Sopravvissuto

Il titolo di questo scritto di Dave Windsor sarebbe stato “Hai più tempo di quanto immagini!”, ma, come potrete leggere, Dave è un sopravvissuto al cancro (ai polmoni), e poi il suo scritto coinvolge non solo il tempo, ma molti altri argomenti, per cui ho preferito usare il titolo che avete visto.
Ormai sono tante le persone che sopravvivono a questo male che voglio chiamare “temibile”, più che “terribile”; sono certo che molte di loro potrebbero scrivere le stesse cose di Dave e cose ancora più importanti. Mi piacerebbe però che la loro testimonianza potesse non solo dare speranza ad altri malati, ma spingere anche chi malato non è ad accorgersi di certe cose che, forse, da’ per scontato o sulle quali magari non si è mai fermato a riflettere…
Ed ora la parola allo scritto di Dave 🙂


HAI PIU’ TEMPO DI QUANTO IMMAGINI!
di Dave Windsor

Mi e’ capitato parecchie volte di constatare che non abbiamo abbastanza ore in una giornata per completare tutti i compiti a cui dobbiamo attendere. Ci portiamo il “lavoro” a casa. Dopo tutto, siamo la personificazione di cio’ che facciamo. Creiamo una fantasia. Ci scontriamo contro la realta’. Pensiamo a giochi complessi, idee promozionali, lottiamo con le tasse da pagare, sviluppiamo idee originali, e altro ancora. Messa in modo semplice, le nostre menti sono tassate oltre ogni possibile immaginazione. Gli amici che sanno che lavoro in una radio dicono: “Deve essere folle stare “accesi” per tutto il tempo!”
Bene… era cosi’ per me una volta, ma ora non piu’. Sono un sopravvissuto ad un tumore. Il cancro e’ stato il mio piu’ grande insegnante. Essere un sopravvissuto mi ha insegnato piu’ cose riguardo alla vita di quante non ne potessi immaginare.
Una cosa in particolare che mi sovviene e’ come tu tratti la persona piu’ importante della tua vita. Te stesso. Cosa intendo dire? Serve avere la giusta attitudine. Se non sei felice per cio’ che stai facendo, allora devi scoprire perche’ non sei felice. Tutti abbiamo delle pressioni da soddisfare. Cosa ti rende diverso rispetto agli altri? Se non ami ogni giorno, allora devi scoprire questo per prima cosa.
Fai per prima cosa cio’ che e’ difficile. Se ci riesci, il resto e’ facile. L’ “universo” mantiene un equilibrio nelle cose e se sei sbilanciato l'”universo” te lo fara’ sapere. Ed e’ dura, quando succede. Allora cosa e’ che ti ha preoccupato di recente? Attacca la cosa che ti sta preoccupando di piu’. Ti sta assorbendo energie preziose. Quando la tua macchina funziona male, la porti dal meccanico. Fai lo stesso con la tua persona!
Tu hai piu’ tempo di quanto tu possa immaginare. Puo’ sembrarti di non avere abbastanza tempo per completare i compiti che ti vengono affidati, ma se diventi cosciente del valore di un secondo, minuto, ora, giorno, settimana… allora potrai capire quanto tempo hai davvero a disposizione. Quando riesci a realizzarlo ti sembrera’ stupefacente.
Tratta gli altri come vorresti essere trattato! Se pianti erbacce nell’orto, non aspettarti di raccogliere patate. E’ nella natura delle cose. Se tratti la gente come degli scarti, otterrai PARECCHIO concime in cambio. Non credermi, provaci!
Non dare la colpa ad altri per i tuoi problemi! Questa e’ la scusa piu’ usata nel mondo. Se hai un problema, per prima cosa te lo sei creato per imparare una lezione. Il tuo mondo e’ un grosso specchio della tua esistenza. Cosa ti stanno urlando che tu non riesci ad ascoltare?
Non accusarti per i tuoi problemi! Eh? Quante volte ti sei detto “Sono stato uno stupido!” Devi capire che tu sei “perfetto” cosi’ come sei. Non hai bisogno di niente altro. Se non sai come creare un vaccino per l’AIDS e’ perche’ sei stupido vero? Nossignore, e’ solo che non hai la capacita’ necessaria per fare una scoperta del genere.
La tua vita non e’ molto diversa. Che tipo di capacita’ ti servono?
Tutte queste cose riguardano la vita di ogni giorno. Come sopravvissuto ad un tumore posso dirti che sono criticamente importanti, e poco importanti allo stesso tempo. Se non sei gentile con te stesso, non potrai esserlo nei riguardi degli altri. Se non ti ami incondizionatamente, non puoi amare gli altri. Se non hai tempo per te stesso, non potrai averne per gli altri.
E… Tu hai piu’ tempo di quanto immagini!

orologio

La favola di Acaro – di Massimo Gramellini

Mi spiace un po’ ridurre a tre giorni la permanenza del post dedicato al mio adorato Julius 😀 ma facendo due calcoli, visto anche che nel fine settimana potrei avere difficolta’ a postare, anticipo ad oggi il post successivo 🙂
Si tratta di una breve fiaba scritta da Massimo Gramellini ripubblicata sul blog Aria da zeroschemigh 😉 Anche la foto che chiude il post l’ho tratta da li’.

Prima la fiaba, poi un breve commento…


La favola di Acaro
Massimo Gramellini

Acaro era un bambino affamato di vita. Ogni mattina a colazione mangiava due libri, uno salato e uno dolce. Il libro salato aveva la copertina scura e raccontava tutto il male del mondo. I suoi ingredienti erano le tragedie, i soprusi, le crudeltà. Il libro dolce, invece, aveva la copertina chiara e sapeva di miele. Parlava di sogni, di amore, delle antiche verità che l’uomo aveva dimenticato. Acaro cresceva sano e sereno. Ma una mattina non trovò più sulla tavola la razione quotidiana di pagine al miele. Per diventare adulto è dei libri scuri che hai bisogno, gli spiegarono i genitori […] Perciò acaro incominciò a mangiare soltanto il male […] L’umore era sempre basso, e rassegnati i pensieri […] Una mattina in cui rovistava in soffitta alla ricerca di qualche sapore che li impressionasse il palato, vide brillare una copertina chiara. Apparteneva a uno dei suoi vecchi libri. Ricominciò a sgranocchiarlo e, frase dopo frase, il suo viso riprese colore. Fu così che Acaro imparò a digerire la vita. Perché i libri scuri ti insegnano ad affrontarla. Ma solo quelli chiari ti ricordano che è trasformabile dai sogni”…

l’Ultima riga delle favole

massimo gramellini


Commento di Wolfghost: La penso esattamente cosi’. E’ un altro modo di dire cio’ che ripeto da tempo, a volte imbattendomi in qualcuno che non ci crede: da tutto si puo’ imparare, sia dalle cose cattive che da quelle buone. Cio’ che conta e’ lo spirito, il desiderio di migliorarsi o comunque di imparare; a volte perfino solo la curiosita’, il voler capire… in ogni caso cio’ che chiamo “vivere con gli occhi aperti”, senza rifiutare cocciutamente e arrogantemente ogni cosa si discosti dal nostro abituale modo di vivere, cosa peraltro umana ma… utopistica: per quanto si protegga il proprio orticello, prima o poi qualcosa interverra’ a turbarne la quiete. Non possiamo rifiutare di cambiare, ma possiamo cercare il piu’ possibile di guidare il cambiamento, o almeno di imparare da esso.
Non e’ necessario macerarsi sempre nel dolore per crescere. Certo, il dolore puo’ essere un grande insegnante a volte, ma non e’ il solo, e bisogna tenere a mente che se si accetta di crescere solo attraverso di lui… il prezzo da pagare e’ molto alto.

ponte sul mare

Grandi avvenimenti e cambiamento

Si dice che solo i grandi avvenimenti possono dare il via ad un sostanziale cambiamento, eppure ognuno di noi ha attorno a se’ esempi che dimostrano che non sempre e’ cosi’. Ci sono persone che – non importa se e’ stato positivo o negativo – non colgono nell’avvenimento alcuna “occasione” per cambiare: magari hanno un periodo di riflessione, ma presto o tardi tornano sempre alla vita ed al modo di pensare precedenti.
Ci sono invece persone che scorgono occasioni di cambiamento anche in piccole cose, in piccoli avvenimenti che ai piu’ passerebbero inosservati.
La differenza tra queste due categorie di persone e’ solo il fatto di essere o meno pronte a cambiare: chi e’ pronto a farlo non ha bisogno di un vero segnale dall’esterno, gli bastera’ poco per fare quel passo che sente di volere, o dovere fare, ed anche un minimo evento funzionera’ come agente catalizzatore.
Aggiungo che non solo le persone sono diverse, ma perfino ognuno di noi e’ diverso nel corso delle varie fasi della propria vita. Possiamo avere periodi, generalmente seguenti ad una lunga fase di stabilita’, dove cambiare ci risulta particolarmente difficile. Altri nel quali cambiamo continuamente, a volte apparendo perfino frenetici nel nostro desiderio di cambiare.
Ci fu un periodo dove la mia vita fu vicina ad un “punto di rottura”. Dovevo necessariamente agire, altrimenti avrei fortemente rischiato di cadere in un vortice senza ritorno. Pero’ non mi muovevo, restando pericolosamente vicino a quel punto di non ritorno.
Qualcuno in quel periodo mi disse (anzi scrisse) “l’immobilismo diventa colpevolezza”. Pur non riferendosi espressamente a me o alla mia situazione, questa semplice frase, caduta nel momento perfetto, ebbe per me un effetto catartico estremamente potente e… finalmente mi decisi a compiere i passi che sapevo di dover compiere.
Probabilmente in una fase diversa della mia vita quella frase avrebbe avuto la stessa importanza di molte altre e l’avrei in breve dimenticata.

Purtroppo, anche se in fondo e’ proprio la parte bella dell’essere vivi, siamo per lo piu’ esseri emozionali, esseri che riescono ad agire o reagire solo cavalcando l’onda di emozioni forti. Sarebbe molto meglio sfruttare maggiormente le nostre capacita’ logiche: quasi sempre sappiamo cosa andrebbe fatto, eppure spesso non riusciamo a farlo fino a quando non siamo obbligati dalle circostanze.
Con il rischio che sia troppo tardi.

indeciso

Convinzioni e prospettive – una riflessione di Mister Loto

Oggi riporto qua un post di Mr. Loto dal suo omonimo blog www.mr-loto.it/. Ho spesso discusso di temi simili anche sul mio blog, ma mi è particolarmente piaciuto come lui ha “legati” assieme riassumendoli in un unico post…

 



Convinzioni e prospettive – una riflessione di Mister Loto

Essere duttili è una grande qualità; la specie umana ha dimostrato la capacità di adattare la propria intelligenza alle necessità che via via si sono verificate nel corso dei millenni, partendo dall’invenzione della ruota fino ad arrivare ( per ora..) ad internet ed ai viaggi nello spazio. Il cambiamento, il sapersi adattare a nuove problematiche, garantisce, da sempre, la sopravvivenza e la prosperità. E’ molto importante, quindi, per il nostro benessere e per il nostro equilibrio interiore, addestrarsi alla flessibilità mentale. Capita spesso di avere delle convinzioni così radicate da non rimetterle mai più in discussione cadendo in errore; le variabili possono cambiare, noi possiamo cambiare oppure, più semplicemente, è la nostra capacità di percepire la realtà che muta. Pensiamo ad esempio ad un libro; rileggere lo stesso testo a distanza di anni, senza alcun dubbio, farà nascere dentro di noi sensazioni e riflessioni molto diverse, probabilmente più profonde, arricchite da tutto quello che, nel frattempo, abbiamo “aggiunto” a noi stessi unicamente vivendo. Ho conosciuto persone talmente abituate a combattere contro qualcosa o qualcuno da non ricordare neppure più i motivi per i quali avevano iniziato. Allo stesso modo può succedere di non riuscire a trovare la soluzione ad un problema per la nostra incapacità di guardarlo da una prospettiva differente. Una mente elastica, abituata ad adattarsi a cambiamenti inaspettati e veloci, non solo ci aiuta a capire tutte le trasformazioni che avvengono intorno a noi, ma anche a vedere e perfezionare le nostre incoerenze interiori. Avendo un approccio calmo e coerente nei confronti delle situazioni, sia interiori che esterne, per quanto complicate esse siano, ci permette di osservarle e capirle. Solo con la comprensione potremo gestire ogni cosa. Ovviamente essere flessibili non significa cambiare completamente di volta in volta, ma avere dei sani principi di base da cui partire per poi sentirsi liberi di affrontare agevolmente tutto quello che ci capita senza i vincoli delle nostre abitudini o della consuetudine sociale. Soltanto guardando la verità da tutti i punti di vista possibili saremo in grado di riconoscerla davvero. Voglio concludere con la frase di un celebre film, “è proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva.”

Il nodo gordiano – uscire dall’abitudinarietà

Alessandro taglia il nodo gordiano                    Alessandro recide il nodo Gordiano, di Jean-Simon Berthélemy

Il nodo gordiano
di Paolo Coelho


L’esperienza è una cosa molto positiva, ma non è tutto. Spesso essa ci fa adottare soluzioni vecchie per problemi nuovi, e noi continuiamo ad andare avanti senza capire che la vita è movimento e che ci troviamo sempre di fronte a nuove sfide.
Nell’antica Grecia, un carrettiere di nome Gordio fece un nodo talmente complicato che nessuno era capace di scioglierlo. Nacque allora la famosa leggenda: chi fosse riuscito a snodarlo, sarebbe stato il più potente degli uomini.
Molte persone tentarono, finché il giovane Alessandro passò per il tempio in cui si trovava il nodo. Provò, vide che non sarebbe riuscito a disfarlo, allora prese la sua spada e lo tagliò a metà. Pochi anni dopo, Alessandro divenne il signore supremo del più vasto impero che il mondo abbia conosciuto, e fu definito il Grande.
«Così non vale», avrà sicuramente detto qualcuno vedendo Alessandro tagliare il nodo. Ma perché non vale? Era solo una soluzione nuova per un problema antico.



Commento di Wolfghost:

“Una grande intensità: evocazione di qualcosa proveniente dal nulla. È vero che gli strumenti sono quelli, la tecnica, le abitudini, ma un incognita permane: gli anni di pratica non vi possono proteggere (non vi devono proteggere). Bisogna gettarsi in uno spazio vuoto, uscire dalla memoria. Tutti vi stanno guardando, e in questo momento della vostra vita, smettete con i luoghi comuni e inventate.”
Tim Hodgkinson (compositore musica sperimentale)

La nostra mente è un complesso sistema di Neuroni e di reti cerebrali che li unisce. E’ come una intricata rete stradale, su cui viaggiano i pensieri, che collega posti dove risiedono immagini e memorie.
Quando prendiamo un’abitudine, che essa derivi da un’azione ripetitiva che adottiamo noi stessi nel passare del tempo, o da un uso e costume insito nella società nella quale viviamo, è come se la strada che portasse a quel determinato ricordo, e che ci porta a compiere una determinata azione o reazione, divenisse molto più larga e quindi facile da percorrere delle altre, con il risultato che i pensieri si indirizzano quasi sempre proprio in quella determinata direzione. In un certo senso, ci disabituiamo a percorrere strade nuove, ad avere idee, indirizzandoci sempre verso strade e soluzioni ben conosciute e collaudate… ma che non necessariamente sono le migliori.
Un esempio tipico è quello delle cosiddette “seghe mentali”, dove facciamo correre i nostri pensieri ore e ore, giorni e giorni, ma sempre sulle stesse strade, con i medesimi risultati.
Non è che non esistano altre strade e soluzioni, è semplicemente che noi non le vediamo, incanalati come sono i nostri pensieri lungo i soliti percorsi abitudinari.
Cambiare questa strategia è possibile nel tempo. Basta rompere la prima delle abitudini: affidarsi alle abitudini e agli usi e costumi. Il che non vuol dire “fare gli strani”, l’esperienza – come dice Coelho – è fondamentale per crescere, ma semplicemente pensare a ciò che si sta facendo, “fermandosi” e guardando con oggettività i propri comportamenti, come se li si vedesse dall’esterno. Poi potremmo anche decidere di continuare sulla solita strada, ma almeno sarà perché davvero la riterremo la migliore.
Non è forse vero che spesso siamo capaci di indicare le soluzioni più logiche agli altri ma non siamo capaci di fare lo stesso con noi?
Ovvio, non è semplice, ma imparare a guardare anche le strade laterali, pure se sono più piccole, rifiutandosi di seguire acriticamente la strada principale, è un qualcosa che si può insegnare alla propria mente.

Chi ha spostato il mio formaggio?

Chi ha spostato il mio formaggio“Chi ha spostato il mio formaggio?” è un libro di Spencer Johnson di straordinario successo negli Stati Uniti: scritto ormai diversi anni fa, è arrivato a innumerevoli ristampe ed è stato a lungo tra i libri più letti.
E’ molto breve, si può leggere in una giornata o forse in una serata; io ci misi un po’ di più perché lessi la versione americana “Who moved my cheese?” che, essendo in inglese non-tecnico, mi richiese qualche ora in più 🙂

E’ molto semplice in fondo, non dice nulla di straordinario e non troverete in esso alcun miracoloso segreto, molti di voi lo troverebbero simpatico… ma banale.
Perché allora tutto questo successo? Perché le banali pillole di saggezze che elenca, e che tutti noi siamo supposti conoscere… spesso le abbiamo completamente dimenticate.

Di che tratta? Bé, essendo un libro americano non può che parlare di cambiamento. Esattamente della capacità di “annusare” il cambiamento non appena arriva o, ancora meglio, prima che ci piombi addosso.

Riporto un estratto della recensione che potete trovare qui: it.geocities.com/claupalm/Testi/Recensioni/spostato_formaggio.html

E’ un libretto che si legge in pochissimo tempo, una favola. Sì, proprio una favola, tanto che la si può leggere anche ai bambini divertendoli con le avventure di due topolini, Nasofino e Trottolino, e di due gnomi, Tentenna e Ridolino che vivono in un Labirinto.

Per nutrirsi ed essere felici i quattro protagonisti di questa storia hanno bisogno di Formaggio. Per questo loro vagano nel Labirinto fino a che riescono a scovare un deposito in cui ciascuno trova il tipo di Formaggio che lo soddisfa di più.

La vita, grazie all’abbondanza di Formaggio, scorre tranquilla anche se lo stile con cui i topi e gli gnomi la affrontano e’ diversa. I topolini vanno ogni giorno al deposito del Formaggio, ma sono sempre all’erta. Notano i cambiamenti e tengono sempre le loro scarpine da ginnastica attaccate al collo per essere pronti all’esigenza di dover ricominciare a correre per cercare.

Gli gnomi invece cominciano a fare del deposito di Formaggio un posto dove sistemarsi e vivere confortevolmente le loro giornate. Arrivano con calma, sistemano le loro scarpine bene in ordine, cominciano a decorare il magazzino con delle scritte che lo rendano familiare, e si considerano arrivati ora che quell’enorme e apparentemente inesauribile riserva di Formaggio e’ a loro disposizione.

Ma un giorno qualcosa cambia. Il Formaggio comincia a diminuire finché si esaurisce del tutto. I topolini, che avevano già intuito i segni di questo cambiamento, partono subito e si tuffano nel Labirinto alla ricerca di un nuovo deposito di Formaggio.

Per gli gnomi le cose vanno diversamente. Da bravi abitudinari essi continuano a tornare ogni mattino al magazzino aspettandosi che, una volta entrati, tutto sia tornato come prima. Sperano che il Formaggio ritorni e invece di cambiare il loro comportamento e darsi da fare, rimangono bloccati a sperare che gli venga restituito ciò che avevano.

Non voler vedere il cambiamento, non volerlo affrontare per timore di un domani che non conosciamo, per non perdere ciò che abbiamo o che addirittura non abbiamo più, è spesso molto più dannoso del cambiamento stesso. Può portarci alla rovina, a volte oltre al punto di non ritorno. E questo non vale solo nel lavoro o negli affari, ma in tutti i campi della vita, dalle relazioni alla salute, nostra e altrui.

C’è qualcosa che state facendo finta di non vedere o che proprio non volete affrontare? 😐 Non state a prendervela contro chi vi ha spostato il formaggio o a pretendere che vi venga restituito: infilate le vostre scarpette e cercatene di nuovo! 🙂

formaggio

 

Il blog cambia rotta…

Julius accanto al PCRieccoci così alla solita ora tarda, ormai è da troppo tempo che mi ritrovo a scrivere in piena notte e la stanchezza e il sonno iniziano a farsi pesanti. Perfino Julius, qua al mio fianco, inizia ad avere gli occhietti pesanti e sembra chiedermi “Ma che ci fai ancora in piedi?” 😛 Per fortuna tra poco avrò qualche giorno di festa e, seppure con qualche impegno già preso, spero di poter riposarmi un po’ 🙂
Come ho spesso avvisato, sia qui che sui blog amici, è un periodo molto intenso per me lavorativamente parlando, e tra l’altro arriva al termine di una serie di anni difficili, a tratti drammatici.
La mia vita è sempre stata un po’ ciclica: a periodi intensi, vissuti perennemente di corsa con grande profusione di tempo ed energie, se ne alternano altri che, apparentemente, mi servono per recuperare; periodi nei quali sento la necessità di ritrovare la calma, la serenità e, magari, qualche risposta ad antiche domande mai completamente risolte.
Non è un caso se proprio in questo periodo avverto un forte richiamo a pratiche che furono, molto tempo fa, un po’ i miei primi amori, come la meditazione e lo yoga, mentre andare in palestra – ad esempio – mi diventa alquanto pesante.
Ho profuso molto anche nel mondo dei blog, sia sul mio che “altrove”, e non vi nascondo che a volte ho proprio sentito di esagerare. I contatti si sono moltiplicati, sono divenuti centinaia, e tenerli è diventato sempre più difficile e oneroso anche per la concomitanza del boom lavorativo, sia in termini di impegno che temporali.
A volte mi interrogo sulla mia scelta di ampliare il numero dei contatti, piuttosto che mantenerne solo alcuni. Perché averne tanti, alla fine, significa o avere tanto tempo a disposizione, ed io non l’ho più, oppure non riuscire più a seguire nemmeno quelli maggiormente affini. E questo un po’ dispiace, ovviamente.
Tuttavia l’idea iniziale prevedeva l’intenzione di rendere il mio pensiero il più possibile aperto, in modo da avere la massima condivisione e il maggior numero di punti di vista possibile. In un certo senso è difficile capire se tale scelta sia più egoista o altruista. Molte persone si sono via via offese per questo, ma molte di più non sarebbero mai arrivate qua, e sono dell’avviso che è il cambiamento, il rinnovamento, la vera fonte della crescita. La “parola” che farà traboccare il vaso, che ci spingerà verso il definitivo cambiamento, può arrivare da chiunque ed anzi, in genere, io l’ho sempre ricevuta da chi non mi aspettavo o da chi nemmeno conoscevo.
Alla fine, comunque, è davvero difficile trovare la famosa “via di mezzo”.
Però ora sono stanco, ho desiderio di ridirezionare le mie vele verso temi più “intimistici”, un po’ come in fondo avevo anche scritto nel profilo di “Wolfghost” 🙂 Non ho nemmeno bisogno, infatti, di chiudere il blog – come va di moda fare – e aprirne un altro: mi basta riscoprire lo spirito con cui lo aprì nel settembre 2007. I miei post cambieranno, in corrispondenza di un cambiamento che è già in atto nella realtà (niente di drammatico: tutti cambiamo, la differenza è esserne o meno consapevoli). E, se avrò almeno un poco di tempo, cambierà probabilmente anche il template (ma questo non è importante).

Senza scordare l’impegno ulteriore preso al momento di fondare il blog parallelo www.adottauncucciolo.net che voglio, anch’esso, si evolva, non parlando più solo di adozioni ma anche riportando post informativi e, quando è il caso, di denuncia. Ricordo che al blog Adotta un Cucciolo chiunque può chiedere di partecipare, se ha acqua da portare in favore dei nostri piccoli amici animali.

Io non trattengo nessuno. Non mi sono mai offeso se qualcuno ha preferito “voltarsi altrove”, anche questo fa parte della visione pluralistica della condivisione. Magari è potuto dispiacermi, questo sì, ma fa parte del percorso. Spero onestamente che nessuno si offenderà se sarò meno presente, soprattutto “altrove”, come d’altronde, per necessità, è già avvenuto.
Ma… bé, voi non potete vedermi, ma ho appena dato un’alzata di spalle, perché, alla fine, se fare contenti gli altri significa rendere scontenti sé stessi… non è nemmeno più una vera scelta.
E se qualcuno non capisce… onestamente non so cosa farci. Il blog sta virando.

Come diceva un mio vecchio amico… Buona Vita a tutti, e – per chi ci sarà – a presto 🙂

Wolfghost

Cambio di rotta

 

Scene da un matrimonio – Recensione e commento di Rigirandola

Scene da un matrimonio
Recensione e commento di rigirandola
Blog: rigirandola

locandina_scene_da_un_matrimonioHo deciso di inerpicarmi su per una salita impervia, diciamo anche che non mi rimane altra scelta se voglio provare a parlare di me.
Esistono dei periodi nella propria vita-se si puo’ effettuare una scansione così geometrica-che ci pongono dinanzi a dei veri e propri cambiamenti, guardando a ritroso mi rendo conto che non è così semplice identificarli e che spesso, presi dal mare della vita, dai suoi flussi agitati, non ci rendiamo conto della forza insita in essi e di quanto ci segneranno fino a modificarci profondamente nell’intimo.
Non si è gli stessi sempre, esiste un nucleo fisso al quale io amo pensare e quel nucleo rappresenta la parte piu’ nascosta del sè, l’essenziale, essenziale del quale vado alla ricerca e che ricercano le persone che entrano in intimo contatto con me, così come avviene a me quando mi accosto ad altri/e.
Il modo migliore per parlare di questo cambiamento, anche se sò a priori che sfiorerò solo leggermente l’obiettivo che mi sono posta, è quello di cercare di commentare un film che mi ha stupita per la sua complessità e per le verità che contiene, tra l’altro scopro sempre di piu’ la grandezza di quest’artista, Ingmar_Bergmanparlo di Ingmar Bergman.
Il film in questione è “Scene da un matrimonio”.
Inizialmente i sentimenti che mi suscitavano i due personaggi non erano dei migliori. L’intero film si svolge sulla storia matrimoniale di una coppia di estrazione borghese del nord Europa agli inizi degli anni 60.
La sensazione che provavo inizialmente nel guardare la vita conformista dei due era una sensazione molto sgradevole, quasi di noia.
I due personaggi sembrano legati piu’ che da un amore passionale, da una sorta di convenzione alla quale si sono adattati in modo consapevole e consensuale, non c’è una prevalenza del genere maschile su quello femminile, ma sono ben distinte le due identità.
Forse il grande pregio di questo film è proprio quello di aver saputo caratterizzare così precisamente i tratti salienti delle due diverse identità sessuali, al di là di fatti culturali e storici.
I due sposati da anni conducono una vita piatta e prestabilita in tutto il tempo quotidiano: lavoro, figli, visite di amici, visite domenicali alle famiglie di origine, entrambi, tuttavia, ne sono pienamente consapevoli e tentano anche a tratti di ribellarsi a questi ritmi così schematici, la donna sembra soffrire di piu’ per questa situazione ed effettua dei lievi tentativi per modificare lo stato di fatto, lui sembra anche accompagnarla in questo cammino e, in seguito al fallimento di uno di questi tentativi di rottura con la famiglia di origine, sembra affiancarla amorevolmente senza giudicarla.
Ciò che manca e che sin dall’inizio è evidente è la mancanza di una fisicità tra i due, anzi una mancanza di spessore e di fisicità di ognuno dei due  con sé stessi, come se la maschera perfettamente costruitasi con il tempo fosse divenuta una rigida gabbia dalla quale non si riesce ad uscire neanche per un attimo.
A differenza dell’uomo, noto nel movimento sentimentale della donna nei confronti del marito un maggiore moto di amore e sensualità, salvo poi tirarsi indietro al momento dell’unione dei corpi fino a negarsi quasi sempre al marito.
Verso la metà del film il marito le rimprovera anche di aver utilizzato il suo organo come uno strumento di ricatto e la accusa di aver mercificato il matrimonio fino a appellarla come “puttana”.
Tra i due ed anche nei confronti di sé stessi è assente qualsiasi contatto forte con i sentimenti, uno dei pochi a cui si assiste verso la metà del film è una esplosione, sempre, però, contenuta, di rabbia del marito quando non riceve degli apprezzamenti da un’amica per delle poesie che aveva scritto.
Tutto sembra procedere nello stesso identico modo, svolgersi nella stessa identica routine caratterizzata, però, da un reale tentativo di amicizia tra i due, infatti entrambi parlano con disinvoltura dei loro dubbi esistenziali, tanto che, apparentemente, sembra esserci un ottimo rapporto di amicizia tra i due. In realtà la donna si mostra sempre piu’ comunicativa rispetto all’uomo, ma anche lei si ferma quando ci si avvicina al nodo della questione, quando, cioè, si sfiora la possibilità di “sentirsi”, fino a quando l’uomo le rivela a bruciapelo di essersi innamorato di una donna piu’ giovane e che, in seguito a quest’evento, ha deciso di andare via di casa, ma non di organizzare una separazione, bensì di andare via l’indomani con la nuova donna.
Questo ritratto della coppia a letto, mentre si svela questa tragedia, è meraviglioso:
i loro moti dell’anima, come l’uno e l’altro non riescono, in realtà, a staccarsi, pur rendendosi conto dell’ineluttabilità di quanto sta avvenendo, lei vive una vera e propria rivoluzione interiore tanto che lo pregherà di non andare via, tanto che si abbandonerà al pianto, ma per la prima volta cominciano a parlare realmente di sé, di quello che provano.
La limitatezza dei due è evidente, balza all’occhio, tanto che si vorrebbe entrare nel film per suggerire ad uno dei due, a caso, cosa fare, come muoversi.
In realtà la vita è la loro e spetta a loro l’esperire, il soffrire per dare spazio al cambiamento.
Lei, infine, sceglie di andare incontro al marito, di non attaccarlo, di non aggredirlo, tranne che al momento dell’addio, sceglie la strada del rispetto “apparente”.
Dopo sei mesi lui torna dal viaggio e va da lei, fanno l’amore, lei si dichiara ancora innamorata, ma lui va via.
Torna alla sua vita e sceglie di non ricominciare. Lei è ancora molto legata al marito, ma evidenti sono i segno del cambiamento interiore avviato, tanto che appare molto piu’ bella e sciolta, molto piu’ a contatto con i suoi sentimenti reali.
Passa il tempo, passano gli anni, forse sette ed eccoli di nuovo insieme, incontrarsi come due amanti in una splendida giornata di sole, entrambi sono risposati, ma rinati, entrambi continuano ad essere legati, a cercarsi, a sentire di amarsi, ma entrambi sono molto migliorati nell’esterno e nell’interno.
Un moto di vitalità li muove ad ognuno singolarmente ed incontrano nuovamente le proprie unicità, singolarità. Spelndido. Ora sono loro a tradire i partner ufficiali. Splendido poiché il loro cambiamento non li ha portati verso una morale piatta,  ma verso il proprio sé piu’ autentico. Ora si incontrano due libertà, limitate, ma pure sempre due libertà in divenire.
La scena finale è straziante nella sua bellezza, quest’artista sembra racchiudere in una scena, in dialoghi di pochi minuti, le verità sui due sessi.
La verità che io colgo piu’ di tutte è nell’incontro tra le due diversità e la mancanza assoluta di quel senso di presunzione che spesso contraddistingue i dialoghi all’interno di una coppia.
Entrambi hanno percorso un cammino per ritrovarsi piu’ vicini a sé stessi.
Lui ha scoperto la sua fragilità e non lotta piu’ per sentirsi diverso, ma accetta la sua identità e lei, nel contempo, ha scoperto la sua grande forza, forza generatrice, forza di colei che non ha bisogno di un senso, di un progetto da realizzare poiché contiene in sé la vita e nel godere di sé, nell’ascoltare i suoi moti interiori, conosce di volta in volta le verità.
Ma dopo l’amore sereno e dopo un sonno che li vede addormentati mano nella mano come due bambini, il risveglio è scosso da una violenta crisi di lei, la crisi dell’essere umano che cerca un approdo, una certezza, infatti lei dirà: forse io non sono mai stata amata, forse non ho mai amato e lui, dopo averle detto che forse in quel suo mondo perfetto c’è qualche elemento che le è sfuggito, dopo questa constatazione amara che, però non ha il tono del rimprovero, dopo di ciò le fa notare che lui è ancora lì ad abbracciarla, a tenerle la mano.

 


Commento di Wolfghost (è l’intervento nel post originale di Rigirandola): Io lo chiamerei il lento scivolamento nelle sabbie mobili della stagnazione emotiva. Tutta l’espressività sentimentale di cui siamo potenzialmente capaci non e’ andato perso, ma e’ sprofondato nell’abitudine emotiva; magari un tempo la sua presenza era evidente, magari non e’ mai comparsa, ma certamente c’era e c’è ancora… perché nessuno nasce emotivamente cieco.
Il trauma della fine di un rapporto puo’ svelare la realtà, rendendoci più vulnerabili ma anche capaci di vedere ed esperire veramente. E’ un modo violento e doloroso, se vogliamo, di rompere gli schemi… un tema, come sapete, a me caro  🙂
Meglio pero’ sarebbe non doverci arrivare, imparando a sciogliere i nostri nodi in una maniera più dolce… anche perché non sempre si riesce a riparare i danni di un trauma del genere cosi’ come invece riesce ai protagonisti del film che brillantemente Rigirandola racconta e recensisce.

 

Qualcuno… di Ralph Marston

QUALCUNO…
di
Ralph Marston

Ghepardi in agguatoQualcuno prenderà quella grande idea che tu hai sempre avuto, e la realizzerà. Qualcuno afferrerà l’enorme possibilità che stai vedendo e ne trarrà il massimo.
Qualcuno farà una fortuna utilizzando conoscenze che sono molto simili alle conoscenze che tu già possiedi.
Qualcuno raggiungerà un successo sorprendente utilizzando delle capacita’ proprio come le tue.
Qualcuno intraprenderà le azioni necessarie per portare le migliori opportunità nella propria vita.
Qualcuno lo farà, e quel qualcuno potresti essere tu.
Anche se le circostanze sono meno che perfette, qualcuno vedrà che quelle circostanze sono il luogo perfetto da cui partire.
Qualcuno farà quel passo e ci metterà l’impegno nel vederlo realizzato.
E quando il successo sicuramente arriverà, altri diranno che quel qualcuno e’ stato fortunato, perché era nel posto giusto al momento giusto. Tuttavia quel qualcuno saprà che l’azione e la perseveranza furono ciò che ha reso possibile il tutto.
Qualcuno inizierà da questo preciso momento e continuerà per tutto il percorso fino ad uno spettacolare successo nel compiere cioè che ha scelto di fare.
Guarda chiaramente le irresistibili possibilità dell’oggi, e quel qualcuno sarai tu.

Ralph Marston



Già… qualcuno eviterà di usare la scusa di non essere perfetto o nelle condizioni perfette, di non essere ancora pronto o di non essere all’altezza, per continuare ad evitare di muoversi. Quel qualcuno arriverà laddove avremo voluto essere noi, e noi diremo “è stata fortuna”. Ma non è così.
Che sia dovuto all’inerzia, alla paura o alla pigrizia, l’immobilismo non porta da nessuna parte.
E come una volta, ormai tempo fa, qualcuno scrisse proprio sul mio blog: “l’immobilismo diventa colpevolezza”.
Ergo: ognuno è libero di non muoversi… ma dopo ci pensi due volte prima di lamentarsi di come stanno le cose.
Distinguetevi da coloro che si lamentano ma non fanno mai nulla per cambiare.

cavalli al galoppo

 

La chiave di svolta: il “pilota automatico”

L’espressione “il pilota automatico” è stata da me associata alla condizione mentale di determinazione diversi mesi fa. Molte persone trovano questa associazione curiosa, a diverse di loro proprio non piace, forse per la parolina “automatico” che magari rende l’idea di una condizione poco umanizzata.

 

 

pilota automaticoIl “pilota automatico” de “l’aereo più pazzo del mondo”.

 

Ma cosa voglio dire con l’espressione “mettere il pilota automatico”?

Capita nella vita di attraversare periodi molto difficili, periodi in cui magari si è messi davvero a dura prova.

In genere, a quasi tutto c’è soluzione, ma spesso è una soluzione difficile da attuare perché richiede grande determinazione, richiede di essere portata avanti senza esitazioni, di non essere continuamente rimandata.
Quando sappiamo di dover far cambiare direzione alla nostra barca, ci riempiamo di dubbi, è comprensibile: sono decisioni molto “pesanti”, che lasceranno strascichi e segni molto a lungo, forse per il resto della nostra vita. Quindi è normale avere dubbi e timori. Il problema è che noi siamo portati ad avere dubbi anche quando sappiamo di aver preso la decisione più giusta. Decidiamo di andare in una certa direzione, sappiamo che è l’unica cosa da fare, ma quando si avvicina il momento nel quale attuare la svolta… i dubbi ci riassalgono e tutto è rimesso in gioco, possiamo arrivare a dirci “ma che stai facendo? Questa è una sciocchezza, torna indietro!”.

Ecco… sebbene i dubbi siano leciti e sani quando si deve prendere una decisione importante, smettono di esserlo quando la decisione è stata presa ed ha basi concrete, ovvero quando, semplicemente, la vicinanza del momento in cui dovremo stravolgere la nostra vita ci spaventa. Questi non sono più dubbi da “sana riflessione”, bensì “dubbi da paura”.

E qui entra in scena il “pilota automatico”, ovvero la ferma decisione – che si prende una volta e basta – di compiere quell’azione; non importano i dubbi che ci coglieranno, non importano le paure e i timori che verranno: la decisione è stata presa e l’azione sarà compiuta. Quando dubbi e paure saliranno inevitabilmente alla superficie, li si vivrà per quelli che sono: timori infondati del momento che si avvicina; pertanto senza permettergli più di rimandare ulteriormente quell’azione.

Credo che la vita, oltre a richiedere determinazione, richieda anche flessibilità, perché le condizioni che la circondano possono mutare suggerendoci di cambiare strada. Non dobbiamo continuare ciecamente sulla strada scelta “perché ormai è stata scelta”: se riconosciamo che non ci sta portando dove volevamo, dobbiamo essere pronti a cambiarla nuovamente. Ma questo è ovviamente subordinato all’aver apportato effettivamente il cambio di rotta che avevamo deciso. Non è possibile che lo preceda, altrimenti vuol dire che anch’essa è una pregiudiziale non fondata, dettata solo dalla paura.

Camion trasloco Un esempio chiarirà i possibili dubbi: se io, per qualsivoglia motivo, non posso più vivere in un determinato luogo, si farà sempre più spazio nella mia mente l’idea di trasferirmi altrove. Ad un certo punto tale decisione scioglierà i dubbi – leciti – che l’hanno anticipata: saprò in definitiva che devo trasferirmi. Mentre il momento di trasferirmi si avvicina, la paura dettata dal salto che sto per compiere si presenterà sotto forma di dubbio. Questo dubbio non è un dubbio “sano”, costruttivo, non poggia su nulla al di fuori della paura, quindi di esso non si deve tenere conto.
Compio il salto e mi ritrovo in un altro luogo. Qui posso trovarmi finalmente bene, ma potrebbe anche succedere di scoprire di essere caduto dalla padella alla brace, ovvero di trovarmi ancora peggio. In questo caso il dubbio di cambiare la decisione presa la volta precedente, ha di nuovo senso, il che non significa che quella decisione fu sbagliata, ma che evidentemente un’altra decisione adesso si impone. Continuare a stare nella brace perché ormai così si era deciso, sarebbe altrettanto dannoso che l’aver continuato a stare nella padella.
In ogni caso, quello che conta è l’aver agito: se le cose non vanno come si sperava, si cambierà di nuovo, ma almeno si sarà evitata la resa ad una vita fatta di rassegnazione e forse disperazione.

Alla strada giusta non si arriva rimanendo fermi.

strada