Oggi pensavo che uno dei peggiori peccati dell'essere umano è l'ambizione. E' incredibile pensare a cosa gli uomini sono capaci di fare per primeggiare sui propri simili. Quante cattiverie, quante malvagità, sono state commesse e vengono ancora commesse nel tentativo di essere o perlomeno apparire come "i primi".
Siccome però una caratteristica della nostra specie è la "auto-flagellazione", ovvero il gusto di trovarsi la maggior parte possibile di colpe vere o presunte (anche per la nostra onnipresente arroganza nel voler sempre essere primi, sia nel bene che nel male), è mio costume "interrogare" sempre la Natura, ovvero capire se una "presunto errato comportamento" è proprio del genere umano oppure se è presente di suo in Natura.
Bene, forse avrete già capito dove voglio arrivare… Certamente no: non c'è bisogno dell'uomo per trovare ambizione. In molte specie animale si trovano lotte, anche con spargimento di sangue e morte, per la supremazia nel proprio gruppo o del proprio gruppo su quelli vicini. Perfino molte piante cercano di togliersi la luce e il nutrimento reciprocamente.
Però… c'è un però. In Natura tale lotta per la supremazia ha un significato ben preciso: la prosecuzione della specie e la sua evoluzione. E' il leone più forte quello libero di riprodursi, ad esempio.
Nell'uomo queste motivazioni hanno subito una deriva: quasi mai infatti, almeno nelle nostre nazioni occidentali, l'ambizione ha scopi di sopravvivenza o riproduzione. Potremmo pensare che in fondo anche lo "apparire" abbia scopo di conquista sul sesso opposto, e dunque legato al piacere e conseguentemente alla riproduzione, ma è evidente che spesso così non è. Spesso chi cerca di prevalere lo fa in ambiti "fini a se' stessi", che non possono portare ad alcuna "conquista fisica". Eppure c'è chi è pronto a distruggere gli altri per prevalere.
Allora cos'è che spinge una persona in tale direzione? Bé, io credo che dietro ci sia una "ridirezione dell'obiettivo".
Nel corso del tempo, a causa dell'educazione della nostra civiltà, abbiamo perso le motivazioni "primarie", sostituendole con altre… fittizie. D'altronde c'è anche una ragione evidente in tutto questo: la competizione per "dominare" sugli altri, per essere i "capo-branco", porterebbe a continue guerre, porterebbe alla quasi impossibilità di costituire gruppi sociali numerosi. Re-indirizzando gli obiettivi invece, gli sforzi e le "battaglie" divengono inutili, se viste nello spirito originario della Natura, ma perlomeno – nelle intenzioni delle società – evitano risultati cruenti.
Peccato che come spesso avviene, allontanandosi dalla Natura i risultati sono spesso impredicibili, ed ecco infatti che molte persone puntano la loro vita su attività e obiettivi davvero "virtuali", un po' come se si limitassero ad applicarsi ad un videogioco, anziché vivere.
Ovviamente la mia non è un'esortazione a… prendere una clava e iniziare a colpire a destra e a manca, ma piuttosto un tentativo di presa di coscienza: va bene scegliere i propri obiettivi, ma cerchiamo sempre di dare loro il giusto peso, senza, in fondo, prenderci troppo sul serio.