Essere in cio’ che si fa

L’UCCISORE DI DRAGHI
di Paulo Coelho

uccisore draghiZhuangzi, un celebre autore cinese, racconta la storia di Zhu Pingman, che andò a cercare un maestro per apprendere il modo migliore per uccidere i draghi.
Il maestro addestrò Pingman per dieci anni, finché questi riuscì a sviluppare – alla perfezione – la tecnica più sofisticata per uccidere i draghi. Da quel momento, Pingman trascorse il resto della vita alla ricerca di draghi, in modo da poter mostrare a tutti la sua abilità: con sua grande delusione, non ne trovò nessuno.
L’autore della storia commenta: “Tutti noi ci prepariamo a uccidere i draghi e finiamo per essere divorati dalle formiche, ovvero dai dettagli, a cui non prestiamo mai attenzione”.

 



Commento di Wolfghost: Qualunque cosa tu stia facendo… falla pienamente! Si tratti perfino di stare seduto sul divano a guardare un film o dare l’acqua alle piante.
Chissà quante occasioni vengono perse per distrazione, perché nel frattempo si sta pensando alle “grandi cose” mentre magari l’input giusto per la soluzione ci sta passando sotto il naso proprio in quel momento!
Come sa ogni giocatore incallito, la partita – di qualunque gioco si tratti – di solito non finisce perché non si è bravi o preparati a sufficienza, bensì perché ci si distrae: un attimo solo e… tlak! vittoria compromessa!  😉
Ma… non è che spesso succede così anche nella vita? Tanta preparazione, tanta determinazione e poi “perdiamo il treno” perché non ci accorgiamo che “quello è il posto e quello è il momento”. Forse pensiamo che quando giunger
à “il momento”, ci saranno squilli di tromba e razzi bengala ad avvisarci. E chissà… a volte capita davvero così.
Ma di solito i “momenti buoni” si nascondono perfettamente in mezzo alle giornate ed ai percorsi qualunque.

 



Dove sta il parapioggia
di Paolo Coelho

ombrelloAl termine di dieci anni di apprendistato, Zenno pensava di poter già essere elevato alla categoria di maestro zen. In un giorno di pioggia, andò a trovare il famoso professore Nan-in.
Mentre entrava nella casa di Nan-in, questi domandò:
“Avete lasciato il vostro parapioggia e le vostre scarpe fuori?”“Ovviamente,” rispose Zenno. “È ciò che detta la buona educazione. Mi comporterei così in qualsiasi luogo.”
“Allora ditemi: avete messo il parapioggia a destra o a sinistra delle scarpe?”
“Non ne ho la minima idea, maestro.”
“Il buddismo zen è l’arte della coscienza totale di ciò che facciamo,” disse Nan-in. “La mancanza di attenzione ai piccoli dettagli può distruggere completamente la vita di un uomo. Un padre che esce di casa di corsa non può mai dimenticare un pugnale alla portata di suo figlio piccolo. Un samurai che non guarda tutti i giorni la sua spada finirà per trovarla arrugginita quando ne avrà più bisogno. Un giovane che dimentica di offrire dei fiori all’amata finirà per perderla.” E Zenno comprese che, benché conoscesse bene le tecniche zen del mondo spirituale, si era dimenticato di applicarle nel mondo degli uomini.

katz+adler

 

Psicologia: la coazione a ripetere

 

Poche cose sono cosi’ centrali nella psicologia e nella vita di ciascuno di noi come la coazione a ripetere.

errore ripetutoCredo che chiunque – o quasi – si sia chiesto almeno una volta nella vita perche’ lui stesso o comunque persone a lui vicine, facciano sempre gli stessi errori, incontrino sempre lo stesso tipo di persone. Ovviamente, molti anni fa ormai, me lo domandai anche io scoprendo che quell'enigma era in realta' ampiamente conosciuto e dibattuto non solo in termini psicologici ma perfino esoterici. Appena incontrai il principio della coazione a ripetere, ne rimasi dunque affascinato. E non poteva essere altrimenti.

La coazione a ripetere, ovvero coercizione a compiere ripetutamente le stesse azioni, e’ il principio per cui una persona cerca di superare qualcosa di irrisolto che affonda le radici nel remoto passato, rimettendosi nelle identiche circostanze che provocarono quell’antica difficolta’.

Spesso la coazione a ripetere e’ collegata ad un altro problema, ad esempio l’ansia abbandonica, ma sono in genere facce diverse della medesima medaglia.

Facciamo un esempio. Il bambino (o la bambina) che viene “abbandonato” quasi ogni mattina da una o piu’ figure genitoriali, che si allontana per andare al lavoro, puo’ vivere tale allontanamento come fosse un ciclico abbandono. Non e’ forse un vero trauma all’inizio, ma il ripetersi costante di tale allontanamento ne rende gli effetti spesso piu’ devastanti che un singolo grave evento, scatenante un trauma piu’ facilmente identificabile.

Una volta cresciuta, la persona cerca di superare la paura di quell’abbandono dimostrando a se’ stessa che riuscira’ a non essere lasciata. Ma per poterlo fare deve necessariamente, e inconsciamente, rimettersi in condizioni simili, ad esempio andandosi a cercare una relazione difficile, dove sia facile innescare una sensazione di “pericolo di rottura” che faccia riprovare quella antica sensazione di essere a rischio di abbandono. Addirittura e’ spesso la persona stessa a “guidare” la relazione verso la sua fine, per una sensazione di ineluttabile “ecco, ci risiamo” che la porta a vedere nel partner segnali di insofferenza o di tradimento che magari non hanno – almeno all’inizio – nessun fondamento.

Quello dello “abbandono” da bambini, e’ solo un esempio. Puo’ essere stata la mancanza di attenzioni e amore da parte di uno o entrambi i genitori a spingere l’ex bambino a cercare figure che ricalchino la figura genitoriale assente. Possono essere persone anche molto diverse, ma con il fattore comune di far percepire un “senso di instabilita’”, di potenziale “assenza”, che permetta l’identificazione con quel modello.

Nella coazione a ripetere si puo’ percio’ intravedere un tentativo addirittura positivo: quello di risolvere un dramma mai davvero superato. E’ molto difficile pero’ che essendo giunti cosi’ vicini allo… ineluttabile, questo cessi di essere tale, potendo essere cosi’ superato. Di solito si va incontro ad un’altra fine che rinforza, se non compresa, il desiderio di dimostrare a se’ stessi di essere in grado di sottrarsi ad essa.

E’ curioso notare che perfino nell’esoterismo si celano teorie simili, anche se spalmate su piu’ vite: c’e’ una lezione che bisogna imparare, e finche’ non la si apprende, si e’ destinati non solo al continuo ciclo di morte e rinascita, ma addirittura a quello del ritrovarsi davanti a situazioni simili a quelle gia’ vissute, situazioni che se non si ripresentassero, non offrendoci la possibilita’ di imparare, non potrebbero essere superate.

Uscire dalla coazione a ripetere non e’ semplice perche’, perfino sapendo di essere suoi schiavi, avendo per lo piu’ natura inconscia diviene difficilmente controllabile. Le emozioni e le antiche paure ed ansie assalgono chi la vive, al punto di prendere la guida delle sue azioni.

La strada e’ naturalmente quella della consapevolezza, del riconoscere il meccanismo del quale si e’ vittime e di essere capaci di “frenarsi”, sia quando il disagio si manifesta – evitando ad esempio di saltare troppo presto a conclusioni catastrofiche – che, gia’ in precedenza, nella scelta che si va a compiere, ad esempio per quanto riguarda il partner.

Ricerca spirituale e Vita

Da una nuova iscritta di Splinder, mi e’ arrivato il seguente messaggio che ho ritoccato qua e la, togliendo dati personali e tentando un riassunto. Spero che il risultato sia consono allo spirito del messaggio originale.

“Sono sempre stata una persona molto riflessiva, che si fa anche molte domande. Questo mio lato si è mostrato ancora di più quando ho dovuto affrontare una serie di problemi di salute. Da questa cosa è iniziata la mia ricerca spirituale. Nei primi tempi mi sono affidata, dietro altrui consigli, a libri che ho letto con attenzione lasciando perdere i miei interessi personali. Tuttavia in tutto questo sento una certa forzatura; pur interessandomi la materia di ricerca interiore e spirituale mi piacerebbe avere una visione più ampia e sapere, magari visto che anche tu hai intrapreso questo percorso quali testi hai iniziato a leggere, come ti poni nei confronti della realtà del mondo esterno, visto che tutto deve passare attraverso l’esperienza come dicono i grandi Maestri ad esempio Aivanhov, altrimenti tutto questo studiare non serve a nulla.”

tibetSono assolutamente in sintonia con quanto scritto nelle ultime righe dello scritto della nostra amica: ogni insegnamento, per divenire tale a tutti gli effetti, deve passare attraverso l’esperienza. Anzi, se l’esperienza – cercata o meno che sia &nd9ash; puo’ divenire insegnamento; il puro studio teorico, senza esperienza, no: esso lascia il tempo che trova. Infatti ogni grande maestro che si rispetti ammonisce a non prendere il suo insegnamento pedissequamente, per oro colato, bensi’ a “viverlo” a “sentirlo sulla propria pelle”.
La teoria e’ allora inutile? No. Diciamo che e’… propedeutica 🙂
Un buon insegnamento scritto si impara due volte: la prima volta con la mente, come informazione puramente mnemonica; la seconda… quando ci si accorge di stare vivendolo.
Naturalmente chi ha scritto libri di un certo spessore non e’ uno stupido, afferma generalmente cose importanti e incontrovertibili. Il problema e’ che fondamentalmente la vera conoscenza non puo’ essere trasmessa a parole, puo’ solo essere appresa esperendola sulla propria pelle. Quando questo avviene… ti guardi indietro, e ti ricordi le parole che avevi letto come se le “vedessi” solo ora per la prima volta. Il loro significato “mnemonico” e’ ovviamente il medesimo, ma stavolta le ha capite ed apprese “col cuore”.
Notate che qualcosa di simile avviene spesso con i genitori apprensivi: essi credono di poter risparmiare ogni errore ai loro figli tramite il loro insegnamento; ma cio’ non e possibile, perche’ certe cose si imparano solo attraverso l’esperienza personale.

siddhartaIl libro che piu’ di ogni altro rappresenta il mio pensiero su questo argomento, e’ il bellissimo Siddharta di Hermann Hesse. Immergersi nella teoria, senza fare esperienza – esperienza “vera”, di vita, non meditazioni, pratiche yoga o quant’altro – lascia un senso di vuoto o, peggio, di frustrazione, perche’ si sente che ci si sta impegnando tanto per ottenere poco.
Il protagonista del libro abbandona i suoi studi e le pratiche ad esso collegate perche’ sente che “manca qualcosa”, qualcosa senza il quale non potrebbe mai arrivare la’ dove si e’ prefissato di arrivare.
Questa cosa e’ la vita, e’ la sua esperienza.
Siddharta inizia un percorso di vita dove nulla gli manca: dall’esperienza amorosa a quella lavorativa.
Alla fine del suo percorso, che potremmo definire “naturale ma vissuto con gli occhi aperti”, Siddharta si “ritira” in un umile e tranquillo lavoro: il traghettatore su un fiume. Ma la saggezza che ha raggiunto diventa presto proverbiale venendo riconosciuta dalle persone con cui viene a contatto; cosi’ si sparge la voce del “maestro sul fiume”.

E’ stata utile a Siddharta la teoria da lui appresa per arrivare al suo stato finale? E’ probabile che la risposta sia “si”. Tutto lo e’ stato. La teoria e l’esperienza. Certamente mentre faceva esperienza, Siddharta trovava via via riscontro in cio’ che aveva precedentemente appreso. Ma solo allora esso diveniva reale parte di lui. Sua stessa essenza. Solo allora diveniva davvero utile.

Ci sono periodi della nostra vita, dove il richiamo alla nostra interiorita’, spesso dettato dalle nostre difficolta’ “esterne”, dal desiderio di capire cosa ci sta succedendo, e’ cosi’ forte che abbiamo bisogno di “nutrirci” di libri e lezioni positive, di qualcosa che ci aiuti a far chiarezza o, perlomeno, a ridarci un po’ di fiducia, superando cosi’ quei difficili momenti. Personalmente – ma sento che questa e’ anche storia della nostra amica, e’ anche storia di molti – superata la crisi, si “sente” che si deve tornare alla vita, la vita “normale”, quella “di tutti i giorni”, non necessariamente abbandonando la propria ricerca, ma evitando che sia “mutuamente esclusiva col resto della vita”. Il “ritorno alla vita” viene fatto nella consapevolezza, o almeno nella speranza, che stavolta la si vivra’ in maniera diversa. E’ la differenza tra il “vivere qui e ora” degli animali (ad esempio) e il “vivere qui e ora” delle persone “consapevoli”: il valore aggiunto e’ infatti la consapevolezza di cosa si sta facendo, del momento che si sta vivendo. E’ un “qui e ora” che si e’ scelto.
Si e’ insomma “tornati indietro”, agendo pero’ stavolta da “veri architetti della propria vita”.

“Le parole non colgono il significato segreto, tutto appare un po’ diverso quando lo si esprime, un po’ falsato, un po’ sciocco, sì, e anche questo è bene e mi piace moltissimo, anche con questo sono perfettamente d’accordo, che ciò che è tesoro e saggezza d’un uomo suoni sempre un po’ sciocco alle orecchie degli altri”
(Siddharta – citazione da Wikipedia)

 



NON BASTA RINUNCIARE
di Paulo Coelho

Conobbi la pittrice Myie Tamaki durante un seminario sull’Energia Femminile, a Kawaguciko, in Giappone. Le domandai quale fosse la sua religione.
“Non ho più religione”, rispose lei.
Notando la mia sorpresa, spiegò: “Sono stata educata a essere buddista. I monaci mi hanno insegnato che il cammino spirituale è una costante rinuncia: dobbiamo superare la nostra invidia, il nostro odio, le nostre angosce di fede, i nostri desideri”.
“Da tutto ciò sono riuscita a liberarmi, finché un giorno il mio cuore è rimasto vuoto: i peccati se n’erano andati via, ma anche la mia natura umana”.
“All’inizio ne ero contenta, ma ho capito che non condividevo più le gioie e le passioni delle persone che mi circondavano. È stato allora che ho abbandonato la religione: oggi ho i miei conflitti, i miei momenti di rabbia e di disperazione, ma so di essere di nuovo vicina agli uomini e, di conseguenza, vicina a Dio”.

torrente

Il controllo della paura e delle emozioni – L’amigdala

alligatoreL’amigdala è la parte più antica del nostro cervello. E’ una parte che abbiamo in comune perfino con i serpenti ed i rettili in generale.

Essa è una sorta di “memoria emotiva” la cui funzione principale è di memorizzare cio’ che è stato causa di dolore per poi eventualmente riconoscerlo e segnalarne la presenza affinché si possa reagire nel più breve tempo possibile allontanandosi dalla sua minaccia.

Cosa usa? La paura. Di fatto la paura è una reazione tutt’altro che dannosa. Anzi, guai se non ci fosse. E’ un campanello di allarme.

Per fortuna, nella società moderna le cause concrete di pericolo, che dovrebbero stimolare l’insorgere della paura, sono molto inferiori rispetto ad un tempo: non ci sono belve feroci, le vipere non sono poi così comuni, e, in fondo, nemmeno chi cerca di farci la pelle è frequente come in tempo di guerra.

litigioPurtroppo pero’ l’uomo ha una sorta di “masochismo innato” che deve in qualche modo mantenere :-P, ha finito allora per aggiungere all’elenco di pericoli concreti altre voci sulle quali i nostri avi si sarebbero fatti grasse risate: le paure – spesso infondate – di tradimenti del partner, i timori di fare brutta figura, un esame da superare, un approccio da tentare, un litigio per cause futili, un colloquio con un superiore.
Concentratevi e ne troverete a dozzine da soli.
Non dico che queste non siano cose importanti, ma… non dovrebbero arrivare ad essere causa di “paura”.

Ma, una volta ricevuto l’input (a proposito… “iNput”! Non “iMput”,come vedo scritto spesso! ;-)) di apprendere che anche queste sono cause di paura, l’amigdala fa scattare il suo allarme ogni volta che esse si presentano.
omicidaCosì noi, sull’onda dello stato emotivo alterato, ci ritroviamo a compiere azioni che in situazione di calma non faremmo. Azioni magari sproporzionate – come quella della signorina qua a lato  😉 – delle quali spesso ci potremmo pentire!

Ma c’è un istante, l’istante tra cui l’amigdala entra in funzione e quello in cui trasmette l’allarme, nel quale è possibile consciamente fermare quell’impulso e valutare se è il caso o meno di dargli credito.

Se non lo facciamo, al momento successivo la reazione diviene pressoché automatica. Cioé incontrollabile.

Non è facile. Come al solito serve una buona consapevolezza, ma… in fondo, non è vero che tutti sentiamo quando stiamo per reagire emotivamente? Non è forse per questo che i nostri nonni avevano ideato ad esempio il famoso metodo del “contare fino a 10”? Evidentemente già loro, senza sapere cosa fosse l’amigdala, si erano accorti che controllare le reazioni emotive, quali paura, ira, rabbia, era possibile, purché si agisse immediatamente.

Soprattutto per chi è spesso sottoposto a situazioni che possono provocare scatti d’ira, gelosia o altre emozioni tendenzialmente nefaste, vale la pena allenarsi a riconoscere e sfruttare questo prezioso attimo che precede la tempesta.

gatto arrabbiato

Esoterismo: La Tavola di Smeraldo, il principio dell’Alchimia

Uno dei testi più famosi dell’esoterismo, più precisamente dell’ermetismo (che, non me ne vogliano i puristi, definirei “alchimia occidentale”), è la Tavola di Smeraldo, attribuita ad una figura mitica – forse HermesTrismegistusnemmeno esistita nella realtà – di nome Ermete Trismegisto (“Hermes il tre volte grande”, poiché padrone dei segreti sapienziali che coinvolgevano corpo, mente e spirito) che, mentre la tradizione toccava varie civiltà, fu di volta in volta egizio, greco (il nome “Ermete Trismegisto” gli venne assegnato qua), arabo, romano, influenzando anche la Qabbalah ebraica. In pratica ogni civiltà occidentale e mediorientale ebbe un Dio o comunque una figura sapienziale che rappresentava Ermete.
A quando risale la Tavola di Smeraldo? Ovviamente nessuno lo sa’ con certezza, ma tradizione vuole che Ermete fosse contemporaneo di Mosé; egli incise le parole su una lastra di smeraldo usando la punta di un diamante, la moglie di Abramo (Sara) rinvenne poi la lastra nella sua tomba…

Ecco la traduzione della Tavola (tratta da Wikipedia, così come la foto di Ermete):

“È vero senza menzogna, certo e verissimo.

Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una. E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento. Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l’ha portata nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il fine di tutto il mondo è qui. La sua forza o potenza è intera se essa è convertita in terra. Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e con grande industria. Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori. Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l’oscurità fuggirà da te. È la forza forte di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. Così è stato creato il mondo. Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui. È perciò che sono stato chiamato Ermete Trismegisto, avendo le tre parti della filosofia di tutto il mondo.
Ciò che ho detto dell’operazione del Sole è compiuto e terminato.”

Le prime parole sono quelle che, personalmente, mi hanno sempre colpito maggiormente: “Ciò che è in basso” siamo noi e il nostro mondo materiale, “ciò che è in alto” è il mondo non manifesto, lo Spirito, e si comportano nello stesso modo perché così è la legge della cosa unica (chiamatelo Dio, Natura, Universo, Energia, come vi pare…). Ecco allora che ciascuno di noi, in potenza, ha Dio dentro di sé e può muovere le montagne con la forza della sua fede, può fare le stesse cose che fece Gesù e cose ancora più grandi (è lui stesso ad averlo detto, non è vero?); Gesù citò perfino la potenza insita in un singolo granello di senape e la fisica moderna ci ha dimostrato – in maniera anche drammatica – la potenza presente nei singoli atomi, sfruttando proprio questa unicità materia-energia, secondo il principio che esse sono solo due… punti di vista di “una cosa unica” (!).

Ecco perché, oggi, molte correnti spirituali tendono ad identificare lo Spirito con l’Energia.

candelaDi fatto la materia, noi, saremmo solo la “precipitazione” dello Spirito, dell’Energia”, in “agglomerati pesanti”, ma sempre da essa costituita. Ecco perciò il reale tentativo dell’Alchimia, ripresa e studiata perfino da Jung per la sua psicologia – intrisa, soprattutto negli ultimi anni della sua vita, di spiritualità – di ripulire la materia dai suoi elementi pesanti (il “piombo alchemico”) per ritrovarne lo spirito puro (lo “oro alchemico”), e infine portarlo – stavolta consapevolmente – sul piano materiale, ottenendo la “immortalità” (dell’anima o del corpo? Qualcuno sostiene che qualche alchimista si rese fisicamente  immortale, forse è troppo  ma l’influenza della mente sul corpo è sempre più riconosciuta…).

Jung intuì la pregevolezza del lavoro degli alchimisti, capì che l’eliminazione degli “elementi pesanti” era soprattutto un processo mentale di eliminazione delle sovrastrutture psichiche, degli scarabocchi scritti sul foglio bianco di una spiritualità in noi altrimenti congenita; gli alchimisti si servivano talvolta di metafore “materiali” (piombo, oro, sole, fuoco…) per nascondere precise operazioni di pulizia mentale aventi fine di ritrovare lo spirito puro. Non è, attenzione, solamente un ritorno allo stato primordiale di bambino o animale, ma un’operazione avente lo scopo di ritrovare lo spirito originale avendone stavolta consapevolezza e dunque potendone direzionare l’incommensurabile forza. Cosa che bambini e animali non fanno…

Bé, potrei continuare per ore, ma temo di dovermi proprio fermare, cosa dite? 😀

Alba sui monti

Vivere qui e ora

La lettura di un post sull’interessante blog di chokurei2, mi da’ lo spunto per parlare del famoso “Vivere qui e ora”.

“Vivere qui e ora” è uno dei passaggi esoterici più antichi e più difficili da comprendere in tutta la sua profondità, forse proprio perché apparentemente estremamente banale.

orologio Come ho già scritto spesso, noi siamo il nostro passato, e il nostro presente determina il nostro futuro, soprattutto in una società basata sul tempo come quella in cui viviamo.
Come è possibile allora non pensare al passato e non agire in prospettiva futura? Sembra una utopia, non è vero?

Faccio un esempio: se tu vuoi comprare una casa, dovrai per forza fare un’azione di pianificazione, ovvero una proiezione nel futuro. Altrimenti farai un disastro. Così devi agire per tante cose, alcune complesse, altre banali; perfino per fissare un semplice appuntamento devi pianificare pensando al futuro. Addirittura perfino per decidere l’ora a cui puntare la sveglia!  😀

Qualunque nostra decisione odierna, poi, siamo in grado di prenderla grazie alla nostra esperienza, pratica o teorica che sia. Ovvero grazie al nostro passato. Bisogna liberarci dei condizionamenti passati, è vero, ma altra cosa è ricordare consapevolmente: nel passato possono esserci infatti preziose risorse, esempi di vita che possono aiutarci a prendere una importante decisione nel nostro presente.

E allora come fanno tanti maestri spirituali a sostenere che si deve (e si possa) vivere nel presente? 😮

La verità, per me, è che “vivere nel qui e ora” non significa necessariamente non pensare a passato e futuro, ma essere “semplicemente” consapevoli di starlo facendo. Essere sempre consapevoli.

meditazione Se tu siedi e non pensi a nulla, stai meditando. Se tu siedi e ti “perdi” nella musica che ascolti, stai meditando. Se tu siedi e ti perdi nel lavoro che stai compiendo, stai vivendo nel qui e ora. Se ti siedi (ma puoi anche stare in piedi, eh! ;-)) e ti perdi nella pianificazione di un evento futuro, ad esempio l’acquisto della casa… stai meditando, sei nel “qui e ora”, perfino se stai pensando al futuro.

“La consapevolezza del momento presente” è “vivere qua e ora”, perfino se il momento presente è ricordo necessario del passato o proiezione indispensabile nel futuro.

“La vita è quella cosa che ci accade mentre siamo impegnati a fare altri progetti”, scriveva Anthony De Mello. Sembra in contrasto con quanto ho appena affermato, non è vero? Ma poni l’attenzione sulla parolina “altri”, “altri progetti”… se il progetto è indispensabile al proseguo della vita, allora esso stesso ne fa’ parte, per questo ho scritto “ricordo necessario” o “proiezione indispensabile”; non è un “altro” progetto. Fa parte del progetto stesso della tua vita.

“Altro progetto” è quando, non essendo consapevole di cosa stai combinando… non combini nulla, né nulla porti a termine, poiché permetti alla tua mente di saltare di palo in frasca, di non avere un minimo di concentrazione, di essere preda di qualunque foglia che cada nel giro di 100 metri o, peggio, del continuo frullare della tua testa.

Se stai camminando per strada e hai il dubbio che una persona che ti ha appena incrociato forse ti ha salutato (ma chissà chi diavolo era)… allora forse non stai vivendo nel presente. Certamente non ne sei consapevole.

goccia

Liberta’ dalle catene mentali – L’elefante e la corda

L’ELEFANTE E LA CORDA
di Paulo Coelho

elefante circoEcco il sistema adottato dai domatori del circo per fare in modo che gli elefanti non si ribellino mai. E io sospetto che questo succeda anche con molta gente.

Ancora piccolo, l’elefantino viene legato con una grossa corda a un palo saldamente conficcato nel suolo. Egli tenta di liberarsi più volte, ma non ne ha le forze sufficienti. Dopo un anno, il palo e la corda sono ancora sufficienti per tenere legato l’elefantino. Egli continua nel suo tentativo di liberarsi, senza riuscirci.

A questo punto, l’animale comincia a capire che la corda sarà sempre più forte, e rinuncia ai tentativi. Quando arriva all’età adulta, l’elefante si ricorda ancora che, per molto tempo, ha sprecato invano energia tentando di liberarsi. A questo punto, il domatore potrebbe anche legarlo con un filo sottile a una scopa, comunque l’elefante non cercherebbe più di liberarsi.


Commento di Wolfghost: Come consuetudine, uso un racconto di Coelho per avere uno spunto di riflessione. Ognuno di noi e’ condizionato fin dall’infanzia, anzi soprattutto nell’infanzia, in misura piu’ o meno ampia. Siamo stati abituati a non protestare, ad esempio, a non far valere le nostre ragioni, a sentirci in colpa per le nostre legittime aspirazioni ad ottenere cio’ che sogniamo; diritto datoci – se non altro – per il solo fatto di essere umani. O, al contrario, ci e’ stato fatto credere che solo imponendosi con la “forza”, con le urla e gli strepiti, senza mostrare mai alcuna umana debolezza, si possa ottenere qualcosa nella vita.
Ormai da tanti anni vado ripetendo che il genitore e’ il “mestiere” piu’ difficile del mondo, basta poco per segnare la crescita e la futura vita di un bambino. Lo stesso, anche se forse in minore proporzione, vale per la societa’ in generale, con gli insegnanti nelle scuole, i gruppi di amici, i mass-media e via dicendo…
Un buon “insegnante di vita” deve avere amore ma anche una minima dose di distacco per poter oggettivamente trasmettere i giusti messaggi. Se manca l’amore o le sue dimostrazioni, gli altri verranno trattati in maniera “fredda” e a poco varranno gli insegnamenti a parole, perfino se “tecnicamente” corretti, poiche’ la mancanza d’amore crea danni profondi, difficili da rimediare. Sara’ una mancanza sentita molto a lungo, in qualche modo perfino ricercata allo scopo di superarla, attraverso i meccanismi noti della dipendenza affettiva e della coazione a ripetere. Altresi’, anche la mancanza di quel distacco necessario a mantenersi oggettivi nell’insegnamento, rischiera’ di provocare gravi danni, poiche’ l’invadenza della iper-protettivita’ non permettera’ al bambino di crescere ed evolvere verso la propria indipendenza. In ultimo, quel bambino rischiera’, da adulto, di essere incapace di assumersi veramente la responsabilita’ delle proprie azioni, trovando sempre qualche motivo per rimandare le scelte o qualche capro espiatorio per poter dire “non sono io il responsabile”.
Spezzare quel legame, che come scrive Coelho e’ infine solo nella nostra testa, diventa via via sempre piu’ difficile. Occorre a quel punto prendere consapevolezza delle corde che ci legano internamente, riconoscerle come sbagliate, e scioglierle, con pazienza, attenzione e coraggio, giorno dopo giorno. E poiche’ molte di queste corde agiscono solo a livello inconscio, cio’ diviene un arduo percorso. Un percorso che spesso si accetta di percorrere solo quando si e’ costretti dalle evenienze del caso, talvolta pagando un alto prezzo, che pero’ non pagare significherebbe perdere definitivamente il potere di essere artefici della propria vita, lasciandola cosi’ nelle mani di chi, spesso senza ritegno, la usera’ manipolandola come piu’ gli conviene.

P.S.: la prima foto viene spesso utilizzata nelle battaglie contro lo sfruttamento degli animali nei circhi. Inutile dire che mi associo a tali battaglie, in particolar modo quando tali animali subiscono degli evidenti maltrattamenti al fine di… farli collaborare.

elefanti

L’esperienza del teatro

Ieri ho partecipato ad una dimostrazione teatrale tenuta dalla compagnia “Waltersteiner” (http://www.waltersteiner.it) in pubblico.
Non sono un attore, ne’ ho le conoscenze del settore che sarebbero necessarie per esprimermi “tecnicamente” sul lavoro fatto; sto solo seguendo, per scopi di crescita personale, uno dei corsi che ciclicamente tengono e che chiamano “laboratori di ricerca”.

waltersteiner Cio’ che mi preme, e’ rilevare l’aspetto psicologico e umano di tale esperienza, valida proprio perche’ arriva da un “principiante”; spesso, chi e’ dentro le cose da tempo, chi e’ cresciuto dentro di esse a poco a poco, perde la visione dello sforzo e dei risultati che sta’ ottenendo, sforzo e risultati che appaiono invece evidenti a chi li segue da poco tempo.

Premetto che ho probabilmente sentito meno l’emozione rispetto a molti degli altri “allievi” (termine che mi fa’ un po’ sorridere, ma non ne trovo altri :-)) grazie al fatto che, per motivi di lavoro, ho gia’ dovuto tenere diverse presentazioni tecniche – tra l’altro in lingua diversa dalla mia – davanti a platee anche numerose (100 e piu’ invitati da tutto il mondo); esperienza ovviamente molto diversa, ma che comunque serve “a formarsi” nell’impatto col pubblico. In particolare riporto la frase di un’altra allieva che, alla fine di una delle performance, ha esclamato con evidente piacere “Oh! I primi applausi della mia vita!” 😉

teatro Intanto una premessa: perche’ alcuni mesi fa’ scelsi di fare questo corso? Be’… volevo investire su qualcosa che ampliasse i miei orizzonti, sia in termini di nuove conoscenze che di crescita personale, per cui mi “guardai attorno” e, insieme ad altre possibilita’, trovai e valutai questo corso.
Avendone saltato la presentazione, chiesi ed ottenni di poter assistere al primo giorno in qualita’ di osservatore, proprio al fine di decidere se iscrivermi o meno. Bastarono 5 minuti per farmi propendere per il “si”. Trovai e trovo tuttora affascinante quanto questo lavoro peschi nell’animo umano, lavorando sulla consapevolezza dei gesti, del respiro, sull’apertura e la fiducia nelle altre persone, sul necessario lavoro di destrutturazione di quelle immense “sovrastrutture mentali” che in ognuno di noi si formano e aumentano via via che gli anni passano. Rimasi colpito da quanto pertinente fosse questo lavoro con certi concetti di consapevolezza e attenzione che avevo gia’ trovato in pratiche come lo Yoga, la Meditazione o nelle moderne forme di psicologia come la PNL, sia da un punto di vista mentale che fisico (perche’, guardate… tornare a “svincolare” i muscoli dalla stretta mentale e’ tutt’altro che facile!).

Il gruppo della Waltersteiner e’ molto compatto, c’e’ un grande spirito d’unione tra di loro. Soprattutto colpisce la professionalita’ unita alla grande passione verso questo lavoro, che, tra l’altro, e’ necessariamente un “secondo” lavoro (tra virgolette perche’ in termini di impegno e’ probabilmente il “primo” per molti di loro). In prossimita’ delle loro performance e spettacoli, non esistono sere, non esistono domeniche, ma non c’e’ un vero “sacrificio” – non nei termini di “sofferente impegno” con cui di solito lo si intende – perche’ fanno cio’ che amano fare.
Tanto per citare un episodio, ieri mi hanno colpito le parole di una delle attrici, Elena, che raccontava di quanto fosse dispiaciuta per non aver potuto partecipare alla dimostrazione a causa di un lieve infortunio nelle prove della settimana precedente e di come fosse gia’ protesa e ansiosa di recuperare il prima possibile per essere presente nella seguente. Non sono state tanto le parole (“questa e’ la mia vita”, diceva con grande partecipazione), quanto l’atteggiamento, a dimostrarne con evidenza la veridicita’.

Io spesso parlo di determinazione, amo citare le parole di Anthony Robbins quando sostiene che non ha mai visto nessuno arrivare al successo trascinandosi stancamente (di qualunque campo si stia parlando). E non parlo di successo in termini di fama, quanto piuttosto di successo nel riuscire a fare, a vivere, cio’ che si vuol fare e vivere. Quanti di noi dicono “mi piacerebbe…” ma poi concretamente non fanno nulla per trasformare le proprie aspirazioni in realta’?

clementedavid La determinazione e la passione – unita, e guardate che e’ rarissimo da trovare quando c’e’ passione, alla mancanza di competizione tra loro – sono proprio cio’ che piu’ del resto mi ha colpito nel loro gruppo, a partire dai fondatori del gruppo – Clemente e David (nelle due foto qua a lato) – che nel 2001 decisero di provare a realizzare quello che per loro era solo un’idea o, forse, un sogno.

Per ora mi fermo qua, perche’ ognuno di loro ha personalita’ e caratteristiche cosi’ peculiari che dovrei perlarne per pagine e pagine…

Personalmente, a parte la lezione del loro impegno che e’ poi cio’ che mi ha colpito principalmente, sto traendo da questa esperienza l’opportunita’ di mettere in pratica conoscenze che altrimenti sarebbero forse rimaste al solo livello teorico, nonche’, ovviamente, impararne di nuove. Mettersi in gioco, in qualche modo, e’ sempre importante, altrimenti non si potra’ mai davvero sapere qualcosa di concreto su se’ stessi, poiche’ solo dall’obiettivita’ dell’esperienza si puo’ avere un’idea oggettiva di come siamo fatti. Nell’isolamento della nostra mente possiamo raccontarci tutto e il contrario di tutto senza tema di essere smentiti, potendo arrivare infine a crederci molto diversi da come siamo in realta’ .
E’ solo “portandosi fuori da se’ stessi”, mettendosi in gioco, che si puo’ davvero conoscere il proprio valore e continuare a crescere.

foto del gruppo degli attori della Walter Steiner
I persiani

Consapevolezza

panorama dalla Madonna della Guardia (GE)Nella tua subcoscienza dimorano note inconciliabili che ti costringono alla dissonanza. Ma perché volgi lo sguardo a ciò che è morto? Perché ti occupi di defunti?
<< Lascia che i morti sotterrino i loro morti >>, e volgiti, o Magnifico, al Bello del presente che cerca svelamento.
Se resisti a quel sibilo di cembalo discorde che affonda nella macina del tempo, hai vinto la discrepanza, per cui ti riuscira’ facile intonarti sulla nota cristallina del grande Musico.
Raphael, da "La Triplice Via del Fuoco"

altare Belvedere - Madonna della GuardiaLa consapevolezza di se’ stessi nel momento presente e’ in pratica la chiave di ogni percorso misterico in ogni tempo e in ogni luogo. Che si parli di Buddhismo, Zen, alchimia occidentale, Cristianesimo (pensiamo a Meister Eckart ad esempio), Sciamanesimo, Sufismo, Tao, Tantra o ai Sapienti dell’antica grecia, il risvegliarsi nel "qui e ora", l’essere presenti a se’ stessi e nelle proprie azioni, e’ l’arte fondamentale.

Panorama dalla Madonna della Guardia3Al di la’ delle diverse terminologie e riti, il "Risveglio" non e’ altro che questo: essere presenti a se’ stessi. Da qui iniziano tutte le Vie, da qui inizia la propria trascendenza. Siamo abituati a pensare che questo Risveglio, questa Trascendenza, siano qualcosa di irraggiungibile, di inarrivabile, qualcosa insomma a cui solo pochi "eletti" possono aspirare. E questo ce ne spinge distanti.

Bosco - Madonna della GuardiaMa quando siete completamente assorbiti da un bel brano, quando siete un tutt’uno con esso, dimentichi del vostro passato, delle vostre tribolazioni, di ogni cosa, quando esistete voi e cio’ che state facendo (ascoltare musica in questo caso), be’, forse voi non lo sapete, ma siete in piena meditazione, state trascendendo voi stessi (il vostro ego). "Perdersi in cosa si sta’ facendo", senza attenzione ai risultati, alle aspettative, e senza il disturbo del passato, e’ in realta’ un ritrovare se’ stessi.

Panorama dalla Madonna della GuardiaAl posto della musica potete mettere qualunque cosa. Anche le cose piu’ inaspettate. Il lavoro riesce meglio se non siete in ansia per il risultato; problemi col sesso? Molto probabilmente non riuscite a lasciarvi andare, per condizionamenti o brutte esperienze del passato o – di nuovo – perche’ troppo  concentrati sul risultato (da dove pensate arrivi la famosa ansia da prestazione?).

Santuario - Madonna della Guardia (GE)Non vi sto’ parlando di diventare "Eletti", "Risvegliati", non mi interessa. Sto’ parlando di vivere un presente che e’ li’, a vostra disposizione, che aspetta solamente che qualcuno lo sveli… e lo viva. Il piu’ grosso inganno, e’ credere che sia una cosa difficile.

Volete che accadano miracoli? Guardatevi attorno, probabilmente sono alla vostra portata e nemmeno ve ne rendete conto.

"Non è quanto si possiede, ma quanto si assapora a fare la felicità." – Charles Spurgeon

foto mie: Madonna della Guardia (GE)

Ispirazione

"Quando sei ispirato da alcuni grandi propositi, da qualche progetto straordinario, tutti i tuoi pensieri rompono le loro catene. La tua mente trascende le limitazioni, la tua consapevolezza si espande in ogni direzione, e scopri te stesso in un nuovo, grande e magnifico mondo. Forze sopite, facolta’ e talenti prendono vita, e scopri te stesso essere una persona di gran lunga piu’ grande di quanto tu abbia mai sognato essere." – Patanjali, Filosofo indiano – Yoga-Sutras

corpiChi non ha mai provato, almeno una volta nel corso della sua vita, l’esaltante stato d’animo descritto da Patanjali? Solitamente e’ stato un evento, un incontro, qualcosa che si e’ parato fortuitamente sul nostro cammino a donarcelo. O almeno cosi’ pensiamo. Di solito ci danniamo per qualcosa che non abbiamo o che che abbiamo perso. Qualcosa che abbiamo desiderato cosi’ tanto da pensare che senza di esso la nostra vita non e’, o non sarebbe piu’ stata, degna di essere vissuta.

Eppure, se ci riflettiamo, la magia accade nella nostra mente. E’ la nostra mente. Perfino quando quel qualcosa che funge da ispirazione non e’ attorno a noi, o non e’ stata raggiunta, la nostra mente la ricrea dentro di noi; puo’ essere immagine, suono, sensazione… Il gatto e la lunapuo’ essere qualcosa che non si riesce a definire, ma quel qualcosa e’ come se fosse sempre li’, presente, a spronarci. Siamo noi, nel momento in cui abbiamo deciso di farci coinvolgere da quel sogno, da quella musa ispiratrice, chiunque o qualunque cosa essa fosse, che abbiamo acceso la forza incontenibile della ispirazione. Noi in quel momento abbiamo visto qualcosa che di solito non notiamo e raccogliamo. Noi non ne siamo di solito coscienti, ma il nostro stato d’animo, la nostra determinazione, la nostra voglia di sognare, il coraggio di affrontare le nostre paure, lo spirito di reazione nelle avversita’ e nel rompere gli schemi negativi che ci affliggono, contribuiscono enormemente al fatto che quel qualcosa di straordinario avvenga.

Ogni sogno che tramuta in realta’, parte sempre da noi e dalla nostra mente. Ogni ispirazione nasce Warming Up for the Nightprima di tutto dall’anima che la esperisce.

Coltivate i vostri sogni, lottate contro la vostra inerzia, i vostri blocchi, la paura di risultare forse ridicoli. Agite perche’ quei sogni possano divenire realta’. Forse non avverra’, e rimarranno solo bellissimi sogni, ma se non lo fate, la possibilita’ che si realizzino sara’ davvero minima.

Voi siete la vostra prima ispirazione…

"Aspettiamo tutti questi anni per trovare qualcuno che ci comprenda, pensai tra me, qualcuno che ci accetti come siamo, qualcuno con un potere magico che sappia trasformare le pietre in luce solare, che ci porti felicità nonostante le controversie, che possa far fronte ai nostri draghi notturni, che ci possa mutare nelle anime che scegliamo di essere.
Soltanto ieri ho scoperto che quel magico Qualcuno è la faccia che vediamo nello specchio: siamo noi, e le nostre maschere casalinghe.
Dopo tutti questi anni, c’incontriamo finalmente…
Pensate un po’."
Richard Bach, "Via dal Nido."