Mura

L’uomo si guardò attorno ancora una volta: niente, niente di niente! Le pareti erano dure e solide. Aveva provato a fare breccia con tutto cio’ che aveva a disposizione ma non era riuscito ad ottenere altro che inutili scalfiture di pochi centimetri. Temeva che la luce che illuminava la camera potesse spegnersi da un momento all’altro lasciandolo completamente al buio. Sentiva i morsi della fame e della stanchezza. Iniziava ad avere la sensazione che perfino l’ossigeno iniziasse a scarseggiare. La disperazione, la paura e lo sconforto stavano ormai entrando nella sua anima. Ormai quella stanza, un tempo piena di promesse, era diventata la sua trappola, la sua ossessione, la sua tortura. Non ne poteva più e si mise ad urlare con tutto il fiato che aveva in corpo. Poi si lasciò cadere sulle ginocchia chiedendosi come avesse potuto ritrovarsi in una situazione del genere.

Alla fine si stufò. Trasse un profondo respiro, spazzò i suoi dubbi e i suoi sensi di colpa, si alzò, aprì la porta e uscì al sole e all’aria aperta, mandando al diavolo quella camera e chi ce l’aveva fatto entrare!

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Commento: Come l’uomo del racconto, anche noi ci ritroviamo spesso tra mura che tentiamo in tutti i modi di abbattere senza riuscirci. Mura che abbiamo costruito noi stessi o che, forse, altri ci hanno proposto ad arte facendoci credere che sarebbero state necessarie o perlomeno desiderabili. Finiamo per credere che abbattere quelle mura, vincerle, dimostrarci più forti di loro, sia l’unico modo di liberarsene. Finché un giorno ci rendiamo conto che possiamo infischiarcene delle mura e possiamo uscire dalla stessa porta dalla quale eravamo entrati, la porta che non vedevamo più nella convinzione che indietro non si torna, che la battaglia non si abbandona.

Quella che molti chiamano resa, per altri è libertà. E la sua porta è sempre lì, semplice da aprire, semplice da varcare. A patto di decidere di farlo.

 

Il tempo della resa – Perseveranza ed accettazione

PERSEVERARE NON SIGNIFICA INSISTERE
di Paulo Coelho

i-chingDice l’I Ching, il libro cinese delle mutazioni umane: “La perseveranza è favorevole”. Ma la perseveranza non ha niente a che vedere con l’insistenza.
Ci sono epoche nelle nostre vite in cui i combattimenti si prolungano oltre il necessario, esaurendo le forze e indebolendo l’entusiasmo. In questi momenti, vale la pena di riflettere: una guerra prolungata finisce per distruggere anche il paese vittorioso. Niente di meglio, allora, che una tregua, prima che la nostra energia si esaurisca al punto da non consentirci più di recuperarla. Perseveriamo nella nostra volontà, ma aspettiamo un’occasione più favorevole per riprendere la lotta.
Perché un uomo d’onore riprende sempre la lotta, ma mai per ostinazione, bensì perché ha percepito il cambiamento nel tempo.


Commento di Wolfghost: potra’ sembrare strano quello che mi appresto a dire, ma perfino uno come me, che ha sempre esortato a non arrendersi, a lottare anche quando il risultato e’ incerto nonostante i nostri sforzi, crede che esista anche un giusto tempo per la resa.
A volte e’, come dice Coelho, solo un temporaneo periodo di recupero in attesa di ripartire, o un cambiamento di strada che pero’ porta, sul lungo termine, allo stesso fine. Vogliamo arrivare da qualche parte, ma troviamo che la strada che stiamo percorrendo e’ piena di ostacoli che si rivelano, per quanto facciamo, insormontabili. Non ha piu’ senso continuare a sbatterci contro. Meglio fare una bella inversione e tornare, almeno per un tratto, indietro. Non e’ una vera resa, si torna indietro solo fin dove un bivio puo’ permetterci di provare un’altra strada, e se anche quella si rivela interrotta, un’altra ancora, e cosi’ via. E’ come se arrivassimo davanti ad una porta con un mazzo di chiavi. La prima chiave che proviamo non funziona, non sarebbe stupido continuare ad insistere con quella piuttosto che provare le altre?
Poi ci sono le rese definitive, anche quelle purtroppo esistono. Si puo’ trattare di un sogno che si rivela davvero irrealizzabile, che si e’ trasformato in una illusione. Continuare ad inseguirlo vorrebbe dire spendere energie, tempo, serenita’.
Serenita’, gia’… a volte penso che la serenita’ sia il vero scopo della vita. Arrivare a quello stato di consapevolezza ed accettazione che ci permette di veleggiare tranquilli per i mari della nostra vita qualunque sia la tempesta che ci investe. E, al limite, entrare con la stessa serenita’ nel porto che ci attende alla fine del viaggio.
E’ la vita stessa ad essere cosi’. Non siamo immortali, dovremo abbandonarla prima o poi questa amata vita, e quella sensazione di “va bene, e’ ora…” mi pare sempre piu’ un’enorme conquista piuttosto che una maledizione o un atto di debolezza. Fa anch’essa parte di quello spirito di accettazione che contribuisce, al pari della determinazione – che non deve mai divenire cieca testardaggine – alla serenita’. Alla serenita’ fino alla fine.
Credo che noi abbiamo sempre chiara la percezione di quando davvero la risalita non e’ piu’ possibile, che si tratti di un amore impossibile, un sogno che e’ divenuto una chimera, un futuro che non potra’ essere come lo volevamo. Li’ e solo li’, il tempo della resa non solo e’ accettabile… ma addirittura auspicabile.

mano aperta