Dipendenze Affettive (estratto da uno scritto di Piero Priorini)

 

Lungo, ma vale la pena…

[…] Alcune domande fondamentali che ho imparato a rivolgere a coloro che si rivolgono a me per curare una supposta ferita d’amore, sono quelle relative alla descrizione del proprio compagno e delle esperienze vissute insieme. Quasi sempre c’è incompatibilità d’anima, mancanza di rispetto, progettualità diverse se non addirittura opposte, bisogni e desideri che non possono essere condivisi. E scarsi, se non assenti, sono stati i momenti di comunione profonda e di soddisfazione reciproca.

Perché allora continuare?

Perché tormentarsi nella speranza che le cose possano cambiare quando il supposto cambiamento è stato solo desiderato, sognato, immaginato ma mai sperimentato come possibile?

Perché non poter chiudere e allontanarsi, magari tra mille turbamenti, ma con la consapevolezza di una fine che era inevitabile per il rispetto di entrambi?

Perché restare sul posto, immobili… spesso indifferenti agli insulti e agli oltraggi… amplificando il proprio dolore a dismisura in una sorta di delirio sacrificale il cui orrore è pari solo alla sua inutilità?

E – soprattutto – perché questo stato di cose sembra non avere mai fine? Non essere limitato entro un ragionevole lasso di tempo entro il quale valutare le effettive opportunità di cambiamento…

Una osservazione superficiale potrebbe far ritenere il fenomeno dovuto alla minore capacità degli uomini e delle donne moderni di sopportare qualunque tipo di frustrazione, e di stabilire perciò dei legami di dipendenza non essendo semplicemente in grado di accettare il rifiuto di sé.

Ma non è così. Anzi… si potrebbe affermare addirittura il contrario: e cioè che la dipendenza si stabilisce appunto perché c’è il rifiuto. Se non ci fosse, quasi sempre il supposto amore finirebbe in un lasso di tempo incredibilmente breve.

Per quanto paradossale possa sembrare, la dipendenza si alimenta del rifiuto, della negazione di sé, del dolore implicito nelle difficoltà e cresce in proporzione inversa alla loro irrisolvibilità.

Quello che seduce è la lotta.

Quello che incatena – per usare le parole della psichiatra milanese Marta Selvini Palazzoli – è l’Ibris, cioè a dire la ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela. La presunzione di riuscire prima o poi nella vita a farsi amare da chi proprio non vuole saperne. O, secondo una serie di specifiche variabili, di riuscire a curare chi non può o non vuole essere curato, di salvare chi non può o non vuole essere salvato.

Ma ancora una volta, contrariamente a quello che può ritenere il buon senso comune, questa compulsione ad oltranza che spinge gli affettivo-dipendenti a permanere nella proprie inutili battaglie, non è determinata da una sorta di masochismo psichico. Non è il piacere per le proprie sofferenze che motiva tutte queste persone, bensì proprio l’opposto: la speranza inconsapevole di saturare una vecchia ferita. Di guarire da un male antico.

Perché il rifiuto, l’abbandono, la svalutazione di sé, l’umiliazione, hanno già fatto parte della loro vita emotiva; in un modo o nell’altro sono state queste le esperienze cruciali che hanno caratterizzato il delicato periodo formativo della loro personalità. Che ne è stata segnata!

In un’epoca in cui l’autonomia emotiva e la piena coscienza non potevano ancora essersi formate ci sono state laceranti esperienze di rifiuto e di abbandono da parte di uno o di entrambi i genitori, come conseguenza delle quali i bambini sono cresciuti in una sorta di anestesia che nasconde però sia l’ambivalenza dolore-rabbia per il mancato riconoscimento d’amore, sia l’atroce dubbio di non valere poi tanto e di dover fare di tutto per essere migliori.

La crescita copre la ferita… ma la lascia insanata.

Quando poi, nella vita adulta, si presenta una situazione simbolicamente simile a quella precedentemente vissuta è come se fosse colta al volo l’occasione di ritualizzarla per tentare di sanare il passato attraverso il presente. L’intento dell’inconscio non è sciocco né tanto meno auto-distruttivo. Piuttosto è ingenuo nel suo presumere di poter dimostrare una volta per tutte la propria disponibilità affettiva e il proprio valore, di conquistare (curare o sanare) l’essere tanto amato ma mai conquistato, e di venir così risarcito di tutto l’amore mancato.

Quasi mai l’Altro è visto per quello che è (spesso un egoista chiuso su se stesso, o un nevrotico senza speranza o un approfittatore senza scrupoli); piuttosto è immaginato come sarebbe qualora si lasciasse finalmente amare e con amore ricambiasse tanta dedizione. È di questa immagine, evocata come per incantamento nello specchio magico dell’inconscio, che il dipendente si innamora; senza accorgersi minimamente che dietro tale mascheramento occhieggia il volto del genitore che l’ha tradito.

L’ulteriore e ultimo paradosso consiste nel fatto che il rituale simbolico è percepito tanto più significativo – e dunque tanto più coercitivo – quanto più l’Altro si presenta affettivamente poco disponibile e non del tutto conquistabile, così come mai raggiunto e mai conquistato è stato l’adulto abbandonico. Non a caso la maggioranza degli affettivo-dipendenti confessa spontaneamente di non aver provato quasi mai attrazione verso Altri che, pur avendo tutti i requisiti per essere desiderabili, hanno commesso l’errore di testimoniare un gratuito affetto nei loro confronti. Come se la gratuità, appunto, avesse il potere di soffocare il loro desiderio, che solo nella morbosità della difficoltà e del rifiuto viene invece percepito e riconosciuto. In sostanza, più che di una immaturità cognitiva ed emozionale del dipendente, si tratta di una distorsione patologica della sua vita affettiva, ricalcata sull’impronta distorta impressa dal modello di relazionale primario.

 

Fermo restando che in qualunque relazione possono esserci brevi dolorosi momenti di mancata comprensione e incompatibilità, l’essenza dell’amore dovrebbe consistere nel piacere e nella gioia di condividere con un altro essere umano il mistero della propria vita. La dipendenza affettiva, al contrario, è caratterizzata da una tensione di incomprensioni e di ostilità, magari inconsce ma costanti, e dal ristagno dell’anima in condizioni quanto più dolorose e difficoltose… pena la fine dell’incantamento e la ricerca di una nuova relazione ancora più penosa e priva di speranza, in una coazione a ripetere pressoché infinita.

0 pensieri su “Dipendenze Affettive (estratto da uno scritto di Piero Priorini)

  1. Questo e’ un articolo, non un libro. Tra l’altro io ne ho riportato solo la meta’ che mi sembrava piu’ coinvolgente (la seconda parte).
    Trovi diversi scritti suoi su internet e so’ che ha anche scritto un libro (Attività estreme e stati alterati di coscienza), che peraltro non ho letto 🙂

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  2. Mi ha colpito la frase: “Paradossalmente chi riesce ad aiutare di piu’ un’altra persona, e’ chi riesce a mantenere un certo distacco da essa, almeno nel momento del parere…”
    Credo sia molto vera, come pure vedere alcuni aspetti che da dentro
    risultano fossilizzati o trascurati, ignoarti.
    Sarà per questo che ritengo preziosi i commenti ai miei post ed alcuni dialoghi che si instaurano…
    Un saluto.

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  3. Ciao Daruma 🙂 Verro’ “a trovarti” as often as I can, promesso 🙂

    Sara’ successo anche a te di notare che quando vieni coinvolta emotivamente da un’altra persona, il tuo giudizio, e con esso il tuo parere, perde il dono dell’obiettivita’ ed e’ dunque meno di aiuto. Non solo, ma rischi addirittura di farti trascinare anche te nel vortice del dolore, della disperazione e della “follia” del quale ormai essa e’ preda.
    Non per niente, i migliori infermieri, ad esempio, sono quelli coscienziosi ma che riescono a non farsi toccare dai dolori dei pazienti. Altrimenti non resisterebbero a lungo…

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  4. sono stata e forse lo sono ancora una dipendente affettiva… mi ci sono ritrovata in pieno nelle cose scritte, so perfettamente come va la storia, purtroppo:-((
    mi sto disintossicando, è difficile ma sfidante e appassionante, sto scoprendo tante cose di me!
    bello il blog, anche se dovrò avere più tempo per girarmelo un po’ tutto!
    ciao
    Viv

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  5. Ciao Viv, benvenuta 🙂
    In tutti gli emendamenti, il primo passo e’ capire l’errore. Che poi non e’ un errore: e’ solo un risultato, il risultato della tua storia fino a quel momento. Adesso, puoi lavorare affinche’ il risultato di domani sia diverso…

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  6. Già, pallyna, o meglio: l’amore non puo’ essere un dolore continuo o troppo ricorrente; momenti di difficoltà dovuti a cause contingenti o dubbi passeggeri, possono anche starci…
    La consapevolezza di conoscere il disturbo è il primo passo per superarlo 😉

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  7. anche a me è capitato di amare ciò che non potevo avere.
    diversamente oggi abbandono colui che non comprende ciò che sono.
    mi succede meccanicamente,non provo più nulla e faccio finire la cosa.non penso di sbagliare,ma credo che quando troverò un’anima simile alla mia,ci fonderemo insieme e ci ameremo.

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  8. No, non sbagli; purche’ tu dia il tempo a te stessa ed all’altro, di esprimervi, di poter andare oltre alle apparenze. Spesso la paura di tornare a soffrire ci fa’ prendere degli abbagli, facendoci saltare subito alla conclusione che quella persona “e’ cosi'” solo perche’ ha qualche tratto caratteriale o ha fatto qualcosa che ci ricorda qualcuno del nostro passato. Qualcuno per il quale abbiamo sofferto. Ma un tratto caratteriale o un gesto, non sono “la persona” e non sarebbe giusto accostarla ad un’altra nella sua interezza. Investire una persona della responsabilita’ del dolore passato, facendone dipendere il futuro comune, sulla base di un tratto o un gesto, per quanto ci possano ricordare qualcosa di doloroso, sarebbe un grosso errore.

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  9. confermo le analisi del saggio di Priorini. Pensate un pò …tutto questo è verissimo….in più posso aggiungere che, nonostante ci sia la consapevolezza di un rapporto malato da parte della persona che subisce l’estenuante processo devastante dell’unione, non se ne può USCIRE…non si può SALVARE perchè ci sono i figli, perchè non ci sono i soldi, perchè la società ti scarta, perchè sei distrutta psicologicamente ( provare per credere) perchè LUI comunque ti farebbe del male ( anche uccidendoti) QUESTA E’ LA REALTA’………. le teorie sono OTTIME solo quando ci sono le condizioni per poter migliorare la tua qualità della vita!!!! Altrimenti si SOCCOMBE disperandosi in solitudine per tutta la vita che ti rimane… Questo è quello che mi accade !!!!!! Potrei scrivere un romanzo!!!! E la mia innata dolcezza è diventata sterile, si è inacidita, incazzata………ho negli occhi, che tanto belli erano, una espressione quasi da FOLLE…..una povera FOLLE TRISTISSIMA……..se volete ve la faccio vedere……..( dai scherzo!!! cioè non voglio sciuparvi le illusioni…)

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  10. Mi dispiace scoprire questo tuo commento così tardi, purtroppo ero molto impegnato e me lo sono perso, non mi capita spesso. Spero ripasserai.
    Anni fa (non molti in verità) mi incuriosì e poi appassionai all’argomento discusso da Priorini, puoi immaginare il motivo, anche se, col senno del poi, la mia dipendenza non era così forte come allora pensavo.
    Intanto ti dico che questo riportato è solo metà dell’articolo, se fossi interessata ti posso mandare il resto per posta. Poi vorrei indicarti il seguente blog, che è completamente incentrato sull’argomento: http://amoredipendente.splinder.com/

    Facci un salto, lo troverai senz’altro interessante.

    Ascolta (o meglio, “leggi” 😉 ), è chiaro che qualunque cosa io dicessi ti sembrerebbe un “non capire” o un minimizzare il tuo problema, non è così. Ciò che voglio dirti, è che… ho visto e sentito persone riuscire ad uscire da situazioni disperate quanto la tua. Certo, forse è molto difficile per te riuscirci da sola, ma ci sono senz’altro dei centri che possono consigliarti, ascoltarti, sostenerti e darti la forza, il coraggio e l’aiuto per uscirne.
    Non ti dico che sia facile, niente affatto, ma… puoi farcela!

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  11. grazie…..lofarò. Grazie perchè una carezza la prendo e la la scio dentro….grazie perchè non mi sembri reale, tanto sei buono. Si, lo so….dirai: “anche io ho i miei difetti” oppure : ” non c’entra la bontà”……dai……qui, in questo mondo ci sono varie razze, messe insieme per vedere come va a finire…..e tu …TU sei la specie detta anche Angelo……un bacio Mister!!!!

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  12. Accidenti quanti complimenti, grazie! 🙂 Anche se sono d’accordo con il Buddha storico, quando dice “Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi”, ma siccome io così saggio non lo sono… i tuoi complimenti li accetto volentieri e… mi fanno piacere 🙂

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  13. Buonasera,
    >>mi chiamo Martina, ,ho 34 anni e da 4 anni ho una relazione con una donna,
    >>che quando ci siamo conosciute era ancora sposata ed in attesa di una
    >>bambina.
    >>Il nostro rapporto omosessuale è nato tra menzogne e omissioni,
    >considerata la complessità della sua situazione. Io l’ho amata subito,
    sottovalutando
    >>quanto traumatizzante potesse essere la sua scelta di chiedere una
    separazione dal
    >>marito con una bambino di solo 3-4 mesi. I limiti, la nostra storia
    >atipica mi ha portata a ritenerla responsabile della mia infelicità e ad
    aggredirla
    >>verbalmente, interrompendo il nostro rapporto con offese e insulti a dir
    >>poco pesanti. Avrei voluto che fosse tutta per me, che non mi facesse
    sentire
    >>trascurata, poco amata e l’unica persona da mettere sempre da parte nella
    >>sua caterva di problemi. Avevo un grande problema…non mi fidavo ormai più
    di
    >>lei e della sua sincerità e nei primi due anni ho addirittura messo in
    dubbio
    >>che si stesse davvero separando dal marito. Lui poi ha scoperto tutto e
    l’ha
    >>trascinata in tribunale. Anche in quella circostanza non le ho creduto
    >>perchè ho pensato che fosse un’altra scusa per mettermi da parte. Anche
    allora le
    >>ho scritto le cose peggiori del mondo. La volevo tutta per me, passare
    ogni
    >mio momento libero con lei, amarla normalmente anche se eravamo due donne
    con
    >>due vissuti e due passati diversi. Io non ho una figlia e neanche un
    marito.
    >>Sono stata gelosa, diffidente, ossessiva e soprattutto offensiva. Lei mi
    ha
    >>ricercata, dimostrandomi quanto avessi sbagliato a non difenderla. Il
    >>problema è che io non vedo futuro, propsettive di vita insieme perchè lei
    è
    >costretta a nascondersi e a nascondere la nostra relazione. Ha troppa paura
    di perdere
    >>la figlia e intanto io rovescio la mia rabbia contro di lei perchè vorrei
    che
    >>mandasse il marito a quel paese e vivesse questa storia con me
    liberamente.
    >>Sono certa di soffrire di una forte dipendenza affettiva perchè spesso ho
    >>pazienza, faccio qualsiasi cosa pur di andarle in contro ma poi accumulo,
    >>non mi sento ricambiata e comincio a scantonare e a prendermela con la sua
    >>mancanza di personalità e di coraggio e da lì le offese. Ho una paura
    fottuta di
    >>perderla ma allo stesso tempo ci facciamo tanto male per cui io vorrei
    solo
    >>capire se esiste una strada per mantenere il controllo di me stessa,
    >capirla di più, porre fine alla mia dipendenza e non perderla
    definitivamente con le
    >>mie scenate?Io sono quella che ama e da’, mi domando, perchè sono affetta
    da
    >dipendenza o perchè effettivamente è così? Se amo e continuamente creo
    >questioni per tutto sono esclusivamente sulla strada per distruggere tutto
    >anche perchè divido un rapporto con una che essendo costretta a nascondere
    >la nostra relazione, di spazio e tempo per viversela ne ha ma solo nei
    ritagli
    >di tempo. Dunque mi chiedevo se la mia incapacità di voltare pagina, il
    terrore
    >di perderla è legato a questa ‘love addiction’ come la chiamano o alla
    >convinzione che ci sarebbe un modo per salvare noi e questa storia?
    >Mah…sono proprio in una bella confusione!
    Grazie

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  14. Ciao Martina 🙂

    Non sono uno psicologo, ti darò comunque la mia opinione ma tieni conto che non ha alcun valore professionale.

    La Dipendenza Affettiva c’è quando tu vuoi o devi interrompere un rapporto ma non ci riesci perché, appunto, dipendi da quella persona. Adesso, non è chiaro se questo sia il tuo caso, a me pare che più che altro la tua sia gelosia e spirito di possesso. Dici te stessa che tu la vorresti tutta per te. Nella dipendenza si finisce di solito per accontentarsi delle briciole pur di rimanere con la persona che è oggetto della nostra ossessione, tu invece non lo fai, tu la vorresti… fagocitare.
    Domanda: ti è già successo in passato di comportarti così? Io “annuso” una coazione a ripetere… un qualcosa che ti trascini dietro da anni e anni, forse perfino dall’infanzia. In sostanza le cause sarebbero simili a quelle della Dipendenza, ma con andamenti opposti: si tratta sempre di scarsa autostima, di continua ricerca di conferme, ma che nella Dipendenza determina una completa accettazione perfino quando si viene trattati da zerbini, mentre nello spirito di possesso (io lo chiamo così) determina il NON sapersi accontentare di quanto l’altro può dare.
    In teoria tu dovresti prendere atto di quanto lei può darti, decidere se per te è sufficiente o meno, e poi agire di conseguenza. Dare la responsabilità a lei non ha costrutto: lei ti ha già dimostrato fin dove può arrivare, sta a te adesso decidere se a te sta bene oppure no.

    Ti segnalo il blog di Ameya, interamente incentrato sulla Dipendenza, puoi chiedere un parere anche a lei: http://amoredipendente.splinder.com/

    Ciao Martina! Spero che tutto si risolva per il meglio 🙂

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  15. Argomento molto interessante questo. Sicuramente le radici sono da ricercare nell’infanzia e nella stima di sé. Molto interessante la lettura di ‘La sindrome di biancaneve’, ‘Donne che amano troppo’ ?donne che non hanno paura del fuoco’ per quanto la dipendenza riguarda sia uomini che donne. Forse nelle donne c’è l’aggravante di una educazione fondata sul ‘devo essere buona per essere meritevole d’affetto’ e ‘per esistere devo appartenere a qualcuno’. ovvero se non appartengo a nessuno è perchè non lo merito. Spirale perversa e distruttiva.

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  16. Sono d’accordo, anche se pare che sempre più spesso questi casi investano anche uomini, non tanto perché non ne fossero affetti prima, ma piuttosto perché solo recentemente hanno meno vergogna nel dichiarare i loro problemi di natura sentimentale.

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  17. ti descrivo…in breve… la mia situaz…chissà k ne penserà il lupacchiotto tanto simpa e tanto saggio!!!!!!che…mi regala tanti sorrisi..e tante serate immersa nella piacevole lettura dei suoi post….:-)…affettivo-dipendente…una volta ammesso a me stessa tale situaz decisi di “aggiustare le vele”(interrompere ogni tipo di rapporto con la causa della mia patologia)ma…successe l’inaspettato:mi chiese di continuarle a starle accanto…xk si sentiva indifesa…fragile…bisognosa di un’AMICA…qnd si è innamorati…o meglio…qnd si vuole k qualcuno si innamori di te…”recitare” la parte dell’amica(comprensiva,complice,paziente)non è x niente semplice…mi sento soffocare…xk a lei tengo tanto…tanto da divenirne affettivo-dipendente…se vedevo come soluzione il mio allontanemento ora sento k non posso più decidere x me…mi ha chiesto di badare a lei…come posso lasciarla sola?!!!sapere k potrebbe star male a causa mia mi uccide….immaginare la mia vita senza di lei..è una sofferenza enorme…nn so nemmeno se sarei riuscita fino in fondo a staccarmene…ma tanto..nn ho più il coraggio di provarci!Si litiga spesso…subisco SI..molti insulti..lei è molto egoista…ma…solo con lei…mi sento viva!!!!so k ti piacciono i post”scorrevoli”…il mio…come un pò tutta la mia vita è tutto…tranne k scorrevole!!!un parere…un commento sincero xò mi farebbe piacere….sei in gamba…continua a scrivere…ah…mi chiamo alessia!!!!!!

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  18. Ciao Alessia 🙂 Il tuo commento è più scorrevole di quanto pensi, sicché… 😀
    Prima di tutto, ti segnalo l’interessante blog di Ameya che tratta esclusivamente di dipendenza affettiva: http://amoredipendente.splinder.com

    Personalmente (e forse la cosa ti deluderà un pochetto :D) la tua storia non è così diversa da tante storie di amore dipendente: c’è una persona che, capendo di starsi facendo del male, cerca di staccarsi da un’altra, ma quest’ultima – con ogni mezzo – cerca a sua volta di impedirle di farlo. Il meccanismo di minacciare atti di autolesionismo o comunque di incapacità di “farcela” senza l’altra persona è certamente uno dei metodi più comuni per far leva sui sensi di colpa dell’altro e… “tenerlo lì”.
    Mi spiace dirlo, ma… tu devi pensare prima di tutto a te stessa, anche perché, se non sei serena e forte tu, molto difficilmente potrai essere di appoggio a qualcun altro.
    Se non si è forti e saldi, l’altro presto o tardi ci trascinerà nel suo vortice depressivo.
    Cerca perlomeno di prenderti gli spazi per una vita che sia tua, essendoci eventualmente per lei solo in caso di reale necessità.

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  19. non sei riuscito a deludermi…le tue parole mi danno forza..sei davvero un’anima rara..un angioletto k ho scoperto x caso…mi viene in mente una parola…serendipity(fortunato incidente)…hai il consiglio giusto x tutti…tempo e “amore” x tutti….grazie x la risposta immediata!!!sai…avevo già pensato al fatto k sapendo k mi faccio spesso prendere dai sensi di colpa…fa leva su quelli x tenermi legata…ed è vero k nn essendo più forte e serena le sono di poco aiuto…i litigi nascono proprio x qsto…nn riesco a controllarmi…sono gelosa..lei lo percepisce…e s’innervosisce…nn valgo molto come amica…non riesco più ad essere obiettiva..nei consigli..e qnd lo faccio…e qnd l’aiuto…magari nel conquistare il cuore della persona k le piace mi sento in colpa con me stessa…sto facendo una cosa k fa stare bene lei ma…distrugge la mia anima…ma poi mi ripeto k sono egoista..perchè lei sta bene…questo è quello k conta…sta bene grazie a me…e dovrei esserne fiera!!!!vivo da quasi due anni la vita di un’altra…perchè alla domanda cosa vuole alessia c’è una sola risposta:lei..e il suo amore x me!!!non potendo realizzare il mio sogno…la mia vita…mi sono messa a realizzare la sua…credendo di far del bene anche a me stessa…ma non è così…non è più così…qnd la vedo divertirsi con un’altra..in disparte(perchè le amiche stanno in disparte),con lo sguardo da ipocrita serena(perchè le amiche sono serene qnd le altre amiche sn felici),qnd mi racconta le sue cose ed io dico di essere felice x lei…io in realtà MUOIO…poco alla volta…sto morendo…sta attraversando davvero un periodo difficile..farà anche leva sui miei sensi di colpa…ma non finge qnd dice di star male e che ha bisogno di consigli e supporto di un’amica….appena supererà qsto periodo…mi allontanerò…la lascierò libera di vivera serena la sua vita…ed io comincerò la mia…grazie angioletto…grazie xk scrivere e “sfogarmi”un pò con te mi ha fatto bene..grazie xk ricevere consigli sinceri e realm obiettivi fa bene…non credevo di riuscire a trovare un blog e un blogger k regalasse benessere gratuito!!!!!internet ha i suoi misteri…..!!!

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  20. Tu devi pensare che la vera amicizia non è mai monolaterale. Il fatto che una persona voglia il bene dell’amico, deve far sì che che l’amico voglia il bene suo. Ora, è chiaro che bisogna essere flessibili, può capitare di attraversare uno stato di crisi nel quale, non riuscendo ad essere obiettivi, ci si “comporta male” con l’amico, ma tale stato non può e non deve durare troppo. Bisogna prestare attenzione al meccanismo delle “scuse”; perfino un amico (o presunto tale) non si può scusare per sempre: se persiste nel danneggiarci, nell’affondarci, poco importa se sia in realtà uno sfruttatore che ci sta solo usando o se ha avuto “un’infanzia difficile”, non possiamo permettere che la nostra vita venga rovinata per lui.
    Grazie per i complimenti 🙂 Quando vuoi, sono qua 🙂

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  21. grazie a te!!!x esserci stato…:-)spero presto di riscriverti e dirti k ho trovato un certo equilibrio…una certa serenità…quello k in fondo desiderano un pò tutti!!…ale ti manda un grosso abbraccio..virtuale!!!!

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