0 pensieri su “Mantenere il dialogo

  1. Come commenti questa frase che mi disse un mio ex “guarda che tu più chiedi e io meno ti darò”? (per la cronaca, finì poche settimane dopo…)
    Quando hai tempo vieni dalle mie parti c’è un commento interessante per te…(non è mio ma di uno che stimo)

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  2. secondo me è un “gioco” che non dura. a volte ci sono equilibri nella coppia proprio per il disequilibrio, al di là del dialogo o meno, che non sepre dev’essere verbale. vero è che, chi più grida, non ha sempre ragione, ma chi lo fa per primo forse ce l’ha.

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  3. x Lidia: veramente e’ piu’ probabile che sia stata proprio la reticenza del tuo ex ad avere un dialogo, ad essere una delle cause che vi hanno portato alla conclusione del vostro rapporto. In gergo, cercava solo di “girare la frittata” 🙂

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  4. Mi chiedo fino a che punto si possa considerare “normale dialogo” di coppia il litigare.

    Ricordiamoci che, presi dalle ondate di adrenalina di un litigio, non sempre è facile impiegare parole che non feriscano l’altra persona.

    Un conto è il dialogo costruttivo, basato su di un confronto aperto su di un problema dato, e un conto è volgere la propria insoddisfazione sull’altro altra cavalcando l’onda emotiva della collera…

    O.

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  5. x Benji: prima di tutto benvenuto 🙂 Di Coelho mi e’ sempre piaciuto la semplicita’ dei messaggi, resi in modo tale da essere alla portata di tutti. Che e’ un po’ la cosa che disturba altri, in fondo! 😉
    Dal tuo entusiasmo per le parole del psicoterapeuta, intuisco che hai gia’ avuto a che fare con meccanismi simili… be’, diciamo che e’ meglio impararli prima che dopo? 😉

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  6. Benvenuta Blurred 🙂
    Che ci sia sempre almeno un minimo di disequilibrio in una coppia, nessuno lo nega. I problemi nascono quando tale disequilibrio nelle modalita’ espressive diviene troppo ampio, creando una distanza nella coppia difficilmente recuperabile. Si puo’ dire che in tali condizioni la coppia possa comunque trovare una sua stabilita’? Certo, puo’ essere. Ma che stabilita’ e’? Perfino il rapporto tra carceriere e carcerato e’ stabile, ma non per questo auspicabile 🙂

    Credo che alle grida si possa anche arrivare, eccezionalmente; il problema e’ che devono essere espressione di reale e grave disagio, e non “modo di essere abituale”.

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  7. x O.: dipende naturalmente dalle persone coinvolte. Non tutti sono capaci di autocontrollo e pacato dialogo, ognuno ha le sue modalita’ delle quali il partner dovrebbe tenere conto. Escludendo naturalmente i litigi furibondi o violenti, che sono proprio cio’ che si vuole evitare perche’ da essi difficilmente c’e’ “vero ritorno”, e’ indubbio che esistano persone piu’ portate a “scaldarsi” ed altre piu’ “flemmatiche”; imporre il proprio modo come “modello giusto” significa commettere proprio l’errore che il racconto di Coelho vuole insegnare ad evitare: una persona portata a “scaldarsi”, interpretera’ infatti la flemmaticita’ del partner come freddezza, come indifferenza. E cio’ potrebbe essere disastroso ai fini del rapporto.
    Sul fatto che ognuno dovrebbe essere in grado di “sedersi a tavolino” ed avere un dialogo senza scaldarsi, si puo’ anche disquisire, ma ricordiamoci che la perfezione, anche nel dialogo, e’ ben lungi dall’essere frequente. Questo non deve portare a “eliminare” tutti quelli che “perfetti” non lo sono.
    Grandi maestri, come Gurdjieff, erano bravissimi a fingersi irati proprio perche’ si rendevano conto che molte persone “reagiscono” solo se vengono approcciati con le loro modalita’. “Giuste” o “sbagliate” che siano. Non esitavano a farlo, ne’ lo ritenevano un errore, quanto piuttosto una sottile capacita’ di entrare in sintonia con chi aveva modalita’ espressive anche notevolmente diverse dalle loro.

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  8. Senza arrivare al paradosso proposto da Colho, anche io penso che “scontrarsi” ogni tanto faxxia bene alla coppia. Non c’è niente di più irritante del silenzio dell’altro in una discussione. Parli da sola e ti arrabbi da sola. Non c’è gusto:))

    Il diaologo, anche a voce alta, è salutare

    Bacio

    dora

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  9. Ciao Wolf
    penso anch’io che l’assenza di dialogo in una qualunque relazione sia davvero devastatrice.
    Siamo esseri dotati di parola,metodo anche se limitato,necessario alla comunicazione e alla socializzazione,al trasmettere emozioni,a condividere sentimenti e impressioni.L’isolamento prodotto dal silenzio dell’altro è quasi carcerale e direi doloroso….difficile resistere non sentendosi frustrati dal vuoto che una tale assenza crea seppure in maniera involontaria.
    E dire che spesso un semplice scambio orale,qualche banale conversazione,potrebbero evitare quello che molti di noi vivono quotidianamente nella piu totale indifferenza di tutti:la solitudine!

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  10. diciamo che per me (a causa della mia timidezza.. )il dialogo,è sempre stato un muro,non sempre facile da affrontare……
    piuttosto che dire qualcosa di sbagliato o di offensivo stavo zitta…..adesso non è più così….piano piano stò recuperando la mia vera essenza….

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  11. tutto vero. e corretto. e riscontrabile.

    Ma il problema, in realtà, è la stima o la non stima che si ha (che si ha, non che si dimostra) di se stessi. Il rapporto con gli altri, casuale, superficiale, o di amicizia o di coppia, è susseguente.

    di questo, siamo responsabili, con tutte le conseguenze e ripercussioni nella nostra Vita.

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  12. Ciao Dafne 🙂 Diciamo che non hai nulla da rimproverarti per cio’ che sei stata e per come, di conseguenza, ti comportavi; in fondo così eri, no? 🙂
    Avresti invece da rimproverarti se, capendo cosa dovresti e saresti in grado di modificare nei tuoi comportamenti, non lo facessi…
    Quindi… brava, e continua a recuperare la tua essenza 🙂

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  13. Certo, cara… pernice 😉 Anche se non puoi escludere che parte di tale responsabilità stia anche nella “ignoranza”, ovvero nel non sapere che cosa stai facendo.
    Nel momento in cui ne hai comprensione e sei in grado di agire di conseguenza, allora diventa una colpa non farlo.

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  14. Questo post, sfonda un porta aperta, o come meglio dici tu, è qualcosa che è dentro di me ed aspettava solo di sentirla espressa…
    Seguo con molto interesse i tuoi post… mi piace mantenere questo sottile dialogo… allo stesso modo con cui si cerca di mantenerlo in tutte le relazioni sociali… anche se io sono molto istintiva, spesso irruente e per niente diplomatica…
    E quando non trovo mordente dall’altra parte… mi trovo spiazzata…
    Un caro saluto…

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  15. Certo
    è bello arrabbiarsi x poi fare pace, io se posso rispondo a bassa voce e se qualcuno mi ferisce lo mando in corea.

    Comunque va a giorni,100 giorni sopporti,uno solo butti giù il mondo.

    Buongiorno!!

    :))

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  16. decisamente vero. Io ero una di quelle persone diciamo “accomodanti”, quasi fastidiosamente accomodanti, come se il conflitto fosse qualcosa di fastidiosamente scocciante. Ecco, sulla mia pelle l’ho capito. Litigare fa bene, a volte anche alzare la voce, perdere le staffe, ma comunque palesare il proprio punto di vista…anche questo è dialogo e rispetto per l’altro.
    Grazie per il bel post

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  17. Mi ha colpita anche il tuo precedente post… perchè io sinceramente non mi farei nessun problema a beccarmi un no… il punto è che non te lo dicono praticamente mai!! Ho notato (da esperienze mie e delle mie amiche) che la maggior parte degli uomini preferisce sparire o restare nell’ambiguità… in questo modo è come se ti tenessero buona! =__=
    Il *no* è comunque un modo di sbilanciarsi…
    Sul dialogo sono perfettamente d’accordo!^^
    Non dico discutere su ogni minima cosa… ma mi hanno sempre lasciata perplessa le coppie che dicono di non litigare mai!
    E comunque dialogare, litigare… non significa necessariamente alzare la voce…!
    Bacino Wolf!
    Nuvola*

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  18. Grazie, Mia, e’ un bell’attestato di stima 🙂

    x Daruma: non e’ sbagliato il tuo modo istintivo di essere e di fare, purche’ tu sia capace di usare tatto. Troppe persone, in nome del “io sono cosi’: sono sincero e dico in faccia cio’ che penso”, non usano alcun riguardo per chi hanno di fronte, nemmeno se e’ a loro caro.
    Piu’ che di diplomazia, parlerei di tatto: per diplomazia puoi anche scegliere di tacere; per tatto, scegli solo il modo giusto di dire le cose.

    “Chiunque può arrabbiarsi: questo e’ facile; ma arrabbiarsi con la persona giusta, e nel grado giusto, ed al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non e’ facile.” – Aristotele

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  19. x Romanticaperla: Be’, diciamo che “arrabbiarsi per fare pace” non e’ la ragione forse piu’ giusta 😀 Ma quando si ha qualcosa di importante da dire… be’, va’ detta, anche se cio’ potra’ portare ad un momentaneo scontro 🙂

    Sempre belle le tue immagini 🙂

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  20. Nuovolanotturna: sono d’accordo con quanto dici. Naturalmente tu la vedi lato femminile, ma ti assicuro che ci sono anche diverse donne che adottano il sistema che descrivi 🙂 Ma non ritengo che sia per “tenere buoni”: e’ semplicemente piu’ comodo e facile (per chi lo fa’, naturalmente, non per chi lo subisce), sparire o essere “vaghi” nella speranza che l’altro capisca da solo, piuttosto che esprimersi con scomode verita’.

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  21. Passaggisegreti, be’, come ben colto da Dora, Coelho arriva al paradosso perche’ e’ piu’ facile con l’estremo far capire anche cio’ che estremo non e’.
    Il problema e’ che per venirsi incontro in due… bisogna farlo in due! 😀 E spesso non succede…

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  22. Credo sia già stato detto ciò che sto per dire ma lo dico lo stesso :); la litigata va bene se è costruttiva, ovvero se risolve un problema inerente il rapporto, va malissimo invece se è puro sfogo di proprie frustrazioni che l’altro non può comprendere. L’equilibrio sta nell’intelligenza emotiva di capire quando litigare e quando no. Ipotesi: se sono nervosa magari per problemi di lavoro e sfogo il mio nervosismo sul mio compagno piuttosto che con un amico cerco rogne, è chiaro, perchè l’altro dovrebbe comprendere che io sono nervosa per questo o quel motivo ma non è obbligatorio che faccia questo “ragionamento intuìtivo” perciò si finisce per litigare per puro sfogo. Se invece litigo per un qualcosa che riguarda il rapporto vero e proprio allora faccio bene a farlo, comunque credo si tratti sempre di un discorso caratteriale, c’è chi si libera litigando e c’è chi si libera parlando pacificamente. Altro bellissimo post Wolf, complimenti, tocchi ogni aspetto di questa nostra difficile vita terrena ^__^, un abbraccio,
    Elena

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  23. Silenziosamente, senza urlare 🙂 piano, entro in questo tuo spazio “alla ricerca dell’anima”…Leggo, è la prima volta, per caso e rimango colpita da quello che scrivi e dal come…la tua accoglienza la tua disponibilità fa si, che una persona si senta subito a proprio agio…

    Il dialogo…a volte si cerca nell’altro senza trovare accordo…un punto di incontro e allora, ci si sente delusi perché si teme di non essere ascoltati considerati e amati…
    Ho sempre pensato che le cose vanno dette, possibilmente dialogando, la rabbia poco o tanta che emerge nelle discussioni, fa male, ma se serve è meglio che sia veicolata la, dove deve andare, trattenerla, significa rivolgerla verso se stessi…certo non prevaricando l’altro ma cercando dove si può un dialogo costruttivo che aiuti la coppia a crescere nel rispetto reciproco…senza non v’ è possibilità di continuità… 🙂

    Leggerti è stato un piacere, davvero…

    Buona giornata ciao…

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  24. Ciao Elena 🙂 No, in realta’ non e’ stato detto, non cosi’ chiaramente almeno 🙂
    Sono ovviamente d’accordo. Diciamo che da un lato si dovrebbe avere, per citare il tuo esempio, la capacita’ di non coinvolgere in questo modo il partner in tali momenti, ma casomai di appoggiarsi a lui; dall’altro ci dovrebbe comunque essere la comprensione di capire che lo “sfogo” non e’ personale, non e’ diretto contro di noi. Ma, presi come siamo dai nostri difetti egocentrici che ci portano a sospettare di essere sempre al centro di ogni altrui iniziativa 😀 , e’ tutt’altro che facile trovare tale capacita’.
    Naturalmente il post, cosiccome la storiella di Coelho, trattano di “scontri necessari”, costruttivi almeno nelle intenzioni…

    Ricambio l’abbraccio 🙂

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  25. Be’, Pdesideria, un ingresso cosi’ leggiadro come il tuo… come potrebbe non essere benvenuto? 🙂
    Bella anche la presentazione del tuo blog (che tornero’ a visitare con calma); poi non poteva non colpirmi lo “adesivo” con tutti quei bei lupacchiotti che ci hai messo dentro 😉

    Cio’ che scrivi sul dialogo e’ vero; il punto e’ fare attenzione a non scivolare pian piano – proprio a causa dei motivi che hai espresso (timore di scoprire o di riverificare di non essere ascoltati, considerati, amati) – nella sua mancanza. Perche’ una volta che la mancanza di dialogo diventa abitudinaria, abbatterne il muro diviene davvero impresa ardua.

    Buona giornata a te 🙂

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  26. Sacrosante parole caro Wolfghost e caro Aristotele… ma la saggezza popolare dice “Tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare…”
    Comunque almeno lo sforzo di migliorarci c’è dovuto…
    Ancora saluti!

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  27. Ciao ZuZuli 🙂 Sono naturalmente d’accordo, anche se il breve racconto del rabbino era probabilmente volutamente esagerato 🙂

    x Daruma: … e parole sante anche le tue 🙂 Nessuno pretende la perfezione, l’importante e’ almeno provarci…

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  28. in questi tempi di imperante afasia, lo scontro è il mezzo più semplice e rudimentale per instaurare un dialogo. Acutissima osservazione quella di Coelho.

    Nessuno dovrebbe essere privato del suo diritto al confronto, perché quest’atteggiamento apparirebbe tremendamente snob

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  29. Quanta saggezza in queste parole..
    Ho apprezzato molto anche la tua riflessione in merito e la condivido ampiamente.
    Senza dialogo non c’è scambio e senza scambio tutto si ferma, mentre la Vita è un costante scorrere.
    Luce a te Shunka Manito Tanka.

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  30. Il dialogo serve indubbiamente a “mettere a fuoco”. Tuttavia, per raggiungere effettivamente ciò, la parte “colta” deve andare da quella “vitale” e ciò che è “artificiale” deve andare verso ciò che è “reale”. Conosci il racconto zen di Saraha e la forgiatrice di frecce?

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  31. …agevoliamo…Saraha era discepolo di Sri Kirti. Un giorno, mentre stava meditando, ebbe una visione: una donna sarebbe stata la sua vera maestra. Sri Kirti l’aveva solo messo sulla via, perciò gli disse: “Tu hai pulito la mia lavagna. Ora sono pronto x l’altra metà del lavoro”, e si allontanò con la benedizione di quegli. Al mercato trovò la donna della sua visione: era una donna di casta inferiore, una forgiatrice di frecce. Egli vide questa donna tagliare l’asta di una freccia, tutta assorta nel suo lavoro. Ella era totalmente assorta nella sua azione: quando la freccia fu pronta, si mise in posizione quasi mirasse ad un bersaglio invisibile. In quel momento fu chiaro a Saraha il significato spirituale di ciò che la donna stava facendo: ella nn guardava nè a dx nè a sx e rimaneva totalmente assorta nell’azione. La bellezza, la luminosità di quella donna venivano dalla sua totalità. Per la prima volta Saraha comprese cos’è la meditazione: essere completamente immersi nella vita, continuare a fare cose ordinarie ma in un modo così totale che in ogni azione si rivela la profondità. Saraha divenne un Tantrika sotto la guida di quella donna forgiatrice di frecce: egli aveva trovato la sua anima gemella. Essi erano TREMENDAMENTE, PROFONDAMENTE in Amore. Saraha abbandonò i testi sacri, il “sapere”: ora la sua meditazione era ballare e cantare, e la celebrazione il suo stile di vita. Ora la felicità era libera da ogni condizione…
    …chi rimane legato al “giudizio”, alla costante valutazione dei frammenti basandosi solo su dei particolari, nn sarà mai unito alla totalità. Solo colui che è così coraggioso da nn preoccuparsi della meta ma vive e cresce in ogni singolo momento, rimanendo semplicemente nel flusso della vita, solo costui è in grado di muoversi in armonia con la totalità…è tempo di smetterla di cercare risposte e conferme esterne: svuotati completamente, diventa recettivo, abbandona la conoscenza presa in prestito ed entra nella TUA saggezza, nella TUA comprensione. Un uomo di saggezza ha una vita totalmente diversa da quella di un uomo di “sapere”. Quella donna era soltanto una proiezione della sua parte interiore, l’unico vero Maestro di cui aveva bisogno…
    …brevi accenni di discorsi lunghissimi: parliamone, se vuoi…
    🙂

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  32. Perche’ i “guantoni”? 🙂 Sono assolutamente d’accordo con quanto scrivi, racconto (molto bello) compreso. Infatti dico spesso a coloro che ascoltano la parola “meditazione” con sospetto, che in realta’ loro stessi, pur non sapendolo, hanno certamente sperimentato la meditazione “perdendosi” qualche volta in cio’ che facevano, ad esempio ascoltare un brano di musica totalmente immersi in esso.

    L’unica annotazione (non in “contrapposizione”; e’ piuttosto per voler meglio specificare) e’ sul “non preoccuparsi della meta”: qui si sta’ parlando di “obiettivi” che sono al di fuori della normale vita “cittadina” di tutti i giorni, ma che non gli escludono. Chi legge, non deve preoccuparsi pensando che sia il suggerimento ad uno stile di vita “alternativo”, dove non si debba pensare al domani (faccio spesso l’esempio dell’accensione di un mutuo per una casa); in una societa’ basata sul tempo, un minimo di pianificazione e’ ovviamente ineliminabile. Il “non preoccuparsi della meta”, e’ piuttosto riferito ad un percorso di crescita psicologica e spirituale, un percorso dove davvero “il viaggio e’ la ricompensa”.

    Il racconto mi ricorda “Siddharta” di Hesse. Forse il libro nel quale mi ero “riconosciuto” (con le debite proporzioni!! ;)) di piu’.

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  33. Il racconto di Coelho, secondo me, é più che un dialogo.
    E’ un mettersi nei panni dell’altro. Un Comprendere profondo.
    Un piccolo sacrificio nei confronti del proprio sé per donare qualcosa. Anche se non rientra negli “schemi” personali.
    Questa é per me l’umiltà e l’apertura.
    Il dialogo che non necessita di parole (spesso “aria”) ma di fatti.
    Una mano salda a dire: “sono con te”.
    Polso. Per me é questo.

    Un abbraccio :o*
    Chiara

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  34. Brava Chiara. Si’, sono d’accordo. Un pacato dialogo a parole puo’ e dovrebbe avere utilita’ anche esso. Ma bisogna essere in sintonia perche’ sia cosi’. Altrimenti, si’, e’ necessario uscire dai propri schemi e fare un passo verso l’altro.

    Ricambio l’abbraccio.

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  35. Rose, Coelho ha me piace perche’ i suoi sono messaggi semplici, comprensibili a chiunque e non solo ad una elite. L’ultimo suo libro (almeno credo sia l’ultimo…), lo Zahir, ha gia’ uno stile diverso, meno scorrevole. La dimostrazione che libri come “L’alchimista” avevano volutamente uno stile semplice per poter “arrivare” a chiunque.

    Buon fine settimana a te! 😉

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  36. Mi trovi perfettamente d’accordo!!!!!!! Io adoro “litigare” con il mio ragazzo ehehehe 😀 sembrerà strano, ma quelli sono dei momenti magici, perchè sono i momenti in cui scopri sempre più dell’altro, c’è scontro..ma c’è anche scambio, c’è … confronto… è la forma umana più vera per conoscere la persona con cui ti confronti… e poi dopo.. è sempre bello ridereci in faccia quando ci rendiamo conto delle “stronzate” che diciamo entrambi… anzicchè fare come certi che davvero fanno finta che vada sempre tutto rose e fiori e alla fine succede il caos.. e non si ci riconosce più, tipica frase: “Ma tu chi sei??? ..io mi ero fidanzata con un’altro.. dov’è finito quello lì?”

    Litigare è costruttivo! 😀 paradossale ma vero!

    E poi come si dice.. fare la pace (dopo le risate) è sempre bello!!!!! 😉

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  37. Be’, magari ci sono persone fortunate che al litigio non hanno bisogno di arrivare, ognuno ha le sue modalita’. Ma il dialogo deve sempre trovare espressione, e se non ci riesce a bassa voce… 😉
    Ma lo sai che ti ci facevo litigiosa con il tuo ragazzo?? ;D

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