Bene, eccomi qua dopo più di due mesi 😮 🙂
Non vi nascondo che a volte penso di chiudere. Non l’ho ancora fatto perché questo blog per il suo valore storico (ha più di undici anni ormai) è una specie di diario che serve più a me che per chi, passando da qua, lo legga.
Per riprendere ho deciso di affidarmi ad un estratto da un libro del monaco buddhista vietnamita Thich Nhat Hanh, da me già citato in passato in diverse occasioni.
Il libro è “Paura – supera la tempesta con la saggezza” e in esso Thich Nhat Hanh, che a volte è poetico e semplice – probabilmente in modo voluto perché sa di rivolgersi principalmente ad un pubblico che non è pronto per la profondità e la vastità dei concetti buddhisti – va un po’ più sul “tecnico” riuscendo, nonostante la brevità del libro, a toccare corde profonde.
Vi lascio all’estratto, specificando – mi sembra doveroso – che il buddhismo non chiede in realtà di lasciare nulla, bensì di viverlo senza attaccamento. L’attaccamento, dovuto principalmente all’ignoranza della vera natura delle cose, è ciò che scatena la nostra sofferenza. Senza attaccamento si può avere e godere di tutto. Con l’attaccamento… meglio sarebbe non avere nulla. Da qui le indicazioni del Buddha citate nel testo.
Tutto ciò che mi è caro e tutte le persone che amo sono soggetti per natura al cambiamento. Non c’è modo di evitare di essere separato/a da loro.
Questa è la quarta rimembranza: “Inspirando so che un giorno dovrò lasciar andare tutte le cose e le persone che amo. Espirando, non c’è modo di portarle con me”. Ogni cosa che oggi mi è cara dovrò lasciarla domani, che si tratti della mia casa, del mio conto in banca, dei miei figli o del mio bellissimo compagno o della mia bellissima compagna. Dovrò abbandonare tutto ciò che oggi conta per me: non potrò portarmi dietro nulla quando morirò. E una verità scientifica: ciò che ci è caro, ciò che oggi ci appartiene, domani non ci sarà più. Dovremo prendere commiato, non solo dai nostri oggetti più cari, ma anche dalle persone che amiamo.
Alla nostra morte non possiamo portare con noi nient’altro o nessun altro, eppure ogni giorno combattiamo per accumulare sempre più denaro, sapere, fama e così via. Anche quando raggiungiamo l’età di sessanta o settant’anni, continuiamo a cercare di appropriarci di più sapere denaro, fama e potere. Sappiamo che i ricordi e le cose che sono vicine al nostro cuore un giorno dovranno essere abbandonati. Ecco perché chi ha intrapreso la vita monastica impara a non accumulare nulla. Secondo il Buddha, i monaci dovevano possedere solo tre vesti, una ciotola da mendicante, un filtro per l’acqua e una stuoia per sedersi, e dovevano essere preparati a lasciare anche queste poche cose. Il Buddha diceva spesso non dovremmo essere attaccati nemmeno a quel posto ai piedi dell’albero dove amiamo metterci a sedere e a dormire. Dovremmo essere capaci di stare seduti e di dormire ai piedi di qualsiasi albero. La nostra felicità non deve dipendere dall’avere un posto particolare. Dobbiamo essere pronti a lasciare andare ogni cosa.
Se pratichiamo e impariamo a lasciare andare, possiamo essere liberi e felici adesso, oggi. Se non riusciamo a lasciare andare, soffriremo, non
solo il giorno in cui non potremo farne a meno, ma sin da oggi e ogni singolo giorno che verrà, perché la paura ci perseguiterà senza tregua.
Thich Nhat Hanh
L’amigdala è la parte più antica del nostro cervello. E’ una parte che abbiamo in comune perfino con i serpenti ed i rettili in generale.
Purtroppo pero’ l’uomo ha una sorta di “masochismo innato” che deve in qualche modo mantenere :-P, ha finito allora per aggiungere all’elenco di pericoli concreti altre voci sulle quali i nostri avi si sarebbero fatti grasse risate: le paure – spesso infondate – di tradimenti del partner, i timori di fare brutta figura, un esame da superare, un approccio da tentare, un litigio per cause futili, un colloquio con un superiore.
Così noi, sull’onda dello stato emotivo alterato, ci ritroviamo a compiere azioni che in situazione di calma non faremmo. Azioni magari sproporzionate – come quella della signorina qua a lato 😉 – delle quali spesso ci potremmo pentire!
Bene, il 2016 ormai è iniziato. Un saluto dai nostri animalotti (manca Sissi… lei non si schioda dal suo divano 😀 ).
La mente può essere meravigliosa, ma allo stesso tempo anche il nostro peggior nemico. Ci crea un’infinità di problemi. A volte vorrei che fosse come una dentiera, che si può togliere e lasciare tutta la notte sul comodino. Almeno, potremmo avere un po’ di tregua dalle sue noiose e spossanti divagazioni. Siamo così in balia delle mente che perfino quando sentiamo che gli insegnamenti spirituali fanno risuonare una corda dentro di noi, e ci toccano più di ogni altra esperienza, continuamo ugualmente ad esitare, per una sorta di radicata ed inspiegabile diffidenza. Prima o poi, però, dobbiamo smetterla di diffidare; dobbiamo lasciar andare i dubbi e i sospetti, che in teoria dovrebbero proteggerci ma non lo fanno mai, e finiscono col danneggiarci anche più di ciò da cui dovrebbero difenderci.

puo’ essere qualcosa che non si riesce a definire, ma quel qualcosa e’ come se fosse sempre li’, presente, a spronarci. Siamo noi, nel momento in cui abbiamo deciso di farci coinvolgere da quel sogno, da quella musa ispiratrice, chiunque o qualunque cosa essa fosse, che abbiamo acceso la forza incontenibile della ispirazione. Noi in quel momento abbiamo visto qualcosa che di solito non notiamo e raccogliamo. Noi non ne siamo di solito coscienti, ma il nostro stato d’animo, la nostra determinazione, la nostra voglia di sognare, il coraggio di affrontare le nostre paure, lo spirito di reazione nelle avversita’ e nel rompere gli schemi negativi che ci affliggono, contribuiscono enormemente al fatto che quel qualcosa di straordinario avvenga.






La nostra vita ha una caratteristica indecente: finisce sempre male con tutti che piangono.