Purtroppo è di questi giorni l’enorme tragedia del Giappone, devastato da uno spaventoso terremoto, dal conseguente maremoto e, infine, sull’orlo del disastro nucleare. Più vicino a noi, abbiamo il calderone arabo del mediterraneo, con gli sconquassi politici e il dramma di popolazioni che devono subire l’ira dei loro tiranni. Infine, in casa nostra, non ha termine quella che sta diventando una pantomima tra le diverse forze (forze?) politiche.
Tutti questi avvenimenti, più altri che francamente mi vergogno di citare (vedi veline-sì, veline-no :-o), hanno scatenato nuvole di accaniti sostenitori o detrattori di questa o quella parte (nucleare, missioni all’estero, Berlusconi, eutanasia, ecc.).
Niente di strano fin qui, da sempre grandi temi (che spesso non sono affatto proporzionati in termini di importanza) scatenano opinioni e giudizi spesso contrastanti; la pluralità di punti di vista non è mai negativa in democrazia.
Quello che è strano, almeno per quello che vedo e sento attorno a me, è che, di qualunque campo si tratti, pare essere scomparsa la via di mezzo e, con essa, la capacità di ragionare con la propria testa.
Nessuno ha più dubbi. Nessuno pare fare riflessioni proprie, ognuno “assorbe” quello che ha sentito dire dalla parte che esso ha “sposato”, ha fatto propri gli slogan di questi e il massimo che riesce a fare è promulgarli in giro. L’unica cosa che conta, parrebbe, non è più il contenuto del messaggio, ma quanto colore, enfasi o tono si riesce a dare ad esso 😦
Ovviamente non esiste nemmeno il dialogo, perché nessuno è davvero aperto ad ascoltare cosa l’altro ha da dire, né, tantomeno, a valutare se esiste la possibilità di avere torto. In fondo nessuno ha la verità in tasca, anzi spesso non esiste nemmeno un’unica verità. Ma tant’è nessuno pare porsi il problema della propria, normale, fallibilità.
Ecco, tra tutte le cose che personalmente mi infastidiscono di più, quella principe è notare che nessuno appare più disposto al dialogo. Si sposa una linea, e non per ragionamento, ma bensì perché quella è la linea tenuta dalle persone alle quali ci si è “affidate” un tempo (e già questo non dovrebbe esistere, non a priori, non per sempre), e la si tiene a testa bassa, qualunque cosa succeda o venga detta.
Non si vede più, non si ascolta più, non si ragiona più. Si obbedisce e basta. Che sia a “questo” o a “quello”, non importa. La gente sembra solo avere bisogno di un galletto dalla voce altisonante, un “condottiero” al quale affidarsi. E infatti non è un caso che personaggi di dubbio spessore abbiano oggi tanto successo. Almeno fino a quando non arriva il galletto successivo che grida a voce più alta. Poco importa se quel galletto è una persona fisica, un giornale, una trasmissione, una linea politica.
Tutti o quasi ci diciamo contrari agli assolutismi, pero’ di fatto è proprio questo che la maggioranza di noi fa: sceglie una volta – anzi forse non sceglie nemmeno, è qualcosa che ha “ereditato” – dopodiché non è più disposto ad ascoltare, almeno a valutare, alcuna diversa ragione. E non è assolutismo questo? 😐
Parliamo tanto di libertà, ma siamo noi stessi a scegliere la nostra schiavitù.