Indubbiamente il fatto di avere un blog “antico” da il vantaggio, in periodi di “vacche magre”, di poter pescare e riproporre post datati 😉
A volte risalendo tra i post di Wolfghost ne trovo alcuni che proprio non ricordavo e che in un certo senso sorprendono anche me 🙂 Con qualche post non sono più d’accordo, non totalmente almeno, altri invece li sottoscriverei in pieno tutt’oggi.
Questo che ripropongo stasera è stato scritto a inizio gennaio 2008 e mi riporta in mente una scena che all’epoca mi colpì davvero. Come spesso accade, non posso dire di ricordarmela davvero, so però di aver visto cosa racconto e la mia mente ricostruisce, per così dire, quella scena, anche se, chissà, magari nemmeno fedelmente. Ma è così che funziona la mente. Crediamo di ricordare, in realtà però sappiamo più che altro di… esserci stati. Il resto lo fa l’immaginazione 🙂
Ad ogni modo qui trovate il post originale con tutti i commenti dell’epoca: La risolutezza – fare cio’ che si deve, ed eccovi il post 🙂
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Anche se l’ho gia’ citato in un altro mio post (“Siate come animali”), uno spunto in un altro blog mi ha fatto tornare in mente un episodio della mia vita avvenuto qualche anno fa’…
Mi trovavo in una spiaggia del mio caro Mar Ligure. Era una giornata molto, molto ventosa…
All’improvviso la mia attenzione fu’ attratta da qualcosa di magnifico: un gabbiano era impegnato, a pochi metri da me, in una maestosa quanto furibonda lotta contro il vento contrario… Avanzava con immensa fatica, addirittura di pochi centimetri ogni violento battito d’ali.
Infine arrivo’ dove sapeva dover arrivare.
Allora pote’ cambiare rotta e planare, lasciandosi trasportare senza piu’ alcuno sforzo, nel punto esatto dove voleva arrivare. Offri’ ai presenti, e soprattutto a me, uno spettacolo indimenticabile… ma, naturalmente, a lui nulla importava di chi lo stesse ammirando, ne’ di chi, forse, si stesse chiedendo “ma chi glielo fa’ fare?”. Se gli fosse importato, si sarebbe probabilmente distratto mancando cosi’ l’obiettivo o – forse – avrebbe addirittura rinunciato per timore di fare brutta figura.
Le cose piu’ riuscite nella vita sono quelle fatte senza curarsi delle critiche, ne’ degli applausi…
“Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi” – Buddha
Dedicato a quel Gabbiano ed a ogni Gabbiano che giace dentro di noi in attesa di spiccare il volo…
Cervo a Primavera (R. Cocciante)
Io rinascerò
cervo a primavera
oppure diverrò
gabbiano da scogliera
senza più niente da scordare
senza domande più da fare
con uno spazio da occupare
e io rinascerò
amico che mi sai capire
e mi trasformerò in qualcuno
che non può più fallire
una pernice di montagna
che vola eppur non sogna
in una foglia o una castagna
e io rinascerò
amico caro amico mio
e mi ritroverò
con penne e piume senza io
senza paura di cadere
intento solo a volteggiare
come un eterno migratore…
e io rinascerò
senza complessi e frustrazioni
amico mio ascolterò
le sinfonie delle stagioni
con un mio ruolo definito
così felice d’esser nato
fra cielo terra e l’infinito
e io rinascerò
io rinascerò
Il punto è che non c’era verso di far capire a Numa che scappare dal giardino era pericoloso per lei stessa: c’era la strada con le auto, seppure con una aiuola di mezzo; c’erano altri gatti che, essendo lì da prima, difendevano il loro territorio. Infatti uno dei gatti di una vicina di giardino, arrivata dopo di noi, è tornato malconcio (molto) da una scorribanda all’esterno. Allora alla fine mi sono deciso e, con l’aiuto di Lady Wolf, ho messo le reti (che nella foto Numa curiosa prima che fossero installate).
Ecco il sistema adottato dai domatori del circo per fare in modo che gli elefanti non si ribellino mai. E io sospetto che questo succeda anche con molta gente. 

In fatto di Riti e Miti del Destino credo di essere uno dei massimi critici del nostro tempo 😀 (scherzo).
Ora… voi preferite essere in balia degli eventi e del fato? Accomodatevi. E’ una vostra scelta.

Il “disagio esistenziale” è una sensazione che purtroppo capita frequentemente nella vita di molte persone. Di solito è un “periodo”, un “passaggio” tra due fasi di vita, come quella che porta alla maturità attraverso la dolorosa presa di coscienza che certi sogni e desideri dell’adolescenza non sono stati realizzati, forse perché oggettivamente sproporzionati, forse per circostanze avverse. Non puo’ percio’ che essere un passaggio doloroso.
Il disagio di cui parlo è un disagio esistenziale che nasce dal fatto di non aver avere avuto quella vita soddisfacente che si pensava di meritare, se non altro come diritto acquisito per il fatto di essere vivi. L’aspirazione alla felicità, i propri sogni, hanno fatto i conti con una realtà che li ha frustrati, e cio’ ha determinato il disagio di vivere in una vita che non si sente “propria”. Questo, unito alla consapevolezza di avere solo la vita che sta’ scorrendo via, rende il passo verso la disperazione breve.


Ho usato un termine un po’ calcistico (“stagione 2013-2014”) per indicare la fine delle vacanze e il prossimo rientro al lavoro 😦 In effetti il vero spartiacque tra due anni, per chi ha un lavoro “classico” con ferie più o meno agostane, è questo anziché le vacanze natalizie… anche perché Lady Wolf, che lavora per un commercialista, sotto Natale di vacanze ne ha davvero poche o nulla.
Comunque ci siamo portati a casa alcuni oggettini di arredo, oltre a qualche libro, che mi piacciono molto e che, spero, portino anche un po’ di serenità e fortuna 🙂 Si tratta di due drappi verticali di buona fortuna, con impresso il mantra om mani padme hum, e di una ruota di preghiera, contenente un rotolino di mantra della Grande Compassione, che potete vedere nelle immagini.
Io sono convinto che il perdono serva, sempre. Nel migliore dei casi esso ha il potere di liberare due persone da una prigione, ma anche quando non è possibile una riconciliazione (la persona che ci ha fatto del male non c’è più, ad esempio) e perfino se l’altro non ammette di dover essere perdonato o se ne infischia del nostro perdono, esso ne libera sempre almeno una: chi il perdono lo concede. Perché da quel momento sara’ libero da quel sentimento che divora l’anima giorno dopo giorno e che va’ sotto il nome di rancore.

