Bene, è l’ultimo giorno di Agosto, direi che è il momento di tornare a pubblicare qualcosa 😉
E’ da un po’ di tempo che voglio parlare di questo argomento: l’egocentrismo dell’uomo lo porterà fatalmente all’autodistruzione.
Siamo nel XXI secolo, abbiamo conoscenze dell’universo che solo fino a pochi decenni fa non avevamo. Ora sappiamo che il nostro pianeta non è nemmeno un granello di polvere nel cosmo, è così insignificante che se sparisse domani per l’universo non cambierebbe una virgola. Eppure ci comportiamo ostinatamente come se, ancora, fossimo convinti di essere al centro dell’universo e che ogni cosa è lì solo per poterla sfruttare a nostro piacimento.
Guardate che non mi riferisco necessariamente a grandi temi, basta guardarsi attorno per rendersi conto che ognuno, o quasi, vive come in un sogno, un sogno dove scorge poco o nulla di ciò che gli accade attorno, perso completamente in sé stesso o, al massimo, nella sua famiglia. Fateci caso, guardate le persone, ascoltatele, vedete come si comportano. Vi accorgerete che davvero “percepiscono” solo sé stesse, quasi nulla del mondo. E sì che siamo nell’era dell’informazione! Ma anche quella è vissuta sempre e solo sulla base delle ricadute che può avere sulla propria vita.
Quando udiamo una disgrazia, singola o collettiva, il nostro interesse nasce quasi sempre dalla più o meno conscia volontà di capire se e come può accadere anche a noi. Quasi a nessuno importa davvero degli altri. Ecco perché il terrorismo ha tanto successo mentre di molte sanguinose guerre oggi in corso in altri continenti si sa poco o nulla: il terrorismo potrebbe coinvolgerci, quelle guerre no. O almeno così pensiamo.
Stiamo distruggendo il pianeta. Presto saremo al punto di non ritorno e lo sappiamo benissimo. Altro che lasciare un posto migliore alle prossime generazioni, sarà già tanto se ci saranno ancora prossime generazioni. Se ne sente parlare tanto ma quante persone vedete essere attente alla Natura? Magari lo sono alla pulizia e al decoro del rione dove abitano (quanti infiniti post sui social media!!), ne va della loro figura, del loro blasone, ma se “fuori” sta bruciando tutto non gliene importa proprio nulla.
Dite che esagero? Guardatevi attorno. Non fermatevi alle parole da pappagallo che sentite proferire con troppa facilità da tutti.
Ognuno vuole che il prossimo si comporti rispettando le regole… che interessano a lui, le altre possono essere calpestate tranquillamente. Soprattutto da lui stesso.
Grazie alla potenza dei Social Media la violenza e l’arroganza verbale sono a livelli un tempo impensabili. Si credeva che questi sarebbero stati potenti mezzi di unificazione perché le informazioni sono alla portata di tutti, invece basta farci un giro sopra per rendersi conto che settarismi di ogni genere vivono incontrastati. Un eterno “Questo contro Quello”.
Ho un account facebook. Non ci pubblico mai nulla di personale ma lo trovo di grande utilità per le adozioni di gatti e cani e per leggere informazioni su pagine di specifico argomento. Tra queste, alcune sono appunto di stampo animalista e andandoci parrebbe che le persone siano attente ed amorevoli (e nemmeno sempre, a dire il vero). Ma basta uscire da quelle pagine per leggere le cose più bieche ed abbiette: quegli stessi gruppi sono citati come costituiti da una manica di pericolosi deficienti che sarebbe meglio eliminare dalla faccia della terra. Ora, si può sempre essere d’accordo o meno su determinati argomenti, ma la violenza delle esternazioni mi lascia sempre sgomento al punto di farmi dubitare sulla sanità mentale del genere umano.
Ogni post, ogni notizia, è buona per attaccare questo o quello, con una arroganza da “Padre Eterno-So Tutto Io-Il Mio è l’Unico Modo Corretto di Vivere, il Resto è Merda” da far davvero riflettere sullo stato di (in)civiltà e (in)evoluzione dell’umanità.
E “fuori” è uguale, se non peggio. Tutti vivono come se il loro fosse l’unico modo giusto di vivere e chi se ne discosta è un idiota che non capisce niente e che merita il dileggio pubblico.
Seguo, o meglio seguivo, pagine di informazione scientifica. Mi è passata la voglia. E’ incredibile come chiunque intervenga sia convinto di saperne molto di più dell’articolista e di chiunque altro abbia commentato prima. Anche qui insulti, ridicolizzazioni a persone o “generi”, dichiarazioni assolutiste di unica e indiscutibile competenza, poco importa se l’articolista ha titolo e questo magari ha letto un paio di post altrove. Ogni cosa è un’occasione per sfogare le proprie frustrazioni su qualcun altro e per poter auto-incensarsi della propria presunta grandezza.
Sono profondamente convinto che se la grande maggioranza delle persone fosse convinta di farla franca non aspetterebbe un solo secondo prima di commettere qualunque genere di nefandezza o cattiveria verso il prossimo. Tutti. Inclusi i genitori a spasso con i loro figli ai quali dovrebbero dare l’esempio, e invece gli stanno con evidenza insegnando “Sì figliolo, fai ciò che ti pare, sei figlio mio e perciò ti è concesso”. E poi ci stupiamo di quello che sentiamo nei telegiornali.
C’è un grande dibattito sui cani rei di sporcare le città. Da proprietario di cani e gatti so che non tutti siamo corretti, è vero. Però mai come ora vedo genitori far fare ai loro bambini, molti nemmeno così piccoli, i loro bisogni contro muri o giardini. E a volte anche loro, eh, gli adulti! Si potrebbe dire “bé, quando scappa scappa”… ma perché, i cani invece devono controllarsi? I bambini possono fare tutto. Ad esempio possono gridare ovunque oppure inseguire e tirare gli oggetti più disparati contro qualunque cosa o animale. E guai a dire qualcosa. Perché “loro possono”. Sarà, ma mio padre mi avrebbe fatto una “faccia così”. Siamo sempre lì: la città, e per estensione il pianeta, è lì per loro, non per gli altri.
Molti grandi scienziati, tra cui Stephen Hawking, dicono che non è affatto detto che entreremo mai in contatto con altre civiltà nello spazio. Perché? Forse perché è difficile che la vita si sia sviluppata altrove? Niente affatto, l’universo è così sconfinato che sarebbe davvero stupefacente il contrario. Forse perché nessuna civiltà si è sviluppata da abbastanza tempo da avere la tecnologia per riuscire a superare le barriere di tempo e spazio? Ma no, è l’umanità caso mai ad essere estremente giovane, poche migliaia di anni in un universo che è lì da, dicono, 14 miliardi di anni. E’ proprio il contrario. E’ probabile che la tecnologia, una volta avviata, si sviluppi ad una velocità estremamente più elevata della evoluzione mentale e spirituale della specie che l’ha creata. E’ come dare una pistola carica ad un bambino di 4 anni insomma: come volete che finisca?
Quindi, secondo questi grandi scienziati, è probabile che tutte le civiltà finiscano per autodistruggersi prima di diventare abbastanza “intelligenti” (emotivamente parlando) da evitarlo.
Non so cosa pensare su possibili specie aliene, ma sulla nostra temo fortemente abbiano ragione.
Guardiamoci. Siamo un’accozzaglia di gente che potendo sotterrerebbe chiunque gli mettesse il bastone tra le ruote. Altro che rispetto, accettazione ed empatia. Siamo così arroganti e prepotenti da fregarcene altamente di sapere di essere ad un passo dal punto di non ritorno a riguardo della salute del nostro pianeta. Per uno che alza la mano dicendo “ehi… attenzione!” ce ne sono migliaia che continuano imperterriti nel loro “sì, lo facciano altri!”.
Meno di duecento anni fa, veramente un nulla nella scala del tempo cosmico, non avevamo nemmeno la corrente elettrica, avevamo le candele (e facevamo danni anche con quelle). Guardate cosa abbiamo oggi. Altro che una pistola in mano ad un bambino.
Senza fare riferimenti alla Nord Corea, che francamente non credo sia così pericolosa, pensate davvero che tra dieci, cento o cinquecento anni, non ci sarà uno dei tanti fuori di testa che premerà un magico pulsante rosso? O che il pianeta non riesca più a sopportare lo stress ambientale a cui lo stiamo sopponendo?
La nostra mente corre ad un futuro magnifico dove non ci saranno più malattie, nessuno che muore di fame, di solitudine o angoscia, dove libertà e natura saranno il dono a chi verrà… ma a chi la stiamo raccontando? Qualcuno ci crede davvero?