Una persona normale…

Riporto qui, come nuovo post, un commento dove parlo di me stesso che avevo usato “dialogando” con DarumaFly. Perché lo faccio? Non so… forse perché odio l’ipocrisia. Sono una persona normale, che ha commesso i suoi errori ed ha preso i suoi pali. Come tutti. Non sono un illuminato, un eroe, tantomeno un santo. Sono solo un essere umano, come tutti voi che mi leggete…

Tempesta sul mare di Galilea - RembrandtIn realtà la mia vita non è nulla di speciale. Non ho condotto la mia nave con determinazione, ho lasciato che le onde della quotidianità e il vento del destino la portassero un po’ dove volevano.

Se ho un merito, è quello di essermi rialzato molte volte, aver guardato dritto in faccia il futuro dicendogli “Vieni avanti, non mi fai paura!”. Ma la mancanza di determinazione e di “polso”, hanno sempre finito per deviarmi dalla “giusta rotta”.

Talvolta mi sento come una nave che era attrezzata per attraversare l’oceano, e invece non è mai andata oltre le colonne d’Ercole.

Ricordo una canzone italiana, in voga uno o due anni fa’, che diceva (non letteralmente): L’unica cosa che davvero puo’ suggerire un uomo è “Non fate come me”. Ecco… spesso in realtà, cio’ che vi suggerisco, e che suggerisco a me stesso, è di non fare come io stesso ho fatto in passato…

p.s.: i prossimi giorni saro’ di nuovo in viaggio, spero di poter “essere presente”; in ogni caso rispondero’ senz’altro, se non altro al mio ritorno.

0 pensieri su “Una persona normale…

  1. Sai cosa penso amico mio? Penso che tu dovevi passare esattamente da tutto ciò che hai fatto o non hai fatto per arrivare dove sei ora 😉 penso che il passato sia necessario non per puntare il dito sugli errori ma per imparare da esso, penso che gli errori non esistano, esiste la continua sperimentazione di noi stessi e dei nostri infiniti limiti ma anche della nostra infinita capacità di superarli rialzandoci ogni qualvolta cadiamo, penso che per vivere nella luce dobbiamo vivere l'”ora e adesso” rilasciando tutto ciò che non fa bene all’anima per questo scopo 🙂 Ogni giorno è un’occasione in più per creare il tuo sogno, vivilo senza pensare a tutto ciò che, del passato, può ostacolare il tuo presente, ti abbraccio e buona settimana di corsa a quanto ho capito,
    Elena

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  2. “La difficile conoscenza”
    indagine di un taoista

    Ho investigato me stesso.Ho capito che nascere e morire son fatti che accadono.

    Pertanto la vita io l’ho in pregio e non disprezzo la morte.Entrambe mi appartengono.
    Non permetto ai pensieri di mortificarmi coi ricordi, questi sono come l’acqua del fiume che scorre; tantomeno mi attardo sul futuro, poiché questo non esiste che nella nostra mente…
    So che la morte é presente quanto la vita: SONO FATTI CHE ACCADONO E CHE NON POSSO EVITARE.
    So di non essere diverso dagli altri esseri viventi, poiché tutti siamo materia , e so anche che tutti siamo soggetti alla LEGGE ETERNA DEL CAMBIAMENTO ( Yin e Yang ).
    In questo senso concepisco la rinascita o rigenerazione che dir si voglia.
    Inoltre osservando i cambiamenti delle stagioni, del mattino con la notte, Capisco quanto perfetto sia il meccanismo che regola il cambiamento.
    Per questo mi sento parte integrante dell’Universo e delle diecimila Cose. Mi sono convinto che la Vita va vissuta integralmente attimo per attimo; per questo ha senso solo il presente.
    Dal presente mi lascio trasportare senza alcuna resistenza ne azione tutto ciò che faccio é VIVERE ; nella spontaneità ,nella semplicità, nella duttilità ,nell’indipendenza, assoluta.

    Continuo ad investigarmi…ed ho scoperto che la Conoscenza può essere immensa; tuttavia noto che la Saggezza, é semplicità,che la Comprensione del prossimo,è tolleranza. Ora so che la saggezza costa un duro prezzo: Si guadagna con l’esperienza diretta della rinincia alle proprie Convinzioni,Ambizioni,ecc. Con duro LAVORO ho sconfitto: Desideri,Superbia,Arroganza,Presunzione, mania di Grandezza, Gelosia. Ecco so di non essere uguale a prima…Osservo l’ACQUA quando scorre in un ruscello, oppure quando la verso nel bicchiere é sempre cedevole, si adatta alle verie forme del contenitore; tuttavia é forte,insistente,irresistibile,penetrante, quando lungo la sua corsa verso il mare, non si ferma davanti ad alcun ostacolo,piccolo o grande che sia. Ho compreso, che la vita, fluisce come l’ACQUA di un fiume…

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  3. Siamo tutti ‘solo uomini’, in balia degli eventi che speriamo di poter domare e che più spesso invece ci travolgono…Ma navigare verso un sogno e sperare che la propria nave si trovi un giorno a solcare il mare che desideriamo è ciò che ci spinge a non mollare mai…
    Se siamo ciò che siamo ora e adesso è a causa di ciò che abbiamo passato, dell’intreccio della tela che abbiamo percorso…e se qualcosa di ‘bello’ ne verrà fuori sarà anche per tutto ciò che di ‘brutto’ abbiamo attraversato…

    Buona settimana, un abbraccio!
    Lil’

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  4. Un saluto per tutti dall’aeroporto di Monaco, ho pochi minuti di connessione ancora 🙂

    Si’, so’ perfettamente che nessuno nasce “imparato”; il mio era solo un modo di dire che non mi ritengo superiore a nessuno; anzi, credo di poter imparare molto da chiunque, come di avere piu’ strada davanti a me di quella che ho gia’ fatto… molta piu’ strada. Anche perche’, se cosi’ non fosse, la strada stessa sarebbe una delusione 😉

    A presto…

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  5. Se vogliamo vedere la vita come una traversata in mare, ci sono tempeste, vento a favore e bonacce.
    Ciascuno di noi sa governare la nave in tutte le situazioni, sicuramente non come un provetto nostromo, spesso imbarcando acqua e rischiando di schiantarsi contro iceberg, arrancando e quasi annegando.
    Nonostante tutto io credo che valga la pena issare di nuovo le vele e salpare le ancore quando il vento è a favore.
    Anche cambiando rotta … se le acque sono infestate da squali :))

    In fondo c’è un mondo ancora da scoprire e molti mari da navigare.

    Buon viaggio a Monaco…
    Fleur

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  6. x Elena: certamente bisogna cercare di evitare che il passato ci condizioni, anche se – proprio perche’ siamo il suo prodotto, almeno in parte – spesso non siamo coscienti di quanto esso lo faccia. Non punto il dito sul passato, hai ragione su questo: e’ inutile e talvolta, quando ci soffermiamo troppo su di esso, frustrante. Credo che cio’ che dovevamo apprendere da esso, l’abbiamo gia’ appreso.
    Quando ci si accorge che non si e’ vissuto come le nostre possibilita’ ci avrebbero permesso, si puo’ reagire in due modi: il primo e’ abbattendosi, pensando che “ormai e’ andata come e’ andata”; il secondo e’ proprio usandolo come una frustata, come un modo di dire “va bene… ora basta, e’ giunto il momento di prendere bene in pugno quel timone che troppo spesso si e’ lasciato alla merce’ delle correnti del momento”.

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  7. x Nuovo45: come ho scritto qua sopra ad Elena, uso il momento di riflessione che mi fa’ capire che la mia nave poteva andare molto piu’ lontano, piu’ come una “frustata” per riprendere in mano la sua direzione, che per “mortificarmi” nel “cosa avrebbe potuto essere e non e’ stato”.
    Perfino l’acqua puo’ avere periodi di stagnazione, ed una goccia che la compone magari non se ne accorge per lungo tempo, perche’, nel suo piccolo, non ha la visione di insieme.
    Ma nel “piccolo” c’e’ il “grande”: perfino quella goccia puo’ rendersi improvvisamente rendersi conto della stagnazione che l’acqua nella quale si trova sta’ passando. E… cercare di uscirne.

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  8. x Lilith: hai ragione, ma non mi accontento della Speranza se essa non e’ supportata dall’azione 🙂
    Troppo spesso si spera, ci si rialza in continuazione, ma non si fa’ mai davvero quel qualcosa di determinante per cambiare realmente la rotta…

    Contraccambio l’abbraccio.

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  9. x l’utente anonimo del commento #4: il “navigatore” ce l’abbiamo tutti, e’ dentro di noi, bisogna solo accorgersene e volerlo accendere ;D

    x Pinky: certo… purche’ il riconoscerlo non rimanga l’unico passo: si deve dar ad esso seguito.

    x romina: Ebbene si’! Delusa? 😀

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  10. x Fleur: hai perfettamente ragione… ma la direzione la devi conoscere, e devi essere determinato nel dirigerti verso il porto che hai scelto, anche se – certamente – devi essere sufficientemente flessibile da cambiare eventualmente la rotta nel caso ti accorga che non ti sta’ portando dove volevi…

    “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.” – Seneca

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  11. …Puoi anche aver ben presente la direzione da assumere ma, di sicuro, andare di bolina non è il massimo del divertimento!!

    Fai un altro reportage fotografico in quel di Stoccolma?

    Buon soggiorno scandinavo 🙂

    O.

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  12. Ma perché *solo* uomini?

    E perché non riconoscere i propri limiti sarebbe un limite?

    E quale immensa presunzione è questa, che pretende di trovare un limite ultimo senza conoscere cosa vi sia oltre quel dato limite?

    Se perdere la rotta è sbagliare, allora il mondo è uno sbaglio.

    ‘Ché io credo non vi sia rotta predeterminata ma un immenso vagare – e non senza meta bensì con metafisica meta – seguendo un profumo, una luce, un suono.

    Seguendo ciò che riconosciamo come *nostro*, in quel preciso momento.

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  13. x O.: eppure capita di dover anche andare di bolina 🙂

    x Light: il post fa’ seguito alla mia presa di coscienza che alcune persone, tra quelle che scrivono di determinati argomenti, spesso li usano – anche inconsciamente – per “darsi un tono”, forse per mascherare delle dafaillance in altri settori. Cosiccome ci sono molte persone in cerca del “guru”, di qualcuno che le possa guidare, al quale possano affidarsi evitando la fatica di doversi far carico delle proprie vite da soli. Ecco, io credo che le persone con tale capacita’ siano davvero rare. Anche io ho “fallito” cercando di aiutare persone in crisi, perche’ il mio potere e’ limitato. Ecco, la mia era una dichiarazione di normalita’, di umilta’, se preferisci. Un modo di dire “siamo qua per condividere, non per guidare… Almeno io”.
    Su quanto aggiungi, be’… anche il “vagare guidato” (dall’intuito, se vogliamo) ha bisogno di essere seguito dalla determinazione, altrimenti ben presto si perdera’ anche esso. Se fossimo capaci di rimanere sempre in contato con la voce del nostro Se’ piu’ profondo, allora e’ vero: la determinazione non servirebbe, perche’ fare cio’ che ci verrebbe spontaneo sarebbe fare implicitamente cio’ che e’ per noi giusto in quel momento. Ma per la gente “comune”, rimanere in contatto con quella voce interiore 24 ore su 24, e’ davvero quasi un’utopia. Ecco perche’ spesso si dovrebbe aggiungere un po’ di “razionale determinazione”, per evitare di continuare a “scendere e salire” come si fosse sulle montagne russe.

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  14. Anzitutto, buon viaggio…
    Vedi, anche a me hanno detto spesso che sono “una persona speciale” mentre io amo definirmi persona normalissima.
    Ma se ci pensi non siamo tutti normali e speciali allo stesso tempo?
    Normali perchè soggetti a sbagliare e anche a ripetere gli errori, come la gradevolissima storiella dell’uomo e del buco, ma speciali perchè ognuno può scegliere di coltivare i talenti che gli sono stati affidati e diventare una stella, una guida per gli altri.
    Discorso molto cristiano questo ma mai come in questo caso il Cristianesimo dà delle verità che sono valide per tutti credenti e non…
    A presto…

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  15. Ognuno di noi puo’ essere guida per qualcun altro in un determinato periodo della sua vita e in un dato settore, perche’ ha piu’ conoscenza, o piu’ esperienza, ma questo non deve portarlo a credere di essere “superiore”: prima o poi anche lui avra’ bisogno del supporto di qualcun altro. Io concordo in linea di massima con quanto hai scritto, tuttavia credo anche che ognuno di noi abbia “bisogno” in qualche modo di sentirsi speciale, e questo lo porta spesso a perdere quella cosa fondamentale che e’ l’umilta’. Certamente siamo tutti speciali nella nostra unicita’. Ma questa presa di coscienza deve casomai bastare a noi stessi, non a farci credere di “bastare anche per gli altri”…

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  16. Sì, infatti questo è l’equivoco su cui si giocano molte relazioni umane, amorevoli ma non solo amicali e, caso tipico, tra colleghi di lavoro: uno pensa di essere ok, di dare il massimo ecc ecc, l’altro non è affatto di qeusto avviso..e torniamo al discorso di qualche giorno fa sull’importanza del dialogo, su cui non insisteremo mai abbastanza….

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  17. Persona normale? Ma cosa s’intende per “normalità”? Il clone di tanta altra gente che ci circonda ogni giorno per strada, la perfetta incarnazione di ciò che questa società si aspetta da noi.? SEi così?

    NO? Allora neppure io sono normale
    Io vivo la mia vita e mi sforzo di credere in me stessa.
    “e ho tirato dentro un’emozione, e c’ho visto dentro tanto amore”

    Di nuovo a Stoccolma?? Beato te…

    dora

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  18. Ciao Dora 🙂 Ho usato l’espressione “normale” come contrapposizione a espressioni altisonanti come “illuminato”, “guru”, ecc. Piu’ che di percorso o di aspettative della societa’, mi riferivo alla capacita’ o meno di porsi come guida verso altre persone.
    Se quando iniziai a scrivere (non solo qua sopra…) avessi avuto l’impressione che la gente seguisse davvero cosa dicevo o consigliavo… be’, probabilmente non avrei scritto nulla. Per fortuna so’ che la gente, alla fine, fa’ sempre cio’ che vuol fare…

    Si’, di nuovo qua 🙂 In un’altra zona pero’ e, soprattutto, quasi sempre in hotel perfino per le conferenze :-/

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  19. Carissimo Wolfghost,

    sono caduta in mare tante tante volte…una volta mi è sembrato di affondare. Il vento urlava la barca sbandava all’impazzata: mi sono detta o affogo o risalgo la cima…il passato…siamo tutti umani e a volte ci condiziona ma sta a noi fare in modo che non ci rovini a volte un bel presente…quanto al futuro…siamo tutti dei sognatori e allora non lo biasimo. Forse quello che dovremmo cercare di fare e proprio quello di tenerci in equilibrio ai confini fra presente passato e futuro…comunque buon viaggio e a presto! Lands

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  20. Penso che tutti siamo persone normali, nel senso che apparteniamo tutti al genere umano e ci identifichiamo in esso e nello stesso tempo speciali perchè esprimiamo una nostra unicità che ci contraddistingue, il nostro particolare contributo…
    Io sono convinta come Elena… che
    ciò che hai fatto lo hai fatto in un certo modo… perchè in quel momento eri pronto per comportati così e non altrimenti… le tue scelte
    fanno parte del tuo percorso…
    Leggendo il tuo post mi è venuta in mente una frase di madre Teresa di Calcutta: “la santità non è una vocazione, ma una neccessità…”
    Ognuno di noi anela di migliorarsi… di crescere… di condurre la propria imbarcazione come meglio può…
    Un caro saluto…
    P.S.: Sei a Stoccolma? l’ho vista una sola volta d’estate… la ricordo come una città intimamente dolce, di una dolcezza un po’ malinconica… molto intimistica…
    D’inverno com’è?

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  21. x Lands: il fatto e’ che forse non c’e’ una vera scelta nel non affondare, e’ tutto basato sulla propria resistenza: chi ha la forza di resistere, semplicemente lo fa’, non e’ vera scelta. Forse non c’e’ nemmeno gloria nel farlo; e’ davvero un bel gesto, col quale davvero si dimostra chi si e’, avere il coraggio e la determinazione di cambiare una volta per tutte la direzione della propria vita…

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  22. Ciao Daruma 🙂 Si’, ho appena scritto qualcosa di simile alla frase di madre Teresa a mylandscape, qua sopra; forse davvero non si tratta di vera scelta, ma semplicemente di atti che non possiamo fare a meno di fare, perche’ l’alternativa sarebbe… la fine.
    Come scrivevo pero’, il gesto davvero “significativo” e’ avere il coraggio e la determinazione di cambiare realmente la rotta della propria volta.
    Se nonostante si possa farlo, non lo si fa’, si diviene “colpevoli”.

    p.s.: non lo so’ :))) Stavolta si tratta di una conferenza in piu’ giorni nello stesso albergo dove sono alloggiato, per cui non sto’ mettendo il naso fuori! 🙂
    Se scorri il blog troverai pero’ delle foto che ho fatto l’ultima volta…

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  23. …avrai anche sbagliato rotta un paio di volte, ma probabilmente eri troppo impegnato a guardarti dentro 🙂
    e dentro mi pare ci sia molto da guardare, almeno per chi vuole vedere e sentire…
    almeno tu sei una nave attrezzata per attraversare gli oceani, io mi sento una barchetta con due vele, piccola bianca che ha cmq sempre voglia di fare rotta verso isole lontane e sconosciute, per conoscere, vedere e perchè no??
    prenderla anche nei denti!ma è un rischio che bisogna correre se si vuole proseguire il cammino…o no??
    un bacio

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  24. …Come dice, in modo corretto, Lievemente, bisogna accettare di “prenderla nei denti” ovvero di sbagliare rotta o di issare la vela sbagliata nel momento sbagliato.

    Questi, col tempo, diventano insegnamenti, elementi che ci permettono di “navigare” meglio senza, tuttavia, impedirci di fare altri errori…C’est la vie!

    Ciao 🙂

    O.

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  25. Ho osservato tante volte
    il marmo che mi hanno scolpito-
    una nave alla fonda con la vela ammainata.
    In realtà non rappresenta il mio approdo ma la mia vita.
    Perché l’amore mi fu offerto ma fuggii le sue lusinghe;
    il dolore bussò alla mia porta ma ebbi paura;
    l’ambizione mi chiamò, ma paventai i rischi.
    Eppure bramavo sempre di dare un senso alla vita.
    Ora so che bisogna alzare le vele
    e farsi portare dai venti della sorte
    dovunque spingano la nave.
    Dare un senso alla vita può sfociare in follia
    ma una vita senza senso è la tortura
    dell’inquietudine e del vago desiderio:
    è una nave che desidera il mare ardentemente ma ha paura.

    Antologia di Spoon River
    (Lapide di George Gray)

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  26. x lievementeio: meglio essere una piccola barca che sfida le onde che una nave attrezzata che rimane in porto 🙂
    Anche io in realta’ mi sono avventurato spesso in mari sconosciuti, mari dove sapevo avrei trovato tempesta 🙂 Pero’ ci sono acque che – pur pericolose – bisogna sfidare ed altre, magari piu’ tranquille, che non portano da nessuna parte. Ci vuole saggezza e determinazione per scegliere i mari giusti da solcare, quelli che ti porteranno in zone ricche di nutrimento, cosi’ come per avere la forza di rinunciare a quelli che, si sa’, possono portare solo a zone povere di alimenti…

    Benvenuta sul mio blog 🙂

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  27. x O.: certo, guarda la risposta che ho dato a lei. Il problema non e’ l’evitare i mari tempestosi, quanto avere il coraggio e la determinazione di affrontare, in qualunque stato essi siano, quelli che ti porteranno nutrimento e lasciare perdere quelli che sai non portare allo stesso risultato, anche se apparentemente piu’ tranquilli…

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  28. x Tynnestra: molto bella, pertinente e ben scelta… 😉
    Potrebbe rischiare di divenire anche la mia (di lapide) 😉
    Tengo a dire la stessa cosa che ho scritto negli ultimi commenti qua sopra: piu’ che il coraggio di affrontare mari in burrasca, e’ la saggezza di scegliere e la determinazione di proseguire su quelli che davvero sono “nutrienti”, che hanno realmente un “giusto” obiettivo. E lasciare perdere gli altri, anche se apparentemente piu’ calmi…

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  29. Direi che sei l’esemplificazione del “Carpe Diem”! 😀

    …………………………………………………………………………………………………………………………………

    Se hai compreso questo, è perchè anche tu sai cogliere l’attimo di chi coglie l’attimo. Grande sensibilità la tua, ma questo lo so da sempre, da quando ti leggo.

    Nonostante sia una persona molto dinamica, nel fisico e ancor di più nella mente, mi piace fermarmi e catturare un immagine di tutte quelle che mi passano davanti e metterla bene a fuoco.

    A volte mi sento una macchina fotografica in funzione “macro”.

    un abbraccio wolf

    P.S.:Bella questa pagina di commenti…mi sono soffermata con piacere….

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  30. Grazie Pinky (molto bella l’immagine, as usual :)). Vedere chi coglie l’attimo o coglierlo, e’ come vedere un film proiettato sullo schermo oppure esserne protagonista…

    Un abbraccio! 🙂

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  31. In questa tua frase “Anche io ho “fallito” cercando di aiutare persone in crisi, perche’ il mio potere e’ limitato” mi ci ritrovo.

    Sì, sovente si rimane con un retro gusto amaro in bocca: la soluzione era lì, a portata di mano. Si poteva quasi toccare.
    Credo che, in certi casi, più che aiutare sia sufficiente far sentire la propria presenza. Altri elementi determinerebbero una reazione contraria, direi deleteria.

    Come dici, siamo essere normali con limitati poteri…

    Ciao 🙂

    O.

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  32. Il mare è l’infinito e noi piccoli uomini che navighiamo per strade non tracciate. L’importante è non imbarcare troppa acqua e soprattutto ricordarsi sempre delle scialuppe. Se conoscessimo le strade e sapessimo evitare gli ostacoli perderemmo anche quella voglia di avventura e di nuovo che ci da coraggio e forza per affrontare anche le onde più alte.
    E lungo il nostro tragitto possiamo lasciare molti messaggi nella bottiglia. Chissà, magari a qualcuno serviranno per non naufragare….
    Un abbraccio.

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  33. è così scontato che uno non ha bisogno di dichiararlo, tanto pensando ad un rischio di iposcrisia…….nella sua semplicità uno neanche pensa che gli altri pensano che tu sia un essere superiore, quindi non hai da rassicurarci
    comunque non importa, avrai detto quello che ti sentivi per ragioni tue, solo io ci ho letto una maschera di falsa modestia

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  34. x O.: far sentire di esserci… certo. Ma c’e’ un tempo ed un modo per questo, tempo e modo variabili a seconda della persona con la quale interagisci. Ci sono persone per le quali perfino una telefonata e’ “troppo”; altre che si sentiranno abbandonate se non fai sentire ad esse che ci sei con continuita’. Prima di “lasciare la palla all’altra persona”, bisogna essere sicuri che essa abbia ben capito cosa significa il nostro “ritirarci ma esserci”.
    Comprendere le esigenze di chi hai davanti e rispettare al contempo le tue, non e’ affatto semplice…

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  35. x psicosomatica: eloquente l’immagine 😉 Sai, che le strade non siano tracciate e che spesso sono irte e ci costringono a repentini cambiamenti, va bene… ma talvolta si vorrebbe almeno la sensazione che la rotta sia giusta, per quanto difficile da seguire essa sia 🙂

    Un grosso abbraccio a te, spero che le cose stiano andando meglio…

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  36. Romina, non e’ detto che questo l’abbia letto solo tu, le interpretazioni ad uno scritto sono spesso variabili al punto da essere talora contraddittorie. Questo post l’ho messo come post nuovo perche’ avevo voglia di condividerlo, ma e’ nato come commento in risposta ad un altro utente nelle cui parole avevo letto elogi che ho pensato – in onesta’ – di non meritare.
    Pero’ questa e’ una cosa che mi e’ gia’ successa, in un altro tempo, in un altro luogo: se vaneggi deliri di onnipotenza o scrivi cavolate, nessuno ti dice nulla; se cerchi di scrivere cose che – almeno a te – sembrano avere senso e scopo e cerchi di farlo in maniera “spassionata”, tentando di mantenere un distacco dalle critiche ma anche dagli elogi (che rischiano di farti perdere obiettivita’, facendoti credere chissa’ chi)… c’e’ sempre qualcuno che ti tira le pietre credendo che lo fai apposta 🙂 (sorrisetto un po’ amaro).

    Non importa… sono abituato 🙂

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  37. amarezza non ne vale la pena, la mia è solo un’opinione, che come tutte le opinioni non valgono nulla, perché i pensieri sono mutevoli, possono cambiare…non sono la verità
    ma è ovvio che un blog sta aperto a commenti e il mio era questo nato da quello che ho visto scritto, poi chi siamo…..non sappiamo niente l’uno dell’altro

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  38. Be’, se pensassi che le opinioni non valgono nulla, non scriverei mai niente, perche’ farlo se non si crede nella bellezza della condivisione? 🙂

    Guarda che infatti sono il primo a volere che il blog sia aperto ai commenti anche “contrari”: spesso si impara di piu’ da un commento negativo (se costruttivo) che da 10 positivi, questo e’ appunto il potere della condivisione e dello scambio di opinione. Infatti – pur potendo – non cancello mai i commenti negativi, tranne – of course! – quelli che sono apertamente offensivi e volgari.

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