Le anime devono essere lasciate libere

LE CONTRADDIZIONI DEL CAMMINO
di Paulo Coelho

StradeIn uno dei suoi rari scritti, il saggio sufi Hafik parla della ricerca spirituale. «Accetta con saggezza il fatto che il Cammino è pieno di contraddizioni. Ci sono momenti di gioia e disperazione, di fiducia e mancanza di fede. Così come il cuore si espande e si contrae per continuare a battere, spesse volte il Cammino nega se stesso, per stimolare il viaggiatore a scoprire ciò che esiste al di là della prossima curva».
«Se due compagni di viaggio stanno seguendo lo stesso metodo, ciò significa che uno di essi è sulla pista falsa. Perché non ci sono formule per raggiungere la verità del Cammino, e ciascuno deve correre i rischi dei propri passi. Solo gli ignoranti cercano di imitare il comportamento degli altri. Gli uomini intelligenti non perdono il loro tempo con questo, e sviluppano le proprie abilità personali; sanno che non esistono due foglie uguali in una foresta di centomila alberi. Non esistono due viaggi uguali nello stesso Cammino».

 



Commento di Wolfghost: Quante persone credono di conoscere il “giusto percorso” non solo per se’ stesse ma addirittura per il prossimo? Quanti genitori non lasciano liberi i figli credendo di poter risparmiare loro gli errori in cui tutti incorrono inevitabilmente prima o poi, e attraverso i quali imparano? Chi non sbaglia prima lo fara’ quasi sempre dopo… e con meno tempo per recuperare. Quanti credono che il fatto di aver commesso terribili errori dia loro il diritto di guidare la vita altrui? Quanti falsi maestri se la prendono se qualcuno non sceglie il loro stesso percorso? Quanti artisti pretendono che la vera arte sia solo la loro?

Vanno bene le indicazioni, vanno bene i consigli, va bene l’informazione, ma che sia chiaro che ognuno ha il diritto di decidere della propria vita con la propria testa.
Perfino sbagliando.

“Ma non pretendere, o tu che tenti di modulare l’arpa, che altri si accordino con te. Le anime devono essere lasciate libere di vibrare come vogliono, perché ogni musica è adatta all’espressione di quella coscienza.” (Raphael)

Road

 

 

Esempi positivi: la potenza delle parole

Stasera avevo scritto un racconto, anche abbastanza lungo. Ovviamente ho scritto direttamente sulla finestra del browser. Altrettanto ovviamente il browser è “crashato” proprio quando avevo finito e stavo per postare 😉

Un giorno lo riscriverò, ora è troppo tardi.

Mi rifugio nel buon vecchio Coelho, uno scritto breve il suo, ma nel quale credo ciecamente: tante persone hanno bisogno dell’esempio di chi, almeno limitatamente ad un certo argomento, “ce l’ha fatta”… non neghiamoglielo. Compensiamo un po’ l’onda delle cattive notizie che, come si sa, corre molto più veloce di quella delle notizie buone. Non temiamo di essere derisi, considerati “bonaccioni”, “visionari” o “illusi”…

 



La potenza delle parole
di Paolo Coelho

La parola è potere. Le parole trasformano il mondo e l’uomo. Tutti noi abbiamo già sentito dire: “Non si deve parlare delle cose belle che ci accadono, perché l’invidia altrui distruggerà la nostra gioia.”
Non è affatto vero. I vincitori parlano con orgoglio dei miracoli della propria vita. Se tu metti dell’energia positiva nell’aria, essa attrae altra energia positiva. E, inoltre, rallegra coloro che veramente ti vogliono bene. Quanto agli invidiosi, agli sconfitti – questi potranno causarti qualche danno solo se tu darai loro questo potere.
Non temere. Parla delle cose belle della tua vita a tutti coloro che vogliono ascoltare. L’Anima del Mondo ha tanto bisogno della tua gioia.

Onde giganti, Waimea Bay, Oahu

 

Il disprezzo: distruggere l’altro invece di migliorare noi stessi

IL PONTE E LA PASSERELLA
di Paulo Coelho

C’è gente che, invece di tentare di migliorare quello che fa, cerca sempre di distruggere ciò che gli altri tentano di fare. La storia che segue è basata su un racconto di Silvio Paulo Albino.

PasserellaUn uomo, dopo molti anni di lavoro e studio per trovare il modo migliore per attraversare il fiume davanti alla sua casa, vi costruì sopra una passerella. Ma gli abitanti del paese raramente osavano attraversarla, a causa della sua precarietà. Un bel giorno si presentò da quelle parti un ingegnere. Insieme a lui, gli abitanti costruirono un ponte e questo fece infuriare il costruttore della passerella. Da quel momento, l’uomo cominciò a dire, a chiunque lo stesse ad ascoltare, che l’ingegnere aveva disprezzato il suo lavoro.
“Ma la passerella è ancora là – gli rispondevano gli abitanti -. È un monumento ai vostri anni di impegno e riflessione”.
“Nessuno la usa”, ribatteva l’uomo, nervoso.
“Voi siete un cittadino rispettato, e noi vi vogliamo bene. Ma, se le persone pensano che il ponte sia più bello e più utile della passerella, che cosa possiamo farci?”.
“Il ponte attraversa il mio fiume!”.
“Ma signore, con tutto il rispetto per il vostro lavoro, vorremmo farvi presente che il fiume non è vostro. Lo si può attraversare a piedi, in barca, a nuoto, in qualsiasi maniera vogliamo. Se la gente preferisce passare sul ponte, perché non rispettare il suo desiderio? E d’altra parte, come possiamo aver fiducia in qualcuno che, invece di tentare di migliorare la sua passerella, trascorre tutto il tempo a criticare il ponte?”.

 



Commento di Wolfghost:
Il mondo di oggi è basato sulla competizione: si compete per fare carriera, per strappare la persona amata agli avversari, per risaltare agli occhi altrui, per prendere quote di mercato alle altre aziende. Fin da bambini siamo stimolati ad essere i migliori, a puntare sempre a superare gli altri, e già su questo ci sarebbe da discutere, però si potrebbe dire che in fondo una società basata sulla competizione, se da un lato esaspera i nostri animi, dall’altro ci firnisce lo stimolo a migliorare sempre noi stessi.
Peccato che troppo spesso anziché puntare su stessi si tende a distruggere l’avversario, a mettere in cattiva luce lui e il suo operato. Il paragone con l’altro, l’osservazione di ciò in cui noi gli siamo inferiori, invece di spronarci a migliorare laddove possibile, si trasforma in invidia, in rabbia per un risultato che non arriva, in vendetta e gioco sleale da sfogare sul prossimo.
E così, quella che perlomeno potrebbe essere un’occasione di crescita, si trasforma in una seconda sconfitta: quella morale dopo quella materiale.

Ponte

 

Non si può aiutare chi non vuole essere aiutato

giumentaLA GIUMENTA MORTA DI STANCHEZZA
di Paulo Coelho

Nasrudin decise di cercare nuove tecniche di meditazione. Bardò la sua giumenta e iniziò un pellegrinaggio per il mondo: andò in India, in Cina, in Mongolia, conversò con tutti i grandi maestri, ma non ne ricavò nulla.
Sentì dire che c’era un saggio nel Nepal: si recò fin laggiù, ma mentre stava salendo sulla montagna per incontrarlo, la sua giumenta morì per la stanchezza. Nasrudin la seppellì in quello stesso luogo, e pianse di tristezza.
Passò un uomo e disse: “Questa dev’essere la tomba di un santo, e voi eravate suo discepolo. Sicuramente, state piangendo la sua morte”.
“No, è solo la tomba della mia giumenta, che è morta di stanchezza”.
“Non ci credo – disse il passante -. Nessuno piange per una giumenta morta. Questo dev’essere un luogo santo, dove accadono i miracoli, e voi state tentando di nasconderlo”.
Per quanto Nasrudin discutesse, non servì a niente. L’uomo si recò al paese vicino, raccontò a tutti la storia di un grande maestro che operava guarigioni sulla sua tomba, e ben presto cominciarono a sopraggiungere i pellegrini. A poco a poco, la notizia della scoperta del Saggio dal Lutto Silenzioso si diffuse per tutto il Nepal – e sul luogo accorsero moltitudini di persone.
Vi giunse anche un uomo ricco, che ritenne di essere stato ricompensato e perciò fece costruire un imponente monumento nel punto in cui Nasrudin aveva seppellito il “suo maestro”. Visto l’accaduto, Nasrudin decise di lasciare le cose come stavano. Ma imparò una volta per tutte che, quando qualcuno vuole credere a una menzogna, nessuno lo convincerà del contrario.

 



Commento di Wolfghost: Almeno 15 anni fa frequentai un gruppo che faceva pratiche di meditazione. Si trovavano in una bella e ampia casa con tanto di terrazzo e praticavano in particolare la “Meditazione Dinamica” di Osho, che consiste in una danza sfrenata di quindici minuti, nella quale ci si può muovere e gridare come si vuole, per poi – quando la musica “vivace” finisce e inizia quella tranquilla – lasciarsi cadere a terra e, sfruttando il fatto di aver scaricato le energie, entrare facilmente in meditazione. Poi c’era il periodo della condivisione, nella quale ognuno diceva cosa aveva provato, e infine si cenava tutti assieme con ciò che ognuno aveva portato dalla propria casa.
Mi resi ben presto conto che, come spesso avviene, per diverse di queste persone la meditazione era solo un pretesto per fare gruppo, e ciò a poco a poco mi allontanò, ma alcuni di loro erano davvero dotati di profonda e bella spiritualità.
In quel periodo ero in difficoltà, una persona a cui tenevo molto si trovava in grave crisi, io ne percepivo la disperazione ma per quanti sforzi facessi per aiutarla, essa continuava ad andare dritta verso il suo baratro.
Chiesi l’opinione della persona spiritualmente più dotata del gruppo ma, invece di udire parole di comprensione verso quella persona, come mi aspettavo, ascoltai una lezione destinata a diventare tra le più importanti della mia vita, una lezione di poche parole, detta con un’improvvisa serietà che lasciava trasparire, senza ombra di dubbio, essere di chi aveva dovuto impararla tristemente sulla sua pelle. La lezione era “Non si può aiutare chi non vuole essere aiutato”.
Non importa quanto bene potrebbero fare le nostre parole se venissero ascoltate, per chi, nella sua testa, si rifiuta o non è in grado di mettere in discussione, le proprie idee.

senza uscita

 

Raccoglieremo ciò che piantiamo

RACCOGLIEREMO CIO’ CHE PIANTIAMO
di Paulo Coelho

 

seminaIl pessimismo contagia. Il vittimismo contagia. La disperazione contagia. Coloro che hanno la sensibilità sufficiente per scorgere le auree (vibrazioni energetiche che avvolgono gli esseri viventi) capiscono che, prima che la malattia fisica penetri nel corpo, parte dell’energia vitale viene drenata dal cervello afflitto e preoccupato.
Tutto ciò che investiremo nell’oggi, in qualche maniera ci sarà restituito in un ciclo molto simile a quello che osserviamo in natura. “Ciò che piantiamo, raccoglieremo”, dicevano i nostri antenati. Essi non udirono mai parole come ecologia. Ma in questa semplice frase – “ciò che piantiamo, raccoglieremo” – risiede parte della saggezza che l’Universo ci insegna.
Ogni momento della nostra realtà è direttamente influenzato da come noi riteniamo che una “realtà” debba essere.

 

 


Commento di Wolfghost: la chiave sta nella parolina “influenzato”: ogni nostro momento è influenzato da come noi siamo portati a pensare esso debba essere. Quando arriva un lavoro importante ci si può ritrovare a pensare frasi come “Sarà un bagno di sangue”, “Di qua non ne usciamo”, e altre cosette del genere. Oppure si può vedere quel lavoro come una nuova sfida, una nuova opportunità di crescita e di prova di sé stessi. Di divertimento perfino. E chi credete che lavorerà meglio, più tranquillo, e con maggiori risultati? 😉

Guardatevi attorno, è facile trovare altri esempi: la fidanzata ansiosa pensa, dopo 5 minuti di ritardo, che il fidanzato “sarà con un’altra!” o che “ecco, non gliene importa nulla!”; un’altra ne approfitterà per farsi una chiacchierata con un’amica, magari sul telefonino, o per finire qualcosa che stava facendo. Poi magari scoprirà che… c’era semplicemente traffico 🙂 Questa persona renderà il rapporto leggero, divertente, pieno di sorrisi; la prima, al contrario, pianterà il seme del dissidio, del dubbio, del rancore, del sospetto… e il rapporto non potrà che declinare per davvero 😮
Certo, essere “influenzato”, non significa essere completamente “determinato”: una persona “sportiva” potrà mettere le corna sia all’una che all’altra delle due sopra descritte, ma… almeno fino al momento della scoperta si sarà vissuti sereni, senza essere preda dell’ansia e del disfattismo 🙂
… e soprattutto senza avere il dubbio di essere stati artefici delle proprie corna! 😛

 

p.s.: e ora non iniziate a chiedermi “ma perché parli così? Forse qualcuna… ?” ahahah 😀 No, al momento sono felicemente single, ma il testo è assolutamente generale 🙂

Sissi e Julius sulle scaleNelle foto: Sissi che cerca di non far rientrare Julius in casa quando lui, al mio arrivo, si va a fare la sua passeggiata per le scale! 😀 Lei ad esempio ha seminato male: lo ha trattato male fin dall’inizio, e ora che lui è cresciuto… sono dolori! eheheh 😛 Non fatevi ingannare da queste foto: Julius non è tipetto da farsi mettere sotto! 😉

 

La felicità di uno non significa la tristezza di altri – I tre blocchi di pietra

I TRE BLOCCHI DI PIETRA
di Paulo Coelho

Una leggenda australiana racconta la storia di uno stregone che passeggiava con le sue tre sorelle, quando si avvicinò il più famoso guerriero di quei tempi.
“Voglio sposare una di queste belle giovani”, disse.
“Se una di loro si sposerà, le altre si crederanno brutte. Sto cercando infatti una tribù dove i guerrieri possano avere tre mogli”, rispose lo stregone, allontanandosi. E, per anni, continuò a percorrere il continente australiano, senza riuscire a trovare questa tribù.
“Almeno una di noi sarebbe potuta essere felice”, disse una delle sorelle, quando ormai erano vecchie e stanche per il tanto camminare.
“Ero in errore – rispose lo stregone -. Ma ormai è tardi”.
E trasformò le tre sorelle in blocchi di pietra. Chi visita il Parco Nazionale delle Montagne Azzurre, vicino a Sydney, potrà vederli.
La felicità di uno non significa la tristezza di altri.

 



Commento di Wolfghost:
questo post avrebbe potuto intitolarsi “Salvare capra e cavoli, ovvero come vivere infelici facendo tutti scontenti” 🙂
Spesso nella vita è necessario compiere azioni, prendere decisioni, che finiscono per scontentare qualcuno o addirittura renderlo infelice. Ad esempio, ne sa qualcosa chi vuol rompere una relazione ma soffre di sensi di colpa pensando di far male al partner, pur sapendo che continuare quella relazione sarebbe alla lunga ancora più dannoso per entrambi. Oppure ne sa qualcosa chi è abituato a prendere sulle sue spalle la tristezza e le difficoltà di chiunque abbia vicino, finendo per vivere la vita d’altri, dimenticandosi della propria.
E’ il dramma di chi ha un eccessivo senso del dovere, colui che percepisce di dover sempre “sistemare le cose”, di fare in modo che nessuno sia scontento, finendo alla fine per condannarsi all’immobilismo, temendo che le conseguenza di ogni sua azione possano danneggiare o anche solo rammaricare qualcuno.
La mia esperienza mi ha insegnato che non solo “La felicità di uno non significa la tristezza di altri” ma, ancora di più, che “La tristezza di uno, il suo sacrificio, non significa necessariamente la felicità di altri”. Quando si annulla la propria vita pensando di fare il bene altrui, quasi sempre si scopre che il benficio procurato non vale neanche lontanamente la vita che si è perso, arrivando addirittura ad avere il sospetto che anzi, perfino i presunti beneficiari di quel sacrificio, avrebbero probabilmente avuto una vita migliore senza di esso. Un esempio classico è quello del genitore iperprottettivo, che finisce non solo per non vivere lui stesso, ma per impedire anche al figlio – in nome del suo bene – la possibilità di vivere o svilupparsi pienamente.

Le Tre Sorelle delle Montagne Blu - Parco Nazionale, SidneyLe Tre Sorelle delle Montagne Blu – Parco Nazionale, Sidney

 

Sincronicita’

SINCRONICITA’
di Paulo Coelho


orologiSabato sera. Vado a comprare le riviste della settimana, leggo un articolo che attira la mia attenzione e penso: “Dovrei scrivere una email ad Anabela Paiva (la giornalista che aveva scritto l’articolo), facendole i complimenti”.
Mi siedo davanti al computer, cerco il suo indirizzo elettronico, non lo trovo, e dimentico la faccenda.
Un’ora dopo, tentando di fare un po’ di spazio nella libreria per nuovi libri, noto un foglio di carta: vi erano appuntati i numeri di telefono e l’email di Anabela.
Il pomeriggio di quello stesso sabato, mi ero trovato a riflettere se avrei dovuto servirmi della colonna a me affidata per condividere con il mio lettore alcuni brani del Libro delle Coincidenze (Amir Borges Mattos, Editore Dinamica), una raccolta di fatti che si svolgono in maniera sincronica. È chiaro che quanto accaduto con l’email di Anabela dissipò qualsiasi dubbio, ed eccovi dunque alcune storie del libro in questione. Prometto di riprendere l’argomento in una delle prossime occasioni, non per vedere la coincidenza come un fatto solo curioso, ma per approfondire il nostro rapporto con il “linguaggio dei segnali”.
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Il compositore tedesco Richard Wagner nacque nel 1813 (la somma di questi numeri è 13). Compose 13 opere, di cui la prima fu rappresentata per la prima volta in un giorno 13 e una delle più famose, Tannhauser, fu terminata il giorno 13. Wagner morì in un giorno 13.
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Conan Doyle, creatore del detective Sherlock Holmes, prese alloggio in una locanda a Passo Gemmi, in Svizzera. Mentre si riposava lì, decise di scrivere una breve storia, servendosi della locanda come scenario e descrivendo un incontro fra persone che si odiano. Quando tornò in Inghilterra, decise di distrarsi con la lettura di un racconto di Guy de Maupassant, «L’Auberge». Quale non fu la sua sorpresa nello scoprire che Maupassant aveva scritto una storia simile, ambientata nella stessa locanda.
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Il chimico nordamericano Charles Martin scoprì, nel 1886, un procedimento per isolare le impurità dell’alluminio. Quando inviò il suo lavoro a una rivista scientifica, venne a sapere che in quella stessa data era arrivato un lavoro del francese Paul Heroult, in cui si descriveva lo stesso metodo. Le coincidenze non finiscono qui: Martin e Heroult morirono un mese dopo avere compiuto 51 anni.
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Lo scrittore francese Camille Flammarion stava terminando un libro del suo studio quando una folata di vento entrò dalla finestra aperta e portò via alcune pagine. Il giorno seguente, un impiegato della tipografia dove il libro sarebbe stato stampato e che si trovava a un chilometro dalla casa di Flammarion – le trovò nel cortile interno del magazzino. Fu sorpreso nel leggere ciò che vi era scritto: quella parte del libro parlava della forza del vento.
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Nel 1972, in una intervista, la scrittrice Taylor Caldwell raccontò che lei e il marito già scomparso – possedevano un arbusto di gigli che non fioriva mai. Lui, una volta, aveva scoperto che quel tipo di fiore era conosciuto con il nome di “giglio della risurrezione”.
L’arbusto era fiorito solo una volta, nel 1970, proprio nell’ora del funerale di suo marito.
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Carl Jung, lo psicanalista famoso per i suoi studi sulla sincronicità, racconta una storia: nell’entrare in metropolitana per andare all’opera, scoprì che il numero del biglietto era lo stesso di quello del teatro. Quella sera, ricevette la telefonata di un amico che parlava da un telefono il cui numero era lo stesso di quello dei due biglietti.

 



Commento di Wolfghost: credo che a chiunque siano accadute coincidenze tali da far dubitare perfino i piu’ scettici (ed io in fondo sono spesso tra quelli! :-D) sulla vericidita’
della teoria sulla “sincronicita’ degli eventi”.
Anche io ne ho diversi, a partire dalla data di nascita, i quali numeri principali si sono ripresentati molto spesso nella mia vita.

Possono queste cose essere spiegate solo con un’attenzione particolare ad un determinato oggetto, evento, persona o numero? “La mente ossessionata scorge l’oggetto della propria ossessione ovunque” sosteneva Freud, ormai in aperta antitesi con quello che era stato il suo “discepolo” piu’ caro, ovvero Jung, il primo a usare il termine “sincronicita’” per descrivere una connessione temporale tra eventi diversi.

Ma, con buona pace di Freud, e’ indubbio che a volte si e’ proprio tentati di credere che qualcosa di vero ci sia…

zodiacoUn tentativo di spiegazione puo’ essere fatto ricorrendo alla Tavola di smeraldo, la quale recita ” Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una. “; ad esempio cio’ si applica all’oroscopo: quando voi siete nati (nel piccolo), non poteva essere un caso la disposizione degli astri in cielo (nel grande), i due eventi dovevano essere legati, per cui ad evoluzione celeste deve corrispondere medesima evoluzione personale.
Tutte le cose insomma sarebbero legate tra loro…

Il vero punto pero’ e’ l’interpretazione del perche’ questi fatti accadono. C’e’ chi vuol vedere in essi dei segnali che ci vengono dati (come mi pare di capire faccia il buon Coelho) e chi invece li vede come dovuti naturalmente al fatto che “tutto e’ una cosa sola” e, dunque, un evento in un posto non puo’ non provocare delle conseguenze altrove (e a qualcosa del genere si avvicina anche la fisica quantistica).
Questa e’ per me la vera differenza, perche’ mentre la seconda interpretazione si rifa’ ad un principio di causa-effetto, seppure ad un livello a noi inusuale, e quindi non necessariamente legato ad un “disegno” o una “direzione dietro le quinte”, la prima richiede necessariamente l’esistenza di una qualche Entita’ superiore.

E voi? Avete qualche esempio di sincronicita’ avvenuto nella vostra vita da riportare? 🙂

orologio

 

Essere in cio’ che si fa

L’UCCISORE DI DRAGHI
di Paulo Coelho

uccisore draghiZhuangzi, un celebre autore cinese, racconta la storia di Zhu Pingman, che andò a cercare un maestro per apprendere il modo migliore per uccidere i draghi.
Il maestro addestrò Pingman per dieci anni, finché questi riuscì a sviluppare – alla perfezione – la tecnica più sofisticata per uccidere i draghi. Da quel momento, Pingman trascorse il resto della vita alla ricerca di draghi, in modo da poter mostrare a tutti la sua abilità: con sua grande delusione, non ne trovò nessuno.
L’autore della storia commenta: “Tutti noi ci prepariamo a uccidere i draghi e finiamo per essere divorati dalle formiche, ovvero dai dettagli, a cui non prestiamo mai attenzione”.

 



Commento di Wolfghost: Qualunque cosa tu stia facendo… falla pienamente! Si tratti perfino di stare seduto sul divano a guardare un film o dare l’acqua alle piante.
Chissà quante occasioni vengono perse per distrazione, perché nel frattempo si sta pensando alle “grandi cose” mentre magari l’input giusto per la soluzione ci sta passando sotto il naso proprio in quel momento!
Come sa ogni giocatore incallito, la partita – di qualunque gioco si tratti – di solito non finisce perché non si è bravi o preparati a sufficienza, bensì perché ci si distrae: un attimo solo e… tlak! vittoria compromessa!  😉
Ma… non è che spesso succede così anche nella vita? Tanta preparazione, tanta determinazione e poi “perdiamo il treno” perché non ci accorgiamo che “quello è il posto e quello è il momento”. Forse pensiamo che quando giunger
à “il momento”, ci saranno squilli di tromba e razzi bengala ad avvisarci. E chissà… a volte capita davvero così.
Ma di solito i “momenti buoni” si nascondono perfettamente in mezzo alle giornate ed ai percorsi qualunque.

 



Dove sta il parapioggia
di Paolo Coelho

ombrelloAl termine di dieci anni di apprendistato, Zenno pensava di poter già essere elevato alla categoria di maestro zen. In un giorno di pioggia, andò a trovare il famoso professore Nan-in.
Mentre entrava nella casa di Nan-in, questi domandò:
“Avete lasciato il vostro parapioggia e le vostre scarpe fuori?”“Ovviamente,” rispose Zenno. “È ciò che detta la buona educazione. Mi comporterei così in qualsiasi luogo.”
“Allora ditemi: avete messo il parapioggia a destra o a sinistra delle scarpe?”
“Non ne ho la minima idea, maestro.”
“Il buddismo zen è l’arte della coscienza totale di ciò che facciamo,” disse Nan-in. “La mancanza di attenzione ai piccoli dettagli può distruggere completamente la vita di un uomo. Un padre che esce di casa di corsa non può mai dimenticare un pugnale alla portata di suo figlio piccolo. Un samurai che non guarda tutti i giorni la sua spada finirà per trovarla arrugginita quando ne avrà più bisogno. Un giovane che dimentica di offrire dei fiori all’amata finirà per perderla.” E Zenno comprese che, benché conoscesse bene le tecniche zen del mondo spirituale, si era dimenticato di applicarle nel mondo degli uomini.

katz+adler

 

Il potere della scelta

bivioMettere impegno nella decisione
di Paolo Coelho

Carlos Castañeda dice: “Il grande potere dell’essere umano sta nella sua capacità di prendere decisioni.” Ogni decisione che prendiamo ci permette di modificare il futuro e il passato.
Scegliere, però, significa impegnarsi. Quando si compie una scelta, ci si deve ricordare che il cammino da percorrere sarà molto diverso da quello immaginato. Scegliere significa dire: “Bene, io so dove voglio arrivare.” Da quel momento in poi, bisogna prestare attenzione al mondo, perché una decisione scatena una serie di eventi inaspettati.
Impegnati con la tua decisione, sia essa nel campo affettivo, professionale o spirituale. Tutto ciò di cui la tua decisione ha bisogno è la tua volontà di andare avanti. Del resto, essa stessa ti prenderà per mano e ti mostrerà il cammino migliore.



Commento di Wolfghost: Abbiamo parlato dell’importanza di scegliere un buon obiettivo, esso deve essere raggiungibile, non deve creare danni a se’ stessi o ad altri (persone care soprattutto), deve essere “importante”, stimolante. Abbiamo detto che poi occorre determinazione per raggiungerlo, o almeno per provare seriamente a farlo. Ma… manca ancora l’anello di congiunzione, quello che, se la scelta dell’obiettivo e’ la meta e la determinazione e’ la benzina, potrebbe definirsi come la chiave del motorino d’avviamento. Perche’ quello e’ spesso il momento in cui ci perdiamo. La differenza tra i classici “buoni propositi” e il successo (o almeno l’avventura per raggiungerlo), sta proprio qua: partire per davvero.

Bisogna prendere l’abitudine a perseguire l’obiettivo scelto, a tenere fede alla decisione presa.
Possiamo pensarci quanto vogliamo, sceglierlo con cura, ma quando alla fine prendiamo la nostra decisione, abbiamo preso un impegno con noi stessi e la vita. E’ di fondamentale importanza non sgarrare, altrimenti cadremo in un circolo vizioso senza fine fatto di “buoni propositi”… e sappiamo tutti come essi vanno a finire, non e’ vero?

riunioneChe la nostra vita sia un buon governo, con le camere che si ritirano per compiere la loro scelta, con una legge nella quale quella decisione viene trasformata, con un controllo perfino severo perche’ quella legge venga seguita.
Poi un giorno, se proprio si rivelera’ un errore, il nostro parlamento potra’ tornare a riunirsi e decidere di porvi fine, ma fino ad allora ogni reticenza per pigrizia o timore, non dovra’ piu’ esistere.

Vi sembra troppo rigido? Messa cosi’ forse, ma seppure senza bisogno di uno “schema figurato” di questo tipo, e’ cosi’ che si muove chi “vince”: esso sa che nel momento in cui prende una decisione, deve muoversi affinche’ quella decisione venga davvero perseguita. Anzi, non ha nemmeno bisogno di pensarci: lo fa e basta. Ma chi non e’ abituato, ha spesso bisogno di “regole figurate” per riuscire a partire.

Poche cose hanno piu’ potere sulla nostra mente, sulle nostre convinzioni, sulla fiducia che nutriamo sui nostri mezzi, sulla nostra autostima, che il notare che diamo seguito alle nostre decisioni. E’ un processo che si autorafforza, dandoci ancora piu’ spinta a prendere altre decisioni che saranno frenate da inerzie e timori sempre meno forti, sempre piu’ facili da superare.

Il successo, di qualunque campo si stia parlando, e’ fatto di abitudine a seguire le decisioni prese.

… perche’ non creare un vero e proprio “quaderno delle decisioni”? Un quaderno dove cio’ che viene scritto verra’ inderogabilmente seguito, inderogabilmente! Ma, dobbiamo essere coscienti che se decideremo di usarlo, sara’ un’autentica sfida a noi stessi: dovremo pensarci bene prima di scrivere su di esso una intenzione, perche’ poi… indietro non si deve tornare 😉

Chi vuol provare? 🙂  Un consiglio: iniziate con qualcosa di semplice, di facilmente raggiungibile, e poi, via via, crescete in “importanza della decisione”. Questo perche’ “il successo genera il successo”: e’ un modo per accrescere la fiducia nella vostra capacita’ di tenere fede alle decisioni prese, preparandovi alle sfide piu’ importanti 😉
Rendetevi forti nella vostra autostima, prima di affrontare le onde piu’ alte.

block notes

 

Inizia ad essere ciò che vuoi essere

Quello che vuoi essere
di Paulo Coelho

 

puzzleLe condizioni ideali che tu ricerchi non esistono. Certi difetti non riusciranno mai a essere eliminati. Il trucco consiste nell’essere consapevole che, malgrado tutti i difetti, sei una persona straordinaria.
Sì, tu ti conosci molto bene, ma cerca di oltrepassare i limiti ai quali sei abituato. Sii – per dieci minuti al giorno – quella persona che hai sempre desiderato essere. Se il problema è l’inibizione, sforzati di parlare. Se il problema è la colpa, sentiti approvato. Se la difficoltà è sentire il rifiuto del mondo, cerca consapevolmente di attirare tutti gli sguardi. Ti troverai in qualche situazione difficile, ma ne vale la pena.
Chi, per dieci minuti al giorno, riesce a essere ciò che ha sognato, sta già facendo un grande progresso.

 

 



Commento di Wolfghost: Dobbiamo fare con ciò che abbiamo a disposizione. Se aspettiamo di essere perfetti o di essere nelle condizioni ideali per fare il primo passo verso la realizzazione di qualcosa di grande o verso la nostra stessa realizzazione, quel primo passo non lo faremo mai. Nessuno dice di buttarsi allo sbaraglio, ma “Non sono ancora abbastanza [forte, preparato, pronto, …]” non deve essere una scusa per rimandare ad oltranza. Il suggerimento di Coelho è ottimo: il successo genera successo, cosi come l’insuccesso genera insuccesso, ecco perché iniziare con quel primo, piccolo passo – essere ciò che si vuole essere anche solo dieci minuti al giorno – è decisivo, è un messaggio alla nostra mente e alla nostra anima che “sì, allora è possibile, allora ci posso riuscire!”. E quei dieci minuti diverranno venti, e poi mezz’ora, poi un’ora… E’ un nutrire la fiducia che abbiamo in noi stessi e nelle nostre possibilità.
Chi credete che abbia più successo nella vita? Un uomo intelligente ma sfiduciato, o uno normale ma che ha grande fiducia in sé stesso? Provate a indovinare…

ghepardo