IL CAMMINO DELLA TIGRE
di Paulo Coelho
Un uomo camminava nella foresta quando vide una volpe ferita. “Come può nutrirsi?”, pensò.
In quel momento, si avvicinò una tigre, con un animale fra i denti. Saziò la sua fame e lasciò alla volpe quanto era avanzato. “Se Dio aiuta la volpe, aiuterà anche me”, rifletté l’uomo.
Quindi tornò a casa, si chiuse dentro e rimase ad aspettare che i Cieli gli dessero da mangiare. Non accadde nulla.
Quando ormai era troppo debole per uscire e lavorare, comparve un angelo. “Perché hai deciso di imitare la volpe ferita? – domandò l’angelo – Alzati, prendi i tuoi attrezzi e imbocca il cammino della tigre”.
Commento di Wolfghost: non finiro’ mai di stupirmi per come persone che magari provengono da contesti sociali molto simili, forse perfino dalla stessa famiglia, reagiscano in modo differente a medesimi eventi.
C’e’ chi si lascia abbattere e passa il tempo a lamentarsi, sentendosi di volta in volta vittima del fato avverso, del “sistema”, di un Dio crudele, di qualcuno che ordisce trame misteriose alle sue spalle e contro cui e’ inutile intraprendere una qualsivoglia azione, e chi, invece, considera quanto avvenuto come una sfida o un incidente di percorso, valutando se ha sbagliato qualcosa, se puo’ porre rimedio, forse anche con l’aiuto di qualcuno, ma – in ogni caso – decidendo ad un certo punto di andare avanti comunque, perche’ la vita non interrompe il suo percorso mentre siamo chiusi nelle nostre camere a lamentarci o a inveire contro capri espiatori, veri o presunti che siano. Spesso anzi, queste persone, pur nel pieno della loro personale lotta, riescono a dare attenzione ed aiuto a loro volta, seppure nei tempi e nei modi che le circostanze permettono loro.
La vita va avanti: ci da’ il suo tempo, sta a noi scegliere come usarlo.
Personalmente sono arrivato al punto che, quando capisco che qualcosa non va, mi sento in una gabbia terribilmente stretta, dove le pareti si avvicinano sempre piu’ e l’aria diviene sempre piu’ irrespirabile… Allora, semplicemente, non riesco piu’ a rimanere passivo: lotto per risolvere quella cosa fino a quando, in qualche modo, non riesco ad uscirne. L’unica cosa che fino a quel punto mi da’ sollievo e’… l’azione, la sensazione di stare almeno provando con tutte le mie forze a cambiare le cose.
Non importa quanto si riuscira’ ad ottenere agendo, ma aspettarsi che i problemi si risolvano da soli o pretendere e sperare che arrivi qualcuno a trarci d’impaccio senza che noi facciamo nulla, magari nemmeno avere il coraggio di chiedere, e’ come aspettarsi l’arrivo di una lettera senza aver comunicato l’indirizzo di casa: scordatevi che arrivi.
Non si puo’ volere che entri aria fresca senza nemmeno fare lo sforzo di alzarsi e andare aprire porte e finestre.

post eccezionale amico mio! stavo proprio riflettendo su una cosa del tutto simile…
l’importanza dell’azione, del tentare senza esitare… e’ praticamente tutto quello che e’ nelle tue possibilita’….
e per lo meno forse ti fa restare a galla, ma dopo quel semplice restare a galla si sara’ rivelato fondamentale…
un saluto ^^
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Caro Wolf, la sensazione da te descritta molto bene del senso di soffocamento la condivido anch’io spesso. Così come un senso di ‘pressione smisurata’ che rischia di inibire la lucidità necessaria ad affrontare e superare l’ostacolo postomi davanti. Capisco che molti si arrendano in un senso di oblìo impotente, confidando in un intervento sovrannaturale o comunque esterno a loro che gli risolva il problema. In questo modo si spengono gradualmente restando in balìa degli eventi. “La vita è quella cosa che ci accade mentre siamo impegnati a fare altri progetti”. Oppure mentre siamo dedicati totalmente alle nostre disperazioni. Giusto quindi lottare fino in fondo per provare a risolvere con l’impegno personale. Senza però, secondo me, dare ‘troppissima’ importanza ai problemi, perchè potrebbe essere pur vero che quando si combatte qualcosa le si è legati per sempre, le si dà un potere almeno pari a quello impiegato per combatterla. Rifacendomi ad un tuo post precedente, arrivati al momento in cui si ha coscienza del problema, nella misura in cui non si sia riusciti a superarlo completamente, l’unica via dovrebbe essere aprire le mani e lasciarlo ‘scivolare via’, lontano da noi, autoconvincendosi che “Questo non sono io. Non mi appartiene”.
Coscienza, lotta e abbandono. Inazione e rassegnazione mai.
Un abbraccio.
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Post pericoloso… e ti spiego perche’….io sono molto d’accordo con te…..fatta questa premessa…da medico ti dico che forse il male piu’ frequente di questa societa’ e’ la depressione….e molti ma dico molti ne sono colpiti….quando hai questa patologia ti assicuro che non e’ facile rialzarsi…..e’ anche profondamente vero che la depressione dilaga perche’non si hanno stimoli,mete traguardi da raggiungere…..ma non tutti siamo uguali… e di forti e reattivi ne sono rimasti pochi….ti ripeto io sono per non lamentarti e dona un sorriso…..e comprendo ed apprezzo l’intento tuo nello scrivere queste cose…..Deb
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Buongiorno,
devo dire con molta onestà che è senza dubbio preferibile un atteggiamento volitivo e reattivo nei confronti della vita.
Ma leggendo i commenti non posso non essere d’accordo con Deb.
Come fai a fare applicare tutto questo ad una persona che a causa della depressione non riesce più ad avere nè la volontà nè il desiderio di alzarsi la mattina ed affrontare un nuovo giorno?
Sinceramente non sono medico e non so dare una risposta a questo interrogativo. Certo la forza dentro ognuno di noi e quello che comunemente chiamiamo spirito di sopravvivenza dovrebbe aiutarci in questo cammino impervio, ma non sempre è sufficiente.
Credo che il primo passo possa essere ammettere di avere un problema e forse non vergognarsi di chiedere aiuto. Solo quando si è un pò più fortificati allora si può applicare quanto tu dici.
Scusami se sono stata prolissa, ma l’argomento mi sta a cuore.
Un saluto.
Giò
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E’ più facile lasciarsi abbattere e ‘vincere’ dagli eventi piuttosto che trovare la forza di reagire e fare davvero qualcosa per cambiare ciò che nn ci va…
@Quelcherestadime: dici che il primo passo sta nell’ammettere di avere un problema…poi si può anche chiedere aiuto…
Ma tutto l’aiuto del mondo nn serve a nulla se il primo passo nn viene da noi stessi, siamo noi a doverci guardare in faccia e darci un bel calcio nel sedere per scuoterci di dosso tutto quello che ci fa stare male…e forse solo una volta che si è davvero toccato il fondo si riesce a risalire..
Sarà che io conto sempre prima su me stessa che sugli altri, sarà che toccare il fondo spesso è davvero fin troppo facile…
Lil’
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lilithx77x tu non hai idea che forza che ha trovato in se stessa quecherestadime……potrebbe essere di esempio a molti… ma si diceva riferito a chi ha dei problemi di depressione perche’ che lo vogliamo o no e’ una patologia…..io sono perfettamente d’accordo che bisogna far leva su se stessi…..sfondi una porta aperta ma e’ pur vero che in questa societa’ la depressione e’ piu’ diffusa del cancro…..bisogna considerare il tutto….
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Woooolffff!
Buondì…ma insomma ci vogliamo calmare un pochino qui! Due post fa le ragnatele dietro le sbarre di una semi-prigione, oggi ci parli di finestre chiuse e di sensazioni di soffocamento …
bevi questa e poi ne parleremo con calma!
Lo so non è bello offrire una camomilla di prima mattina …
🙂 accettala!
Lands
p.s. bellissime le foto, tutte e due. Ma per il momento scelgo la volpe, non so perchè. Ci rifletterò e tornerò su questo post con un commento più serio. Apprezzo quello che hai scritto ma hai un tono un po’ troppo aggressivo e concitato…
A più tardi!
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x tutti: sono a Stoccolma in questi giorni ed ho poco accesso ad internet, rispondero’ a tutti stasera o nei prossimi giorni. Tuttavia volevo rispondere a Deb e ad altre che si sono dichiarate d’accordo, che il mio intento e’ – proprio come Deb ha capito – “smuovere” chi puo’ essere mosso, non creare un’aria colpevolistica nei confronti di chi davvero ha problemi di depressione. Chiaramente per chi ha problemi di tal genere il mio post non potra’ essere granche’ utile (se non forse a spronarli a curare la propria depressione), credo tuttavia che nella maggioranza dei casi la depressione c’entri poco o non ci sia affatto (depressione e’ un termine molto abusato oggigiorno); quel che c’entra e’ una mentalita’ remissiva acquisita e non congenita o dovuta a reale depressione.
devo proprio scappare adesso, un saluto a tutti! 🙂
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Lasciando da parte i casi patologici a cui accenna giustamente deborahD (commento#3), io penso che sia questione di volontà e qui, permettimi, mi rifaccio a Nietzsche che aveva asserito che “il primo effetto della felicità é il sentimento della potenza: esso vuole estrinsecarsi, sia verso noi stessi che verso altri uomini, idee o realtà immaginarie. Le modalità più consuete del suo estrinsecarsi sono: donare, decidere, annullare”. Per Nietzsche la volontà di potenza si configura come un sì alla vita, in ogni momento e in ogni aspetto, anche al dolore che essa comporta e contiene.
Fate pure ciò che volete, ma siate prima di tutto di quelli che sanno volere! Amate pure il vostro prossimo come voi stessi, ma siate prima di tutto di quelli che amano se stessi! (Così parlò Zarathustra)
Stoccolma, eh?? Ti invidio!!
bacio
dora
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La saggezza popolare diceva “aiutati che il ciel ti aiuta”, nessuno ci può aprire quelle finestre, nessuno ci può dare la forza che non troviamo in noi stessi. La malattia va curata, su questo non ci sono dubbi, ma troppi, non malati, considerano la vita stessa una malattia e aspettano soccorsi.
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Questa è una riflessione che tante volte mi son fermata a fare…purtroppo la verità è questa.
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Mio caro Wolf, io aggiungerei anche:
il dolore passato, anche se immenso
non da diritti!
Non serve a nulla abbattersi, sedersi a terra a piangere e disperarsi…….come dici tu senza nemmeno aprire la finestra, ma volendo che entri solo il sole.
Bello leggerti!
quanta forza!
GRAZIE
Ezio
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Ciao Wolf, questo post è forse uno dei più delicati da affrontare, ho letto tutti i commenti, e chi più e chi meno hanno tutti ragione.
Quando scrivi …..quel che c’entra e’ una mentalita’ remissiva acquisita e non congenita……, mi fai un pò paura, nel senso che stai dando un giudizio su qualcosa di estremamente delicato.
La mente
Una cosa sono le tue sensazioni e le tue reazioni che scrivi nel post, altra cosa è non vedere il puntino bianco in fondo al tunne l!!!!!!
La mente puo essere influenzata in mille modi e da mille persone, solo pochissimi che intraprendono un cammino possono cercarcare di controllare gli eventi, ma ti posso garantire che sono rarissimi coloro che ci riescono.
Ciao è sempre interessante leggerti.
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x Valerius: sono ovviamente d’accordo. Il “tentare senza esitare” e’ naturalmente un’azione da intraprendere allorche’ si capisce che non c’e’ alternativa. Nessuno sta incitando ad andare allo sbaraglio 😉
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x Mark: assolutamente Mark 🙂 Chiaro che non si sta parlando di intraprendere lotte contro i mulini a vento 🙂 Anche sapersi arrendere, quando si capisce che non c’e’ nulla da fare, e’ una “azione”: un conto e’ rimanere in balia della situazione macerandosi nel tormento, un altro accettarne l’ineluttabilita’ una volta per tutte. “Sapersi arrendere” e’ il primo passo per voltare pagina e rinascere.
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x Deb: come gia’ anticipato nel commento #8 e come te stessa intuisco aver capito, il mio intento e’ solo smuovere chi puo’ essere smosso, non far sentire in colpa chi davvero ha problemi di depressione. Chiaramente per chi ha problemi di tal genere il mio post non potra’ essere granche’ utile (se non forse a spronarli a curare la propria depressione); credo tuttavia che nella maggioranza dei casi la depressione c’entri poco o non ci sia affatto (“depressione” e’ un termine molto abusato oggigiorno). Spesso, piu’ che depressione, si tratta di una remissivita’, di un’arrendevolezza, che porta a porsi in atteggiamento passivo nei confronti della vita e degli eventi.
Questo atteggiamento possiamo cercare di correggerlo, mentre la depressione vera e propria va naturalmente curata con altri mezzi.
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x Gio’: no, non sei stata prolissa. Credo di aver gia’ risposto rispondendo a deborah (commento #16). Cito Marcel Proust: “Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che è offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso.”
Chi rimane colpito da uno scritto come il mio… e’ pronto e puo’ essere svegliato; chi invece non e’ pronto o non e’ nelle condizioni di “cogliere il suggerimento che e’ riportato”, semplicemente tirera’ avanti per la sua strada. Il massimo che potra’ succedergli sara’ capire che qualcosa non va, che qualcosa va fatto, il che potra’ almeno spingerlo a cercare aiuto. Altrimenti… be’, semplicemente non sara’ accaduto nulla.
Non parlare di un problema, non e’ mai la soluzione al problema stesso. Anzi, di solito lo aggrava, rischiando di trasformare quel problema, che – magari con l’aiuto di qualcuno – potrebbe essere risolto, in un problema cronico. Al che, eliminarlo sara’ sempre piu’ difficile.
Non sei d’accordo?
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Qualcuno mi chiama piccola tigre…si credo proprio di aver sempre affrontato con grinta tutti i problemi che si profilano davanti a me…..l’unica cosa che non so affrontare è il pubblico, vado in crisi di panico.
Possibile che una piccola tigre sia timida??……….ebbene si, o il mio amico si è sbagliato (ma è uno che sa quello che dice) e quindi non lo sono oppure le tigri sono timide, o terza teoria: il pubblico non è il mio ambiente naturale e lì mi sento fuori posto.
Ciao a presto.
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Ho fatto una riflessione simile proprio oggi, nel primo pomeriggio.
Ho ricevuto una sorta di “rifiuto” ( Anche se non è l’aggettivazione esatta ), e ovviamente la mia prima reazione è stata esattamente quella di piangermi addosso, di dire che tutto va male e che nulla imbocca mai la strada giusta.
Poi ho pensato che non serviva, che dovevo mettermi in condizione da mutare quel “Rifiuto” in una situazione più aperta e disponibile.
Magari non ne ricaverò nulla, ma almeno sarò stata tigre, non avrò rimpianti..
..e beccare oggi questo tuo post ha rafforzato la mia decisione.
Chissà, magari è stata la legge dell’attrazione 🙂
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tanto lo so che quando dici “chi invece non e’ pronto o non e’ nelle condizioni di “cogliere il suggerimento che e’ riportato”, semplicemente tirera’ avanti per la sua strada. Il massimo che potra’ succedergli sara’ capire che qualcosa non va, che qualcosa va fatto, il che potra’ almeno spingerlo a cercare aiuto. Altrimenti… be’, semplicemente non sara’ accaduto nulla. ”
ti riferisci a me, a Landscape, ma ora io sono stanca (ho lavorato tutto il maledetto giorno) e vado a casa… se ne riparla domani di riflettere.
Lands
p.s. tse!
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aiutoooooooooooo
L.
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Ciao Wolf! Giusto, è così che si fa! Bisogna sempre agire e mai fermarsi, mai buttare giù l’ancora ed aspettare la manna dal cielo…questa può anche arrivare…ma quando meno ce l’aspettiamo…e quando meno ne abbiamo bisogno! Questo è capitato a me nella mia vita…dopo tante sofferenze e dolori che ho combattuto da sola, solo dopo, dopo quando ero serena…il cielo mi ha aiutato, mandandomi tanta gioia e felicità! E così via…poi si ricomincia da capo…ma mai fermarsi, mai perdere la forza e la stima di se stessi, perchè noi siamo creature di Dio…che figuraccia facciamo!!!
Un abbraccio!
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Anche se in modo diverso abbiamo espresso entrambi lo stesso concetto.
Un saluto.
Giò
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OT
*
^_^
by NataLibera70
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Ciao Wolf..si e’ vero! Combattere per uscire dalla gabbia e’ difficile, ma no provarci e’ peggio! Nella mia vita, come molti, ho dovuto affrontare prove molto dure, e attualmente lotto ogni giorno, con una malattia che mi ricorda molto la tua foto..ma non posso arrendermi…Maria
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Ehi ciau! Molto interessante ciò che hai scritto perchè è proprio vero.. moltissimi preferiscono fermarsi, non andare più avanti, aspettare il loro destino.. ma così è sbagliatissimo. Bisogna sempre tentare, tentare fino a quando qualche frutto non salti fuori, affrontando qualsiasi cosa, superando ostacoli.. ma se si fallisce non disperarsi, qualcuno può sempre aiutarci, che sia Dio, un angelo o un altro simile.. ma mai arrendersi!!
Un sorriso 🙂
eL3cTr4
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x Lilith: be’, secondo me sono vere entrambe le cose. Diciamo che le vedo in un’ottica diversa: l’input che ti fa capire che qualcosa va cambiato ti puo’ anche arrivare dall’esterno, ma se non c’e’ reale disponibilita’ al cambiamento – perche’ non crediamo sia davvero possibile, oppure perche’ non abbiamo la necessaria determinazione per uscire dalle nostre abitudini, per quanto dannose riconosciamo essere – allora tutto l’aiuto di questo mondo non servira’ a nulla.
Parlare, condividere, serve anche a notare delle soluzioni alle quali forse non avevamo semplicemente pensato persi com’eravamo nel vicolo chiuso dei nostri problemi 🙂
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x Lands: ahahah 😀 No, una camomilla di prima mattina no, dai! Mi ci manca solo quella 😀
Ho scritto in maniera poi’… aggressiva del solito proprio perche’ in questo caso volevo volutamente smuovere un po’ chi e’ in situazione di fissita’ 🙂
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x Ilavi: non posso che concordare, sia con te che con Nietzsche: nessuno chiede di fare miracoli, la comprensione ci deve sempre essere, naturalmente. Ma almeno tentare di avere un approccio positivo, combattivo, nei confronti degli ostacoli che incontriamo, piuttosto che arrendersi ad essi supinamente senza cercare in qualche modo di risolverli e, comunque, andare oltre.
Si, Stoccolma, ma questa settimana non hai molto da invidiare, credimi: hotel, metro’, lavoro, cena con colleghi, metro’, hotel 😀 Se fossi stato da qualunque altra parte, non sarebbe cambiato granche’ 😉
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x AttimiDiStella: brava, concordo pienamente con il tuo riassunto 🙂
Lenza: magari provare a dirla non cambiera’ la stragrande maggioranza delle situazioni, ma chissa’ che per qualcuna di esse non si riveli utile… 🙂
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x Ezio: grazie a te per l’entusiasmo che sempre dimostri 🙂
Hai ragione, per quanto sia solidale con chi ha sofferto tanto, il dolore passato non da’ diritti, anzi dovrebbe funzionare da insegnamento per superare prima gli eventuali dolori nuovi… anche se, certamente, momenti di sconforto sono comprensibili.
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x freelux: non si tratta di “controllare gli eventi”, so bene che il caso e’ parte integrante inevitabile della vita; ma come reagiamo agli eventi dipende molto da noi stessi e – per quanto strano possa sembrare – spesso e’ una nostra scelta. Solo che, solitamente, di questo non ne siamo consapevoli perche’ siamo ormai abituati a reagire cosi’. Siamo come guidatori che, a forza di percorrere la stessa strada, non “vede” piu’ quelle alternative. Ecco, questo post, se ha uno scopo, ha proprio quello di dire “smetti di piangerti addosso e inizia a guardarti attorno, perche’ e’ probabile che una via di uscita ci sia: non la vedi perche’ ormai ti sei autoconvinto che non esista”.
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x evelyn: come ho scritto altre volte (gli dedicai anche un post apposito), sto frequentando un laboratorio teatrale. Ebbene, tra la gente che partecipa, si sono esibite in pubblico persone che all’inizio ero convinto si sarebbero tirate indietro. Talvolta cara Evelyn c’e’ poco da fare: le nostre paure si possono superare solo… provando a vedere cosa succede sfidandole 😉
Io sono sicuro che ti stupiresti dei risultati…
“Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno” – King Martin Luther
“Consiglio che una volta sentii dare a un giovane: ‘Fai sempre quel che hai paura di fare’.” – Ralph Waldo Emerson
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x Aliseys: brava, la penso esattamente cosi’ 🙂 A cosa sarebbe servito, dimmi, continuare a piangerti addosso? 😉 Non dico che tutti debbano e possano reagire con la tua prontezza (dipende anche dalla gravita’ della situazione, naturalmente), ma il famoso tempo del “c’e’ un tempo per ogni cosa”, prima o poi dobbiamo farlo arrivare anche per il nostro ritorno alla vita.
Amo spesso dire “chi non prova ha gia’ perso”.
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x Lands: ahahahah ma smettilaaaa! :))))) Qui non ti crede nessuno: tutti sanno che sotto sotto sei una persona molto piu’ forte di quel che pensi! ;)))
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x Rontomusettina: grazie cara 🙂 Guarda, io non sono ottimista per natura, non sto dicendo “alzatevi, vedrete che riuscirete a camminare” 😀 Sto piuttosto dicendo “cavolo, ma se nemmeno ci provate, come fate a sapere che non potete farlo??”
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x Gio’: ok, colto 🙂 Avevo preso la tua domanda come “retorica di negazione”, invece era una domanda vera 🙂
Talvolta l’unico modo e’ prendere una decisione, una direzione, e poi “mettere il pilota automatico”: proseguire sulla direzione che si e’ scelta qualunque cosa accada e per quanti dubbi ci possano assalire.
Solo quando davvero saremo sicuri di aver scelto una strada che non ci porta da nessuna parte, potremo cambiarla, ma non prima, non ricadendo nell’inerzia che stiamo cercando di fuggire.
Non e’ mai una vergogna cadere, ma e’ un sempre un peccato non provare a rialzarsi. Di solito la differenza tra chi ci riesce e chi non lo fa, non sta nelle parole – anche se esse stesse sono importanti – bensi’ nell’azione: bisogna muoversi. Ed essere perseveranti.
Forza cara Gio’! 🙂
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x Natalibera: OT ;*
🙂
x Maria: brava Maria, sono proprio le testimonianze come la tua quelle piu’ importanti e di esempio per tutti! 😉
Per quel che conta, hai tutto il mio sostegno! 🙂
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x eL3cTr4: sai che ti dico? 🙂 Che anche se fallissimo definitivamente… be’, almeno non avremo rimpianti perche’ avremo fatto tutto quanto era in nostro potere per riuscire.
Molto peggio sarebbe non provare nemmeno.
Ricambio il sorriso 🙂
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La passività non mi è mai piaciuta. Prima di arrendersi , bisogna provarle tutte e poi dopo, forse, prendersela con il Fato o chi con chi si vuole…Da me si dice: Non scende nessun panierino dal cielo, se non alzi il culo!
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domattina, faccio svegliare la TIGRE!!!!!!!!!!!!!!
ok?
Notte, b.
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x Zuli’: ahahah carina 🙂 Per me anche dopo non ha senso prendersela, si sa che “non tutte le ciambelle riescono col buco” e che davvero e’ inutile piangere sul latte versato. Citero’ di nuovo il buon Raphael, sara’ la millesima volta ma non importa:
“Nella tua subcoscienza dimorano note inconciliabili che ti costringono alla dissonanza. Ma perché volgi lo sguardo a ciò che è morto? Perché ti occupi di defunti? ‘Lascia che i morti sotterrino i loro morti’, e volgiti, o Magnifico, al Bello del presente che cerca svelamento.”
A parte gli eventuali e sacrosanti “periodi di lutto”, c’e’ di meglio da fare che piangersi addosso.
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x b.: magari non e’ un’azione cosi’ semplice, non ho mai detto il contrario… ma chissa’, magari provandoci potremmo anche avere delle sorprese 😉
Buonanotte b.! 🙂
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I caratteri delle persone non sono tutti uguali! Sono d’accordo con l’azione, con la gabbia stretta, l’aria stantia. L’azione va benissimo. E chi non tenterebbe…
Questo però non è un concetto molto Zen.. direi un pensiero più occidentale.. ma va benissimo!
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Wolf
Nel tuo commento #33
hai segnalato quella bellissima frase che caratterizza il mio blog!
Che emozione leggerla.
Ezio
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Ogni volta che ti leggo penso che mi piacerebbe da matti che tu fossi il mio vicino di casa… :o))
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La mia opinione:…Impariamo da loro, gli animali, il racconto da te citato dimostra quanto l’uomo vada perdendo in termini di solidarietà spontanea e sottolineo spontanea…Ciò che racconti mi ferma a riflettere da un lato la Volpe (ferita) viene aiutata a sopravvivere da un suo potenziale rivale la tigre( nella catena della sopravvivenza), dall’altro l’uomo che si deprime perché il mondo che lo circonda é impietoso con chi ha meno possibilità…rinuncia a lottare, ha perso la stima di se stesso, ecco allora l’angelo (la coscienza che si ridesta per un attimo) che lo richiama a reagire: cosa lo farà reagire, l’orgoglio, la ragione, ecc. oppure l’incombenza della fame e quindi tutto sommato vale la pena riprendere a vivere accontentandosi di ciò che si ha, e non di ciò che si vorrebbe avere? Ringrazio per l’ospitalità un saluto da taoista.
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x Ludmilla: infatti nessuno pretende atti di eroismo; ognuno puo’ e deve fare con cio’ che ha 🙂 In questo contesto l’azione si addice a chiunque, ognuno con la propria misura.
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Vorrei nella mia risposta soffermarmi più su questo: “non finiro’ mai di stupirmi per come persone che magari provengono da contesti sociali molto simili, forse perfino dalla stessa famiglia, reagiscano in modo differente a medesimi eventi”.
Accade perchè il nostro percorso personale ha veramente poco a che vedere con la famiglia di origine, sicuramente c’è un motivo per essere capitati proprio in quella famiglia ma ognuno di noi agisce o re-agisce in modo differente a seconda della sua anima e del suo percorso personale. Ecco perchè ci sono incongruenze apparentemente forti, ecco perchè non si può spiegare tutto questo con la razionalità che l’essere umano è abituato ad usare, dovendo sempre motivare tutto; non esistono, a mio parere, motivazioni razionali ma solo animiche 🙂 ricondurre l’essere umano a se stesso potrebbe essere la chiave giusta ma non esiste un modo per farlo dall’esterno, è l’esperire durante la vita che conduce a se stessi, quindi lasciare fluire, lasciare che l’altro faccia le sue esperienze è la cosa più naturale da fare e soprattutto la cosa più utile al suo percorso personale. Questo non significa abbandonare l’altro al suo destino ma soltanto permettergli di fare le sue scelte per se stesso, amare non significa “compatire”, significa comprendere ed intervenire con sereno “distacco” consapevoli della personalità del proprio e altrui percorso. Un abbraccio tesoro,
Elena
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x Ezio: a me piacciono molto gli aforismi, hanno un grande impatto se usati al momento giusto 🙂 e questo non fa certo eccezione 😉
x Lipodotata: oh, penso che rimarresti delusa: io, da buon lupo 😉 , non mi curo troppo delle relazioni sociali con i vicini di casa: giusto i convenevoli quando li incontro in ascensore o sul pianerottolo di casa 😀
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