Un saluto… alle nostre automobili! :-)

Questo e’ un post strano perche’ e’ dedicato a… due automobili che hanno servito per tutta la loro vita (almeno quella che va dal 2005 fino adesso) me e mia moglie e che domani ci saluteranno 😦 Infatti abbiamo deciso di prendere una unica auto al posto di entrambe, visto che ormai hanno raggiunto i 110 mila chilometri e che in pratica si contano sulle dita di una mano le volte che le abbiamo usate in contemporanea. Ho calcolato che, con un auto sola, viaggiamo sui 2.000 euro di risparmio all’anno… non so per voi, ma a noi non sembrano pochi 😮

Purtroppo, nonostante le nostre simpatie per il distacco buddhista, ha gia’ iniziato a piangerci il cuore all’idea che domani le saluteremo per l’ultima volta 😦 C’e’ un pezzo di storia di tutti e due, prima singolarmente e poi assieme, su quelle auto. In particolare hanno visto nascere la nostra storia, la mia ha conosciuto anche mia madre prima che lasciasse questa terra, entrambe sono state fedeli compagne dei nostri viaggi.

Lo so, lo so, sono comunque oggetti inanimati e dispiacersi per doverle lasciare non ha senso, ma… fatecele salutare un’ultima volte e… speriamo che i loro prossimi proprietari le trattino bene e facciano fare loro ancora tanti e tanti chilometri… Sono nate per questo in fondo 🙂

Eccole qua: la blu e’ (ormai quasi “era”) la mia, quella grigia subito dietro, di mia moglie.

Ciao care, e grazie per i 220 mila chilometri complessivi di strada fatta assieme! 🙂

Aggiornamento di sabato 24 Marzo: Ed ecco qua sotto la nuova arrivata! 😛 Questa foto è stata fatta dal concessionario (in provincia di Varese) dal quale nel giro di un’oretta e mezza è uscita assieme a noi per compiere i suoi primi 200 e rotti chilometri fino alla sua nuova città 😉

E’ stato triste abbandonare là le nostre due auto, anche se almeno l’abbiamo lasciate in un parcheggio in mezzo al verde e in una bella giornata di sole 🙂 Già mi ero immaginato un oscuro parcheggio sotterraneo 😐

Comunque adesso… benvenuta Pandina! 😀

 

La rinuncia e il non-attaccamento nel pensiero buddista tibetano

Venerdì sera sono finalmente tornato da Bruxelles, in realtà sono solo stati pochi giorni ma… casa è sempre casa 🙂 E poi con tutti questi animaletti ad aspettarmi, compagna a parte naturalmente, come potrebbe non mancarmi? 😉

Tom, Julius e SissiVolevo brevemente parlarvi del concetto buddista di “rinuncia”. La rinuncia buddista, il “non attaccamento”, è stato spesso mal inteso e di conseguenza osteggiato dal mondo occidentale.
“Non attaccamento” non significa rinuncia ai piaceri e alla comodità come generalmente crediamo, forse anche perché condizionati dal pensiero cristiano; la rinuncia e il non attaccamento si riferiscono all’approccio mentale non solo a piaceri e comodità, ma a tutto, proprio tutto ciò che esperiamo in questa vita.
Poniamo che siamo riusciti finalmente a comprarci una TV LCD o al plasma da 42″. Un giorno, scaduta la garanzia, la TV si guasta e non abbiamo soldi per ripararla o comprarne un’altra. Ecco… è in questo momento che si capisce quanto siamo o meno “attaccati” ad essa: se siamo disperati per l’avvenuto, perché non possiamo più godere di questa TV, allora eravamo emotivamente e mentalmente attaccati ad essa, dipendevamo da essa, e il piacere che abbiamo provato quando siamo riusciti a comprarla non era che l’anticipazione, o se vogliamo perfino la causa, della sofferenza che proviamo adesso che non l’abbiamo più.
Non è lo “avere” a
d essere male di per sé, ma piuttosto il valore che consapevolmente o inconsapevolmente ad esso attribuiamo. In genere noi attribuiamo un eccessivo valore ad ogni cosa, questo causa attaccamento e l’attaccamento provoca sofferenza: sofferenza nel momento di perdere quella cosa, cosa che prima o dopo accadrà inevitabilmente, sofferenza e paura per il pensiero che questo potrebbe succedere.
Siamo capaci di godere delle nostre cose, delle nostre conoscenze, dei nostri affetti, della nostra stessa vita, senza essere attaccati ad esse? No, suppongo che pochi di noi lo facciano. Ma è la motivazione che conta. Forse non ci riusciamo per ignoranza, perché pensiamo che “non essere attaccati” significhi non tenere in conto i nostri oggetti, non amare davvero, non impegnarci, ma è proprio il contrario: è quando diamo il giusto valore, scevri da preoccupazioni e paure, a riuscire davvero a godere di ciò che abbiamo e ad avere le maggiori probabilità di ottenere ciò che vogliamo.
Anche se, forse, potremmo scoprire che, avendo dato loro il giusto valore, certe cose non le desideriamo più, e invece ne desideriamo altre alle quali in precedenza non pensavamo, come la serenità e la compassione.

tramonto a genova nervifoto mia: tramonto a Genova Nervi