La felicità di uno non significa la tristezza di altri – I tre blocchi di pietra

I TRE BLOCCHI DI PIETRA
di Paulo Coelho

Una leggenda australiana racconta la storia di uno stregone che passeggiava con le sue tre sorelle, quando si avvicinò il più famoso guerriero di quei tempi.
“Voglio sposare una di queste belle giovani”, disse.
“Se una di loro si sposerà, le altre si crederanno brutte. Sto cercando infatti una tribù dove i guerrieri possano avere tre mogli”, rispose lo stregone, allontanandosi. E, per anni, continuò a percorrere il continente australiano, senza riuscire a trovare questa tribù.
“Almeno una di noi sarebbe potuta essere felice”, disse una delle sorelle, quando ormai erano vecchie e stanche per il tanto camminare.
“Ero in errore – rispose lo stregone -. Ma ormai è tardi”.
E trasformò le tre sorelle in blocchi di pietra. Chi visita il Parco Nazionale delle Montagne Azzurre, vicino a Sydney, potrà vederli.
La felicità di uno non significa la tristezza di altri.

 



Commento di Wolfghost:
questo post avrebbe potuto intitolarsi “Salvare capra e cavoli, ovvero come vivere infelici facendo tutti scontenti” 🙂
Spesso nella vita è necessario compiere azioni, prendere decisioni, che finiscono per scontentare qualcuno o addirittura renderlo infelice. Ad esempio, ne sa qualcosa chi vuol rompere una relazione ma soffre di sensi di colpa pensando di far male al partner, pur sapendo che continuare quella relazione sarebbe alla lunga ancora più dannoso per entrambi. Oppure ne sa qualcosa chi è abituato a prendere sulle sue spalle la tristezza e le difficoltà di chiunque abbia vicino, finendo per vivere la vita d’altri, dimenticandosi della propria.
E’ il dramma di chi ha un eccessivo senso del dovere, colui che percepisce di dover sempre “sistemare le cose”, di fare in modo che nessuno sia scontento, finendo alla fine per condannarsi all’immobilismo, temendo che le conseguenza di ogni sua azione possano danneggiare o anche solo rammaricare qualcuno.
La mia esperienza mi ha insegnato che non solo “La felicità di uno non significa la tristezza di altri” ma, ancora di più, che “La tristezza di uno, il suo sacrificio, non significa necessariamente la felicità di altri”. Quando si annulla la propria vita pensando di fare il bene altrui, quasi sempre si scopre che il benficio procurato non vale neanche lontanamente la vita che si è perso, arrivando addirittura ad avere il sospetto che anzi, perfino i presunti beneficiari di quel sacrificio, avrebbero probabilmente avuto una vita migliore senza di esso. Un esempio classico è quello del genitore iperprottettivo, che finisce non solo per non vivere lui stesso, ma per impedire anche al figlio – in nome del suo bene – la possibilità di vivere o svilupparsi pienamente.

Le Tre Sorelle delle Montagne Blu - Parco Nazionale, SidneyLe Tre Sorelle delle Montagne Blu – Parco Nazionale, Sidney

 

0 pensieri su “La felicità di uno non significa la tristezza di altri – I tre blocchi di pietra

  1. Mi ricorda qualcosina che ho letto tempo fa qui da te…, forse perciò hai scelto come tag anche la parola tristezza?
    Io sono iperconvinta che il “sacrificarsi” inteso come il reprimere le proprie energie vitali, sia assolutamente dannoso per sè e per gli altri, ma credo anche che chi si sacrifica in questo modo lo faccia anche per una sua profonda mancanza di coraggio, per una personale difficoltà ad andare a sbloccare delle situazioni antiche che incidono con la loro carica emotiva sul presente.
    Quindi non giustificherei quest’atteggiamento proponendolo come “un senso del dovere”, ma come una personale vigliaccheria. E’ chiaro che una persona che si castra non puo’ dare felicità o anche solo benessere ad un’altra…., ma cosa diversa è il prendersi cura degli altri ed essere capaci di comprendere le diverse priorità del momento…, la situazione dei genitori che non si separano per il bene dei figli-o almeno così dicono- è un magnifico esempio. Stare insieme per i figli è qualcosa di deleterio poichè tramette ai figli un messaggio secondo me molto negativo, il messaggio, paradossalmente, della morte, della stasi, dell’impossibilità, dell’impotenza, ma due genitori che si separano hanno una responsabilità maggiore e una difficoltà maggiore poichè devono in quelche modo sempre mettere avanti le esigenze del figlio e non solo le esigenze materiali e, dato che i percorsi personali dei due genitori spesso non coincidono, è necessario fare dei passi indietro rispetto a quello che ci sembra piu’ giusto in teoria. La responsabilità verso i figli non è solo responsabilità verso le loro esigenze materiali, ma verso la loro struttura emotiva, verso il loro bisogno di essere creduti, amati, rispettati come persone e per fare ciò è necessario un lavoro personale di base….
    Credo che, infine, sia sempre un discorso di valori e non di quei valori tanto reclamizzati quali la famiglia in astratto ecc ecc, quanto valori quali il rispetto, la dignità, la lealtà…
    Scusa, considerata l’ora non so se sono stata chiara.
    Domani rielggo e, casomai, aggiungo o correggo
    🙂

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  2. Che tasto dolente!!!
    Mi sento spesso rimproverare (indovina da chi) perché cerco sempre di accontentare tutti, ove sia possibile. Il mio scopo è cercare la soluzione che lasci tutti contenti… ma non sempre c’è, purtroppo! E non parlo solo di situazioni in cui sono coinvolta personalmente, ma anche in quelle dove qualsiasi soluzione sarebbe per me uguale.
    Questo in generale.
    Quando invece parli di spirito di sacrificio e senso del dovere entri, a parer mio, in un ambito leggermente diverso essendo noi coinvolti in prima persona. E quando si è coinvolti le variabili in gioco aumentano sempre. Molto spesso le persone che agiscono così, sacrificandosi, in realtà si adagiano in una situazione di comodo o per convenienza o per pigrizia o per vigliaccheria emozionale (si può diventare molto vigliacchi quando si deve fare male a chi si vuole bene e sapere che “sacrificarsi” non fa bene a nessuno non sempre aiuta a trovare la forza necessaria).
    Il punto è che rendendo infelici noi stessi difficilmente riusciremo a rendere felici gli altri. La frustrazione prima o poi si manifesterà.

    Bello questo post! Penso che ci saranno tanti spunti di riflessione e discussione. Io, per ora, passo la mano… ho troppo sonno.

    Buona notte.

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  3. E dove sta la soluzione secondo te x qualcuno che sà di voler avere rispetto x sè stesso ma ama anche chi ha vicino?
    Voglio dire,una decisione drastica come una separazione provoca sempre delle ferite che non si chiuderanno mai più,come allo stesso modo una vita fatta di icomprensioni non è certo felice x nessuno,soprattutto per i figli che stanno a guardare.
    Allora come si fa a capire dove stà il male minore?
    A volte si diventa un blocco di pietra proprio per l’icapacità di decidere.
    Così anch’io ora.

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  4. x rigirandola: in realtà non colgo il riferimento a qualcosa scritto tempo fa, quindi immagino che ogni mio riferimento sia puramente casuale o, più probabilmente, derivante da una logica in comune con lo scritto a cui ti riferisci 🙂

    Sicuramente il coraggio – o la vigliaccheria, suo opposto – è strettamente legato allo “eccessivo senso del dovere”, in quanto, per rompere il secondo, ci vuole il primo.

    Sui genitori il discorso non è lineare in quanto la situazione è diversa caso per caso. Se è forse vero che due genitori che non si amano più, ma almeno conservano reciproco tatto e rispetto, preservano di più la crescita dei loro figli stando ancora nella stessa casa, secondo me ciò non è più vero quando i due sono quotidianamente ai ferri corti, con urla, strepiti, improperi e… forse peggio. In questo caso non credo che, davvero, per un bambino sia meglio crescere in un simile clima piuttosto che a turno tra due genitori separati.

    Ecco, qui sì che posso rifarmi alla mia esperienza personale ed a quanto scrissi nei post sui miei genitori (a meno che non fosse proprio questo, quello a cui ti riferivi…): seppure ammirando mia madre per la scelta coerente che fece, è tutt’oggi mia convinzione che la vita di ciascun componente della famiglia sarebbe stata migliore se si fosse separata. Ovvio che parlo di probabilità, certezze non posso averne.

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  5. E’ un argomento complesso.
    E sia in rigirandola che in sophia ho letto alcune cose che condivido.

    “sacrificarsi” inteso come il reprimere le proprie energie vitali, sia assolutamente dannoso per sè e per gli altri, ma credo anche che chi si sacrifica in questo modo lo faccia anche per una sua profonda mancanza di coraggio
    Non parlerei di “un senso del dovere”, ma come una personale vigliaccheria.

    e io aggiungerei anche per personale opportunismo.
    Si mettono sulla bilancia due situazioni e si pesano…

    Se avessi a cuore la mia felicità e quella di altri agirei col cuore, non con la bilancia. Assumendomene poi tutte le responsabilità.

    E ancora.

    Chi può dire che quello che ritengo sia la felicità per me lo sia anche per un altro/a??

    L’altro/a che ha fatto una scelta ha trovato il suo equilibrio, volente o nolente.

    Chi sono io a poter pretendere di entrare nella sua vita ? Se non richiesto???

    Entra in gioco qui l’egoismo e non il bene.

    Il sacrificarsi va bene fino ad un certo punto, poi subentra l’insoddisfazione e il rancore per quello che si è perso. E questo vale per i genitori , per i figli, per tutti i tipi di relazione.
    Quante donne ( o uomini) hanno sprecato la propria vita per assistere genitori e poi si sono ritovati alla fine con un pugno di niente in mano.
    Bada bene, non sto dicendo di fregarsene ma di mettere in atto tutte quelle strategie per tutelare entrambi.

    E’ un atto d’amore che io devo prima a me stesso/a.

    Quando coppie vanno avanti con la scusa dei figli. Ma chi dice che quegli stessi figli non sarebbero più sereni pur avendo genitori separati ma che dimostrano loro l’amore che hanno per loro??

    I figli avvertono quando le cose non vanno bene , quando non c’è armonia e soffrono
    Ma anche in questo caso entra in gioco “la vigliaccheria emotiva”.

    ovvio che parlo in generale senza pretendere di entrare nel merito di situazioni particolari e in qualche caso delicate.

    Il sacrificarsi e il sacrificare per me, ovvio, porta solo a una situazione di stallo e di, ripeto, a lungo andare di insoddisafzione personale che sfocia nel rancore e nell’asprezza.

    Buona domenica

    Spesso

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  6. x sofia: è quello che ho fatto io per anni (cercare di accontentare tutti), sviluppando una tendenza alle dipendenze. Quale delle due venga prima, è un po’ come chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina 🙂
    Vedo che il post “piega” verso il coraggio, lo ha fatto con rigirandola, lo sta facendo con te. Probabilmente non è un caso: come ci vuole coraggio per staccarsi da una dipendenza, altro ce ne vuole per “fare la cosa giusta”. Questo coraggio secondo me si può trovare proprio nella consapevolezza, che te stessa sottolinei, che “rendendo infelici noi stessi difficilmente riusciremo a rendere felici gli altri”, cosa della quale sono convinto anche io.

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  7. x AnnA: ahahah stavolta ha funzionato tutto, vedo! 😉
    Grazie, abbraccione anche a te 🙂

    x tanaxtutti: sì, sì, assolutamente, è vero che “A volte si diventa un blocco di pietra proprio per l’incapacità di decidere”; tengo un post anche su questo 😉 un giorno lo metterò. Decidere a proposito di una possibile separazione non è mai facile, è certamente comprensibile il dramma, l’indecisione, l’angoscia nel quali si precipita. Non condanno certo chi si dibatte in una situazione del genere. In particolare tu citi il caso secondo me più difficile, ovvero quello di chi non viene rispettato ma che continua ad amare l’artefice di tale non-rispetto.
    Ogni situazione fa storia a sé; quando la situazione tra i genitori è chiara, secondo me diventa più chiara anche verso i figli (leggi il commento a rigirandola, il #5); quando non si sa che pesci prendere nemmeno tra partner, la decisione è più complessa.
    Certamente è bene non fare mosse azzardate, come dice Osho “Quando non sapete cosa fare, non fate nulla”; ma riflessioni, purché lucide, possono essere messe in atto. Una cosa prioritaria è capire se quello che si prova per il partner è davvero ancora amore, o se non sia piuttosto dipendenza affettiva (naturalmente un po’ i due aspetti si compenetrano), come anche capire i margini di ricuperabilità del rapporto. Bisogna uscire, come ben hai capito anche te, da una logica di stagnazione mentale, dove si continua ciclicamente a pensare sempre le stesse cose. Ricordarsi soprattutto che… appunto, non si può salvare capra e cavoli: la soluzione a cui si arriverà, qualunque essa sia, renderà con ogni probabilità qualcuno scontento, almeno all’inizio. Se si aspetta di avere la soluzione perfetta, quella in cui nessuno si fa male, allora non si agirà mai.

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  8. x Dora: ufffff!!! Avevo scritto un commento-fiume in risposta a tuo ma… Splinder si è bloccato sul più bello!! :-/
    Cerco di riassumere: se leggi i miei commenti in risposta a rigirandola e sofia (ma anche a tanaxtutti), vedrai che siamo concordi quasi su tutto.

    Aggiungi il concetto di “opportunismo” e la prima reazione che è nata in me spontanea a tale parola è “Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso”, perché se ho comunque il massimo rispetto per chi non riesce ad uscire dalla sua situazione pur sapendo che dovrebbe farlo, ne ho un po’ meno per chi, per il suo personale opportunismo, rinuncia coscientemente a farlo.

    Parli di chi pretende di scegliere in luogo di altri, e anche qui sfondi una porta aperta. Mi ha sempre urtato molto chi si arroga il diritto (?) di compiere una scelta nel presunto bene altrui. “Ti lascio, ma guarda che lo faccio anche per te”, è una di quelle frasi che… non sono nemmeno arroganti, sono generalmente scuse per non assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Certamente, e l’ho anche scritto, una decisione “giusta” finirà per fare il bene di entrambi (tu davvero vorresti stare con qualcuno che non vuol stare con te?), ma deve essere assunta evitando di decidere al posto dell’altro, che è pur sempre un essere senziente.

    Riguardo ai figli, ho già scritto nei menzionati commenti, vedrai che la penso come te.

    Buona domenica anche a te 🙂

    p.s.: “Spesso” è il tuo nuovo nome? 😀

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  9. La felicità si raggiunge solo quando si comincia a partecipare alla Creazione. E la creazione è forgiare la vita. Una persona davvero felice NON PUO’ in alcun modo danneggiare gli altri.

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  10. Sì certo è sicuro che chi non decide non ha coraggio e sapere benissimo la differenza tra amore e dipendenza affettiva non aiuta comunque se il patner è solito mettere la testa sotto la sabbia e rifiuta qualsiasi discussione.

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  11. “Spesso”..:))

    Avevo scritto prima un’altra cosa , poi mi è venuto di aggiungere quello che hai letto e non mi sono accorta che era rimasto “spesso”. ah ah

    So’ sempre Dora;))

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  12. x messier: Diciamo che molti però possono sentirsi danneggiati, anche se forse a torto. E questo può avere un’azione bloccante.
    Un esempio banale: la donna che sceglie tra due pretendenti innamorati, rende felice sé stessa e il pretendente scelto, ma rende infelice l’altro 🙂 Che poi abbia fatto la sua insindacabile scelta e che ogni scelta diversa sarebbe stata una forzatura destinata a finire male, spesso poco importa al respinto, che ne soffrirà – almeno in una prima fase – comunque.

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  13. x tanaxtutti: proprio a questo serve il coraggio, a compiere le azioni che vanno compiute anche se le altre persone coinvolte cercano di fare orecchie da mercante.

    x Dora: ahahah ok, “spesso” in effetti s’addiceva di più a un culturista! ahahah

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  14. Spesso sono gli altri che ti incolpano degli errori, delle aspettative deluse, delle scelte fatte a loro spese, senza tener conto dei loro sentimenti, delle loro necessità, e a volte riescono a bloccare il desiderio di scelte che cambino la nostra e la loro vita.

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  15. Bello e interessante per come riesci a vedere la questione da un’altra prospettiva. Continuando sul tuo ragionamento, sul quale concordo in pieno, non solo non è vero che il sacrificio di uno equivalga spesso allla felicità degli altri, ma anche la felicità del singolo dovrebbe essere motivo di gioia per chi gli sta attorno o gli vive accanto. Perché, come è contagiosa la tristezza, lo è anche la felicità. Almeno per me… Sempre bello leggerti, un abbraccio 🙂 *danj

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  16. Bellissimo questo post! gli articoli dove si parla dei comportamenti dell’uomo mi intrigano parecchio!
    Spesso mi faccio mille domande senza mai riuscire a darmi una risposta! Purtroppo siamo circondati da invidie e gelosie e la felicità può creare sicuramente tristezza agli altri, per esperienza personale, confermo!

    Bel post, complimenti!
    buona domenica
    Anna

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  17. Sinceramente non vedo perchè il nostro essere felici dovrebbe scontentare gli altri..la felicità si conquista con il nostro modo di essere e di vivere se poi qualche volta feriamo qualcuno lo facciamo senza cattiveria alcuna..è vero che si pensa sempre a noi stessi in primis ma è anche vero che certe decisioni si prendono proprio per non ferire mai gli altri che ci stanno accanto….io personalmente cerco nel mio piccolo di esserlo sempre per dare serenità e gioia a chi mi ama….in passato probabilmente è successo ma non mi porto rimpianti sò di aver fatto la cosa giusta….
    Penso che tu mi abbia capito cosa intendo…in fondo mi conosci bene ci commentiamo da quel lontano ottobre 2007….
    I tuoi post mi lasciano sempre un qualcosa a cui riflettere sempre…
    Ti abbraccio…
    AnnA….

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  18. x mtm: è assolutamente vero, i nostri sensi di colpa trovano facile riscontro nell’abilità manipolatoria altrui. Altrimenti non si sarebbe così in difficoltà. Per questo, ancora di più, occorre essere forti.

    x danj: giusto 🙂 concordo assolutamente con la tua aggiunta 😉 E che purtroppo non sia un visione comune, è dato dal fatto che quando ti dice contento perché una persona che ha fatto parte del tuo passato ora se la passa bene… vieni spesso guardato come un alieno 🙂
    Abbraccio ricambiato.

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  19. x Anna (da non confondere con AnnA :D): Grazie 🙂 Il cambiamento parte sempre dai singoli: non disperare, magari sarà il tuo esempio a cambiare chi hai attorno a te 🙂
    Perlomeno coloro che vivono con gli occhi aperti e che sono pronti a capire che se il prossimo è felice, è motivo di speranza anche per noi, e non conferma del nostro fallimento.
    Buona domenica sera 🙂

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  20. x AnnA (da non confondere con Anna :D): eh, succede invece, ed è successo perfino a te, sei te stessa a scriverlo. Perché non è facile essere pronti all’insindacabile scelta del prossimo. C’è chi ne rimane ferito, credendo inconsciamente che sia dimostrazione del proprio poco valore.
    Abbraccio anche a te! 🙂

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  21. Il racconto che hai scelto è molto bello ed esemplificativo, e le tue riflessioni che lo accompagnano sono profonde e giuste. Credo anch’io che un malinteso senso del sacrificio non porti necessariamente al bene. Non trovo altri esempi da aggiungere ai tuoi, ma in particolar modo quello relativo ai genitori è assai pertinente.
    Un caro saluto!

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  22. Wolf lo abbiamo detto tante volte…a volte una sana dose di egoismo aiuta anche gli altri. E con ciò intendo rafforzare il concetto da te espresso.
    Su una cosa dissento in parte.
    Mettersi al serviziodegli altri non sempre è indice di un coinvolgimento totale a discapito della propria vita.
    Io personalmente parto da un principio che tengo sempre presente nel mio modo di fare e che proveniene dal mio Maestro ispiratore: “Gratuitamente avete ricevuto e gratuitamente date”.
    Dato che mi ritengo una persona decisamente fortunata perchè dotata di salute, intelligenza e qualsiasi cosa una persona possa desiderare perchè non condividere con altri tutto questo?
    Buona giornata.
    Giò

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  23. x AnnA: grazie, buon inizio anche a te! 🙂

    x Gio’: certamente, sono d’accordo. Non era un invito ad essere dimentichi degli altri, solo a percorrere la “giusta via di mezzo” 🙂

    x O.: no… a dire il vero non ci avevo fatto caso 🙂 Certo pero’, puo’ essere…
    Ciao 🙂

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  24. Ciao Wolf!!!
    Perfettamente daccordo con te!
    Da cui ti lascio il mio motto;
    Vivi e lascia vivere, ama e fai ciò che vuoi!
    La libertà è la prima cosa che ho dato a mio figlio appena la nostra fiducia è stata reciproca e non me ne sono mai pentita, ho un figlio meraviglioso e ringrazio Dio di aver fatto di me una buona madre!
    Ti lascio un abbraccio ed…il mio Bambi….che a me piace un sacco!!!
    ….ah…i fantasmi….io non credo ai fantasmi, credo a delle energie positive, quelle sì!!! Quanto a quelle negative…..te ne accorgi quando lo sono e quindi…..stiamocene alla larga!!!
    Ciaoooooooooooo!!!

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  25. x rigirandola: accidenti che memoria! 😉 Bacio restituito :*

    x Ronto: mi sembra un’ottima linea da seguire, infatti ti ha dato buoni risultati, mi pare 😉
    Sui fantasmi… be’, ma in pratica e’ come se avessi scritto che ci credi! 😉 Non e’ che per “fantasmi” si intendono solo le apparizioni con lenzuolo e catena! 😀
    Grazie per bambi, e’ carinissimo 🙂

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  26. x Aicha: “quando scrivevo le motivazioni del post confesso che pensavo a te”… acc!! Addirittura? 🙂 Non so se esserne onorato o… preoccupato! ahahah Appena “passo da te” capiro’… 😉

    x Altraepoca: ma grazie! E’ un bel complimento il tuo 🙂

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  27. x donnalupa: grazie cara, buon inizio settimana anche a te! 🙂

    x AromaEssenziale: “Piacere”… mmm… non so, non lo definirei piacere… Diciamo che, a volte, quando ho l’occasione di avere attraverso di esso scambi interessanti, quando i commenti che vengono postati sono riflessioni profonde, che hanno il potere di farmi interrogare su me stesso e su cosa c’e’ attorno a me, quando mi impediscono di cadere nell’egocentrismo di pensare di “sapere tutto io” (e qui e’ avvenuto spesso), quando – insomma – mi lasciano qualcosa e mi fanno pensare che forse anche altre persone ne ricevono qualcosa… ho un motto di… soddisfazione. Si… “soddisfazione” e’ la parola giusta.
    Ma non tanto per il blog in se’, se ottenessi lo stesso in una chiacchierata al bar… sarebbe uguale, ma probabilmente avrei molte meno possibilita’ di avere pluralita’ di visioni.
    Credo molto nella condivisione.

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  28. Ora sai a cosa penso? Allo stregone che decide di dare in sposa una ragazza e deve scegliere quale… Non farlo è vigliaccheria molto probabilmente. Ma farlo, scegliere deve essere brutto! Sicuro che non volesse scontentare nessuna delle tre? o semplicemente non voleva trovarsi in questa brutta situazione??? Le due cose sembrano essere la stessa, ma non è esattamente così. La differenza è sottile, ma si coglie!
    Non so se sono stata chiara… spero di sì. Rileggendo mi è venuto in mente questo!
    Baciottolo!!!

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  29. Credo sia uno dei compiti impossibili o quasi pianificare al punto da rendere tutti felici e contenti. Il che implica mancanza di posizioni, di decisioni, di respondabilità. Spesso dietro alle nostre azioni si nasconde subdolo l’egoismo e spesso ancora, il voler tutti felici è un pò deisderare di non aver fastidi, di non dover entrrare in conflitto con l’uno o con l’altro. Preferisco l’impopolarità ad un atteggiamento passivo. Il senso del dovere è una forma di rispetto ma se portato all’esasperazione è una compulsione ossessiva che genera solo castrazione e sicuramente non la felicità.Buona serata. I tuoi post sono sempre molto interessanti:-)

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  30. x Sofia: … cosa ti fa pensare che sarebbe stato lo stregone a scegliere? 🙂 Io non credo che il guerriero si sarebbe accontentato di una delle tre, credo avrebbe voluto scegliere esso stesso.
    Senno’… che guerriero era? 🙂

    x Giuliana: sono d’accordo 🙂 Purche’ con equilibrio e tatto, considero la stagnazione – e tutto cio’ che la causa – uno dei mali peggiori dell’animo umano.
    Grazie 🙂

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  31. A me invece, rileggendo questo tuo post, mi ha portato indietro di qualche annetto. Relativamente a quella prima parte del tuo commento al post. Pur sapendo che non ce ne si persevera spesso trattenuti da cosa poi?……Tu li chiami sensi di colpa, e potrebbe pure esser in certi casi, ma nel mio caso, quello che accadde a me per esempio era tutt’altro, un inaccettabile egoismo e una presunzione assurda di pensare che magari lei senza di me non ce l’avrebbe fatta…..Questo era il mio tormento, dettato dalla mia giovane età sicuramente, ma di fondo la presunzione e l’egoismo ripeto, mi portarono a trascinare una storia finita, mettendo a rischio tutto quanto poi si poteva conservare di quanto eravamo stati. E cosi come me hanno fatto e fan tanti, magari fossero solo sensi di colpa….come vedi c’è di peggio.
    Certo questo non è proprio il commento che magari ti aspettavi, il senso del tuo post vuole dire anche altro. Magari anche il “sacrificio” di se stessi per il benessere di chi si ama……li non c’entrano presunzioni egoismi e sensi di colpa, credo sia un indole, qualcosa che sta nel nostro codice genetico qualcosa che non si può modificare. Insomma questo post tuo mi porterebbe a scrivere un sacco di cose, ma mi fermo qui e ti lascio un affettuoso saluto.

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  32. Un guerriero… appunto!!! :))

    Lascia perdere chi nella storia avrebbe dovuto scegliere. La mia considerazione prende solo spunto, ma è generale. Quante volte non si sceglie nessuno, per non fare torto a nessuno ci diciamo, ma in realtà per liberarsi dell’incombenza di scegliere…

    La storia mi aveva solo fatto fare questa riflessione. E comunque nessuna meraviglia se il guerrierosi fosse accontentato… in fondo ha accettato un rifiuto senza battere ciglio!!! Che guerriero è uno così?
    😉

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  33. Mi tocca molto questo discorso. Per molto tempo ho creduto di dovermi prendere sulle spalle le sorti del mondo. Ma il fatto che io abbia fatto tante rinunce per gli altri non solo ha sottratto vita a me…ma il peggio è che non ha dato niente di più a loro. Alla fine ho capito. E ho capito soprattutto che quanto più siamo sereni e appagati, tanto più siamo capaci di dare agli altri.

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