La nuova Wolf-casa :-)

Bene, visto che ho ufficialmente battuto – ma che dico “battuto”, stra-battuto! 😀 – il record di assenza di nuovi post sul mio blog, stasera mi sono imposto di riuscire a pubblicare qualcosa e mi sono detto “perché non sulla nuova casa?” 🙂

Premesso che, come valesavi dimostrare, i precedenti proprietari stanno cercando il modo di evitare con cura di restituirci la cauzione versata (ma d’altronde me l’aspettavo, personalmente devo ancora trovare un proprietario di appartamento dato in locazione che non sia così), e che abbiamo deciso di ridurre un po’ gli investimenti per mobilia ed altre spese cercando di utilizzare il più possibile cosa già avevamo e altre soluzioni low-cost, l’appartamento sta prendendo forma 🙂 Tutti i lavori, badate bene, sono fatti da noi… un “mazzo” piuttosto clamoroso, se pensate che c’era la carta da parati da togliere, la vernice da dare (e spesso una mano, contrariamente a quanto pubblicizzato sulle confezioni, non è bastata), il battiscopa da ripristinare o da sostituire con lo smalto nero, molti mobili da montare da zero… perfino la cassetta della posta mi sono montato stamattina! 😀

Per le camere (tre, non ho ancora capito perché via via siamo finiti in appartamenti sempre più grandi pur essendo solo in due 😐 ) abbiamo scelto il colore, mentre per il resto – cucina, bagno (locali che devo ancora “rinfrescare” perché tutto sommato erano già in discrete condizioni), lavanderia (che è una sorta di sgabuzziono con lavandino e lavatrice) e salone di entrata – siamo rimasti sul classico bianco. C’è la nostra camera da letto (gialla), il salottino (azzurra) e un’altra camera che ho adattato a piccola palestra (arancione). Inoltre ci sono le logge esterne (delle specie di grossi poggioli) che sono di un colore tra l’arancio e il rosa.

Ad esempio tra ieri pomeriggio e oggi (ieri mattina purtroppo avevo uno spiacevole impegno con i precedenti proprietari) abbiamo passato un altro bel fine settimana dedicato ai lavori :-D, esattamente: ieri, mentre io davo lo smalto nero al salone (grande, ahimé 😦 ), Lady Wolf montava la cassettiera della scrivania (posta nel salotto azzurro), poi abbiamo montato due pezzi di libreria. Oggi siamo partiti con il montaggio della cassetta della posta e la targhetta sul campanello, per poi dedicarci allegramente al terzo pezzo di libreria, all’acquario – da svuotare in apposite taniche, spostare sul mobiletto definitivo, sistemare, e riempire nuovamente (nota: acquario di 80-90 litri) – e montaggio di un armadio di notevoli dimensioni. Il tutto per il salone/ingresso e ovviamente corredato di ovvie pulizie del caso 😉

Cosa resta ancora? Un sacco di cose, anche se i lavori maggiori li abbiamo fatti. Dobbiamo sistemare un paio di luci, terminare l’armadio del salone e spostarlo in posizione definitiva, mettere tutte le tende (alcune ancora da comprare), gli appendi-abiti, uno specchio a parete, sistemare le piante, installare appositi davanzali interni dove i gatti e il cane possano salire (amano vedere fuori dalle finestre :-D), appendere quadri ed altre cosette… sicuramente dimentico qualcosa.

Poi dovrò rispolverare le mie conoscenze di antennista, perché con l’antenna che c’è non si vede granché 😦 nonché cercare di capire se si può fare qualcosa per l’acqua, che in bagno e in cucina ha scarsa pressione (ma in lavanderia no… mah!).

In mezzo, ovviamente, continuare le mille faccende burocratiche da sistemare (chi non ha fatto un trasloco di recente, mi creda: ci sono innumerevoli cose da fare 😐 ) e cercare di non dimenticare le cose che comunque sono da portare avanti, come la cura degli animali, delle piante, dell’acquario… e la nostra, naturalmente! 😀

In tutto questo bailamme, gli animalotti si stanno ambientando abbastanza in fretta 🙂 Sono ovviamente contenti di avere finalmente spazi esterni (le logge) in cui uscire, anche se al momento hanno decisamente meno posti dai quali guardare fuori. Se penso che l’ultima volta la gattina vomitò per una settimana… 😦 Magari tra sei mesi saranno loro a voler traslocare di nuovo, chissà! 😀

Magari quando avremo finito vi metterò qualche foto 🙂

Vabbé, col prossimo post cercherò di tornare alla normalità in fatto di argomenti 🙂

Ah… questo è il nostro nuovo comune…

Finito il pasto, lava le stoviglie

Ci sono, ci sono! 😀 C’è ancora tanto da fare e domani torno al lavoro, ma il grosso è fatto! Non solo: per un errore di Telecom la mia linea ADSL invece di essere traslocata era stata distaccata! 😮 Quindi ho dovuto fare reclamo per riaverla, in questi giorni mi collegavo con la chiavetta… ma che fatica! 😐 Stasera invece ho scoperto che la nuova linea è stata attivata! 😉 Quindi da domani torno a commentare e pubblicare! Grazie per l’attesa! 🙂

Cari amici, siamo oggi  giunti al giorno del trasloco. Il trasporto è quasi finito ma come potrete immaginare, abbiamo tutto all’aria… compresa la mia povera schiena nonché un braccio (a causa di una botta data da sciocco! 😦 ). Domani o sabato tornerò a rispondere ai vostri commenti ed a visitare i vostri blog 🙂

Per il momento, un caro saluto! 🙂

E’ questo un celeberrimo aneddoto sul maestro Joshu.

 

“Maestro, te ne prego, insegnami la vera essenza del Buddhismo” lo implorò un giorno un discepolo.

Rispose Joshu: “Hai finito di mangiare?”

“Sì, Maestro, ho finito”

“Allora, va’ a lavare le stoviglie!”

 

da “la Tazza e il Bastone – Storie Zen”, narrate dal maestro Taisen Deshimaru

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Commento di Wolfghost: questo aneddoto è un koan. Nel buddhismo Zen, il koan, lo dico con parole mie, è una frase o una breve storia che ha il poter di far giungere all’illuminazione chi la ascolta o la legge. La sua caratteristica è che la si dovrebbe “cogliere” con immediatezza, tramite intuizione, non con la logica o la riflessione. Quindi i miei commenti sono inutili 😀 Tuttavia ogni tanto ve ne proporro qualcuno, assieme a qualche koan. Voi comunque provate a cogliere da soli l’essenza delle storielle, magari arriverete a risultati completamente diversi dai miei e più “giusti” per voi… e magari anche per me, chissà! Il potere dello scambio nella comunicazione è proprio quello di vedere attraverso l’altro qualcosa che a noi era sfuggito 🙂

Questo koan per me vuol dire che chi cerca razionalmente la verità, la liberazione, è già fuori strada, perché la liberazione è… vivere, essendo in ciò che si sta facendo. Il ragionamento di per sé è d’intralcio 🙂

il maestro buddhista Taisen Deshimaru (1914 – 1982)

Noi e l’infinito, l’universo, la vita, la morte

The Big Snow è arrivata anche qua: auto sepolta e strada impraticabile, per cui ho lavorato da casa per quanto ho potuto 🙂 Abbiamo cercato di replicare la passeggiata nel bosco innevato fatta a dicembre, ma… la neve era troppo alta e il povero Tomino, che è vigoroso ma pur sempre un tappetto :-P, in certi punti sprofondava e non riusciva ad andare avanti, così lo dovevamo prendere in braccio, allora abbiamo deciso di accorciare la passeggiata 🙂

L’amica Fulvia1953 (blog http://cieloterrafuocoacqua.iobloggo.com/) mi ha chiesto in uno dei commenti al post precedente di andare a vedermi i filmati con le conferenze di Vittorio Marchi e di darle un mio parere. Così ho fatto. Il titolo di questo post riflette il nome di una di queste conferenze.

Come ho anticipato a Fulvia sul suo blog, non ho trovato grandi novità su quanto già avevo avuto modo di incontrare in precedenza. Se vedete uno dei miei post recenti (A ruota libera, del 30 novembre scorso), ci ritroverete buona parte di queste riflessioni.

Il punto fondamentale è che tutto è energia, questo ormai è vero anche per la scienza, e l’energia, che tutto forma e tutto permea, è ciò che da sempre viene chiamato “Dio” (o in altri modi a seconda della cultura di appartenenza). La materia, incluso il nostro corpo, non è altro che “energia condensata”, ed è energia pure il pensiero. L’energia è contemporaneamente Una, dato che è un continuum senza interruzione, e miliardi di miliardi di particelle quando queste si presentano nel loro aspetto “condensato”. Quando moriamo, quando qualunque animale, vegetale o oggetto, si disgrega, finisce, la sua energia torna nella forma “libera”, non addensata, da cui è partita e non si è mai staccata veramente. Marchi fa l’esempio del pezzetto di ghiaccio (ma anche dell’onda) nel mare che è contemporaneamente individuale ma anche facente parte integrante del mare tutto. Quando il ghiaccio si scioglie torna ad essere indifferenziato nel mare.

Fino a qua niente di nuovo sotto il sole, quanto detto da Marchi si ritrova sia nelle antiche scritture esoteriche, nelle varie religioni – seppure a volte mediato da influenze culturali, e perfino dalla moderna scienza.

Il punto fondamentale però è… che fine fa la nostra consapevolezza? Ovvero, quando moriamo, va bene che la nostra energia torna ad essere indifferenziata con quella universale, ma… di noi come individualità che ne è? Perché se può sembrare consolante – nemmeno tanto a volte 😀 – che la nostra energia non va persa, ben altro sarebbe sapere che “noi” restiamo ancora noi, che non tutto ciò che siamo stati e che abbiamo fatto in vita, va perso. Diciamocelo, siamo un po’ egoisti anche in questo: se non saremo più coscienti di esserci, non ci interessa molto sapere che la nostra energia ci sarà ancora 🙂

Qui Marchi innesta però un’altra scoperta scientifica recente, ovvero che ogni particella “sa” in qualche modo cosa fanno tutte le altre miliardi di miliardi di particelle dell’Universo (in realtà non è proprio questo ciò che la meccanica quantistica ha dimostrato, ma per astrazione ci si può arrivare). Quindi non è strano, ma anzi ragionevole, supporre che la nostra consapevolezza è contemporaneamente “noi” ma anche tutto, cosa di cui non siamo coscienti a causa della limitatezza dei nostri cinque sensi. L’unico modo per rendercene conto è attraverso quella che chiama “tecnologia della mente” (o “interna”, adesso non ricordo le esatte parole), cosa che immagino si leghi ai concetti di meditazione delle antiche pratiche esoteriche, che vengono anche richiamate allorché Marchi fa finta di domandarsi “come facevano gli antichi, ad esempio i profeti, a sapere già certi concetti che la scienza ha scoperto solo millenni dopo?”.

Quindi, secondo Marchi, quando moriamo continuamo ad avere la limitata consapevolezza del “noi” che eravamo, ma contemporaneamente acquisiamo la consapevolezza del tutto. Di Dio insomma. Anche di questo si trovano già tracce nelle antiche scritture, ma è interessante come a questo punto, come presunta prova, Marchi tira in ballo la N.D.E., la Near Death Experience, ovvero l’esperienza di pre-morte. Secondo lui il famoso tunnel con in fondo la “luce” rappresenta – no… non “rappresenta”, “è” – il passaggio della nostra energia e consapevolezza dal limitato contenitore corporeo all’esterno, al tutto. E’ questo ciò che vediamo e percepiamo in quel momento. Testimonianze ne sarebbero le visioni da fuori del corpo che chi le ha vissute dice non essere localizzate: si sa cosa si vede, ma non da dove, poiché è come vederla da ogni luogo. Queste visioni tra l’altro sarebbero la prova che smentirebbero alcune teorie medico-scientifiche (sostenute dal famigerato CICAP) che sostengono che le visioni di premorte sarebbero legate a sostanze – le endorfine – che il cervello rilascia al momento della morte allo scopo di “addolcire” la fine: la sensazione di benessere sarebbe ad esse legata, e così anche la “allucinazione” del tunnel. Questa teoria però non spiega come sia possibile che chi torna (non tutti, ovviamente, si parla sempre di piccoli numeri) sia in grado di riferire cosa è successo non solo attorno al suo corpo ma anche in altri luoghi.

Insomma, Marchi non mi ha personalmente aggiunto molto di nuovo, ma ha costruito dei legami, dei richiami, che – ci si creda oppure no – finiscono per costituire una “teoria globale” quantomeno interessante.

Mi chiedete se personalmente ci credo? Trovo che sia una spiegazione affascinante, ma ritengo che chi non ci passa, chi non fa eseprienza di una NDE o di un qualche altro clamoroso avvenimento del genere (come una “illuminazione”), se era scettico rimarrà scettico. Perché le teorie, molto più in questo campo che in altri, da sole non bastano. Lo stesso Marchi infatti fa capire che lui ha anche vissuto, è stato testimone, di eventi di questo tipo (che non cita, non almeno in questi video). Per questo per lui e per persone come lui è facile credere, “sentire” come vera, questa comunque affascinante teoria 🙂

L’ultimo rifugio e’ dentro di noi

Perche’ cerchi la gloria, l’applauso, il consenso, l’amore degli altri, la sicurezza emotiva, la distinzione? Perche’ ti condanni ad elemosinare un sorriso, un’amicizia, il sesso e la compiacenza di qualcuno, quando esiste una condizione di Essere come quella del sole che vive del proprio splendore? Perche’ ti concedi a prodotti volgari quando l’Oro purissimo splende nel fondo della tua caverna?

Raphael, “La Via del Fuoco”

Volevo oggi pubblicare un post dal titolo “L’ultimo rifugio e’ dentro di noi”, un post che avrebbe parlato di un luogo ove c’e’ sempre silenzio, quiete, pace, nonostante tutto il rumore, il caos, la paura, il dolore e l’angoscia che sono intorno. Non sono particolarmente in forma pero’, percio’ ho lasciato introdurre l’argomento al buon Raphael.

Dico subito che la sentenza di Raphael e’ da interpretare: non intende dire che le cose descritte vanno respinte, bensi’ che non vanno “elemosinate”, cercate ad ogni costo. Se arrivano, bene, altrimenti non bisogna farsene un problema, perche’ il valore di ogni cosa, di tutto, siamo noi a stabilirlo, che ne siamo consapevoli oppure no. Queste cose possono per noi essere tutto, ma possono anche non essere niente.

E’ un po’ lo stesso concetto induista (e buddista) di “maya“, ovvero di illusione che avvolge tutte le cose: non e’ che le cose non esistano, che siano false, esistono eccome ma ognuno di noi le esperisce a modo proprio ed e’ quel personalissimo modo di percepirle, legato allo “Io”, che non esiste, che e’ illusorio. Ogni cosa, di per se’, non ha alcuna connotazione negativa o positiva. Perfino la morte.

Abbiamo casi facili da vedere ed altri che lo sono meno. Ci sono persone che impazziscono perche’ non riescono a vincere una partita, mettiamo, ad un gioco alla Playstation. Arrivano a starci male fisicamente. Non hanno presente quale valore abbia nel computo di una vita la vittoria a quel videogioco, sentono solo che per loro e’ fondamentale, non possono vivere senza. E perche’? Perche’ la loro mente e’ rimasta incastrata nel desiderio, divenuto folle, di vincere quella partita. Se riuscissero solo per un attimo a fermare la loro mente, si renderebbero subito conto di quale follia stanno perseguendo. Ma la mente vive di vita propria e non vuole morire, percio’ elabora una serie di trabocchetti per non lasciarli andare.

E’ meno facile da capire, ma e’ cosi’ per tutto, anche per le cose che comunemente sono ritenute essenziali.

La mente e’ il nostro “Io”, e’ la costruzione mentale che abbiamo fatto e subito nel corso della nostra vita. E’ illusione, non concreta, ma e’ un chiacchiericcio interminabile che impedisce di connettersi alla percezione di pace che e’ in noi. Ecco perche’ molte filosofie esoteriche parlano di “morire a se stessi”. Non siamo noi a dover morire, ma e’ quell’Io che ci imprigiona nell’ignoranza, nella confusione, nella paura.

La realta’ esiste, il nostro corpo esiste, ma la costruzione mentale che abbiamo di essi, che abbiamo di noi stessi, e’ falsa, e’ come un film proiettato su uno schermo bianco: potete trasmettere qualunque genere di film e identificarvi in esso, ma lo schermo resta in ogni caso bianco.

Non sempre riesco a rientrare in quel nucleo di pace e silenzio che e’ dentro di me, ci sono riuscito solo a volte. Momenti in cui stavo molto male fisicamente, moralmente o psicologicamente. E posso testimoniare che quel luogo esiste e non dipende dalla fede, dal credo. Si puo’ anche essere atei: esiste comunque.

Vorrei estendere il tempo nel quale riesco a stare in esso, magari prolungarlo indefinitamente. Forse e’ un sogno, forse avrei dovuto perseguirlo con impegno e costanza molto tempo fa per riuscire a farcela. Ma puo’ anche darsi che anche questi dubbi siano un trucco dell’Io per evitarsi di morire.

L’uomo è davvero un “animale sociale”?

Aggiornamento: il nostro Tom non ha nulla di grave! Pare solo una follicolite! 😀 Stamattina gli hanno tolto i punti e adesso dovra fare una semplice cura con una crema apposita 😉

Eccolo qua con Cane Leone… 😀

Prima di tutto, grazie a tutti per la solidarietà con il nostro Tom 🙂 Purtroppo non è arrivato ancora il referto con l’analisi dell’esame istologico, dovremo aspettare almeno fino a lunedì 😐

In questi giorni, da un po’ di tempo in realtà, mi sono interrogato sulla vericidità dell’affermazione che l’uomo è un animale sociale, ovvero portato a vivere in società, in comunità, a “legare” con altri esseri della sua specie.

Da sempre gli psicologi e prima di loro i “conoscitori della psiche umana” ci dicono che è così, che la persona che si isola e non socializza è destinata al malessere patologico. D’altronde anche gli eremiti sono sempre stati visti un po’ come dei pazzi, magari apprezzati in qualche caso, ma comunque pazzi. Non è così? 🙂

Però mi chiedo… rispetto ad altre specie animale, l’uomo dimostra davvero di essere più portato alla socializzazione o piuttosto si tratta e si è sempre trattato di una scelta di convenienza per vivere e sopravvivere con più facilità? 😐 No, perché conosco ben poche altre specie che se le “suonano” si santa ragione così come fa l’uomo, con guerre su scala nazionale o piccoli sgarbi all’interno di micro comunità (condomini o famiglie, ad esempio).

Io sono più portato a pensare che molte migliaia di anni fa l’uomo preistorico capì, grazie alla sua indubbia intelligenza logica, che in comunità poteva fare più facilmente fronte alle avversità ed ai pericoli, e successivamente che poteva procurarsi più facilmente delle comodità che altrimenti non avrebbe potuto permettersi. Però, insomma, in quanto a legare davvero amichevolmente con il prossimo credo che non si sia dimostrato, né si dimostri, superiore alle altre specie animale. Anzi… se può pensa solo al proprio piccolo tornaconto e guai a chi osa metterglielo in dubbio 😉 Oggi, ma in fondo è sempre stato così, è quasi solo questione di economia, di soldi, di apparenza. Perfino la maggioranza delle amicizie sono tali solo perché di “comodo”: tu fai qualcosa che fa piacere a me ed io te lo rendo più tardi. Di vero altruismo c’è ben poco.

Io sociale lo sono sempre stato poco. Ricordo che quando facevo qualche escursione in montagna in compagnia di un amico, già molti anni fa, mi infastidiva vedere qualcun altro non solo nello stesso sentiero, ma perfino in quello dall’altro lato della valle 😀 Quando poi frequentavo qualche gruppo di persone, per esempio di “amici”, finiva sempre a scazzottate verbali 🙂 e non credo di essere così diverso dalla maggioranza 😛 Oggi, se non mi frenasse mia moglie, sarei già a vivere in luoghi dove le persone le vedrei più frequentemente in TV che non sotto casa 😀

Che dite, sono davvero io strano o in fondo un po’ vi ci ritrovate nelle mie parole? 🙂

Una rivoluzione animalista

Quando vedo scene racappriccianti come questa (http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/vietnam-il-maiale-dimezzato-perche-il-suo-sangue-porta-fortuna.html) mi vergogno profondamente dei miei simili. Provo un senso di pietà e dolore per l’animale, di sconcerto e rabbia per l’ignoranza e l’insensibilità della maggior parte dell’umanità.

Tempo fa, sapete, ho iniziato a sognare ad occhi aperti ad una rivoluzione, una guerra civile, dove una parte dell’umanità combattesse – e vincesse – per i diritti degli animali, sul modello di quella americana nata – almeno in parte, e almeno ufficialmente – contro la schiavitù. Lo so, addirittura una guerra, con spargimento di sangue, non è mai bella da pensare e, in fondo, so che non accadrà, non per questa e per qualche altra generazione almeno. Però sogno lo stesso un domani dove sempre più persone si rendano conto di quanta ignoranza, arroganza e crudeltà ci sia nell’atto di sfruttare la superiorità (momentanea) della specie umana per distruggere e torturare le altre.

Non siamo qua per distruggere il pianeta. Non siamo qua per torturare e procurare sofferenza, né ad altri uomini, né ad altri animali.

C’è ancora chi promulga che gli animali siano stati fatti per essere al servizio dell’uomo, così come molti secoli fa promulgava che la terra era al centro dell’universo. Ma io credo che questa sia una falsa fede, una fede di circostanza, di convenienza, un modo per potersi arrogare da soli il diritto di compiere tutte le nefandezze che si vuole.

Ricordo di aver letto un commento su un articolo contro l’utilità della vivisezione di qualcuno (pro-vivisezione evidentemente) che più o meno sosteneva “Siete ipocriti: se sapeste che l’uccisione di mille cani servisse a curarvi anche solo un raffreddore, non esitereste ad essere d’accordo”. Ebbene no, caro qualcuno. Io non sarei d’accordo. E non lo scrivo adesso perché ho la fortuna di avere ancora la salute. So che lo sottoscriverei anche il giorno che fossi malato terminale. La vita è vita, in ogni sua forma evoluta, e come tale va percepita e rispettata.

Chi non è in grado di sentire la vita in un animale, in realtà non è in grado di apprezzare nemmeno la propria. Il suo è solo attaccamento dell’ego, non vero amore per la vita.

P.S.: Tomino ha subito una piccola operazione per una biopsia. I risultati ci saranno dati tra una settimana o dieci giorni… Il piccolino ha bisogno dei vostri auguri! 🙂

 

Buon 2013! :-)

Bene, eccoci arrivati ad un nuovo anno 🙂 Volete sapere come abbiamo festeggiato a mezzanotte? 😉 Ci siamo muniti di minipanettone e di piccola bottiglia di spumante Muller Thurgau e, venti minuti prima della mezzanotte, ci siamo incamminati per il bosco – ovviamente assieme al buon Tomino – raggiungendo una radura in cima alla collina dalla quale abbiamo brindato, mangiato il panettone, e assistito ai piccoli fuochi d’artificio dei paesi circostanti, il tutto al chiaro di luna e sotto il ciello stellato costellato dalla cima dei pini 😉

Quando ero bambino, sapete, avevo calcolato che allo scoccare della mezzanotte tra 1999 e 2000 avrei avuto la stessa età di Gesù quando morì, così pensai che in fondo la profezia “1000 e non più 1000” (altro che quella Maya) non sarebbe stata poi così male: saremmo spariti tutti assieme, nessuno sarebbe rimasto a piangere 🙂 Sono passati ben 13 anni, invece di 33 ne ho già 46, in fondo ho già vissuto 13 anni in più di quanto previsto da bambino, e questa è già una buona notizia! 😛

Poi gennaio è sempre stato un mese ricco di novità, belle e meno belle. Ad esempio, il 9 gennaio del… 1987 (credo) partì per il militare. Il primo gennaio del 2003 ci fu il primo ricovero di mio papà, che poi morì nell’agosto di quell’anno. E fu anche l’anno in cui ruppi definitivamente con una mezza pazza con la quale avevo uno “straccio” di relazione 😀 Ma è stato anche il mese nel quale, nel 2009 conobbi quella che sarebbe diventata mia moglie (e soprattutto il suo adorabile cagnolino 😀 Scherzo, eh, scrivo così perché Lady Wolf è qua e sta vedendo cosa scrivo! :-D), era il 3 di gennaio 🙂

Ogni anno, dal 2002, accade sempre qualche evento importante nella mia vita. Alcuni belli, alcuni brutti. Per esempio l’anno scorso abbiamo traslocato, nel 2011 ho cambiato lavoro, nel 2010 mi sono sposato, e così via. In un certo senso sapere che nel 2013 con ogni probabilità traslocheremo di nuovo mi mette al sicuro da sgradite sorprese: la novità quest’anno la conosco già! E in fondo… c’è di molto peggio di un trasloco, no? 🙂

E voi… quele novità vi si affaccia alle porte del 2013? 🙂

Case, animali, traslochi e… brutte sorprese!

Bene, probabilmente batteremo un nuovo record: quella della più breve permanenza in un nuovo appartamento! 😀 Dovete sapere infatti che nemmeno a tre mesi dal nostro trasloco… siamo già alla ricerca di una nuova casa! Cosa è successo? Come sapete qualche mese fa abbiamo trovato un appartamento immerso nel verde ma pur sempre in un condominio. Dopo esserci sincerati con l’agente immobiliare, i proprietari e perfino i condomini che incontravamo che avere gatti e cane non fosse un problema – e aver sottolineato che il cane quando è da solo può abbaiare se sente rumore  – ci siamo sobbarcati gli oneri di un trasloco: costi (alti, perché servivano anche i mobili delle camere, oltre ai vari allacci, decoder satellitari – che costano molto di più di quelli del digitale terrestre, ecc. ecc…), fatica, tempo, stress.

In pratica non avevamo nemmeno finito gli ultimissimi ritocchi (un acquario che era il regalo natalizio di mia moglie, per fortuna la preparazione di un acquario è lunga: c’è l’acqua, le piante, ma per i pesci dovevamo ancora aspettare) quando… sorpresa! L’antivigilia di Natale riceviamo una telefonata dai proprietari dell’appartamento. Gli auguri per le festività direte voi, e invece no: ben due condomini si sono lamentati del fatto che Tom, quando è solo, abbaia. Wowwww! Un cane di sette chili che abbaia – nelle ore diurne – a porte e finestre chiuse quando sente trambusto nel pianerottolo e nel vano scala… un problema di proporzioni devastanti direi! 😀 Che strano che in tutti questi anni mai nessuno, nel condomino dal quale arriviamo, si era mai lamentato… eppure la belva feroce è la stessa! 😛 Mi chiedo cosa succederà d’estate, a finestre aperte: diranno che stiamo allevando in segreto un branco di lupi mannari assetati di sangue? 😀

Comunque, anche se sappiamo che la legge è dalla nostra parte – infatti per una nuova legge appena approvata nessuno oggi può impedire di tenere animali nei condomini, nemmeno l’amministrazione degli stessi, e il disturbo della quiete pubblica nelle ore diurne si configura solo se il rumore supera i 90 decibel (Tom ha anche un bel vocione, ma insomma… ) – siamo rimasti spiazzati e delusi, al punto di desiderare di essere fuori di qua nel più breve tempo possibile. Chi infatti non vuole il nostro cane, non vuole nemmeno noi. E su questo siamo irremovibili. Per non parlare della tempistica della comunicazione, giusto giusto per rovinarci le feste.

E’ mia supposizione, ma non ho le prove e, in fondo, manco mi interessa trovarle, che ben altri interessi abbiano mosso questi condomini, come l’attribuzione al sottoscritto del posto auto che in precedenza qualcun altro, nel condomino, usava. Qui sembra di essere precipitati in piena campagna rurale di fine ‘800, un ambiente che definire “provinciale” non rende nemmeno lontanamente l’idea 🙂

In ogni caso, ho sempre pensato che chi si attacca a queste faccende è in genere chi, per primo, ha grossi problemi e cerca di scaricare l’ansia, la tristezza e la frustrazione di una vita grama sui nuovi arrivati, magari con l’aiuto di qualche compiacente vicino. Quindi mi guardo bene dal fare qualche… anti-augurio, chiamiamolo così: ognuno ha la vita che si merita, e anche se non conosco personalmente queste persone (che tra l’altro hanno avuto anche la conigliaggine di chiamare il padrone di casa, amico loro, piuttosto che venire a bussare alla mia porta), sono certo che la loro è tutt’altro che invidiabile, senza che sia necessario che ci aggiunga un “carico” io 🙂

Insomma… speravo che avrei avuto più tempo da dedicare al blog, ma… temo ci vorra ancora qualche mese 😦 Adesso devo pensare a trovare la nuova casa, a sostenere Lady Wolf che, poverina, ha subito parecchio questa storia – ma so che è forte e so che si riprenderà presto – ed a… preparare i nostri poveri gatti che già avevano tanto patito il recentissimo trasloco 😐

Comunque non sparisco eh! 🙂 Anzi… sarà meglio che mi ricordi di ricaricare la chiavetta Internet, visto il tempo che c’è voluto l’ultima volta per avere una connessione ADSL stabile… 😀

Una giornata di riposo… grazie alla neve! ;-)

La neve nelle città non di montagna porta sempre disagi anche piuttosto forti, lo sanno quei miei colleghi che oggi hanno tentato di recarsi al lavoro facendosi due ore di coda per poi scoprire che la strada in salita che porta alla collina dove c’è l’azienda era impraticabile! 😮 Paradossalmente ho avuto la fortuna di abitare un pizzico nell’entroterra genovese… un pizzico che però è bastato per ritrovarci stamattina praticamente isolati, così che non ho nemmeno provato a mettermi in viaggio. Ne ho così approfittato per riposare tutto il giorno! 😉 Finalmente, perché ne avevo proprio bisogno, questo è un periodo di grande lavoro, di salute “un po’ così” e di altre poco piacevoli rotture 😐

L’unico sforzo, assieme a Lady Wolf, è stato quello di portare a spasso Tom per i sentieri innevati tra i boschi circostanti, e… vi assicuro che lui si è divertito un mondo! 😛

L’ultima foto è l’ingrandimento di quella precedente, come vedete Tom corre orecchie al vento! 😀

… e i gatti??? A loro sarà dispiaciuto non poter seguire Tom? 😐 Uhm… mi pare preferissero il caldo termosifone! 😀

 

Superare la Paura della morte – dal libro di Lucio Della Seta

Bene, finalmente sono pronto a pubblicare l’annunciato estratto dal libro “Debellare l’ansia e il panico” di Lucio Della Seta. Pensate che mi sono portato il libro in ufficio per una settimana con l’idea di scriverlo durante una delle pause pranzo ma, ovviamente, non ho avuto tempo 😛 Comunque, anche se in ritardo, eccolo qua 🙂

Superare la Paura della morte

La nostra vita ha una caratteristica indecente: finisce sempre male con tutti che piangono.

Di conseguenza, per capire le nostra difficoltà esistenziali ci dobbiamo ricordare che solo qualche decina di migliaia di anni fa i nostri antenati non sapevano di esistere. Né sapevano di morire. Secondo me, quando la funzione cosciente si è sufficientemente sviluppata da permettere loro di capire che si muore per sempre, sono andati fuori di testa.

Nel tempo hanno cominciato a portare del cibo ai morti, a inventare cerimonie, riti, religioni, superstizioni, sperando così di evitare la catastrofe.

D’altra parte, a meno di non essere seguaci della dottrina indiana della Maya, in cui la realtà non esiste e tutto è illusione, quello che sappiamo è che passiamo un certo periodo di tempo su una palla di terra, acqua, fuoco, che gira attorno al Sole.

Non sappiamo altro. Allora inventiamo. Deliriamo.

La definizione di “delirio” da parte della psichiatria è: “”una convinzione che non corrisponde né alla ragione né all’esperienza”.

Ma la psichiatria si limite a considerare deliranti solo quei comportamenti e quelle idee che appartengono a piccolo minoranze, e non considera deliranti una grande quantità di comportamenti solo perché troppe persone vi sono coinvolte.

Credersi Napoleone è delirio, mentre chi è convinto della pericolosità dei gatti neri non delira.

Insomma, se idee o concetti chiaramente deliranti sono comuni a molti, a una maggioranza, non sono più deliri.

Nelle nostre condizioni, avere dei pensieri deliranti e teorie inventate che cercano di capire e di conoscere la realtà è normale.

Ci possiamo illudere di sapere qualcosa ma non è vero: quindi è fisiologico delirare, anche se questi deliri sono poi fonti di sofferenza.

Tutte le superstizioni sono forme di delirio e la loro eliminazione è condizione indispensabile per il benessere mentale. Superstitio viene dal concetto di essere superstiti, di sopravvivere.

Chi ha l’ansia non deve conservarne neppure una. Faccia questa guerra e ne avrà enormi vantaggi perché ogni superstizione alimenta, direttamente o indirettamente, la Paura di morire.

Ho visto che nel Taoismo c’è una pratica particolare e molto saggia, si chiama Wu Wei e consiste nel “non fare”.

E’ un non fare attivo, un astenersi.

Applicare il concetto di Wu Wei al fatto che si muore è un intelligente rimedio all’irrisolvibile.

Più si tenta di risolvere il problema della morte e più se ne rimane invischiati.

Il Wu Wei può servire a governare questa Paura decidendo di non occuparsene. Si deve imparare a non occuparsene, perché non è vero che si tratta di un problema risolvibile.

Tra i significati del Wu Wei, qui, il “non fare” equivale a resistere alla tentazione di far seguito pensieri, considerazioni, idee, azioni alla Paura della morte. A 360 gradi.

E’ inutile illudersi di risolvere il problema della morte con invenzioni e pratiche che non possono funzionare mai fino in fondo.

Occuparsene è, semplicemente, una trappola infernale.

Non è impossibile imparare a essere attivi nel “non fare”.

Ci si deve abituare a non occuparsi mai del fatto che si muore. Quando viene in mente che c’è la morte, si deve imparare a ignorare questa istanza. Allora essa si estingue, smette di presentarsi e tormentarci.

Quando viene il pensiero della morte si deve imparare a restare fermi con la mente, vuoti, fino a quando il pensiero scompare. Non è facile, ma funziona.

Il beneficio per gli ansiosi è evidente, visto che l’Ansia, lo ricordo, è in ultima analisi Paura della morte.

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Commento di Wolfghost: può sembrare che questa visione sia estremamente materialista e distante dal mio modo di vedere le cose, ma non lo è veramente, non troppo almeno. In fondo ricordiamoci che il Buddha storico non rispondeva mai alle domande sulla vita dopo la morte ritenendo la faccenda superflua. Quello che interessava era la libertà dalla sofferenza, qui e adesso. La vera meditazione, in fondo, è assenza di pensiero e può perciò essere usata anche per eliminare il pensiero della morte, senza “risolverne” il problema. Lo si rimuove semplicemente. Una specie di “lontan dagli occhi, lontan dal cuore”.

Se il metodo può essere applicato a questa visione, il “progetto” finale è diamentramente opposto nel caso dei buddhisti tibetani odierni: i buddhisti infatti cercano di accettare la morte, non di evitarne il pensiero. Questa, per me, sarebbe la soluzione ideale poiché evita di ritrovarsi un giorno impreparati di fronte alla morte, sempre che essa non arrivi di colpo, senza darci il tempo di pensare.

Tuttavia è molto difficile.

E’ più facile imporsi di non pensare alla morte che cercare di accettarla fino in fondo, di convivere con la consapevolezza che c’è. Questo lo so per esperienza. Forse è per questo che Della Seta ritiene la morte un problema “irrisolvibile”.

Non so se sia veramente così, sono anzi certo che ci sono molte persone che la morte l’hanno accettata veramente, la loro come quella dei loro cari. E il cui pensiero non li disturba più.

Probabilmente l’approccio corretto è personale e la scelta individuale insindacabile.

Insomma… fate la vostra scelta, io qui non posso esservi di aiuto 🙂