tu non devi chiederti il perché del loro comportamento, ma piuttosto il perché del tuo desiderio di “lasciare traccia di te” in persone che forse manco rivedrai più. Sembra un terrore di essere dimenticata che ricorda da un’angolazione diversa proprio la paura dell’abbandono, del “non contare proprio per chi si ama”, del quale parlavo nel mio post, di… non essere stata. Ma cio’ che sei o che sei stata, il tuo valore, non è funzione di cosa ricordano gli altri.

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  3. (…) Tutti sappiamo che l’amore, quello vero, se non è un miracolo, è comunque difficile: è tutt’altro che facile “incontrarsi”. (…)

    Questo tuo passaggio mi ha fatto venire in mente una definizione dell’amore, trovata anni fa sul net. L’amore è come un vaso Ming: difficile da trovare, difficilissimo da possedere ed estremamente facile da rompere…

    La mia ricerca partiva, appunto, da un “NO” ricevuto…

    Altro post molto interessante.

    Ciao Wolf 🙂

    O.

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  4. Bé, in realtà forse anche quel “no” faceva parte della tua ricerca 🙂 Non credo che cio’ che ci sia stato prima non lo fosse, in genere chi ha lo stimolo di “cercare”, lo ha da sempre. Forse cambia solo l’oggetto della ricerca.

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  5. Il NO…. sembra così minaccioso e spesso è solo una salvezza, un allontanarsi da chi non vuole avere a che fare con noi. A me è capitato ultimamente ma non ha intaccato niente del mio essere, ho accettato..
    Ho rischiato di nuovo e stavolta sembrano esserci buoni presupposti , ma se così non fosse stato non mi sarei abbattuta ….
    Preferisco un No secco ad un allontanamento silenzioso….

    ps. l’altra sera la tua provenienza geografica è stata indovinata… qualcuno ha ascoltato attentamente la nostra telefonata -:)
    grazie Wolf per esserci stato…come sempre del resto

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  6. x Vany: Sì, penso che sia così 🙂 E non è solo discorso di “quantità” di amore, ma anche di come viene dato. Quasi tutti i genitori, ad esempio, amano i loro figli, ma non tutti lo dimostrano nella maniera giusta, facendo precedere il loro amore da spirito di possesso ed egocentrismo.

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  7. I no subiti nella mia vita hanno lo stesso identico significato nel mio cuore dei no che ho detto. Spesso si pensa (erroneamente a mio parere) che chi dice no stia meglio di chi lo subisce questo no. A monte c’è (e mi piace credere che lo sia anche per l’altro e non solo per me) non un capriccio ma un sentire profondo che quel rapporto non va, non può andare, lo puoi rigirare come ti pare, ma non va. Possono essere i tempi ad essere sbagliati oppure altre componenti che di fatto determinano questi benedetti NO che fanno di fatto male ad entrambi. Sottolineerei piuttosto il vittimismo reiterato di chi subisce un no come ingiustizia senza pensare minimamente di essere copartecipe di questo no. Tu scateni sempre argomenti su cui scrivere papiri … a un certo punto bisogna fermarsi… E fermandomi posso dire che un no dovrebbe sempre avere consapevolezza da entrambe le parti, difficile raggiungere tale illuminato stato di Essere ma è l’unico modo per crescere grazie anche ai no (che siano detti o subìti), un abbraccio tesoro :)))
    Elena

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  8. Cara Celine, non ti conosco per nulla, ho letto un tuo post per la prima volta solo ieri ed oggi ho letto lo “sviluppo”, ma mi sei istintivamente molto simpatica 🙂
    Mi spiace, ovviamente, di aver azzeccato lo stato d’animo del “giorno dopo”; non sono uno stregone, sono solo uno che c’è passato personalmente e che ha conosciuto tante altre persone che ci sono passate così come stai facendo te adesso.
    Il tuo dolore, la tua paura di aver fatto la scelta sbagliata, non significano necessariamente che la tua decisione sia errata. Certamente, se l’hai presa, avevi le tue buone ragioni; ciononostante, “il giorno dopo” si ha sempre paura di aver sbagliato, se si vuole bene alla persona lasciata. A meno che, certo, il rapporto non fosse così compromesso ed ai ferri da provare solo senso di liberazione, ma questo non era il tuo caso, e si capiva.

    Cio’ che stai provando adesso è umano, normale: hai lasciato una persona alla quale volevi bene e facendolo gli hai causato ovviamente sofferenza. Come potresti stare bene? Ma cio’ è ben lungi dal costituire “prova del nove” di un possibile errore.

    Certo, se fossi arrivato prima ti avrei citato la frase di Osho “Se non sapete cosa fare… non fate nulla!”; lui sosteneva che noi occidentali siamo naturalmente portati all’azione, sentiamo la “necessità impellente” di far qualcosa, la coercizione a prendere decisioni ogni volta che siamo in difficoltà. E così facendo, spesso prendiamo decisioni delle quali poi ci pentiamo. Ecco il significato della frase di Osho, che – con parole mie – suonerebbe come “aspetta di essere certo e in stato emotivo non alterato, prima di prendere decisioni importanti”.

    Eppure, Celine, non è detto che tu abbia sbagliato. Affatto. Anzi, probabilmente, se ci sei arrivata, la tua decisione è giusta. Diciamo solo che, se avessi aspettato di esserne sicura, ora non staresti così male, perché saresti certa di aver agito per il meglio. Non solo per te stessa, ma anche per lui. Perché nessuno, a “freddo”, quando inizia a riprendere il lume della ragione, vorrebbe stare con una persona che ti dice di non amarti. Almeno avrà il tempo e la possibilità di trovare davvero chi lo amerà.

    Ora non ti resta che soffrire questo “lutto”, non c’è una scappatoia a questo. Certo, non arrovellartici dentro. Appena sei pronta, distraiti, esci, pensa ad altro. Non soffrire un’ora di più di quanto sia necessario. Ma non siamo macchine: quando si allontana una persona dalla propria vita, o si viene da essa allontanati, si soffre, c’è poco da fare.

    Io credo che se ti renderai davvero conto di aver sbagliato, potrai provare a ricucire: è ovvio che lui sarà recalcitrante, ma almeno potrai tentare. Ma ormai, visto che lo stacco doloroso è stato operato, vale lo stesso discorso di prima: prima di provare a rimetterti assieme a lui, aspetta di capire se allontanarti è stato davvero un errore. Aspetta che le emozioni violente si siano calmate e, solo allora, interroga il tuo cuore con la fatidica domanda. Una sola domanda, una sola volta, ed una risposta che sia – per il bene di entrambi – definitiva.

    Un caro abbraccio…

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  9. Cara Selvaggia, personalmente, come sai, non sono un “eroe dei sentimenti”: anche io prima di arrendermi all’evidenza dei fatti, ho bisogno del mio tempo, in dipendenza – ovviamente – del mio voler bene alla persona dalla quale ho ricevuto il “no”.
    Ma alla fine è chi dice “no” che si assume la responsabilità della fine.
    “È senza fede chi dice addio quando la strada si oscura”, dice John Ronald Reuel Tolkien, il che nel mio modo di pensare sta’ per: o sa’ quel che sta’ facendo ed allora è giusto anche per me – nonostante la mia sofferenza – oppure è senza “fede” in me e nel nostro rapporto, e si allontana percio’ di fronte alle difficoltà piuttosto che affrontarle assieme a me.
    E che futuro ci sarebbe con una persona così?

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  10. x Elena: certo, sono d’accordo 🙂 Te ne accorgerai leggendo i miei “papiri” 😉 nelle risposte a Celine (#11) ed a Selvaggia (#12). Se davvero si vuole bene alla persona che si lascia, in più chi lascia si assume anche la responsabilità, talvolta immensa ed ineluttabile, di quel gesto. La viva speranza, è che sappia davvero cosa sta’ facendo e – qualora si accorgesse di essere in errore – che abbia il coraggio di ammettere di aver sbagliato e l’umiltà di chiedere di tornare indietro.

    “E’ meglio tornare indietro che perdersi nel cammino.”
    (Proverbio Russo)

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  11. Benvenuta ZuZuli 🙂

    Meno male che è come dici tu: in amore i “no” SI DEVONO dimenticare; se si “cade”, ci si deve rialzare e riprovare, cercando di farsi condizionare il meno possibile dalle disavventure passate.
    Nessuno deve pagare per il male che – giusta o sbagliata che fosse la ragione che l’ha provocato – qualcun altro ci ha fatto.
    Non temere: chi “vive con gli occhi aperti”, le lezioni le ha sempre ben presenti nel suo cuore (ovvero nel suo subconscio), senza alcun bisogno di riportarle volutamente alla superficie della mente.

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  12. Talvolta credo capiti anche di essere proprio noi la causa di quel ‘no’ che tanto temiamo.
    A volte la paura di perdere qualcosa che ci è tanto caro, ci mette in una disposizione d’animo tale da modificare il nostro modo di essere.
    Accade così che il ‘no’ non sia diretto a noi, ma a quella persona che diventiamo quando abbiamo paura o poca fiducia….
    Il bello dell’essere umano però è che può riprendere ad essere se stesso in qualsiasi momento ed in qualsiasi circostanza: la nostra capacità di rigenerarci e di riprendere il cammino è infinita, o meglio, così mi piace pensare…
    Un sorriso
    🙂

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  13. Ciao Dafnefairy, e benvenuta.
    E’ molto importante la tua presa di coscienza, d’altronde te stessa hai scritto che quel “no” l’hai sia ricevuto che detto. Purtroppo sono quei “no” che in molti troviamo nel corso della nostra vita, e che si deve imparare ad accettare: tu l’hai fatto 🙂

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  14. Ciao Nuvolaerrante 🙂 Sì, è una giusta precisazione quella che fai. Cio’ in genere accade proprio perché non si è riusciti a “metabolizzare” i “no” precedenti; cio’ genera la paura che cio’ possa ripetersi, il comportamento cambia, si diventa troppo “appiccicosi”, o diffidenti, o gelosi… E’ così cio’ che si teme diventa tristemente realtà.
    Ecco un altro motivo, forse il migliore, per cui si deve assorbire e superare i “no” del passato: per poter ricominciare serenamente il nostro presente e poter mettere le basi per un buon futuro.

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  15. …io sono una di quelle persone che si sta “curando” poichè la sua esistenza …povera Me!!! è stata condizionata dal non amore ….
    questo porta a non accettare, e non riuscire ad accettere l’amore che viene offerto per paura del rifiuto e si trascina l’altro in un vortice da cui l’altro fortunatamente riemerge, ma tu rimani lì, solo con te stesso a ripeterti di non essere amato vedendo in ogni no una conferma alla tua inutilità e al non poter essere amati….
    non so come succeda…ma purtroppo crea dei blocchi nella crescita…anche se devo dire che come ogni cosa ha i suoi pro.

    buona giornata.

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  16. C’è un libro che si intitola “i no che fanno crescere”. In realtà è un libro di pedagogia e i “no” sarebbero parte del programma educativo per i figli.
    Credo però che possano essere applicati anche all’amore e nei rapporti affettivi in genere.
    Sono passata attraverso ‘No’ che mi hanno strappato via una parte di me, quei no dei quali non ti capaciti e cerchi una risposta che non arriverà se non dopo tempo (se arriva).
    E anche ho detto ‘No’ quando non c’erano più i presupposti per continuare, ed è stato altrettanto doloroso, perché consapevole di essere la causa del malessere di un altro.

    Nonostante tutto però i “No” mi hanno insegnato che niente è eterno: amore, amicizia, legami che sembrano indistruttibili passano, se ne vanno. Di loro resta un ricordo, una parola, o il silenzio, una sensazione, alle volte anche nulla, ma passano così come passa lo scorrere della vita.

    Un abbraccio.

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  17. I NO fanno male, ma fanno crescere… fa male, in modo diverso sia dirlo che subirlo un NO.
    Non è facile anche dire un NO, sento il peso della respondabilità…
    Subirlo… fa male… ma so che passa…
    Un caro saluto…

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  18. x rosesorthorns: eppure tu conosci il tuo problema, questo è già un notevole passo avanti. Se tu non avessi nemmeno questa consapevolezza, non saresti certamente in grado di venirne fuori. Tu devi mantenere desta l’attenzione, roses, e non appena ti rendi conto che ci stai ricadendo, devi controbilanciare i pensieri negativi, nefasti (“non mi ama neanche questo”), con altri più positivi e propositivi (“sono io che traviso, che faccio di nuovo di un sassolino una montagna”). E’ chiaro che detta così, in poche righe, sembra una soluzione superficiale, eppure le moderne tecniche motivazionistiche si basano proprio su questo principio: piuttosto che annullare i pensieri negativi, che è molto difficile, meglio e più facile riequilibrarli pensando davvero in positivo.

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  19. Fleur, è vero: “l’uomo saggio riconosce la caducità delle cose più salde” (frase Yoga); tuttavia sarebbe sbagliato partire dal presupposto che una qualunque storia, per quanto ben avviata, sia destinata a finire. La frase, più che al fatalismo, esorta all’attenzione, a non dare niente per “scontato”.
    I “no” in amore possono starci purtroppo, fanno parte della vita. Cio’ che importa è, come spesso accade, come si regisce ad essi: ci sono persone che non imparano mai, e continuano ad andare di rapporto in rapporto, in una eterna “coazione a ripetere”; ci sono invece le persone che, come amo dire, “vivono con gli occhi aperti” e sanno imparare da ogni evento, positivo o negativo che sia, evitando così il ripetersi seriale degli errori, ed anzi continuando a migliorare sé stesse.
    Ecco, io credo che tu sia una di queste persone, anche se sono sicuro che come me, preferiresti non aver preso certe lezioni 😉

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  20. Ciao Daruma 🙂 Sì, come scrivevo anche qua sopra a Fleur, i “no” fanno parte di quelle lezioni che magari fanno crescere, come qualunque altra cosa avvenga nella vita di una persona che “viva con gli occhi aperti”, ma che… si vorrebbero tanto evitare ;D
    Un caro saluto anche a te…

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  21. Wolf,

    hai detto una cosa sacrosanta : “non dare nulla per scontato”.
    E questa frase è da meditare soprattutto quando si ha un rapporto stabile da molti anni.
    La consapevolezza che può finire non deve assolutamente pregiudicare l’amore.
    Io sono sempre partita senza pensare a quello.
    Ma l’amore va curato, seguito, coccolato.

    Mi è capitato il rifiuto, certo, e fino ad oggi sono riuscita a voltare pagina senza rancori o grandi malinconie, ma cerco di essere vigile. Ecco tutto.

    Di certi “strappi” come io li ho definiti nel commento precedente ne avrei fatto a meno, ma senza quelli non sarei quello che sono oggi e non avrei quello che ho oggi (e non è poco !).

    Quello che non riesco veramente a comprendere sono le persone che non si rassegnano e continuano a pensare di amare anche dopo essere state trattate malamente. C’è chi al ‘No’ non si rassegna, forse perché, più di qualsiasi altro sentimento, l’orgoglio ferito riesce perfino ad annebbiare la ragione.
    Ho conosciuto persone così, disposte a fare le peggio pazzie …
    Sinceramente ho delle difficoltà a comprenderle.
    Questo non vuol dire che in 24 ore le cose passano. Certe cose mie le ho metabolizzate in anni, ma l’ho fatto tra me e me…Non so se mi spiego.

    Un abbraccio

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  22. ho sempre detestato i no, credo infatti che si possano dire le cose, riducendo al minimo le ferite … io poi che sono permalosa, non posso non stare attenta a questo!!

    del resto si dice
    non fare agli altri ciò che …

    ed io scrupolsamente lo seguo alla lettera, bacio lu

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  23. Ciao Lu! 🙂 E’ anche vero che un “no” rimane pur sempre un “no”, comunque lo si colorisca. Certo, il tatto e’ importante, ma purtroppo talvolta i “no” si devono dire e sapere accettare…
    Ricambio il bacio 🙂

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  24. Bello sto post (come tutti i tuoi del resto) ancora una volta grazie per gli spunti di riflessione che ci dai (io al massimo posso ricambiare con qualche sorriso…va a vedere il mio post di oggi…:-))
    Qualche settimana fa un mio amico mi diceva “io non ho problemi a dire che sono intelligente. L’intelligenza è solo una delle qualità umana ma troppo sopravvalutata, io sono intelligente, un altro avrà gli occhi scuri….”
    E così è per il tuo no in amore, uno dei tanti che possiamo prendere, non vanno sopravvalutati troppo….

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  25. Vorrei rispondere a FleurDeProvence quando scrive “Quello che non riesco veramente a comprendere sono le persone che non si rassegnano e continuano a pensare di amare anche dopo essere state trattate malamente.”
    Eccomi, sono una di quelle! Mi sono fatta trattare male, ho accettato dei comportamenti che razionalmente, ma non emotivamente, capivo essere sbagliati, mi ha detto dei no, ma poi dei si, mi ha lasciata e ripresa e io lì ad aspettare un suo minimo cenno per sentirmi viva… ecco qui spiegato il motivo, la dipendenza affettiva, la paura dell’abbandono, non sempre si è forti a tal punto da riuscire ad eleborare i propri dolori tra sè e sè, non sempre si è in grado di dirli i NO invece di subirli…meglio qualcuno che ti dice dei no e che ti fa sentire viva, che qualcuno che non ti vede proprio..
    Ancora oggi a 2 mesi dall’ultimo definitivo suo NO so che il mio cuore lo rivorrebbe ancora! La differenza sta nella ragione, per fortuna stavolta funziona meglio, per fortuna ancora, stavolta so che non tornerà mai più.
    grazie a Wolf..
    PS: ma di dove sei?

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  26. x Lidia: Sono d’accordo con il tuo amico: l’intelligenza “classica”, quella del Q.I. per intenderci, puo’ al massimo essere di aiuto per problemi “logici” (il che’ e’ tutt’altro che poco, eh!) ma nella vita lascia spesso il tempo che trova.
    Te lo dice uno che e’ stato socio del Mensa, l’organismo internazionale che ha solo soci con Q.I. superiore al 98% della media nazionale.
    Cio’ che conta davvero, e’ casomai la cosiddetta “intelligenza emotiva”: quella si’ e’ importante e ti aiuta a gestire ed affrontare le situazioni della vita.

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  27. x occhicheridono: c’e’ un bellissimo libro di uno psicologo purtroppo recentemente scomparso, intitolato “Riti e Miti della Seduzione” che racconta che in molti rapporti si creano le figure del Dominato e del Dominante. Il Dominato e’ colui (o colei) che, rendendosi conto che il rapporto non va’ e spesso che non e’ corrisposto, sogna e progetta di porre fine al rapporto, di distaccarsi definitivamente, ma… non ha mai la forza di farlo. Secondo Carotenuto (e’ l’autore) e’ solo il Dominante che puo’ porre davvero fine al rapporto, spesso con grande fortuna anche del dominato.
    Personalmente credo che il cuore sia meno “flessibile” della mente, ha bisogno di piu’ tempo per “accettare” i cambiamenti talora molto sgraditi, ma la mente puo’ pazientemente aiutarla, ricordandogli, ogni volta che serve, che il rapporto e’ finito, che evidentemente e’ giusto cosi’ e che accettare la “liberazione” – per quanto doloroso sia – rappresenta l’inizio della rinascita.
    Col tempo, anche il piu’ ostinato dei cuori, se supportato amorevolmente ma fermamente dalla mente, si “arrende” o, meglio, si “ravvede”.

    P.S.: Ma il “di dove sei?” a chi era rivolto? Io sono della Superba, comunque. Ovvero Genova 🙂

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  28. già…prima o poi dovrai dedicare un post a Goleman e all’intelligenza emotiva.
    Tempo fa, dopo la fine di una storia il mio problema fu proprio questo, capire perchè una persona indubbiamente così intelligente e piena di belle qualità aveva gestito così disatrosamente la nostra relazione. Un mio amico mi ha fatto leggere Goleman e ho capito: pur essendo un intelligente “classico” come dici tu era del tutto privo di capacità di saper gestire le emozioni: troppo preso all’inizio, troppo pauroso davanti alla prima difficoltà.

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  29. grazie per il consiglio del libro e per le belle parole da te riassunte…
    è vero è il dominante che ha deciso ed è vero che staremo meglio tutti e due…
    per tornare a discorsi meno aluici…. di Genova ho visto solo lo stadio, nel 1999 al concerto di Bruce Springsteen:-)) peccato, meritava una visita più appropriata:-)

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  30. x Lidia: pensa che diversi psicologi hanno tacciato Goleman e la sua “intelligenza emotiva” di “stupide”; in realta’ e’ chiaro che il termine e’ “letteralmente” errato, parlare di “intelligenza emotiva” e’ senz’altro inesatto, ma Goleman ha semplicemente voluto creare un termine “accessibile” per indicare la capacita’ di gestire i propri stati emotivi.

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  31. x occhicheridono (tra l’altro un bel nick ;)): Be’, io credo proprio di si’: quando si arriva a certi punti, e’ evidente che lo stacco e’ la cosa migliore per entrambi anche se – soprattutto per chi lo subisce – occorre tempo, talvolta anche molto, prima di riuscire a rendersende conto. Hai letto anche l’estratto dell’articolo sulla dipendenza che ho riportato qua sopra poco tempo fa’?

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  32. Cara occhicheridono,

    quello che provi tu l’ho provato anche io in passato. So bene quando si è molto innamorati cosa vuol dire un no che diventa un ‘ni’ e poi si riapre una porta e…
    Ho vissuto questo “prendi e posa” dove io ero la persona da prendere e posare (e l’ho lasciato anche fare), ma è un’angolazione diversa da quello che dicevo io.
    E proprio perché ti capisco non mi permetterei di giudicare il tuo sentimento. E poi comunque giudicare è molto opinabile.

    Ti faccio un esempio di quello che volevo dire io.
    Una persona che conosco è stata lasciata con un NO definitivo dal partner, con tutte le spiegazioni del caso, ecc. Un No che non è mai diventato un NI, perché la controparte non è mai tornata sulle proprie posizioni, quindi il tema è un po’ diverso dalla tua situazione (che, ripeto, conosco).
    Ora succede che chi è rifiutato non se ne dà una ragione e la persona in questione è arrivata a fare cose che io non tollererei.
    Tipo: seguire, controllare, spiare, verificare dov’è, con chi è, ecc.
    Di questi elementi in giro ce ne sono, e tanti.
    Io posso capire che l’orgoglio ferito sia una bestia che mangia i visceri difficile da tenere a bada, ma non arriverei al punto di fare appostamenti, inseguimenti, ecc. perché ritengo questo poco dignitoso.
    Voglio specificare che è una mia opinione personale, tuttavia mi permetto di osservare che non mi pare un comportamento lecito.
    E non penso che sia più una prerogativa maschile, avendo io conosciuto 2 persone di sesso opposto che sono scivolate in questa … chiamiamola …anomalia.

    Per ciò che riguarda te, posso solo dirti di resistere, di cercare nel silenzio e nella solitudine interiore la forza per non aver più a che fare con una persona che sta gratificando il proprio ego giocando con te come il gatto col topo.

    Ma sono anche convinta che nessun consiglio esterno serve per poter metabolizzare gli avvenimenti della vita.
    Perciò le mie opinioni prendile solo come le parole dette da una sconosciuta che, come te, cerca di vivere come può, accettando anche fragilità e tristezze se servono a farci fare un passetto in più.

    Ti saluto e saluto anche Wolf.
    Un sorriso.
    Fleur

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  33. (…)Tu non devi chiederti il perché del loro comportamento, ma piuttosto il perché del tuo desiderio di “lasciare traccia di te” in persone che forse manco rivedrai più. Sembra un terrore di essere dimenticata che ricorda da un’angolazione diversa proprio la paura dell’abbandono, del “non contare proprio per chi si ama”,(…)

    esattamente, forse non completamente, o forse sono io a non rendermi conto…ma…per me è quasi come essere morti.. non sò spiegarlo.., quando qualcuno ti ricorda con affetto tu lo percepisci, almeno… io si, ma quando nessuno ti ricorda… è come essere morti!
    Il punto è che io sono convinta di una cosa… nel mondo ci sono tante persone, queste persone di fondo sono solo una! Quindi, ogni persona da sola, completamente dimenticata… è quasi un essere fine a se stesso che non fà parte del tutto, perchè il tutto lo ha dimenticato… perchè?… io non voglio essere fine a me stessa… e credo fortemente a quel detto famoso che nessun uomo è un’isola…. da soli si è soli e basta, e dimenticati si è nulla e basta… come quei vecchietti solitari seduti nelle loro poltrone vecchie ad aspettare qualcuno che gli faccia un sorriso prima che volino via!
    Ma forse sono solo giorni tristi.. e domani la penserò diversamente da oggi, d’altra parte, sono fondamentalmente schizzofrenica!
    😀 baci..

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  34. Capisco 🙂 Diciamo pero’ che un’isola appartiene… al suo arcipelago? Prendi un’isola caraibica, che ci starebbe a fare in un arcipelago del mare del nord? Non avrebbe niente in comune con le altre isole, anzi il loro “freddo” la ucciderebbe lentamente…
    Molto meglio per quell’isola, trovare un arcipelago di isole affini o con le quali per lo meno ci sia sintonia 😉

    Quello che descrivi tu l’ho provato anche io, ma solo verso persone alle quali ovviamente volevo bene. Cio’ succede perche’ e’ difficile accettare di “non essere niente” o “non essere stato niente” per queste persone. Ma:
    1) di solito non e’ cosi’; siamo stati e siamo certamente qualcosa, solo che queste persone sono troppo perse nel loro presente per ricordarsi “consciamente” di noi… eppure noi siamo senz’altro in loro, non temere;
    2) anche nei casi nei quali sia cosi’… be’, vuol dire che semplicemente eravamo troppo distanti, e quella distanza che si percepisce deve essere presa come prova del nove che, in fondo, e’ stato giusto cosi’…

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  35. Chissà perché ho sempre pensato che sia più difficile dire no che riceverlo. Credo che l’amore, comunque, non dipenda né da un no – né da un si – né da un forse… l’Amore esiste comunque. Forse riesce ad accettare un “no” chi non lo considera un “non devi amarmi” o chi non ama.
    L’amore c’é… e non è detto che debba esistere per forza in un solo modo. Ma questo dipende da chi lo vive e da chi lo guarda.
    Fa male ricevere un no, sempre. Ma fa peggio sentirsi costretti a dover cessare forzatamente qualcosa fa parte di noi.
    La sento e la vivo così :o)
    Quanti no? Tanti. tanti. Tanti.

    Un abbraccio :o*
    Chiara

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  36. Bé, Chiara, credo che sia per i sensi di colpa; sostanzialmente dipende da come sei stata cresciuta: se sei stata abituata a temere di deludere le aspettative degli altri, ti sarà certamente più difficile dire un “no” piuttosto che riceverlo; dire un “no” significa assumersi la responsabilità anche della delusione altrui. E puo’ essere tutt’altro che facile.
    Certo, l’amore c’è anche se non è corrisposto, ma sono fermamente convinto che un amore “sano” non sta’ “lì” anche quando viene rifiutato; certo, non è immediato, ma prima o poi si spegne. Puo’ rimanere affetto, certo, anche “amore in senso lato”, ma l’amore vero non dura se non viene ricambiato. E’ facile che allora sia dipendenza affettiva, per il fatto di non voler rinunciare a qualcosa sul quale si è “investito” un pezzo di cuore.
    Ciao Chiara e benvenuta sul mio blog 🙂

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  37. Concordo in pieno con quello che hai scritto…Il problema è che secondo me spesso capita di innamorarsi non della persona di per sè, ma dell’idea che ce ne facciamo..E a quel punto diventa impossibile accettare un no.
    D’altro canto, spezzo una piccola lancia a favore dei rifiutati(che in fondo c’entra poco col discorso ma che mi va di dire lo stesso :P): c’è comunque modo e modo di dire le cose, ed è chiaro che un rifiuto civile e magari ragionato è + più facilmente digeribile di un rifiuto “guerresco”…
    Essere presi a malo modo dalla persona che si ama perchè le si è detto di amarla è la cosa più squallida che riesco a immaginare 😦
    Ps: stasera mi esprimo come un libro senza pagine, quindi non far caso alla logica dei concetti eh xD
    ciao 🙂

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  38. Veramente ti sei espressa benissimo 🙂
    Credo che l’innamoramento sia sempre diretto sia verso il “reale” che verso “l’aspettato”, anche perché ci vuole tempo per conoscere a fondo chi hai davanti. Ecco perché talvolta, a posteriori, non ci sembra che quella persona sia la stessa della quale ci eravamo innamorati.

    Il tuo discorso sul tatto non fa’ una grinza; purtroppo credo sia più un misto di ignoranza e superficialità, piuttosto che di vera perfidia…

    Buonanotte e… vedo che sei sempre più attaccata alla tua cara Finlandia! ;D

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  39. Ho paura dei NO, non di quelli che hanno detto a me però, ma di quelli che hanno detto ad un bambino. Per 6 anni ha vissuto in un istituto e quei NO prima o poi torneranno come fantasmi nel buio… Spero di esserci in quei momenti, e di esserci nel modo giusto, anche se non so quale sia.

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  40. Ho letto che sei maestra di scuola elementare 🙂 Ti fa’ onore preoccuparti e avere a cuore il futuro di uno di quei bambini. Lo so’, senz’altro te la ritieni un’attenzione normale e scontata, ma non lo e’, credimi.
    Gia’ il fatto che per lui ci sei e’ importante. Il tuo contributo a superare quei no e’ estremamente importante anch’esso e, al di la’ dei risultati che otterrai, non dovrai mai dimenticartelo.

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  41. Il rifiuto fa parte della vita Spesso non lo si può evitare, perché ognuno è libero di decidere con chi stare. Può accadere, però, che il rifiuto venga considerato come un fallimento personale. Essere respinti è doloroso e può lasciare amarezza e delusione. Molti rifiuti sono provocati da eccessive aspettative o da comportamenti poco chiari.
    Se siamo noi a rifiutare non ci creiamo , i solito, troppi problemi; ma se siamo noi ad essere rifiutati il discorso cambia.

    Siamo così presi da noi stessi da non ammettere che a qualcuno/a possiamo non andare a genio. Ci sembra impossibile. Ma come? Noi così belli, intelligenti, fascinosi siamo rifiutati? Quello/a non capisce niente!!

    E invece dovremmo accettare il rifiuto e chiederci “perchè?” senza che esso incida più di tanto nel nostro percorso.
    Un’aòtra cosa: Non è vero, come diceva una tua commentatrice che chi è stato molto amato saprà amare tanto. Ci sono nel corso della vita esperienze che ti portano a cambiare. Ed inoltre bisogna vedere a quale tipo di amore ci si riferisce. Tutto viene passato per amore, anche un semplice e fuggevole “incontro”:)) e lì difficilmente si avrà un rifiuto!!

    ciao

    dora

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  42. Si’, Dora, e senza nemmeno insistere tanto sui “perche'” giacche’ di solito il motivo e’ che l’altro, semplicemente, non ci ama.
    Amo ricordare una scena tratta dal film “Il Genio ribelle”, nel quale Robin Williams diceva a Matt Damon, il quale non si dava pace per una relazione fallita, che “Non importa quanto tu sia perfetto o quanto lei sia perfetta, importa quanto siete perfetti insieme”. E’ lecito naturalmente cercare di capire se c’e’ qualcosa in noi che possiamo correggere, ma perderci in troppi processi alla persona che ci ha rifiutati o a noi stessi per esserlo stati, non e’ di alcuna utilita’, anzi e’ una perdita di tempo ed energia preziosi.

    Per quanto riguarda il fatto che chi viene amato tanto riuscira’ ad amare altrettanto, diciamo che la cosa e’ semplicemente una probabilita’, non e’ scontata. Essere stati amati, da bambini ad esempio, da’ senz’altro possibilita’ in piu’ di “incorrere” in un buon amore futuro, perche’ si sara’ piu’ liberi da ricerche di compensanzione per quell’amore e quelle attenzioni che sono mancate in tenera eta’.
    Ma certamente la “maggiore probabilita’” non e’ certezza…

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