L’invincibile – Racconto

ArmandoLa serata si stava per concludere. Armando era soddisfatto: aveva riscosso il solito successo con le ragazze e visto il rispetto negli occhi dei ragazzi. D’altronde era molto conosciuto, non solo in quella discoteca, ma in tutti i locali che frequentava e nel quartiere dove abitava. Certamente per aspetto atletico e per modi di fare, era uno che non passava inosservato: era brillante, e sapeva di esserlo. Poco importava se qualcuno ne parlasse come del classico bullo di quartiere, era sicuramente solo invidia.
Quella sera però era successo qualcosa di diverso. Chiara, una ragazza bella e semplice, l’aveva colpito profondamente. Strano per un tipo abituato a valutare solo la “carrozzeria” di chi aveva davanti. Ma quegli occhi l’avevano ammaliato e quella timidezza aveva forse fatto presa su un istinto di protezione fino a quel momento sconosciuto. Ne era turbato, come se sentisse che grazie a quell’incontro, tutta la sua vita sarebbe cambiata in breve tempo…

Chiara non stava più nella pelle. Tornando verso casa in auto, le amiche l’avevano presa bonariamente in giro tutto il tempo, con un pizzico di invidia forse, ma anche con sincera contentezza per una persona che sapevano essere bella e brava, ma davvero troppo timida, una timidezza che le aveva sempre portato poca fortuna in amore… fino a quel momento.
Lei di contro, arrossendo, si schermiva cercando di cambiare discorso o di sminuire la cosa…
“Ma dai! Sarò solo una delle tante! Domani non si ricorderà nemmeno più chi sono!”
“Smettila! Ma non hai visto come ti guardava?”

Quella notte Chiara non chiuse occhio, sognando, sì… ma ad occhi aperti. Proprio lei, che si era sempre sentita una Cenerentola…

Armando, ormai sbronzo dopo il terzo Negroni, si diresse verso la Mercedes del padre.
“Dai Arma’, ti accompagno io, e’ meglio!” – disse Lorenzo, il suo amico
più vicino.
“Ma va’… che quella con il toppino bianco ti ha messo gli occhi addosso! Non fartela scappare!” replicò lui appoggiandosi con la schiena all’auto, l’aspetto poco lucido.
“Armando… guarda che stai barcollando, sei sicuro? Per me non è un problema eh! Quella viene sempre qua, l’ho già vista altre volte…”
“Senti… non rompere, ok? Per chi mi hai preso? Non sono brillo, ci vuole altro!".

Chiara si era alzata da poco. Era molto stanca per la notte insonne… ma era stato così bello sognare!
Aveva appena finito di fare colazione e si stava cambiando per andare all’università, quando il cellulare squillò. Era la sua amica del cuore, quella che conosceva Lorenzo e che in pratica aveva permesso l’incontro con Armando, la voce era greve…
“Chiara… Armando è in ospedale… un incidente…”

Chiara non ebbe nemmeno il coraggio di chiedere le sue condizioni, chiese solo dove fosse ricoverato e corse a trovarlo.
Non le fu facile entrare, solo i parenti potevano, ma Lorenzo convinse la madre di Armando e il dottore a lasciarla passare, argomentando che a lui avrebbe certamente fatto piacere.

Armando giaceva immobile sul letto, intubato. In pratica solo il viso spuntava da una specie di scatola protettiva con cui era stato coperto per evitare il contatto del corpo con indumenti o lenzuola. Il suo bel viso era adesso una maschera di sangue, filo da sutura e bruciature.
Chiara non riuscì a reprimere un sussulto e il gesto di portarsi le mani in viso… Si voltò verso Lorenzo, con lo sguardo spaventato e interrogativo.
Lorenzo abbassò gli occhi… e Chiara capì.

L’unico gesto vitale di Armando concessole al posto di un sogno che avrebbe potuto durare una vita, e durò solo una notte, furono i suoi occhi. Occhi che dicevano “Perdonami. Mi dispiace…”.



Questo mio racconto fa’ seguito all’invito di moser56 a richiamare l’attenzione sul problema della guida in stato di ebbrezza (e non solo). Nel suo post catena (lettera aperta), moser56 invita chiunque abbia un blog a dedicare un post su tale argomento, ognuno a proprio modo.
Questo racconto è il mio contributo.

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