Il controllo della paura e delle emozioni – L’amigdala

Siamo arrivati ad Aprile, un po’ il mio mese, visto che conta il mio onomastico, il mio compleanno, una data per me molto importante, e il mese di nascita del mio amato Julius, scomparso ormai sei mesi fa. A marzo ho pubblicato un post solo, un vero record (negativo) del mio blog 🙂 Quindi vediamo di iniziare Aprile con un nuovo post. Che poi nuovo non è, visto che è la riproposizione di un post di Marzo 2008 (qui trovate quello originale: Il controllo della paura e delle emozioni – L’amigdala) che trovo ancora valido. Anzi, adesso che rispetto al 2008 ho avuto modo di conoscere anche il mondo dei cani, grazie a Tom, arrivato nel 2009 come “dote” di mia moglie 🙂 , posso aggiungere che quanto scritto è certamente vero anche nel mondo animale: c’è un solo istante per “richiamare all’ordine” un cane o un gatto che stanno per… “dare di testa”, ed è l’istante nel quale si “accendono”, per esempio vedendo un avversario. L’istante dopo è già troppo tardi, il “sangue gli è andato alla testa” e fermarlo diventa solo un’azione di forza 😉

Ed è vero, molto spesso, anche per noi 🙂


 

alligatoreL’amigdala è la parte più antica del nostro cervello. E’ una parte che abbiamo in comune perfino con i serpenti ed i rettili in generale.

Essa è una sorta di “memoria emotiva” la cui funzione principale è di memorizzare cio’ che è stato causa di dolore per poi eventualmente riconoscerlo e segnalarne la presenza affinché si possa reagire nel più breve tempo possibile allontanandosi dalla sua minaccia.

Cosa usa? La paura. Di fatto la paura è una reazione tutt’altro che dannosa. Anzi, guai se non ci fosse. E’ un campanello di allarme.

Per fortuna, nella società moderna le cause concrete di pericolo, che dovrebbero stimolare l’insorgere della paura, sono molto inferiori rispetto ad un tempo: non ci sono belve feroci, le vipere non sono poi così comuni, e, in fondo, nemmeno chi cerca di farci la pelle è frequente come in tempo di guerra.

litigioPurtroppo pero’ l’uomo ha una sorta di “masochismo innato” che deve in qualche modo mantenere :-P, ha finito allora per aggiungere all’elenco di pericoli concreti altre voci sulle quali i nostri avi si sarebbero fatti grasse risate: le paure – spesso infondate – di tradimenti del partner, i timori di fare brutta figura, un esame da superare, un approccio da tentare, un litigio per cause futili, un colloquio con un superiore.
Concentratevi e ne troverete a dozzine da soli.
Non dico che queste non siano cose importanti, ma… non dovrebbero arrivare ad essere causa di “paura”.

Ma, una volta ricevuto l’input (a proposito… “iNput”! Non “iMput”,come vedo scritto spesso! ;-)) di apprendere che anche queste sono cause di paura, l’amigdala fa scattare il suo allarme ogni volta che esse si presentano.
omicidaCosì noi, sull’onda dello stato emotivo alterato, ci ritroviamo a compiere azioni che in situazione di calma non faremmo. Azioni magari sproporzionate – come quella della signorina qua a lato 😉 – delle quali spesso ci potremmo pentire!

Ma c’è un istante, l’istante tra cui l’amigdala entra in funzione e quello in cui trasmette l’allarme, nel quale è possibile consciamente fermare quell’impulso e valutare se è il caso o meno di dargli credito.

Se non lo facciamo, al momento successivo la reazione diviene pressoché automatica. Cioé incontrollabile.

Non è facile. Come al solito serve una buona consapevolezza, ma… in fondo, non è vero che tutti sentiamo quando stiamo per reagire emotivamente? Non è forse per questo che i nostri nonni avevano ideato ad esempio il famoso metodo del “contare fino a 10”? Evidentemente già loro, senza sapere cosa fosse l’amigdala, si erano accorti che controllare le reazioni emotive, quali paura, ira, rabbia, era possibile, purché si agisse immediatamente.

Soprattutto per chi è spesso sottoposto a situazioni che possono provocare scatti d’ira, gelosia o altre emozioni tendenzialmente nefaste, vale la pena allenarsi a riconoscere e sfruttare questo prezioso attimo che precede la tempesta.

gatto arrabbiato

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Premure e litigi

Bene, direi che e’ ormai tempo di voltare pagina, anche se un po’ a malincuore 🙂 Lo faccio con uno scritto di quello che a lungo e’ stato uno dei miei scrittori preferiti: Paulo Coelho…


PREMUROSI CON LE PERSONE VICINE
di Paulo Coelho

Camminavo con due amici per le strade di New York. Tutt’a un tratto, nel bel mezzo di una normale chiacchierata, i due cominciarono a discutere e per poco non si misero a litigare.
Più tardi – con gli animi ormai rasserenati – ci sedemmo in un bar. Uno di loro allora chiese scusa all’altro: “Mi sono accorto che è molto più facile ferire chi ti sta vicino”, disse. “Se tu fossi stato un estraneo, io mi sarei controllato molto di più. Invece, proprio per il fatto che siamo amici, e che mi capisci meglio di chiunque altro, ho finito per essere molto più aggressivo. Questa è la natura umana”.
Forse è proprio così, ma noi combatteremo contro ciò. Non dobbiamo infatti permettere che l’amore diventi una scusa per fare tutto ciò di cui abbiamo voglia. È proprio con le persone vicine che dobbiamo essere più premurosi.


Commento di Wolfghost: Quanto scrive qua il buon Paulo e’, come spesso succede nei suoi scritti, qualcosa che coinvolge molti di noi, o come “carnefici” o come “vittime”. Io stesso nel passato ho avuto molti esempi di questo. Ad esempio mio padre era sovente ritenuto una persona squisita, educata e spiritosa all’esterno della casa, ma fra le mura domestiche – almeno per un certo periodo della sua vita – fu spesso intrattabile e si arrabbiava con grande facilita’.
Quando ci arrabbiamo con qualcuno che ci e’ vicino spesso lo facciamo per scaricare la nostra ansia e rabbia; cio’ funziona tanto piu’ quanto “colpiamo” duramente, allo stesso modo in cui le circostanze o qualche altra persona hanno colpito noi. Infatti, “colpire” qualcuno significa “fargli male” e, ovviamente piu’ colpiamo vicino, chi ci ama e/o si fida di noi, piu’ male facciamo.
E’ ovvio che questo comportamento ha duplice svantaggio: oltre a ferire una persona che ci vuole bene, giochera’ presto o tardi anche contro di noi, perche’ il sollievo che ci da sara’ momentaneo e mai risolutivo (anzi, e’ facile che in un secondo tempo ci gravi di sensi di colpa), inoltre rischiamo, e tanto, che i nostri rapporti di amicizia e di amore si incrinino.
La prossima volta che vi arrabbiate con un vostro caro, o che questo si arrabbia con voi senza apparente motivo o esacerbando molto la sua arrabbiatura… pensateci: la causa potrebbe questa! 😐

mano tesa

Il controllo della paura e delle emozioni – L’amigdala

alligatoreL’amigdala è la parte più antica del nostro cervello. E’ una parte che abbiamo in comune perfino con i serpenti ed i rettili in generale.

Essa è una sorta di “memoria emotiva” la cui funzione principale è di memorizzare cio’ che è stato causa di dolore per poi eventualmente riconoscerlo e segnalarne la presenza affinché si possa reagire nel più breve tempo possibile allontanandosi dalla sua minaccia.

Cosa usa? La paura. Di fatto la paura è una reazione tutt’altro che dannosa. Anzi, guai se non ci fosse. E’ un campanello di allarme.

Per fortuna, nella società moderna le cause concrete di pericolo, che dovrebbero stimolare l’insorgere della paura, sono molto inferiori rispetto ad un tempo: non ci sono belve feroci, le vipere non sono poi così comuni, e, in fondo, nemmeno chi cerca di farci la pelle è frequente come in tempo di guerra.

litigioPurtroppo pero’ l’uomo ha una sorta di “masochismo innato” che deve in qualche modo mantenere :-P, ha finito allora per aggiungere all’elenco di pericoli concreti altre voci sulle quali i nostri avi si sarebbero fatti grasse risate: le paure – spesso infondate – di tradimenti del partner, i timori di fare brutta figura, un esame da superare, un approccio da tentare, un litigio per cause futili, un colloquio con un superiore.
Concentratevi e ne troverete a dozzine da soli.
Non dico che queste non siano cose importanti, ma… non dovrebbero arrivare ad essere causa di “paura”.

Ma, una volta ricevuto l’input (a proposito… “iNput”! Non “iMput”,come vedo scritto spesso! ;-)) di apprendere che anche queste sono cause di paura, l’amigdala fa scattare il suo allarme ogni volta che esse si presentano.
omicidaCosì noi, sull’onda dello stato emotivo alterato, ci ritroviamo a compiere azioni che in situazione di calma non faremmo. Azioni magari sproporzionate – come quella della signorina qua a lato  😉 – delle quali spesso ci potremmo pentire!

Ma c’è un istante, l’istante tra cui l’amigdala entra in funzione e quello in cui trasmette l’allarme, nel quale è possibile consciamente fermare quell’impulso e valutare se è il caso o meno di dargli credito.

Se non lo facciamo, al momento successivo la reazione diviene pressoché automatica. Cioé incontrollabile.

Non è facile. Come al solito serve una buona consapevolezza, ma… in fondo, non è vero che tutti sentiamo quando stiamo per reagire emotivamente? Non è forse per questo che i nostri nonni avevano ideato ad esempio il famoso metodo del “contare fino a 10”? Evidentemente già loro, senza sapere cosa fosse l’amigdala, si erano accorti che controllare le reazioni emotive, quali paura, ira, rabbia, era possibile, purché si agisse immediatamente.

Soprattutto per chi è spesso sottoposto a situazioni che possono provocare scatti d’ira, gelosia o altre emozioni tendenzialmente nefaste, vale la pena allenarsi a riconoscere e sfruttare questo prezioso attimo che precede la tempesta.

gatto arrabbiato