Te’ nel deserto – Un racconto di Bettarm37

Te’ nel Deserto
by bettarm37
Blog: casida della rosa

vista su casa-Mi chiedi se ho amato: sì.
E’ una storia singolare e dolorosa, e, pur essendo ormai vecchio, oso a malapena smuovere le ceneri del ricordo.-

Il suo viso era asciugato dagli anni e segnato dal sole, lo sguardo lontano; versai altro tè per non distoglierlo dai suoi pensieri.
Prese la tazza e la portò alle labbra, piegando lievemente la testa: assaporava ricordi che le sue rughe sembravano descrivere, come pagine da leggere.

-Raccontami di quest’amore, se puoi.-

Annuì con un cenno del capo e io mi acciambellai fra i cuscini che coprivano i tappeti.

-Te lo racconterò, fratello, affinché la sua storia sopravviva al tempo ora che il mio sta per concludersi.-

In silenzio attesi, mentre quell’uomo, di cui non conoscevo nemmeno il nome, raccoglieva le parole.

-Lei era bellissima. Luna Lucente era il suo nome: Aijiaruc.
Aveva capelli neri, lunghi e luminosi come fili di seta, gli occhi ambrati, profondi e un corpo possente e pieno come di donna guerriero.
E questo era: un guerriero.
Era la figlia del re Caidu.
Il padre la voleva sposa, ma lei, incapace di amare e affascinata dal sangue delle battaglie e dal furore della lotta, non volle piegarsi al suo rango di figlia di re.
Strinse un patto con lui: sarebbe stata solo di colui che l’avrebbe battuta nella lotta.
Solo un uomo capace di schiacciare la sua schiena sulla terra l’avrebbe avuta; in caso contrario sarebbe rimasta libera e avrebbe preteso in dono cento cavalli.
La sua bellezza era nota e in tanti provarono a vincerla, senza riuscirvi.
Possedeva più di diecimila cavalli quando arrivai io.-

Affascinato dalla storia e percependo dolore nella sua voce bassa, non feci domande
e attesi il seguito del racconto.
Notai che nulla tradiva il suo tormento se non i silenzi e il viso segnato che sembrava muoversi in accordo con le parole.

-Anch’io ero figlio di re- riprese – di bell’aspetto e allenato all’arte della guerra e della lotta.
Nessuno nelle mie terre avrebbe potuto battermi tanto agili e sapienti erano i miei movimenti.
Andai dal re suo padre portando mille cavalli, sicuro di me e certo del risultato: sarebbe stato un gioco battere una donna guerriero.
Ma tutto cambiò quando, al cospetto del re Caidu, la vidi.
In abiti succinti da battaglia, notai solo le sue gambe di donna e i suoi occhi.
Mentre parlavo, sentivo il suo sguardo e lo cercavo.
Anche il re si accorse di noi, e in seguito seppi che in segreto aveva pregato la figlia di lasciarsi superare, di perdere per divenire mia sposa.
Lei non aveva accettato: orgogliosa, si sarebbe battuta.
Non avrebbe mai potuto amare un uomo a cui aveva permesso di vincere.
Mancavano solo due giorni a quello decisivo e cercai d’incontrarla.
La prima volta fu di notte.
La luna illuminava l’erba arsa che circondava il palazzo e Aijiaruc, alta, possente e aggraziata, che si dedicava al kata.
Sembrava danzare sotto i suoi raggi, lei, Luna lucente, che scalza ruotava concentrata, lieve in movimenti potenti, tornando leggera al punto di partenza, perfetta e bellissima.
Fu la prima volta che sentii il suono della sua voce, negli urli perfetti che come ellissi accompagnavano le posizioni e morivano lentamente nel silenzio.
Quando mi vide s’inchinò da guerriera, ma avvicinandomi sentii il suo respiro di donna.
Lo sguardo preoccupato, non disse nulla e si allontanò.

Cercai ancora d’incontrarla, la sera prima del nostro combattimento.
Tornai dove l’avevo vista la prima volta e il trovarla fu una conferma: mi aspettava.
Questa volta non si allontanò subito e rimanemmo in silenzio.
Il mio sguardo era sicuro: l’avrei avuta; il suo sofferente e impaurito.
Senza sfiorarci, sapevo che mi amava come io amavo lei.
Cercai di rassicurarla, sicuro della mia arte, guardandola come uomo che già possiede la sua donna.
Lei tremava, sorpresa dalla fragilità scoperta ma consapevole della sua forza.
Si allontanò, il capo chino per qualche passo e poi di nuovo dritto, lo sguardo in avanti, fiera nel suo Destino.-

-Non poteva rinunciare alla sfida?- trovai il coraggio di chiedere.

-Un’altra donna sì, ma non Aijiaruc.
Era figlia di re, era libera, era guerriera.
Quale donna oserebbe vestirsi da uomo e combattere in battaglia? Conosci bene le nostre tradizioni, fratello, e nessuna donna arriverebbe nemmeno a desiderare un Destino simile.
Niente l’avrebbe addomesticata: la volontà del padre e i costumi del tempo non avevano valore per lei. E nemmeno l’amore, una volta sancito un patto:
Luna Lucente era un guerriero, nel cuore e nella mente.
Non avrebbe potuto, anche volendo, cambiare il suo Destino: poteva solo farlo scorrere fino al suo compimento.-

-Cosa accadde il giorno del combattimento?- chiesi.

-La vidi arrivare, alta, bellissima, le gambe muscolose ma affusolate, le braccia lungo i fianchi, i capelli legati a lasciare scoperto il viso.
Gli occhi erano fissi, senza vita e determinati.
Tutti attendevano, in silenzio, senza parteggiare: quella sfida era diversa dalle precedenti.
Iniziammo.
Nel suo inchino percepii la sua ricerca di quella concentrazione che solo l’unità fra mente e cuore può dare.
Prima di attaccarmi, respirò profondamente e fece un insolito passo indietro, come un leone che si piega, tre zampe avanti ed una dietro, a raccogliere le energie prima di afferrare la preda.
E proprio come una leonessa combatté.
Ci allontanavamo e ci avvicinavamo, girando in un cerchio immaginario; io cercavo i suoi occhi, lei sfuggiva i miei.
Era agile e la sua concentrazione riusciva a sfiancare la mia forza, superiore alla sua.
Combattemmo a lungo: nessuno dei due sembrava avere la meglio su l’altro.
Smise di evitare i miei occhi e il suo sguardo si trasformò in supplica: m’implorava di vincerla.
Lottò ancora più ferocemente, il dolore nella voce, negli urli che per
guerrierafetti accompagnavano le rapide mosse; quando mi spinse con le spalle a terra, mi accompagnarono le sue lacrime: aveva vinto.
In pochi minuti avevo perso l’unica donna che avrei amato e la mia dignità di figlio di re: non sarei potuto tornare al mio palazzo. Battuto per la prima volta e da una donna, avevo disonorato la mia famiglia.
Avevo perso tutto.
Nello sconcerto generale e contro ogni convenzione, mi tese la mano per aiutarmi.
Non lo fece per umiliarmi, come in molti pensarono, ma per darci l’occasione di sfiorarci, almeno una volta.
Poi c’inchinammo, uno di fronte all’altra, nel saluto finale. Piangeva.
Ci guardammo per l’ultima volta, si girò e s’allontanò, sciogliendosi i capelli.-

-E cosa accadde, poi?- chiesi, commosso.

-Seppi solo che non volle più altre sfide e che accompagnò suo padre nelle guerre che seguirono.
Lottava come un falco e così morì: combattendo.
Quanto a me, seguii il mio Destino divenendo ciò che vedi: un vecchio Maestro senza fissa dimora.-

Si portò la tazza alle labbra per l’ultimo sorso di tè; poi la posò sul vassoio.
Io osservavo in silenzio, ancora pensieroso per la triste storia che avevo ascoltato.
Si alzò e mi appoggiò la mano sulla spalla, stringendola.

-E’ tempo di andare, fratello.
Vai, e racconta di Luna lucente. Fai che viva, che il nostro amore viva, anche dopo di me.-

E si allontanò, con passo sicuro e dignitoso, diretto chissà dove.

 


Affido il commento allo scambio che ho avuto con Betta – sicuro che lei non ne abbia a male (la sua delucidazione era un pvt) – proprio per dimostrare come un racconto, a seconda dell’angolazione con cui lo si guarda, può assumere significati diversi e molto distanti. Non c’è un punto di vista “giusto” e uno “sbagliato”, ma solo la personale sensazione che il racconto evoca a seconda della propria esperienza e del proprio “sentire”.

Wolf: “molto bello questo racconto. Una storia che forse oggi rivive in chi si batte nella carriera a discapito della vita sentimentale, e, in ogni tempo, a chi non fa dell’amore il suo primo ideale e non è capace di trovare un compromesso. Ma l’impressione, in questa storia, è prima di tutto di cieco orgoglio, che può rovinare una vita… anzi due.”

Betta: “E’ un racconto molto “orientale”, ambientato nel 1280 (Aijiaruc è davvero esistita)e non è un caso che io parli di Destino, non volendo dire karma.
Non è orgoglio, ma rispetto delle proprie nature, assoluta reciprocità, che nel loro caso mancava, e accettazione non rassegnata degli eventi. E’ impregnato di un punto di vista che è un po’ lontano dal nostro, occidentale.
Ha un senso se inserito nel contesto storico e religioso di allora e in oriente (Cadau era un re tartaro).
Quanto alle tue considerazioni mi trovi d’accordo.
Bello vedere come quando si scrive le cose assumino tanti significati a seconda di chi legge…”

… e io sono assolutamente d’accordo 🙂

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0 pensieri su “Te’ nel deserto – Un racconto di Bettarm37

  1. x ilmigliorosa: non riesco a condividere il tuo punto di vista (sebbene lo rispetti, ovviamente). Prima di tutto, come ho già scritto innumerevoli volte, non solo non credo nel destino, ma trovo folle affidare un amore ad esso. Inoltre… onestamente non credo che esista un “uomo giusto” per Aijiaruc: lei sa di non poter perdere, la sua è solo una scusa per giustificare la propria scelta di libertà ad ogni costo, una scelta a cui non sa più rinunciare nemmeno quando è il caso.
    Proprio in questo vedo il parallelo con molte persone “reali”: esse sono prigioniere di un personaggio che si sono ritagliate da tempo, forse inconsciamente, e del quale sono ormai schiave, perdendo così la possibilità di “redimersi” (in senso lato, ovviamente).
    In questo parallelismo, trovo il racconto perfetto 🙂 Ma, come ho scritto, ognuno ci vede il significato che ci vuol vedere.
    E proprio questo, in fondo, è la sua forza.

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  2. Ciao Wolf, perchè da questo racconto vuoi leggerci a tutti i costi l’idea che “poiche’ l’amore non sopravviverebbe allora non lo faccio nascere a priori” ? Non è questo quello che c’è scritto, secondo me. Ricordati che è un racconto, in stile leggenda per di più, e non la realtà.
    E’ normale che l’autrice abbia un poco estremizzato un concetto, lo sai anche tu.
    Leggendo quanto ha scritto Ilmigliorosa ritrovo quello che volevo dire anch’io poco sopra: “Luna Lucente rinuncia all’amore della sua vita perché non è capace a riproporsi in modo diverso in linea con i suoi nuovi propositi d’amore o semplicemente vive la delusione di non aver trovato, ancora una volta, l’uomo giusto per lei, l’altra metà, l’altro essere imperfetto come lei che però la completa, l’essere per cui lei non deve rinunciare alla sua “essenza” ma che anzi la completa e la amplifica. L’amore non è compromesso. L’amore è amore”. Questa frase per me spiega benissimo quello che credo sia la morale del racconto. Luna lucente non rinuncia ad un amore a priori, come dici tu, semplicemente non era amore. Se proprio vuoi analizzare il racconto come se fosse una storia vera, dovresti leggere la seconda parte, quella raccontata da Luna Lucente (un’idea per Betta ?), e magari capiresti che semplicemente Luna ha capito che il guerriero che aveva davanti non era l’uomo giusto. Tu mi dirai: ma come ? con un semplice combattimento ? A volte basta persino meno per capirlo, cmq è un racconto, Wolf, e nel racconto per una guerriera può bastare un semplice combattimento.
    Seguendo l’esempio, forse stupido, che ti ho fatto prima, potrei per un semplice gesto di mancanza di rispetto verso qualcuno, o per un discorso razzista, o per una piccola ruberia decidere che la persona che ho davanti non è la persona giusta per me. Per Luna Lucente è stato un combattimento. Non c’era voglia di vincere sull’uomo e sovrastarlo, come potrebbe essere nel caso di una donna in carriera. Lei voleva che lui fosse all’altezza, lo dice chiaro il racconto. Forse l’unica cosa è che lei aveva un’ideale di uomo un poco elevato, ma se ha preferito la solitudine del guerriero alla compagnia di un uomo che non amava, io non voglio giudicarla.
    on voglio ripetermi, però per me ognuno ha un’essenza, o meglio un insieme di essenze, e queste non rappresentano un personaggio falso che ci siamo costruiti addosso, come dici tu, ma è l’insieme di valori che poco alla volta nella vita aggiorniamo, arricchiamo, ma non ribaltiamo completamente.
    E se lui non rappresentava il compagno che poteva completarla sulla base di quello che lei era e desiderava in quel momento, perchè tu devi trarne l’idea che lei ci ha rinunciato a priori senza combattere ? Forse ne trai questa conclusione proprio per quello che mi dici: “Questo e’ proprio cio’ contro cui io mi sono sempre battuto”. Stai leggendo il racconto sulla base della tua esperienza, e io sulla base della mia, in cui è “ovvio” che ci si batte per le cose che si amano, e si è liberi di lasciare andare quelle che non sono coerenti con se stessi.
    Non è che non sono d’accordo con quello che dici, solo che non lo appliccherei a questo racconto.
    Ah… te lo dice una donna che ha attraversato l’oceano per amore (no, non a nuoto), per provarci, ma perchè sentivo che lui mi completa, e non lo avrei fatto con chiunque.
    Un abbraccio Wolf e Betta e grazie per questo bellissimo racconto, che, oltre che scritto molto bene, ha anche suscitato un vespaio (in senso positivo !!!)
    PS Julius e Sissi stanno bene ?

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  3. Ah scusami, ho letto solo ora Il lupo e il cane. Molto bella la storia, complimenti Wolf.
    Vorrei solo farti osservare che tutti (o molti) notano che il lupo non è rimasto per amore della cagnolina, ha avuto paura dei sentimenti o l’istinto di ciò che era l’ha fatto tornare nella foresta, però nessuno pensa che stiamo chiedendo al lupo di cambiare e non a Vlak ? Perchè lei per amore non ha abbandonato tutto e ha seguito il lupo ?
    Perchè il lui del racconto di Betta non ha rinunciato a combattere ? Poteva rinunciare ad essere un guerriero e cercare di stare affianco a lei in altri modi, magari senza doverla sposare…
    Perchè nella nostra visione la cagnolina e il guerriero rappresentano il nostro modo di vedere la vita, il resto è il diverso che deve cambiare per amore nostro.
    Forse sono stata troppo dura in questa opinione, ma mi piace il dibattito. ;D
    Scusa i due post lunghi
    Un abbraccio e notte

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  4. Mi sono commossa leggendo questa storia,sono molto romantica e spero sempre che a vincere siano la vita e l’amore.Ma non sempre è così..Scelte..
    un abbraccio Wolf e complimenti a Betta

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  5. x Laura1: leggendo il racconto non puo’ sfuggire il significato degli sguardi dei due protagonisti. La spiegazione che evidentemente non era amore suona un po’ come la giustificazione data col senno del poi: interrompiamo – o stronchiamo sul nascere – una relazione e poi ci “inventiamo” mille motivi per giustificare la nostra scelta. Ho messo la parola “inventiamo” tra virgolette a significare non gia’ che quei motivi non fossero veri, ma che assieme ad essi ce ne fossero altri che propendevano dalla parte dell’amore. Perche’ non e’ mai tutto bianco o nero, e chi testardamente cerca cio’ che lo sia, e’ facile che si auto-condanni ad una vita di solitudine.

    Vorrei che fosse chiaro che a me il racconto di Betta e’ servito proprio a sollevare questo argomento, in un certo senso non e’ il racconto stesso il vero oggetto della discussione, bensi’ il confine tra il mantenersi entro i confini dettati dai propri ideali e la capacita’ di cambiare proprio quei confini. Non credo ci sia una risposta univoca, giusta o sbagliata, credo che ognuno di noi sia chiamato di volta in volta a prendere la sua decisione.
    E credo che poi la prova del nove sia… il futuro. Anche se, sono il primo a dire, che una volta che una decisione di vita e’ stata presa ed e’ irrevocabile, e’ molto meglio non voltarsi piu’ indietro: oltre che inutile, puo’ essere perfino foriero di tristezza e, dunque, sventura.

    P.S.: mica tanto 😦 Sissi ha di nuovo problemi intestinali 😦 E; incredibile: basta che sgarri una volta sul cibo, e puntualmente torna punto e a capo. Sembra una di quelle persone anziane alle quali il medico ha imposto una certa dieta e che non possono, tristemente, sgarrare di una virgola 😦 Ed ha solo 5 anni! Mi chiedo, se e’ gia’ cosi’ delicata adesso, cosa l’aspetti nel futuro 😦

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  6. x Laura2: mi piace il tuo punto di vista su Vlak, e’ vero: nessuno aveva preso in considerazione questa possibilita’, ma – non ricordo se l’avevo scritto – il senso era che Vlak, abituata alla vita in cattivita’, non sarebbe riuscita ad adattarsi a quella selvaggia; mentre, in teoria, il lupo avrebbe potuto fare il contrario.
    Se non ci fosse stato il suo istinto, pero’ 😉

    Sul racconto, da come e’ impostato, lei non avrebbe comunque accettato la presenza di lui se si fosse sottratto alla battaglia; anzi, forse l’avrebbe considerato un vile. Per questo lui combatte: vi e’ costretto, ma ne farebbe volentieri a meno 🙂

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  7. x daphne: e’ vero: al di la’ delle interpretazioni, e’ una storia che colpisce 🙂
    … gia’: scelte…

    Abbraccio a te e, ancora, mi unisco nei complimenti a Betta 🙂

    x Red: se la scelta ha “pagato”, se e’ stata contenta di averla fatta… non posso che essere d’accordo 🙂
    Ma chissa’ se lo sapremo mai davvero 🙂
    Buona giornata anche a te!

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  8. caro wolf, faccio di nuovo capolino!
    credo che ilmigliorosa, lauraetain e redimpression abbiano colto in pieno le mie intenzioni.
    la mia sensazioni è che tu confonda ideali con essenza: sono due cose diverse, amico mio!
    se ci pensi, è successo esattamente come al cane ed al lupo: nessuno dei due ha saputo e potuto rinunciare alla sua essenza.
    anche noi siamo animali e l’istinto ci parla. poi ognuno sceglie come vivere.
    è evidente che io prediliga un amore di un certo tipo, ma il bello è che forse ci sono tanti modi di amare per quante sono le persone! anche in una stessa vita, l’amore non è mai uguale.
    forse si arriva ad un punto in cui si decide cosa si vuole per se stessi in base a chi si è e si scelglie la soglia del compromesso: io non credo ad un amore che non rispetti l’essenza delle persone in gioco. tutto qui. ma questo vale per me, non per tutti! ovviamente, la mia guerriera non poteva che esprimere, in modo estremizzato visti i tempi e l’ambientazione, il mio pensiero.
    quando si pensa così è più difficile amare ma non in modo meno profondo, credimi.

    sono davvero felice di questo “vespaio” ma credo che il tema sia così complesso e soggettivo che forse potremmo davvero parlarne per giorni!
    alla fine è la vita quotidiana la cartina tornasole di un sentimento, di quanto sia giusto per noi.
    e credo profondamente che al di là di come nasca un sentimento, una volta nato, se veramente sentito, le parole si trasformino in silenzio.
    l’amore vissuto va custodito e protetto, e solo chi ama davvero trema quasi a dirlo.
    un bacione a te, ai pelosetti (soprattutto a sissi e al suo pancino) e un saluto e grazie a tutti!
    Betta

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  9. Ciao Betta 🙂 Parto dal fondo: non posso che sottolineare e condividere la tua chiusura (da “alla fine e’ la vita quotidiana […]” in poi). Belle parole e, soprattutto, vere.
    Ti diro’ che in linea di principio sarei d’accordo anche sul concetto di rispettare l’essenza delle persone, perfino a discapito dell’amore (anche se ammetto che fatico un po’ a scriverlo! ;D ); semplicemente, troppo spesso ho visto chi si aggrappava ad un’essenza che di essenza aveva molto poco: appariva molto di piu’ come una testarda presa di posizione, un orgoglioso non ammettere che la vita e’ anche cambiamento, un non voler rimettere in gioco le proprie antiche scelte. Questo mi spaventa: la stagnazione di scelte antiche e, forse, ormai stantie. La vita e’ essenzialmente cambiamento.
    Guarda che conoscere la vera propria essenza (ammesso che esista davvero e non sia solo costruzione psicologica formatasi via via negli anni) e’ tutt’altro che facile. Molto piu’ facile cadere nell’orgoglio del “Io sono cosi’. Punto.” Non hai idea di quante persone si parano dietro a queste parole pur di evitare di rimettersi in gioco e in discussione.

    Bacione ai pelosetti… stasera, quando rientro 🙂 Promesso! 😉

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  10. ..bah..
    mi da un senso di tristezza sta cosa,
    ma sarà il mio lato romantico che non riesce a capirne la “bellezza”..

    non nella storia, ma nella possibilità della storia..

    un abbraccione…
    m.

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  11. x Stella: concordo, anche io l’ho capita pur non condividendola. Comunque a rigore lei la scelta l’ha fatta…

    x m.: il racconto e’ certamente triste, questo pero’ non gli toglie “bellezza” a mio avviso. Tratta, in maniera comunque romantica, anche se triste, la scelta di rispettare i propri ideali anche quando questi ci portano a soffrirne. E’ una questione di scelta insomma. Se leggi i commenti precedenti, vedrai che c’e’ chi la farebbe e chi, come me, invece tenderebbe a trovare… una soluzione di mezzo! 😀
    Abbraccione 🙂

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  12. …il racconto è bello e da come è scritto (molto bene) posso evincere si tratti di una storia vera…e comune in un paese non occidentale..
    sono d’accordo sul fatto che ogni lettore fa proprio ciò che legge! infatti chi scrive e rende pubblico il suo scritto (mi fu detto da un professore!) non è più “padrone” di quello scritto, perchè ognuno lo interpreterà e lo vivrà in base alle proprie percezioni, alle proprie esperienze ed aspettative…
    complimenti all’autrice!
    ciao a te Wolf,
    Alessia

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  13. Ciao…..non argomento sul significato della storia: credo si sia detto tutto.
    (È singolare, però, il fatto che tu, Wolf, continui a parlare di scelta di ideali…:( )
    Vorrei solo fare una precisazione che mi riguarda: parlo di ‘destino’ non in senso fatalistico, cioè di voluto e determinato dal fato, ma nell’accezione di “caso”, di sorte o “fortuna” in senso classico.
    Intendo invece come “uomo giusto” semplicemente un uomo adatto a lei, compatibile con il suo modo di essere.
    Che lotta con te, altro che Aijiaruc! 😀
    Ad maiora! Bye!

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  14. x Alessia: Betta, l’autrice, ci dice che la protagonista e’ esistita veramente, ha solo “romanzato” la storia. Concordo assolutamente sia con te che con il tuo professore 🙂
    E anche sui complimenti all’autrice 😉

    x Anna: infatti… diciamo che ognuno lo ha interpretato secondo il suo sentire 🙂 Ma la storia rimane bellissima e, certamente, con un sottofondo di ineliminabile tristezza.
    Un saluto a te 🙂

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  15. x ilmigliorosa: puoi chiamarli “ideali” o come altro vuoi, il significato non cambia granche’ 🙂 e che si tratti di una scelta, be’… mi sembra difficilmente discutibile.
    Sulla tua definizione di “destino” concordo perfettamente invece, anche se mi chiedo perche’ parlare di “destino”… non basta “vita”? 🙂 “Destino” e’ quasi sempre inteso come “fato”, anche se – sono d’accordo – non e’ realmente suo sinonimo.
    Sullo “uomo giusto”… dai, mi sono gia’ espresso: sono dell’idea che per le persone come Aijiaruc… la persona giusta semplicemente non esista. Perche’ cosi’ hanno deciso – piu’ o meno consapevolmente – che debba essere.
    Sono testardo, lo so! ahahah 😀

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  16. Ho avuto a che fare anch’io con persone “rigide”, colme di amor proprio e talmente egoiste da essere infelici per tutta la vita pur di non cambiare. Conosco la categoria e la biasimo anch’io. Forse è vero che esistono persone talmente tutte d’un pezzo che difficilmente potranno acquistare quella flessibilità necessaria in un rapporto di coppia. Ma il problema del rispetto dell’identità della persona è una cosa seria, e anche vera. L’amore non può prescindere dalla capacità di vedere, comprendere e rispettare l’altro nella sua essenza. Questa è una cosa fondamentale. Altrimenti basterebbe l’attrazione fisica e la personalità più forte trascinerebbe quella più debole. Si deve essere felici in due. Perciò è necessario, secondo me, che si abbiano “valori” simili o compatibili, e anche un progetto di vita — come dire….— “convergente (?)” o “quasi convergente”. Non credo ai compromessi in amore. Penso che esistano persone compatibili e altre no.
    Un bacione, Wolf.

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  17. La rigidità e l’attenersi a un Destino, scritto da altri sono alibi.
    E’ il mio modestissimo parere.
    La vita ci “accade” talvolta nel senso che il Fato può dare colpi improvvisi che distruggono tutto quanto si è costruito, ma abbiamo il dovere di provare a dirigerla verso l’orizzonte spiegando le vele e raccogliento il vento d’alto mare…
    Ma capisco che esistono concezioni più rigide e più legate a presunti “sensi del dovere”….
    Un abbraccio, oggi per lo meno si riesce a commentare senza disperarsi :))

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  18. riemergo e ringrazio ancora!
    caspita quante belle parole e che dibattito!!

    preciso che luna lucente è esistita, ma la storia è di mia invenzione e quindi il fatto che sia sembrato che io riportassi eventi accaduti è un complimento bellissimo che mi tengo stretto!

    concordo ancora con ilmigliorosa: si confondono ideali con essenza.
    ci sarà un motivo perchè non ci innamoriamo di tutti, no?

    ed ora faccio una confessione anche un po’ scontata: è chiaro che avendolo scritto io ci sia qualcosa di me. quindi vi prego di credermi che non sono rigida e tutta di un pezzo e che spero di trovare la metà mela!
    ma, tornando seria, ci sono scelte che sono obbligate: non si può prescindere da chi si è!
    sul resto si può “trattare”!

    Un bacione a tutti e ancora grazie!
    Betta

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  19. Racconto molto bello, veramente speciale! Un complimento a Bettarm… vorrei entrare più nello specifico [ma ammetto che sono riuscita a leggere solo una 30. di commenti e poi ho iniziato a confondere le mie emozioni con le considerazioni tue… che per buona parte condivido…] A mio avviso dovrei prendermi un oretta, con la luce del giorno… e poi iniziare sondare le parti che mi sembrano criptiche… Per ora, solo un abbraccio e la buona notte
    :-)claudine

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  20. x Giuliana: concordo, lo è senz’altro! 🙂

    x ilmigliorosa: concordo… ma non su di loro: loro compatibili lo erano, se lei non fosse stata così testarda! ahahah
    Scherzi a parte, il rispetto per l’altro è imprescindibile, ma il mio punto… prescinde dall’altro, in un certo senso 😀 Io sostengo che molte persone sono chiuse nei loro schemi mentali, indipendentemente da chi hanno davanti.
    Bacione a te! 🙂

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  21. x Paola-Flame: … ed io la penso come te 🙂 Ma… anche questa è una scelta, in fondo. Certamente rispetto (e vado d’accordo) anche con chi la pensa diversamente. Come certamente fai anche tu 😉
    Abbraccio!

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  22. x Betta: bé, io avevo scritto quella del lupo e del cane, che ha in fondo diversi punti in comune 🙂 , anche se in realtà… non farei mai la scelta del lupo (e nemmeno quella della guerriera): l’ho scritta proprio perché capisco che ci sono casi nei quali non è proprio possibile andare avanti. Potrei quasi dire che… io sono “quello che sta dall’altra parte” (ma forse anche questo si era capito), ma – pur non condividendo certe scelte – le ho sempre rispettate.

    Pero’ su un punto insisto: non confondo ideali con essenza, dico che… essenza è una parola grossa, una cosa che… forse nemmeno esiste. Che voglio dire? Che in ogni momento noi crediamo di essere in un certo modo, ma proprio la nostra storia dimostra che nel tempo siamo cambiati e nel tempo cambieremo. Dov’è allora la “essenza”? Esiste davvero o è anch’essa la somma di tutto cio’ che ci è accaduto e che crediamo di essere?
    Ecco la similitudine – non la uguaglianza! – con gli ideali: anche essi cambiano nel tempo.

    Ma in fondo mi rendo conto che riguardo all’essenza ho lo stesso atteggiamento che ho nei confronti del destino: non so e non mi interessa sapere se esiste (anche perché è indimostrabile), ma ho scelto di non crederci, perché preferisco pensare di essere in grado di cambiare la mia vita, se davvero lo voglio, e non di essere in balia di un destino-padrone che mi comanda o di un’essenza che segna ineluttabilmente come sono e come sarò.
    La storia è piena di gente che credeva profondamente di essere in un modo, ma poi… è cambiata. “Ha trovato la vera essenza, prima evidentemente non lo era” direte, e io vi risponderò come rispondo sul destino: in questo modo ci si può spiegare tutto e il contrario di tutto, dando sempre una motivazione col senno del poi. “Ho scelto così perché ero così: non avevo scelta!” è per me una scusa, così come lo è “E’ andata così perché evidentemente era destino”. E io non voglio scuse. E’ andata così perché così è stato scelto. Da noi. E solo da noi.

    E’ questione di scelta, ed io trovo la seconda più costruttiva.

    Ti rispondo anche sull’amore: è la stessa cosa. Per me l’amore è magia perché troppe componenti ci muovono verso una persona, così da divenire indecifrabile, mistero. Eppure… quelle componenti dipendono dal nostro vissuto, dai nostri modelli, da tantissime cose, ma non da qualcosa che era preordinato dentro di noi.
    Certo, se vuoi puoi anche chiamarla “essenza”, ma… essenzialmente non cambia il discorso! 😀

    Ehm… dove siamo finiti? Un po’ fuori tema? %-)

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  23. x anneheche: ma guarda che te non sei certo da meno, eh! ;)))) Chissà se ti sei mai chiesta perché non ti ho mai chiesto di pubblicare qualcosa di tuo… Non importa, te lo dico lo stesso: perché l’idea era quella di promuovere non solo l’argomento, ma anche l’autore, ci sono tanti bravissimi blogger che non sono molto conosciuti… tu, mia cara, davvero non ne hai bisogno invece!! 😀 😀

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  24. x Claudine: ahahah capisco! 😀 Ma guarda… io sono sicuro che tu la tua idea ormai te la sei già fatta… Leggi tutti i commenti, se vuoi, ma poi lascia che la TUA verità (interpretazione del racconto) sorga spontanea 🙂
    E’ probabile che non sarà né la mia, né quella di Betta e nemmeno quella di qualcun altro: sarà la tua personalissima interpretazione 🙂
    Buona notte…

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  25. x Sofia: ero sicuro che l’avrebbe fatto 😉 Quando si toccano certe corde… non possiamo fare altro che risuonare (ehi… mi è venuta bene questa, mo’ me la segno! ahahah).

    Venerdì, anche se a rigore non sarebbe necessario ma voglio che inizino a conoscersi, la cat-sitter passerà le sue prime ore coi tuoi amici pelosetti 🙂 … auguri! ahahahah

    Scherzo: mi pare in gamba! 😉

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  26. Sì segnatela è carina!
    La cosa bella è che ci ripensi a storie come questa, t’immedesimi… mi sono ritrovata più volte a chiedermi cosa avrei fatto io.
    A volte ci imponiamo da soli delle catene assurde. Comunque io non sono luna lucente e avrei fatto tutt’altro.

    Buonanotte a tutti e tre i miei amici pelosetti…

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  27. Malinconia= il testo di Luca Carboni…
    “La malinconia ha onde come il mare,
    ti fa andare e poi tornare
    Ti culla dolcemente
    La malinconia si balla come un lento
    La puoi stringere in silenzio
    E sentire tutto dentro
    E’ sentirsi vicini e anche lontani
    E’ viaggiare stando fermi
    E’ vivere altre vite
    E’ sentirsi in volo dentro agli aeroplani
    Sulle navi illuminate
    Sui treni che vedi passare

    Alla luce calda e rossa di un tramonto
    Di un giorno ferito che non vuole morire mai

    Sembra quasi la felicità
    Sembra quasi l’anima che va
    sogno che si mischia alla realtà
    Puoi scambiarla per tristezza ma
    E’ solo l’anima che sa
    Che anche il dolore servirà

    E si ferma un attimo a consolare il pianto
    Del mondo ferito che non vuole morire mai

    E’ perdersi tra le dune del deserto
    Tra le onde in mare aperto
    Anche dentro a questa città
    E’ sentire che tutto si può perdonare
    Che tutto è sempre uguale
    Cioè che tutto può cambiare
    E’ stare in silenzio ad ascoltare
    Sentire che può essere dolce
    Un giorno anche morire

    Nella luce calda e rossa di un tramonto
    Di un giorno ferito che non vuole morire mai

    Sembra quasi la felicità
    Sembra quasi l’anima che va
    sogno che si mischia alla realtà
    Puoi scambiarla per tristezza ma
    E’ solo l’anima che sa
    Che anche il dolore passerà

    E si ferma un attimo a consolare il pianto
    Di un amore ferito che non vuole morire mai”
    …l’ha spiegata senz’altro meglio di me, l’aggiungerò al post (come una didascalia esplicativa..)

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  28. x Sofia: ahahah be’… io invece ho pensato “Infatti! Ma quale pentola! E’ una padella!” ahahahah Solo il giorno dopo ho capito che era un vaso! ;D

    x donnalupa: ciao cara! Buon pomeriggio a te! 😉

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  29. x Paola-Flame: con tutto il rispetto per Luca Carboni e per te… ho un’altra idea della malinconia, mooooolto meno positiva!! 😀
    Diciamo che aborrisco ogni forma di sofferenza (e la malinconia lo e’) e, se posso, me ne tengo distante 😉

    x Red: certo che ci sono piaciuti! 🙂 Io, dopo la cottura, ci ho aggiunto un po’ di salvia e rosmarino! Erano gustosissimi! 😀 E tu, che ci hai aggiunto?? ahahah

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  30. ..;))) cuorisitààààà
    Stiamo ancora decidendo….
    Poi ti dirò. Mio marito adora la Liguria e di tanto in tanto è una ns tappa. Anche a me piace molto…
    Il posto che + mi ha affascinata è stato Cervo. Ma è una regione bellissima tutta…Una delle mie + care amiche è di Genova..da anni vive a Milano e lavoriamo insieme.
    E’ una delle + belle persone ke io conosca.
    Ri-baciottolo e buon week.
    ^_^tante coccole ai micetti, spero il piccolo stia meglio!!!

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  31. caro wolf, credo che potremmo parlare d’amore a lungo, ma tanto a lungo senza mai finire!
    alla fine dobbiamo solo sperare che le persone che amiamo si sentano amate e che ci amino come desideriamo. e non è facile… ma questo è quello che conta!
    pensieri diversi, i nostri, ma stessa importanza, come vedi, all’amore.

    Un abbraccio a te e ai piccoli!
    Betta

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  32. x yasmine: caiao cara 🙂 Grazie e buona serata a te! 🙂

    x Violet-rossoscarlatto: Già, è una regione piccola ma con tantissimi posti da visitare 🙂 Certamente molti mancano perfino a me! 😉
    Il piccolo? Stasera gli ho schiacciato la zampina nella porta!! :(((( Sto cretinotto si è fiondato mentre chiudevo la porta! 😦 Niente di grave comunque, dopo 10 minuti correva già come prima 🙂
    Bacio a te e… anche il buon WE! 🙂

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