Modestia

Impara dagli errori fatti dagli altri.
Non vivrai mai abbastanza
per farli tutti da solo.
– Eleonor Roosvelt –


EinsteinLa creatività, l’inventiva, la genialità, sono doti che ognuno di noi vorrebbe avere.

Ci sono persone che non sono capaci di intraprendere alcuna azione se prima non sono corroborati dall’approvazione altrui. Costoro possono perdere occasioni anche importanti per cercare un eccesso di sicurezza. Si muovono solo se sono certe del risultato, quindi… quasi mai. Sognano di intraprendere azioni, di ribaltare il mondo, dicono “vedrete di cosa sono capace!”. Ma le loro intenzioni rimangono sempre allo stato di idee, sono sogni che non si trasformano mai in azione.
 
Ma è frequente anche l’opposto. Ci sono persone che agiscono sempre e solo di testa propria, sentendo di avere immancabilmente l’idea giusta, pensando di essere infallibili. Mio padre, ad esempio, soleva dire: “Non sono io ad avere sempre ragione: siete voi che avete sempre torto!” 😉

Non ci credete? Un classico esempio: quante persone ascoltano una frase detta da un amico senza dargli alcun peso, per poi magari leggere una massima quasi identica detta da una famosa personalità (se poi è trapassata è anche meglio :-P) e allora, magicamente, quelle stesse parole diventano degne di essere lette o ascoltate?
Pensateci, magari è successo anche a voi!

Ma da dove viene questa sicurezza? Certamente ciò che sappiamo non è nostra invenzione, al massimo è nostra elaborazione, parte da dati appresi nel passare degli anni. Abbiamo imparato da altri. E poiché ogni invenzione e scoperta è stata immancabilmente preceduta da molteplici errori e abbagli, abbiamo imparato soprattutto dagli errori di chi ci ha preceduto. Nessuno ha mai inventato qualcosa da zero, aveva sempre una informazione di base su cui costruire.

gatto che si specchiaE allora, quale arroganza ci permette di sostenere che non abbiamo bisogno di ascoltare gli altri, di non avere più nulla da apprendere da altre persone? Per quanto noi possiamo saperne, c’è sempre qualcuno che sa qualcosa in più di noi. Almeno c’è qualcuno che sa qualcosa che noi non sappiamo, che forse ci è solo sfuggito, ma c’è. Un qualcosa che può essere determinante, che può fare la differenza tra vittoria e sconfitta, forse addirittura tra vita e morte. E quel prezioso input magari non arriva da un maestro illuminato, di qualunque campo si stia parlando, forse è sulla bocca di chi non ti aspetteresti mai essere capace di darti un’informazione così importante.

Errare è umano, la paura di sbagliare non ci deve bloccare. Ma ben altra cosa è pretendere di sapere tutto, di avere tutti i dati e le capacità per fare a meno di chiunque, rifiutando a priori il confronto, i consigli, gli aiuti, perfino da chi è titolato a saperne di più.

La mancanza di modestia e l’arroganza possono provocare danni incalcolabili.

Cerchiamo di non dimenticarlo mai.

cuccioli

 

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La chiave di svolta: il “pilota automatico”

L’espressione “il pilota automatico” è stata da me associata alla condizione mentale di determinazione diversi mesi fa. Molte persone trovano questa associazione curiosa, a diverse di loro proprio non piace, forse per la parolina “automatico” che magari rende l’idea di una condizione poco umanizzata.

 

 

pilota automaticoIl “pilota automatico” de “l’aereo più pazzo del mondo”.

 

Ma cosa voglio dire con l’espressione “mettere il pilota automatico”?

Capita nella vita di attraversare periodi molto difficili, periodi in cui magari si è messi davvero a dura prova.

In genere, a quasi tutto c’è soluzione, ma spesso è una soluzione difficile da attuare perché richiede grande determinazione, richiede di essere portata avanti senza esitazioni, di non essere continuamente rimandata.
Quando sappiamo di dover far cambiare direzione alla nostra barca, ci riempiamo di dubbi, è comprensibile: sono decisioni molto “pesanti”, che lasceranno strascichi e segni molto a lungo, forse per il resto della nostra vita. Quindi è normale avere dubbi e timori. Il problema è che noi siamo portati ad avere dubbi anche quando sappiamo di aver preso la decisione più giusta. Decidiamo di andare in una certa direzione, sappiamo che è l’unica cosa da fare, ma quando si avvicina il momento nel quale attuare la svolta… i dubbi ci riassalgono e tutto è rimesso in gioco, possiamo arrivare a dirci “ma che stai facendo? Questa è una sciocchezza, torna indietro!”.

Ecco… sebbene i dubbi siano leciti e sani quando si deve prendere una decisione importante, smettono di esserlo quando la decisione è stata presa ed ha basi concrete, ovvero quando, semplicemente, la vicinanza del momento in cui dovremo stravolgere la nostra vita ci spaventa. Questi non sono più dubbi da “sana riflessione”, bensì “dubbi da paura”.

E qui entra in scena il “pilota automatico”, ovvero la ferma decisione – che si prende una volta e basta – di compiere quell’azione; non importano i dubbi che ci coglieranno, non importano le paure e i timori che verranno: la decisione è stata presa e l’azione sarà compiuta. Quando dubbi e paure saliranno inevitabilmente alla superficie, li si vivrà per quelli che sono: timori infondati del momento che si avvicina; pertanto senza permettergli più di rimandare ulteriormente quell’azione.

Credo che la vita, oltre a richiedere determinazione, richieda anche flessibilità, perché le condizioni che la circondano possono mutare suggerendoci di cambiare strada. Non dobbiamo continuare ciecamente sulla strada scelta “perché ormai è stata scelta”: se riconosciamo che non ci sta portando dove volevamo, dobbiamo essere pronti a cambiarla nuovamente. Ma questo è ovviamente subordinato all’aver apportato effettivamente il cambio di rotta che avevamo deciso. Non è possibile che lo preceda, altrimenti vuol dire che anch’essa è una pregiudiziale non fondata, dettata solo dalla paura.

Camion trasloco Un esempio chiarirà i possibili dubbi: se io, per qualsivoglia motivo, non posso più vivere in un determinato luogo, si farà sempre più spazio nella mia mente l’idea di trasferirmi altrove. Ad un certo punto tale decisione scioglierà i dubbi – leciti – che l’hanno anticipata: saprò in definitiva che devo trasferirmi. Mentre il momento di trasferirmi si avvicina, la paura dettata dal salto che sto per compiere si presenterà sotto forma di dubbio. Questo dubbio non è un dubbio “sano”, costruttivo, non poggia su nulla al di fuori della paura, quindi di esso non si deve tenere conto.
Compio il salto e mi ritrovo in un altro luogo. Qui posso trovarmi finalmente bene, ma potrebbe anche succedere di scoprire di essere caduto dalla padella alla brace, ovvero di trovarmi ancora peggio. In questo caso il dubbio di cambiare la decisione presa la volta precedente, ha di nuovo senso, il che non significa che quella decisione fu sbagliata, ma che evidentemente un’altra decisione adesso si impone. Continuare a stare nella brace perché ormai così si era deciso, sarebbe altrettanto dannoso che l’aver continuato a stare nella padella.
In ogni caso, quello che conta è l’aver agito: se le cose non vanno come si sperava, si cambierà di nuovo, ma almeno si sarà evitata la resa ad una vita fatta di rassegnazione e forse disperazione.

Alla strada giusta non si arriva rimanendo fermi.

strada

Ognuno è artefice del proprio destino

crolloNessuno sfugge all’imprevedibilità degli eventi e della vita. Ci sono persone che nascono e vivono in ambienti degradati, in situazioni quasi insostenibili. Gente che deve affrontare ogni tipo di difficoltà, da quelle finanziarie a quelle di salute. Rovesci di ogni genere, non predicibili, non evitabili, intralciano la nostra vita e il nostro cammino. Tutto questo potrebbe portarci a sentirci vittime predestinate di un ineluttabile destino a noi avverso.

Cosa significa allora essere artefici del proprio destino? Immagino che a volte sentirselo dire, in momenti di estrema difficoltà che ci si trova a vivere indipendentemente dalle proprie scelte e dal proprio valore, possa in qualche modo urtare, quasi a sentirsi presi in giro.

Ma “Essere artefici del proprio destino”, è la differenza che passa tra chi perde e non si rialza, e chi invece considera quella sconfitta come la perdita di una battaglia, ma non della guerra.

 

“Non sono mai stato povero – solo in ristrettezze economiche.

Essere poveri e’ uno stato mentale.

Essere in ristrettezze e’ solo una situazione temporanea.”

Mike Todd – Produttore di Broadway

mattoniReinquardare la propria situazione in un’ottica positiva, di sfida se vogliamo, ma mai di sconfitta definitiva, è la base su cui costruire il proprio futuro. La sfida passa attraverso il potere della scelta, l’azione, la determinazione. Come scrisse qualcuno sul mio stesso blog, ormai diversi mesi fa, “l’immobilismo diventa colpevolezza”.

Scegliamo la strada da seguire, iniziamo con il primo passo, insistiamo, e se proprio le cose non vanno, cambiamo strada, ma rifiutiamoci di stare fermi in una situazione di stagnazione che non può portare a nulla di buono.

Ogni scelta importante richiede coraggio, forza, volontà di rompere una routine che, per quanto difficile, troviamo rassicurante. Spesso richiede un sacrificio che pochi sono davvero pronti ad affrontare.

Giriamo al positivo un famoso detto popolare: non sappiamo cosa ci sarà domani, ma sappiamo ciò che possiamo lasciare oggi.

Castello di Chambord, Francia

Artefici, e non vittime

tigreIL CAMMINO DELLA TIGRE
di Paulo Coelho

Un uomo camminava nella foresta quando vide una volpe ferita. “Come può nutrirsi?”, pensò.
In quel momento, si avvicinò una tigre, con un animale fra i denti. Saziò la sua fame e lasciò alla volpe quanto era avanzato. “Se Dio aiuta la volpe, aiuterà anche me”, rifletté l’uomo.
Quindi tornò a casa, si chiuse dentro e rimase ad aspettare che i Cieli gli dessero da mangiare. Non accadde nulla.
Quando ormai era troppo debole per uscire e lavorare, comparve un angelo. “Perché hai deciso di imitare la volpe ferita? – domandò l’angelo – Alzati, prendi i tuoi attrezzi e imbocca il cammino della tigre”.


Commento di Wolfghost: non finiro’ mai di stupirmi per come persone che magari provengono da contesti sociali molto simili, forse perfino dalla stessa famiglia, reagiscano in modo differente a medesimi eventi.

C’e’ chi si lascia abbattere e passa il tempo a lamentarsi, sentendosi di volta in volta vittima del fato avverso, del “sistema”, di un Dio crudele, di qualcuno che ordisce trame misteriose alle sue spalle e contro cui e’ inutile intraprendere una qualsivoglia azione, e chi, invece, considera quanto avvenuto come una sfida o un incidente di percorso, valutando se ha sbagliato qualcosa, se puo’ porre rimedio, forse anche con l’aiuto di qualcuno, ma – in ogni caso – decidendo ad un certo punto di andare avanti comunque, perche’ la vita non interrompe il suo percorso mentre siamo chiusi nelle nostre camere a lamentarci o a inveire contro capri espiatori, veri o presunti che siano. Spesso anzi, queste persone, pur nel pieno della loro personale lotta, riescono a dare attenzione ed aiuto a loro volta, seppure nei tempi e nei modi che le circostanze permettono loro.

La vita va avanti: ci da’ il suo tempo, sta a noi scegliere come usarlo.

Personalmente sono arrivato al punto che, quando capisco che qualcosa non va, mi sento in una gabbia terribilmente stretta, dove le pareti si avvicinano sempre piu’ e l’aria diviene sempre piu’ irrespirabile… Allora, semplicemente, non riesco piu’ a rimanere passivo: lotto per risolvere quella cosa fino a quando, in qualche modo, non riesco ad uscirne. L’unica cosa che fino a quel punto mi da’ sollievo e’… l’azione, la sensazione di stare almeno provando con tutte le mie forze a cambiare le cose.

Non importa quanto si riuscira’ ad ottenere agendo, ma aspettarsi che i problemi si risolvano da soli o pretendere e sperare che arrivi qualcuno a trarci d’impaccio senza che noi facciamo nulla, magari nemmeno avere il coraggio di chiedere, e’ come aspettarsi l’arrivo di una lettera senza aver comunicato l’indirizzo di casa: scordatevi che arrivi.

Non si puo’ volere che entri aria fresca senza nemmeno fare lo sforzo di alzarsi e andare aprire porte e finestre.

volpe

E’ possibile farlo nell’anno nuovo

Voglio anche io lasciare il mio augurio di buon 2008 a tutti voi 🙂 e per farlo, uso le parole di Rodolfo di Maggio, che già vi ho presentato “qualche post fa’ “. Ho solo apportato qualche minima modifica, anno compreso naturalmente 😉

Un grosso abbraccio a tutti gli amici e una stretta di mano anche a chi non lo è, perché nella vita andare d’accordo con tutti è, in fondo, un’illusione…


E’ possibile farlo nell’anno nuovo (di Rodolfo di Maggio)

gatto andatoQuante e quante e quante volte ancora, ti chiedo di dirlo onestamente, ti sei prefissato cose nuove e più impegnative per l’anno che verrà? Quante promesse hai fatto, quanti propositi hai cullato nella tua mente, prendendo la fatidica scadenza del primo gennaio come quel momento “X” in cui scatterà una nuova vita, in cui inizierai ad avere più grinta e determinazione?

No, non dirlo, perché, come a tutti noi, ti è successo mille volte…
Si inizia qualcosa di nuovo e diverso – uno stile di vita alimentare più sano, ad esempio – e dopo alcune settimane ricadiamo nel precedente. Dopo anni spesi a fumare e sapendo cosa questo comporta per la salute, decidiamo di smettere. Ma perché non ci riusciamo? E l’elenco può continuare…

Cigni in voloSe è vero come lo è che le persone vincenti nella vita sanno cosa cambiare e cosa no, è anche vero che saperlo non basta; bisogna avere la forza, il coraggio di iniziare davvero e poi perseverare.

Chiunque tu sia, qualunque attività tu stia svolgendo, comunque sia stata la tua vita sino ad ora, ti è possibile cambiarla nella direzione in cui tu desideri, ma sai che volerlo non basta, è il primo passo ma deve essere l’inizio di un cammino, non un gesto isolato.

La palla è nel tuo campo, le carte sono state distribuite, la campanella è suonata e l’orologio sta ticchettando per scandire il tempo nella partita della vita. Sta a te scegliere quali abitudini cambiare, perché sono le tue abitudini che determinano la qualità della tua vita, se vivrai nella felicità e nel benessere oppure nel dispiacere e nella povertà. Noi creiamo le nostre circostanze tramite le scelte da noi compiute. Abbiamo sia la capacità che la responsabilità di compiere scelte migliori. Ad iniziare da oggi.

gatto e scimmiaNon è più tempo che ci serve, ne abbiamo avuto abbastanza. Non sono ulteriori riscontri quelli che ci servono, sappiamo cosa dobbiamo fare e il modo in cui farlo. Dobbiamo solo provare amore per noi stessi. Pensare che saremo capaci di trovare il tempo per mangiare correttamente, dormire bene, continuare ad imparare, esercitarci.

Valutare noi stessi, smettere di perdonarci o compiangerci per ogni errore compiuto ed utilizzarlo invece come insegnamento. Siamo esattamente dove la somma delle nostre esperienze ed azioni ci ha condotto sino ad ora. Solo apprezzando noi stessi potremo apprezzare gli altri. Dobbiamo amarci. Le cose che non vanno in noi, esteticamente o internamente, possono essere modificate se davvero lo vogliamo, ma dobbiamo voler bene a noi stessi, requisito fondamentale per poter volere bene agli altri.

Iniziamo ad avere successo con l’ammettere gli errori compiuti, consapevoli finalmente di aver imparato da questi e decisi a non ripeterli nel futuro. Sbarazziamoci delle cose inutili nella vita e impariamo a concentrare le energie nelle scelte importanti. Anche con l’obbiettivo ben chiaro in vista affolliamo le nostre esistenze con troppo rumore di fondo. Questo ci limita nelle scelte fondamentali.

Possiamo avere un miglior controllo della nostra vita nel decidere cosa ha diritto di stare sulla nostra scrivania, dentro il nostro computer, nei nostri armadi, nella nostra vita, nella nostra mente.
Solo facendo spazio per nuove cose possiamo arricchirci veramente. E torniamo alle cose fondamentali che creano la differenza. Esse sono: le scelte che compiamo, l’amare noi stessi e l’eliminare l’affollamento nella nostra vita. Ci vogliono ventun giorni, così dicono, per acquistare una nuova abitudine. Possiamo quindi iniziare.

Basta cominciare, senza continuare a voltarsi indietro.
Sorprendi te stesso: mostra il tuo vero potenziale e… buon 2008!!!

orsetti abbracciati

Scegliere di vivere, e di essere “grande”

Oggi sono finalmente riuscito a parlare con l’autore del presente articolo, Rodolfo di Maggio, ottenendo di buon grado di poterlo pubblicare sul mio blog. Sua è (credo) anche l’opera di traduzione del pezzo di Gerald Harrisbar “Cinque minuti per Napoleone”, che pubblicai qualche mese fa’. Conosco virtualmente Rodolfo da alcuni anni, grazie ad una pubblicazione on-line che teneva egregiamente e che, con mio grande disappunto, venne poi interrotta. Verrà a trovarmi sul mio blog e spero lasci anche traccia del suo passaggio… Vero Rodolfo? 😉

 


JACK LALANNE – Scegliere di vivere, e di essere “grande”.

JackLalanne

Questo e’ quello che ha fatto Jack LaLanne, nome che non dice molto agli italiani ma che appartiene a un volto visto tante e tante volte nei film.

Un volto che e’ quello del maestro e ispiratore di Arnold Schawerzenegger.

Un nome che e’ quello di un ragazzo magro, malato, che era lo zimbello dei suoi compagni di classe, dal peso di 43 chili, occhiali, apparecchio dentale e stampelle. Con un’immagine e una stima di se’ cosi’ basse che lo costrinsero ad abbandonare gli studi.

Un ragazzo che tento’ di uccidere il proprio fratello.

Un ragazzo per il quale l’orizzonte mostrava solo nubi molto scure.

Un ragazzo che un giorno partecipo’ ad una conferenza e fu cosi’ ispirato dalle parole che udi’ che si convinse che era possibile fare qualcosa per migliorare la sua disperata condizione.

Jack LaLanne consumava una quantita’ incredibile di zucchero, si nutriva male ed era afflitto da manie di persecuzione e idee di suicidio.

Un giorno la madre lo condusse a forza ad una conferenza di un nutrizionista, la sala era piena, e, con grande sollievo di Jack, che mal sopportava le altre persone, fecero per andare via.

L’oratore li vide e disse che non era mai successo che a qualcuno fosse impedito, dalla mancanza di posti a sedere, di assistere ad un suo discorso.
Chiese due sedie e li fece accomodare proprio di fronte al palco.

Jack avrebbe voluto sprofondare dalla vergogna, non solo era costretto ad assistere alla conferenza, ma quel che e’ peggio e’ che era di fronte a tutti quanti gli altri.

Le due ore che seguirono cambiarono la vita di Jack. Fu cosi’ ispirato da quello che ascolto’ che si convinse che era possibile fare qualcosa per migliorare le sue orribili condizioni fisiche.
Scelse di fare in modo che il suo futuro fosse migliore del suo breve passato.

E inizio’ ad esercitarsi. Due ore al giorno. Ogni mattina si alzava alle 5 e per due ore si esercitava. E continuo’ a farlo per tutta la vita.
Sta continuando anche ora, a ottant’anni suonati. [Nota di Wolfghost: Jack LaLanne ha 91 anni adesso, ed è ancora in movimento! ]

Jack e’ comparso in praticamente tutti i talk show d’america, Jack ha nuotato, ammanettato, dall’isola di Alcatraz fino alla baia di San Francisco, un’impresa definita impossibile e mai riuscita finora a nessun’altro.

Nel 1936 apri’ le prime palestre in America, dove e’ noto col soprannome di “Mr. Exercise”. Oggi Jack LaLanne puo’ battere uomini di 50 anni piu’ giovani di lui.

Jack e’ miliardario, in dollari, Jack e’ una leggenda.

Non vi e’ un sito che parli di lui, ve ne sono oltre quattromilacinquecento.

Digitate Jack LaLanne su un qualsiasi motore di ricerca e godetevi lo spettacolo di una fiaba dei tempi moderni, ma vera.

Non chiamate Jack LaLanne un culturista. Non e’ solo quello. Ha impiegato tutta la sua passione ed intelligenza verso un unico obbiettivo.

Ma lo ha fatto in maniera egregia.

In tutte le sue interviste (e ne troverete parecchie) da lui rilasciate, conferma una sola nota costante: ESERCIZIO fisico, due ore al giorno e poi basta, ma sempre, senza mai saltare una giornata, per oltre 70 anni.

Non e’ stato facile, e confessa che non e’ tutt’ora facile alzarsi alle cinque del mattino per farsi un’ora di pesistica e poi un’ora di nuoto (tanto per rilassarsi!) ma lo fa. In modo costante e continuo.

Non ci importa tanto il QI di Jack, ma quello che lui ha dimostrato, esempio vivente della determinazione tesa al raggiungimento dei risultati.

Per nessuno di noi e’ facile dare una sterzata e cambiare.

Ma il nostro destino e’ nelle nostre mani, solo e soltanto in quelle.

Possiamo iniziare la metamorfosi o continuare a sonnecchiare nelle nostre vere o presunte certezze e sicurezze.

Ma nel momento in cui decideremo di agire… In quel momento preciso… Nessuno potra’ fermarci.

Fate la scelta giusta e… sarete al vertice !

Rodolfo di Maggio



“Come rispondi alle sfide dopo che hai preso la decisione di cambiare la tua vita, determinera’ se raggiungerai i tuoi obbiettivi o se fallirai.” – Richard Curti

 

Il proprio potenziale – non tutto il male vien per nuocere

piccola vaccaLA PICCOLA FATTORIA E LA VACCA
di Paulo Coelho

Un filosofo passeggiava in un bosco con un discepolo, conversando sull’importanza degli incontri inaspettati. Secondo il maestro, tutto ciò che si trova davanti a noi ci dà un’occasione per apprendere o insegnare.
In quel momento incrociarono il cancello di una piccola fattoria che, malgrado si trovasse in un’ottima posizione, aveva un aspetto miserabile.
“Guardate questo posto,” disse il discepolo. “Avete ragione: ho appena imparato che tanta gente si trova in Paradiso, ma non se ne rende conto e continua a vivere in condizioni miserabili.”
“Io ho detto apprendere e insegnare,” ribatté il maestro. “Constatare ciò che accade non basta: è necessario verificarne le cause, poiché comprendiamo il mondo solo quando ne comprendiamo le cause.”
Bussarono alla porta e furono ricevuti da chi vi abitava: una coppia con tre figli, tutti vestiti con abiti stracciati e sporchi.
“Lei sta qui in mezzo a questo bosco, e non c’è nessun negozio nei dintorni,” disse il maestro al capofamiglia. “Come riuscite a sopravvivere?”
E l’uomo, tranquillamente, rispose:
“Amico mio, abbiamo una vacca che ci dà vari litri di latte tutti i giorni. Una parte di questo prodotto lo vendiamo o lo barattiamo nel paese vicino con altri generi alimentari. Con l’altra parte, produciamo formaggio, caglio, burro per il nostro fabbisogno. E così tiriamo avanti.”
Il filosofo ringraziò per le informazioni ricevute, contemplò il posto per alcuni istanti e poi se ne andò via. A metà del cammino, disse al discepolo: “Prendi la vacca, conducila fino al precipizio laggiù e scagliala di sotto.”
“Ma è l’unico mezzo di sostentamento di quella famiglia!”
Il filosofo rimase in silenzio. Non avendo alternative, il ragazzo fece ciò che gli era stato chiesto, e la vacca morì nella caduta.
L’episodio rimase impresso nella memoria del discepolo. Dopo molti anni, quando ormai era un imprenditore di successo, decise di tornare in quello stesso luogo, raccontare tutto alla famiglia, chiedere perdono e aiutarla finanziariamente.
Quale non fu la sua sorpresa nel vedere il luogo trasformato in una bella fattoria, piena di alberi fioriti, con una macchina nel garage e alcuni bambini che giocavano nel giardino. Si sentì disperato, immaginando che l’umile famiglia avesse dovuto vendere la fattoria per sopravvivere. Affrettò il passo e fu accolto da un fattore molto gentile.
“Dov’è finita la famiglia che viveva qui dieci anni fa?” domandò.
“Sono sempre i padroni della fattoria,” fu la risposta che ricevette.
Stupito, egli entrò in casa di corsa, e l’uomo lo riconobbe. Gli domandò come stava il filosofo, ma il giovane era troppo ansioso di sapere come fosse riuscito a migliorare in quel modo la fattoria e a sistemarsi tanto bene:
“Be’, avevamo una vacca, ma cadde nel precipizio e morì,” disse l’uomo. “Allora, per mantenere la famiglia, dovetti piantare erbe e legumi. Le piante tardavano a crescere e, così, cominciai a tagliare il legname per venderlo. Dovetti, pertanto, ripiantare gli alberi ed ebbi bisogno di comprarne degli altri. Comprandone degli altri, mi ricordai dei vestiti dei miei figli e pensai che, forse, avrei potuto coltivare il cotone. Passai un anno difficile, ma quando arrivò il raccolto avevo ormai cominciato a esportare legumi, cotone ed erbe aromatiche. Non mi ero mai reso conto del mio potenziale: meno male che quella piccola vacca morì!”


Commento di Wolfghost: non tutto il male vien per nuocere, capita che cio’ che puo’ sembrare una tragedia si riveli, sul lungo termine, una fortuna. Talvolta, se non ci decidiamo a fare qualcosa che dobbiamo fare, arriva qualcuno o qualcosa che ci costringe a muoverci. Ma non è sempre un filosofo saggio e lungimirante quello che incontriamo sulla nostra strada, potrebbe essere qualcuno che agisce per sua convenienza cercando di trarre profitto da noi, oppure qualcuno che è in buona fede ma che applica a noi un metro che, pur essendo adatto a lui, potrebbe essere disastroso per noi. Talvolta non arriva nessuno e, per inerzia, continuamo a galleggiare in acque stagnanti invece di dirigerci verso bellissimi e prosperosi lidi.
Non aspettiamo che qualcosa ci costringa, agiamo finché siamo in grado di farlo.


“Il procrastinare è una delle malattie
più comuni e più mortali
e il suo effetto nefasto sul successo
e sulla felicità è molto grande.”

Wayne W.Dyer