

Mentre metto alcune foto recenti dei nostri amici a quattro zampe per stemperare un po’ la drammaticità del momento che stiamo vivendo in Italia, volevo scrivere qualcosa a proposito di un argomento che per gli amanti delle filosofie orientali come me è di grande importanza, soprattutto in momenti che sì, sono duri, ma che soprattutto implicano una grandissima pressione esterna dei mass media sulla nostra personalità.

Raramente siamo consapevoli di come la nostra mente sia facilmente influenzabile. Normalmente cio’ non è una cosa brutta, è proprio grazie alla malleabilità della nostra mente che possiamo cambiare e crescere, altrimenti resteremmo sempre fermi, con le nostra fissazioni, i nostri traumi, le nostre abitudini spesso cattive.

Il succo, il centro, il cuore del Buddhismo in fondo è tutto qua: è grazie all’interdipendenza della nostra mente (ovvero al fatto che non sia intrinseca, ferma, non dipendente da cio’ che la circonda) che possiamo imparare a direzionarla, evolvere e aspirare alla liberazione dalla sofferenza.

Ma la mente va diretta, altrimenti è come quella famosa storiella zen del contadino e del cavaliere: un contadino, vedendo un cavaliere in groppa al suo cavallo correre a tutta velocità e supponendo stiano andando in qualche luogo di grande importanza, gli chiede “Dove state andando??” e il cavaliere urla di rimando “Non lo so! Chiedi al cavallo!!” 🙂

Così siamo noi quando lasciamo le redini della nostra mente. A volte si resta sgomenti, fermandosi a rifletterci, di vedere dove la nostra mente sia andata a parare e delle derive pericolose a cui puo’ portare. Bisogna prendersene cura.

Fino a quando non si è capaci di controllare con continuità la propria mente, non solo a sprazzi, è meglio assumere la sana abitudine di prendersi qualche pausa, staccando dal turbinio di informazioni a cui siamo sottoposti.
A volte è sufficiente spegnere la TV o cliccare sulla “X” in cima alla pagina web e immergersi, ad esempio, nella natura o in qualunque altra cosa che ispiri serenità.
Sembra una banalità ma è molto importante.

Mi venne così in mente un altro episodio. Ero in vacanza a Maiorca con degli amici ai tempi dell’università. Una sera, sulla passeggiata che condiceva al mare, decidemmo di cimentarci in uno di quei giochi che simulano la pallacanestro: ti arriva una palla dopo l’altra e devi riuscire a centrare il canestro. Io ero l’ultimo ad effettuare la prova. Non avevo mai giocato a basket in precedenza quindi non mi aspettavo di fare bella figura. Comunque iniziai e… il primo pallone si infilò perfettamente, e dopo di quello un altro e altri quattro consecutivamente! I miei amici erano stupefatti e, ovviamente, vista la fascia di età, anche palesemente invidiosi. Immagino di essermi esaltato e… inutile dirvi che non ho messo più dentro una palla che fosse una! 😀
Racconta una leggenda del deserto la storia di un uomo che doveva recarsi in un’altra oasi e cominciò a caricare il suo cammello. Caricò i tappeti, gli utensili della cucina, i bauli con la biancheria – e il cammello sopportava tutto. Proprio mentre stava per partire si ricordò di una bella piuma azzurra che il padre gli aveva regalato. Decise di prendere anche quella, e la caricò sopra il cammello. In quello stesso istante, l’animale crollò sotto il peso, e morì.