Un’alternativa e’ possibile?

L’altro giorno riflettevo sulla pubblicita’: elettrodomestici, cellulari (pardon… smartphone!), rasoi, automobili… Sembrerebbe, a quanto dicono, che se non hai un certo modello di auto o certe prestazioni o comfort, non sei nessuno, sei obsoleto, superato, non hai futuro. Insomma, ancora si cerca di fare di queste cose uno status symbol. E pare che per i produttori funzioni, se e’ vero che i beni di lusso sono in continua crescita mentre noi, povera grande maggioranza, non abbiamo nemmeno di che pagarci il carburante.

Ho come il sospetto che in fondo “chi puo’” sia quasi contento della crisi: mette ancora piu’ divario tra lui e gli “altri”.

Un tempo pensavo che comunque questo sistema funzionasse: le grandi innovazioni, cosi’ utili non solo per le comodita’, ma per la stessa sopravvivenza, come le scoperte scientifiche in campo medico, avvengono per lo piu’ grazie al clima esasperato di concorrenza e competizione. E’ per il business che le aziende, quelle farmaceutiche per rimanere nel settore medicale, fanno ricerca, e la concorrenza li stimola a fare meglio.

Pero’… mi sto adesso rendendo conto che qualcosa non va’… Non importa se questo modo di agire e di pensare ha portato finora frutti, non e’ che se qualcosa funziona allora vuol dire che e’ giusta e che non si possa fare meglio… C’e’ qualcosa di sbagliato a monte. Sembra che il mondo, buona ultima ad accodarsi la Cina (ma non era ultra-comunista?), decida di funzionare solo se di mezzo ci sono i soldi e il potere… Dove sono finiti valori come la compassione, l’altruismo, o anche solo un desiderio di benessere che sia sano e non volonta’ di “apparire piu’ degli altri”?

Oggi ci dicono che possiamo sopravvivere solo se la nostra economia continua a crescere, se i consumi continuano a crescere e le persone a spendere sempre di piu’. Dobbiamo produrre sempre di piu’… senno’ c’e’ la crisi e sono guai. Ma io mi chiedo… perche’ quanto producevamo dieci anni fa’ ora non e’ piu’ sufficiente? Perche’ se continuassimo a produrre la stessa quantita’ di oggetti e servizi l’occupazione diminuirebbe e saremmo destinati a finire tutti in mezzo ad una strada?

E’ tutto il modello che, pur non essendo un economista o forse proprio per questo, mi sembra evidentemente fallace. Non si puo’ “produrre sempre di piu’ per sempre”, e’ una follia, e mi pare anche una “follia evidente”. Eppure siamo tutti terrorizzati che questo modello non funzioni piu’.

Io credo che il crollo del sistema potrebbe invece un domani essere il nuovo inizio di una societa’ basata su principi e valori piu’ umani, non piu’ basata sull’apparire ma sul vivere. Certo, per noi adesso sarebbe tragico, probabilmente in molti non faremmo una bella fine, anche se lo spirito di adattamento dell’uomo puo’ far miracoli, ma forse per chi sta crescendo ora, per le nuove generazioni, potrebbe essere un toccasana… Sempre che, ed e’ questo il vero quesito, al crollo segua la costruzione di un modello nuovo e non il tentativo di rattoppare quello vecchio per poi riprendere a farlo funzionare.

Qui non si tratta di socialismo, di comunismo e nemmeno di una particolare rivoluzione spirituale (leggi “New Age”). Qui si tratta di capire che forse e’ da troppo tempo che ci facciamo prendere per i fondelli, che ci facciamo imporre – come se fosse l’unico possibile – un modello che, per quanto mi riguarda, e’ gia’ sopravvissuto fin troppo a lungo, un modello dove gode non chi ha di piu’, che gia’ sarebbe opinabile, ma chi, per questo, si permette di guardare gli altri dall’alto in basso.

La ricerca non deve smettere perche’ non e’ piu’ fondata sul guadagno (che poi… mi sembra che sia proprio uno dei settori piu’ colpiti quando c’e’ da tagliare): c’e il desiderio di vincere il malessere, di debellare le malattie, di guarire il prossimo e salvare chi e’ in difficolta’. Di avere condizioni di vita accettabili… per tutti. Riusciamo ad immaginare un mondo dove i laboratori di tutto il pianeta collaborino scambiando informazioni immediate, invece di competere per “arrivare primi” rivelando percio’ solo i risultati ormai raggiunti? Io scommetto che oggi ci sarebbero meno armi, meno malattie incurabili e molta piu’ umanita’.

E se questo non e’ sufficiente, se davvero ci sentiamo realizzati solo quando abbiamo piu’ del vicino… be’, noi e il pianeta abbiamo poco da stare allegri.

 

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