Un po’ di Wolf: autobiografia – II

Bene, in questo periodo di fiacca per il mondo dei blog e per il mio in particolare, avrei ben tre post in mente 😉 E’ però pieno agosto, un mese ferale per la mia famiglia: sia mia madre (4 agosto 2006) che mio padre (20 agosto 2003) se ne sono andati in questo mese, inoltre il 15 era nostro costume festeggiare l’onomastico di mia madre. Colgo perciò l’occasione per ricordarli entrambi pubblicando il secondo “capitolo” della mia biografia e dedicandolo, appunto, ai miei genitori. Per farlo recupero due vecchi post. Non so quanti tra i miei odierni lettori (pochi e in gran parte diversi da quelli che avevo all’epoca – gennaio e fabbraio 2008) li abbiano già letti, mi scuso eventualmente con loro per la ripetizione.

Papà, mamma, un abbraccione ovunque voi siate, forse solo nella mia memoria…

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Forza dMio padre – unico maschio di 5 figli, ariete, proprio come me e i miei due fratelli (uno di loro nato addirittura il suo stesso giorno) – nacque alla fine degli anni ’20 in un paesino della Sicilia noto per essere stato scelto da Francis Ford Coppola per alcune scene dei film della serie “Il Padrino” (a voi scoprire qual è il paese ;-)). Rischiò di morire appena nato, io infatti porto il nome del santo a cui venne attribuita la sua sopravvivenza (che scoop eh?? ;-)).

Venne via dalla Sicilia con la sua famiglia quando aveva solo pochi mesi. Non so’ o non ricordo molto di cosa mi racconto’ di quei difficili anni, salvo che per alcuni di essi, durante la seconda guerra mondiale, vissero in Francia per stabilirsi successivamente a Genova.

La sua non fu’ un’infanzia facile, così come non lo era la sua famiglia. I miei nonni erano persone semplici, molto religiose ma – mi permetto di dire – forse proprio per questo, piuttosto severe. Da loro, immagino, mio padre ereditò un carattere burbero e irascibile, un carattere che lo portò ad un passo dalla separazione con mia madre… ma questa è una storia che racconterò in un’altra occasione.

lunaparkA proposito di mia madre, mi piace raccontare di come la conquistò 🙂
Mia madre era molto bella, sembrava un’attrice anni ’50 ;-), mio padre invece era… normale, secondo me fu’ il primo a stupirsi della conquista :-D. Restandone colpito, organizzò un “complotto” coinvolgendo un’amica di mia madre: le fece dare un appuntamento al Luna Park (ancora oggi, sotto le vacanze di Natale, il Luna Park – che e’ il piu’ grande luna park mobile d’Europa – si ferma puntualmente nella stessa zona), e si fece trovare lì al posto della sua amica… 😉

Mio padre sfondo’ nel suo campo, sposo’ la donna che amava e creo’ la sua famiglia. Si realizzo’ insomma, e questo probabilmente servì a contenere un po’ il suo carattere, che era tutt’altro che facile.
Era il classico uomo di altri tempi, cresciuto nelle difficoltà e nel mito che “l’uomo vero” non mostra debolezze o inutili romanticismi, e che, per dimostrare il proprio amore verso la famiglia, sia sufficiente non farle mancare i beni materiali. Non fu’ un uomo avaro di denaro (anzi, era uno spendaccione! ;-)) ma lo era nelle dimostrazioni d’affetto. Non si deve vergognare mio padre di questo, ne’ io gliene faccio una colpa: in quella generazione molti uomini erano così; così era stato insegnato loro ad essere; così era l’ambiente a quel tempo. Anche se senz’altro il suo modo di essere creo’ a tutta la famiglia molte difficoltà.

Andato in pensione ebbe un rapido declino: la trovata sedentarietà (nel suo lavoro era sempre in piedi) lo porto’ ad ingrassare rapidamente, contribuì a fargli salire il diabete, aveva una forma di Parkinson che gli paralizzò le gambe negli ultimi anni della sua vita (con gravose difficoltà per noi; mia madre in primis, ma anche io decisi di tornare a casa per seguirne il decorso) nonché problemi cardiocircolatori.

Il primo gennaio 2003, alle 7 del mattino (io ero rientrato a casa da neanche due ore) fui costretto a ricoverarlo. Quella data segno’ una svolta nella vita di tutti noi, una serie di anni difficili…

Doveva essere una banale influenza, ma i medici sbagliarono (un’infermiera disse la verità a mia madre dopo qualche tempo): nel tentativo di abbassargli la febbre che non decideva ad andarsene, gli iniettarono un “farmaco bomba”; pochi minuti dopo mio padre ebbe le convulsioni. Quando arrivai in ospedale sembrava in fin di vita. Il primario mi fece chiamare e, senza che io avessi il tempo di aprire bocca, allargò le braccia dicendo che mio padre era già arrivato in ospedale in condizioni disperate 😮 e che loro non c’entravano nulla…

Ma quella volta mio padre si riprese insperatamente e torno’ a casa.
Nei mesi successivi pero’ ebbe un infarto, un edema polmonare e, infine, un altro attacco di cuore.

Una notte di agosto della maledetta estate bollente del 2003, proprio quando ormai sembrava che la calura stesse lasciando la città, mio padre chiamò mia madre. Lo faceva spesso: cercando di alzarsi da solo (frequentemente capita che le persone anziane non si rendano conto del loro stato di disabilita’) cadeva dal letto e così chiamava lei che poi, a sua volta, chiamava me. Ormai era una prassi.
A lungo la sua voce che chiamava mia madre e quella – preoccupata – di lei che mi svegliava, hanno popolato i miei incubi notturni.

Ma quella notte non la chiamo’ perche’ era caduto, la chiamo’ perché sentiva di nuovo che il suo cuore era in difficolta’. Mia madre voleva chiamarmi, ma lui, sapendo che avrei immediatamente chiamato l’ambulanza, le chiese di non farlo. Era stanco di ospedali e ricoveri. Voleva andarsene nella quiete della sua casa, con la persona che – a modo suo – aveva amato per oltre 40 anni della sua vita.

Le disse di sedersi vicino a lui, le prese la mano e, dopo qualche minuto, rovesciatosi sul letto, spiro’…

mare

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Olivetta San MicheleMia madre nacque in un paesino al confine con la Francia nel 1928 (prime due foto).

Era una bella donna, intraprendente anche 🙂

Da ragazzina fu corteggiata da un calciatore spagnolo del Genoa, ma sua madre, conoscendo la fama di Don Giovanni che ne circondava il nome, la tenne in pratica “sotto chiave”  😛 finche’ lui non cambio’ maglia. Venni a conoscenza di questa storia quando un giorno, lasciandomi esterrefatto, inizio’ come nulla fosse a parlarmi in spagnolo – lingua che credevo non conoscesse per nulla 😮

Per un certo periodo intraprese la carriera di cantante. Citava spesso i suoi viaggi, in particolare in Persia (a quei tempi non si chiamava ancora Iran), paese di cui decantava la bellezza. Cesso’ la carriera perche’, gia’ a quei tempi, per andare avanti, avrebbe dovuto sottostare a “certe regole”… che rifiuto’.

Olivetta San Michele - ponte anticoAl contrario di mio padre, legatissimo alla sua famiglia di origine, mia madre seppe separarsi senza traumi dalla sua. Viveva distante da essa e non vedeva frequentemente ne’ i genitori ne’ i fratelli. Sua madre mori’ pochi mesi dopo la mia nascita; suo padre – ne ricordo l’amore per il “Pastis”, un forte liquore a base di anice 🙂 – molto piu’ tardi. Era ricoverato in un centro per anziani (non pensate a parole brutte come “ospizio”, era davvero un bel posto), nei pressi del suo paese natio. La notizia della sua morte, datagli per telefono, la colpi’ profondamente perche’ non era riuscita ad andare a trovarlo nonostante gliel’avesse promesso. L’infermiera che lo seguiva, le riporto’ che ogni volta che la porta della sua camera si apriva, lui guardava con ansia, sperando di vederla entrare…

Quello che più mi piace ricordare di mia madre e’ la sua umanita’, il suo essere rimasta fino alla fine a fianco di mio padre che, burbero come si conveniva agli uomini della generazione della guerra, era uno di quelli che pensava bastasse assicurare i beni materiali alla famiglia per dimostrare il suo amore verso di essa. Mia madre ha subito per lunghi anni, sopportando, per quieto vivere, il suo carattere litigioso. Quando avevo 18 anni la accompagnai dall’avvocato perche’, giunta al limite della sopportazione, voleva separarsi. Ma poi, resasi conto che mio padre da solo sarebbe stato “perso”, rinuncio’.

Sbaglio’? Fece bene? Chi puo’ dirlo?

So solo che questa fu la sua decisione, una decisione dettata dal cuore, che – al di la’ di cosa ne pensassi io – ho sempre rispettato per il grande coraggio e determinazione che dimostro’ nel portarla fino in fondo. Certamente, se si fosse separata, la sua vita sarebbe stata ben diversa…

Come ho scritto nel post su mio padre, la notte in cui lui mori’, nel 2003, la chiamo’, le chiese di non chiamarmi, di non avvisare neanche l’ospedale. Era stanco di ricoveri, voleva andarsene in casa sua. Si sedettero’ insieme sul letto e si presero’ per mano… finché lui non se ne ando’.

Niente mi toglie dalla testa che mia madre inizio’ ad ammalarsi quel giorno, perché – non essendoci piu’ lui – non aveva piu’ una ragione per vivere.

Scoprimmo la sua malattia nell’aprile del 2005 in seguito ad una frattura spontanea dell’omero. Fu l’inizio di uno dei periodi piu’ devastanti della mia vita. Nel giro di pochi giorni, la paura, prima ancora della malattia, si impossesso’ di mia madre togliendole la lucidita’ mentale. La persona che era stata fino ad allora, non l’avrei mai piu’ rivista.

Mia madre, a cui furono dati pochi mesi di vita, visse ancora quasi un anno e mezzo, stupendo tutti per la sua capacita’ di ripresa. Ma non me. Quando anche i parenti e gli amici piu’ stretti mi dicevano di lasciarla morire in pace, io protestavo, perche’ sapevo che era soprattutto la paura che la stava uccidendo, e che, se l’avesse superata, avrebbe potuto vivere ancora a lungo; “tecnicamente” infatti, il suo era – a quell’eta’ – un male lento, avrebbe potuto essere tenuto sotto controllo con cure non invasive per anni. Venni a sapere che, in occasione della riabilitazione per una seconda frattura spontanea, stavolta del femore, il medico che la seguiva in casa disse alla fisioterapista “tanto lo sai che questa donna non si rialzera’ piu’”. E invece, ancora una volta, si rialzo’. Prima col girello, poi col bastone, poi senza aiuto alcuno.

Solo un ictus se la porto’ via in poche settimane. Ricordo con strazio il suo “ho tanto mal di testa”.

Mori’, come voleva, in casa sua, con i suoi figli attorno. Ormai in coma da giorni, sembrava resistere ad oltranza, come se si preoccupasse per noi. In un momento in cui rimasi da solo nella sua camera, mi avvicinai a lei e le sussurai dolcemente “Vai mamma, vai… tuo marito ti sta aspettando, non preoccuparti per noi…”.

Poche decine di minuti dopo, mia madre se ne ando’, ed io venni pervaso da una sorta di sensazione di pace, come se cio’ che doveva essere, fosse stato compiuto…

A parte il devastante potere della paura, l’insegnamento principale che mia madre mi ha lasciato è stato che il corpo, la mente, i beni di ogni genere, scompaiono tutti, spesso molto prima della vera fine.

L’ultima cosa che rimane, e’ anche la più importante: l’amore e l’affetto che hai dato, e quello di chi hai ancora intorno a te.

La notte della Befana 2007, sfogliando a caso un’agendina di quand’ero militare, almeno 17 anni prima, trovai con sorpresa una dedica di mia madre che diceva pressapoco “Al mio bellissimo figlio, a cui voglio tanto bene. Tornero’ presto a trovarti. E’ una promessa.” La dedica era scritta con mano molto tremante, come da una persona malata di Parkinson. Mia madre aveva il Parkinson, e’ vero, ma non certo all’epoca in cui quella dedica avrebbe dovuto essere stata scritta. Misteri… Quando il giorno dopo lo raccontai ad una cara amica, molto credente, non mostro’ affatto segni di sorpresa; mi disse tranquillamente: “E’ normale: la notte della Befana e’ la notte dei bambini, e te, per tua mamma, sei ancora il suo bambino…”

 arcobaleno

prec.: autobiografia – I

Se si sono estinti i dinosauri…

… mi posso estinguere anche io 😉

Certo, sarebbe bello riuscire a prenderla così sportivamente, eppure è proprio così che bisognerebbe pensarla.

Ebbene sì, sto proprio invecchiando. Se tenessi un calendario con i miei acciacchi, davvero difficilmente ci sarebbe un giorno libero 😀 E va bene che, sinora, non è mai stato nulla di serio.

Fino a non molti anni fa mi era raro avere disturbi, così raro che mi preoccupavo subito poiché non ero uso ad averne. Poi… ci si abitua, ed è brutto ammetterlo. Tra l’altro ricordo di aver letto non molto tempo fa’, che il vero calo fisico si ha proprio tra i 40 e i 50. D’altronde basterebbe vedere quando gli sportivi terminano la loro attività, almeno quella agonistica, per rendersene conto.

Gli scorsi due giorni, dopo dieci giorni di riposo per un dolore forte e persistente alla spalla sinistra – già disastrata per un incidente occorsomi dieci anni fa’ – ho ripreso a fare un po’ di attività fisica (yoga a parte, almeno quello spero di continuare a farlo ancora a lungo).Quando sono arrivato alle “aperture laterali” con i manubri (si sta in piedi e si sollevano le braccia lateralmente tenendo in mano dei pesi – i “manubri”, appunto) ho dovuto togliere tutti i dischi e usare i supporti “vuoti”… insomma, diciamo 2 chili per parte. Venti giorni fa’ usavo 8+2 chili per parte. Ovvero dieci 🙂

Ciò non è importante, va da sé, però va’ tutto di pari passo 😉

Comunque, tornando ai dinosauri, tutti noi pensando a loro li immaginiamo come creature enormi ma “scadenti”, un passo indietro nell’evoluzione, per questo si sono estinti.

Invece no. I dinosauri rappresentavano all’epoca il top del regno animale. Erano molto evoluti e certamente molto più potenti di noi. Se non fosse stato per la meteora che casualmente colpì la terra, saremmo riusciti ad evolverci a spese loro? … non credo. Anche se non posso averne la riprova.

I dinosauri erano i dominatori indiscussi del pianeta e l’uomo, che si è da sempre creduto così superiore, la specie eletta, sarebbe stata con ogni probabilità una comparsa secondaria.

Ognuno di noi difficilmente riesce a pensare ad un mondo senza di lui… ma se si sono estinti perfino i dinosauri… 😉

 

Caldo, caldissimo

Dite la verità, leggendo il titolo avete pensato ad un post-lamentela sul caldo, vero? 🙂 E invece… sorpresa! Si tratta di un’altra, brevissima, storiella zen, un classico “koan” 🙂 Leggendolo mi sono scoperto a sorridere soddisfatto, così ve lo propongo 😉

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Un giorno Tanzan, celeberrimo maestro Zen, stava presiedendo a un funerale secondo il rito. Davanti alla bara tracciò un triangolo nell’aria con un tizzone infuocato; tutti gli astanti attendevano le elette parole d’uso, ma la bocca del maestro rimase sigillata.

E mentre tutti fissavano il cranio rasato del maestro, arroventato dai raggi del sole al tramonto: “Fa caldo” egli disse. “Oh, fa un gran caldo!”.

Accennò quindi un rapido gesto di saluto verso la bara e tornò al proprio posto.

La Tazza e il Bastone – Storie Zen

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Commento di Wolfghost: Certo, se il funerale fosse stato di un nostro caro, probabilmente ci saremmo offesi, vero? Eppure anche noi spesso non sappiamo cosa dire in situazioni simili, non necessariamente un funerale, può essere la comunicazione riguardante una grave malattia, una sciagura o tante altre cose. Allora si rimane in imbarazzo poiché si immagina che l’interlocutore vorrebbe sentire pronunciare qualcosa di confortante… ma proprio le parole non escono. La verità è che in fondo sappiamo, come il maestro Zen del racconto, che le parole non servono, soprattutto poi in fatti di tale portata. La nostra tradizione ci ha portato a costruire cerimonie dove si tengono lunghi sermoni o discorsi di commiato più o meno estesi. Non c’è film con funerale senza discorso strappalacrime, non è così? Spesso anzi è quello il fulcro del film.

Non servono parole. Quanto strazio la fila di persone che porge, un conoscente dopo l’altro, le condoglianze alla vedova (faccio per dire). Qualche psicologo dice che ciò è addirittura controproducente poiché, lungi dal portare conforto (la maggioranza delle volte è chiaro che sono frasi di rito), le condoglianze rafforzano la sensazione della perdita.

Ma non è solo questo. Per lo Zen e il Buddismo in generale, infatti, la morte non esiste, così come non è esistita la nascita. La nostra essenza c’era prima della nascita e ci sarà dopo la morte. Qualunque cosa questa “essenza” sia. Il resto è illusione. Illusione non nel senso stretto con cui usiamo solitamente questo termine, ma nel senso che l’attaccamento al nostro corpo, al nostro Io, la percezione che abbiamo di noi stessi, è solo frutto dei nostri pensieri, delle nostre idee. E’ qualcosa privo di consistenza, che cambia ogni minuto. Che, insomma, nel concreto non esiste. E’ solo un fuoco fatuo. A cui però siamo maledettamente attaccati…

Zen: La gran testa – l’arroganza

Un uomo ogni mattina si specchiava. Un giorno, guardando nello specchio capovolto, non si vide più. Pensò allora di aver perduto testa e collo e, in preda al panico, si mise a cercarli.

Un amico gli disse: “Perché cerchi la tua testa? E’ così grande che vedo solo quella!”

L’uomo allora si convinse che la sua testa fosse più grande di quella degli altri. Gliene derivò un orgoglio smisurato, e si rimise a cercarla.

E’ una storia assai interessante. Perder la testa significa perdere le proprie illusioni. Ma l’orgoglio di possedere una gran testa è segno di egoismo e di stoltezza.

da “La Tazza e il Bastone – Storie Zen”

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Commento di Wolfghost: personalmente avrei scritto “arroganza” più che “egoismo”. Devo dire che purtroppo spesso ho avuto ed ho a che fare con persone che credono di sapere tutto, che sono convinte che la verità sia sempre nelle loro mani, che l’unico modo corretto di vivere sia il loro. Persone che ritengono di… avere una grande testa, insomma, proprio come il nostro amico del racconto. Probabilmente, proprio come scritto nel racconto stesso, ciò è spesso dovuto al fatto che le persone si gonfiano dei complimenti altrui, perdendo di vista la realtà delle cose. Ovvero che a volte si ha ragione, a volte torto. Per questo bisogna avere l’umiltà di ascoltare il prossimo e interrogare sé stessi, altrimenti ci si preclude ogni possibilità di crescita: solo con il confronto e la vera condivisione si possono avere punti di vista diversi, che possono farci intravvedere strade nuove e migliori. La stagnazione non può portare a nulla.

Inutile dire che ciò mi da molto fastidio poiché ogni conversazione diventa discussione, ogni parere diverso dalla loro convinzione genera una battaglia. Poiché raramente si tratta di cose di fondamentale importanza, lascio perdere; si tratta infatti di persone con le quali un dialogo è impossibile, si finisce solo per accondiscendere per quieto vivere. Allora meglio non intavolare nulla e tenere le proprie idee per sé. E credo che farò sempre più spesso così.

Come la rupe massiccia

non si scuote per il vento,

così pure non vacillano

i saggi in mezzo a biasimi e lodi

(Buddha)

 

Buon nono compleanno, Signor Tomino! :-D

Volevo lasciare ancora per qualche giorno il post con la prima puntata dell’autobiografia in evidenza, ma… oggi è il 4 di Luglio ed anche super-Tomino (a scrivere tutti i suoi aggettivi e nomignoli si farebbe sera :-D) è nato il 4 di Luglio! 😉

Che dire di lui? Per chi lo conosce, come noi di famiglia o chi ci è diventato amico, è un… burbero dal cuore d’oro 🙂 Uno che raramente sopporta nuovi arrivati, è scontroso con tutti, almeno all’inizio, ma che poi si ammazzerebbe per voi, che non esiterebbe un attimo a sfidare cani molto più grossi di lui… anche perché probabilmente la sua percezione è di essere altrettanto grosso 😀 Potrebbe essere incoscienza, vero, però ha qualcosa di coraggioso, di eroico perfino. Qualcosa che personalmente gli invidio 😛

Mi racconta  Lady Wolf che una volta Tom si prese con un pastore tedesco (che lo conosceva, per fortuna, sennò temo che l’avrebbe ucciso). Questo pastore, ovviamente, aveva la meglio e lo sbatteva sempre a terra. Tom mugolava dolorante, ma… appena si rialzava riprendeva ad attaccare come un maledetto! 😀 Sì… forse il nostro ha visto troppi “Rocky”… 😐 😛 Quando ci penso, dico a Lady Wolf che mi pare quasi un miracolo che sia arrivato a 9 anni senza che qualche pitbull gli abbia staccato una zampa 😀 Comunque adesso segue abbastanza i miei… gentili richiami verbali, diciamo così! 😛

Tom è nato in un piccolo paese dell’Alto Adige, tra Merano e Bolzano. Apparteneva ad una cucciolata di Shih-Tzu, o meglio simil-Shih-Tzu, poiché il padre era di un’altra razza (non abbiamo mai scoperto quale). Lady Wolf aveva perso da poco il suo adorato Totò, questo sì uno Shih-Tzu originale, un cane sfortunato perché ammalatosi molto giovane di tumore eppure vissuto, con innumerevoli interventi, fino a 14 anni! Sfortunato, sì, ma con la fortuna di avere qualcuno che pensava e teneva a lui. Molti l’avrebbero fatto sopprimere oppure lasciato alla sua malattia. Così i colleghi di Lady Wolf decisero di regalargli un nuovo cucciolotto e… arrivò Tom, cucciolo in saldo, per citare un famoso film, dato che costò soli 50 euro 🙂

Lady Wolf non scorderà mai il primo giorno che, nel giardino sotto casa, poi fatto sparire per far posto ad una scuola di dubbio gusto, si vide questo scricciolino grosso come un pugno correrle incontro 😀 E poi i due non si allontanarono più, seguendosi fedelmente in tutte le loro avventure 🙂 Pensate che Tom si abituò per qualche mese a passare anche 12 o 14 ore da solo in una camera, mentre la “mamma umana” doveva lavorare, ma, conoscendolo, avrebbe detto anche lui che preferiva così piuttosto che essere affidato a qualcun altro nell’attesa.

Adesso posso dire che più di metà della sua vita l’ha passata anche con me, e credo e spero (in realtà ne sono ragionevolmente sicuro), che se potesse intervenire vi scriverebbe che è un canetto felice, anche se il pomeriggio deve passarselo in casa da solo…. o meglio, in compagnia di tre gatti con i quali c’è reciproco rispetto 🙂

In una delle ultime visite una delle veterinarie è rimasta sorpresa dei muscoletti del cagnetto! 😀 Infatti spesso gli Shih-Tzu sono considerati cani da appartamento, ma Tom non ha mai disdegnato escursioni e giochi all’aria aperta, anzi… secondo me se li sogna la notte! E noi, quando possibile, cerchiamo di accontentarlo. Che poi… dice mia moglie che sembra che mi diverto più io di lui 😀 L’ultima volta, alle Cascate del Saent in Trentino, c’era un piccolo parco giochi dedicato ai bambini, ma a quell’ora, verso sera, non c’era nessuno. C’era anche un piccolo labirinto per bambini. Allora a turno ci nascondevamo, e il compito di Tomino era correre a scovarci! ahahah uno spasso! 😛

Per un cane di piccola taglia, nove anni significano circa 52 anni umani, più o meno come per un gatto. Ma vi assicuro che il venerabile Tomino (un altro dei suoi appellativi) ne dimostra non più di 30! 😀

E’ lui che ci lascia indietro, altro ché! 😉 … se non si rimpinza troppo, ovviamente! 😀

Un po’ di Wolf: autobiografia – I

Come forse qualcuno si ricorderà, tra i miei “progetti blogghistici” c’è quello di pubblicare, a puntate, una mia biografia. In realtà forse la scriverei più per me stesso e per Lady Wolf che per voi e mi piacerebbe farla perciò il più possibile completa (“il più possibile” perché tutto non si può proprio dire, un po’ per non buttare in piazza troppi fatti e dati personali, un po’ perché finirei per annoiare me stesso :-D); dunque, poiché per farla così ci vorrebbe tanto tempo e concentrazione… dubito fortemente che andrò più in là di qualche puntata! 😀 Sicuramente come minimo le intervallerò pesantemente con altri post 😉
Comunque ecco la prima puntata. Per la seconda… chissà! 😛

Sono nato nel 1966 in quel di Genova, all’ultimo piano di un antico palazzo del ’700 che da’ sulla piazza principale di una delle sue maggiori delegazioni (Sestri Ponente). Mia madre raccontava che ero uno degli ultimi bambini nati in casa, esattamente sul tavolo della cucina. Sono l’ultimo di tre fratelli, con una distanza anagrafica di, rispettivamente, tre e cinque anni.

Riporto qua un estratto di un post di un paio di anni fa’ dove parlavo dei miei nonni. Qualcuno di voi l’ha già letto ma, grazie alla dinamicità di Internet, molti di voi sono relativamente nuovi, sicché… 😉

Iniziamo con i nonni da parte di madre, entrambi nativi della provincia imperiese, vicino alla Francia.

fantasmaMia nonna mori’, dopo alcuni mesi di coma in seguito ad un ictus, quando avevo solo pochi mesi, nell’ormai lontano 1966. So che veniva affettuosamente chiamata “Nonna Babau”, perche’ amava giocare a nascondino la sera al buio con i miei fratelli (io avevo ancora da nascere :-P) e mentre li cercava faceva finta di essere un fantasma 😉 Pur in pratica non potendo essere ricordi reali, visto l’incompatibilita’ delle date, giurerei di ricordarmela proprio mentre giocavamo a nascondino… E’ probabile che continuammo quel gioco in famiglia con qualcun altro (forse mia madre, forse uno dei fratelli) a fare la sua parte e, venendo in seguito a conoscenza di questo gioco che lei conduceva, la mente fece come a volte succede un… “due piu’ due sbagliato” 😀 Comunque come io possa ricordarmi di lei resta un piccolo e affascinante mistero 🙂

sigaroMio nonno alla morte della moglie resto’ ad abitare distante, al confine con la Francia. Lui si’ che l’ho conosciuto da bambino, pero’ non lo incontravamo spesso 😐 Ricordo poco, solo che amava il Pastis (mi pare si chiami cosi’, e’ un liquore forte al gusto di anice), che fumava come un turco – anche per questo ebbe un rapporto difficile con mio padre che non voleva fumasse in casa nostra quelle poche volte che veniva a trovarci (in realta’ fumava anche mio padre, ma non in presenza dei figli) – e che gli ultimi tempi venne ricoverato in una struttura per anziani. Lo ricordo come un uomo alto e magro, ma essendo allora un bambino non posso giurare che alto lo fosse davvero 😉 Ricordo fin troppo bene pero’ il dolore di mia madre quando mori’: era tempo che voleva andare a trovarlo, ma per un motivo o per l’altro (temo anche l’ostilita’ che si era creata tra il nonno e mio padre) era sempre stata constretta a rimandare. Quando venne avvisata della morte del padre, l’infermiera che lo seguiva e che le diede la notizia per telefono, le disse che negli ultimi tempi ogni volta che si apriva la porta della sua camera lui si girava di scatto, speranzoso di vederla entrare… invece non fece in tempo a rivederla. Posso immaginare che senso di colpa che deve aver avuto mia madre per questo! 😦

scarpeE adesso andiamo a quelli da parte di mio padre, erano residenti a Genova ma provenivano dalla lontana Sicilia 🙂

Il nonno, che era un calzolaio, era molto schivo. Devo dire che mio padre in vecchiaia assomigliava molto a quello che era stato suo papa’ alla stessa eta’ 😐 Il che mi lascia pensare che sara’ facile che anche io vada nella stessa direzione 😀

madonnaMia nonna invece era una donna molto forte, probabilmente anche molto severa. Di lei mio papa’, che – mi viene da dire “ovviamente” 😀 – la considerava una santa, diceva che era stata miracolata (un paio di infarti a cui sopravvisse da sola, pare…) perche’ aveva chiesto alla Vergine Maria di poter andarsene dopo il marito che altrimenti non sarebbe stato in grado di badare da solo a se’ stesso. In effetti mori’ dopo di lui, a pochi giorni di distanza (mi pare una settimana esatta). Il posto accanto alla fossa di sepoltura di mio nonno era ancora vuoto (potete immaginare: e’ il cimitero principale di Genova, di solito qualcuno arriva ogni giorno) cosi’ vennero sepolti fianco a fianco 🙂

Di ritorno dal funerale di mio nonno, nell’imminenza del Natale, trovammo una colomba sulla porta di casa, mio padre lo prese come un segno e cosi’ la prendemmo con noi A lei, Natalina, e’ dedicato anche un post: Un po’ di Wolf… i miei animali: Natalina 🙂

colomba
succ.: autobiografia – II

L’anima nell’Advaita Vedanta

Il commento al post di Mister Loto “L’età dell’anima” mi ha dato modo di riepilogare le mie personalissime credenze che riguardano questo argomento.

Dovete sapere che sto leggendo assieme a Lady Wolf (poverina, ho coinvolto anche lei in queste amene letture :-D) un libro di Ramesh S. Balsekar, scomparso nel 2009 all’età di 92 anni, che trovo molto interessante: si tratta di “La verità definitiva – un’esposizione organica dell’advaita vedanta”.

Ora, quando troviamo un libro interessante è perché in genere ci rispecchiamo in esso o in parte di esso, e infatti ho ritrovato in questo libro diverse delle credenze, forse sarebbe meglio dire ipotesi, che ho via via accumulato nel passare degli anni e del “filosofeggiare” sugli argomenti del senso della vita e della morte.

Non abbiamo ancora finito il libro, anche perché non è proprio un libretto leggero e scorrevole, ed è possibile che integrerò questo post con una sorta di recensione più avanti (ma potrei anche ritenere quanto scritto qua sufficiente); intanto colgo l’occasione di intavolare il discorso riguardante le nostre credenze in fatto di anima riportando qua, opportunamente riarrangiato e ampliato, il mio commento sul post citato in precedenza.

Se non vi addormentate o se proprio non avete altro da fare… buona lettura! 😛

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Vi dirò… nel corso della mia vita credo di aver cambiato più volte idea su questi argomenti, così non prendete per “fisso” quel che scriverò, poiché può essere che “domani” la penserò diversamente.

Premetto che un tempo pensavo che l’anima pur non avendo una fine avesse avuto un inizio probabilmente molte vite lontano nel tempo, così da avere a volte la sensazione di “sapere già” gran parte di ciò di cui si fa esperienza in questa vita e da spiegare, proprio grazie alla “datazione” dell’anima, le notevoli differenze tra una persona e l’altra nonostante vissuti magari simili. Non avete mai la sensazione di “saperne” più di quanto, in base a questa unica vita, vi aspettereste di sapere?

Tuttavia già da qualche anno questa convinzione è venuta un po’ a vacillare. Mi sono accorto infatti che esperienze singole di grande impatto, ma anche apparentemente non così serie ma ripetute nel tempo, possono condizionare lo sviluppo di un bambino o un ragazzo al punto da far successivamente differire la sua psicologia e le sue convinzioni rispetto a coetanei, o perfino fratelli, immersi in contesti sociali simili. La sensazione di “sapere” non fa, a rigore, differenza: basta poco, essere un po’ più introversi e riflessivi ad esempio, per prendere una piega molto diversa rispetto ad altre persone. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, la nostra mente apprende e si evolve: non dobbiamo sottovalutare quanto abbiamo appreso, soprattutto inconsciamente, nel corso di anni e anni.

Quindi, diciamo, in questa fase iniziai ad interrogarmi sull’esistenza o meno dell’anima.

Lo sviluppo odierno è più vicino invece a certe credenze dell’induismo (vedi advaita vedanta) o del primo buddhismo: la nostra anima potrebbe essere identificata con la coscienza personale, che, secondo tali credenze, sarebbe “solo” una manifestazione di quella universale. In altre parole, noi non solo non saremmo il nostro corpo, ma non saremmo nemmeno il nostro “io” e neppure la nostra anima come abitualmente la intendiamo 😀 Corpo, mente e coscienza individuale non sarebbero altro che “manifestazioni” della coscienza universale e, in quanto tali, non esisterebbero: sarebbero solo “solidificazioni” destinate a sciogliersi come sale nel mare o, più precisamente, come onde nell’oceano.

Questo ovviamente spiegherebbe molte cose. Spiegherebbe perché la nostra coscienza saprebbe più di quanto ci aspetteremmo di sapere dalla personale esperienza in questa vita (in realtà “pesca” dalla coscienza universale, che poi è… lei stessa :p un po’ come la storia della Trinità). Spiegherebbe perché a volte ci sentiamo quasi degli estranei a noi stessi, come ospiti di un corpo e perfino di un io. Spiegherebbe infine perché non riusciamo a “risolvere” la nostra sofferenza disidentificandoci dal nostro corpo, in particolare se non riusciamo a disidentificarci anche dal nostro io: così facendo, infatti, invece di risolvere la frattura tra “noi” e il “tutto”, la ampliamo ancora di più aumentando ancora di più l’identificazione con un io che non esiste, tra l’altro a scapito di un corpo che, poverino, viene trattato dall’io come fosse un contenitore da buttare una volta usato, con tutta la somatizzazione che ciò comporta. Pensateci un attimo: spesso ci diciamo “Io non sono questo corpo, sono di più”, ma quasi mai ci riferiamo anche al pensiero razionale che dal corpo, dal cervello, è prodotto. Ciò che abbiamo imparato nella nostra vita ci ha portato a costruire una “persona psicologica” con la quale ci siamo via via identificati: siamo forti in questo o quello, siamo fragili in quell’altro, abbiamo questa e quella caratteristica… Ma tutte queste sono “cose” prodotte dal nostro pensiero razionale, sono “oggetti” al pari delle parti del nostro corpo o di ciò che ne è “fuori”. Quando diciamo “io non sono il mio corpo”, di solito crediamo di dire “sono il mio pensiero, che è di più”, ma il pensiero è prodotto dal cervello, non possiamo separarlo dal corpo. Non è questo pensiero l’anima, altrimenti morirebbe con il nostro corpo. Non siete d’accordo?

Insomma, non esisterebbe il corpo, l’io e nemmeno l’anima intesa come coscienza individuale. Esisterebbe però una coscienza, se preferite un’anima, universale, una coscienza alla quale a rigore… non ritorneremo, perché non ce ne siamo mai staccati veramente. L’abbiamo semplicemente dimenticata identificandoci con la coscienza individuale, con l’io.

La domanda successiva a questo punto solitamente è: che fine facciamo alla nostra morte? Scompariamo in questa Coscienza Universale? Se perdiamo la percezione di noi stessi non sembra comunque una cosa molto positiva…

Ebbene la risposta di queste filosofie è semplice: niente si perde… perché non c’è mai stato :p Se fossimo capaci di liberarci dalla percezione del nostro io illusorio, non temeremmo più di perderlo: perché temere di perdere qualcosa che avremmo riconosciuto non esistere?

Due parole ancora sul termine “non esistere”. Secondo l’Advaita Vedanta, il Buddhismo ed altre filosofie soprattutto orientali, “non esistere” non significa “non esserci”, questa è una interpretazione occidentale, una distorsione del vero significato. Significa “esserci considerandosi distinti, entità a sé stanti che vivono e muoiono, che nascono dal nulla e muoiono nel nulla”, credere di essere separati dal “resto”, con una vita “separata”. Come un’onda che si rammaricasse della sua breve vita in attesa di scomparire nel mare… che lei stessa è. Questa è l’illusione: identificarsi con l’onda piuttosto che riconoscere di essere una parte del mare.

Auguroni alla decana Sissi! :-D

Bene, bene 🙂 In questo periodo la nostra Sissi è arrivata all’importante traguardo di 10 anni tondi tondi, che fanno, in scala umana, circa 57 dei nostri! 😀

La mamma di Sissi, Pippi, è la gatta di una mia amica, ed è tigrata come lei, anche se un po’ più piccola (non è difficile, Sissi pesa almeno 12 chili ed è proprio di stazza grossa; Julius, che ne pesa 3 o 4 di meno, sembra più ciccione di lei poiché dotato di una notevole pancetta che Sissi non ha :-D).

E’ l’unico altro animale in casa mia ad aver conosciuto mia madre, infatti la addottai nel lontano 2003 per tenere compagnia a lei quando suo marito, mio padre, morì. Visse con lei fino alla sua morte, per tre anni. Adesso è con me, Lady Wolf (mia moglie), Tom (il cane), Julius e Numa (gli altri gatti della famiglia).

A volte mi chiedo se si ricorda ancora di mia madre… io penso di sì, ma chissà…

Nel 2008 Sissi mi seguì quando traslocai dalla casa dove avevano vissuto i miei genitori in un mini appartamento dove aveva solo una porta-finestra con vista all’esterno. Passava lì tutto il giorno o quasi 🙂 Siccome viaggiavo parecchio all’epoca, decisi di prenderle un gattino per tenerle compagnia, Julius. Bé… non fecero mai amicizia e ancora adesso a volte se le suonano di gusto 😛

Nel 2009 Sissi e Julius conobbero Tom che, seguendo la sua padroncina che poi divenne mia moglie, iniziò a farci visita sempre più spesso, fino a traslocare con noi definitivamente nel Gennaio del 2010.

Non vi nascondo che la prima visita di Tom mi preoccupò parecchio, lui era abituato ai gatti, ma Sissi e Julius non erano abituati ai cani 😀 Addirittura iniziai ad informarmi sugli alberghi della zona nel caso di… guai 😉 Invece andò tutto bene: Sissi restò indifferente, Julius, pur soffrendo di insonnia (nel senso che non chiudeva occhio per guardare Tom) ed arrivando ad essere piuttosto stravolto, non diede comunque problemi 🙂

Infine, a maggio 201o, si aggiunse anche Numa, Numetta per gli amici, una gattina proveniente da un gattile di Genova 🙂

Numa è molto socievole e simpatica e, incredibilmente – anche se ci ha messo anni – è recentemente riuscita ad “interagire” con Sissi che in precedenza è sempre stata sulle sue con tutti gli altri animali. E’ davvero sorprendente vedere ‘sta gattona di oltre dodici chili cercare di lanciarsi all’inseguimento di una gattina sguizzante come Numa 😀

Ecco qua il trio gattesco al completo, da sinistra a destra: Sissi, Julius e Numetta.

Insomma, posso dire a buona ragione che Sissi ha visto una parte importante della mia vita… quante cose potrebbe raccontarvi! 😀 Comunque… buon decimo compleanno, miciona! 😉

Ancora una volta – miniracconto

La riunione alla ARG Research & Development Company si stava accalorando.

Tom si era preparato per bene, aveva costruito una linea difensiva basata su principi di civiltà e rispetto per la vita, in ogni sua forma. Era convinto che sarebbe riuscito a convincere il management e le autorità convenute che l’esperimento doveva andare avanti inalterato o, al massimo, con la minor interferenza possibile. Adesso però si sentiva all’angolo, iniziava a temere che tutto ciò su cui lui e i suoi collaboratori avevano lavorato potesse essere spazzato via. Ancora una volta.

“Un lavoro del genere richiede tempi estremamente lunghi per essere valutato”, argomentò Tom, “siamo solo a metà del percorso, forse anche meno. Fare tabula rasa adesso vorrebbe dire perdere tutti i passi avanti compiuti finora. Vorrebbe dire ripartire da zero, senza alcuna garanzia di poter ottenere in futuro risultati migliori. E poi non è solo una questione di lavoro, finanziamenti e risultati. Stiamo parlando di esseri vivi, esseri che sentono, soffrono, che sono consapevoli, come noi. O forse non proprio come noi, ma a modo loro sì.”

“Andiamo Tom!”, replicò il responsabile dei rapporti con l’Autorità, “Smettiamola con queste sciocchezze animaliste non degne di uno scienziato come lei! Qui si sta parlando di fare il futuro, avendo la possibilità al contempo di capire il passato, il nostro passato. Si tratta di avere materiale genetico di grande importanza per preservare sì una specie, ma la nostra! E se per questo dobbiamo ripartire da zero, allora questa è la strada che dobbiamo seguire! Queste creature sono di quanto più dissimile e inutile potevamo ottenere, è ormai evidente che continuando ad insistere su di loro perderemo solo tempo e denaro! Quando si capisce che si è imboccato un vicolo cieco, bisogna avere il coraggio di tornare indietro!”

“Idiota!”, pensò Tom, “Questo imbecille è solo preoccupato di perdere i finanziamenti pubblici! Non capisce che sta combinando!”

“Signori, vi prego di non dimenticare i passi avanti che abbiamo ottenuto con queste creature e che sono evidenti. Già la volta precedente avevamo ottenuto discreti risultati. Alcune specie cacciavano in branchi, dimostrando una buona intelligenza di gruppo. Risolvevano problemi di vario genere, anche se di relativa semplicità. Dimostravano una discreta socialità e buona emotività, difendendo i propri simili, in special modo i nuovi nati. Sono convinto che già in quel caso ci siamo arresi troppo presto. Abbiamo cancellato innumerevoli miliardi di esseri che già presentavano un certo grado di evoluzione. Non posso dimenticarlo, e non voglio ripetere lo stesso abominio in nome di una scienza senz’anima. E poi, come ho detto, è passato troppo poco tempo per una valutazione sensata.”

“Tom”, intervenne il presidente dell’Autorità in persona, “da quanto tempo ci conosciamo? Come sai, ho sempre rispettato il tuo buon cuore, il modo con cui ti battevi per difendere i più indifesi, ma… non stiamo parlando di nostri simili e nemmeno di entità a noi vicine. E’ vero, questa specie sembra più evoluta di quelle precedenti, te ne rendo atto e merito. Ma… non vedi come si azzuffano per ogni cosa? Come sono distruttivi ed autodistruttivi? Alcune tra le specie precedenti se non altro rispettavano i loro simili. Anche se apparentemente erano meno evolute, la loro socialità, il loro rispetto erano maggiori. Se proprio lo devo dire… mi erano anche più simpatici. Questa nuova specie si è evoluta molto in fretta da un punto di vista della logica e delle capacità intellettuali, il loro progresso tecnologico, seppure rozzo e primitivo, è stato sbalorditivo per i tempi in cui è stato messo in atto, ma… è evidente che come socialità e capacità di interazione non ci siamo, Tom, lo devi ammettere. A volte penso che se non ci pensiamo noi, ci penseranno da soli ad autodistruggersi.”

Tom comprese di avere perso. In fondo sapeva che il Presidente aveva ragione. Ma lui aveva imparato ad amare quelle creature che avevano creato. Le amava proprio per la loro varietà, per la loro imprevedibilità. Anche se a volte non ne capiva la crudeltà, non solo verso le altre specie, ma perfino verso i loro stessi simili. Era chiaro che non stavano mettendo in pericolo solo loro stessi, ma l’intero pianeta che abitavano, una tale insensatezza era difficilmente difendibile. Questo aspetto non era previsto. Non era scritto nel DNA, o, se lo era, doveva essergli sfuggito.

“Capisco…”, il tono della sua voce, il suo sguardo basso, davano ad intendere che si era arreso. “Forse possiamo fare di meglio. Datemi solo un po’ di tempo per capire dove abbiamo sbagliato, in modo da poter ricominciare, speriamo, per l’ultima volta.”

“Bene, sono contento che abbia capito, Tom. Le diamo ancora un po’ di tempo per preparare il nuovo materiale genetico”, concluse il Presidente, “poi il pianeta sarà colpito per provocare la distruzione controllata della specie dominante esistente, come abbiamo fatto l’altra volta. Ho visto a lungo l’evoluzione di questa specie, onestamente ad un certo punto mi ero anche illuso che l’esito stavolta sarebbe stato diverso. Sono scaltri e già con una certa evoluzione tecnologica… suppongo che l’impatto dovrà essere un po’ più forte di quello che servì per l’eliminazione dei dinosauri. L’umanità cercherà di sopravvivere fino alla fine.”

Stop vivisection!

Cari amici, oggi, grazie al “promemoria” di Glicine61 che l’ha postato sul suo blog http://nuvoledipoesia.iobloggo.com/, voglio ricordarvi che è in atto in tutta Europa la raccolta di firme per chiedere l’eliminazione della orribile pratica della vivisezione. E’ necessario raggiungere un milione di firme entro il primo Novembre 2013 e, poiché siamo solo a un terzo e la raccolta è iniziata già dal primo Novembre dello scorso anno… non siamo messi proprio bene 😦

Per favore, non prendetela come la “solita petizione” da Internet che lascia il tempo che trova: questa è una raccolta firme seria. Non commentate “ah, sì, che bella iniziativa!” o “quanto è vero!”, per poi passare oltre: non ha alcuna importanza che commentiate questo post, se concordate… firmate! Non passate oltre! Non rimandate: non tornerete a firmare!

Vi eviterò video o immagini terrificanti allo scopo di sensibilizzarvi, ma sappiate che quelli che girano in Internet non sono “video speciali e rarissimi”, sono purtroppo la realtà, succedono davvero!

Mi limito a riportare qua sotto alcuni stralci dal sito dell’iniziativa e il relativo link. Potrete leggere perché la vivisezione non è solo immorale, ma è anche inutile e perfino dannosa.

E comunque, aggiungo di mio, smettiamola di considerarci al di sopra della Natura; smettiamola di credere arrogantemente che, a nostro uso e consumo, possiamo uccidere, torturare, dilaniare, qualunque altro animale. Ricordiamoci che non esiste il “regno umano”, esistono solo i regni minerale, vegetale e animale, e noi facciamo parte dell’ultimo così come tutti gli altri animali. Non abbiamo alcun diritto di arrecargli un’orribile morte e sofferenza, nemmeno per scopi scientifici (peraltro opinabili, come potrete leggere).

Fatemi un favore, non commentate… firmate: http://www.stopvivisection.eu/it/content/sign-online

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“Grazie all’iniziativa popolare, con un milione di firme i cittadini europei possono partecipare in prima persona all’attività legislativa dell’Unione Europea.STOP VIVISECTION dà la possibilità ai cittadini di esprimere il proprio NO alla sperimentazione animale e di richiedere con forza all’Unione Europea un percorso scientificamente avanzato, a tutela degli esseri umani e dei diritti degli animali.”

“L’articolo 13 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea stabilisce che “l’Unione e gli Stati membri tengono pienamente conto delle esigenze e del benessere degli animali in quanto esseri senzienti“. Questo riconoscimento ufficiale porta in sé l’obbligo morale di rispettare i diritti fondamentali degli animali, che devono pertanto essere riconosciuti come una priorità dall’Unione europea e dai suoi Stati membri, e tutelati attraverso un coerente quadro legislativo comunitario. Da questo punto di vista, la sperimentazione animale (o vivisezione) è senza alcun dubbio una pratica inaccettabile, in quanto impone illimitato dolore e sofferenza a esseri senzienti e senza difesa.

Alle ragioni dell’etica (condivise, nel sondaggio della Commissione Ue del 2006, dall’86% dei cittadini europei), si aggiunge l’appello sempre più stringente del mondo della scienza che afferma che il “modello animale”, non predittivo per l’uomo, è privo di valore scientifico; infatti non esiste prova statistica che ne dimostri l’efficienza e l’affidabilità.

Per tale ragione la pratica della sperimentazione animale rappresenta:

  • un pericolo per la salute umana e per l’ambiente,
  • un freno allo sviluppo dei nuovi metodi di ricerca biomedica fondati sulle straordinarie acquisizioni scientifiche del nostro tempo,
  • un ostacolo alla possibilità di attingere alle risposte ben più affidabili, esaurienti, veloci ed economiche, forniteci dalle nuove tecnologie pertinenti per l’uomo.

In considerazione di quanto precede, noi sottoscritti cittadini europei richiediamo alla Commissione europea l’abrogazione della direttiva 2010/63/UE, con la presentazione di una nuova proposta di direttiva che sia finalizzata al definitivo superamento della sperimentazione animale e che renda obbligatorio per la ricerca biomedica e tossicologica l’utilizzo di dati specifici per la specie umana in luogo dei dati ottenuti su animali.”

“L’iniziativa STOP VIVISECTION nasce a seguito delle numerose e vibranti proteste dei cittadini europei rispetto all’approvazione della direttiva 2010/63/UE (detta “per la protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici”). Tale direttiva non ha avviato il percorso di abolizione di ogni forma di sperimentazione animale come previsto dai trattati europei, secondo i quali le politiche dell’UE devono tenere pienamente conto delle esigenze e del benessere degli animali in quanto esseri senzienti. Inoltre la sperimentazione animale rappresenta un serio pericolo per la salute umana in quanto i test animali non hanno alcun valore predittivo per l’uomo e frenano lo sviluppo dei nuovi metodi di ricerca biomedica.”

L’intera informazione la trovate sul sito http://www.stopvivisection.eu/it

Per firmare: http://www.stopvivisection.eu/it/content/sign-online