Come previsto, il post precedente ha sollevato diversi dubbi a proposito dell’interpretazione della parola “adattamento” che è spesso stata percepita come sinonimo di “resa incondizionata” di fronte ad un sopruso che si sta subendo, quando invece ci si dovrebbe ribellare con rabbia. Uso ancora una volta il buon Coelho per meglio chiarire cosa intendo io per adattabilità ed accettazione. L’esempio è estremo, è vero, ma rendere un’idea è più facile con un’estremizzazione, dopodiché bisogna riportare il concetto alla nostra vita di tutti i giorni. Se è possibile infatti riuscire a dormire in una situazione drammatica come quella riportata, perché non dovremmo riuscirci anche nelle nostre vite e nei nostri drammi? Da un punto di vista logico non fa una piega, poi si sa… tra il dire e il fare…
RISPARMIANDO L’ENERGIA CHE RESTA
di Paulo Coelho
Due rabbini tentano, in tutte le maniere, di portare conforto spirituale agli ebrei nella Germania nazista. Per due anni, anche se con una paura terribile, ingannano la Gestapo – la temibile polizia di Adolf Hilter – e svolgono le funzioni religiose in varie comunità.
Alla fine vengono scoperti e arrestati. Uno dei rabbini, terrorizzato per ciò che può accadere nel futuro, non fa che pregare. L’altro, al contrario, passa l’intera giornata a dormire.
“Perché vi comportate così?”, domanda il rabbino spaventato.
“Per salvaguardare le mie forze. So che d’ora in avanti ne avrò bisogno”.
“Ma non avete paura? Non sapete che cosa può succedere?”.
“Ero in preda al panico fino al momento dell’arresto. Ora che mi trovo in questa cella, a che cosa serve temere ciò che è già successo? Il tempo della paura è finito. Ora comincia il tempo della speranza”.