Stasera voglio riportarvi un brano tratto dal libro che sto leggendo, non aggiungerò commento, non credo sia necessario… 🙂
“Ma se l’arte del lupo era qualcosa che non potevo emulare, sotto c’era qualcos’altro: una forza a cui potevo almeno tentare di avvicinarmi. La scimmia che sono è una creatura goffa e sgraziata specializzata in debolezza, una debolezza che crea negli altri e una debolezza da cui in ultima analisi è affetta. E’ questa debolezza che permette al male – al male morale – di prendere piede nel mondo. L’arte del lupo è fondata sulla sua forza.
Un giorno portai come al solito Brenin con me all’allenamento di rugby. Aveva circa due mesi ed era il periodo un cui aveva preso l’abitudine di tormentare Rugger, al quale non era per niente simpatico. Dopo un po’ Rugger perse la pazienza, afferrò Brenin per il collo e lo inchiodò a terra. Va ascritto a suo grande merito il fatto di essersi limitato a questo. avrebbe potuto spezzare il piccolo collo di Brenin come un ramoscello. Perfino un pit bull puo’ superare l’esame di Kundera. Ma è stata la reazione di Brenin quella che mi rimarrà per sempre dentro. La maggior parte dei cuccioli si sarebbe messa a guaire per lo shock e il terrore. Brenin ringhiò. E non era il brontolio di un cucciolo, ma un ringhio profondo, calmo e sonoro in contrasto con la sua tenera età. Questa è forza. Ed è questo che ho sempre cercato di portare con me e che spero di portare con me per sempre. In quanto scimmia, non sarò all’altezza, ma ho l’obbligo, l’obbligo morale, di non dimenticarlo mai e di emularlo per quanto mi è possibile […] nei miei momenti migliori sono un cucciolo di lupo e ringhio la mia sfida al pit bull che mi ha inchiodato a terra. Il mio ringhio è riconoscere il fatto che sta per arrivare il dolore, perché il dolore è la natura della vita. E’ ammettere che sono solo un cucciolo e che, in qualsiasi momento, il pit bull della vita puo’ spezzarmi il collo come un ramoscello. Ma è anche l’espressione della mia volontà di non cedere, succeda quel che succeda.”
Il lupo e il filosofo, Mark Rowlands
Grazie cara, anche se non credo che qui la "nobilta' " dell'animo c'entri qualcosa Forse c'entra solo una certa empatia, magari derivata da un sincero interesse per un argomento che sta a cuore
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E dopo tanto tempo…
tutto bene.
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Hai ragione Wolf, basta passare un po' di tempo con gli animali e oltre a imparare tanto (a volte più che con gli umani) non si può fare a meno anche di notare che dietro a certi comportamenti, non può esserci solo l'istinto…
un abbraccio
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x Chenal: ormai avevo dato te e il tuo blog per dispersi Contento di ritrovarvi e di sapere che va tutto bene
x Dalloway: già, credo che solo chi non vuole accorgersene possa non farlo.
Abbraccio!
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BUON POMERIGGIO
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Grazie Katia Buona serata anche a te e grazie per la bella immagine!
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Ahhh, "Il filosofo e il lupo": bellissimo. L'ho letto parecchi mesi fa, ancora prima di aprire il mio blog, e mi è piciuto davvero tanto. Anch'io sono rimasta a meditare su molte pagine ed anche su quanto hai scritto tu qui.
E non è esilarante quella parte in cui Rowland scrive di quando ha iniziato a portare all'Università anche Brenin?
Con quanto amore parla del suo lupo….
Grazie per avermelo fatto ricordare.
Ti abbraccio.
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Vero, anche qualche bel sorriso strappa Ora pero' sono sulla parte che, almeno filosoficamente parlando, è la più importante: ovvero sul perché la morte ci fa paura, e se è giusto che così sia.
Abbraccio!
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Wow, ecco un buon libro.
Certo é che adesso mi tocca leggerlo tutto per riuscire a commnetare questo brano.
Quindi mio caro lupacchiotto, dovrai attendere.
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Guarda, il mio prossimo post, che spero esser oggi, sara' di nuovo sull'argomento. Ho finito il libro da un paio di settimana ormai, ma volevo… lasciar sedimentare i contenuti e raccogliere le impressioni
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sono regredita nel tempo, il titolo mi ha affasciata…ed ho avuto ragione, piacevole ed emozionante lettura
grazie e notte serena
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Ti capisco 🙂 Ancora adesso mi capita spesso di citare questo libro e, in particolare, questo stralcio. Segno di quanto mi avesse colpito.
Grazie di averlo “recuperato”, ho colto l’occasione di rileggerlo 🙂
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scegli sempre con cura ciò che meditando accentra la nostra attenzione su questo breve nostro passaggio terreno e sui metodi che si adottano per percorrerlo al meglio…sì, il dolore è sempre in agguato e questo ci da la possibilità di stare in guardia, ma anche di vivere alla meglio i tempi in cui possiamo gioire, la forza del lupo è quella atavica che ci viene trasmessa dai nostri geni primordiali, necessaria per combattere e sperare
personalmente mi riconosco in una rana dagli occhi periscopici che sta spaparazzata sopra una grande foglia di ninfea nello stagno della luna…che vorrà dddì?
buona giornata amico dai grandi pensieri
uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu
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In realtà solitamente… scelgo per me 😀 Ma, va da sé, certe cose della vita sono simili per tutti e risquotono perciò l’interesse di molti 🙂
Secondo l’autore del libro, la forza, i geni del lupo, sono… geni suoi 😀 Noi siamo diversi, siamo “scimmie” (nel senso vero del termine, non è una metafora), anche se un po’ più evolute. E i geni delle scimmie le portano ad essere più furbe, intelligenti… ma deciamente meno coraggiose. Quindi dai lupi abbiamo tanto da imparare e cercare di “implementare”, ma non è facile perché è qualcosa che non è normalmente nella nostra natura. O, meglio, nei nostri istinti.
Grazie e ciao!! 😛
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