
Ciao Sissi, non so se adesso puoi sentirmi. Forse, grazie al nostro legame, puoi solo sentire le mie emozioni. Secondo i buddisti, dopo la morte le nostre emozioni guidano i nostri cari durante il loro viaggio nel bardo, soprattutto nelle prime fasi, subito dopo la morte grossolana. Quindi, lo so, dovrei avere solo sentimenti ed emozioni positive, dovrei rigioire per questi lunghi sedici anni e mezzo che sei stata con me, per tutte le avventure nelle quali mi hai accompagnato e, un po’, attraverso le quali ti ho trascinata io. Ne avresti tante da raccontare! Ma, ancora per qualche ora, concedimi di essere triste. Mi manchi tanto, sai? Ho tanti altri amici a quattro zampe qua, vicino a me, ma tu eri tu. E lo sarai sempre.
Nel 2003, dopo la morte di mio papà, ti presi da una amica per tenere compagnia a mia mamma, e tu, per i tre anni in cui visse, lo feci egregiamente. Ho ancora qualche foto di te in braccio a lei, sai? Sono le prime foto fatte con un cellulare dell’epoca, non sono granché, ma tanto basta. Ti basto’ poco per iniziare a consumare le proverbiali sette vite: da piccina ti bruciasti la lingua con la 220 spellando un filo della corrente che spuntava da un muro. Te la cavasti con un shock che duro’ un po’ di ore e perdendo un pezzo di lingua che nel tempo ricrebbe. Poi, giocando su un poggiolo dell’appartamento al quarto piano, perdesti l’equilibrio ma, miracolosamente, rimbalzasti sulle corde da stendere riuscendo così ad aggrapparti al poggiolo e io riusci’ a tirarti su! Pochi anni e ti salvasti da una brutta infezione intestinale che parve non finire mai e che negli anni si ripresento’ spesso. Fino all’anno scorso, quando passasti un altro periodo analogo a quello che stavolta ti ha ucciso. All’epoca ti ripresi miracolosamente, quest’anno non ce l’hai fatta.
Quante ne abbiamo passate! Quando mori’ mia madre, il rapporto con mio fratello divento’ pessimo e decisi di andarmene. Un giorno presi le mie cose e me ne andai, portandoti con me, ma tu nel frattempo eri cresciuta e non entravi più nel trasportino! Fui costretto a portarti fuori in braccio, attento a non farti scappare. Poi in auto, e poi, di nuovo in braccio, nella nuova casa che, per noi, rappresento’ una nuova vita.

Quando viaggiavo per lavoro, spesso per una settimana intera, non volendo lasciarti sola, pensai di prenderti un compagnuccio, Julius, per tenerti compagnia e invece… siete sempre stati cane e gatto! 😀 Anche se, devo dire, cani e gatti da noi sono sempre andati d’accordo 🙂 Ma io so che in fondo vi siete voluti bene e, adesso, vi siete riuniti, chissà… lui forse è stato il primo a venirti incontro sul ponte 🙂
Poi hai conosciuto mia moglie e il suo cagnolino, Tom. E poco tempo dopo una nuova compagna felina, Numa, con la quale, per fortuna, il tuo rapporto fu di rispetto 🙂
E i traslochi! Ne hai fatti… quattro in pochi anni! E nell’ultima casa, quella che ti ha visto andartene sul tuo adorato divano, hai visto morire Julius e arrivare via via quattro nuovi nuovi gatti, Perseo, Jones, Junior e recentemente Logan, e poi anche un altro cane, Surya.
Quante ne abbiamo visto assieme, amore mio. Sapevo che il tuo tempo sarebbe prima o poi arrivato alla fine, è la vita, sedici anni e mezzo sono una bella età per un gatto. So che te la sei passata bene, e ne sono felice. Ma con te se ne va un altro pezzo del mio cuore e a volte mi chiedo se a forza di staccarne pezzi ne resterà ancora.
Memore dell’anno scorso, ho sperato in un altro miracolo, ma stavolta è stata più dura e non ce l’hai fatta. Quante ore abbiamo passato, ogni giorno, a cercare di curarti, di farti mangiare con il cucchiaino con infinita pazienza, anche di notte. Ma ti sei meritata ogni cosa, ogni minuto di attenzione che ti abbiamo dedicato. Perché tu, amore mio, l’avevi prima dedicato a noi.
Ma da ieri non mangiavi praticamente più, nemmeno così, e l’adattamento delle cure non ha sortito l’effetto sperato, che, comunque, avrebbe potuto solo allungarti la vita di qualche giorno, forse qualche settimana. Faticavi a stare in piedi, ad alzarti, avevi più fame d’aria che di cibo. Ti mancava il respiro, le narici ti si chiudevano. Cercavamo di ripulirti e riaprirtele, ma si chiudevano di nuovo in breve tempo. Gli occhi ti si erano incassati come succede poco prima del trapasso. Quanto peso hai perso.
No, non c’era pià spazio per il miracolo. E non doveva più essercene per la sofferenza. E, così, abbiamo deciso. Tenerti ancora così, per averti con me qualche altra ora, qualche altro giorno, sarebbe stato un atto di egoismo intollerabile. Ringrazio mia moglie che mi ha sostenuto, aiutandomi, gentilmente, a capire sempre più che non ce l’avresti fatta. Ringrazio il veterinario dal cuore d’oro che ha agito in maniera perfetta, senza alcun dolore, accertandosi che fosse la decisione giusta e rincuorandoci su questo.
Sissi, amore mio, io sono apertamente filo-buddhista, credo che questa non sia la fine. Non so se ci sia davvero la reincarnazione, ma nel dubbio, finito questo post, mi scuotero’ e cerchero’ di ricordati con gioia, perché questo ti aiuterà “di là”, nel bardo, a trovare una nuova, e spero più bella, rinascita. Se così sarà, sono certo che ci rincontreremo, perché il nostro legame è troppo forte perché vada perso. Mentre te ne andavi, ti ho chiesto di cercarmi quando tornerai. E chissà… prima o poi tu sarai l’umano, io saro’ il gatto 🙂
O forse la reincarnazione è solo un retaggio culturale, ma poco importa: tu, comunque, ci sei sempre stata e sempre ci sarai. Il tuo corpo, la tua mente, sono state una manifestazione materiale di quella energia universale che tutto permea, dalla quale tutti veniamo e torneremo. Noi ci identifichiamo con quella manifestazione materiale, dando un nome a quella forma e credendo di essere solo quella. Come un’onda che crede di essere distinta e indipendente dal mare che l’ha generata. Ma è parte di essa, sempre lo è stata se sempre lo sarà. Identificandoci con nome e forma abbiamo paura di scomparire, di non essere. Ma cio’ non è possibile. Tu, Sissi, non sei mai nata, non sei mai morta, il tuo corpo e la tua mente si sono solo manifestati in una entità impermanente che si chiama “gatto”, ma tu sei infinitamente di più.
E ora, amore mio, sei tornata libera. E so che in un modo o nell’altro ci ritroveremo. Anzi, a ben pensarci, non ci siamo mai allontanati, tu sei con me come io sono con te.
Buona notte amore mio.
