Goffredo si stava godendo un bel tramonto, con una fresca brezza che finalmente portava un po' di refrigerio dopo una giornata afosa. La sua finestra dava sulla tranquilla stradina privata del cortile della palazzina a fianco alla casa dove viveva, a breve distanza pero' si stagliavano gli alberi del bosco del vicino parco, solo in piccola parte coperti dalle costruzioni urbane. Dall'altra parte del suo palazzo c'era il mare, e anche se l'abitazione non aveva finestre su quel lato, questo conferiva più suggestione al paesaggio, soprattutto per la presenza dei numerosi gabbiani che non mancavano di far sentire le loro grida.
Goffredo non vedeva e non poteva muoversi, eppure "sentiva" tutto e per anni era riuscito ad essere felice di quella posizione. Maria, la padrona di casa, l'aveva accolto di cuore nella sua casa, lui che veniva da un paese molto lontano. Si erano incontrati alcuni anni prima in un paesotto del basso Piemonte, fuori da una chiesa alla fine di una messa di Natale. Maria lo aveva preso subito con sé. Lo curava, gli parlava, ed era sicura che lui potesse ascoltare e che, a suo modo, lui gli rispondesse. Era certa che fosse contento di essere arrivato lì. E aveva ragione: Goffredo era felice di essere lì, sentiva l'amore di Maria e questo gli dava grande forza. Per anni avevano vissuto entrambi felici e sereni.
Mentre ricordava Maria, Goffredo soffriva. Maria se n'era andata a causa di una malattia che in breve l'aveva portata alla morte, fino alla fine pero' lei si era presa cura di lui.
Per fortuna almeno il sole era adesso tramontato e il luogo era un po' più fresco, ma la sete lo tormentava sempre più. Quando Maria era mancata, Goffredo aveva pensato che sicuramente qualcuno dei suoi parenti si sarebbe preso cura di lui, invece li aveva sentiti aggirarsi per casa, arraffare gli oggetti che avevano un minimo di valore, ma nessuno lo aveva avvicinato. Com'era possibile? Poi la porta si era chiusa un'ultima volta, e da allora nessuno era più entrato.
Goffredo era via via deperito, e adesso era agli sgoccioli, sapeva che non sarebbe sopravvissuto per più di un paio di giorni ancora. Nonostante fosse deluso da quelle persone che si erano dimostrate avide, egoiste e insensibili, non solo nei suoi confronti ma anche in quelli verso Maria, che certamente avrebbe immaginato per lui un trattamento ben diverso, Goffredo era grato alla vita ed a Maria per tutti quegli anni felici che gli erano stati concessi.
Mentre perdeva le ultime foglie, ormai rinsecchite, Goffredo ricordava quando era stato scelto da Maria, in mezzo a tutte le altre piantine della bancarella all'uscita della chiesa, in quella gelida notte di quel Natale.
Chissà se presto l'avrebbe rivista, magari altrove…
Nota al racconto: La scienza ha dimostrato che anche le piante "sentono" e soffrono, seppure a loro modo. Questo racconto è dedicato a tutte le piante che vengono comprate per appartamenti o uffici e che poi vengono abbandonate quando la gente che li occupa si sposta per qualche motivo, o che vengono gettate solo perché iniziano a perdere qualche foglia e divengono "brutte". E' per me strano pensare come qualcuno che ci ha fatto compagnia per anni, seppure in maniera silenziosa, venga poi lasciato a morte certa per motivi così futili o per semplice superficialità. E la dedica va anche a tutti gli alberi e la vegetazione mediterranea che ogni anno vengono distrutti negli incendi estivi, quasi sempre di origine dolosa.
P.S.: Goffredo è esistito realmente 🙂 Era una piantina grassa che comprai molti anni fa (almeno 20) in un paesino del basso Piemonte la notte di Natale. Il nome gli arrivo' proprio pensando al freddo pungente di quella notte e a come lo dovesse sentire una piantina che certamente arrivava da un paese caldo ("go-freddo"! :-D). Restò con me qualche anno, e poi morì, ma vi assicuro che la innaffiai fino alla fine! 😛
