Qual è il gregge peggiore?

Da che mondo è mondo si è sempre sentito parlare di “gregge” sebbene non sempre in termini negativi, basti pensare al buon pastore che cura il suo gregge, ma oggi il termine gregge ha assunto una connotazione negativa, perfino i pubblicitari cavalcano l’onda dello “essere sé stessi distinguendosi dalla massa”.

Peccato che l’essere sé stessi non dovrebbe dipendere da cosa fa, o da come è, la maggioranza delle persone: se uno è sé stesso lo è indipendentemente dagli altri, in alcune cose il suo modo di essere sarà in accordo con quello della maggioranza, in altri aspetti sarà diverso. E’ normale che sia così. D’altronde cos’è la “maggioranza” se non una media? E una media viene fuori da tutto: si calcola tenendo conto degli estremi e da tutto ciò che sta in mezzo. Non può non esistere una maggioranza, non sarebbe possibile. Nel momento in cui una minoranza diventa prevalente diviene maggioranza. Quindi chi per definizione si oppone alla maggioranza dovrebbe costantemente cambiare sé stesso man mano che la maggioranza cambia (il che avviene costantemente nel passare degli anni). E’ una assurdità. Non è in cerca di sé stesso, vuole solo distinguersi dagli altri, vuoi per darsi un tono di superiorità (non perché sia davvero superiore ma perché “non è come gli altri”, e tanto gli basta), vuoi per giustificare e, soprattutto, autogiustificare i propri comportamenti, scelte, paure. Faccio qualcosa che mi piace fare oppure non la faccio perché ho paura di farla. Invece di ammettere semplicemente che le cose stanno così, primo passo per capire se si sto andando su una strada giusta e costruttiva, cerco la giustificazione nel fatto che “non sono una pecora che fa parte del gregge”.
Chi cerca sé stesso non decide in base agli altri, li ascolta, certo, ma poi decide con la propria testa. Se decide di fare sempre cosa la maggioranza fa oppure di non fare sempre cosa la maggioranza fa, è condiziato da essa allo stesso modo. Forse nel secondo caso perfino di più, perché voler essere sempre “contro” è stancante.

Non c’è peggior gregge di quello che identifica, spesso artificialmente, un gregge dal quale distinguersi così da giustificare e autogiustificare le proprie scelte, spesso dettate dalla paura, o darsi egocentricamente un tono di superiorità.

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Il guerriero – una riflessione di Sherwood

Il guerriero
By:
Sherwood
Blog: Il ritorno del re

Io non sono un cultore di arti e filosofie orientali ma, ho letto una frase che mi ha lasciato qualche riflessione:

“Si può essere marziali e spirituali al contempo?
Si può sconfiggere l’avversario finale?”

In effetti, nella vita non esiste un avversario finale, tranne uno. Il nostro stesso io.
Nella nostra personalità di combattenti dimora un esercito di forze negative che vanno sconfitte: la paura, la pigrizia, l’ignoranza, l’insicurezza, la menzogna,  l’egoismo, l’egocentrismo, la vanità e molti altri.
Parlare di potere sugli altri non ha alcun senso. La vera natura della vittoria, sta nel superare i propri difetti. Per questo nelle iconografie di tante religioni – soprattutto orientali – a mio parere, è contemplata la figura del guerriero. Ma non si tratta di immagini che esprimono l’idea di dominio sugli altri.
Esse sono piuttosto simboli dello slancio e della determinazione di cui abbiamo tutto bisogno per sbaragliare i nostri nemici interiori.
Un saluto ed un bacio a tutti.
SHERWOOD

kuankung

 


Commento di Wolfghost: considerando che il “sottotitolo” del mio blog e’ “Una ricerca senza inizio e che, forse, mai avra’ fine. Far cessare il duello permanente tra Ego e anima, trovando l’equilibrio tra cio’ che si e’ e cio’ che bisogna apparire…” (lo vedete in alto a destra nel blog), questo breve post di Sherwood non poteva passarmi inosservato ;-). Infatti per poter realizzare, ammesso che sia possibile farlo fino in fondo, questa strada, bisogna necessariamente passare dalla comprensione di se’ stessi che questo post, mirabile per la sua capacità riassuntiva, enuncia. Complimenti a Sherwood che, pur non essendo per sua stessa ammissione un cultore di filosofie orientali, ha saputo sintetizzare questo pensiero in poche righe 🙂

Dio

Mi piace riportare qua, come nuovo post, un commento che ho lasciato sul blog capehorn.splinder.com/, dell’omologo proprietario, in occasione di un suo accorato e molto profondo post sul tragico evento dell’ultimo terremoto. Vi invito tutti a leggere anche tale post.

occhio-DioPotremmo scrivere mesi sull’argomento “dio”, anni anzi. D’altronde lo fanno da millenni senza arrivare ad una conclusione univoca, perche’ dovremmo arrivarci noi?

Io posso solo dire quale e’ il mio personale concetto di Dio oggi, senza nessuna pretesa che tale visione sia condivisa da altri, e in che cosa sbaglia chi si chiede “dov’e’ Lui'” quando capita qualche tragedia personale o collettiva. D’altronde perfino io ho scritto “oggi” perche’ ho cambiato gia’ idea diverse volte lungo il mio percorso e, spero, ancora la cambiero’ in futuro. Perche’ in fondo… mi piacerebbe credere in un Dio che sia piu’… umano e benevolo, una sorta di papa’ o di mamma, insomma 🙂

Parco nel verde della foschia mattutinaDio oggi per me e’ l’Universo, la Natura, l’Energia che tutto pervade e tutto forma. Da li’ veniamo, di essa siamo costituiti, ad essa torneremo. In fondo non vedo una grossa spaccatura con le varie antiche scritture sparse in ogni parte del mondo, ne’ con l’idea alla quale la scienza, a poco a poco, si sta avvicinando.

In questa visione Dio non e’ “personale”, non e’ “umano”, non e’ nemmeno benevolo o malevolo.

Dio e’, e basta. A lui, la Natura, interessa solo una cosa: l’evoluzione di se’ stesso, ovvero dell’universo e di cio’ che lo compone. In quest’ottica, i singoli componenti sono “sacrificabili” in nome dell’evoluzione dei sistemi piu’ grandi.

L’ho scritto molte volte: se non esistesse la morte… come potremmo esistere noi? Come avrebbe potuto, e come potrebbe, svilupparsi l’evoluzione? Le prime cellule sarebbero durate per sempre, sarebbe rimaste sempre uguali. Solo attraverso la loro riproduzione e morte, le nuove cellule, un pochino migliori, avrebbero potuto prenderne il posto.

Se non fossero esistiti i terremoti, il pianeta non solo non avrebbe la forma che ha, ma probabilmente nemmeno esisterebbe. La terra non e’ sempre stata cosi’, all’inizio era ben diversa, una palla di fuoco in cui la vita non avrebbe mai potuto esistere. Essa si e’ evoluta, e anche i terremoti hanno fatto parte della sua evoluzione… a discapito di chi la abitava.

cappella_sistinaQual e’ allora l’errore dell’uomo, un errore che si perpetua da migliaia di anni? Semplice: credere di essere la creatura per cui l’universo tutto e’ stato creato. Una visione spropositatamente egocentrica, di una ingenuita’ che definire infantile dovrebbe far sorridere di tenerezza 🙂

Eppure ce la propinano ancora oggi, continuamente.

Certo che l’uomo puo’ prendersela con Dio allora: e’ reo di averlo creato e poi abbandonato.

Ma se mettiamo l’uomo nella posizione che gli spetta… tutto torna: un essere semplicemente sacrificabile. Come tutto il resto che c’e’ al mondo.

Ma almeno un vantaggio l’uomo ce l’ha: ha la consapevolezza di se’ stesso, di cosa sta attorno a lui. L’uomo puo’ capire le leggi che regolano l’universo, o meglio, che l’universo stesso ha creato lungo la sua evoluzione.

Cosi’ facendo, forse, puo’ arrivare molto, molto lontano.

indiano_pellerossaGli Antichi, di qualunque parte del mondo fossero, non facevano l’errore dell’uomo “moderno”: essi temevano la Natura, essi non pensavano di essere superiori alle altre creature, ma di essere semplicemente parte di loro.

L’Antico aveva rispetto per la Madre Terra, timore di cio’ che vedeva accadere attorno a lui, si sentiva – giustamente – piccolo e insignificante. Ma tale visione lo rendeva piu’ grande degli egocentrici uomini moderni. Perche’ comportava umilta’, non superbia. Perche’ lo portava ad essere CON la Natura, non a volerla sfruttare e dominare in un delirio di onnipotenza.

Quando vedo certe alte figure religiose e ascolto le loro parole… be’, mi viene in mente Qualcuno che disse “perdonali, perche’ non sanno quello che fanno.”

Paradossale, eh? Loro che dovrebbero esserne i rappresentanti 😉

Si narra che per il mondo vaghi ancora oggi qualche antico alchimista che, scoperta la “pietra filosofale”, divenne immortale. Be’… se cosi’ fosse, non ci sarebbe riuscito perche’ “fu miracolato”, ma perche’ capi’ “come funziona Dio”.

E in fondo e’ cio’ che anche la scienza e le genuine correnti spirituali si propongono di fare.

 

Ed ora scusatemi: vado orgogliosamente a ritirare la mia scomunica al Vaticano! 😛

 

Vaticano