Rompere gli schemi, una lezione di Monsieur Gurdjieff

gurdjieffGeorge Ivanovich Gurdjieff nacque nel 1869 ad Alexandropol (Armenia russa) ed è uno dei pochi riconosciuti grandi maestri occidentali vissuti nel secolo scorso.

Dopo una giovinezza passata viaggiando e studiando culture diverse allora sconosciute, si dedicò interamente al lavoro sulla consapevolezza, intesa come mezzo per svegliare l’uomo dagli automatismi quotidiani per fargli riemergere potenzialità latenti.

Le sue conoscenze spaziavano dalla musica (compose numerosi brani) alla filosofia, ed utilizzava la danza come strumento di armonizzazione: scrisse anche numerosi testi che ancora oggi sono testi importanti per chiunque voglia intraprendere un cammino verso il risveglio interiore. […]”

(Testo dal sito di La Quarta Via ita.gurdjieff.es/)

Il lavoro di Gurdjieff è stato complesso e affascinante, di difficile approccio senza “intermediari” 😉

Gurdjieff, come altri grandi maestri, scrisse poco di suo pugno, e per lo più testi davvero particolari. Più accessibili invece sono i libri che alcuni suoi “seguaci” scrissero su di lui e sui suoi metodi. A me ad esempio piacque molto “La mia fanciullezza con Gurdjieff”, di Fritz Peters.

Comunque, mi voglio qui limitare ad una sua… “piccola” lezione, ovvero la capacità di rompere i propri schemi mentali… sorpendendosi 😉

Per fortuna la mia memoria è molto labile (e ne vado fiero, ma questo è un altro discorso… eheheh) per cui, non volendo recuperare passi dai testi, esporrò questa suggestiva idea con parole mie e… chissà, forse perfino con un pizzico di farina del mio sacco! 😛

Allora, non è difficile… in teoria 😛 Sostanzialmente si tratta di riconoscere che ciascuno di noi, chi più, chi meno, è schiavo dei condizionamenti che inevitabilmente hanno premuto su di lui fin dalla primissima infanzia, anzi soprattutto su quella. Amo dire che nasciamo come pagina bianca ma, ben presto, chiunque si sente in diritto di scrivere i suoi scarabocchi su di noi. Altri ghirigori vengono poi messi dagli eventi che ci segnano.

Ad un certo punto ci ritroviamo così condizionati da non accorgerci nemmeno di esserlo! Quanti di noi sono convinti di conoscersi davvero! Non è così? 😉

Anche io lo ero, fin da ragazzino! 🙂   Ma… qualcosa nei miei conti non tornava: se fossi stato come davvero credevo di essere, certi risultati nella mia vita sarebbero senz’altro stati migliori 😉

Ad esempio, una delle cose di cui ero convinto, era che dell’opinione altrui non me ne potesse fregar di meno! Ero un tipo tosto, no? Uno di quelli che va avanti per la sua strada incurante delle critiche e degli apprezzamenti altrui! 😛

Ma… era proprio vero? 😐

All’incirca al primo anno di università, feci un semplice esperimento: iniziai a guardare i miei comportamenti, comprese le mie reazioni agli eventi e alle parole altrui, come se fossero stati quelli di qualcun altro; mi posi da… osservatore esterno, insomma.

Il risultato? E’ inutile dirvi, ci sarete già arrivati da soli, che i miei comportamenti non erano esattamente quelli che caratterizzano una persona sicura di sé, di quelle che non vengono scalfite né da critiche né da applausi. Decisamente no!

Mi resi conto che l’accettazione, l’approvazione, il non-rifiuto altrui, mi interessavano eccome! 😉

Provate anche voi… sì, anche voi laggiù, che fate finta di leggere con sufficienza, che siete convinti di essere tutti d’un pezzo, di conoscervi perfettamente! Provate anche voi a fare esperimenti simili… scommetto che avrete sorprese paragonabili a quella che ebbi io! 😀

Comunque, torniamo a bomba – come direbbe Bush  😉

Uno dei propositi principali che si proponeva Monsieur Gurdjieff (lo chiamavano così perché, come molti intellettuali e saggi dell’epoca – ma non solo, lo ha fatto anche l’attuale moglie del Presidente francese, no? … Come dite? Non rientra nelle due categorie citate? Uff… siete i soliti polemici! 😀 – si trasferì in Francia, vicino a Parigi, dove aprì un centro di ricerca per lo sviluppo delle potenzialità dell’uomo) era quello di sradicare gli schemi mentali nei quali ormai erano letteralmente prigionieri gli uomini dell’epoca, allo scopo di recuperare le potenzialità e le conoscenze esoteriche che giacevano ormai inutilizzate nel loro profondo. Si parla all’incirca di inizio ‘900, ma come vedete certe cose rimangono di drammatica attualità, non è vero? 😉

Uno degli esercizi che più ricordo e che più ho trovato probante, oltreché difficile da attuare, è quello di… sorprendere sé stessi. E’ un esercizio semplicissimo in teoria, possiamo farlo ovunque e con chiunque (ma anche da soli): si tratta di compiere qualcosa di assolutamente inusuale per noi, qualcosa che magari sentiamo di voler fare ma che evitiamo per timore di apparire inadeguati, ridicoli, o perfino pazzi , non solo agli occhi dei possibili osservatori, ma perfino a noi stessi. Questa azione possiamo attuarla all’improvviso, in modo da non dare a noi stessi, al nostro Super-Io (la parte di noi condizionata a non “uscire dalle regole”), il tempo di boicottarci; oppure “pianificandola”, decidendo di farla a priori e poi compierla, sfidando la nostra stessa ritrosia, perfino se – come molto probabile – all’avvicinarsi del momento, ci parrà sempre di più un’idea ridicola (in realtà è sempre il Super-Io che sta intervenendo, come se i nostri genitori ci dicessero “Ma che vuoi fare? Sei matto?? Non essere stupido, su!!”).

E’ assolutamente obbligatorio, se si decide di farlo, arrivare fino in fondo. Rinunciare significa infatti vanificare ogni risultato positivo ottenuto fino a quel momento.

Quali sono questi risultati? Trovandovi improvvisamente fuori dagli schemi, li “romperete”, ovvero vi accorgerete di quanto schiavi eravate, di quante possibilità di “essere” vi siete privati fino a quel momento. Inoltre aumenterete la vostra autostima, rendendovi conto di essere in grado di fare molto di più di quanto avreste mai pensato, capendo che la chiave della vostra gabbia è nelle vostre mani!

E la volta successiva… vi sarà più facile essere come vorreste essere.

Il “circolo vizioso”, insomma, inizierà a girare nell’altro verso: se prima il restare fermi aumentava la percezione – illusoria – dei limiti imposti, adesso fare ciò che vi sembrava di non poter fare, rafforzerà l’idea di essere liberi delle proprie azioni.

Un effetto collaterale potrà essere il trascinare altre persone con voi, sorprendendo anch’esse e portandole a rompere a loro volta i propri schemi.

“Ma c’è un limite!” direte voi. Certo, limiti reali e tangibili esistono… bisogna evitare la galera ad esempio 😀

Ma… fate in modo che questo pensiero non vi blocchi… Fidatevi di voi stessi, dentro di voi sapete benissimo, a priori, qual è il limite da non superare ma anche di urtare gli altri (a meno che non siano scossoni utili…) o di farsi del male, sia fisicamente che moralmente! 😉

Buon divertimento! 🙂

PS: Ricordatevi di dare un’occhiata a www.adottauncucciolo.net : ci sono tanti nuovi annunci dall’ultima volta!

0 pensieri su “Rompere gli schemi, una lezione di Monsieur Gurdjieff

  1. Io da quaggiù….per niente tutta d’un pezzo….altrochè….tutta rotta…schiena, ecc,ecc….dai scherzo! Volevo dirti che mi è capitato diverse volte di rompere gli schemi e di non farmi condizionare da comportamenti, discipline, educazioni, ecc…ecc adottate dai nostri genitori! A volte sono uscita con delle frasi e con dei comportamenti….che poi mi chiedevo a me stessa…”Ma che ho fatto? Ma che ho detto?…Ero io quella?” Il risultato comunque è sempre stato soddisfacente! Credimi! E ho anche una testimone anche amica tua! Una volta mi è capitato un episodio strano….dove le mie parole ed il mio comportamento potevano far pensare ad una persona fredda, quasi senza cuore….mentre invece alla fine ho ottenuto addirittura complimenti ed elogi e mi hanno detto che poche persone oggigiorno dicono quello che realmente pensano! Che ce ne sono poche e sono da ammirare! E’ un complimento vero?
    Ciaoooooooooooo grande Wolf!!!!!!!!!!

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  2. Intanto hai messo una delle più belle immagini di lupo che ho anche io 😉

    Poi… certo che è stato un complimento. L’unica cosa che si dovrebbe avere l’accortezza di mettere è… un pizzico di tatto: dire ciò che si deve dire non deve essere una scusa per peccare di garbo 🙂

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  3. Certo il pizzico di tatto non deve mai mancare…..Sai caro Wolf….se tutto va bene lunedì inizio a lavorare!!! Speriamoooooooooo!!! Fai un ululato di buon auspicio per me!!!
    Ciao carissimo, ti auguro una serena notte (con o senza luna piena) e tanti sogni d’oro!!!
    Ciao grande amico!!!

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  4. Ciao! Mi chiamo Maria e faccio parte di una community che raccoglie circa 600 persone (artisti, liberi pensatori, commentatori di attualità) e si chiama Progetto Cicero (http://progettocicero.ning.com).

    Stiamo tentando un esperimento di comunicazione on-line basato sulla creazione di comunità piccole ma dotate di una forte coesione tra i membri che viene ottenuta sia con regole di comportamento (nominalità, tolleranza, proattività ed educazione) sia con la condivisione di discussioni e ragionamenti.
    Allo scopo di alimentare la discussione tra di noi e trarre ispirazione dalla stessa, abbiamo dato il via ad un’attività che si chiama “Quindi-Ci” (http://progettocicero.ning.com/group/quindici).

    In soldoni, ogni 15 giorni ci diamo un tema e lo trattiamo con diversi linguaggi.
    In una sorta di gioco/concorso, passata la quindicina, scegliamo l’intervento più interessante.

    Il tema attuale è “Il corpo come laboratorio: alla ricerca del contatto perduto”.
    Io ho personalmente provato l’esperienza delle danze di Gurdjieff, nell’ideare questo titolo per il concorso pensavo proprio alle nostre esperienze, quindi ti ho scritto, trovando la tua pagina perchè ho pensato di invitarti ad alimentare con essa la nostra discussione nella convinzione che, quello che per te sarebbe un secondo di taglia ed incolla, per noi potrebbe essere la fonte di spunti interessanti e la possibilità di aggiungere nuove menti brillanti al nostro gruppo.
    Tu potresti pubblicizzare il tuoi scritti e trovare persone interessanti con cui discutere.
    Spero che considererai il mio messaggio come il complimento che esso è.

    Una cosa importante: ognuno di noi ha i suoi siti, il suo blog, i suoi spazi e non li abbandona.
    Il Progetto è un luogo dove discutere o presentare questi tuoi lavori (oppure semplicemente le tue idee) e non per fa alcuna concorrenza a blog siti e comunità che già li contengono.
    Maria Paone
    Membro della direzione di Progetto Cicero

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  5. Ciao Maria 🙂 Grazie di avermi segnalato questa community, devo dire che darci un’occhiata spiega più di mille parole (senza offesa, eh, è solo una vecchia regola: un’immagine, ad esempio, ha più contenuto di molte parole).
    E’ molto interessante, però il mio scritto non lo vedo attinente al tema proposto (“Il corpo come laboratorio: alla ricerca del contatto perduto”), piuttosto potrei parlare della mia esperienza in un laboratorio teatrale fortemente incentrato sul corpo…
    Ora sono le due e un quarto e urge andare a dormire, ma… prometto di segnarmi l’indirizzo del sito e del “progetto” 🙂
    Grazie! 🙂

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  6. Ciao, passavo di qui per caso.
    Volevo fare una precisazione, credo non sia corretto dire che Gurdjieff scrisse poco di suo pugno, certo non era uno scrittore, ma si impose di esserlo per sette anni scrivendo fra l’altro un malloppone di più di mille pagine, il “Belzebù”, ed inoltre “Il nunzio del bene venturo”, “Incontri con uomini straordinari” e l’incompleto “La vita è reale solo quando io sono”.

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  7. Grazie, Kappadue (a proposito, benvenuto :)), per la precisazione.
    “Belzebù” e, ovviamente, “Incontri con uomini straordinari” li conosco (il primo pero’ non l’ho mai letto ;)), il terzo l’ho solo sentito nominare.
    Il mio “scrisse poco di suo pugno” si riferisce al numero di scritti lasciati da lui in confronto con il numero di libri che su di lui, e in nome suo, sono stati scritti, che sono innumerevoli. Tre libri (e un pezzo) a fronte di un numero enorme di libri e pubblicazioni, giustificano l’affermazione del post.
    Ovviamente e’ solo la mia opinione 🙂

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  8. Bellissimo "La mia fanciullezza con Gurdjieff" ma anche "I miei anni con Gurdjieff" sempre di Fritz Peters ma ambientato nella Parigi occupata della seconda guerra mondiale, qualche anno prima della morte di Gurdjieff.E, visto che sei un lupo, ti consiglio "Il lupo e il filosofo" di Mark Rowlands.Saluti

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