Tutti ci chiediamo cosa ci aspetta dopo la morte.
Possiamo raggiungere chi non c’è più?
Questa è la frase che compare nel trailer ufficiale Italiano di Hereafter, il film con Matt Damon diretto da Clint Eastwood che ho visto ieri sera con mia moglie. Inutile dire che il film in sé è, se vogliamo, solo un pretesto per riproporre una domanda da sempre vicina all’uomo ma dalle risposte controverse, ovvero se esiste qualcosa dopo la morte. E’ inevitabile che anche il film ottenga livelli di consenso molto differenti a seconda delle persone che lo visionano: si parte da chi inizia a criticarlo dopo solo un quarto d’ora per la lentezza (insomma… che non fosse un film di azione si poteva immaginare) e se la prende con il povero Clint, reo di aver “stavolta toppato”, a chi uscendo dalla sala esclama di voler comprare il libro da cui è tratta la sceneggiatura.
Personalmente nel film ho trovato tutte le posizioni che ho via via avuto sul tema ed esso mi ha anche suscitato emozioni opposte: da quelle di felicità e gratitudine per cosa ho avuto dalla vita, alla disperazione dell’immedesimazione di situazioni devastanti che, purtroppo, possono toccare chiunque… e prima o poi è molto probabile che lo facciano.
Del film non voglio raccontare di più: è uscito solo ieri nelle sale italiane e non voglio scrivere qualcosa che ne sveli troppo la trama. Comunque esso lascia più o meno il tempo che c’era nello spettatore prima che entrasse nella sala, nel senso che, proprio per stesso dire dei protagonisti, non esistono risposte sicure e chiunque è – oserei dire “purtroppo” – libero di trarre le proprie conclusioni.
Riguardo a me, scrivevo che il film ripropone le varie credenze che ho via via assunto nel passare degli anni. Si inizia con la risposta alla domanda “Secondo te che succede quando moriamo?”, data dal momentaneo compagno e collega del personaggio femminile principale Cécile De France, che sicuro di sé sostiene “Nulla, si spegne la luce, viene tolta la corrente, finisce tutto, il buio totale.” (vado a memoria) alla più o meno ampia fiducia data in passato ai più variegati resoconti di avvenuti contatti con l’aldilà (anche presentati nel corso del film), sempre però con un nocciolo di scetticismo che non è mai del tutto svanito. Qui sotto potete vedere il trailer di un film (White Noise) di qualche anno fa sulla metafonia, ovvero la possibilità di parlare con i morti.
Devo dire che di per sé non mi è mai interessata più di tanto la possibilità di entrare in contatto con i defunti, se non fosse per l’ovvio fatto che essa costituirebbe prova dell’estistenza dell’aldilà. Il personaggio che da la risposta sopra scritta, aggiunge anche una considerazione che parrebbe ovvia e che io stesso avevo pensato pochi giorni prima di andare a vedere Hereafter: se esiste davvero un’aldilà, com’è possibile che un contatto certo non sia mai stato raggiunto in tutti questi millenni?
Tuttavia è anche vero che di presunte prove, o almeno indizi, ne sono state raccolte davvero tante. La tesi conseguente che il film lascia intravvedere è che ci sia una sorta di reticenza a divulgarle o anche solo a parlarne.
Trovare prove certe, che non siano solo indizi nei quali vogliamo assolutamente credere, sia nelle nostre vite che nei resoconti ufficiali è davvero difficile, e tutto perciò rimane fatto di fede personale. Quando una cosa è indimostrabile, infatti, ognuno può asserire tutto e il contrario di tutto.
Un esempio ne è la battaglia tra il CICAP americano (il CICAP è un’organizzazione che “studia” i fenomeni paranormali cercando di fatto di dimostrarne l’infondatezza) e un avvocato australiano di nome Victor Zammit che ormai alcuni anni or sono non solo scrisse un libro liberamente scaricabile da Internet intitolato “Un Avvocato Presenta il Caso dell’Aldilà – Prove Oggettive Inconfutabili” (http://www.victorzammit.com/book/italian/Prove%20inconfutabili.pdf) ma grazie ai suoi sponsor offrì un premio di un milione di dollari a chiunque fosse stato in grado di dimostrare che le sue prove empiriche fossero false. Per la cronaca, anche il CICAP americano (CSICOP) offrì anni prima un premio della stessa entità a chi fosse in grado di dimostrare la vericidità di un qualsiasi tipo di fenomeno paranormale. Inutile dire che, a oggi, nessuno dei due premi è stato vinto. Perché? Bé, a mio avviso per il motivo che ho addotto in precedenza: nel campo dell’indimostrabile ognuno può dire la sua.
So, da interventi scritti in miei precedenti post su argomenti simili, che molti tra noi hanno ricevuto dei presunti “segni” dai loro cari o da entità che non possono essere collocate sul piano materiale. Segni che li hanno convinti, o perlomeno lasciati possibilisti, a riguardo dell’esistenza di una vita dopo la morte. Ma i tempi cambiano, le persone che leggono il mio blog cambiano, e io, come sempre, sono alla ricerca di questi segni, anche se so che alla fine essi hanno un reale impatto solo su chi li prova di persona, mentre per chi ascolta o legge restano solo indizi. Perché su un argomento così importante è difficile che le parole possano convincere.
Mi piacerebbe insomma che chi crede di aver ricevuto qualche segno possa riportarlo perché credo che queste cose vadano divulgate e non tenute nascoste per timore di essere giudicati visionari.
Un mio segno o presunto tale? Lo trovate qua, alla fine del post che dedicai a mia madre: Un po’ di Wolf… 2006: mia madre


Un tentativo di spiegazione puo’ essere fatto ricorrendo alla 
p.s.: nessun coniglio e’ stato danneggiato per redigere questo post e l’immagine in esso contenuta 😉